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Eutanasia

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«L’uomo saggio vive finché deve, non finché può»

L’eutanasìa (dal greco: ευθανασία -ευ, eu, "bene", θανατος, thanatos, "morte": "buona morte") è una pratica che consiste nel procurare la morte, nel modo più indolore e rapido possibile, a persone affette da malattie ingurabili allo scopo di interromperne le sofferenze.

L'eutanasia relativa agli animali è detta eutanasia animale.

Per approfondire, vedi la voce Eutanasia animale.

Il termine “eutanasia” è categorizzabile secondo diversi criteri: morale, giuridico, etc.:

  • si parla di eutanasia volontaria se è richiesta o autorizzata dal malato
  • l’eutanasia attiva (in cui si provoca attivamente la morte del malato, per esempio attraverso la somministrazione di sostanze tossiche);
  • l’eutanasia passiva (in cui si procura la morte del malato indirettamente, sospendendo le cure);
  • il suicidio assistito (in cui al malato vengono forniti i mezzi per togliersi la vita in modo non doloroso)


Si tratta di un argomento controverso che è oggetto di dibattito in campito morale, religioso, legislativo, scientifico, filosofico e politico. Attualmente, l'eutanasia (in qualche forma) è legale solo in alcuni Paesi; in altri viene giuridicamente inquadrata come forma di omicidio[citazione necessaria].

Un concetto antitetico all’eutanasia (passiva) è l’accanimento terapeutico, ossia il tentativo di tenere in vita una persona morente - anche contro la sua volontà o l’interesse - in caso di patologie estremamente critiche.

Indice

[modifica] Cenni storici

[modifica] Nascita del termine “eutanasia”

Il filosofo inglese Francis Bacon introdusse il termine “eutanasia” nelle lingue moderne occidentali nel saggio Progresso della conoscenza (Of the Proficience and Advancement of Learning, 1605). In questo testo, Bacon invitava i medici a non abbandonare i malati inguaribili, e ad aiutarli a soffrire il meno possibile. Non vi era però, nell’idea di Bacon, il concetto esplicito di dare la morte. Allo stesso vocabolo "eutanasia" Bacon attribuiva solo il significato etimologico di “buona morte” (morte non dolorosa); lo scopo del medico doveva essere quello di far sì che la morte (comunque sopraggiunta in modo “naturale”) fosse non dolorosa.

La parola “eutanasia” ha iniziato a essere usata per indicare un intervento medico alla fine del XIX secolo. In questo periodo è emersa esplicitamente l'idea dell'"uccisione per pietà" (o "omicidio del consenziente") come pratica accettabile e, anzi, giusta.

[modifica] L’eutanasia nell’antichità

Per approfondire, vedi le voci Giuramento di Ippocrate e Codice di Hammurabi.

La questione della correttezza morale della somministrazione della morte è un tema controverso fin dagli albori della medicina. Nel Giuramento di Ippocrate (circa 420 a.C.) si legge: Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo. Viceversa, nell'antica Grecia il suicidio era considerato con rispetto e l'assistenza al suicidio veniva considerata moralmente accettabile. Simili indicazioni etiche e deontologiche si possono rintracciare nel primo corpus legislativo della storia, il Codice di Hammurabi. Nell'Antico Testamento viene citato il caso di un suicidio assistito: quello del Saul (I Samuele 31:4): un soldato uccide Saul su sua richiesta; ma David in seguito condanna a morte il soldato per omicidio.

