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Trinità - Wikipedia

Trinità

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Nota disambigua - Se stai cercando altri significati del termine, vedi Trinità (disambigua).
Collabora a Wikiquote «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.»   (Mt 28,19-20)

La trinità o trìnita, dal latino trìnitas deriv. da trinus=triplo, è un mistero della religione cristiana.

La dottrina della trinità e unicità di Dio fa riferimento alle tre persone dell'unico Dio.

Questa dottrina si è sviluppata nell'ambito del cristianesimo antico e venne definita come dogma nel 325 d.C. col primo concilio di Nicea, a seguito della controversia suscitata da Ario, che negava la divinità di Gesù, ed è condivisa da cattolici, ortodossi e dalla maggior parte delle chiese protestanti.

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Motivazione: si citi la fonte di questa affermazione, storicamente e teologicamente tutt'altro che accettata ricordando che cozza con il 99% dei cristiani attuali, e un motivo ci deve essere Vedi anche: Progetto religione Portale religione

Il subordinazionismo caratteristico dei primi cristiani, secondo cui Gesù era inferiore al Padre e lo Spirito Santo era una creatura sottomessa al figlio, lasciò quindi il posto alla teologia elaborata della Trinità.

termine sezione non neutrale

Le tre persone (o, secondo il linguaggio mutuato dalla tradizione greca, ipostasi), sono distinte come:

Relazione fra Padre, Figlio e Spirito
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Relazione fra Padre, Figlio e Spirito

Indice

[modifica] Significato cristiano

Come è possibile affermare che Dio è "uno e trino"? Secondo la fede cristiana la natura divina è al di là della conoscenza scientifica, ed è incomprensibile e non conoscibile se non fosse per quanto è dato sapere attraverso la rivelazione divina. Quindi la dottrina trinitaria non è una dottrina, come quella della esistenza di Dio, conoscibile attraverso la ragione umana o la speculazione filosofica.

[modifica] Ragione e rivelazione

L'unità di Dio la si conosce attraverso la ragione, poiché il principio di tutte le cose deve essere uno solo, e anche dalla Sacra Scrittura, dove si afferma ad esempio:

Collabora a Wikiquote «Ascolta Israele, il Signore Dio nostro è uno solo, e amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza»   (Dt 6,4-5)

Tuttavia, anche nelle primissime parole della Bibbia, si è vista una moltiplicità in Dio:

Collabora a Wikiquote «In principio Iddio creò il cielo e la terra. La terra era inanimata e vuota e le tenebre erano sulla faccia dell'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque»   (Gn 1,1-2)

I sostenitori della dottrina della trinità si basano anche su alcuni passi tratti dal Nuovo Testamento, tra cui i più significativi sono:

Collabora a Wikiquote «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, ...»   (Mt 28,19)
Collabora a Wikiquote «Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.»   (1Cor 12,4-6)
Collabora a Wikiquote «La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.»   (2Cor 13,13)

[modifica] Unicità di Dio

Dio è uno solo, e la divinità unica. La bibbia ebraica pone questo articolo di fede sopra tutti gli altri, e lo circonda di numerosi ammonimenti a non abbandonare questo fondamento della fede, mantenendo la fedeltà al patto che Dio ha fatto con gli ebrei: "Ascolta Israele, il Signore nostro Dio è uno solo", "tu non avrai altri dei di fronte a me" e anche "Questo ha detto il Signore re d'Israele e suo redentore, il Signore delle schiere: io sono il primo e l'ultimo, e oltre a me non c'è alcun dio". Ogni formula di fede che non insista sull'unicità di Dio, o che associ nell'adorazione un altro essere diverso da Dio, oppure che ritenga che Dio possa venire all'esistenza nel tempo anziché essere Dio dall'eternità, è contraria alla conoscenza di Dio, secondo la comprensione trinitaria dell'Antico Testamento. Lo stesso tipo di comprensione è presente nel Nuovo Testamento: Non c'è altro Dio se non uno. Gli "altri dei" di cui parla San Paolo non sono affatto dèi, ma sostituti di dio, cioè esseri mitologici o demoni.

Secondo la visione trinitaria, è scorretto dire che il Padre o il Figlio, in quanto alla divinità, siano due esseri. L'affermazione centrale e cruciale della fede cristiana è che esiste un solo salvatore, Dio, e la salvezza è manifestata in Gesù Cristo, attraverso lo Spirito Santo. Lo stesso concetto può essere espresso in quest'altra forma:

  1. Soltanto Dio può salvare
  2. Gesù Cristo salva
  3. Gesù Cristo è Dio

[modifica] Natura e ruolo di Gesù

In ambito teologico trinitario viene fatta una distinzione fra la trinità da un punto di vista "ontologico" (ciò che Dio è) e da un punto di vista "economico" (ciò che Dio fa). Secondo il primo punto di vista le persone della trinità sono uguali, mentre non lo sono dall'altro punto di vista, cioè hanno ruoli e funzioni differenti.

