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Romeo e Giulietta

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Romeo e Giulietta
di William Shakespeare
Tragedia in cinque atti
Tragedia in un atto unico

Romeo e Giulietta di Francesco Hayez
Titolo originale The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet
Lingua originale inglese
Versioni dell'autore in altre lingue {{{Lingua2}}}
Genere Teatro elisabettiano
Fonti letterarie {{{Soggetto}}}
Ambientazione Verona e Mantova nel Cinquecento
Composto nel 1594-1596
Prima assoluta
Teatro:
Prima rappresentazione italiana
Teatro:
Versioni successive
Personaggi:
  • Escalus, principe di Verona
  • Paride, giovane nobiluomo, parente del principe
  • Montecchi e Capuleti, capi di due casate tra loro nemiche
  • Un vecchio, parente dei Capuleti
  • Romeo, figlio del Montecchi
  • Mercuzio, parente del principe e amico di Romeo
  • Benvolio, nipote del Montecchi, cugino di Romeo
  • Tebaldo, nipote di Madonna Capuleti
  • Frate Lorenzo e Frate Giovanni, francescani
  • Baldassarre, servitore di Romeo
  • Sansone, Gregorio: servitori del Capuleti
  • Pietro: servo della balia di Giulietta
  • Abramo, servitore dei Montecchi
  • Uno speziale
  • Tre musicisti
  • Il paggio di Paride, un altro paggio e un Uffiziale
  • Madonna Montecchi, moglie di Montecchi e madre di Romeo
  • Madonna Capuleti moglie del Capuleti e madre di Giulietta
  • Giulietta, figlia del Capuleti
  • La nutrice di Giulietta
  • Cittadini di Verona, Congiunti delle due famiglie, Guardie, Soldati, Servi e Persone al seguito.
  • Il coro
Autografo: {{{Autografo}}}
Trasposizioni operistiche
Riduzioni cinematografiche
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«Che significa "Montecchi"? Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del corpo di un uomo. Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. »
(Giulietta, Atto II, Scena II)

Romeo e Giulietta (The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet) è una tragedia di William Shakespeare tra le più famose e rappresentate, e una delle storie d'amore più popolari di ogni tempo e luogo.
Innumerevoli sono le riduzioni musicali (si ricordano i balletti di Čaikovskij e Prokof'ev ed il notissimo musical West Side Story) e cinematografiche (fra le più popolari quelle dirette da Zeffirelli e Luhrmann).
La vicenda dei due protagonisti ha assunto nel tempo un valore simbolico, diventando l'archetipo dell'amore perfetto ma avversato dalla società.
Nell'immaginario collettivo l'espressione essere come Romeo e Giulietta è, anche per coloro che sono venuti a contatto in maniera marginale con questo classico, una diretta evocazione dei sentimenti amorosi così mirabilmente e poeticamente descritti dal dramma scespiriano.

Indice

[modifica] Trama

Nel prologo, il coro racconta agli spettatori come due nobili famiglie di Verona, i Montecchi e i Capuleti, si siano osteggiate per generazioni e che "dai fatali lombi di due nemici discende una coppia di amanti, nati sotto cattiva stella", il cui tragico suicidio porrà fine al conflitto.

Il primo atto comincia con una rissa di strada tra i servi delle due famiglie, interrotta dal Principe di Verona, che per ogni ulteriore scontro dichiarerà responsabili con le loro stesse vite i capi delle due famiglie per poi disperdere la folla. Paride, un giovane nobile, ha chiesto al Capuleti di dargli in moglie la figlia tredicenne, Giulietta. Capuleti lo invita ad attirarne l'attenzione durante il ballo in maschera del giorno seguente, mentre la madre di Giulietta cerca di convincerla ad accettare le profferte di Paride. Questa scena introduce la nutrice di Giulietta, l'elemento comico del dramma. Romeo, dal canto suo, è innamorato di Rosalina, una Capuleti (personaggio che non compare mai). Mercuzio e Benvolio cercano invano di distogliere Romeo dalla sua malinconia, quindi decidono di andare mascherati alla casa dei Capuleti. Romeo, che spera di vedere Rosalina al ballo, incontra invece Giulietta.

Romeo e Giulietta, dipinto di Ford Madox Brown
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Romeo e Giulietta, dipinto di Ford Madox Brown

I due ragazzi si scambiano poche parole, ma queste sono sufficienti a farli innamorare l'uno dell'altra e a baciarsi. Prima che il ballo finisca, la Balia dice a Giulietta il nome di Romeo, e (separatamente) viceversa. Romeo, rischiando la vita, resta nel giardino dei Capuleti dopo la fine della festa, e nella famosa scena del balcone, i due si dichiarano il loro amore e decidono di sposarsi in segreto. Il giorno seguente, con l'aiuto della Balia, il francescano Frate Lorenzo unisce in matrimonio Romeo e Giulietta, sperando così di portare pace tra le due famiglie attraverso la loro unione.

Le cose precipitano quando Tibaldo, cugino di Giulietta e di temperamento iracondo, incontra Romeo e cerca di provocarlo a un duello. Romeo rifiuta di combattere contro colui che è ormai anche suo cugino, ma Mercuzio (ignaro di ciò) raccoglie la sfida. Tentando di separarli, Romeo inavvertitamente permette a Tibaldo di ferire Mercuzio, che muore augurando "la peste a tutt'e due le vostre famiglie". Romeo, nell'ira, uccide Tibaldo. Il Principe condanna Romeo all'esilio: dovrà lasciare la città prima dell'alba del giorno seguente. I due sposi riescono a passare insieme un'unica notte d'amore. All'alba, svegliati dal canto dell'allodola, messaggera del mattino (che vorrebbero fosse il canto notturno dell'usignolo), si separano e Romeo fugge a Mantova.

Giulietta dovrebbe però sposarsi tre giorni dopo con Paride. Frate Lorenzo, esperto in erbe medicamentose, dà a Giulietta una pozione che la porterà a una morte apparente per quarantadue ore. Nel frattempo il frate manda un messaggero a informare Romeo affinché egli la possa raggiungere al suo risveglio e fuggire a Mantova.

Romeo e Giulietta (Atto V, scena III), Incisione di P. Simon da un dipinto di J. Northcode
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Romeo e Giulietta (Atto V, scena III), Incisione di P. Simon da un dipinto di J. Northcode

Sfortunatamente il messaggero del frate non riesce a raggiungere Romeo poiché Mantova è sotto quarantena per la peste, e Romeo viene a sapere da un servitore della famiglia del funerale di Giulietta (una interessante incongruenza nella storia: come avrebbe fatto il servitore a tornare a Mantova dopo aver assistito al "funerale" di Giulietta?). Romeo si procura un veleno, torna a Verona in segreto e si inoltra nella cripta dei Capuleti, determinato ad unirsi a Giulietta nella morte.

Dopo aver ucciso in duello Paride, che era giunto anche lui nella cripta, e aver guardato teneramente Giulietta un'ultima volta, si avvelena pronunciando la famosa battuta "E così con un bacio io muoio" (Atto 5 scena III). Quando Giulietta si sveglia, trovando l'amante morto, si trafigge con il suo pugnale.

Nella scena finale, le due famiglie e il Principe accorrono alla tomba, dove Frate Lorenzo gli rivela l'amore e il matrimonio segreto di Romeo e Giulietta. Le due famiglie, come anticipato nel prologo, sono riconciliate dal sangue dei loro figli, e pongono fine alla loro guerra.

