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Lingue romanze - Wikipedia

Lingue romanze

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, in seguito a discussione, si è deciso di usare nella nomenclatura delle pagine il termine lingua per quelle riconosciute come tali nella codifica ISO 639-1, ISO 639-2 oppure ISO 639-3, approvata nel 2005. Per gli altri idiomi, viene usato il termine dialetto. (elenco ufficiale)

Estratto dai Sacramentā Argentariae (842) altrimenti noti come Serment de Strasbourg (Giuramento di Strasburgo, vedi nascita lingue romanze)
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Estratto dai Sacramentā Argentariae (842) altrimenti noti come Serment de Strasbourg (Giuramento di Strasburgo, vedi nascita lingue romanze)

Le lingue romanze sono tutte le lingue che discendono dalle varianti del latino volgare parlate dai popoli nelle diverse zone dell'Impero romano, non solo dalla gente comune, ed evolutesi in seguito alla caduta dell'Impero stesso per varie cause, tra cui quella delle invasioni barbariche, soprattutto germaniche. I latini volgari, come del resto il latino classico e le lingue romanze, vengono classificati nelle ramificazioni delle lingue italiche ed europee, nell'albero delle lingue indoeuropee .

Indice

[modifica] Le lingue romanze oggi

Si definiscono romanze le lingue che sono derivate dalle diverse forme - essenzialmente parlate - assunte dal latino volgare entro i confini dell'impero romano.

Tali varietà linguistiche furono definite come volgare, ossia popolare nel senso etimologico del termine (da vulgus, "popolo" in latino). La parola volgare non va dunque intesa come particolarmente dispregiativa, ma semplicemente come riferimento alla lingua vernacolare, quella cioè impiegata - nella sua forma prevalentemente orale - nella vita quotidiana, in distinzione a quella della tradizione letteraria e ufficiale dello stato romano.

I territori nei quali tali lingue si sono sviluppate - e sono ancora parlate nelle loro versioni contemporanee - corrispondono al versante nord-occidentale dell'impero romano, con l'aggiunta della regione grosso modo corrispondente all'antica provincia imperiale della Dacia e di altre isole linguistiche neolatine minori diffuse nei Balcani, con l'esclusione della Britannia (anche se la lingua inglese conserva un lessico largamente basato sul latino).

Dal punto di vista linguistico l'insieme di queste regioni si definisce anche Romania, riferendosi alla lingua parlata dai Romani per distinguerle dalle lingue (di ceppo germanico) parlate dai popoli che invadendolo, contribuirono in parte alla caduta dell'impero romano occidentale nel V secolo e alla rinascita europea.

Nel Nordafrica l'invasione araba (VIII secolo) ha cancellato ogni volgare latino che vi si era sviluppato, mentre la persistenza dell'impero nella sua porzione orientale, con l'impiego prevalente della lingua greca a livello ufficiale, ha impedito la diffusione popolare del latino, prevenendo sviluppi linguistici analoghi a quelli occorsi nella porzione occidentale.

Le principali lingue romanze attuali sono il portoghese (con le sue varianti, tra le quali è di gran lunga prevalente il brasiliano in quanto a locutori), lo spagnolo (o castigliano, con tutte le sue forme diffuse in America Latina), il catalano, il francese, il francoprovenzale), l'occitano, il romancio, il ladino, il friulano, il sardo, il siciliano, l'italiano, il rumeno, l'arumeno (lingua arumena) .


[modifica] Tabella 1 - Analogie tra alcune parole in diverse lingue romanze

N.B. Questa tabella ha uno scopo puramente esemplificativo e pertanto non deve contenere che un numero limitato di lingue. L'aggiunta di ulteriori lingue ne rende la lettura difficile e non significativa.

Latino Sardo (Campidanese) Siciliano Italiano Còrso Castigliano (Spagnolo) Portoghese Occitano Catalano Friulano Francese Rumeno (Româna) Veneto Napoletano
caseus casu furmanciu formaggio / cacio casgiu / furmagliu queso queijo formatge formatge formadi fromage caş formajo furmaggio / caso
cantare cantai cantari cantare cantà cantar cantar cantar cantar cjantâ chanter cânta cantar cantà
capra craba crapa capra capra cabra cabra cabra cabra cjavre chèvre capra cavra capra
clave crai chiavi chiave chjave llave chave clau clau clâf clé cheie ciave chiave
ecclesia crèsia chiesa chiesa chjesa iglesia igreja glèisa església glesie église biserică ciexa cchiesa
hospitalis spidali spitali ospedale ospidale hospital hospital espitau hospital ospedâl hôpital spital ospedal spitale
lingua lingua lingua lingua lingua lengua lingua lingua llengua lenghe langue limbă lengoa lengua
platea prazza chiazza piazza piazza plaza praça plaça plaça place place piaţă piasa chiazza
pons ponti ponti ponte ponte puente ponte pònt pont puint pont pod ponte ponte
nocte notti notti notte notte noche noite nuèit / nuèch nit gnot nuit noapte note notte