L'affermazione "figlio di", "Padre di" e anche "spirito di" implica una dipendenza, cioè una subordinazione delle persone. Il trinitarismo ortodosso rifiuta il "subordinazionismo ontologico", esso afferma che il Padre, essendo la fonte di tutto, ha una relazione monarchica con il Figlio e lo Spirito. Ireneo di Lione, il più importante teologo del secondo secolo, scrive: "Il Padre è Dio, e il figlio è Dio, poiché tutto ciò che è nato da Dio è Dio."

Simili affermazioni sono presenti in altri scrittori preniceni, cioè prima dello scoppio della controversia ariana:

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«"vediamo ciè che avviene nel caso del fuoco, che non è diminuito se serve per accenderne un altro, ma rimane invariato; e ugualmente ciò che è stato acceso esiste per sé stesso, senza inferiorità rispetto a ciò che è servito per comunicare il fuoco. La Parola di Sapienza è in se lo stesso Dio generato dal Padre di tutto."»

Immagine ripresa anche da scrittori successivi:

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«Noi non togliamo al Padre la sua Unicità divina, quando affermiamo che anche il Figlio è Dio. Poiché egli è Dio da Dio, uno da uno; perciò un Dio perché Dio è da Se stesso. D'altro lato il Figlio non è meno Dio perché il Padre è Dio uno. Poiché l'Unigenito Figlio non è senza nascita, così da privare il Padre della Sua unicità divina, né è diverso da Dio, ma poiché Egli è nato da Dio.»
(Ilario di Poitiers De Trinitate)

Se Gesù Cristo nel vangelo di Giovanni viene chiamato l'unigenito Figlio di Dio, evidenziando con questa affermazione il suo essere ontologicamente in Dio, secondo la dottrina ortodossa Gesù è anche diventato una creatura con l'incarnazione, svolgendo un ruolo "ministeriale", e in un certo senso subordinato in relazione a Dio, nei confronti dell'umanità. Viene pertanto chiamato "primogenito" in altri passi, in riferimento alla creazione e redenzione, ad esempio è detto "immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione... egli è principio, primogenito dei risuscitati". La distinzione è ripresa nell'affermazione che Gesù fa quando dice che dovrà "ascendere al Padre mio e Padre vostro, Iddio mio e Iddio vostro", distinguendo così fra l'essere figlio di Dio in senso proprio (caratteristico di Gesù) e in senso figurato (caratteristico degli uomini).

Atanasio di Alessandria sviluppa questa distinzione commentando il passo evangelico in cui Gesù dichiara di non conoscere il giorno e l'ora della fine del mondo:

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«"Ancora un altro passo che è detto bene, viene interpretato male dagli ariani: Voglio dire che "Quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno li conosce, neppure gli angeli, neppure il figlio." Ma essi ritengono che avendo detto "neppure il figlio", egli, in quanto ignorante, abbia rivelato di essere creatura. Ma la cosa non sta così, non sia mai! Come infatti dicendo: "Mi ha creato", lo ha detto in riferimento all'umanità, così, anche, dicendo: "neppure il Figlio", si è riferito alla sua umanità. ... Poiché infatti è diventato uomo, ed è proprio dell'uomo ignorare, come l'aver fame e il resto (infatti l'uomo non sa se non ascolta e apprende) egli, in quanto uomo, ha dato a vedere anche l'ignoranza propria degli uomini per questo motivo: in primo luogo per dimostrare di avere veramente un corpo umano, poi anche perché, avendo nel corpo l'ignoranza propria dell'uomo, dopo aver mondato e purificato tutta l'umanità, la presentasse al Padre perfetta e santa. ..... quando dice: Io e il Padre siamo una cosa sola e Chi ha visto me ha visto il Padre e Io nel Padre e il Padre in me, dimostra la sua eternità e la consustanzialità col Padre. .... Nel vangelo di Giovanni i discepoli dicono al Signore: Ora sappiamo che tu sai tutto... »
(Atanasio Seconda Lettera a Serapione, trad. M. Simonetti)

[modifica] Origine e sviluppo della dottrina

La Trinità di Masaccio
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La Trinità di Masaccio

La nozione di trinità è stata per la prima volta definita come articolo di fede al primo concilio di Nicea (325) e sviluppata nei successivi concili ecumenici, sebbene il termine fosse precedente e rintracciabile già in scrittori ecclesiastici come Tertulliano.