[modifica] Origini

[modifica] Origini classiche

Il dramma è soprattutto di ispirazione medievale, nonostante Carol Gesner e J.J. Munro abbiano dimostrato come il motivo sia già presente nella letteratura greca antica nei Babyloniaka di Giamblico e negli Ephesiaka di Senofonte Efesio. In questo secondo romanzo Anzia, una donna separata dal marito a causa della sorte avversa, viene salvata da una banda di ladri di tombe. Sopraffatti dall'eroico Perilao, questi pretende da lei di sposarlo per riconoscenza, creando la stessa situazione provocata da Paride in Shakespeare. Disperata, beve una pozione che crede essere veleno, ma che produce, come in Giulietta solo uno stato letargico. Risvegliatasi, è tratta in salvo dagli stessi tombaroli con i quali parte per altre avventure.

[modifica] Giulietta e Romeo nella letteratura italiana

Lapide commemorativa di Luigi da Porto (Vicenza, Contrà Porti)
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Lapide commemorativa di Luigi da Porto (Vicenza, Contrà Porti)

I nomi delle due famiglie in lotta erano già noti nel Trecento, inserite da Dante nella sua Commedia (Purgatorio, VI, 105). Solo i Montecchi sono veronesi, i Capuleti sono in origine bresciani, anche se i novellieri ne porranno la dimora in un'unica città. Il contesto storico in Dante non fa riferimento alle vicende dell'amore contrariato tra gli amanti di queste famiglie, che non vi appaiono. Piuttosto è un discorso politico contro le faide tra Guelfi e Ghibellini delle diverse città-stato che insanguinavano e dividevano l'Italia. Non si trattava dunque di una lotta intestina ma tra clan di due città rivali.

La novella di Luigi da Porto, frontespizio
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La novella di Luigi da Porto, frontespizio

Una prima struttura della trama si delinea invece nella novella di Mariotto e Ganozza di Masuccio Salernitano, composta nel 1476 ma ambientata a Siena. Sia il tono che la trama dell'opera mostrano delle notevoli differenze dall'opera di Shakespeare: Masuccio insiste più volentieri, almeno all'inizio, sull'aspetto erotico e spensierato della loro relazione, ben lontana dall'aspetto di sacralità che acquisterà in seguito. Ganozza trangugia allegramente la pozione (la Giulietta di Shakespeare berrà il narcotico con terrore, e da quei suoi versi usciranno dei presagi sinistri della catastrofe che seguirà di lì a poco). L'ambientazione di Masuccio è molto più solare, mediterranea, priva dell'atmosfera gotica anglosassone, e la morte di Tebaldo, qui scaduto ad un ignoto "onorevole cittadino" è effetto (non immediato) di una bastonata assestatagli da Mariotto in seguito ad un'animata discussione. Non vi è ancora nessun duello, né un Mercuzio.

Luigi da Porto nella sua Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti, pubblicata nel 1530 circa, diede alla storia molto della sua forma moderna, rinominando i giovani Romeus e Giulietta e trasportando l'azione da Siena a Verona (città che ai tempi di Da Porto era strategicamente importante per Venezia), all'epoca di Bartolomeo della Scala, nel 1301-1304.

Rielaborata nelle riduzioni drammatiche Giulia e Romeo di Clizia (1553) e Hadriana di Luigi Groto (1578), fu ripresa da Matteo Bandello e inclusa nelle sue Novelle del 1554. L'ambientazione, ormai, è quella definitiva:

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«Nel tempo che Bartolommeo dalla Scala, signore cortese ed umanissimo, il freno alla mia bella patria a sua posta e strigneva e rallentava, furono in lei, secondo che mio padre dicea aver udito, due nobilissime famiglie per contraria fazione, ovvero particolar odio; nemiche, l'una è Capelletti, l'altra è Montecchi nominata...»

[modifica] Versioni francesi e inglesi

Il poema di Arthur Brooke, frontespizio
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Il poema di Arthur Brooke, frontespizio

La novella di Bandello fu tradotta in francese da Pierre Boaistuau (1559), che a sua volta venne tradotto in inglese, sia in prosa (da William Painter nel suo Palace of Pleasure, 1567) che in versi: il poema narrativo Tragicall Historye of Romeus and Juliet, scritto nel 1562 da Arthur Brooke fu infine la fonte primaria del Romeo and Juliet scespiriano. Si tratta di un poema drammatico di poco più di tremila versi, scritto in rime baciate di esametri giambici alternate a eptametri. Il risultato è piuttosto monotono, spesso sin troppo moraleggiante come in Boaistuau e i personaggi sono privi della freschezza scespiriana. Ma Shakespeare, pur cambiandone il tono in parecchie parti, ne segue molto fedelmente la trama. A Brooke dobbiamo tra l'altro la felice invenzione della balia così come appare in Shakespeare, un po' sboccata ma generosa con tutti, spontanea, dall'irresistibile umorismo popolaresco.

[modifica] La rielaborazione scespiriana

La modifica sostanziale che Shakespeare fa della vicenda, più che nelle azioni e nei fatti, consiste nella 'morale' e nella impostazione del senso della storia. Gli amanti «sfortunati e disonesti» descritti da Brooke diventano personaggi archetipici dell'amore tragico, riflettendo allo stesso tempo la crisi del mondo culturale e sociale dell'epoca, in cui il Principe e la Chiesa non riescono più ad imporre l'ordine (materiale e spirituale). Nella versione di Boaistiau ancora si condanna apertamente l'unione tra Romeo e Giulietta, colpevoli di avere ascoltato i loro istinti voltando le spalle ai sentimenti delle loro famiglie e l'ordine sociale a cui tutti debbono conformarsi.

Shakespeare arricchì e trasformò stilisticamente la trama in modo più intenso con le vivide caratterizzazioni dei personaggi minori, tra cui Benvolio, amico di Romeo e vicino al Principe, nelle funzioni di testimone della tragedia, la nutrice (appena accennata da Brooke) che rappresenta un momento di comica leggerezza, e infine Mercuzio, creatura scespiriana di straordinaria potenzialità drammatica e figura emblematica, che incarna l'amore dionisiaco e vede la donna solo nel suo aspetto più immediatamente materiale. Romeo rivela però una concezione più alta, che innalza Giulietta oltre la pura materialità dell'amore.

In Shakespeare il tempo rappresentato si comprime al massimo, aumentando così l'effetto drammatico. La vicenda, originariamente della durata di nove mesi, si svolge in pochi giorni, da una domenica mattina di luglio alla successiva notte del giovedì. Il percorso drammaturgico si brucia in una sorta di rito sacrificale, con i due giovanissimi protagonisti travolti dagli avvenimenti, e (come scrive Silvano Sabbadini in una sua introduzione all'opera) dall'impossibilità di un passaggio all'età adulta, alla maturazione.

Nonostante la diversità di impostazione, nel Romeo e Giulietta scespiriano è possibile ravvisare citazioni quasi letterali da Brooke, che sembrano dimostrare come prima della composizione il Bardo di Avon dovesse conoscere il poema quasi a memoria. Ma vi sono anche influenze dirette da altri autori, seppure in misura minore: oltre ad echi del già citato Palace of Pleasure vi sono anche quelli del Troilo e Criseide di Geoffrey Chaucer, che il Nostro doveva conoscere molto bene, derivati a loro volta dal Filostrato boccaccesco che Shakespeare sembra però non avere mai letto.