[modifica] Problemi di classificazione

La classificazione delle lingue è, in generale, problematica. Le lingue sono quasi sempre sentite come intimamente legate al concetto di nazione e, per questo, la loro categorizzazione risente notevolmente di spinte socio-politiche che talvolta tengono in poco o nessun conto criteri filologici o sociologici di classificazione.

Persino i linguisti (tra i quali è comunque prevalente la tendenza a non distinguere tra dialetto e lingua da un punto di vista sostanziale) devono fare i conti con questo stato di cose, dando origine a difformità nell'attribuzione di una lingua ad un gruppo o ad un altro.

Ad esempio, alcuni tendono a voler considerare occitano e catalano come varianti prossime di una stessa lingua, osservando che il guascone, considerato afferente all'occitano, sembra essere più discosto da quest'ultimo di quanto non lo sia il catalano; certi dialetti dell'Italia settentrionale sono da taluni considerati di transizione tra il gruppo galloromanzo (con particolare riferimento all'occitano) e quello italoromanzo; una scuola di pensiero si ostina a considerare dialetti le varietà della lingua còrsa, sebbene quest'ultima abbia il proprio status di lingua garantito - tra l'altro - dalla legge francese (che la considera una lingua regionale sin dal 1974) e dalla classificazione ISO 639.

In questo quadro, nessun linguista, oggi, si avventura - su basi scientifiche - nell'affermare che il gallurese (alquanto affine alla variante meridionale principale della lingua còrsa) sia afferente alle lingue sarde, dalla quali (variante logudorese) pure ha subito qualche contaminazione. Laddove tale contaminazione ha raggiunto un notevole peso, come nel sassarese, si parla di dialetto (o lingua) di transizione.

Problemi analoghi sono generati da numerose altre situazioni: istrorumeno, meglenorumeno e macedorumeno non hanno status ufficiale di lingua (da un punto di vista politico e di standard) pur essendo più discoste dal romeno del moldavo (lingua ufficiale della Repubblica moldava).

Istanze di natura sociale, culturale, politico ed economico giocano un ruolo fondamentale nei dibattiti se considerare un dato idioma come "lingua" o "dialetto", nonostante tale distinzione non trovi alcun supporto solido da un punto di vista strettamente linguistico. Idiomi che non hanno ottenuto lo status di "lingua ufficiale", o che non possiedono una tradizione letteraria significativa, o che non hanno sviluppato una forma standard su base almeno regionale, sono spesso andati incontro a frammentazioni o persino all'estinzione. D'altra parte, alcuni idiomi che pure vantano produzioni letterarie anche notevoli e che sono parlati da milioni di locutori (ad esempio il napoletano), non hanno mai ottenuto uno status di lingua ufficiale per motivazioni storiche e socio-economiche (e non certo linguistiche).

[modifica] Classificazione delle lingue romanze

† = lingue estinte

[modifica] Principali differenze tra lingue romanze e latino

Le lingue romanze moderne differiscono dal latino classico per vari aspetti:

  • Mancano le declinazioni (ad eccezione del rumeno che ne conserva alcuni tratti);
  • Manca il neutro, quindi esistono solo due generi grammaticali, a differenza del latino classico (fanno eccezione il rumeno, i "plurali sovrabbondanti" italiani e pronomi neutri in catalano, italiano e spagnolo);
  • Uso degli articoli grammaticali, a partire dai dimostrativi latini;
  • Introduzione di nuovi tempi (passato prossimo) e modi verbali (condizionale);
  • Sostituzione del tempo perfetto con nuove forme composte dal verbo "essere" o "avere" più il participio passato (ad eccezione del portoghese, in cui si trova una forma verbale derivata dal piucchepperfetto latino).