[modifica] L’eutanasia nel vangelo cristiano

Volendo rileggere il vangelo alla luce della moderna scienza medica, si può interpretare uno dei più famosi passi di esso, la Passione, come una forma di eutanasìa per mettere fine alla sofferenza di Gesù crocifisso: Matteo (Mt 27,33) descriverebbe un tentativo di avvelenare Gesù sul Golgota, col vino mischiato a fiele (anticamente si riteneva che il veleno del serpente, l’aspide, fosse contenuto nel suo fiele). Luca, che era medico, dice che i soldati, inzuppata una spugna nell’aceto e postala in cima a una canna d’issopo, la spinsero sulla bocca di Gesù. Questo gesto, che viene generalmente interpretato come un atto di disprezzo e di crudeltà dei soldati verso Gesù (assetato), potrebbe invece essere letto come compassionevole: l’aceto infatti provoca rapida acidosi metabolica, perdita della coscienza, coma acidosico e morte. Nel rifiutare l’aceto offertogli esclamò: «Tutto è compiuto!» (oppure «Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio», secondo Luca) e morì. In generale, comunque, il Vangelo non sembra commentare questa vicenda da un punto di vista morale (né, per altro, quella del suicidio di Giuda Iscariota). Le posizioni cristiane sul tema dell’eutanasia paiono dunque derivare soprattutto dall’applicazione indiretta di principî e insegnamenti più generali.

[modifica] La cosiddetta “eutanasia” nel nazismo

Per approfondire, vedi la voce Programma Eutanasia T-4.
Questa voce è di parte

Questa sezione è ritenuta di parte, o non neutrale, (vedi l'elenco delle voci non neutrali). Se vuoi contribuire alla voce, e per ulteriori informazioni, partecipa alla pagina di discussione relativa. (uso di questo tag) (voce segnalata nel mese di dicembre 2006)
Motivazione: Viene fatto un indebito accostamento del termine “eutanasia” al programma di Adolf Hitler di eliminazione di persone deformi, disabili e malate di mente. L’accostamento è indebito perché, come viene detto pure in epigrafe, l’eutanasìa viene richiesta da persone affette da «malattie considerate incurabili, allo scopo di eliminare la sofferenza», e non per liberare la società da quelli che il nazismo riteneva un peso per la comunità o uno svilimento della razza. La morte imposta dallo Stato non può mai essere considerata “eutanasia” e, quindi, la sezione non ha ragione di esistere in questa voce. Segnalazione di Sergio the Blackcat™

La cosiddetta “eutanasia” nel nazismo
Hitler avviò un programma che prevedeva l'eliminazione di malati giudicati inguaribili da apposite commissioni mediche.
Il 1° settembre 1939, mentre iniziava l'invasione della Polonia, Hitler inviò al Reichsleiter Bohuler e al Medico Generale del Reich Brandt una lettera in cui si autorizzava l'eutanasia per tutti i

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«malati e deformi ritenuti irrecuperabili in base ai parametri umani[1]»

L'operazione fu estesa a persone ricoverate in ospizi e manicomi criminali a discrezione di commissioni di psichiatri, senza l'approvazione o un qualche coinvolgimento dei famigliari nelle decisioni. La morte avveniva per inalazione di monossido di carbonio in uscita da autoveicoli.
Le persone coinvolte in queste operazioni (medici e psichiatri), la morte per inalazione di gas, le teorie eugenetiche a fondamento dell'ideologia sono elementi presenti anche nella successiva deportazione nei lager.
Nel 1920 era stato pubblicato il primo libro che teorizzava il diritto dello Stato di imporre l'eutanasia: L'autorizzazione all'eliminazione delle vite non più degne di essere vissute.
Due i motivi: ridurre le sofferenze personali del paziente e il loro costo sanitario, per razionalizzare la redistribuzione della ricchezza sociale. Gli autori erano Alfred Hoche (1865-1943), uno psichiatra, e Karl Binding (1841-1920), un giurista.
termine sezione non neutrale

[modifica] Le opinioni

[modifica] Distinzioni preliminari

Ai fini medici, legali, religiosi e morali, si possono distinguere almeno tre diversi tipi di intervento volto a portare o favorire la morte di un malato: l'eutanasia attiva, l'eutanasia passiva e il suicidio assistito.

