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Sant'Agostino d'Ippona - Wikipedia

Sant'Agostino d'Ippona

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Nota disambigua - Se stai cercando il comune in provincia di Ferrara, vedi Sant'Agostino (FE).
Agostino d'Ippona
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Agostino d'Ippona
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«"[...] Infatti, ciascuno è ciò che ama. Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? Che cosa devo dire? Che tu sarai Dio? Io non oso dirlo per conto mio. Ascoltiamo piuttosto le Scritture: -Io ho detto: voi siete dèi, e figli tutti dell'Altissimo-. Se, dunque, volete essere dèi e figli dell'Altissimo, non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. [...]"»
(Sant'Agostino d'Ippona, "In epistolam Ioannis ad Parthos")

(Aurelio) Agostino d'Ippona, traduzione italiana del latino (Aurelius) Augustinus Hipponensis (Tagaste, Numidia, 13 novembre 354 - Ippona, Numidia, 28 agosto 430) fu un filosofo, vescovo e teologo; Padre, Dottore e Santo della Chiesa Cattolica, è conosciuto semplicemente come Sant'Agostino. Il nome "Aurelio" gli è stato dato per errore soltanto nel medio evo. La sua opera più rinomata sono le "Confessiones" ("Confessioni"). A Lui si rifà l'Ordine di Sant'Agostino, chiamato degli Agostiniani.

Indice

[modifica] Vita

Nacque con il nome di Agostino da Patricius, un modesto consigliere municipale e piccolo proprietario terriero di Tagaste (oggi Souk-Ahras, Algeria), pagano, e da madre cristiana, Monica. Quest'ultima eserciterà un grande ruolo nell'educazione e nella vita del figlio. Africano di nascita, e quindi probabilmente di madrelingua berbera, apprese e utilizzò il punico e il latino, mentre non imparò mai il greco, l'altra grande lingua di cultura dell'epoca con il latino . All'età di diciassette anni fu mandato a Cartagine per studiare retorica. Risale a quell'epoca la morte del padre Patricius. A Cartagine Agostino visse per quindici anni in concubinaggio con una donna, dalla quale ebbe un figlio, Adeodato (il quale morì tra il 389 e il 391). Da questa donna si separò nel 386.

Da giovane aderì al Manicheismo, ma scoperta la vocazione per la filosofia e, in particolare, per il pensiero dei neoplatonici di Plotino, nel 383 si recò a Roma, dove insegnò retorica e, appunto, filosofia; l'anno successivo si trasferì a Milano, dove il praefectus urbis gli procurò un posto di insegnante, con l'intento di contrastare la fama del vescovo di Milano, Ambrogio.

Agostino restò affascinato dalla personalità di Ambrogio, dal quale venne convertito al cristianesimo nel 385. Decisiva per la sua conversione - così narra egli stesso nelle sue "Confessioni", testo che diverrà un classico della teologia e della letteratura - sarebbe stata l'esperienza vissuta in un giardino, quando sentì la voce di una bimba che canterellava "tolle lege", ossia prendi e leggi, invito che egli riferì alla Bibbia, che, a quel punto, aprì a caso, cadendo su un passaggio di San Paolo. Diventò così catecumeno e la notte fra il 24 e il 25 aprile 386, vigilia di Pasqua, ricevette il battesimo dalle mani del vescovo Ambrogio.

Tornato in Numidia nel 387, dove nel 395 divenne vescovo di Ippona (l'attuale Annaba, ex-Bona, Algeria) e dove fonderà un monastero, Agostino elaborò le sue dottrine sul peccato originale (istituendo fra il IV secolo e il V secolo il battesimo infantile nella Chiesa cattolica), la grazia divina e la predestinazione. Teorico della pace come aspirazione universale degli uomini, combatté a lungo le dottrine eretiche dei donatisti e dei pelagiani. Morì nel 430, mentre Ippona era assediata dai Vandali.

[modifica] Il pensiero teologico e filosofico

[modifica] Nelle opere

Sant'Agostno
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Sant'Agostno

Agostino scrisse una mole impressionante di opere autobiografiche, filosofiche, apologetiche, dogmatiche, polemiche, morali, esegetiche, raccolte di lettere, raccolte di sermoni, opere poetiche (con metrica non classica, bensì accentuativa, per facilitare la memorizzazione da parte di persone incolte).

