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Letteratura araba - Wikipedia

Letteratura araba

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Con il termine letteratura araba, si indica l’insieme di quelle attività indirizzate alla produzione di testi scritti, poetici e prosastici, proprie delle popolazioni di lingua araba (della famiglia delle lingue semitiche). Pertanto fanno parte della letteratura araba tutti i testi che, a partire dal VI sec. d. C. sono stati composti e scritti in arabo anche da autori che Arabi non erano.

Indice

[modifica] Periodo preislamico o Jahiliyya (in arabo جاهلية )

La maggior parte della produzione letteraria di questo periodo è databile fra il V e il VI secolo d. C. ed è costituita da componimenti poetici che rispecchiano mentalità e costumi della società, composta sia da nomadi che da sedentari, della Penisola Arabica e del Vicino Oriente. Tali composizioni, caratterizzati da metrica quantitativa e dall'uso della rima unica, furono composte e trasmesse oralmente per circa due secoli; furono poi raccolte e messe per iscritto da compilatori tra l' VIII ed il X secolo. Si pensa che le composizioni più antiche affrontassero diversi temi: la satira, l'invettiva e il lamento funebre che, in un secondo momento, sarebbero confluiti nella forma poetica della qasīda, un'ode poetica politematica e monorime dalla struttura che appare codificata. La qasīda si apre con un preludio amoroso ( nasīb ) in cui il poeta piange la perdita dell'amata sui resti dell'accampamento della tribù dalla fanciulla, che, partendo, ha separato la coppia. Segue la sezione del viaggio ( rāhil ) in cui il poeta, accompagnato dal suo fido destriero (che in genere è un cammello, maschio o femmina, più raramente un cavallo) attraversa il deserto, descrivendone in modo piuttosto preciso flora, fauna e l'alternarsi di giorno e notte. Giunto alla sua meta, il poeta incontra dei personaggi cui dedica i versi finali del poema, che ne rappresentano il fulcro: spesso l'intento è l'elogio ( madīh ) di un capoclan, o il dileggio ( hijā ) di un rappresentante di tribù rivali; più raramente è il lamento funebre ( rithā ).

I poeti più antichi rappresentano tribù delle diverse regioni della Penisola Araba e taluni sono stati anche precisamente tratteggiati:

  • Imru'l-Qais, elegiaco che era solito vagabondare;
  • Antara, leggendario ed orgoglioso guerriero;
  • Ṭarafa, aulico e moraleggiante, di cui ci è giunto anche un canzoniere;
  • Ta'abbata Sharran e al-Shanfarā, considerati due autentici avventurieri del deserto;
  • Nābighā al-Dhubyānī e al-A'shā che vissero presso corti principesche;
  • 'Adī ibn Zayd di religione cristiana.
  • al-Khansā', autrice di numerose elegie per la morte in battaglia dei suoi fratelli

[modifica] L'inizio del periodo islamico

L'avvento del monoteismo predicato da Muhammad fu favorito dalla precedente esistenza di nuclei di religione cristiana e di comunità ebraiche nelle zone periferiche della penisola araba. Il Corano, testo rivelato da Dio al Profeta, è opera letteraria di alto valore, oltre che vero e proprio documento culturale, che ha influito su tutta la vita religiosa, etica, sociale e politica dell'Islam fino ai nostri giorni. Redatto in una prosa ricca e fluente, in versetti più o meno ritmati (saj‘) ed in pura lingua beduina, è ripartito in 114 sure o capitoli.

Muhammad avversava i poeti, ma si piegò alle esigenze di corte tenendosi accanto Hassān ibn Thābit, panegirista enfatico e mediocre. Gli altri poeti nati prima dell'avvento dell'Islam finirono per formare una generazione di convertiti fra i quali emergono Ka'b ibn Zuhayr, Labīd, Abū Miḥğan e al-Khansā', la più grande poetessa elegiaca araba. Un'altra generazione di poeti, maggiormente distaccata dalla vita del deserto e rinnovata nei temi grazie alla vita cittadina, crebbe alla corte degli Omayyadi, annoverando poeti di grande perizia tecnica quali al-Akhṭal, al-Farazdaq e al-Jarīr.

Intanto nell'Arabia dalla qaṣīda si staccava il nasīb (preludio erotico), che formava così un componimento amoroso a sé, simile all'anacreontica greca e con i suoi migliori interpreti in 'Umar ibn Abī Rabī'a, al-Aḥwaṣ e parecchi altri, che si cimentarono in pene e gioie dell'amore.