  • L’eutanasia attiva è un’azione che procura la morte con intento caritatevole; per esempio, il soffocamento di un neonato gravemente cerebroleso o la soppressione di un cavallo ferito. L’eutanasia attiva è un tema controverso; molti approcci (giuridici, morali, religiosi) tendono a considerarla in maniera non dissimile dall’omicidio. Anche dal punto di vista della deontologia medica qualche complicazione concettuale sorge dalla non semplice riconducibilità dell’eutanasia attiva ai concetti fondanti della medicina, diagnosi e terapia.
  • L’eutanasia passiva consiste nel non attuare più alcun intervento artificiale di sostegno alla vita. Nel caso in cui la morte sia considerata imminente ed inevitabile, questo tipo di azione corrisponde al rifiuto del cosiddetto “accanimento terapeutico”. Questa forma di eutanasia rappresenta una situazione che, secondo alcuni punti di vista, è sostanzialmente diversa dall’eutanasia attiva, in quanto in questo caso la morte sovviene in modo “naturale”.
  • Il suicidio assistito consiste nel fornire a una persona i mezzi per suicidarsi in modo poco doloroso. A differenza dell’eutanasia passiva, la morte non è - quindi - naturale; tuttavia, a differenza dell’eutanasia attiva, colui che assiste il suicidio non partecipa direttamente alle azioni che portano alla morte del paziente.

Oltre a questa distinzione ve ne sono molte altre che possono influire sul giudizio che si dà dell’eutanasia nei vari contesti. Ad esempio:

  • quasi sempre si distingue l’eutanasia di malati terminali da quella di persone che, pur non essendo prossime alla morte, chiedono di essere uccise a causa di forti sofferenze;
  • spesso, soprattutto in campo giuridico, è rilevante la distinzione fra l’eutanasia di persone capaci di intendere e di volere e quella di persone in situazioni di coma irreversibile o comunque non in grado - o non più in grado - di esprimere la propria volontà;
  • altre distinzioni talvolta significative sul piano giuridico riguardano le cause specifiche della morte; per esempio una morte conseguente dagli effetti collaterali dei farmaci somministrati, anche se prevedibile e prevista, viene talvolta distinta da quella conseguente all’uso di sostanze con lo scopo unico ed esplicito di portare la morte; il fatto di non fare assumere cibo al malato può essere considerata una forma di eutanasia passiva o attiva a seconda dei punti di vista; e via dicendo.

Un argomento particolare che merita un trattamento a sé è quello dell’eutanasia applicata a neonati; vedi eutanasia infantile.

[modifica] Posizioni politiche

Nel marzo 2006, il ministro italiano dei Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi dichiarò che «…la legislazione nazista e le idee di Hitler in Europa stanno riemergendo, per esempio in Olanda, attraverso l’eutanasia e il dibattito su come si possono uccidere i bambini affetti da patologie» (vedi in proposito la voce eutanasia infantile). La dichiarazione diede luogo a un contenzioso diplomatico, a seguito del quale l’ambasciatore italiano nei Paesi Bassi fu formalmente convocato dal governo dell’Aja per dare spiegazioni. Il ministro in seguito chiarì di aver parlato a titolo personale e non a nome del governo; vari esponenti della sua coalizione hanno comunque difeso il suo pronunciamento. La dichiarazione di Giovanardi fu, altresì, oggetto di pesanti critiche da parte di Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani, che chiese formalmente le dimissioni del ministro.

Il 22 settembre 2006 Piergiorgio Welby (copresidente dell’Associazione Luca Coscioni), affetto da distrofia muscolare, in una lettera aperta al Presidente della Repubblica ha chiesto il riconoscimento del diritto all’eutanasia (testo della lettera). Napolitano ha risposto auspicando un confronto politico sull’argomento (testo della risposta).