Al tempo in cui il Bardo di Avon iniziava la sua carriera drammaturgica, la storia dei due amanti infelici aveva ormai fatto il giro dell'Europa, riempiendo non solo le librerie ma anche gli arazzi delle case. Il Brooke stesso ci parlava già, trent'anni prima dell'esordio di Shakespeare, dell'esistenza di un famoso dramma sull'argomento, non specificandone però l'autore. La popolarità di questo protodramma, anche se non ci sono pervenuti copioni né adattamenti, induce facilmente a pensare che molti autori minori avessero già messo in scena la storia un gran numero di volte prima che il Shakespeare si cimentasse con la propria versione.

[modifica] Composizione e stampa

[modifica] Elementi per una datazione

Il Quarto del 1599
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Il Quarto del 1599

L'opera è stata scritta presumibilmente tra il 1594 e il 1596. Nel testo del dramma, in una battuta della balia, si afferma come siano passati esattamente undici anni da un terremoto che avrebbe scosso la città di Verona. Per quanto non si possa fare affidamento sulla buona memoria di un personaggio, parte della finzione scenica, questo elemento ha suscitato interessanti riflessioni. Di quale città sta parlando Shakespeare, di quella in cui realmente si svolge la rappresentazione (quindi di Londra) o di quella fittizia, la Verona cinquecentesca rappresentata sulla scena?

Nel primo caso, quello in cui ci si riferisca al terremoto che colpì Londra nel 1580, la data sarebbe troppo prematura, perché porterebbe la composizione al 1591, anno precedente all'attività letteraria di Shakespeare, iniziata non prima della chiusura dei teatri da parte della City nel 1593. Più felice cronologicamente sarebbe caso mai il riferimento di Sidney Thomas al terremoto europeo del 1584, ma il fatto che la scossa fosse avvertita in modo molto intenso tra le Alpi come afferma Sarah Dodson non avrebbe certo aggiunto colore locale alla tragedia, non potendo il pubblico inglese disporre di informazioni di prima mano su Verona, città di cui lo stesso Shakespeare avrebbe avuto solo una conoscenza indiretta e sommaria attraverso opere scritte, ma non certo italiane.

Per fare più luce sulla data di composizione è utile tenere in considerazione il lasso di tempo che intercorre tra il 1594 (la riapertura dei teatri) e il 1597, data della stampa non autorizzata del cattivo in-quarto (vedi sotto). Gibson e altri notano comunque che prima del 1597 l'opera era già stata rappresentata, e che prima di mettere in scena qualsiasi rappresentazione occorrono diversi mesi di prove e di preparazione. Questo ci farebbe scendere suppergiù al 1596. Una data che si situa tra il 1594 e il 1596 sarebbe confortata dall'esame di opere stilisticamente affini a Romeo e Giulietta. I due gentiluomini di Verona, (che C. Leech attribuisce al 1593-1594) e La commedia degli errori che probabilmente la precedette di poco.

Ambedue le commedie attingono abbondantemente al poema di Brooke, e ne I Due Gentiluomini di Verona sono già contenute moltissime situazioni che troviamo in Romeo e Giulietta: Valentino raggiunge la finestra dell'amata con una scala di corda, il padre di Silvia vuole sposarla contro la sua volontà a uno sciatto pretendente, Thurio, Valentino è bandito da Verona e si rifugia a Mantova, compare perfino un frate di nome Lorenzo accanto a Frate Patrizio, ecc. Secondo i critici I Due Gentiluomini sarebbe il passo decisivo verso Romeo e Giulietta, essendo ragionevole supporre che Shakespeare si cimentasse in una versione drammatica (ben più impegnativa) del poema di Brooke solo dopo avere tastato il terreno con una versione comica.

Nei primi mesi del 1597 l'opera è per la prima volta data alle stampe da John Danter e Edward Allde in una edizione fraudolenta: è frutto di una ricostruzione mnemonica di qualche attore che ha partecipato alla rappresentazione probabilmente con l'aiuto di uno stenografo. Secondo H.P. Hoppe, Danter, in seguito alla stampa non autorizzata di un altro testo (Jesus Psalter) subirà la distruzione della sua tipografia tra il 9 febbraio e il 27 marzo dello stesso anno.

[modifica] Analisi dei quarti

Il primo Quarto del 1597
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Il primo Quarto del 1597

Il lavoro di Danter si limita ai fogli A-D, e secondo Hoppe sarebbe stato ripreso da Allde solo dopo questo incidente (fogli E-K). Ma J.A. Lavin, sulla scorta di esempi simili (come per due libri del Greene, il cui lavoro di stampa fu diviso tra lo stesso Danter e Wolf) ha dimostrato che spesso più stampatori si dividevano uno stesso lavoro, per cui le due sequenze di (Q1) potrebbero essere state stampate contemporaneamente. In questo senso la distruzione del laboratorio di Danter non sarebbe di molto aiuto per stabilire la cronologia della stampa di (Q1), mentre l'osservazione di Lavin ci permetterebbe di anticiparne la data di uscita, collocabile al massimo nel marzo 1597.

Questa edizione è chiamata il primo in-quarto (Q1), o il cattivo in-quarto, e presentando l'opera,

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«AN EXCELLENT conceited Tragedie OF Romeo and Iuliet, As it hath been often (with great applause) plaid publiquely, by the right Honourable the L. of Hunsdon, his Servants. LONDON, Printed by Iohn Danter. 1597»

afferma come «sia stata spesso e con gran successo rappresentata pubblicamente dai servitori dell'onorevole Lord Hunsdon». Avendo la compagnia del Lord Ciambellano Henry Hundson cominciato ad operare nel 1594, ed essendo il ciambellano morto due anni dopo, la datazione del dramma potrebbe inserirsi in questo lasso di tempo.

In questa edizione alcune battute sono fuori posto: in molti casi vengono anticipati versi che in (Q2) si presentano dopo, talvolta tra i versi "buoni" vengono a inserirsi queste anticipazioni che rischiano di dare informazioni non necessarie sugli sviluppi successivi, rovinando il gusto della lettura. Infine alcune scene o dialoghi sono parafrasati in modo pedestre proprio perché lo stenografo ricorda il contenuto e lo stende discorsivamente: stravolge così l'ordine metrico, il linguaggio diventa casuale al pari di una frase annotata rapidamente su un pezzo di carta volante. Il tutto fatto il più presto possibile, appunto come uno stenografo.

Spesso (Q1) appare come una specie di riassunto di (Q2), omettendo addirittura la rissa con la quale si apre il dramma, solo per tradurne i particolari nei prompt di scena. Infatti in Q1 sono presenti molte indicazioni sceniche e didascalie che mancano invece in Q2 (il secondo in-quarto) e che ci hanno dato preziose informazioni sulla dinamica della messa in scena, della struttura e del funzionamento del teatro di allora.

(Q2) fu pubblicata da Thomas Creede nel 1599. «Corretto, aumentato ed emendato», esso si basa solo in piccola parte sulla prima edizione, non solo generalmente inaffidabile per i motivi sopra accennati, ma anche in quanto costituisce un atto di giustizia contro la copia pirata che non viene dalla mano di Shakespeare. Mentre il secondo in-quarto non stabilisce l'edizione definitiva a cui si conformano le altre, gli studiosi sono concordi nel ritenerla opera di Shakespeare, nonostante le frequenti ripetizioni del tipografo di versi o espressioni simili tra loro.

