Manicheismo
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Manicheismo, religione iranica sviluppatasi nel III secolo d.C.
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[modifica] Fondazione
La religione risente dell'influenza del Cristianesimo, dello Gnosticismo, del Mandeismo e dello Zoroastrismo. Deriva il suo nome da Mani, il suo fondatore. Questi, chiamato anche Shuraik (l'appellativo Man è forse solo un titolo onorifico "man"=illustre), nacque, secondo la tradizione, il 14 aprile del 216 a Maridinu nei pressi di Seleucia. Suo padre, Patik, e sua madre Maryam, entrambi di stirpe regale sassanide, erano vicini al Mandeismo, una corrente gnostica legata al Cristianesimo ma anche ad altre religioni orientali. Mani, in seguito a due rivelazioni (a 12 e a 24 anni) del "re della luce" mediate da al-Taum (l'angelo «compagno»), si considerò profeta di Babilonia (iniziò a predicare il 20 marzo 242, giorno dell'incoronazione di Shapur I), erede di Zoroastro (in Iran), di Buddha (in Oriente) e di Cristo (in Occidente), e viaggiò a lungo, arrivando fino in India, per annunciare la definitiva rivelazione, che avrebbe dovuto salvare il mondo intero. Malgrado il favore incontrato sotto Shapur I e Hormizid I (entrambi interessati alla creazione di una nuova religione forte che potesse unire il regno), fu fatto processare e imprigionare dal loro successore, Bahram I, che era di fede zoroastrea. Nel corso della sua vita fu esiliato almeno una volta (e fu in quell'occasione che diffuse il suo pensiero in India e, da lì, in Cina) e imprigionato frequentemente, a causa delle congiure ai suoi danni attute da Magi di Zoroastro, i sacerdoti che temevano di perdere i loro privilegi di casta. A Gundeshapur, il 26 febbraio 277, morì, in prigione, Mani, all'età di 60 anni, dopo aver fondato una delle religioni che più influenzeranno il pensiero dell'uomo.
[modifica] Diffusione
Malgrado la direzione particolarmente "pacifista" e non-violenta che il Manicheismo si trovava ad indicare, una via di sacrificio, di ascesi e di bontà, la religione fu frequentemente vittima di persecuzioni: sin da quella che portò Mani alla morte, dopo essere stato torturato, sotto Bahram I, a Diocleziano, che si pronunciò contro i Manichei d'Egitto, a quella di Valentiniano, Teodosio, Giustino e Giustiniano. Anche Agostino, dopo aver abbandonato questa religione, l'attaccò fortemente. Dopo la fine del Manichesimo vero e proprio, la persecuzione continuò contro le "eresie" che su di questo si basavano, come quella dei Catari, repressa nel sangue dalla Chiesa di Roma. Malgrado ciò la sua diffusione fu notevole: dall'India l'insegnamento di Mani passò in Cina, dove fu conosciuto dai taoisti col nome di Mon Jiao, e divenne religione ufficiale dell'Impero dei Turchi Uiguri tra il 763 e l'814; dalla Mesopotamia, dove venne combattuto dai seguaci di Ahura Mazda, passò alla Siria, all'Egitto, all'Africa del Nord, dove incontrò la resistenza di Sant'Agostino, e da lì fino alla Spagna e a Roma, da dove, probabilmente, si diffuse sotto forma di eresia cattolica fino nella Provenza catara, ma scomparve verso il XIV secolo
[modifica] La dottrina
Il Manicheismo si basa sulla netta divisione della realtà in due principi opposti e in lotta tra loro: il Bene ed il Male, o meglio, la Luce e le Tenebre. All'origine dei tempi questi due regni, in seguito ad un cataclisma, si mescolarono e il regno delle tenebre invase il regno della luce. Dalla loro commistione ebbero origine il mondo e gli uomini. I due principi, quindi, coesistono negli uomini: la loro unica salvezza è separare completamente i due principi per potersi riunire con il "re della luce", simile al Dio gnostico. Da esso emanano dei messaggeri che devono portare gli uomini a scoprire la Luce presente in loro per potersi liberare; ultimo di essi è Mani, cui farà seguito la conflagrazione purificatrice (eredità stoica) che si protrarrà per 1468 anni.
