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Elisabetta I d'Inghilterra - Wikipedia

Elisabetta I d'Inghilterra

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Elisabetta I d'Inghilterra
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Elisabetta I d'Inghilterra

Elisabetta I (7 settembre 153324 marzo 1603) fu regina d'Inghilterra e d'Irlanda dal 17 novembre 1558 fino alla sua morte nel 1603. Talvolta chiamata la Regina Vergine (da cui Virginia, la colonia, poi stato americano), Gloriana o la buona regina Bess, Elisabetta fu la quinta ed ultima monarca della dinastia Tudor, e successe alla sorellastra, Maria Tudor. Il suo regno fu lungo, e segnato da molti avvenimenti. La sua politica di pieno sostegno alla Chiesa d'Inghilterra, dopo i tentativi di restaurazione cattolica da parte di Maria, provocò forti tensioni religiose nel regno, e vi furono parecchi tentativi di congiure contro di lei, in cui fu coinvolta anche la cugina Maria Stuart che ella fece giustiziare. Coinvolta a più riprese nei conflitti religiosi della sua epoca, uscì vittoriosa dalla guerra contro la Spagna; sempre durante il suo regno furono poste le basi della futura potenza commerciale e marittima della nazione ed iniziò la colonizzazione dell'America Settentrionale.

La sua epoca, denominata in genere età elisabettiana, fu anche un periodo di straordinaria fioritura artistica e culturale: William Shakespeare, Cristopher Marlowe, Ben Jonson, Edmund Spenser, Francesco Bacone sono solo alcuni degli scrittori e pensatori che vissero durante il suo regno.

Casato dei Tudor

Enrico VII
Figli
   Arturo, principe di Galles
   Margherita Tudor
   Enrico VIII
   Elisabetta Tudor
   Maria Tudor
   Edmondo Tudor, Duca di Somerset
   Caterina Tudor
Enrico VIII
Figli
   Enrico, duca di Cornovaglia
   Maria
   Elisabetta
   Edoardo
Edoardo VI
Maria I
Elisabetta I

Indice

[modifica] Primi anni

Elisabetta fu l'unica figlia sopravvissuta di Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena, marchesa di Pembroke, che egli aveva segretamente sposato tra la fine del 1532 e l'inizio del 1533. Nacque nel Palazzo di Placentia, a Greenwich, il 7 settembre 1533 e viene battezzata tre giorni dopo con il nome delle nonne Elisabetta di York ed Elisabetta Howard . Enrico avrebbe desiderato un maschio per assicurare la successione, ma dal momento che Maria, l'unica figlia superstite di Caterina d'Aragona, era stata dichiarata illegittima con l'annullamento del matrimonio dei genitori, Elisabetta era, all'epoca, l'erede presunta. Nel gennaio 1536 Anna partorisce un figlio che però muore nel travaglio; il re, per potersi risposare, la accusò di tradimento, incesto con il fratello e stregoneria: il 2 maggio venne rinchiusa nella torre di Londra, e il 19 maggio fu decapitata; il giorno successivo Enrico sposò Jane Seymour.

Elisabetta, che allora aveva tre anni, fu dichiarata illegittima, perse il titolo di principessa e fu cresciuta in esilio nel palazzo di Hatfield con la sorella Maria, fino a che Jane Seymour non diede alla luce un figlio maschio, Edoardo. Elisabetta e Maria non erano comunque viste di buon occhio perché illegittime. In seguito la sesta moglie di Enrico, Catherine Parr, riconciliò il re con la figlia, che assieme con la sorellastra Maria, fu reinserita nella linea di successione dopo il principe Edoardo, con l'Atto di Successione del 1544. Grazie a Catherine Parr, Elisabetta riceve un'educazione, in un ambiente rigidamente protestante, sotto la guida dell'insigne umanista Roger Ascham, studiando latino, greco, francese, italiano (di fatto, uno dei primi documenti autografi di Elisabetta, una lettera, è scritta in italiano) e spagnolo.