Alle opere filosofiche appartengono tre dialoghi ("Contra academicos", "De beata vita", "De ordine") risalenti al periodo che precedette la conversione. Le opere polemiche sono state scritte per combattere sette ed eresie. Le opere morali comprendono scritti contro la menzogna e sul matrimonio, la verginità il comportamento cristiano.

Il "De doctrina christiana" si occupa della predicazione, dell'interpretazione della "Bibbia" e dei rapporti fra retorica classica e retorica cristiana. I sermoni sono caratterizzati dalla chiarezza dell'esposizione e dall'efficacia della nuova retorica, teorizzata nel "De doctrina christiana".

Le sue opere maggiori sono le "Confessioni" (del 397) e "La città di Dio" (tit. lat.: "De civitate Dei"), scritta in ventidue volumi tra il 412 e il 426, che costituisce una vera e propria apologia del Cristianesimo messo a confronto con la civiltà pagana, oltre a riflessioni sulla grandezza e l'immortalità dell'anima.

Inoltre nell' "Adversus Judaeos" attacca la presenza degli ebrei, accusati di avversare la nuova fede cristiana; le disgrazie patite dagli ebrei attraverso la diaspora e le loro sciagure rappresentano, quindi, per Agostino, la testimonianza della «validità della religione cristiana e dunque la giustezza della nuova interpretazione delle Sacre Scritture». Agostino avanza verso i Giudei l'accusa gravissima di aver crocifisso ed ucciso Cristo: «... i Giudei lo tengono prigioniero, i Giudei lo insultano, i Giudei lo legano, lo incoronano di spine, lo disonorano con gli sputi, lo flagellano, lo coprono di ingiurie, lo appendono alla Croce, lo trapassano con una lancia, alla fine lo seppelliscono».

L'opera teologica di Sant'Agostino traccia anche una netta divaricazione tra cristiani ed ebrei; una cesura dettata dalla esigenza dello Spirito, in riferimento alla comune discendenza da Abramo. Per gli ebrei una origine carnale e non originata dalla Fede, così come i cristiani, verso Dio. «È la stirpe dei giudei che trae origine dalla sua carne -scrive Agostino-, non la stirpe dei cristiani: noi discendiamo da altre genti e tuttavia imitando la sua virtù, siamo divenuti figli di Abramo. [...] Noi siamo dunque fatti discendenti di Abramo per grazia di Dio. Dio non fece suoi eredi i discendenti carnali di Abramo. Anzi questi li ha diseredati per adottare quegli altri». [3]

[modifica] Il problema del male

Agostino si chiede:

  • Se c’è Dio, che è buono e vuole il bene per le sue creature, allora perché permette che ci sia il male e il dolore?,
  • Perché l’uomo fa il male?

Sono due i motivi per cui Agostino cerca di trovare una risposta a queste due domande:

  • prima della propria conversione al Cristianesimo, Agostino ha aderito al Manicheismo, dove il Male, insieme al Bene, è uno dei principi che hanno creato il mondo;
  • prende in considerazione la vita di Gesù Cristo, il quale si è sottoposto volontariamente al male.

Questa ultima motivazione ha altre importanti conseguenze:

  • Ma allora Dio, che è perfetto, può sottoporsi al male?
  • E se ciò accade, Egli è ancora Dio?

Agostino sostiene che esistono due tipi di male: il male metafisico ed il male fisico.

