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Dialetto - Wikipedia

Dialetto

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nota disambigua - Se stai cercando riguardo i linguaggi in informatica, vedi dialetto (informatica).

Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, in seguito a discussione, si è deciso di usare nella nomenclatura delle pagine il termine lingua per quelle riconosciute come tali nella codifica ISO 639-1, ISO 639-2 oppure ISO 639-3, approvata nel 2005. Per gli altri idiomi, viene usato il termine dialetto. (elenco ufficiale)

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«Il dialetto è come i nostri sogni, qualcosa di remoto e di rivelatore;
il dialetto è la testimonianza più viva della nostra storia,
è l'espressione della fantasia.»
(Federico Fellini e Nicola Gigante)

Un dialetto (dal greco διάλεκτος, dialektos, letteralmente "lingua parlata") è una varietà linguistica (o idioma) usata da abitanti di una particolare area geografica. Il numero di parlanti, e l'area stessa, possono essere di dimensione arbitraria. Ne consegue che un dialetto per un'area più ampia può contenere molti sottodialetti, che a loro volta possono contenere dialetti di aree ancora minori, ecc.

In generale al termine si riconoscono due principali diverse accezioni, una di derivazione (nel senso del significato) più anglosassone (cui corrisponde l'inglese "dialect") secondo cui il "dialetto" è una "variante", e pertanto va sempre incluso in una precisa famiglia linguistica e relazionato ad una "forma principale" di tale famiglia, definita 'Standard' (o koinè), e un'altra accezione di derivazione greca (cui corrisponde il greco antico "διάλεκτος") secondo la quale il "dialetto" altro non è che un "idioma" con una sua caratterizzazione territoriale a prescindere da qualsiasi legame con altri idiomi vicini (che possono esistere o meno) o con la lingua ufficiale (o lingue ufficiali) che vige nel suo territorio di pertinenza, idioma però che a differenza di altri idiomi non ha riconosciuto il rango di lingua perchè non presenta (o non gli si riconosce) un'uso ufficiale o comunque prestigioso.

In Italia sono diffuse, non senza confusione, entrambe le accezioni, in particolare dal punto di vista politico,legislativo e giurisprudenziale il termine "dialetto" è usato, fedelmente alla seconda accezione, per definire qualsiasi lingua romanza(ma spesso anche slava o germanica) parlata in un'area geografica del paese e che non goda dello status di "lingua" (ufficiale), nella quale categoria ricadono ad esempio numerosissimi idiomi romanzi dotati di storia propria e fra loro non intercomprensibili, nonchè spesso dotati di una propria tradizione letteraria di rilievo, come accade per il napoletano, il veneto e il siciliano. Altre lingue - romanze e non - sono riconosciute come lingue ufficiali assieme all'italiano in un'area amministrativa delimitata (per es. friulano in Friuli, sardo in Sardegna, catalano ad Alghero, tedesco in Alto Adige e varie altre) dove godono del pieno diritto all'insegnamento (finanziato dallo stato) e all'uso nella comunicazione pubblica, potendo inoltre raggiungere con l'emanazione di apposite norme lo stato di sostanziale coufficialità con l'italiano. Queste "lingue" riconosciute in genere non vengono quasi mai chiamate "dialetti" anche nella pratica verbale comune delle varie regioni italiane, e la stessa legislazione (statale e regionale) per identificare sottovarianti interne a queste "lingue" preferisce sempre il termine "variante" (e suoi corrispettivi nelle lingue in questione) a scapito del termine "dialetto".

Ovviamente tale distinzione fatta tra "Lingue" riconosciute e dialetti non si basa (se non solo in parte) su criteri linguistici, quanto più su decisioni di carattere storico-politico: sia le "lingue" che i "dialetti" d'Italia sono idiomi tra loro linguisticamente indipendenti (anche se spesso apparentati se si considerano gli idiomi romanzi) e non varianti dell'italiano, cosa non valida solo per pochissimi idiomi storici quali le parlate toscane e parte delle parlate laziali (sostanzialmente solo il romanesco e derivati), oltre naturalmente alle varie forme di Italiano praticate in tutta Italia ("italiani regionali") che risentono, luogo per luogo, dell'influsso del dialetto o della lingua locali, specie nell'accento e in parte nel lessico.

Un dialetto è un sistema completo di comunicazione verbale (orale o a segni ma non necessariamente scritto) con un proprio vocabolario o grammatica.