La prima governante di Elisabetta fu Lady Bryan, ma fu presto sostituita da Katherine Champernowne, che strinse un profondo legame con Elisabetta e rimase per tutta la vita sua intima confidente. Un altro personaggio importante nei primi anni di Elisabetta fu Matthew Parker, il sacerdote prediletto di Anna Bolena, che, prima di morire, gli aveva raccomandato di vegliare sulla salute spirituale della figlia: dopo l'ascesa di Elisabetta al trono, Parker sarebbe divenuto il primo arcivescovo di Canterbury.

Enrico VIII morì nel 1547 e gli successe Edoardo VI. Catherine Parr sposò Thomas Seymour, zio di Edoardo, e tenne Elisabetta con sé: si ritiene che Seymour fece delle avances alla giovane, mentre era nella sua casa. Finché Edoardo VI visse, la situazione di Elisabetta rimase sicura. Nel 1553 Edoardo, quindicenne, morì, lasciando un testamento che annullava le volontà del genitore e dichiarava sua erede Lady Jane Grey. Lady Jane ascese al trono, ma fu deposta meno di due settimane dopo. Resa forte dal sostegno popolare, Maria entrò trionfalmente in Londra, con la sorellastra al fianco.

Quando Maria I sposò Filippo di Spagna, un matrimonio molto sgradito ai suoi sudditi protestanti, temendo di poter essere deposta e sostituita dalla sorella, a seguito della fallita ribellione di Wyatt, fece imprigionare Elisabetta nella Torre di Londra. Gli spagnoli chiesero l'esecuzione di Elisabetta, ma pochi inglesi desideravano mettere a morte un membro della popolare dinastia Tudor, e anche i tentativi di rimuoverla dalla successione fallirono a causa dell'opposizione del Parlamento. Dopo due mesi nella Torre, ad Elisabetta furono concessi gli arresti domiciliari al castello di Woodstock, sotto la custodia di Sir Henry Bedingfield; e alla fine dell'anno, quando si diffuse la voce, falsa, che Maria fosse in attesa di un figlio, Elisabetta poté tornare a corte con l'assenso di Filippo, che, preoccupato che la moglie potesse morire di parto, preferiva che la corona inglese passasse a lei piuttosto che a Maria Stuart, regina di Scozia. Tale preferenza, da parte del cattolicissimo Filippo, nasceva da motivi strettamente politici: sebbene cattolica, la giovane Stuart era stata cresciuta alla corte francese, era promessa al delfino, il futuro Francesco II e una sua ascesa al trono d'Inghilterra avrebbe portato le isole britanniche interamente nella sfera di influenza della Francia, con cui la Spagna era in guerra dall'inizio del secolo (la pace di Cateau-Cambrésis sarebbe stata firmata solo nel 1559). Per tutta la durata del suo regno Maria continuò a perseguitare i protestanti, guadagnandosi il soprannome di "Maria la Sanguinaria", e tentò di convertire Elisabetta, che si finse cattolica, ma mantenne il suo credo protestante.

[modifica] I primi anni di regno

Nel 1558, in seguito alla morte di Maria, Elisabetta ascese al trono, godendo di una popolarità di gran lunga maggiore di quella della sorella.

Elisabetta fu incoronata il 15 gennaio 1559. All'epoca non c'era un arcivescovo di Canterbury: Reginald Pole, l'ultimo cattolico a detenere l'ufficio, era morto poco dopo Maria. Dal momento che i vescovi più anziani rifiutarono di partecipare alla cerimonia (perché illegittima secondo il diritto canonico, e perché protestante) fu il vescovo di Carlisle, una figura poco importante, ad incoronarla, mentre la comunione fu celebrata non dal vescovo, ma dal cappellano personale della regina, per evitare di usare i riti cattolici. L'incoronazione di Elisabetta fu l'ultima ad usare il rituale latino; le successive incoronazioni si sarebbero svolte secondo il rito inglese. Più tardi, persuase il cappellano della madre, Matthew Parker, a diventare il primo arcivescovo di Canterbury anglicano. Egli accettò solo per lealtà alla memoria di Anna Bolena, dal momento che trovò spesso difficile trattare con Elisabetta.

