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Oriana Fallaci - Wikipedia

Oriana Fallaci

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«Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre»
(Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio)

Oriana Fallaci (Firenze29 giugno 1929 – Firenze15 settembre 2006) è stata una scrittrice e giornalista italiana.

Prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale, con i suoi dodici libri ha venduto 20 milioni di copie in tutto il mondo.

Indice

[modifica] Biografia

Oriana Fallaci è la prima di tre sorelle: Neera e Paola, anch'esse giornaliste e scrittrici. Il padre Edoardo fu un attivo antifascista che coinvolse la figlia, a soli 10 anni, nella resistenza con compiti di vedetta. La giovane Oriana si unì così al movimento clandestino della Resistenza Giustizia e Libertà vivendo in prima persona i drammi della guerra: nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei nazisti, il padre fu catturato e torturato a villa Triste, ed in seguito rilasciato. Per il suo attivismo durante la guerra ricevette a 14 anni un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano.

La Fallaci iniziò a 16 anni la carriera giornalistica esortata dallo zio Bruno Fallaci, grande penna e direttore di settimanali. Lavorò prima come collaboratrice per quotidiani locali e poi come inviata speciale per L'Europeo.

Nel 1965 Oriana Fallaci dedicò al padre il libro Se il sole muore in cui descrisse i preparativi per lo sbarco americano sulla Luna. Per scrivere il libro incontrò il capo progetto della missione, l’ex scienziato nazista Wernher von Braun (colui che aveva progettato per Hitler i razzi V2 da sparare su Londra).

Nel 1967 si recò in qualità di corrispondente di guerra per L'Europeo in Vietnam. Ritornerà nel paese dell'Indocina 12 volte in 7 anni raccontando la guerra senza fare sconti né ai Vietcong e ai comunisti né agli statunitensi e ai Sudvietnamiti, documentando menzogne e atrocità, ma anche gli eroismi e l'umanità di un conflitto che la Fallaci definì «una sanguinosa follia». Le esperienze di un anno di guerra vissute in prima persona vennero raccolte nel libro Niente e così sia pubblicato nel 1969.

A metà del 1968 la giornalista lasciò provvisoriamente il fronte per tornare negli USA a seguito della morte di Martin Luther King e di Bob Kennedy e delle rivolte studentesche di quegli anni. In un passaggio di Niente e così sia irride «i vandalismi degli studenti borghesi che osano invocare Che Guevara e poi vivono in case con l'aria condizionata, che a scuola ci vanno col fuoristrada di papà e che al night club vanno con la camicia di seta».

Il 2 ottobre 1968, durante una manifestazione di protesta contro i Giochi Olimpici a Città del Messico, rimase ferita negli scontri tra studenti e polizia in Piazza delle Tre Culture. Morirono centinaia di giovani (il numero preciso è sconosciuto) e anche la Fallaci fu creduta morta e portata in obitorio: solo in quel momento un prete si accorse che era ancora viva. La Fallaci definì la strage come «un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra».

Come corrispondente di guerra seguì anche i conflitti tra India e Pakistan, in Sud America e in Medio Oriente.

Nel 1969 il comandante dell'Apollo 12, Pete Conrad, alla vigilia del lancio, si recò a New York per incontrare la Fallaci e chiederle un consiglio riguardo la frase da usare al momento di mettere piede sulla Luna. Poiché Neil Armstrong aveva detto: «Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità», la fiorentina consigliò, dato la bassa statura di Conrad, la frase: «Sarà stato un piccolo passo per Neil, ma per me è stato proprio lungo». Il comandante, che portò con sé sulla Luna una foto di Oriana bambina con la madre, disse proprio questa frase una volta giunto sul satellite.

Il 21 agosto 1973 la giornalista fiorentina conobbe Alekos Panagulis, leader della Resistenza greca contro il regime dei Colonnelli. Si incontrarono il giorno che lui uscì dal carcere: ne diventerà la compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un apparente incidente stradale il 1° maggio 1976. La storia di Panagulis verrà raccontata dalla scrittrice nel romanzo Un uomo, pubblicato nel 1978.

Nel 1975 la Fallaci e Panagulis collaborarono alle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, amico della coppia. La Fallaci sarà la prima a denunciare il movente politico dell'omicidio del poeta.

Lo stesso anno uscì il primo libro di Oriana Fallaci diverso dall'inchiesta giornalistica, Lettera a un bambino mai nato. Fu il primo grande successo editoriale della scrittrice e vendette 4 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo.