Della prosa, soprattutto storica, di questo periodo quasi nulla ci è rimasto. Cominciò comunque ad essere elaborato il ḥadīth, ovvero il complesso di detti e fatti del Profeta, e da quegli studi presero forma la teologia, la giurisprudenza ( fiqh ) e la filosofia che contraddistinse l'Arabia nei secoli successivi.

[modifica] Il periodo classico

Alla costituzione dei califfati di Baghdad e di Cordova corrisponde quello che viene chiamato periodo classico della letteratura araba. L'impero arabo aveva raggiunto la massima espansione, andando dal Portogallo all'India, ed entro questi vasti territori gli Arabi erano venuti a contatto con culture come quella bizantina, siriaca, persiana, indiana, imparando a conoscere da vicino ebrei, cristiani, manichei e buddhisti.

L'avidità di sapere ed il desiderio di riscattarsi da una primitiva rozzezza data dalla vita nel deserto, uniti all'atteggiamento positivo dell'Islam verso il progresso tecnico e scientifico, trasformarono gli Arabi nei continuatori dell'eredità culturale greca, da cui trasse beneficio lo stesso Occidente cristiano. All'inizio della dinastia abbaside fiorirono studi filologici presso le scuole di Bassora e di al-Kufa, apparvero le prime traduzioni, fu redatta la prima biografia di Maometto e la prima storia della spedizioni militari.

La poesia si orientò verso uno stile ornato, generando una folta schiera di poeti d'amore come Abū Nuwās e Abū'l 'Atāhiya. Durante la prima metà del IX secolo fu molto sviluppata la letteratura teologica, con la raccolta delle norme consuetudinarie relative al Profeta. Fu inoltre coltivata la matematica anche grazie al grande al-Khwarizmi, ma anche l'astronomia, la geografia descrittiva, la prosa ornata, la narrativa, la saggistica.

Nel secolo successivo le due scuole di Bassora e Kufa finirono per cedere il passo alla nuova di Baghdad, fondata dal grande saggista e divulgatore Ibn Qutayba, di origine iranica. La storiografia attrasse un gran numero di cultori insigni, quali al-Ṭabarī e al-Mas'ūdī, a questi si aggiungano i narratori di viaggi tra cui da ricordare l'ebreo spagnolo Ibrāhīm ibn Ya'qūb, che nel 965 assistette a Magdeburgo ad un'udienza dell'imperatore Ottone I del Sacro Romano Impero.

[modifica] Il dominio turco

All'arrivo dei Selgiuchidi a Baghdad, il califfato abbaside conservò solo il potere spirituale, la situazione politica si ripercosse così anche sulla letteratura, accentuando il processo di regionalizzazione ed abbassando il livello di purezza linguistica, ciononostante nel periodo si espressero diversi grandi artisti quali il mistico al-Ghazālī, il prosatore al-Harīrī, il geografo Yāqūt compilatore del vasto Dizionario delle regioni (Mu‘jam al-buldān).

Nel periodo si contano numerose le biografie del Saladino, le storiografie universali ma anche regionali e cittadine, mentre rappresenta un caso unico il dizionario biografico dell'Islam compilato da Ibn Khallikān. Tra i filosofi emerse il cordobano Ibn Rushd, che gli europei chiamarono Averroè.

Il saccheggio di Baghdad ad opera dei Mongoli di Hulegu, datato 1258, ed in generale le invasioni ad Oriente, segnarono l'inizio in quelle regioni di una lunga decadenza a cui si sottrassero l'Egitto e la Siria almeno fino al 1517 quando caddero anch'essi sotto il dominio turco [Ottomani|ottomano]]. I letterati egiziani tra il XIII ed XV secolo vanno dai freddi formalisti ed i benemeriti compilatori enciclopedici, ma le personalità di rilievo sono scarse, anche perché nel secolo successivo andrà perfezionandosi la forma narrativa anonima di cui sono un esempio Le mille e una notte nel cui materiale eterogeneo la critica distingue almeno tre nuclei narrativi: indo-iranico, iracheno e cairino.

Anche la Spagna ed il Maghreb restarono immuni dal flagello mongolo, e fino al XIV secolo rimasero attivi focolari culturali che diedero modo di esprimersi a storiografi come Lisān al-dīn Ibn al-Khaṭībī, e a geografi come Ibn Baṭṭūta.