Una delle più importanti preoccupazioni dei primi anni di regno di Elisabetta fu la religione: la giovane si appoggiò a William Cecil, per consigli in materia. L'Atto di Uniformità del 1559, rese obbligatorio l'uso del rito protestante "Book of Common Prayers" per i servizi religiosi. Il controllo papale sulla Chiesa d'Inghilterra ripristinato da Maria, fu definitivamente abolito da Elisabetta. La regina assunse il titolo di "Supremo Governatore della Chiesa d'Inghilterra", piuttosto che di "Capo Supremo", prevalentemente perché diversi vescovi e molti membri della comunità ritenevano che una donna non potesse essere il capo della Chiesa. L'"Atto di Supremazia", sempre del 1559, prescrisse inoltre che i pubblici ufficiali prestassero un giuramento riconoscendo il controllo del sovrano sopra la Chiesa o far fronte a severe punizioni.

Molti vescovi opposero resistenza alla politica religiosa elisabettiana e furono rimossi dai loro uffici e rimpiazzati da nuovi incaricati che si sarebbero sottomessi alla supremazia della regina. Ella nominò inoltre un Consiglio Privato interamente nuovo, rimuovendo molti cattolici nel processo. Sotto Elisabetta, lotte di fazioni nel Consiglio e conflitti a corte diminuirono grandemente. I più importanti consiglieri di Elisabetta furono William Cecil, Segratario di Stato, e Nicholas Bacon, il Lord Guardiasigilli.

Elisabetta ridusse anche l'influenza spagnola sull'Inghilterra. Sebbene Filippo II l'avesse aiutata ponendo fine alle Guerre Italiane con la pace di Cateau Cambrésis, Elisabetta rimase indipendente nella sua diplomazia, e respinse la proposta di matrimonio del cognato. Adottò il principio dell"Inghilterra per l'Inghilterra", principio di cui il suo altro regno, l'Irlanda, non beneficiò mai. L'imposizione dei costumi inglesi e le politiche religiose della regina furono ampiamente impopolari tra gli irlandesi.

Poco dopo la sua ascensione al trono, molti si chiesero chi Elisabetta avrebbe sposato, e le sue ragioni per non averlo mai fatto restano oscure, anche se molte ipotesi sono state avanzate. Può aver provato repulsione per la sorte delle mogli di Enrico VIII, o essere rimasta psicologicamente traumatizzata dalla sua (presunta) relazione infantile con Lord Seymour. Altre ipotesi dei contemporanei mormoravano che soffrisse di un difetto fisico che aveva paura di rivelare, forse cicatrici da vaiolo. È anche possibile che Elisabetta non volesse dividere il potere della corona con un altro, o che a causa della situazione politica molto instabile abbia temuto una lotta armata tra fazioni aristocratiche nel caso in cui avesse sposato qualcuno non ugualmente gradito a tutte. L'unica cosa certa è che sposandosi Elisabetta avrebbe perso libertà e ampie somme di denaro, mentre tutte le proprietà e gli introiti che aveva ereditato dal padre sarebbero rimasti solo suoi, finché rimaneva nubile.

[modifica] Guerra con la Francia e la Scozia

La regina trovò una pericolosa rivale nella cugina, la cattolica Maria Stuart, regina di Scozia e moglie del re di Francia Francesco II. Nel 1559 Maria si era proclamata regina d'Inghilterra, appoggiandosi alla controversa legittimità di Elisabetta (che era illegittima per le norme cattoliche, in quanto il matrimonio di Enrico VIII con Caterina d'Aragona non aveva mai ottenuto l'annullamento papale, ma non lo era per le leggi della Chiesa d'Inghilterra, che invece lo aveva annullato), con il supporto dei francesi, previsto dagli accordi nuziali tra Maria e Francesco II. In Scozia, la madre di Maria, Maria di Guisa, che aveva governato la Scozia come reggente, tentò di aumentare l'influenza francese in Gran Bretagna concedendo all'esercito francese fortificazioni in Scozia. Un gruppo di lord scozzesi (protestanti) alleati di Elisabetta deposero Maria di Guisa e posti sotto pressione dagli Inglesi i rappresentanti di Maria firmarono il Trattato di Edimburgo, in base a cui le truppe francesi dovevano essere ritirate dalla Scozia. Sebbene Maria rifiutasse di ratificare il trattato, esso ottenne l'effetto desiderato, e la minaccia francese fu allontanata dall'Inghilterra.