I difetti di (Q2) non sarebbero però da imputare ad editori o stampatori, ma al fatto che (Q2) fosse la stampa di una brutta copia a cui l'autore stava ancora lavorando (le ripetizioni non sarebbero che varianti sulle quali Shakespeare stesso non aveva preso ancora una decisione). Tale versione sarebbe stata data in modo un po' affrettato alle stampe per smentire la bontà del falso in-quarto (come si verificava per altri pessimi in-quarti).

Resta comunque il fatto che si tratta di una edizione emendata e ampliata per il lettore, in cui la freschezza e spontaneità del copione è stata in parte soppiantata da differenti esigenze editoriali, più conformi a quelle di chi ama leggere che assistere di persona alla rappresentazione. In questo caso, (Q1) e altri cattivi in-quarti, come altre testimonianze delle cronache sono state di aiuto per la restitutio dell'opera originale.

Un terzo in-quarto (Q3), sostanzialmente una ristampa di (Q2), appare nel 1609, e successivamente un quarto (Q4) del 1622, che riproduce(Q3) senza trascurare elementi importanti di (Q1). Da taluni sarebbe attribuito al 1611 o al 1615, e porta per la prima volta sul frontespizio il nome di Shakespeare. (Q5) (1637) non è che una copia di (Q4). Eccetto (Q1) e (Q2) si tratta di versioni che hanno però un interesse più storico che filologico, trattandosi perlopiù di copie che introducono nuovi errori e imprecisioni. Gibson e altri studiosi pongono però (Q3) su un livello più alto delle successive, data la precisione e l'onestà del copista nella consultazione delle fonti precedenti.

Nell'edizione in-folio del 1623 comprendente la maggior parte delle opere scespiriane a noi pervenute, è presente la copia di uno dei precedenti in-quarto (secondo alcuni studi il Q2[1], per altri un insieme del Q3 e Q4[2]). Secondo l'Arden Shakespeare l'in-folio 1623 si basa sul (Q4) con alcune eccezioni tratte da (Q3).

[modifica] Contesto storico

[modifica] Italia e Inghilterra nel cinquecento

La tragedia prende le sue mosse dal contesto storico dell'epoca. Nel periodo in cui il dramma è ambientato, l'Italia non esisteva ancora come stato unitario, e i suoi Comuni erano divisi, in guerra tra loro e con lo Stato Pontificio. Verona e Venezia in particolare furono nel Cinquecento una spina nel fianco della Chiesa Cattolica. Nel Regno d'Inghilterra, d'altro canto, nel periodo in cui il dramma venne composto regnava Elisabetta I che, come tutti i sovrani britannici successivi a Enrico VIII (padre di Elisabetta), era a capo della chiesa protestante anglicana.

È quindi comprensibile che Romeo e Giulietta dipinga l'ambiente cattolico a tinte fosche, evocando sulla scena le paure diffusesi in Inghilterra in seguito al formale distacco della Regina Elisabetta dalla Chiesa di Roma (dopo i tentativi di restaurazione cattolica della sorellastra Maria, che la precedette sul trono) che provocò quindi l'uscita dalla coalizione di stati cattolici, e l'aperto sostegno a tutti i partiti protestanti europei. In questo periodo si consumarono le Guerre di Religione (1572-1604) francesi, la cui violenza era culminata, venti anni prima della composizione della tragedia, nella sanguinosa Notte di San Bartolomeo.

Elisabetta, dopo lo scisma consumato dal padre, fece adottare un catechismo diverso da quello cattolico (Book of Common Prayer), permettendo la traduzione in lingua inglese delle Sacre Scritture. Nel 1588 la regina, dopo avere rifiutato la corte insistente del cattolicissimo Filippo II di Spagna, sconfigge, complice l'instabile clima atlantico, l'Invincible Armada inviata dal sovrano per conquistare l'isola. Se la vittoria sancì la superiorità marittima dell'Inghilterra aprendole la strada alle Americhe, scagliò però contro Elisabetta le ire di tutti i sovrani cattolici, diffondendo soprattutto a Londra un clima di paura, fomentato da intrighi di corte, spie, non certo alleviato dalla discreta presenza di una comunità di drammaturghi italiani.

Il gotico inglese muove i suoi primi passi proprio dal teatro elisabettiano, il cui sfondo sono le guglie di chiese e castelli anglosassoni, arricchito di stereotipi mutuati dal mondo cattolico, quali la cripta dei delitti e delle torture, le torbide vicende di amanti perseguitati dentro le mura di conventi spagnoli o italiani. In questo clima, frate Lorenzo diventa lo strumento di una provvidenza che opera al rovescio. Benché motivato dalle migliori intenzioni, il suo piano, complice il fato avverso, porta al suicidio di Romeo e Giulietta. Le arti magiche del frate, creatore della pozione narcotica, gettano una luce sinistra e provocano nel pubblico lo stesso terrore che si impossessa di Giulietta un istante prima di bere la fiala.

[modifica] Le prime rappresentazioni

Il Globe, ricostruito nel 1996 sul sito originario
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Il Globe, ricostruito nel 1996 sul sito originario

Rappresentata sicuramente prima del 1597, si ritiene che l'opera possa esser stata messa in scena dai Lord Chamberlain's Men, la compagnia del ciambellano Hunsdon che più tardi, nel 1603, prese il nome di King's Men. Nella compagnia recitavano Richard Burbage e lo stesso Shakespeare. Burbage potrebbe essere stato il primo attore ad interpretare Romeo, con il giovane Robert Goffe nella parte di Giulietta. Il dramma sarebbe stato rappresentato nel teatro, costruito nel 1596 dal padre di Burbage, chiamato The Theatre (IL Teatro) (in seguito smantellato dai Burbage e ricostruito come Globe Theatre) e al Curtain, costruito nell'anno successivo, entrambi nella periferia della City di Londra. I due edifici, di forma simile, erano anfiteatri nei quali il pubblico assisteva alle rappresentazione in una corte interna, scoperta, o nei palchetti. Si avvalevano di luce naturale, e il prezzo del biglietto era in genere di un penny. Come nella maggioranza delle rappresentazioni del teatro elisabettiano, il dramma si svolgeva su un palco centrale, circondato per tre lati dal pubblico, e la mancanza di effetti speciali e scenografie elaborate lasciava il compito evocativo interamente alla maestria degli attori.

[modifica] Commento

[modifica] Romeo e Giulietta, tragedia della fortuna

[modifica] Destino e libero arbitrio nel medioevo

Romeo e Giulietta è ancora in gran parte un dramma medievale, ancorché di argomento profano: molte di queste opere, raccontate anche in novelle parlavano dell'ascesa di re, principi e imperatori e della loro caduta per opera del fato. Lo stesso valga per le versioni più romantiche di questi racconti a fine edificante, quasi sempre storie di amanti infelici. In generale nel medioevo i difetti personali e l'autodeterminazione non avevano alcun potere nelle vicende degli uomini, regolate solo da una provvidenza spesso crudele e imperscrutabile, controparte letteraria dei vari memento mori custoditi nelle dimore medievali, dai macabri ritratti della morte ricoperta da un manto nero con una falce in mano a varie statuette sullo stesso tema.