Ma per ricongiungersi al regno della luce è necessario cogliere il dualismo e separare i due principi conducendo una vita retta e casta, per liberarsi del corpo. Infatti, la dicotomia Luce-Tenebre si riflette anche nel microcosmo umano: al principio divino appartiene l'anima, prigioniera del principio malvagio del corpo, dal quale deve liberarsi. A differenza dello Gnosticismo, che presentava talvolta tendenze antinomiche, il Manicheismo presenta una struttura fortemente gerarchizzata (ereditata in parte dal Mandeismo); gli uomini erano divisi in tre categorie: coloro che erano legati alla terra (potremmo dire al "divenire"), coloro che percepivano l'esistenza di un Creatore, senza però concepire la separazione tra Luce e Tenebre e quelli che questa separazione comprendevano. Questi ultimi, che erano i fedeli del Manicheismo, si dividevano a loro volta in due grandi caegorie: gli eletti (electi, i nazorei mandei) e gli uditori, catecumeni (auditores, i mandei laici). I primi vivono una vita di rigorosa ascesi e possono raggiungere immediatamente la luce attravereso il Sole e la Luna, mentre gli altri devono occuparsi dei bisogni materiali dei primi e solo mediante la reincarnazione nel corpo di un eletto possono tornare al regno della luce.
Gli eletti, che vagavano come monaci mendicanti e dovevano sottostare alle privazioni dovute ai Tre Sigilli (impressi sulla bocca, per ricordare di non mangiare carne, sangue e vino, sulla mano, per non commettere azioni contro il principio del Bene, e sul pube o sul petto, per non infrangere la castità, necessaria, dal momento che la proliferazione ha la sola conseguenza di legare l'uomo sempre più alle tenebre), si suddividevano in diaconi, vescovi (entrambi chiamati maestri), anziani e giusti; a capo della comunità stava il vicario di Mani, l'imam di Samarcanda. Le feste celebrate comprendevano un pasto (rigorosamente vegetariano) durante il quale si celebrava il mistero della "purificazione della luce", e una festa in memoria del martirio di Mani, nel corso del quale lo spirito del profeta si presentava su un trono e veniva onorato dalla comunità.
[modifica] Mazdakismo
Il filosofo Mazdak, di origine iraniana, seguace del Manicheismo, darà poi origine a quel movimento politico religioso che sorgerà in Persia intorno al 500 d.C. chiamato Mazdakismo. Questi vedeva la fede come un anelito alla fratellanza ed all'amore, che doveva portare anche alla comunione dei beni in maniera equa. Questa visione si scontrò presto con la società sassanide aristocratica, che forzò il re affinché rinunciasse a favorire questa religione, a tal punto che questi arrivò a far uccidere a tradimento Mazdak e tutti i suoi fedeli.
[modifica] Influenza odierna
Il valore che questa religione ha assunto, nonostante tutto, nel pensiero umano è grande, tanto che ancora oggi si sente parlare spesso di "manicheo"; infatti la forte risposta che il Manicheismo da all'interrogativo arduo dell'origine del male e dell'esistenza di un altro principio coetreno a quello divino ma malvagio ha segnato la nostra cultura, con questa forte ricerca di spiritualità, che poi ha dato i suoi frutti nel pensiero medioevale, a scapito della materialità. Inoltre anche l'idea della dicotomia Bene Male è profondamente connaturata nel nostro pensiero, tanto da costituire un grande ostacolo per molte riflessioni, dal momento che la cultura occidentale non è stata salda come quella orientale a fondere questi due principi (Yin e Yang) in una unità che non deve essere separata, ma si è concentrata nell'esaltare e osannare il principio positivo del divino, e quindi dell'anima a scapito del corpo. Insomma, malgrado si sia perso l'aspetto soteriologico e molti dei caratteri eclettici derivati da religioni orientali e medio-orientali come Buddismo e Zoroastrismo, un germe del pensiero manicheo è rimasto nel pensiero occidentale moderno a spezzare la realtà in due metà nette, senza spazio per le vie di mezzo.