Dopo la morte del marito Francesco II, Maria Stuart ritornò in Scozia, mentre per la Francia iniziava il periodo delle Guerre di Religione: temendo ulteriori possibili minacce da parte francese, Elisabetta diede segretamente aiuto agli Ugonotti. Fece pace con la Francia nel 1564, rinunciando all'ultimo possedimento inglese in territorio francese, Calais, ma non abbandonò la rivendicazione formale al trono di Francia che i monarchi inglesi mantenevano dal regno di Edoardo III, durante la Guerra dei Cent'Anni, e che fu abbandonata solo da Giorgio III, nel XVIII secolo.

[modifica] Complotti e ribellioni

Alla fine del 1562, Elisabetta aveva contratto il vaiolo, ma si era più tardi ripresa. Nel 1563, allarmato per la malattia quasi fatale della regina, il Parlamento domandò che si sposasse o che nominasse un erede per evitare una guerra civile alla sua morte. Ella rifiutò di fare entrambe le cose, e il Parlamento non fu riunito fino a quando Elisabetta non ebbe bisogno della sua approvazione per alzare le tasse nel 1566. La Camera dei Comuni minacciò di trattenere i fondi fino a quando la regina non avesse preso provvedimenti per la successione, ma Elisabetta ancora rifiutò.

Diverse linee di successione furono considerate durante il regno di Elisabetta. Una possibile linea era quella di Margherita Tudor, la sorella maggiore di Enrico VIII: erede in quel caso sarebbe stata Maria Stuart; una linea alternativa era quella di Maria Tudor, la sorella minore di Enrico VIII: l'erede in tal caso sarebbe stata lady Catherine Grey; un altro possibile successore era Henry Hastings, conte di Huntingdon, che poteva invocare la sua discendenza da Edoardo III. Tutti e tre i possibili eredi presentavano degli svantaggi: Maria era cattolica, Catherine Grey si era sposata senza il consenso della regina, e il puritano Huntingdon non voleva la corona.

Maria di Scozia, nel frattempo, aveva i suoi problemi in Scozia. Elisabetta aveva suggerito che se avesse sposato il protestante Robert Dudley, Conte di Leicester, allora Elisabetta avrebbe "proceduto a considerare il suo diritto e titolo ad essere la sua cugina più prossima ed erede." Maria rifiutò e sposò il cattolico Henry Steward o Stuart, conte di Darnley. Il matrimonio con lui però non fu felice: lui era iroso e violento al punto che si ritenne necessario assassinarlo. E difatti il 9 febbraio1567 la residenza del conte andò a fuoco e lui fu strangolato mentre tentava la fuga. Non è chiaro se dietro l'assassinio ci dosse stata la stessa Maria oppure la nobiltà scozzese. In seguito Maria sposò il suo presunto assassino, James Hepburn, conte di Bothwell, causando la sollevazione dei nobili protestanti scozzesi che esiliarono James e la costrinsero ad abdicare in favore del figlio infante, Giacomo VI.

Nel 1568 l'ultima possibile erede inglese al trono, Catherine Gray, morì: lasciava un figlio, che era però stato dichiarato illegittimo, e una sorella, nana e gobba. Elisabetta fu di nuovo costretta a considerare un successore scozzese, nonostante la situazione confusa del paese. Maria, che era stata imprigionata dopo la sua abdicazione, riuscì a scappare e fuggì in Inghilterra, dove fu catturata da forze inglesi. A quel punto, Elisabetta si trovò di fronte a un grave dilemma. Riconsegnarla agli scozzesi era ritenuto un gesto troppo crudele, mandarla in Francia avrebbe significato mettere nelle mani del re francese una potente arma; restaurarla a forza in Scozia poteva essere un gesto eroico, ma avrebbe causato troppo conflitto con gli Scozzesi; imprigionarla in Inghilterra le avrebbe concesso di partecipare a complotti contro la regina. Elisabetta optò per l'ultima ozione: Maria fu tenuta confinata per diciotto anni, per lo più nel castello di Sheffield, in custodia di Gerge Talbot, conte di Shrewsbury e della moglie.