Nel 1976 sostenne le liste del Partito Radicale, anche per le loro campagne femministe. [1]

All'attività di reporter hanno fatto seguito le interviste a importanti personalità della politica, le analisi dei fatti principali della cronaca e dei temi contemporanei più rilevanti. Tra i personaggi intervistati dalla Fallaci: Re Husayn di Giordania, Vo Nguyen Giap, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Giorgio Amendola, l'arcivescovo Makarios, Alekos Panagulis, Nguyen Cao Ky, Yasser Arafat, Mohammad Reza Pahlavi, Haile Selassie, Henry Kissinger, Walter Cronkite, Indira Gandhi, Golda Meir, Nguyen Van Thieu, Zulfikar Ali Bhutto, Deng Xiaoping, Willy Brandt, l'Ayatollah Khomeini (durante l'intervista la Fallaci lo apostrofò come «tiranno» e si tolse il chador che era stata costretta ad indossare per essere ammessa alla sua presenza) e Muammar Gheddafi.

Consegnandole la laurea honoris causa in letteratura, il rettore del Columbia College di Chicago la definì «uno degli autori più letti ed amati del mondo». Ha scritto e collaborato per numerosi giornali e periodici, tra cui: New Republic, New York Times Magazine, Life, Le Nouvel Observateur, The Washington Post, Look, Der Stern, e Corriere della sera.

Nel 1990 uscì il romanzo Insciallah in cui la scrittrice coniuga la ribalta internazionale con il racconto. Il libro, ambientato tra le truppe italiane inviate dall'ONU a Beirut, si apre con il racconto del primo duplice attentato suicida dei kamikaze islamici contro le caserme americane e francesi che causò 450 morti tra i soldati.

Dopo l'uscita di Insciallah Oriana Fallaci si isolò andando a vivere a New York, in un villino a due piani nell'Upper East Side di Manhattan. Qui iniziò a scrivere un grande racconto la cui lavorazione, durata per tutti gli anni novanta, venne interrotta dai fatti dell'11 settembre 2001.

In questo periodo scoprì di avere un cancro ai polmoni che lei più tardi definirà «L'Alieno».

I suoi libri e articoli sulle tematiche dell'11 settembre hanno suscitato sia elogi sia contestazioni nel mondo politico e nell'opinione pubblica. Attraverso essi la scrittrice denuncia la decadenza della civiltà occidentale che, minacciata dal fondamentalismo islamico, è incapace di difendersi. Secondo altri, le sue posizioni furono invece controproducenti, in quanto ridussero lo scontro culturale ad uno scontro «violento» (vengono citate ad esempio le affermazioni di Oriana Fallaci relativamente alla moschea a Colle Val d'Elsa).

Nel 2004 la Fallaci si schierò contro l'eutanasia relativamente al caso di Terri Schiavo, presentando le sue posizioni con un articolo apparso su Il Foglio, e contro il referendum abrogativo della legge sulla procreazione medicalmente assistita, con un articolo pubblicato dal Corriere della sera.

Dopo aver espresso per tutta la vita opinioni anticlericali, negli ultimi anni si avvicinò alla Chiesa cattolica. Dichiarò pubblicamente la sua ammirazione verso papa Benedetto XVI, che l'ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza privata il 27 agosto 2005. L'incontro doveva rimanere segreto, ma la notizia è stata resa pubblica tre giorni dopo l'incontro, mentre i contenuti del colloquio non sono mai stati resi noti.

Nel marzo 2005 il quotidiano Libero lanciò una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica conferisse alla Fallaci il titolo di senatore a vita. Vennero raccolte oltre 75.000 firme.

La Fallaci morì il 15 settembre 2006 a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute dovuto al tumore che da anni l'aveva colpita. Aveva deciso di tornare a Firenze, con grande riserbo, per passarvi i suoi ultimi giorni.

È stata sepolta nel cimitero degli Allori, di rito evangelico ma che ospita anche tombe di atei, mussulmani e ebrei, alle porte di Firenze in località Galluzzo, nella tomba di famiglia accanto ad un ceppo commemorativo di Alekos Panagulis, suo compagno di vita. Con la bara sono stati sepolti una copia del Corriere della Sera, tre rose gialle e un Fiorino d'Oro (premio che la Fallaci non ha mai vinto), donatole da Franco Zeffirelli.