Più in generale si possono individuare in seno al Parlamento tre aree, trasversali agli schieramenti politici, aventi tre posizioni differenti sull’argomento-eutanasia:

  • un’area cattolica, che va dai cattolico-oltranzisti del centro-destra (in particolare in seno ad AN, ma anche nel CDU e a qualche cattolico di Forza Italia e della Lega Nord) ai cristiano-sociali del centro-sinistra (l’UDEUR e in particolare La Margherita, in cerca di consensi e di legittimazione presso il mondo cattolico e quindi più sensibile di altri ai desiderata curiali) per i quali l’eutanasia è un argomento da non mettere neppure all’ordine del giorno (Il presidente del Senato Franco Marini ha di fatto rigettato la richiesta di Welby);
  • un’area “possibilista”, costituita in gran parte dai Democratici di Sinistra, la quale si trova nell’esigenza di dare risposte alla base laica del suo elettorato e al contempo convivere nella coalizione di governo con gli altri partiti, alcuni dei quali di ispirazione cattolica (Margherita). La posizione di quest’area è quella di procedere per gradi e affrontare temi meno controversi come il testamento biologico, pur non escludendo a priori il dibattito sull’eutanasia, rimandato a un momento di minore conflittualità ideologica sulla materia.
  • un’area laicista, che va dalla Rosa nel Pugno e la Sinistra radicale (Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista e Verdi) fino a esponenti di entrambi gli schieramenti: liberali della coalizione di centro-sinistra, repubblicani della coalizione di centro-destra (es. Antonio Del Pennino), laici dentro Forza Italia (es. Chiara Moroni). Tale area caldeggia un dibattito sull’eutanasia e l’allineamento dell’Italia alle legislazioni europee più avanzate in materia, segnatamente quella dei Paesi Bassi.

La battaglia delle associazioni che si battono per una regolamentazione dell’eutanasia in senso non restrittivo si rivolge, oltre che - ovviamente - sulla richiesta della sua legalizzazione, anche sulla liceità e sul valore legale della sottoscrizione, da parte di chiunque, di cosiddette “dichiarazioni” (o “direttive”) “anticipate” qualora questi, in futuro, si venisse a trovare nell’impossibilità di opinare sulle cure ricevute.

[modifica] Bioetica

Il Comitato nazionale per la bioetica ha discusso ed effettuato ricerche su varie problematiche legate all'eutanasia e alla libera scelta. Fra i documenti del CNB ricordiamo:

In questo documento (composto poco dopo la morte di Terry Schiavo) la relazione di maggioranza (2/3)[2] descrive la PEG (alimentazione ed idratazione con sondino) come non assimilabile al caso di accanimento terapeutico.

L'eutanasia è inoltre un argomento che fa parte dell'insegnamento medico di bioetica clinica, nel campo della bioetica; attualmente (2005) è in corso di attivazione in tutte le facoltà di medicina italiane. I corsi prevedono programmi con molti insegnamenti di etica, con lo scopo di formare degli operatori in grado di dibattere il problema con cognizione di causa.

[modifica] La posizione della Chiesa cattolica

Una definizione ponderata di “eutanasia” — abitualmente citata anche da autori che non condividono le valutazioni etiche del magistero cattolico — si trova nella dichiarazione sull’eutanasia Iura et bona, pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 5 maggio 1980, al n. 6: «Per eutanasia s’intende un’azione o un’omissione che di natura sua, o nelle intenzioni, procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore. L’eutanasia si situa, dunque, al livello delle intenzioni e dei metodi usati».

La Chiesa Cattolica è schierata molto nettamente contro l’eutanasia attiva e il suicidio assistito, pur non considerando tali pratiche equivalenti all’omicidio (o analoghe all’aborto). Viceversa, contempla la possibilità dell’eutanasia passiva, ma soltanto quando questa si possa configurare come rinuncia all’accanimento terapeutico, ossia nei casi in cui la morte dell'ammalato sia ritenuta imminente ed inevitabile. Una sintesi della posizione cattolica viene fornita dalla Pontificia Accademia per la vita: «Nell’immediatezza di una morte che appare ormai inevitabile e imminente “è lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita” (cfr Dich. su Eutanasia, parte IV), poiché vi è grande differenza etica tra “procurare la morte” e “permettere la morte”: il primo atteggiamento rifiuta e nega la vita, il secondo accetta il naturale compimento di essa» (9 dicembre 2000).