Il sardo è una delle varianti più isolata e come tale ha conservato una maggiore somiglianza con il latino. Anche il toscano (da cui deriva l'italiano moderno) è una varietà molto conservativa. Il francese è la lingua più innovativa e la più discosta dal latino (essendo notevolmente influenzata dalle lingue germaniche parlate dagli antichi Franchi), mentre il rumeno è una sintesi che affianca ad una forte conservazione della base latina elementi innovativi d'origine slava, albanese, greca e turca.

[modifica] Storia delle lingue romanze

Le lingue vive sono organismi in continua evoluzione: quando una lingua smette di evolversi e resta fissata nel suo lessico e nella sua struttura, generalmente si ha che fare con una lingua morta, come è oggi il latino.

È difficile stabilire una regola generale e sempre valida attraverso la quale poter individuare il momento nel quale una lingua muore, si evolve o si trasforma in un nuovo idioma. In assenza di una documentazione sufficiente, come nel caso della nascita delle lingue romanze, occorre ricorrere, come vedremo, a date convenzionali, coincidenti con quelle dei documenti più antichi pervenutici nei quali appare per la prima volta la testimonianza scritta di una lingua abbastanza discosta, per lessico e struttura, da quelle precedentemente note.

Sul processo che ha portato alla nascita di queste lingue è pertanto possibile fare soprattutto ipotesi e la carenza di dati certi lascia aperto il dibattito e le interpretazioni, contribuendo al sorgere di differenti e a volte confliggenti scuole di pensiero sulle dinamiche che hanno dato origine le lingue romanze. Tali differenti punti di vista risentono a volte anche del tentativo di dare maggiore legittimazione a posizioni politiche contemporanee andandone a cercare basi e motivazioni nei processi che, parallelamente al sorgere delle lingue, hanno generato anche i popoli e gli stati nazionali poi divenuti attori del continente europeo.

Alcune linee guida sono comunque identificabili con sufficiente certezza ed attorno ad esse vi è largo consenso nella comunità scientifica.

[modifica] Dai volgari latini alle lingue romanze

Attraverso un processo durato secoli e avviatosi, a seconda delle regioni, in epoche diverse (soprattutto a partire dal IV secolo e poi proseguito, come vedremo, almeno sino al X secolo), dall'incontro tra il latino diffuso dall'autorità Romana a livello politico, culturale e etno-sociale (portato cioè dalla migrazione coloni di lingua latina o latinizzati) con le diverse lingue impiegate dalle popolazioni incluse nei confini dell'impero romano, soprattutto nella sua porzione occidentale, hanno preso a svilupparsi, in germe, quelle che poi diventeranno le lingue più propriamente definite come romanze.

Inizialmente vi fu una contaminazione del latino parlato dai funzionari, dai soldati e dai mercanti Romani che risiedevano in una certa provincia, da parte degli idiomi (quasi tutti celtici) parlati in quella regione dalle popolazioni autoctone. Il latino parlato da questi Romani, a propria volta, risentiva delle loro origini, sia dal punto di vista regionale (ossia dalla provincia di provenienza, con inevitabili differenze di accenti e lessico, derivate a propria volta dalla latinizzazione più o meno intensa di quelle province; la stessa lingua etrusca impiegò alcuni secoli a scomparire ed era ancora viva sebbene in grave declino agli inizi dell'Impero), sia dal punto di vista culturale (i soldati solitamente non parlavano una lingua altrettanto ricca e normalizzata quanto quella dei funzionari statali). Tali contaminazioni non furono mai decisive sino a che l'impero restò unito come entità politica, per l'enorme influenza culturale che esso recava con il proprio dominio: ne è prova sufficientemente valida la relativamente scarsa sopravvivenza di termini di sicura e schietta origine celtica nelle lingue romanze.

Alcuni, tuttavia, ipotizzando - più in base a ricerche di carattere speculativo che a dati certi - una notevole affinità tra latino e lingue celtiche (nell'ambito della comune eredità indoeuropea), avanzano l'ipotesi che lo sviluppo delle lingue poi dette convenzionalmente romanze, sia partito soprattutto dalle lingue indoeuropee parlate dalle popolazioni presenti nell'impero, sulle quali il latino (che ne condivideva comuni origini) avrebbe avuto un'influenza più limitata di quanto generalmente accettato. Tali ricerche tendono a valorizzare il più possibili determinati caratteri linguistici che costituirebbero i sostrati non prettamente latini (soprattutto celtici, ma anche affini seppur non coincidenti con il latino) delle lingue romanze, in opposizione ai superstrati intervenuti nella formazione delle nuove lingue successivamente alla caduta dell'Impero romano, ad opera dell'influsso delle lingue (soprattutto germaniche, anch'esse di ceppo indoeuropeo) parlate dai popoli invasori comunemente individuati come Barbari.