Nel Nuovo Testamento il termine non compare, tuttavia la cristologia di Giovanni, che presenta Cristo come Logos di Dio, (cioè verbo e ragione), assieme ad alcune affermazioni di Paolo di Tarso, sono stati considerate dai cattolici (per cattolici si intende la Chiesa antica nel suo complesso, oriente e occidente) come le basi per lo sviluppo della dottrina trinitaria. Per la Chiesa in più punti del Nuovo Testamento si ravviserebbe il carattere trinitario di Dio, ad esempio quando Gesù dice: "Il Padre ed io siamo una cosa sola".

In un saggio sulla divinità di Gesù nel Nuovo Testamento il biblista americano Raymond E. Brown ipotizza che Gesù è chiamato Dio nel Nuovo Testamento, ma lo sviluppo è stato graduale e non è emerso fino a un'epoca tarda nella tradizione neotestamentaria:

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«... nella fase più antica del cristianesimo prevale l'eredità dell'Antico Testamento nell'utilizzo del termine Dio, per cui Dio era un titolo troppo ristretto per essere applicato a Gesù. Esso si riferisce stettamente al Padre di Gesù, al Dio da lui pregato. Gradualmente, (negli anni 50 e 60 d.c. ?), con lo sviluppo del pensiero cristiano Dio venne compreso in un'accezione più ampia. Si vide che Dio rivelò così tanto di sé stesso in Gesù al punto che Dio includeva sia Padre che il Figlio."»
(Does the New Testament call Jesus God?)

Lo sviluppo completo della dottrina si ebbe in seguito, anche in reazione alle dottrine di Ario che introdusse le sue interpretazioni subordinazioniste di Gesù come essere semidivino (vedi eresia ariana). Molti termini che si impiegano per esplicitare questo insegnamento sono stati mutuati dalla filosofia greca e ulteriormente approfonditi per evitare di esprimere concetti erronei. Tra questi si possono citare: sostanza, ipostasi e relazione.

La dottrina trinitaria è stata accolta dalla maggior parte dei Protestanti, particolarmente dal protestantesimo storico (di cui fa parte fra gli altri il luteranesimo e calvinismo).

[modifica] La controversia ariana

Per approfondire, vedi le voci Arianesimo e Ario.

La causa che portò alla convocazione del primo concilio di Nicea fu la disputa ariana, che giunse a una svolta all’inizio del IV secolo dc. I principali protagonisti furono tre teologi-filosofi provenienti da Alessandria d'Egitto. Da una parte c’era Ario, e dall’altra gli ortodossi Alessandro e Atanasio. Ario affermava che il Figlio non fosse della stessa essenza, o sostanza, del Padre e che lo Spirito Santo fosse una persona ma inferiore a entrambi. Parlava di una “triade” o “trinità”, pur considerandola formata di persone ineguali, delle quali solo il Padre non era stato creato.

D’altra parte Alessandro e Atanasio sostenevano che le tre persone della Divinità fossero della stessa sostanza e che pertanto non fossero tre Dèi, ma uno solo, sebbene il Padre fosse il "primo" e la causa delle altre due.

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Ario,"volendo difendere il monoteismo più rigoroso, secondo cui Dio è trascendente" ("Terzo millennio Cristiano", paragrafo:eresie cristologiche) accusò Atanasio di reintrodurre il politeismo. In effetti l'arianesimo viene considerato da molti studiosi moderni come il ramo più rigoroso del subordinazionismo cristologico dei primi padri della Chiesa (Giustino, Origene, Tertuliano, Erma, Ireneo di Lione ecc.), i quali ancora non si interrogavano sul rapporto fra le persone della divinità.