Nel 1569, Elisabetta fronteggiò una grande ribellione conosciuta come la "Ribellione settentrionale", istigata dal Duca di Norfolk, dal conte di Westmorland e dal conte di Northumberland. Papa Pio V aiutò la ribellione cattolica scomunicandola e dichiarandola deposta in una bolla papale, la Regnans in excelsis che però fu promulgata solo dopo che la ribellione era stata domata. Dopo la bolla però, Elisabetta poteva difficilmente continuare la sua politica di tolleranza religiosa e cominciò a perseguitare i suoi nemici religiosi, provocando varie cospirazioni cattoliche per rimuoverla dal trono.

Elisabetta trovò un nuovo nemico nel cognato, Filippo II di Spagna. Dopo che Filippo lanciò un attacco a sorpresa contro i corsari inglesi Francis Drake e John Hawkins nel 1568, Elisabetta ordinò di attaccare le navi spagnole nel 1569. Filippo, già impegnato nella ribellione delle province olandesi, non poteva sostenere lo sforzo di una guerra contro l'Inghilterra.

Filippo II prese parte, sebbene con riluttanza, ad alcune cospirazioni per deporre Elisabetta. Il duca di Norfolk fu coinvolto nel primo di questi complotti, il complotto Ridolfi]], nel 1571. Dopo che la cospirazione fu scoperta e sventata, con grande shock di Elisabetta, il duca di Norfolk fu giustiziato e Maria Stuart perse la poca libertà che le era rimasta. La Spagna, che era stata in termini amichevoli con l'Inghilterra dall'epoca del matrimonio di Filippo con Maria I, cessò di essere una potenza amica.

Nel 1572, William Cecil fu innanzato alla potente posizione di Lord Gran Tesoriere; il suo posto alla Segreteria di Stato fu preso dal capo della rete di spionaggio di Elisabetta, Francis Walsingham.

Sempre nel 1572 Elisabetta strinse un'alleanza con la Francia. Il Massacro di San Bartolomeo, in cui migliaia di protestanti francesi furono uccisi, incrinò l'alleanza ma non la spezzò, ed Elisabetta iniziò negoziazioni matrimoniali prima con Enrico III, allora duca di Anjou, e più tardi con il fratello minore, Francesco, duca di Alençon e le trattative parevano essere giunte a conclusione, ma dopo la sua visita nel 1581, Francesco ritornò in Francia e morì tre anni dopo, senza che il matrimonio fosse celebrato.

[modifica] Conflitto con la Spagna e l'Irlanda

Nel 1580 papa Gregorio XIII mandò un contingente in aiuto delle Ribellioni Desmond in Irlanda, ma fallì e la ribellione stessa fu domata nel 1583. Nel frattempo Filippo II annesse il Portogallo e con il trono portoghese ottene il controllo dei mari. Dopo l'assassinio dello Stadhouder Guglielmo I di Orange, l'Inghilterra cominciò a parteggiare apertamente per le Province Unite d'Olanda, che si erano ribellate alla dominazione spagnola. Questo, assieme al conflitto economico con la Spagna e la pirateria inglese contro le colonie spagnole condusse allo scoppio della guerra anglo-spagnola nel 1585 e all'espulsione dell'ambasciatore spagnolo nel 1586 per la sua partecipazione ai complotti contro Elisabetta. Temendo tali cospirazioni, il Parlamento aveva approvato l'Atto di Associazione 1584, in base al quale chiunque fosse stato coinvolto in un complotto per uccidere il sovrano sarebbe stato escluso dalla linea di successione. Nonostante l'Atto, un nuovo complotto, il Complotto Babington, fu ordito contro di lei, ma sventato da Francis Walsingham, che controllava la rete di spie di Elisabetta. Maria Stuart fu accusata di complicità nel complotto e giustiziata nel castello di Fotheringhay, l'8 febbraio 1587.