Una sintesi efficace della posizione della Chiesa cattolica si trova anche nell’enciclica Evangelium Vitae, § 64-67.

Fatto salvo il caso particolare dell'accanimento terapeutico e la doverosa partecipazione per la sofferenza inaudita che spesso tali malati soffrono, le parole di Giovanni Paolo II esprimono in proposito una netta condanna:

"Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell’esistenza di chi soffre, l’eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante "perversione" di essa: la vera "compassione", infatti, rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza. [...] La scelta dell’eutanasia diventa più grave quando si configura come un omicidio che gli altri praticano su una persona che non l’ha richiesta in nessun modo e che non ha mai dato ad essa alcun consenso. Si raggiunge poi il colmo dell’arbitrio e dell’ingiustizia quando alcuni, medici o legislatori, si arrogano il potere di decidere chi debba vivere e chi debba morire. [...] Così la vita del più debole è messa nelle mani del più forte; nella società si perde il senso della giustizia ed è minata alla radice la fiducia reciproca, fondamento di ogni autentico rapporto tra le persone". (Evangelium Vitae, § 66)

Analoga posizione hanno assunto diverse altre chiese cristiane, fra cui, di recente, quella Calvinista ad eccezione della Chiesa Valdese il cui Sinodo si è pronunciato favorevolmente alla pratica dell'eutanasia per combattere l'inutile sofferenza.

L’inglese Thomas More (per i cattolici San Tommaso Moro') nella sua Utopia (opera che non descrive mai in modo chiaro il punto di vista dell'autore, che preferisce esprimersi con sottile e velata ironia) - scrisse (circa 1516): «Nella migliore forma di repubblica i malati incurabili sono assistiti nel miglior modo possibile. Ma se il male non solo è inguaribile, ma dà al paziente continue sofferenze allora sacerdoti e magistrati, visto che il malato è inetto a qualsiasi compito, molesto agli altri, gravoso a sé stesso, sopravvive insomma alla propria morte, lo esortano a morire liberandosi lui stesso da quella vita amara, ovvero consenta di sua volontà a farsene strappare dagli altri… sarebbe un atto religioso e santo».

[modifica] Eutanasia infantile

Per approfondire, vedi la voce Eutanasia infantile.

L'eutanasia infantile è l'eutanasia procurata a dei minori al di sotto dei 12 anni.

[modifica] Sondaggi e inchieste

Da un sondaggio (aprile 2006) pubblicato anche su Torino medica, l'organo ufficiale dell'Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Torino, e avente come target infermieri (in maggioranza tra i 30 e i 40 anni, impiegati in reparti di terapia intensiva, lungo-degenza e chirurgia), è emerso che:[3]

  • il 74% degli infermieri interpellati è favorevole alla "dolce morte" passiva
    • di cui l'83% anche a quella attiva
  • il 44% ha avuto diverse esperienze di pazienti che hanno chiesto espressamente e ripetutamente di morire perché venisse posto fine alle loro atroci e senza speranza sofferenze.
  • il 76% invoca il testamento biologico;
  • l'8% si dichiara disposto a praticare l'eutanasia anche illegalmente, senza richiesta esplicita del paziente
  • il 37% si dice disposto ad aiutare i pazienti a mettere fine a un calvario, anche ricorrendo al suicidio assistito.
  • il 76% degli infermieri credenti è favorevole all'eutanasia volontaria.

I risultati del sondaggio torinese confermano quelli emersi da un'indagine del Centro di Bioetica dell'Università cattolica di Milano, e di altri sondaggi:

  • il 4% dei rianimatori interpellati ha ammesso di praticare l'"iniezione letale" (illegalmente, sulla base di quello che dice loro la coscienza).
  • Il 92% degli italiani interpellati ritiene che sia necessario superare l'attuale normativa repressiva;
  • il restante 8% si dice contrario all'eutanasia.