Il concetto di dialetto può essere distinto da:—

  • socioletto, una varietà linguistica parlata da un certo strato sociale,
  • lingua standard, che è standardizzata per la pubblica prestazione (p. es. standard scritto),
  • gergo, caratterizzato da differenze nel vocabolario (o, in gergo linguistico, nel lessico).

Varietà linguistiche quali i dialetti, gli idioletti ed i socioletti possono essere distinte non solo dal vocabolario e dalla grammatica, ma anche da differenze nella fonologia (compresa la prosodia). Se le distinzioni sono limitate alla fonologia, si parla di accento di una varietà o inflessione anziché varietà o dialetto.

Lo studio dei dialetti, affidato alla dialettologia, non si limita a confrontare, tuttavia, differenze ed affinità dei dialetti, ma ne fornisce una precisa classificazione. Inoltre, consente di definire un quadro più ampio e dettagliato su usi e costumi delle differenti popolazioni.

Quasi sempre al dialetto fa ricorso la saggezza popolare per la formulazione dei proverbi - più o meno antichi - i quali, se particolarmente articolati e impervi nella pronuncia, diventano veri e propri scioglilingua.

Talvolta per risolvere contenziosi di poco conto è più facile sostenere le proprie ragioni esprimendosi nel gergo locale: non a caso la parola dialetto condivide la radice con i termini dialogo e dialettica con cui, secondo la filosofia, si analizzano criticamente argomenti e ipotesi opposte. Quindi, anche il dialetto può essere utile per praticare la fine arte della diplomazia.

Indice

[modifica] Dialetti standard e non-standard

Nell'accezione di "variante", un dialetto standard o dialetto standardizzato o "lingua standard" è un dialetto caratterizzato da un supporto istituzionale. Tale supporto può comprendere il riconoscimento o la designazione governativa; la presentazione come forma corretta della lingua nelle scuole; pubblicazione di grammatiche, dizionari e libri di testo che avanzano una forma corretta parlata e scritta; ed una letteratura formale estesa che impiega tale dialetto (prosa, poesia, testi di riferimento, ecc.). Possono esistere più d'un dialetto (o variante) standard associati ad una lingua. È il caso di Standard British English, Standard American English e Standard Indian English che possono essere tutti definiti dialetti standard dell'inglese.

Un dialetto non standard, come un dialetto standard, ha un vocabolario, una grammatica, ed una sintassi completa, ma non è beneficiario di un supporto istituzionale. Ad esempio, l'African-American Vernacular English potrebbe essere definito un dialetto non standard della lingua inglese.

[modifica] "Dialetto" e "lingua"

Non esistono criteri universalmente accettati per discriminare le "lingue" dai "dialetti", anche se esistono alcuni paradigmi, che danno risultati talvolta contraddittori. La distinzione esatta è pertanto soggettiva, e dipende dal proprio sistema di riferimento.

Le varietà linguistiche sono spesso definite "dialetti" piuttosto che "lingue":

  • perché non riconosciute come lingua letteraria,
  • perché i parlanti della varietà non hanno uno stato a sé stante,
  • perché il loro idioma manca di prestigio.

Così accade anche in Italia, dove peraltro per varie ragioni i dialetti hanno avuto, a partire dal '900, una continua svalutazione sino al rischio di estinzione.

I linguisti antropologici definiscono il dialetto come la forma specifica di una lingua usata da una comunità di parlanti. In altre parole, la differenza tra lingua e dialetto è quella tra l'astratto o il generale ed il concreto o il particolare. Da tale prospettiva, nessuno parla una "lingua", tutti parlano un dialetto di una lingua. L'identificazione di un particolare dialetto come versione "standard" o "corretta" costituisce in effetti una distinzione sociale. Spesso la lingua standard si avvicina al socioletto della classe di élite.

In gruppi dove gli standard di prestigio hanno ruoli meno importanti, il termine dialetto potrebbe essere usato semplicemente per riferirsi a sottili variazioni regionali nella prassi linguistica che sono considerate mutuamente intellegibili, che giocano un ruolo importante per localizzare gli estranei, trasportando il messaggio della provenienza geografica di un estraneo (quale distretto o quartiere in un paese, quale villaggio in un contesto rurale, o quale provincia di una nazione); pertanto, ad esempio, ci sono molti "dialetti" evidenti della lingua Slavey, una lingua indigena del Nord-America di ampia diffusione geografica, vale a dire, molte sottili variazioni tra parlanti che per lo più si capiscono e riconoscono di "parlare allo stesso modo" (ovvero, di "parlare la stessa lingua") in un senso generale.