[modifica] Rinascita della cultura araba

Dalla Campagna napoleonica d'Egitto, che corrispose al risveglio di una coscienza etnica, ci fu una contestuale rinascita della cultura e della letteratura araba, accelerata dopo il 1850 dalla diffusione della stampa periodica. Oltre ad una ricca saggistica dialettale, i popoli arabi si affidarono ad un'unica lingua colta per la loro rinascita, i primi letterati di gusto moderno furono in Siria e libano, tra cui il romanziere cristiano Jurj Zaydān. in Egitto la poesia si modernizzò cautamente, compiendo poi un ulteriore passo con l'opera di Abū Shādī. Un importante contributo al rinnovamento di schemi e di temi, ripresi dalla tecnica espressiva di Walt Whitman, fu dato dagli emigranti arabi in USA e Brasile, rappresentanti della cosiddetta scuola siro-americana, quali Amīn al-Rīḥānī.

Di pari passo con la poesia, si modernizzò anche la prosa che trovò la valente collaborazione di importanti pubblicisti soprattutto egiziani, che aiutarono la crescita del saggio come opera letteraria. Quanto alla narrativa, il primo romanzo di ambiente moderno fu Zaynab di Muḥammad Ḥusayn Haykal pubblicato in Egitto nel 1914, seguirono i primi saggi di novella realistica, ritraenti la vita delle varie classi sociali. Su quest'ultimo esempio si è sviluppata in seguito la novellistica anche in Siria, Libano, Iraq. Nel teatro è invece rimasta piuttosto isolata l'opera dell'egiziano Tawfiq al-Ḥakīm, autore di circa una cinquantina tra commedie, drammi, fantastici o realistici a sfondo politico-sociale.

[modifica] Letteratura contemporanea

In epoca contemporanea, la poesia ha continuato ad occupare un posto privilegiato fra i generi letterari sviluppati dalla letteratura araba. In Egitto fu la rivista Apollo a farsi portatrice di un rinnovamento della poesia, sia nelle forme che nel contenuto, mentre nel Libano una funzione simile fu assunta dai poeti che sostenevano il periodico Shi'r (Poesia), il disimpegno dagli schemi tradizionali è anche uno dei caratteri più marcati dell'opera di 'Al Aḥmad Sa'īd, noto con lo pseudonimo di Adonis.
Tutti questi poeti sono confluiti in una comune avanguardia svincolandosi dai vecchi canoni e lanciandosi alla conquista di una poesia che non fosse astrazione dalla realtà.

In tal senso fu l'improvvisa corsa al rinnovamento della scuola irachena, che nello spazio di pochi decenni superò le correnti tradizionaliste, affermandosi grazie ad autori come 'Abd al-Wahhāb al-Bayātī. Antesignana della corrente che esaltò il verso libero a scapito degli schemi classici di componimento, la scuola irachena annovera tra i suoi principali esponenti la poetessa Nāzik al-Malā'ika.

Più impegnati alla rappresentazione della propria condizione sono stati i poeti palestinesi, in cui emerge il grido di dolore contro quanti hanno contribuito a privarli della patria.

Nel settore prosastico, la stampa periodica araba ha contribuito con efficacia allo sviluppo del racconto, della novella e della saggistica critica, i cui esponenti più conosciuti sono Kāmil Husayn, Nağīb Maḥfūz, Ṣuhayr Qalamāwī. I rappresentanti di questa narrativa si sono impegnati sia in un realismo di alta scuola, tributario di analoghe correnti occidentali, sia nel crepuscolarismo, ma anche in schieramenti ideologici socialisteggianti.

Interessante è anche il panorama siriano, in cui si è puntato molto sull'avanguardismo: ideologie politiche, correnti letterarie, rinnovamento sociale, pur conservando forti correnti tradizionaliste in perenne antagonismo con le forze progressiste. I prosatori siriani che vanno ricordati sono sicuramente Zakariyyā Tāmir, Shāmil al-Rūmī. In Iraq invece, narratori e prosatori appaiono ancora oggi come nel passato sensibili alla narrativa russa ed inglese, rimanendo spesso a servizio delle roforme sociali.

Anche nel Maghreb gli scrittori hanno dimostrato di sapersi allineare narrativamente con gli altri prosatori arabi sul rapporto diretto con le sperienze dell'arabismo politico, sociale, economico e culturale. La conseguenza è che i narratori del mondo arabo hanno partecipato efficacemente alla maturazione delle coscienze nazionali consone alle nuove esigenze, con le quali le classi sociali potessero più facilmente abbandonare le vecchie strutture e lanciarsi verso una migliore programmazione del futuro.

[modifica] Riferimento

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