Al riguardo, bisogna dire che vi sono differenze di posizione anche in seno ai favorevoli all’eutanasia: vi è infatti chi ne propone la legalizzazione, altri che invece parlano di depenalizzazione. Cinzia Caporale[4], del Comitato Nazionale di Bioetica e fautrice della depenalizzazione, commentando i risultati dei sondaggi, lamentò il fatto che i medici considerino più importante la legalizzazione - con conseguente regolamentazione - dell’eutanasia piuttosto che la sua depenalizzazione, a motivo del fatto che la legalizzazione darebbe loro una protezione legale, lasciandoli invece esposti in caso di semplice depenalizzazione, ladddove essi avrebbero potere discrezionale. In definitiva, secondo Cinzia Caporale, la legalizzazione sarebbe più un paravento per i medici che un aiuto per i malati. Questa riflessione sul caso specifico si spiega meglio chiarendo la posizione più ampia della Caporale in merito alla dicotomia diritto-morale.[5]

[modifica] Le legislazioni sull’eutanasia in vari Paesi del mondo

[modifica] Europa

  • Austria (Paese a maggioranza cattolica come l’Italia). Esisteva una legge permissiva sull’eutanasia, ma fu abrogata nel 1977.
  • Belgio. Dal 16 maggio 2002 è in vigore una legge che disciplina l’eutanasia.
  • Danimarca. Le cosiddette “direttive anticipate” hanno valore legale. I parenti del malato possono autorizzare l’interruzione delle cure.
  • Germania. Il suicidio assistito non è reato, purché il malato sia capace di intendere e di volere e ne faccia esplicita richiesta.
  • Paesi Bassi. Dal 1994 l’eutanasia cessò di essere perseguita penalmente, pur rimanendo un reato. Nel 2000 i Paesi Bassi divennero il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge che regolamentava l’eutanasia e dal 1° aprile 2002 la legge è in vigore.
  • Svezia. L’eutanasia non è perseguita penalmente.
  • Svizzera. È previsto e tollerato il suicidio assistito; esso viene praticato al di fuori dell'istituzione medica, da un'associazione privata chiamata Exit. Il medico deve limitarsi a fornire i farmaci al malato.
  • Inghilterra. L'aiuto al suicidio è perseguito a norma del Suicide Act del 1961. Aperture più consistenti all'eutanasia passiva si apprezzano sul piano giurisprudenziale. Attualmente è all'esame del Parlamento di Londra l'Assisted Dying for the Terminally Ill Bill, che permetterebbe una forma di suicidio assistito simile a quella prevista dall'Oregon Death with Dignity Act del 1997.

[modifica] Resto del mondo

  • Australia. In alcuni Stati le cosiddette “direttive anticipate” hanno valore legale. I Territori del Nord legalizzarono (1996) l’eutanasia attiva volontaria, ma il parlamento federale annullò tale provvedimento nel 1998.
  • Canada. Negli Stati di Manitoba e Ontario le direttive anticipate hanno valore legale.
  • Cina. Una legge del 1998 autorizza gli ospedali a praticare l’eutanasia ai malati terminali.
  • Colombia. Non esiste una legge specifica sull’eutanasia. Tuttavia, in seguito a un pronunciamento della Corte Costituzionale, la pratica è permessa.
  • Stati Uniti d’America. La normativa varia a seconda degli Stati. Le direttive anticipate hanno generalmente valore legale. Nello Stato dell’Oregon è possibile, da parte del malato, richiedere farmaci letali. Una regolamentazione specifica di tale materia è tuttavia bloccata per opposizione di un tribunale federale.

[modifica] Italia

In Italia, l’eutanasia attiva è assimilabile, in generale, all’omicidio volontario (art. 575 c.p.) fatte salve le attenuanti di legge. In caso di consenso del malato si configura la fattispecie prevista dall’art. 579 c.p. (Omicidio del consenziente), punito con reclusione da 6 a 15 anni. Anche il suicidio assistito è un reato, giusta art. 580 c.p. (Istigazione o aiuto al suicidio).