La linguistica moderna sa che lo status sociale di "lingua" non è unicamente determinato da criteri linguistici, ma è anche il risultato di uno sviluppo storico e politico. Il romancio diventò una lingua scritta, e pertanto è riconosciuto come lingua, anche se è molto vicino ai dialetti alpini lombardi. Un caso opposto è quello del cinese le cui variazioni sono spesso considerate dialetti e non lingue nonostante la loro mutua incomprensibilità poiché condividono uno standard letterario ed un corpus di letteratura comune.

Il linguista yiddish Max Weinreich pubblicò l'espressione, "A shprakh iz a dialekt mit an armey un a flot" ("Una lingua è un dialetto con un esercito ed una marina"), illustrando il fatto che le lingue si creano per assimilazione. Questa è forse la dichiarazione più citata di un'analogia che è stata attribuita ad altri autori. (Weinreich dichiara esplicitamente di non averla ideata.) Qualcuno ha suggerito che la formulazione iniziale fosse di Hubert Lyautey come

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«"Une langue, c'est un dialecte qui possède une armée, une marine et une aviation." ("Una lingua è un dialetto che possiede un esercito, una marina ed un'aeronautica.")»

[modifica] Fattori politici

A causa della politica e dell'ideologia, la classificazione delle diverse parlate come dialetti o lingue e il loro rapporto con altri tipi di idioma, può essere controversa, e i verdetti inconsistenti. L'inglese ed il serbo-croato sono un valido esempio. Sia l'inglese che il serbo-croato hanno due varianti principali (British English ed American English, serbo e croato, rispettivamente), insieme ad altre varianti minori. Per ragioni politiche, la scelta di classificare queste varietà come "lingue" o "dialetti" porta a risultati inconsistenti: British e American English, parlati da stretti alleati politici e militari, sono quasi universalmente considerati dialetti (cioè varianti) di una lingua unica, mentre le lingue standard di Serbia e Croazia, le differenze tra le quali è del tutto paragonabile alle differenze tra i dialetti (cioè varianti) dell'inglese, sono considerate da molti linguisti della regione come lingue distinti, soprattutto perché i rapporti tra i due paesi alternano momenti di riavvicinamento, a momenti di aspra contrapposizione.

Gli esempi paralleli abbondano. Il macedone, anche se mutuamente intelleggibile con il bulgaro e di certo una variante del bulgaro (dal punto di vista linguistico), viene propagandato nella repubblica della Macedonia come lingua a sé stante. In Libano i "Guardiani dei Cedri", un partito politico di destra fortemente nazionalista (principalmente cristiano) che si oppone ai legami del paese col mondo arabo, sta facendo una crociata perché il "libanese" sia riconosciuto come lingua separata dall'arabo ed ha finanche premuto per la sostituzione dell'alfabeto arabo con un revival dell'antico alfabeto fenicio.

Ci sono stati casi dove una varietà linguistica è stata deliberatamente alterata a scopi politici. Un esempio è il moldavo. Tale lingua non esisteva prima del 1945 e la comunità linguistica internazionale resta scettica sulla sua classificazione. Dopo l'annessione da parte dell'Unione Sovietica della provincia rumena Bessarabia, successivamente ribattezzata Moldavia, fu imposto l'alfabeto cirillico per la scrittura del rumeno, e numerose parole slave furono importate nella lingua, nel tentativo di indebolire qualsiasi senso di identità nazionale condivisa con la Romania. Dopo che la Moldavia ottenne l'indipendenza nel 1991 (e cambiò nome in Moldova), tornò ad un alfabeto latino modificato, come rifiuto delle connotazioni politiche dell'alfabeto cirillico. Nel 1996, però, il parlamento moldovo, citando timori di "espansionismo rumeno", rifiutò una proposta del presidente Mircea Snegur di ritornare al nome di lingua romena, e nel 2003 fu pubblicato un dizionario "rumeno-moldavo" , con l'intento di dimostrare che i due paesi parlassero lingue diverse. I linguisti dell'Accademia Rumena reagirono dichiarando che tutte le parole moldave erano anche parole rumene. Anche in Moldova, il presidente dell'Istituto di Linguistica dell'Accademia delle Scienze, Ion Bărbuţă, descrisse il dizionario come un'"assurdità" con motivazioni politiche.