Il ritratto fu fatto intorno al 1588 per commemorare la disfatta dell'Invincibile Armata. Elisabetta tiene la mano sul globo, simbolo di autorità, mentre sullo sfondo è raffigurato l'evento.
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Il ritratto fu fatto intorno al 1588 per commemorare la disfatta dell'Invincibile Armata. Elisabetta tiene la mano sul globo, simbolo di autorità, mentre sullo sfondo è raffigurato l'evento.


Nel suo testamento, Maria lasciò il eredità a Filippo la sua rivendicazione del trono inglese e Filippo iniziò a progettare un'invasione. Nell'aprile 1587 Francis Drake bruciò la flotta spagnola alla fonda nel porto di Cadice, ritardando i piani del re, ma nel 1588 l'Invincibile Armata, una grande flotta di 150 navi e 30.000 uomini salpò nella speranza di aiutare l'esercito spagnolo sotto il comando di Alessandro Farnese allora in Olanda ad attraversare la Manica e invadere l'Inghilterra. Elisabetta, nel grande pericolo del momento, tenne un famoso discorso alle truppe inglesi radunate a Tylbury, noto come "Il discorso alle truppe a Tilbury".

La flotta spagnola fu sconfitta da quella inglese, comandata da Charles Howard e da Francis Drake, aiutati dal maltempo. L'Armada fu costretta a ritornare in Spagna e la vittoria aumentò molto la popolarità di Elisabetta. La battaglia non fu però decisiva e la guerra con la Spagna continuò. La guerra continuava anche il Olanda, che combatteva per l'indipendenza, e in Francia, dove un protestante Enrico di Borbone, aveva rivendicato il trono. Elisabetta appoggiò con 20.000 uomini e 300.000 sterline Enrico, e con 8.000 uomini e aiuti per oltre un milione di sterline gli olandesi.

I corsari inglesi continuarono ad attaccare la flotta spagnola che ritornava carica d'argento dalle Americhe, con alterni esiti (nel 1595 morì Francis Drake); nel 1595 si verificò anche una modesta incursione della flotta spagnola in Cornovaglia.

Nel 1596, l'Inghilterra si ritirò dalla Francia lasciando Enrico IV saldamente al potere e la Lega Cattolica, sua nemica, distrutta; altre battaglie seguirono fino al 1598, quando Francia e Spagna fecero pace. La morte di Filippo II l'anno successivo portò il conflitto tra Spagna ed Inghilterra ad un punto di stallo, che avrebbe trovato soluzione con il trattato di pace negoziato sotto Giacomo I, noto come Trattato di Londra.

[modifica] Ultimi anni

Ritratto di Nicholas Hilliard, c. 1590
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Ritratto di Nicholas Hilliard, c. 1590

Nel 1598 morì Cecil, il principale consigliere di Elisabetta. Il suo ruolo politico fu ereditato dal figlio, Robert Cecil, che era divenuto Segretario di Stato nel 1590. Elisabetta si era guadagnata una certa impopolarità per l'abitudine di garantire monopoli reali. Il Parlamento continuò a richiedere l'abolizione dei monopoli. Elisabetta, nel suo famoso "Discorso d'Oro" promise riforme e poco dopo dodici monopoli reali furono aboliti, e ulteriori sanzioni rese possibili attraverso le corti di diritto comune. Queste riforme, tuttavia, erano superficiali e la pratica di ricavare fondi dalla concessione di monopoli continuò.

Contemporaneamente alla guerra in corso con la Spagna, Elisabetta dovette far fronte a una ribellione conosciuta come la Guerra dei nove anni. Hugh O'Neill, secondo conte di Tyrone, si era proclamato re ed era stato dichiarato traditore nel 1595. Cercando di evitare un'altra guerra, Elisabetta fece una tregua con Tyrone, che prontamente cercò l'aiuto spagnolo. La Spagna cercò di inviare due spedizioni in soccorso, ma entrambe furono fermate. Nel 1598 Tyrone offrì una tregua e al suo scadere inflisse agli inglesi la peggior sconfitta dell'intera ribellione nella battaglia di Yellow Ford.