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Atanasio accusò Ario di reintrodurre il politeismo, dal momento che distingueva la natura divina delle tre persone.

termine sezione non neutrale

Accanto a Dio, Ario poneva infatti una creatura "che può essere chiamata dio in modo improprio" "Dizionario Mondadori di Storia Universale"), considerato il Figlio di Dio ma ritenuto da egli semplicemente "la prima creatura di cui il Padre si era servito per compiere la creazione", incarnatosi in Gesù, simile ma non uguale a Dio, che avrebbe avuto esistenza dal nulla, affermando che "generare" e "creare" fossero sinonimi. Gli ortodossi invece ribadivano l'assoluta unità di Dio, e se il Logos era divino, (come era affermato nel prologo di Giovanni "il Logos era Dio"), ciò non comportava una suddivisione o una moltiplicazione di dei, ma Dio era sempre uno solo. In questo senso il termine "generazione" indicava l'unità della natura e non andava inteso in senso temporale e umano, con un prima e un dopo, ma il Figlio era eternamente generato, cioè era sempre stato insito in Dio. Al tempo opportuno il Verbo si sarebbe incarnato in Gesù, in un processo di abbassamento e annichilimento, e l'unione della natura divina e di quella umana nella persona di Gesù diede origine ad un'altra serie di controversie nei secoli successivi.

La controversia ariana non terminò a Nicea. L'arianesimo ebbe grande fortuna nell'Impero romano e in certi momenti presso la corte imperiale. Molte tribù germaniche che invasero l’impero romano professavano un cristianesimo ariano e lo diffusero in gran parte dell’Europa e dell’Africa settentrionale, dove continuò a prosperare fino a gran parte del VI secolo, e in alcune zone anche più a lungo.

[modifica] La trinità nei primi scritti cristiani

I primi scrittori cristiani così si esprimono al riguardo[1]:

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«Noi non togliamo al Padre la sua Unicità divina, quando affermiamo che anche il Figlio è Dio. Poiché egli è Dio da Dio, uno da uno; perciò un Dio perché Dio è da Se stesso. D'altro lato il Figlio non è meno Dio perché il Padre è Dio uno. Poiché l'Unigenito Figlio non è senza nascita, così da privare il Padre della Sua unicità divina, né è diverso da Dio, ma poiché Egli è nato da Dio.»
(Ilario di Poitiers De Trinitate)
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«Quando affermo che il Figlio è distinto dal padre, non mi riferisco a due dèi, ma intendo, per così dire, luce da luce, la corrente dalla fonte, ed un raggio dal sole»
(Ippolito)
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«Il carattere distintivo della fede in Cristo è questo: il figlio di Dio, ch'è Logos Dio in principio infatti era il Logos, e il Logos era Dio - che è sapienza e potenza del Padre Cristo infatti è potenza di Dio e sapienza di Dio - alla fine dei tempi si è fatto uomo per la nostra salvezza. Infatti Giovanni, dopo aver detto: In principio era il Logos, poco dopo ha aggiunto e il logos si fece carne, che è come dire: diventò uomo. E il Signore dice di sé: perché cercate di uccidere me, un uomo che ha detto la verità? e Paolo, che aveva appreso da lui, scrive: Un solo Dio, un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo»
(Atanasio di Alessandria, seconda lettera a Serapione)


Per approfondire, vedi la voce La Metafisica (Tommaso Campanella).

[modifica] Oriente e Occidente

Icona rappresentante i tre angeli ospitati da Abramo a Mambré; allegoria della trinità. Dipinta da Andrej Rublëv, Mosca
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Icona rappresentante i tre angeli ospitati da Abramo a Mambré; allegoria della trinità. Dipinta da Andrej Rublëv, Mosca

L'interpretazione trinitaria nella chiesa latina si differenzia da quella greca. Se entrambe le Chiese, infatti, riconoscono l'unità delle tre Persone divine nell'unica natura indivisa, per cui ciascuna di esse è pienamente Dio secondo gli attributi (eternità, onnipotenza, onniscienza ecc...), ma ciascuna è a sua volta distinta e inconfondibile rispetto alle altre due, è altresì vero che nasce il problema di comprendere le relazioni che intercorrono fra di esse.

Con il simbolo niceno-costantinopolitano, approvato nel primo concilio di Costantinopoli (381 d.C.), si afferma che il Figlio è generato dal Padre, mentre lo Spirito Santo procede dal Padre. Il Padre è dunque l'unica causa della Trinità. Col Concilio di Toledo, però, e con i suoi successivi sviluppi, la Chiesa latina stabiliva unilateralmente che lo Spirito Santo procede anche dal Figlio (la questione del cosiddetto Filioque), il che lo renderebbe concausa dello Spirito Santo. Gli ortodossi rifiutano tuttora tale sviluppo, preferendo parlare, secondo la teologia greca, di "processione dal Padre attraverso il Figlio" (proposta da grandi teologi come san Gregorio di Nissa, san Massimo il Confessore e san Giovanni Damasceno), pur non introducendolo nel Credo. La Chiesa cattolica ritiene valide entrambe le versioni, infatti le chiese cattoliche orientali utilizzano nella liturgia la versione priva del filioque.