Larga parte del suo grande patrimonio librario è stato donato, insieme ad altri cimeli come lo zaino usato dalla scrittrice in Vietnam, alla Pontificia Università Lateranense di Roma, il cui rettore è monsignor Rino Fisichella, amico personale della scrittrice. Nell'annunciare la donazione Fisichella ha definito questo come l'ultimo regalo a papa Benedetto XVI per il quale la scrittrice nutriva «una autentica venerazione».

[modifica] Polemiche dopo l'11 settembre

Negli ultimi anni le dure prese di posizione assunte nei confronti dell'Islam e dei suoi fedeli hanno destato accese discussioni tra coloro che ritengono che Oriana Fallaci abbia dato espressione a legittimi timori ampiamente diffusi presso l'opinione pubblica italiana e coloro che invece ritengono che la scrittrice abbia travalicato i limiti della normale polemica letteraria e politica, di fatto esacerbando un dibattito esistente.

La Fallaci riteneva che la crescente pressione esercitata negli ultimi anni dall'immigrazione islamica verso l'Italia, unita a scelte politiche, secondo lei discutibili, e all'aumentare di atteggiamenti di reciproca intolleranza, dimostrasse la veridicità delle sue tesi. Secondo la sua opinione, staremmo assistendo ad un pianificato tentativo del mondo musulmano di islamizzazione dell'Occidente, istigato e supportato dal Corano e testimoniato da oltre un millennio di conflitti e ostilità tra musulmani e cristiani, tentativo che dovrebbe inevitabilmente portare ad uno scontro di civiltà.

Nel 2003 alla notizia dell'organizzazione del Social Forum a Firenze la scrittrice volò in Italia per impedire che la grande manifestazione no global venisse ospitata nella sua città. Il suo timore era potessero accadere di nuovo i fatti del G8 di Genova. Incontrò l'allora ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, il segretario DS Piero Fassino e numerose personalità della politica. L'allora prefetto di Firenze Achille Serra le mise a disposizione un appartamento in centro per assistere alla manifestazione. La Fallaci pubblicò un articolo sul Corriere della Sera, nel quale chiese ai fiorentini di listare la città a lutto al passare dei manifestanti. La manifestazione si risolse senza incidenti di rilievo, ma durante il corteo vennero esposti cartelli di insulti rivolti alla scrittrice.

Dal palco Franca Rame la definì una terrorista e Sabina Guzzanti ne propose un'imitazione: «Voi non conoscete la fatica di vivere a Manhattan al 38esimo piano, mentre, voi smidollati non avete avuto neppure il coraggio di sfasciare un bancomat - continua la Guzzanti - Amo la pace e l'amo tanto che sarei disposta a radere al suolo una città e a non fare prigionieri. Amo la guerra perché mi fa sentire viva...»[2]. Dal pubblico arrivò la frase: «Ti venisse un cancro». E la Guzzanti rispose: «Ce l'ho già e ti venisse anche a te e alla tu' mamma». La Fallaci rispose alla Guzzanti sul libro La forza della ragione definendola «un'imitatrice senza intelligenza e senza civiltà» e un'«oca crudele che mi impersona con l'elmetto in testa e deride la mia malattia».

Nel maggio 2006, intervistata dal settimanale americano New Yorker, con un lungo articolo intitolato The Agitator ("L'Agitatrice"), la Fallaci tornò sugli argomenti che più le stavano a cuore: il mondo islamico, la politica italiana (ma anche l'aborto, i matrimoni gay e l'immigrazione messicana negli USA). La Fallaci indirizzò la sua indignazione contro la costruzione di una moschea a Colle Val d'Elsa dichiarando: «Non voglio vedere un minareto di 24 metri nel paesaggio di Giotto, quando io nei loro paesi non posso neppure indossare una croce o portare una Bibbia. Se sarò ancora viva andrò dai miei amici di Carrara, la città dei marmi. Lì sono tutti anarchici; con loro prendo gli esplosivi e la faccio saltare per aria».

D'altra parte, la Federazione Anarchica Italiana commentò così le parole della Fallaci: «Non abbiamo, né vogliamo avere, nulla a che fare con questa persona. Non si permetta di usare il nostro nome per pubblicizzare i suoi deliri di distruzione bigotti e reazionari».