Il Dio cristiano dei predicatori medievali è tanto imperscrutabile nel suo operato quanto terribile e severo, e così lo ritraggono alcuni tra i più grandi predicatori, da Bonvesin de la Riva a Girolamo Savonarola. L'individuo quale noi intendiamo oggi è una creazione moderna: ogni persona era considerata non in sé ma in quanto parte della comunità da cui dipendeva e a cui tutto doveva. In confronto alle epoche successive, ben poche sono le opere firmate nel medioevo, che ignorava il diritto d'autore. La mancanza della centralità dell'individuo sia a livello terreno che escatologico è probabilmente responsabile dello scarso affidamento che fa la cultura medievale sulla possibilità della volontà umana di cambiare i destini del mondo. Tanto per citare un celeberrimo passo della Divina Commedia, in cui Dante chiede a Virgilio cosa sia la fortuna:

La ruota della fortuna in De casis viris illustribus di Giovanni Boccaccio
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La ruota della fortuna in De casis viris illustribus di Giovanni Boccaccio
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«:Colui lo cui saver tutto trascende,
[...]
ordinò general ministra e duce
che permutasse a tempo li ben vani
di gente in gente e d'uno in altro sangue,
oltre la difension di senni umani;
[...]
Vostro saver non ha contrasto a lei:
questa provede, giudica e persegue
suo regno come il loro li altri dei.
Le sue permutazion non hanno triegue;
necessità la fa esser veloce;
sì spesso vien chi vicenda consegue.
Quest'è colei ch'è tanto posta in croce
pur da color che le dovrìen dar lode,
dandole biasmo a torto e mala voce;
ma ella s'è beata e ciò non ode:
con l'altre prime creature lieta
volve sua spera e beata si gode.»

La caduta di questi personaggi era un monito alla vanità degli uomini che si occupano troppo dei beni terreni perdendo di vista Dio, unica fonte di salvezza. Shakespeare fa un passo avanti in questo senso, introducendo nei personaggi del dramma dei difetti personali (l'avventatezza degli amanti, la passione sanguinaria per il duello di Mercuzio e Tebaldo, ecc.) ma lasciando nell'ambiguità se essi incidano fatalmente sull'esito della storia.

[modifica] Interpretazioni recenti

Alcuni contestano il fatto che la fine di Romeo e Giulietta non accada per le loro debolezze ma sia soltanto il frutto di azioni di terzi o incidenti. Al contrario delle altri grandi tragedie, "Romeo e Giulietta" è più una tragedia di contrattempi e di destino beffardo. Tuttavia, altri considerano l'avventatezza e la giovinezza di Romeo e Giulietta la causa della loro morte.

L'intromissione di Romeo nel duello tra Mercuzio e Tebaldo è a fin di bene, per separarli, ma produce ironicamente la morte di Mercuzio, mentre la lettera non è recapitata a Romeo solo per colpa della peste. Infine, se solo fosse arrivato un'istante dopo al cimitero dei Capuleti, Romeo avrebbe potuto sincerarsi della salute di Giulietta buttando alle ortiche la sua fiala di veleno. Che la responsabilità personale potrebbe se esercitata al meglio solo posporre il tragico destino degli amanti pare trasparire dalle numerose allusioni scespiriane, in cui si parla dell'influsso nefasto delle stelle, del timore di terremoti improvvisi e di folgori a ciel sereno. Al di là di questo quadro generale, i critici hanno formulato osservazioni non sempre concordi.

Secondo M.Garber, ad esempio, «le cause della tragedia hanno origine in quegli stessi che ne soffrono le conseguenze». Secondo questa interpretazione, il dramma sarebbe da iscrivere tra i morality plays, e la conclusione tragica sarebbe un monito per chi voglia seguire i propri desideri istintivi senza mediazioni e pazienza. J.W.Draper, sottolineando il fato avverso che guida i destini dei protagonisti, dipinge Romeo e Giulietta come «marionette» in balìa delle stelle, incapaci di contrastare ciò che è già determinato a priori. Tra queste posizioni ci sono molte sfumature, tra chi sostiene la presenza in Shakespeare di una dose di responsabilità individuale nel destino degli eroi tragici, che emergerà meglio nei drammi più maturi (G.I.Duthie) e chi riduce la vicenda a tragedia della sfortuna, trasformando il fato in puro evento casuale. (T.J.Spencer).

[modifica] Stile

[modifica] Tragedia o tragicommedia?

Dal punto di vista stilistico, le opinioni non sono meno contrapposte. Romeo e Giulietta è uno dei primi lavori di Shakespeare. Classificato come una tragedia, non ha le caratteristiche delle successive 'grandi tragedie' come Amleto e Macbeth

Baldini afferma come il Romeo e Giulietta sia «...un esperimento fallito, ché i vari moduli - eufuistico, fiammingo, senechiano, e, infine, realistico - non pervengono ad armonizzarsi tra loro, ma restano vistosamente isolati...», mentre Granville-Barker definisce facilmente l'opera come tragedia lirica.

Benedetto Croce definì il dramma «tragedia d'una commedia», Wain «commedia che si conclude tragicamente» e Northrop Frye una «commedia rovesciata».

La struttura drammaturgica di "Romeo e Giulietta" è in pratica una via di mezzo tra una commedia (trae molto materiale dai Due gentiluomini di Verona) e una tragedia. Il sacrificio dei due amanti, al di là dell'evento tragico, ha delle ricadute positive. Sebbene al prezzo delle vite dei due giovani amanti, una faida ormai antica cessa per sempre, permettendo così di evitare ulteriori scontri che avrebbero portato ad altri morti e altro dolore. D'ora in poi, capiamo che Verona godrà di una pace duratura e che le due famiglie hanno suggellato una duratura amicizia.

[modifica] Immagini e simbolismo

La Statua di Giulietta a Verona
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La Statua di Giulietta a Verona

L'uso del contrasto tra luce ed ombra anima incessantemente le vicende di Romeo e Giulietta. Normalmente questa dinamica è percepita come contrasto tra vita e morte, amore e guerra, ma qui il rapporto si ribalta, perché se le faide tra Capuleti e Montecchi avvengono alla luce del sole, il contratto amoroso dei due amanti è sugellato prima ancora che dal matrimonio, dall'"incostante luna", sotto la quale Romeo implora la sua amante. Prima ancora della scena del balcone, alla festa dei Capuleti in cui la prima volta Romeo vede Giulietta afferma che

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«She doth teach the torches to burn bright

It seems she hangs upon the cheek of night

As a rich jewel in an Ethiop's ear »
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«Mostra lei alle torce come si fa a brillare

ché pare un pendente sulle gote della notte,

come il ricco gioiello all'orecchio dell'Etiope »
(I, v 42-45 )

Più tardi, spiando Giulietta affacciata al balcone dopo essersi introdotto nel giardino dei Capuleti, giura che i suoi occhi catturano "two of the fairest stars in all the heaven", cioè "due delle stelle più belle del firmamento" (II,ii, 15). Con questi confronti Romeo sfida la bellezza di Proserpina, divinità della notte, umiliandola davanti a alla sua amante, e dal fato, che regge il destino di questi "star-cross'd lovers" sarà punito con la sua amata con la notte eterna.