[modifica] Il male metafisico

Secondo Agostino, il male morale (iniquitas), non esiste, o, per meglio dire, non è una sostanza. Esiste solo il bene, o i beni; il male, o i mali, sono semplicemente privazione, mancanza di bene, in tal modo Agonistino svuota il male di ogni valore ontologico, coll'obiettivo di confutare il dualismo manicheo. Per fare un esempio, come sosterrà Tommaso d'Aquino, non esiste la bruttezza in sé, questa è semplicemente l’assenza, la privazione di bellezza. Parimenti non esiste l'errore in sè, ma questo è semplicemente mancanza di verità. Vediamo come sia possibile. Agostino propone un sillogismo: tutte le cose sono state create da Dio, Dio è sommamente buono, allora tutte le cose da lui create sono buone. Ma Dio non si è limitato solo a questo. Avendo Egli creato le cose, queste stesse cose create saranno altro da Lui. Dunque non possono partecipare della sua perfezione, del suo sommo grado di bontà, della sua immortalità, ecc. Appare quindi evidente che Dio deve aver creato tutti gli enti, e dunque tutti i beni (sia materiali che spirituali), disponendoli su una scala gerarchica. Ora l’uomo che sceglie i beni inferiori sceglie sì pur sempre dei beni, ma questi rappresentano, di fronte al sommo bene, una privazione. In altri termini, il male risulta essere la rinuncia al sommo bene in nome di una scelta rivolta a beni inferiori. Lo stesso peccato originale consiste non nell’aver mangiato la mela in sé, che, creata da Dio è anch’essa buona, bensì nell’aver rinunciato al sommo bene, a Dio, nel momento in cui Adamo ha voluto sostituirvisi. Per approfondire: nelle sue scelte l’uomo ha due guide, il libero arbitrio e l’amore. Accade così che egli sceglie sempre liberamente tra due alternative, la prima, quando è guidato dal vero amore, è il sommo bene, ossia egli valorizza i beni nella loro gerarchia, illuminato dalla luce del bene supremo, Dio, giudice di tutte le scelte; la seconda, quando è guidato dall’amore alterato, è quella di scegliere dei beni inferiori, come la ricchezza, la cupidigia, trattandoli come superiori.

Il male metafisico è assenza di essere, dove per essere si intende la perfezione. In questo modo Agostino si ricollega a Plotino, in quanto anche lui riteneva che il male fosse assenza di essere (cioè l’Uno). Questa definizione del male porta dunque ad identificare il bene con l'essere, concezione questa già presente in Platone. A questo punto però Agostino prende distanza dalle posizioni manichee. Egli non capisce perché i due principi, il Bene ed il Male, debbano raggiungere l'uno la vittoria e l’altro la sconfitta: se entrambi hanno la stessa potenza, allora la lotta dovrebbe essere incerta, invece per il Manicheismo il Bene vince.

La conversione di Agostino al Cristianesimo lo porta a trovare una risoluzione alla propria questione: egli propone una concezione del male ricavata dalle concezioni di Plotino. Nel Neoplatonismo la perfezione e il bene erano l’Uno, mentre l’imperfezione e il male erano la materia inorganica, la quale era situata a maggior distanza dall’Uno. Quindi il male non esisteva in sé, ma era solo assenza di bene. Agostino riprende questa idea ed elimina il problema dei due principi contrapposti, dicendo che ne esiste soltanto uno: il Bene.

[modifica] Il male fisico

Agostino non nega assolutamente la sofferenza e neppure il peccato (nel senso cristiano). Il male fisico è una conseguenza del male morale, che è un concetto biblico, ed è un estremo della giustizia divina, ossia è una punizione di Dio di fronte al peccato. Il male morale è un errore della volontà dell’uomo: essa sceglie d’indirizzare l’uomo verso qualcosa che è un bene particolare, ma che invece viene individuato con il bene sommo, che in realtà sarebbe Dio.Ogni essere è bene perché è creato da dio che è bene assoluto. Il male non è dunque essere nè può esserci un principio del male contrapposto al principio del bene e in lotta con esso. Il male è solo carenza, deficit di essere e quindi di bene. Nessun principio assoluto infatti, tollera, per così dire, la compresenza di un altro principio egualmente assoluto.


[modifica] Il problema del tempo

Il problema del tempo è collegato in S. Agostino all'obiezione dei pagani riguardo alla creazione del mondo ad opera di Dio. Il Dio cristiano o è perfetto, e allora non si capisce perché senta la necessità di creare l'universo, oppure era imperfetto e solo con la creazione ha raggiunto la perfezione. Quindi: o perfetto prima e imperfetto dopo, o imperfetto prima e perfetto dopo. Ma il "prima" e il "dopo", dice Agostino,i limiti del tempo, non riguardano Dio. Il tempo è una sua creatura; la sua dimensione è quella dell'eternità. Dio, principio e fine, alfa e omega. Se il tempo però non è un problema per Dio, lo è per la comprensione degli uomini. Il tempo è infatti una strana realtà: il passato non è più, il futuro non è ancora e il presente non posso identificarlo nell'istante attuale, perché questo è subito trascorso, non è più. Quindi una realtà costituita dal non essere ma che modifica l'essere. La soluzione di Agostino che anticipa quella di Henri Bergson è assolutamente originale: per concepire il tempo, realtà dinamica, non possiamo utilizzare una definizione "statica" ma una altrettanto dinamica; come non concepiremo mai un fiume, sempre diverso per le sue acque, se non ci fosse il letto su cui scorrono, così lo scorrere del tempo è accompagnato dalla nostra coscienza che fa sì che noi abbiamo l'apprensione del tempo come memoria del passato, attenzione al presente, attesa del futuro.