Oltre ad attaccare i musulmani nell'intervista su New Yorker, la Fallaci si oppose all'aborto, («...a meno di non essere violentata e messa incinta da un Osāma bin Lāden o da un al-Zarqāwī») e ai matrimoni gay («...come i musulmani vorrebbero che tutti diventassimo musulmani, loro vorrebbero che tutti diventassimo omosessuali»).
La Fallaci nell'intervento dichiarò inoltre di non amare i messicani, ricordando il modo orribile con cui venne trattata dalla polizia messicana del 1968, quando, ferita durante la manifestazione di protesta contro le Olimpiadi, venne spedita in obitorio ancora viva. A tal proposito dichiarò: «Se mi puntassero una pistola e mi dicessero di scegliere chi è peggio tra i musulmani e i messicani avrei un attimo di esitazione; poi sceglierei i musulmani perché mi hanno rotto le palle».

Oriana Fallaci nell'intervista affermò di non aver votato per le Elezioni politiche 2006 né in Italia, né per posta da New York. Dopo aver definito Romano Prodi e Silvio Berlusconi «due fottuti idioti» riguardo il voto ha detto: «Perché la gente si umilia votando? Io non ho votato. No! Perché ho una dignità. Se a un certo punto mi fossi turata il naso e avessi votato per uno di loro mi sarei sputata in faccia».

Nel 2002 venne citata in Svizzera dal Centro Islamico e dall'Associazione Somali di Ginevra, dalla sede di Losanna di SOS Racisme e da un cittadino privato per il contenuto ritenuto razzista di La rabbia e l'orgoglio. Nel novembre 2002 un giudice svizzero emise un mandato d'arresto per la violazione degli articoli 261 e 261bis del Codice Penale Svizzero e ne richiese l'estradizione o, in alternativa, il processo da parte della magistratura italiana. L'allora ministro della giustizia Roberto Castelli respinse la richiesta ricordando loro che la Costituzione Italiana protegge la libertà di parola. L'episodio è menzionato nel suo libro La forza della ragione[3][4][5]

[modifica] Riconoscimenti

Il 30 novembre 2005 Oriana Fallaci ha ricevuto a New York il premio Annie Taylor per il coraggio del Center for the Study of Popular Culture ("Centro Studi di Cultura Popolare"). La scrittrice è stata onorata per "l'eroismo e il valore" che hanno fatto di lei «un simbolo nella resistenza contro il fascismo islamico e una combattente nella causa dell' umana libertà.» L'Annie Taylor Award (istituito in ricordo della prima persona a sopravvivere in un viaggio all'interno di una botte dalle cascate del Niagara) viene assegnato a individui che hanno mostrato e mostrano eccezionale coraggio in circostanze pesantemente avverse e di fronte a grave pericolo. David Horowitz, il fondatore del centro, motivando la premiazione, ha definito la Fallaci «un generale nella guerra per la libertà».

L' 8 dicembre 2005 Oriana Fallaci ha ricevuto l'ambrogino d'oro, il più prestigioso riconoscimento conferito dalla città di Milano.

Su proposta del Ministro dell'istruzione Letizia Moratti il 14 dicembre 2005 il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi ha insignito Oriana Fallaci con una medaglia d'oro quale "benemerita della cultura". Le sue condizioni di salute le hanno impedito di prendere parte alla cerimonia di consegna, in occasione della quale ha scritto: «La medaglia d'oro mi commuove perché gratifica la mia fatica di scrittore e di giornalista, il mio impegno a difesa della nostra cultura, il mio amore per il mio Paese e per la Libertà. Le attuali e ormai note ragioni di salute mi impediscono di viaggiare e ritirare direttamente un omaggio che per me, donna poco abituata alle medaglie e poco incline ai trofei, ha un intenso significato etico e morale».

Il 22 febbraio 2006 il presidente del consiglio regionale della Toscana Riccardo Nencini ha insignito la Fallaci della medaglia d'oro del consiglio stesso. Nencini ha motivato la sua scelta dicendo che la Fallaci è una delle bandiere della cultura toscana nel mondo. Durante la premiazione, avvenuta a New York, la scrittrice ha raccontato del suo tentativo di creare una vignetta su Maometto, in risposta alla montante polemica sulle vignette apparse sui giornali francesi e olandesi, che raffiguravano Maometto. A proposito ha dichiarato: «Disegnerò Maometto con le sue nove mogli, fra cui la bambina che sposò a 70 anni, le sedici concubine e una cammella col burqa. La matita, per ora, si è infranta sulla figura della cammella, ma il prossimo tentativo probabilmente andrà meglio».