Tanti sono i sinistri presagi che sembrano anticipare poco a poco la tragedia finale e che Giulietta cerca di esorcizzare attraverso l'atto del matrimonio, che dovrebbe garantire la protezione degli sposi dalle potenze degli inferi (annoverate dalla tradizione medievale tra le divinità infernali) che incombono pesantemente sulla loro vicenda.

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«Although I joy in thee,

I have no joy in this contract tonight:
It is too rash, too unadvised, too sudden,
Too like the lightning, which doth cease to be

Ere one can say 'it lightens' (...)»
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«Anche se tu mi dai tanta gioia

questo giuramento di stanotte non mi piace:
È troppo avventato, affrettato, improvviso,
troppo simile al lampo, che svanisce

prima di poter dire 'eccolo, guarda' (...)»
(II,ii,117-124 )

e molto più tardi, raggiunta l'amata nella cripta:

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«...her beauty makes
This vault a feasting presence, full of light.  »
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«...tanto lei è bella
che questa cripta si illumina a festa.  »
(V,iii, 85-86 )

Il riferimento alla folgore amorosa si avvera drammaticamente nella cripta di Giulietta, quando Romeo ne ammira la bellezza prima di porre fine alla sua vita.

L'amore stesso tra i due amanti è un ossimoro, un paradosso vivente che nell'impossibilità di essere risolto vince la morte stessa, ed è proprio la morte che dà vita e illumina la notte nell'estasi più grande provata da Romeo alla vista dell'amata. Ciò che il giorno aveva negato ai due amanti, dal riconoscimento della loro unione alla celebrazione di un matrimonio è alla fine concesso nella cripta, la chiesa sul cui altare trionfa l'amore più profondo, che contagia finalmente anche le loro famiglie.

L'opera, così ricca di ossimori, è in fondo essa stessa concepita in questa visione in cui i ruoli di luce e tenebre si scambiano continuamente. Il giorno assume la connotazione negativa del tempo ordinario, quello che sancisce i riti della vita sociale borghese e delle sue regole, dalle faide tra i servi alla comparsa di Paride che, promesso in sposo a Giulietta dal vecchio Capuleti, precipita gravemente la situazione dei due amanti.

Il giorno anche è il trionfo della ragione economica e degli interessi pratici (l'amore inteso come matrimonio di convenienza), dell'ordine politico che pure è pervertito per garantire unicamente gli interessi materiali dei Capuleti e dei Montecchi anche sfidando il monito di Escalo, principe di Verona, con l'uccisione del suo caro amico e parente Mercuzio. Garante di quest'ordine negativo è Marte, dio della guerra e di quel falso senso di onore che infiamma le due famiglie spargendo di sangue le strade della 'bella Verona'.

La concezione dell'amore di questa società è puramente terreno, anche se ufficialmente negato, rivelato nella sua crudezza solo dalle battute erotiche di Mercuzio alle oscenità popolane della balia. Il discorso della regina Mab è una presa in giro all'amore, e Mercuzio stesso sarà punito da Venere dalle stesse fate ed elfi da lui evocati con sarcasmo. Mercuzio non conoscerà l'amore e solo l'amore tra Romeo e Giulietta, protetti da Venere, riuscirà, pur a caro prezzo, a trascendere l'erotismo senza negarlo, sublimandolo in un sentimento più alto, perfetto nell'eternità, eterno come quest'opera che ha acquistato ormai un valore universale.

[modifica] Uso del metro poetico

Come in tutte le tragedie di Shakespeare, "Romeo e Giulietta" è scritto in versi, anche se qui non è il pentametro giambico a prevalere, ma il verso rimato, specialmente il sonetto, utilizzato ad esempio nel prologo dal coro (I,i, vv.1-14), o nel dialogo fra Giulietta e Romeo nella scena in cui si incontrano per la prima volta:

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«ROM. – \mathfrak{I}f I profane with my unworthiest hand

This holy shrine, the gentle fine is this:
My lips, two blushing pilgrims, ready stand
To smooth that rough touch with a tender kiss.

JUL. – Good pilgrim, you do wrong your hand too much,
Which mannerly devotion shows in this;
For saints have hands that pilgrims' hands do touch,
And palm to palm is holy palmers' kiss.

ROM. – Have not saints lips, and holy palmers too?

JUL. – Ay, pilgrim, lips that they must use in pray'r.

ROM. – O, then, dear saint, let lips do what hands do!
They pray; grant thou, lest faith turn to despair.

JUL. – Saints do not move, though grant for prayers' sake.

ROM. – Then move not while my prayer's effect I take.
Thus from my lips, by thine my sin is purg'd. [Kisses her.]

JUL. – Then have my lips the sin that they have took.

ROM. – Sin from my lips? O trespass sweetly urg'd!
Give me my sin again. [Kisses her.]

JUL. – You kiss by th' book.»
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«ROMEO – Se con indegna mano profano questa tua santa reliquia (è il peccato di tutti i cuori pii),

queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini, son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio.

GIULIETTA – Pellegrino, alla tua mano tu fai troppo torto, ché nel gesto gentile essa ha mostrato la buona devozione che si deve. Anche i santi hanno mani, e i pellegrini le possono toccare, e palma a palma è il modo di baciar dei pii palmieri.

ROMEO – Santi e palmieri non han dunque labbra?

GIULIETTA – Sì, pellegrino, ma quelle son labbra ch'essi debbono usar per la preghiera.

ROMEO – E allora, cara santa, che le labbra facciano anch'esse quel che fan le mani: esse sono in preghiera innanzi a te, ascoltale, se non vuoi che la fede volga in disperazione.

GIULIETTA – I santi, pur se accolgono i voti di chi prega, non si muovono.

ROMEO – E allora non ti muovere fin ch'io raccolga dalle labbra tue l'accoglimento della mia preghiera. (La bacia) Ecco, dalle tue labbra ora le mie purgate son così del lor peccato.

GIULIETTA – Ma allora sulle mie resta il peccato di cui si son purgate quelle tue!

ROMEO – O colpa dolcemente rinfacciata! Il mio peccato succhiato da te! E rendimelo, allora, il mio peccato. (La bacia ancora)

GIULIETTA – Sai baciare nel più perfetto stile.»
(traduzione italiana di Goffredo Raponi)

Questo sonetto (a cui si aggiunge una quartina conclusiva) raffigura Romeo come un pellegrino che arrossisce (palmer) e che prega su un'immagine della Madonna, come facevano molte persone nella prima metà del sedicesimo secolo in Inghilterra nei santuari come quello di Nostra Signora di Walsingham. [3] Per il suo uso abbondante delle rime, il ricercato linguaggio dell'amor cortese che si accompagna ad un ricco repertorio eufuistico pieno di manierismi, per la prevalenza del carattere patetico su quello tragico, ma anche per alcune inconsistenze della trama, Romeo e Giulietta è considerato facente parte del 'periodo lirico' di Shakespeare, a fianco di altri drammi poetici come I due gentiluomini di Verona, la La commedia degli errori e Sogno di una notte di mezza estate e Riccardo II.