[modifica] La libertà

Se l’uomo non fosse libero, allora non avrebbe né meriti, né colpe. Il problema quindi è se esiste il libero arbitrio o la predestinazione:

  • Dio, che è onnisciente e conosce il futuro, sa che, lasciando libero l’uomo, questi peccherà. Egli potrebbe anche intervenire, ma non lo fa (libero arbitrio).
  • Dio, conoscendo le possibili scelte verso il male o verso il bene dell’uomo, dà, con la Grazia, ad alcuni la possibilità di salvarsi, mentre ad altri lascia la libertà di dannarsi; tuttavia, questa non è una scelta divina arbitraria, ma è semplicemente la prescienza di Dio che nell'eternità (cioè oltre il tempo) vede coloro che possono ricevere la Grazia e coloro che non possono, poiché se anche la ricevessero non solo non si salverebbero, ma si dannerebbero ancor di più. Dunque, per Sant'Agostino la volontà di Dio precorre semplicemente la volontà dell'uomo, non la costringe, poiché tale nostra volontà è l'unica davvero che ci renda meritevoli della salvezza o della dannazione; infatti, anche se nessun uomo potrebbe salvarsi con la sola propria volontà, coloro che potrebbero salvarsi vengono soccorsi dalla Grazia divina, che li aiuta nella loro potenzialità.Tale concetto si spiega nella risposta evangelica di Cristo ai suoi discepoli, che gli avevano chiesto
Collabora a Wikiquote «"Chi si potrà dunque salvare?".E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile."»   (Mt 19,25-26)

Agostino afferma che Dio dà la libertà di agire, anche se conosce in anticipo le azioni dell’uomo, e non interviene per lasciare all’uomo la possibilità di autodeterminarsi.
In pratica, Dio conosce già le scelte dell’uomo, ma non è Lui che le decide già dall’inizio, ma lascia che sia l’uomo a decidere personalmente della propria vita.

[modifica] Agostino contro il Pelagianesimo

L’altra eresia contro cui lotta Agostino - la prima è il Donatismo- è il Pelagianesimo.

Il Pelagianesimo è un’eresia fondata e guidata da un prete di nome Pelagio. Egli afferma che è necessario che l’uomo sia libero perché deve raggiungere la salvezza; se così non fosse, Dio non potrebbe chiedere all’uomo un comportamento di merito.

Secondo il Cristianesimo, il peccato originale esiste ed ha creato la coerenza morale tra gli uomini. Al contrario, Pelagio dice che se il male non esiste, come anche afferma Agostino, allora è impossibile che l’umanità sia stata moralmente corrotta dal peccato originale: quindi non esisterebbe un peccato che da Adamo è sceso sulle persone come corruttore. Gli uomini possono essere colpevoli solo del male che compiono personalmente. L’uomo quindi si salva o si condanna soltanto per le proprie azioni personali e non con la Grazia di Dio, come invece dice il Cristianesimo.

Per quanto riguarda la salvezza, Agostino dice che non ci si salva solo per meriti individuali, ma anche per la Grazia divina, che è una dimensione spirituale che si diffonde all’interno della Chiesa. Invece, per quanto riguarda il peccato originale, egli sostiene che esso esiste in tutta l’umanità. Il bambino nasce dai genitori in anima e corpo e la presenza della “macchia” d’Adamo è dovuta a loro. Il Cristianesimo in seguito preciserà che l’anima non è ereditata dai genitori (dottrina del Traducianesimo), ma da Dio direttamente.

[modifica] La ricerca della Verità

La ricerca della verità si pone sul piano religioso, in quanto l’indagine filosofica e la vita religiosa coesistono in Agostino e sono inseparabili. Ad esempio, egli afferma che i classici antichi sono solo una preparazione al Cristianesimo: se Cristo fosse vissuto al tempo di Socrate, Platone ed Aristotele, sicuramente essi ne sarebbero diventati discepoli.