In contrasto, le lingue parlate del Cinese Han sono usualmente denotate come dialetti (talvolta addirittura nel senso stretto di "variante") di una lingua cinese, per promuovere l'unità nazionale, benchè siano tra loro mutualmente non intelleggibili senza un'adeguata istruzione o esperienza verbale.

Il significato dei fattori politici in un qualsiasi tentativo di rispondere alla domanda "cos'è una lingua?" è abbastanza grande da mettere in dubbio la possibilità di una definizione strettamente linguistica, senza un approccio socioculturale. Questo è illustrato dalla frequenza con cui l'aforisma discusso precedentemente dell'esercito e della marina viene citato.

[modifica] Il punto di vista della linguistica storica

Molti linguisti storici considerano ogni forma verbale come un dialetto del mezzo di comunicazione più antico da cui si è sviluppata. Questa prospettiva vede le lingue neolatine moderne come dialetti del latino, il greco moderno come dialetto del greco antico, ed il pidgin Tok Pisin come dialetto dell'inglese.

Questo paradigma non è esente da problemi. Mette al primo posto le relazioni tassonomiche; i "dialetti" di una "lingua" (che può essere a sua volta un "dialetto" di una "lingua" più antica) potrebbero essere mutuamente intellegibili o meno. Inoltre, una lingua genitrice potrebbe dar luogo a parecchi "dialetti" che a loro volta si suddividono numerose volte, e alcuni "rami" dell'albero cambiano più rapidamente di altri. Ciò può dare origine alla situazione dove due dialetti (definiti secondo questo paradigma) con una relazione genetica alquanto lontana sono più facilmente comprensibili l'uno con l'altro di dialetti più strettamente imparentati. Questo schema è chiaramente presente nelle lingue neolatine, dove l'italiano e lo spagnolo hanno un grado elevato di mutua comprensibilità, che nessuno dei due condivide con il francese, nonostante ciascuna delle due lingue sia tassonomicamente più vicina al francese che all'altra. Il francese ha subito cambiamenti più rapidi dello spagnolo o dell'italiano.

[modifica] Concetti di dialettologia

Alcuni concetti di dialettologia:

[modifica] Mutua intellegibilità

Alcuni hanno tentato di distinguere i dialetti dalle lingue dicendo che i dialetti sono mutuamente comprensibili mentre le lingue no. Ma questo concetto è meno nitido di quanto possa sembrare. I parlanti dell'italiano e dello spagnolo, ad esempio, potrebbero riuscire a comprendere una porzione considerevole dell'altra lingua, mentre i parlanti del lombardo e del siciliano, due dialetti che durante il fascismo erano considerati varianti dell'italiano, possono incontrare barriere considerevoli alla mutua comprensione, decisamente ardue per parlanti che si accingono all'altro dialetto senza averlo potuto ascoltare per sufficiente tempo, se non addirittura decisamente insuperabili per parlanti con istruzione medio-bassa. In generale comunque in Italia l'apprendimento di un "dialetto" diverso dal proprio passa sempre per una qualche forma di progressiva istruzione impartita oralmente, tipicamente in lingua italiana in quanto assai spesso unico comune anche se parlato a sua volta in diverse varianti.

[modifica] Diglossia

Un altro problema ha luogo in caso di diglossia, parola usata per descrivere una situazione dove, in una data società, esistono due lingue strettamente apparentate, una di elevato prestigio, generalmente usata dal governo e nei testi formali, ed una di basso prestigio, solitamente la lingua vernacolare parlata. Un esempio di ciò si ha per il sanscrito, che era considerato il modo di espressione corretto nell'India settentrionale, ma accessibile solo dalla classe superiore, ed il pracrito che era la parlata comune ed informale. Così accade anche in Italia, dove molti parlano in dialetto come lingua, appunto, di dialogo, mentre usano l'italiano come lingua di alto registro.

[modifica] Continuum dialettale

Un continuum dialettale è una rete di dialetti in cui dialetti geograficamente adiacenti sono mutuamente comprensibili, ma la comprensibilità decresce stabilmente al crescere della distanza tra i dialetti. Un esempio ben noto è il continuum afrikaans-olandese-frigio-tedesco, un'ampia rete di dialetti con quattro standard letterari riconosciuti. Anche se l'olandese standard ed il tedesco non sono mutuamente intellegibili, una catena di dialetti li collega, senza rotture nell'intellegibilità fra due dialetti adiacenti lungo il continuum. Una rete di dialetti esiste analogamente fra le lingue slave orientali, fra cui il russo, il bielorusso e l'ucraino sono riconosciuti come standard letterari. Anche il serbo-croato si può vedere come una rete di quattro dialetti importanti e tre lingue letterarie. Le lingue neolatine -- portoghese, castigliano, catalano, provenzale, francese, occitano, corso, sardo, siciliano, napoletano, piemontese, ligure, lombardo, veneto, emiliano, romancio, friulano, italiano, rumeno, ed altri -- formano un altro continuum ben noto.