[modifica] Adattamenti

Ci sono stati molti adattamenti di Romeo e Giulietta, in ogni forma artistica possibile. Tra i più famosi quelli elencati qui sotto:

[modifica] Letteratura

[modifica] Drammi

  • Carmelo Bene, Romeo e Giulietta (Storia di William Shakespeare) secondo Carmelo Bene (Prato, Teatro Metastasio, 17 dicembre 1976).
  • Ann-Marie McDonald, Buonanotte desdemona (buongiorno giulietta) (Reading Theatre, 2005 - ISBN 8887486220)

[modifica] Narrativa

  • Massimo Bruni Romeo y Julieta. Romanzo d'amore a ritmo di salsa (Sperling & Kupfer1999 -ISBN 882002882)
  • Carmen Gueye, Black Romeo (2005, edizioni Traccediverse - ISBN 888900093)
  • Romeo e Giulietta a Baghdad. Quando l'amore sfida la guerra. Ehda'a Blackwell ritrae lo "scontro di civiltà" contemporaneo con gli occhi di una dottoressa irachena innamorata di un militare americano. (Mondadori 2006 - ISBN 8804550708)

[modifica] Libri per ragazzi
  • Brunacci F., De Graaf L., Romeo e Giulietta, (Salani 2000 ISBN 8877823488)
  • Romeo ama Giulietta, di Wolfram Hanel, ambienta la storia in un mondo di cani e gatti. Traduzione di Luciana Gandolfi-Rihl, illustrazioni di Christa Unzner (Nord-Sud 1998 - ISBN 8882030881)
  • Romeo Amedeo, Rubino Maurizia Il manoscritto nel pollaio. La molto lacrimevole storia di Giulietta e Romeo (Esseffedizioni 2005 - ISBN 8878550388)

[modifica] Fumetto

  • Gianni de Luca e Raoul Traverso realizzarono una famosa striscia, molto innovativa anche dal punto di vista delle scelte grafiche (nello stesso quadro la ripetizione delle figure dei personaggi poteva dare immediatamente la percezione dei movimenti scenici)[4]. Edito per la prima volta nel 1975, fu l' ultima e la più riuscita parte di una trilogia di riduzioni da Shakespeare composta anche da La Tempesta e dall'Amleto.
  • Giulietta e loreo. l'arme, l'amor, dentiere e color di Giulia Boari (Luciana Tufani Editrice, ISBN 8886780478)

[modifica] Danza

Tamara Kasarvina e Serge Lifar, 1926
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Tamara Kasarvina e Serge Lifar, 1926

Sono stati creati molti adattamenti danzati della tragedia, il primo dei quali nel XVIII secolo. Il più conosciuto è il balletto in quattro atti Romeo e Giulietta musicato da Sergei Prokofiev su libretto di Sergei Radlov, Adrian Piotrovsky, Leonid Lavrovsky e Prokofiev stesso. La prima del balletto, che si doveva tenere al Teatro Kirov di Leningrado, fu rimandata fino all'11 gennaio 1940. Per una serie di curiosi contrattempi la prima avvenne quindi non in Unione Sovietica, bensì a Brno (nell'attuale Repubblica Ceca) il 30 dicembre 1938 con la coreografia di Ivo Váňa-Psota. Da allora il balletto è stato messo in scena da tutti i maggiori coreografi.

[modifica] Opera

Tra i numerosi adattamenti operistici ricordiamo Roméo et Juliette di Charles Gounod (1867) su libretto di Jules Barbier e Michel Carré e Giulietta e Romeo (1922) di Riccardo Zandonai su libretto di Arturo Rossato.

La storia di Romeo e Giulietta ha inoltre ispirato I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini (1830). Sennonché il librettista Felice Romani si basò su una fonte italiana: la Novella IX di Matteo Bandello, antecedente al testo shakespeariano. Lo stesso poeta aveva fornito il libretto al Romeo e Giulietta di Nicola Vaccaj che debuttò a Milano al Teatro alla Canobbiana il 31 ottobre 1825, precedendo la versione di Bellini, ed è considerata l'opera più importante di Vaccaj.

[modifica] Musica strumentale

Tra le opere strumentali ispirate alla tragedia ricordiamo Romeo e Giulietta, Ouverture Fantasia da Shakespeare di Pëtr Il’ič Čajkovskij e il Roméo et Juliette, Sinfonia drammatica (1939) di Hector Berlioz, sebbene l'ultima sia prevalentemente composta da parti vocali. Berlioz fu probabilmente ispirato da una rappresentazione della tragedia del 1927: ne era stato talmente impressionato da sposare Harriet Smithson, l'attrice che impersonava Giulietta.
Prokofiev scrisse inoltre tre suite per orchestra basate sulla musica del suo balletto, di cui trascrisse inoltre dieci pezzi per pianoforte.

[modifica] Musical

Il musical West Side Story, diventato anche un film, è basato su Romeo e Giulietta ma la storia è ambientata a metà del XX secolo a New York City e le famiglie rivali sono rappresentate da due bande giovanili di diversa etnia.

Roméo et Juliette, de la Haine à l'Amour, un musical di Gérard Presgurvic, debuttò il 19 Gennaio 2001 al Palazzo dei Congressi di Parigi, in Francia. Ha già attirato (2005) sei milioni di persone.

[modifica] Versioni cinematografiche

Leonard Whiting e Olivia Hussey nel film di Zeffirelli
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Leonard Whiting e Olivia Hussey nel film di Zeffirelli

Esistono oltre quaranta versioni cinematografiche del racconto, con la prima nel 1900. La versione del 1936 fu una tra le più importanti tra i classici di Hollywood. Thalberg non badò a spese, e propose sua moglie, Norma Shearer, nella parte principale. Il film West Side Story, ispirato a Romeo e Giulietta con le musiche di Leonard Bernstein, vinse 10 Oscar. Nel 1968 Franco Zeffirelli diresse il film che vinse due Oscar. Abel Ferrara trasse dalla tragedia il suo film China Girl.

Il film del 1996 Romeo + Giulietta, diretto da Baz Luhrmann diede un'inversione di tendenza. Nonostante l'ambientazione estremamente forzata (si svolge a Verona Beach, tra gangster e luci al neon) il testo è mantenuto nella sua forma integrale, con trovate sceniche e una direzione degli attori impeccabile, nello spirito delle interpretazioni teatrali più puriste. Nei ruoli di Romeo e Giulietta figurano Leonardo DiCaprio e Claire Danes. DiCaprio ricevette l'Orso d'argento al Festival Internazionale del Cinema di Berlino.