Per Agostino, l’uomo deve vivere secondo la propria ragione, che è ciò che più lo caratterizza, e, attraverso un percorso esistenziale, arrivare alla conoscenza di come stanno le cose del mondo. Per evitare orientamenti errati del proprio cammino di vita, bisogna confutare quelle filosofie che negano la verità, ad esempio lo scetticismo. E' la Verità che sconfigge le ombre dello scetticismo. Agostino dice che la verità esiste: egli parte dal dubbio scettico e con ciò perviene ad una certezza. Io provo a dubitare di tutto, dice il filosofo, ma certamente anche con il dubbio più radicale, sono certo che io sto dubitando. Dunque: "Si fallor, sum" (se dubito, sono). Esistono due tipi di dubbio, almeno fino all'arrivo di Cartesio:

  • dubbio scettico: è totale, radicale, coinvolge tutto l’uomo e porta alla negazione della conoscenza e della verità;
  • dubbio agostiniano: è totale, ma non radicale; da esso hanno origine le certezze di cui l’uomo ha bisogno.

Le caratteristiche della Verità sono le seguenti:

  • La Verità si trova nel mondo interiore dell’uomo, mentre gli scettici sostenevano che non vi fosse alcuna verità o meglio che non fosse possibile trovarla;
  • La Verità viene da Dio, che è presente nell’anima di ogni uomo. Ma la verità è presente anche nell’uomo, quindi la Verità è la luce di Dio, la Verità è Dio. Questa concezione collega Agostino a Plotino: anche lui dice che la divinità, cioè l’Uno, è la Verità;
  • La Verità è infinita, perfetta, eterna.

Agostino sostiene che la Verità è eterna, esisterà anche se il mondo scomparirà (facendo attenzione al fatto che per Verità s’intende la sua dimensione generale, non i singoli enunciati). Il filosofo usa un ragionamento per assurdo per dimostrare l’eternità della Verità: se un giorno la Verità non esistesse più, allora sarebbe vero che essa non esiste più. Ciò è assurdo, per cui la Verità è eterna. L’anima ricerca la Verità. Questo fatto ha delle notevoli influenze platoniche, cioè la fuga dal corpo dell’anima, affinché essa ricerchi la Verità. Ma ci sono anche delle influenze di tipo socratico, cioè “conosci te stesso”. Come dice anche San Paolo, bisogna fare attenzione al fatto che l’uomo può sì raggiungere la Verità, ma non la può possedere, poiché sarebbe possedere Dio.

[modifica] L'uomo è ciò che ama

Agostino riflette anche sulle passioni e sul desiderio umano; egli dice che, essendo la volontà in tutte le passioni, dunque le passioni non sono altro che la volontà stessa. I vari sentimenti umani non sono altro che l'espressione e la manifestazione della nostra volontà; tale legame fra volontà e sentimenti è testimoniato dal sentimento più forte, ovvero l'amore. Agostino intende l'amore come il motore della volontà, la tendenza naturale dell'uomo ad ottenere un certo bene, e tale tendenza è continua e costante: non v'è infatti una sola azione dell'uomo che non sia generata da tale tendenza. Dunque, se la volontà è ciò che più di ogni altra cosa caratterizza l'uomo, egli dice, "l'uomo è ciò che ama". Il problema morale proposto da Sant'Agostino è dunque cosa amare, e non perché amare o se amare. A questa domanda, Agostino risponde che, tra le infinite cose che si possono amare, infine si possono distinguere due vie d'amore: l'amore per le creature, che porta al disprezzo del Creatore, e l'amore per il Creatore, che porta al disprezzo delle creature. Il punto centrale della morale agostiniana è proprio la carità, intesa nel senso originale di amore, che deve tendere verso Dio, poiché Dio stesso ne è sorgente; infatti, se la volontà procede naturalmente verso un qualche bene, seppur basso, dunque deve e può procedere verso Colui che è il Bene Assoluto, poiché il Bene Assoluto richiama l'amore come l'amore richiama il Bene Assoluto stesso. Riassumendo in una frase il pensiero morale di Agostino, egli stesso dice:

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«"[...] Dunque, una volta per tutte, ti viene proposto un breve precetto: ama, e fa ciò che vuoi. Se tu taci, taci per amore: se tu parli, parla per amore; se tu correggi, correggi per amore; se tu perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell'amore; e da questa radice non può derivare se non il bene. [...]"»
(Sant'Agostino d'Ippona, "In litteram Ioannis ad Parthos", discorso VII, 8)

La "radice dell'amore", quindi, sarebbe l'unione a Dio attraverso la quale nasce e si nutre l'amore, che, ponendosi come centro della morale e della volontà, non può che generare il bene.