Anche altri gruppi cristiani hanno rifiutato il Filioque; in particolare bisogna citare il caso dei vetero-cattolici, che accettano la validità dei primi sette concili ecumenici, rifiutando le dottrine cattoliche successive. Le Chiese nate dalla riforma hanno accettato generalmmente questo dogma nella versione occidentale (comprensivo, cioè, del Filioque).

[modifica] Simboli di fede

Per approfondire, vedi la voce Simbolo di fede.

La dottrina della trinità è espressa in alcuni Simboli di fede, cioè proposizioni il più possibile chiare e prive di ambiguità che si riferiscono a punti controversi della dottrina. Ad esempio al primo concilio di Nicea venne approvato il seguente paragrafo (dal cosiddetto credo di Nicea) relativo al significato di Figlio di Dio riferito a Gesù Cristo:

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«...nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.»

Tale proposizione deriva dal passo del primo capitolo della lettera agli Ebrei:

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«...il Figlio, che Dio ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della gloria (di Dio) e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola....»

Il Simbolo Atanasiano (detto anche Quicunque vult dalle parole iniziali) è invece un'esposizione sintetica della dottrina della trinità secondo la tradizione latina, probabilmente composto in Gallia verso la fine del V secolo, ed usato nelle chiese occidentali:

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«...veneriamo un unico Dio nella Trinità e la Trinità nell'unità. Senza confondere le persone e senza separare la sostanza. Una è infatti la persona del Padre, altra quella del Figlio ed altra quella dello Spirito Santo. Ma Padre, Figlio e Spirito Santo hanno una sola divinità, uguale gloria, coeterna maestà. ...Similmente è onnipotente il Padre, onnipotente il Figlio, onnipotente lo Spirito Santo. Tuttavia non vi sono tre onnipotenti, ma un solo onnipotente... Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio. E tuttavia non vi sono tre Dei, ma un solo Dio. (...)

Poiché come la verità cristiana ci obbliga a confessare che ciascuna persona è singolarmente Dio e Signore, così pure la religione cattolica ci proibisce di parlare di tre Dei o Signori. ... E in questa Trinità non v'è nulla che sia prima o poi, nulla di maggiore o di minore: ma tutte e tre le persone sono l'una all'altra coeterne e coeguali. (...) Il Padre non è stato fatto da alcuno: né creato, né generato. Il Figlio è dal solo Padre: non fatto, né creato, ma generato. Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio: non fatto, né creato, né generato, ma da essi procedente.(...)

... il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, è Dio e uomo. È Dio, perché generato dalla sostanza del Padre fin dall'eternità; è uomo, perché nato nel tempo dalla sostanza della madre. Perfetto Dio, perfetto uomo: sussistente dall'anima razionale e dalla carne umana. Uguale al Padre nella divinità, inferiore al Padre nell'umanità.»

In seguito vennero elaborati altri simboli di fede in cui si riassumenvano le dottrine precedenti e si trattavano altri punti controversi, ad esempio al XI Sinodo di Toledo (675) venne elaborata un'altra "confessione" attribuita in passato ad Eusebio di Vercelli, di cui si riporta solo l'inizio:

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«Professiamo e crediamo che la santa ed ineffabile Trinità, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, secondo la sua natura è un solo Dio di una sola sostanza, di una sola natura, anche di una sola maestà e forza. E professiamo che il Padre non (è) generato, non creato, ma ingenerato. Egli infatti non prende origine da nessuno, egli dal quale ebbe sia il Figlio la nascita, come lo Spirito Santo il procedere. Egli è dunque la fonte e l'origine dell'intera divinità.»

[modifica] Posizioni antitrinitarie

Per approfondire, vedi la voce Antitrinitarismo.

La dottrina della unità e trinità non è ovviamente accettata fuori dal cristianesimo, dato che deriva dalla dottrina della divinità di Gesù, che è caratteristica di questa religione. Ebraismo ed Islam rifiutano questo sviluppo, e nel Corano in particolare la dottrina è esplicitamente negata.

Anche nell'ambito di religioni legate al cristianesimo vi sono gruppi antitrinitari, fra questi i più noti fra quelli moderni vi sono i Testimoni di Geova e i Mormoni, mentre in ambito protestante vi furono il teologo Michele Serveto, e poi i Sociniani, con Lelio e Fausto Socini.

[modifica] Note

  1. John Henry Newman, Gli Ariani del IV secolo, Jaka Book Morcelliana

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] punti di vista trinitari

[modifica] punti di vista antitrinitari

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