[modifica] Filmografia parziale

Il film, prodotto da Irving Thalberg, fu criticato perché sia Howard che la Shearer erano troppo anziani per le loro parti.
Nomination agli Oscar come miglior Film - miglior attore non protagonista (Basil Rathbone nel ruolo di Tebaldo) - migliore attrice (Norma Shearer) - migliore scenografia (Cedric Gibbons, Fredric Hope e Edwin B. Willis)
  • 1954 - Giulietta e Romeo, diretto da Renato Castellani, con Laurence Harvey, Susan Shentall, Mervyn Johns, Flora Robson e John Gielgud. Italia/Gb, col, 140'
Una famosa produzione Italiana con un grande cast e un'ambientazione pittoresca.
Leone d'oro a Venezia nel 1954
  • 1959 - Giulietta, Romeo e le tenebre (Romeo, Juliet a tma) regia e sceneggiatura di Jirí Weiss. Con Dana Smutná e Ivan Mistík. Cecoslovacchia, b/n, 94'
Tratto dall'omonimo romanzo di Jan Otcenásek, è ambientato nella Praga occupata dai nazisti, con una Giulietta ebrea costretta a nascondersi in una soffitta.
Musical celeberrimo, liberamente ispirato a Romeo e Giulietta; musica di Leonard Bernstein
10 Oscar 1961
Girato in lingua inglese, con un cast prevalentemente straniero, è una delle più lussuose trasposizioni cinematografiche della tragedia.
Ha vinto due premi Oscar per le categorie migliori costumi e migliore fotografia, tre Golden Globe tra cui per il miglior giovane promessa femminile a Olivia Hussey e per la migliore giovane promessa maschile" a Leonard Whiting, entrambi poco più che sedicenni.
  • 1978 - Romeo and Juliet, diretto da Alvin Rakoff
per le serie della BBC Television Shakespeare. Questa produzione è di solito snobbata a causa degli attori senza esperienza e dei bassi valori di produzione, anche se il Tibaldo di Alan Rickman è guardabile.
  • 1983 - Romeo and Juliet, diretto da William Woodman, con Alex Hyde-White, Blanche Baker, Esther Rolle, Dan Hamilton, e Frederic Hehne.
Questo film ha un eccellente bagaglio di costumi e naturalismo, più di quanto si usasse al tempo di Shakespeare.
La tragedia è ambientata tra Little Italy e Chinatown: lui è un pizzaiolo, lei la sorella di un mafioso.
Luhrmann ha dato alla famosa vicenda una collocazione moderna. Questa interpretazione radicale della commedia è molto amata oppure molto odiata dai critici. Il testo, di contro, è molto fedele. Il film dura esattamente due ore, come sancito dal prologo.
Orso d'argento per il migliore attore (Leonardo DiCaprio) e Premio Alfred Bauer al Festival di Berlino 1997.
Nomination agli Oscar come migliore scenografia per Catherine Martin e Brigitte Broch
  • 1996 - Tromeo and Juliet, diretto da Lloyd Kaufman. USA, col, 137'
La squadra Troma ha messo il proprio spirito inimitabile nella storia, che ha luogo a Manhattan, in un ambiente punk. La voce narrante è di Lemmy Kilmister.
La sceneggiatura saccheggia le principali opere di Shakespeare, con citazioni dall'effetto spesso comico. Alieno da una fedele ricostruzione storica (ma piuttosto un colto divertissement nello stile di Stoppard), presenta una possibile vicenda all'origine della composizione di Romeo e Giulietta.
7 Premi Oscar 1998, tra cui: miglior attrice (Gwyneth Paltrow), migliore sceneggiatura originale (Marc Norman, Tom Stoppard)

[modifica] Riferimenti nella musica leggera

La Statua di Romeo e Giulietta a Central Park, New York
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La Statua di Romeo e Giulietta a Central Park, New York
  • L'album dei Dire Straits Making Movies del 1980 contiene la famosa canzone Romeo and Juliet, in cui il cantante innamorato si immagina nei panni di Romeo, dal momento che i genitori della sua ragazza lo disapprovano. Il gruppo The Indigo Girls ha realizzato una cover di questa canzone nell'album Rites of Passage.
  • La canzone Exit Music (For a Film) dei Radiohead, contenuta nell'album OK Computer fu scritta nel 1996 per la versione cinematografica di Luhrmann (vedi sopra) ed è un incitamento di un amante all'amata a fuggire dall'oppressione delle rispettive famiglie attraverso il suicidio.
  • Un remake musicale del 2005 del film degli anni trenta Reefer Madness conteneva una canzone dal titolo Romeo e Giulietta, nella quale due giovani amanti si comparano a Romeo e Giulietta, avendo letto solo la prima parte della commedia e avendo erroneamente supposto che alla fine vi sia un lieto fine.

[modifica] Note

  1. Gabriele Baldini in "Romeo e Giulietta", Rizzoli
  2. First folio, 1623. Printed from the third quarto, although a number of passages follow the fourth quarto., British Library
  3. Uno studio in inglese sull'argomento è consultabile su galbithink.org.
  4. Alcune tavole di De Luca scaricabili in pdf da lospaziobianco.it


[modifica] Bibliografia

[modifica] Edizioni in inglese

  • Romeo and Juliet, ed. Brian Gibbons, Methuen 1980. ISBN (0174434715)
  • Romeo and Juliet. ed. R.Hosley, New Haven 1954.
  • Romeo and Juliet, ed. J.Dover Wilson and G.I.Duthie, Cambridge 1955. ISBN (0521094976)
  • Romeo and Juliet, ed. H.H. Furness, Philadelphia 1971.

[modifica] Traduzioni italiane

  • Romeo e Gulietta, a cura di C. Chiarini. Sansoni, Firenze, 1942.
  • Romeo e Giulietta, a cura di Salvatore Quasimodo. Mondadori, Milano 1949.
  • Romeo e Giulietta, a cura di A. Meo, Garzanti, Milano 1975.
  • Romeo e Giulietta, a cura di Gabriele Baldini (testo a fronte). Milano, Rizzoli, 1963.
  • Romeo e Giulietta, a cura di Silvano Sabbadini, Milano, Garzanti, 1991 ISBN 8811584582.

[modifica] Testi critici

  • J.W.Draper, Shakespeare's Star-Crossed Lovers, 1939.
  • Benedetto Croce, Commedie del Cinquecento. Bari, Laterza, 1945.
  • R.Rutelli, «Romeo e Giulietta», l'effabile. analisi di una riflessione sul linguaggio, Milano 1978 (ISBN 8820713527).
  • M.Garber Coming of Age in Shakespeare, Londra, 1981.
  • Romeo and Juliet dal testo alla scena, a cura di M.Tempera, Bologna 1986.
  • Giorgio Melchiori, "Romeo and Juliet: la retorica dell'eros", in L'eros in Shakespeare, a cura di A. Serpieri e K. Elam, Parma, Pratiche Editrice, 1988.
  • Introdution to "Romeo and Juliet", ed. G.I.Duthie. Cambridge University Press (ISBN 0521094976).
  • Introduction to "Romeo and Juliet", ed. Brian Gibbons. London, Methuen, 1980.
  • Introduction to "Romeo and Juliet", ed. John D. Wilson. Cambridge University Press, 1955.
  • Northrop Frye Tempo che opprime, tempo che redime. Riflessioni sul teatro di Shakespeare, ed. it. Il Mulino, 1986 (ISBN 8815012311)

[modifica] Sulle fonti dell'opera:

  • Luigi Da Porto, La Giulietta. Giunti Editore - ISBN 8809204565.
  • Cino Chiarini, Romeo e Giulietta. La storia degli amanti veronesi nelle novelle italiane e nella tragedia di Shakespeare, Firenze, Sansoni, 1906.
  • A.Serpieri e AA.VV., Nel laboratorio di Shakespeare. Dalle fonti ai drammi, Parma 1988.
  • Maria Cristina Zaniboni, Un'antica passione. Romeo e Giulietta dalle fonti a Shakespeare, Imola Grafiche Galeate, 1988.
  • La Giulietta nelle due edizioni cinquecentesche, a cura di Cesare De Marchi, Firenze, Giunti, 1994.
  • Le storie di Giulietta e Romeo, a cura di Angelo Romano, Roma, Salerno, 1993.

[modifica] Guide ai luoghi

  • F.Pesci, La Verona di Giulietta e Romeo. I luoghi della leggenda shakesperiana, Milano, Electa Mondadori, 1999 - ISBN 8843568582).
  • M.C.Zoppis, La casa di Giulietta. Verona. Ist. Poligrafico dello Stato, 2004 - ISBN 8824011039).

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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