[modifica] Opere

  • "Acta seu disputatio contra Fortunatum Manichaeum" ("Atti o disputa contro il manicheo Fortunato")
  • "Adversus Judaeos" ("Contro i Giudei")
  • "Annotationes in Iob" ("Annotazioni in Giobbe")
  • "Breviculus collationis cum Donatistas" ("Sommario della conferenza coi Donatisti")
  • "Collatio cum Maximino Arianorum episcopo" ("Conferenza con Massimino, vescovo degli Ariani")
  • "Confessiones" ("Confessioni")
  • "Contra Academicos" ("Contro gli Accademici")
  • "Contra Adimantum Manichaei discipulum" ("Contro Adimanto, discepolo di Manicheo")
  • "Contra adversarium Legis et Prophetarum" ("Contro l'avversario della Legge e dei Profeti")
  • "Contra Cresconium grammaticum Donatistam" ("Contro il grammatico donatista Cresconio")
  • "Contra duas epistolas Pelagianorum" ("Contro due lettere dei Pelagiani")
  • "Contra epistolam Manichaei quam vocant Fundamenti" ("Contro la lettera di Manicheo che chiamano -del Fondamento-")
  • "Contra epistolam Parmeniani" ("Contro la lettera di Parmeniano")
  • "Contra Faustum Manichaeum" ("Contro il manicheo Fausto")
  • "Contra Felicem Manichaeum" ("Contro il manicheo Felice")
  • "Contra Gaudentium Donatistarum episcopum" ("Contro Gaudenzio, vescovo dei Donatisti")
  • "Contra Iulianum haeresis Pelagianae"' ("Contro Giuliano, dell'eresia Pelagiana")
  • "Contra litteras Petiliani" ("Contro le lettere di Petiliano")
  • "Contra Maximinum haereticum episcopum Arianorum" ("Contro Massimino, vescovo eretico degli Ariani")
  • "Contra mendacium" ("Contro la menzogna")
  • "Contra Priscillanistas et Origenistas" ("Contro i Priscillanisti e gli Origenisti")
  • "Contra Secundinum Manichaeum" ("Contro il manicheo Secondino")
  • "Contra sermonem Arianorum" ("Contro il sermone degli Ariani")
  • "De agone Christiano" ("Il combattimento cristiano")
  • "De anima et eius origine contra Vincentium Victorem" ("L'anima e la sua origine contro Vincenzo Vittore")
  • "De baptismo contra Donatistas" ("Il battesimo contro i Donatisti")
  • "De beata vita" ("La vita beata")
  • "De bono coniugali" ("Il bene del matrimonio")
  • "De bono viduitatis" ("Il bene della vedovanza")
  • "De catechizandis rudibus" ("I novelli catechizzandi")
  • "De civitate Dei contra Paganos" ("La città di Dio contro i Pagani")
  • "De coniugiis adulterinis" ("Le unioni adulterine")
  • "De consensu Evangelistarum" ("Il consenso degli Evangelisti")
  • "De continentia" ("La continenza")
  • "De correptione et Gratia" ("La correzione e la Grazia")
  • "De cura pro mortuis gerenda" ("La cura che dev'essere riservata ai morti")
  • "De disciplina christiana" ("La disciplina cristiana")
  • "De diversis quaestionibus ad Simplicianum" ("Diverse questioni a Simpliciano")
  • "De diversis quaestionibus octoginta tribus" ("Ottantatre diverse questioni")
  • "De divinatione demonum" ("La divinazione dei demoni")
  • "De doctrina christiana" ("La dottrina cristiana")
  • "De dono perseverantiae" ("Il dono della perseveranza")
  • "De duabus animabus contra Manichaeos" ("Le due anime contro i Manichei")
  • "De excidio urbis Romae" ("La rovina della città di Roma")
  • "De fide et operibus" ("La fede e le opere")
  • "De fide et symbolo" ("La fede e il simbolo")
  • "De fide rerum quae non videntur" ("La fede delle cose che non si vedono")
  • "De Genesi ad litteram" ("Il Genesi alla lettera")
  • "De Genesi ad litteram imperfectus" ("Il Genesi alla lettera, incompiuta")
  • "De Genesi contra Manicheos" ("Il Genesi contro i Manichei")
  • "De gestis cum Emerito Donatistarum episcopo" ("Gli atti in confronto con Emerito, vescovo dei Donatisti")