[modifica] Opere

[modifica] Libri

  • I sette peccati di Hollywood, 1956
  • Il sesso inutile, 1961
  • Penelope alla guerra, 1962
  • Gli antipatici, 1963
  • Se il sole muore, 1965
  • Niente e così sia, 1969
    Reportage dalla guerra del Vietnam. Un lungo diario di guerra fino alla rivolta degli studenti di Città del Messico per rispondere alla domanda di una bambina: "La vita, cos'è?".
  • Quel giorno sulla luna, 1970
  • Intervista con la storia, Rizzoli 1974. ISBN 8817153788
    Raccolta di interviste realizzate per L'Europeo soprattutto a personaggi politici. Tra gli altri: Henry Kissinger, il generale Giap, Golda Meir, Yasser Arafat, re Husayn di Giordania, Indira Gandhi, Ali Bhutto, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Giorgio Amendola, l'arcivescovo Makarios e Alekos Panagulis. Un confronto spesso a muso duro con il Potere incarnato negli uomini che lo detengono e che facendo la Storia determinano le vite di molti.
  • Lettera a un bambino mai nato, Rizzoli 1975. ISBN 881715010X
    È il primo grande successo della scrittrice toscana, bestseller in tutto il mondo. Fallaci immagina di parlare con il bambino che porta in grembo chiedendosi se sia giusto o meno donargli la vita. Il libro ha venduto 2 milioni di copie in Italia e 2 milioni e mezzo all'estero (tradotto in 22 versioni)
  • Un uomo, Rizzoli 1979. ISBN 881715377X
    Volume dedicato al suo compagno Alekos Panagulis, eroe della lotta contro la dittatura dei colonnelli in Grecia. Ha venduto 3 milioni e mezzo di copie.
  • Insciallah, Rizzoli 1990. ISBN 8817853747
    Romanzo ambientato in Libano ai tempi della guerra civile e del primo intervento dell'ONU (con il quale era presente anche una forza italiana, protagonista della storia)per fermare l'ondata di odio fondamentalista che investì la regione dopo l'arrivo dell'OLP di Arafat con migliaia di profughi arabi dalla Palestina.
  • La rabbia e l'orgoglio, Rizzoli 2001. ISBN 881786983X
    Il libro riprende con varie aggiunte un lunghissimo articolo pubblicato dal quotidiano Il Corriere della sera il 29 settembre 2001. Il tono è quello di un pamphlet contro le dittature, il terrorismo, l'estremismo, il fanatismo religioso dell'Islam, ma anche contro la mediocrità dei governanti che, secondo la Fallaci, celandosi dietro il linguaggio politicamente corretto tollerano e in certi casi favoriscono il propagarsi della cultura islamica nell'Occidente. Il libro ha suscitato molte critiche e polemiche per il suo taglio duro e per certe affermazioni che, inizialmente attribuite allo shock per gli attentati, in seguito sono state confermate dall'autrice e riprese nel libro successivo.
  • La forza della ragione, Rizzoli 2004. ISBN 8817002968
    In questo libro, inizialmente concepito come un post scriptum del precedente libro, la Fallaci risponde ai violenti attacchi ricevuti da gruppi islamici, gruppi politici e movimenti facenti riferimento soprattutto alla sinistra a seguito della pubblicazione del volume del 2001. Il libro contiene riferimenti a Mastro Cecco, alla cui figura l'autrice si richiama, un poeta-astronomo condannato per eresia dal Sant'Uffizio e bruciato vivo sul rogo nel 1328 insieme alle copie del suo libro, La Sfera Armillare[6]
  • Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci, Rizzoli 2004
    Volume uscito in agosto per i lettori del Corriere della sera; vendette 800.000 copie nella sola estate.
  • Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse, Rizzoli 2005. ISBN 881700684X
    Esce in libreria Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci con un nuovo titolo, varie aggiunte (la Fallaci narra il suo incontro con Bin Laden) e un nuovo capitolo (L'Apocalisse). É l'ultimo libro pubblicato prima della morte (nelle ultime pagine parla proprio di quest'argomento).

[modifica] Articoli

[modifica] Note

  1. Registrazione audio del suo intervento alla manifestazione del Partito radicale del 18 giugno 1976
  2. "E Sabina Guzzanti si trasformò nella Fallaci" La Repubblica 8 novembre 2002
  3. Dipartimento di Stato USA, Country Reports on Human Rights Practices - 2002
  4. The Milli Gazette
  5. estratto da La forza e la ragione
  6. In realtà non risulta alcun saggio di Cecco d'Ascoli con questo titolo, probabilmente è un riferimento a Tractatus in sphaerae, commento all'opera cosmografica Sphaera Mundi dell'inglese Giovanni Sacrobosco

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