[modifica] Diasistema

Un diasistema si riferisce ad una singola lingua genetica che possiede due o più forme standard. Un esempio è l'hindi-urdu o l'hindustano, che abbraccia due varietà standard principali, urdu ed hindi.

[modifica] Pluricentrismo

Una lingua pluricentrica è una lingua con diverse versioni standard.

[modifica] Il sistema Ausbausprache - Abstandsprache - Dachsprache

Un paradigma analitico sviluppato da linguisti professionisti è noto come sistema Ausbausprache - Abstandsprache - Dachsprache. Si è dimostrato popolare tra i linguisti dell'Europa continentale, ma non è altrettanto conosciuto nei paesi di lingua inglese, soprattutto tra i non linguisti. Anche se è solo uno di molti paradigmi possibili, ha il vantaggio di essere costruito da linguisti professionisti allo scopo di analizzare e categorizzare le varietà linguistiche, ed ha il vantaggio di sostituire parole cariche come "lingua" e "dialetto" con i termini tedeschi di Ausbausprache, Abstandsprache, e Dachsprache, parole che non sono (ancora) caricate di connotazioni politiche, culturali, o emotive. Potrebbe rivelarsi un utile strumento per guardare controversie linguistiche antiche ed avvelenate sotto una lente diversa.

[modifica] Il dialetto in Italia

Forte di una radicata tradizione verbale ma anche letteraria, il dialetto in Italia è servito nel tempo da spunto per la realizzazione di molti lavori teatrali entrati poi stabilmente nel repertorio di uno specifico genere chiamato teatro dialettale.


[modifica] Valore culturale del dialetto

Un valore particolare al dialetto è stato attribuito solo in tempi relativamente recenti: vale a dire da quando si è avuta piena consapevolezza della predominanza di una lingua, quella nazionale, su ogni altro tipo di parlata. Affinché i dialetti non scomparissero diventando lingue morte, si è tentato e si tenta di studiare e recuperare appieno il significato storico ed il senso culturale della parlata locale, anche in chiave di un recupero delle radici e dell'identità propri di ogni regione.

[modifica] Status di lingua o dialetto nelle pagine della Wikipedia in lingua italiana

Circa il problema del discrimine tra "lingue" e "dialetti", la wikipedia in lingua italiana adotta come criterio di distinzione le modifiche di standardizzazione ISO 639-1, ISO 639-2 e ISO 639-3, definendo "lingue" gli idiomi in qualche modo ascrivibili alle "lingue" riconosciute in queste codifiche (ossia quelle a cui è assegnato un codice), e definendo "dialetti" tutti gli altri idiomi. Per effetto di tale sistema di classificazione tutte le "lingue" del territorio italiano riconosciute come tali dallo stato italiano vengono indicate con lo stesso appellativo di lingua perchè sono tutte anche individuate negli standard ISO sopraindicati, tuttavia tale appellativo è esteso anche a vari altri idiomi d'Italia, politicamente riconosciuti come "dialetti" ma indicati nella Wikipedia italiana con l'appellativo di "lingua" perchè anche essi individuabili negli standard ISO (ad esempio il veneto e il siciliano).

[modifica] Dialetti dell'Italia e delle regioni confinanti

Per approfondire, vedi la voce Lingue parlate in Italia.
Mappa dei dialetti in Italia
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Mappa dei dialetti in Italia

Una pur sommaria suddivisione dei dialetti italiani può essere schematicamente così riassunta:

  • dialetti toscani
    che comprendono:
    • Toscana
      • Toscano
          • dialetto fiorentino
          • gruppo pisano-lucchese-pistoiese
          • gruppo aretino-chianaiolo
          • gruppo senese e grossetano

Di grande importanza per la dialettologia italiana e, più in generale, per la linguistica romanza i dialetti di transizione tra la Toscana e l'Emilia (es: i dialetti dell'Alto Reno tra le province di Pistoia e di Bologna).

Vi sono poi alcune penisole linguistiche:

Infine, vi sono le seguenti isole linguistiche:

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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