  • "De gestis Pelagii" ("Gli atti di Pelagio")
  • "De Gratia Christi et de peccato originale contra Pelagium" ("La Grazia di Cristo e il peccato originale contro Pelagio")
  • "De Gratia et libero arbitrio" ("La Grazia e il libero arbitrio")
  • "De haeresibus" ("Le eresie")
  • "De immortalitate animae" ("L'immortalità dell'anima")
  • "De libero arbitrio" (Il libero arbitrio")
  • "De magistro" ("Il maestro")
  • "De mendacio" ("La menzogna")
  • "De moribus Ecclesiae et de moribus Manichaeorum" ("I costumi della Chiesa e i costumi dei Manichei")
  • "De musica" ("La musica")
  • "De natura boni contra Manichaeos" ("La natura del bene contro i Manichei")
  • "De natura et Gratia contra Pelagium" ("La natura e la Grazia contro Pelagio")
  • "De nuptiis et concupiscentia" ("Le nozze e la concupiscenza")
  • "De octo Dulcitii quaestionibus" ("Le otto questioni di Dulcizio")
  • "De octo questionibus ex Veteri Testamento" ("Otto questioni dall'Antico Testamento")
  • "De opere monachorum" ("L'opera dei monaci")
  • "De ordine" ("L'ordine")
  • "De patientia" ("La pazienza")
  • "De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvolorum" ("Il castigo e il perdono dei peccati e il battesimo dei piccoli")
  • "De perfectione iustitiae hominis" ("La perfezione della giustizia dell'uomo")
  • "De praedestinatione Sanctorum" ("La predestinazione dei Santi")
  • "De quantitate animae" ("La grandezza dell'anima")
  • "De sancta verginitate" ("La santa verginità")
  • "De Scriptura Sacra speculum" ("Specchio sulla Sacra Scrittura")
  • "De sermone Domini in monte" ("Il discorso del Signore sulla montagna")
  • "De Spiritu et littera" ("Lo Spirito e la lettera")
  • "De symbolo ad Catechumenos" ("Il simbolo ai Catecumeni")
  • "De Trinitate" ("La Trinità")
  • "De unico baptismo contra Petilianum" ("Il battesimo unico contro Petiliano")
  • "De utilitate credendi" ("L'utilità di credere")
  • "De utilitate ieiunii" ("L'utilità del digiuno")
  • "De vera religione" ("La vera religione")
  • "Enchiridion de fide, spe et charitate" ("Manuale sulla fede, sulla speranza e sulla carità")
  • "Epistolae" ("Lettere")
  • "Epistola ad Catholicos contra Donatistas" ("Lettera ai Cattolici contro i Donatisti")
  • "Epistolae ad Romanos inchoata expositio" ("Inizio dell'esposizione della Lettera ai Romani")
  • "Enarrationes in Psalmos" ("Commenti ai Salmi")
  • "Expositio Epistolae ad Galatos" ("Esposizione delle Lettera ai Galati")
  • Expositio quarundam propositionum ex Epistola ad Romanos" ("Esposione di alcune frasi dalla Lettera ai Romani")
  • "In Epistolam Ioannis ad Parthos" ("Nella Lettera di Giovanni ai Parti")
  • "In Evangelium Ioannis" ("Nel Vangelo di Giovanni")
  • "Locutiones in Heptateuchum" ("Locuzioni nell'Ettateuco")
  • "Post collationem ad Donatistas" ("Ai Donatisti dopo la conferenza")
  • "Psalmus contra partem Donati" ("Un Salmo contro una parte di Donato")
  • "Quaestiones Evangeliorum" ("Questioni dei Vangeli")
  • "Quaestiones in Heptateuchum" ("Questioni nell'Ettateuco")
  • "Quaestiones septemdecim in Evangelium secundum Matthaeum" ("Diciassette questioni nel Vangelo secondo Matteo")
  • "Regula ad servos Dei" ("Regola ai servi di Dio")
  • "Retractationes" ("Ritrattazioni")
  • "Sermo ad Caesariensis Ecclesiae plebem" ("Discorso al popolo della Chiesa di Cesarea")
  • "Sermones" ("Sermoni")
  • "Soliloquia" ("Soliloqui")

[modifica] Bibliografia

  • Peter Brown, "Augustine of Hippo", Berkeley: University of California Press, 1967. ISBN 0-520-00186-9

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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