Va però osservato che tali ipotesi, per quanto talvolta affascinanti, mancano a tutt'oggi del sostegno di un corpus di testimonianze linguistiche e letterarie abbastanza vasto che consenta loro di uscire dall'ambito delle speculazioni.

Il meccanismo di genesi delle nuove lingue si mise in ogni caso in moto con una brusca accelerazione con il crollo dell'impero e la migrazione massiccia e molto concentrata nel tempo di popolazioni generalmente germanofone (Invasioni barbariche). A seguito delle invasioni in molte regioni dell'ex-impero venne persino sconvolto l'equilibrio etnico e linguistico esistente, mentre le popolazioni più schiettamente latine e latinizzate furono a volte quasi del tutto spazzate via dalla scena senza mai più essere sostituite, come avvenne in Britannia, totalmente evacuata all'inizio del V secolo da militari e funzionari per tentare di far fronte, con il loro contributo, alle minacce frattanto subite da Gallia e Italia.

[modifica] Date di nascita delle lingue romanze

La nascita delle diverse lingue romanze è variamente individuabile e documentata, ed avviene - nella maggior parte dei casi - nei secoli immediatamente successivi alla caduta dell'impero romano d'occidente, che causò la perdita dell'unità linguistica, oltre che politica, garantita dalle sue istituzioni.

La prima attestazione del termine romana (romana lingua, da cui il termine romanza nel senso di lingua derivata dal latino), risale al sinodo di Tours (813), durante il quale così ci si riferisce alla lingua comunemente parlata all'epoca in Gallia, in opposizione alla lingua germanica parlata dai Franchi invasori.

Il Serment de Strasbourg (842) è indicato come il primo documento ufficiale in cui si impieghi un antenato del francese (e del tedesco, essendo un stato redatto in due copie da Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, una latinizzante e l'altra germanizzante).

Il primo documento ufficiale giunto sino ai nostri tempi che attesta l'uso del volgare in Italia è il celebre placito capuano, databile al 960 (anche se esistono attestazioni precedenti che, pur senza valore di ufficialità, testimoniano il distacco dal latino in corso almeno dall'VIII secolo, come ad esempio l'indovinello veronese).

Sono del X secolo le Glosse Silensi e Emilianensi, più antiche testimonianze esplicite dell'esistenza dell'antico castigliano: si tratta di annotazioni aggiunte a testi latini da monaci Benedettini dei monasteri di San Millán de la Cogolla o di Suso. Tali note costituiscono vere e proprie traduzioni dello scritto originale. Tra esse, ad esempio, si può leggere "quod: por ke" oppure "ignorante: non sapiendo".

Risale invece a poco prima del 1175 il più antico documento del volgare portoghese pervenutoci: si tratta di una sorta di patto di non aggressione tra due fratelli, Gomes Pais e Ramiro Pais, recentemente scoperto dal ricercatore José António Souto. Prima di tale scoperta si reputavano più antichi alcuni testi con datazione oscillante tra il 1192 e il XIII secolo, come l'Auto de Partilhas e la Notícia de Torto.

La scarsità di reperti antichi rende difficile non solo stabilire la "data di nascita" del rumeno, ma persino incerta la sua evoluzione, a dispetto delle teorie, tuttora largamente condivise, che lo vogliono discendente più o meno diretto della comunità latinofona dell'antica Dacia romana. Il più antico documento che fa certamente capo ad un antenato dell'attuale rumeno è una lettera scritta nel 1521 al giudice di Kronstadt, Hans Benkner.

Attualmente è controversa la datazione (e persino l'autenticità, almeno per quello che riguarda la sua ipotetica prima stesura) di quello che è comunemente ritenuto il più antico documento del volgare sardo, la Donazione del giudice Torchitorio all’arcivescovo di Cagliari dei villaggi di Sant’Agata di Sulcis e di Sant’Agata di Rutilas, risalente, pare, agli anni attorno al 1080.