Uno dei più importanti capi della marina, Robert Devereaux, secondo conte di Essex, fu nominato Lord Luogotenente d'Irlanda con il compito di domare la ribellione nel 1599. Essex fallì miseramente nel tentativo e, ritornato senza il permesso della regina nel 1600, fu punito con la perdita di tutti i suoi incarichi. L'anno successivo, Essex guidò una rivolta contro la regina, ma fu giustiziato. Al suo posto in Irlanda fu mandato Charles Blount, barone Montjoy: egli affrontò gli irlandesi e il contingente spagnolo di circa tremila uomini inviato in loro aiuto dalla Spagna e li sconfisse nella battaglia di Kinsale, obbligando Tyrone ad arrendersi pochi giorni dopo la morte di Elisabetta.

[modifica] Morte

Elisabetta cadde malata nel febbraio 1603, sofferente di debolezza ed insonnia. Morì il 24 marzo nel Palazzo di Richmond. All'età di sessantanove anni, era la più anziana sovrana sino ad allora vissuta e non fu superata fino a Giorgio II, che morì a settantasette anni nel 1760. Elisabetta fu seppellita nell'abbazia di Westminster, di fianco alla sorella Maria I. L'iscrizione sulla loro tomba recita: Compagne nel trono e nella tomba, qui noi due sorelle, Elisabetta e Maria, riposiamo, nella speranza di un'unica resurrezione.

Il testamento di Enrico VIII dichiarò che a Elisabetta dovevano succedere i discendenti della sua sorella minore, Maria Tudor, piuttosto che i discendenti scozzesi di Margherita Tudor, e all'epoca della morte della regina c'erano alcuni possibili pretendenti in vita, oltre a Giacomo di Scozia.

Alcune storie riferiscono che Elisabetta dichiarò Giacomo suo erede nel suo letto di morte, altre invece sostengono che essa mantenne fino alla fine il silenzio su questo argomento. In ogni caso, nessun pretendente era abbastanza forte da poter seriamente contrastare la rivendicazione al trono di Giacomo, che fu proclamato re poco dopo la sua morte. Tale proclamazione ruppe la consuetudine perché non fu fatta dal nuovo sovrano stesso, ma dal Consiglio di Accessione, come sarebbe poi divenuto consuetudine nella pratica moderna.

[modifica] Eredità

Autografo di Elisabetta I
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Autografo di Elisabetta I

Elisabetta è una dei sovrani più popolari dell'intera storia inglese. Tuttavia, molti storici valutano il suo regno in modo non eccezionalmente positivo. Nonostante le vittorie militari, Elisabetta non ebbe un ruolo tanto decisivo quanto quello di altri re, come, ad esempio, suo padre Enrico VIII. Nel complesso, ella si dimostrò una regina capace: aiutò a stabilizzare la situazione economica del paese dopo aver ereditato da sua sorella Maria un enorme debito pubblico, sotto di lei l'Inghilterra riuscì a respingere una pericolosa invasione da parte della Spagna, e ad evitare lo scoppio di guerre civili o religiose. Ma i suoi successi furono molto sopravvalutati dopo la sua morte. Negli anni successivi fu spesso descritta come grande sostenitrice del protestantesimo in Europa, mentre, in realtà, i suoi interventi a favore degli alleati protestanti furono spesso decisi dopo molte esitazioni. Molti artisti glorificarono Elisabetta e nascosero la sua età avanzata nei ritratti che le fecero, in cui è spesso dipinta in abiti sfarzosi e alla moda. Tra i musicisti, si ispirarono a lei Gioachino Rossini, per la prima opera del suo periodo napoletano, Elisabetta, regina d'Inghilterra (1814-1815) e Benjamin Britten, con l'opera Gloriana, sulla relazione tra Elisabetta ed Essex, composta in occasione dell'incoronazione di Elisabetta II nel 1953. Tra i romanzi ispirati a Elisabetta si possono citare: Legacy di Susan Kay, I, Elizabeth di Rosalind Miles, The Virgin's Lover e The Queen's Fool di Philippa Gregory, Queen of This Realm di Jean Plaidy, e Virgin: Prelude to the Throne di Robin Maxwell. La storia di Elisabetta è abbinata a quella di sua madre nel libro di Maxwell The Secret Diary of Anne Boleyn. The Queen's Bastard, anch'esso di Maxwell, è la storia immaginaria del figlio di Elisabetta e Dudley. Alcuni decenni fa, Margaret Irwin scrisse una trilogia basata sulla giovinezza di Elisabetta: Young Bess, Elizabeth, Captive Princess e Elizabeth and the Prince of Spain. Gli scritti di Elisabetta sono stati raccolti e pubblicati dalla University of Chicago Press con il titolo di Elizabeth I: Collected Works.