L’eutanasia passiva è permessa in ambito ospedaliero, nel reparto di rianimazione, solo nei casi di morte cerebrale; devono essere interpellati i parenti e si richiede la presenza e il permesso scritto del primario, del medico curante e di un medico legale. In caso di parere discordante fra medici e parenti, si va in giudizio e in questo caso è il giudice a decidere.

[modifica] Letteratura e filmografia sull’eutanasia

  • Nel romanzo di fantascienza Paria dei Cieli di Isaac Asimov (Pebble in the Sky, 1950) in un lontano futuro la Terra è diventata un pianeta povero e inospitale, dove gli inabili al lavoro e, comunque, coloro che raggiungono i 60 anni di età devono essere uccisi per legge.
  • Il film di fantascienza 2022: i sopravvissuti (Soylent Green, USA 1973), di Richard Fleischer, descrive una società futura afflitta dalla sovrappopolazione e dall’esaurimento delle risorse naturali della Terra, in cui l’eutanasia (suicidio assistito) è diventato pratica comune e avviene con una sostanza che ha effetti simili alla cicuta.
  • Il film di fantascienza La fuga di Logan (1976) descrive una società distopica in cui per eliminare la vecchiaia al raggiungimento dei 30 anni i cittadini vengono sottoposti ad eutanasia, mascherata all'interno di un rito pubblico di "elevazione".
  • Il film Le invasioni barbariche (Les invasions barbares, Canada 2003), di Denys Arcand, tocca il tema dell’eutanasia per affermare la perdita di punti di riferimento, anche morali, dopo l’11 settembre.
  • Il film Mare dentro (Mar adentro, Spagna 2004), di Alejandro Amenábar, affronta il tema dell’eutanasia prendendo spunto da una storia vera.
  • Nel film Million Dollar Baby (-, USA 2004, Premio Oscar 2005), di Clint Eastwood, viene trattato il tema dell’eutanasia attiva.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Voci correlate

[modifica] Riferimenti e note

  1. Atti del processo di Norimberga, volume 26, pagina 169.
    www.olokaustos.org
  2. 18 favorevoli, 8 contrari, un astenuto a cui si sono aggiunti altri 3 favorevoli che erano assenti
  3. Articolo sul sondaggio della rivista Torino medica
  4. Commento di Cinzia Caporale del CNB sul sondaggio del 2006 sull'eutanasia tra operatori sanitari
  5. «…il diritto […] dev’essere più simile a una scienza empirica che a una scienza formale: deve scoprire, attraverso l’attività di giuristi, giudici ed esperti, quali siano le condotte socialmente riconosciute da tradurre in norme giuridiche. Se il diritto venisse semplicemente inventato, e quindi imposto, le regole sarebbero o pregiudizievoli della libertà, oppure finirebbero con il non essere rispettate. In campo bioetico questo pericolo è assai concreto. Spesso le norme giuridiche corrispondono ad anacronistiche proibizioni di comportamenti comunque praticati dalla gran parte della popolazione, oppure, ove rispettate, sono una violazione dell’autonomia e del benessere fisico, psichico o economico degli individui interessati… Le soluzioni bioetiche sono infatti quasi sempre il risultato di un’applicazione deduttiva di problemi dell’etica o del diritto. Con la conseguenza di rinunciare alla misurazione della realtà individuale e sociale e, quindi, di privilegiare le dispute teologiche rispetto alla ricerca di soluzioni razionali fondate sulla conoscenza della realtà. Un approccio moralmente esecrabile quando si tratti della vita e della morte» (Il Sole 24 ore, 20/2/2000, citato in Rassegna SWIF - Sito Web Italiano per la Filosofia).
  6. si veda il secondo paragrafo di http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/e_eutanasia.htm

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