[modifica] Dal De Vulgari Eloquentia ai giorni nostri

Il primo documento teorico dedicato alle lingue romanze, scritto in latino, è il "De Vulgari Eloquentia" (l'eloquenza del volgare) di Dante (XIIIe secolo), dove appare la differenziazione in lingua d`oïl (galloromanzo settentrionale), lingua d`oc (galloromanzo meridionale) e lingua del si (Italoromanzo ed Iberoromanzo) riferendosi alla forma rispettiva della parola assunta nelle diverse aree dalle varie lingue romanze.

Al di là di queste date, che in ogni caso attestano le date a partire dalle quali è certa l'affermazione di diversi volgari come lingue, va sottolineata l'espansione straordinaria che diverse di esse hanno avuto nel mondo a seguito delle vicende coloniali.

La lingua romanza più parlata nel mondo è oggi lo spagnolo (o meglio il castigliano nelle sue varianti originate in ambito latinoamericano rispetto alla varietà sviluppatasi nella Penisola iberica) seguito da francese e portoghese (anch'essi con le loro varianti sorte in ambito coloniale) e quindi da italiano e rumeno.

Il latino ha notevolmente influenzato anche l'Inglese, il cui lessico è in grande parte originato dalla lingua dei Romani e, assieme alle lingue romanze, ha contribuito anche alla nascita di molte lingue artificiali, sia universali (quali l'interlingua e il latino sine flexione), sia usate per finzione come il brithenig o il wenedyk.

[modifica] Distinzioni tra le lingue romanze

Ecco alcuni modi per distinguere le lingue romanze.

  • Forma del plurale: alcune lingue romanze formano il plurale aggiungendo /–s/ (dall'accusativo plurale latino) mentre altre (Italia, Romania) cambiando la vocale finale. Si sospetta che questa sia dovuta in ultima analisi a un cambiamento di /-s/ in */-j/ e poi /-i/ piuttosto che una derivazione dal nominativo plurale latino. Confronta anche l'esito del latino NOS -> it noi, dato che in genere le parole di tradizione ininterrotta partono dalla forma dell'accusativo latino.
  • Caduta della vocale finale non accentata: avviene in alcune lingue e non in altre. Per esempio: la LUPU(M), LUNA diventano it lupo, luna o es lobo, luna ma fr loup, lune ["lyn].
    • Vocali finali intatte: portoghese, spagnolo, italiano, siciliano, veneto;
    • vocali finali cadute, conservate solo nel femminile: catalano, occitano, idiomi gallo-italici, rumeno;
    • vocali finali cadute: francese.
  • Comparativo: sparito il comparativo sintetico latino, le varie lingue romanze usano espressioni perifrastiche con continuazioni di PLUS o di MAGIS.
    • PLUS: francese, italiano;
    • MAGIS: portoghese, spagnolo, catalano, occitano, rumeno.
  • Numerali: in alcune lingue la parola per 16 è "sei-dieci" come 11-15; in altre è "dieci-sei", come 17-19.
    • "Sei-dieci": catalano, occitano, francese, italiano, rumeno;
    • "dieci-sei: portoghese, spagnolo, dialetto marchigiano centrale (digissei).
  • Ausiliari: le parole latine HABERE e TENERE sono usate in modo differente per "tenere", "avere", "aver fatto" e "c'è". In francese si dice je tiens, j'ai, j'ai fait, il y a: queste sono rispettivamente derivate TENERE, HABERE, HABERE, HABERE, Quindi "THHH".
    • TTTT: portoghese brasiliano.
    • TTTH: portoghese europeo (lusitano e gallego);
    • TTHH: spagnolo e catalano;
    • THHH: occitano e francese;
    • THHE: italiano e rumeno (E per "essere" in italiano, "este" in rumeno, si usa quindi il verbo "essere").
  • Passato composto: alcune lingue usano solo "avere" per formare i tempi composti del passato di tutti i verbi; altre usano "essere" per alcuni verbi, generalmente per quelli che esprimono un'idea di movimento o di divenire.
    • solo "avere": portoghese, spagnolo, rumeno, siciliano;
    • "avere" e "essere": catalano, occitano, francese, italiano.

[modifica] Voci correlate

Lingue indoeuropee
Indoeuropei Indoeuropeo
Lingue indoarie | Lingue iraniche | Lingue anatoliche | Lingue italicheLatinoLingue romanze | Lingue celtiche | Lingue germaniche | Lingue slave | Lingue baltiche | Lingue tocarie

Gruppi e lingue isolati:
Lingua armena | Lingua greca | Lingua albanese | Antico Macedone | Peonio | Tracio | Frigio | Daco

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