[modifica] Elisabetta in celluloide

Elisabetta I d'Inghilterra è stata e sarà senza dubbio uno dei personaggi storici maggiormente rappresentati sia sul palcoscenico che sullo schermo. La sua personalità forte e determinata e la sua vita amorosa tutt'altro che felice non possono non essere un appetibile soggetto cinematografico. La prima a portarla sullo schermo è stata la leggendaria attrice teatrale Sarah Bernhardt, nel muto The Loves of Queen Elizabeth, del 1911. Successivamente la sovrana ha avuto il volto straordinario di Bette Davis (che ha indossato parrucca rossa ed abiti d'epoca per ben due volte, ne Il conte di Esses, The Private Lives of Elizabeth Essex, 1939, e Il favorito della grande regina, The Virgin Queen, 1955), di Jean Simmons (La regina vergine, Young Bess, 1953), di Glenda Jackson (Maria Stuarda regina di Scozia, Mary, Queen of Scots, 1971) e di Judi Dench (Shakespeare in Love, Shakespeare in Love, 1998). L'ultima attrice a calarsi mirabilmente nei suoi panni è stata l'affascinante Cate Blanchett, nel sontuoso Elizabeth (Elizabeth, 1998).

[modifica] Bibliografia

  • Eakins, Lara E. (2004) Elizabeth I.
  • Haigh, Christopher (1988) Elizabeth I. London: Longman.
  • Jokinen, Anniina (2004). Elizabeth I (1533–1603).
  • Neale, J. E.. (1934). Queen Elizabeth I: A Biography London: Jonathan Cape.
  • Perry, Maria. (1990). The Word of a Prince: A Life of Elizabeth I from Contemporary Documents Woodbirdge: Boydell Press.
  • Ridley, Jasper Godwin (1987). Elizabeth I. London: Constable.
  • Somerset, Anne (1991). Elizabeth I. London: Knopf. ISBN 0385721579.
  • Starkey, David (2000). Elizabeth: The Struggle for the Throne. New York: HarperCollins Publishers.
  • Thomas, Heather (2004). Elizabeth I.
  • Weir, Alison. (1998). The Life of Elizabeth I. (1st American edition) New York: Ballantine Books.

[modifica] in italiano

  • Erickson, Carolly (1983; in it. 1999, 2000), Elisabetta I. Milano: Mondadori. ISBN 8804477490
  • Newbury, Richard (2006). Elisabetta I. Una donna alle origini del mondo moderno (2006). Torino: Claudiana. ISBN 8870166236
  • Elisabetta I d'Inghilterra (1988). Lettere ai fidi e agli infidi, a cura di Nicoletta Gruppi. Milano: Archinto. ISBN 887768027X

[modifica] in italiano, per ragazzi

  • Simpson, Margaret (2006). Elisabetta I e le sue conquiste. Milano: Salani. ISBN 8884514029
  • Lasky, Kathryn (2001). Elisabetta I rosa dei Tudor. Inghilterra 1544. Milano: Fabbri. ISBN 8845125475

[modifica] Altri progetti

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Predecessore:
Maria I
Re d'Inghilterra
1558 - 1603
Successore:
Giacomo I

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