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Friedrich Nietzsche - Wikipedia

Friedrich Nietzsche

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Friedrich Nietzsche
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«Ciò che ci divide non è il fatto che noi non troviamo nessun Dio, né nella storia, né nella natura, né dietro la natura, - ma che quello che è stato adorato come Dio noi non lo troviamo affatto "divino", ma al contrario pietoso, assurdo, dannoso, non solo perché è un errore, ma perché è un crimine contro la vita... »
(Friedrich Nietzsche)

Friedrich Wilhelm Nietzsche (Röcken, Sassonia, 15 ottobre 1844 - Weimar, 25 agosto 1900) è stato uno dei maggiori filosofi ottocenteschi ed ebbe un'influenza articolata e controversa sul pensiero filosofico e politico del Novecento. Il pensiero di Nietzsche è uno spartiacque della filosofia contemporanea ed è oggetto di divergenti interpretazioni.

Indice

[modifica] Biografia

Friedrich Wilhelm Nietzsche è il primogenito del pastore protestante Karl Ludwig, reazionario monarchico, già precettore alla corte di Altenburg, e di Franziska Oehler, figlia, come il marito, di un pastore. Nel 1846 e nel 1848 nascono altri due figli, Elisabeth e Joseph, che muore nel 1850.

Il 30 luglio 1849 muore il padre, già affetto da disturbi psichici e la famiglia si trasferisce l’anno dopo a Naumburg, dove Friedrich inizia gli studi di lettere classiche e religione. In famiglia apprende la musica e il canto, compone poesie, legge Goethe, Holderlin e Byron; nel 1858 inizia a frequentare il ginnasio di Pforta e due anni dopo, con gli amici Gustav Krug e Wilhelm Pinder fonda l’associazione Germania, con la quale si propone di sviluppare i suoi interessi letterari e musicali; per l’associazione scrive alcuni saggi, come Fato e volontà e Libertà della volontà e fato, visibilmente ispirati dalla lettura di "Fato" e altri saggi di Emerson, specie quelli inclusi in Conduct of Life (1860).

Conclusi gli studi secondari nel 1864, entra nell’Università di Bonn come studente di teologia e s'iscrive nella corporazione studentesca Franconia. Durante una gita a Colonia, avrebbe contratto – ma la notizia è incerta – la sifilide, alla quale si fa risalire l’origine della sua malattia mentale. Nel 1865 si iscrive all’Università di Lipsia, per continuare a seguire le lezioni di filologia classica di Friedrich Ritschl, già suo insegnante a Bonn. Studia Teognide e Suida, ma rimane più affascinato da Platone e soprattutto da Emerson e Schopenhauer, che influenzeranno tutta la sua produzione.

Conosce nel 1867 Erwin Rohde; approfondisce lo studio dell’opera di Diogene Laerzio, di Omero, Democrito e Kant, mentre un saggio su Teognide appare nella rivista Rheinisches Museum diretta da Reischl. Il 9 ottobre comincia il servizio militare nel reggimento di artiglieria a cavallo di stanza a Naumburg: nel marzo dell’anno successivo si infortuna seriamente cadendo da cavallo e a ottobre viene congedato. Tornato a Lipsia, l’Università lo premia per il suo saggio sulle fonti di Diogene Laerzio e lo assume come insegnante privato. L'8 novembre conosce in casa dell'orientalista Hermann Brockhaus Richard Wagner.

Il 13 febbraio 1869 ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca dell’Università di Basilea grazie all'appoggio di Ritschl tenendovi, il 28 maggio, la profusione sul tema Omero e la filologia classica mentre l’Università di Lipsia gli concede la laurea sulla base delle sue pubblicazioni nel Rheinisches Museum; nella stessa Basilea conosce Jakob Burckhardt.

Dal 17 maggio aveva cominciato a frequentare, nella villa di Tribschen, Richard e Cosima Wagner, rimanendone fortemente colpito: "ciò che imparo laggiù, che vedo e ascolto e intendo, è indescrivibile. Schopenhauer, Goethe, Eschilo e Pindaro vivono ancora".

All'inizio del 1870, Nietzsche tiene a Basilea delle conferenze ("Il dramma musicale greco", "Socrate e la tragedia"), che anticipano il suo primo volume, "La nascita della tragedia" (1872). A Basilea stringe amicizia col professore di teologia Franz Overbeck, che gli rimarrà vicino fino alla morte e sarà grande estimatore delle sue opere, nonostante che la sua posizione accademica rendesse la cosa alquanto imbarazzante, considerate le vedute di Nietzsche in materia di religione.

Allo scoppio della guerra franco-prussiana (1870-1871) chiede di essere temporaneamente esonerato dall'insegnamento per partecipare come infermiere alla guerra, visto che la neutralità della Svizzera gli impedisce di arruolarsi in reparti combattenti. Dopo poche settimane al fronte si ammala di difterite, viene curato e congedato. Nel frattempo scrive "La visione dionisiaca del mondo" ed abbozza "La tragedia e gli spiriti liberi" ed un dramma intitolato "Empedocle", in cui vengono anticipati con molta chiarezza molti dei temi che verranno in seguito ripresi nelle opere della maturità.

Per motivi di salute, Nietzsche dovette abbandonare l'insegnamento e vivere spostandosi continuamente da luogo a luogo, in particolare sulla costa italiana a Genova e Rapallo, quella francese a Nizza, ed in alta Engadina a Sils Maria. Conobbe Lou Andreas Salomé nel 1882, alla quale propose il matrimonio, che ella rifiutò.

Nel 1888, con già molte pubblicazioni alle spalle, si trasferì a Torino, città che apprezzò particolarmente, e dove scriverà L'Anticristo, Il crepuscolo degli idoli ed Ecce Homo (pubblicato postumo).

È datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in pubblico: mentre si trovava in piazza Carlo Alberto, vedendo il cavallo di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere, abbracciò l'animale e pianse; in seguito si buttò a terra urlando ed in preda a spasmi.

Dalla crisi non si riprenderà più. Ricoverato prima in una clinica psichiatrica a Basilea, viene trasferito a Naumburg per essere invano curato dalla madre, prima, e dalla sorella Elisabeth Förster Nietzsche, poi. Trasferito nella casa di Weimar, dove la sorella ha fondato il Nietzsche-Archiv, vi muore il 25 agosto 1900. La natura della sua follia resta ancora un mistero. Nei frammenti teorizzava l'autodistruzione della reputazione tramite una follia recitata come una forma di ascesi superiore.

[modifica] Filosofia

La filosofia di Nietzsche parte dalla rivalutazione delle filosofie pre-socratiche, in particolare la filosofia di Eraclito, a sfavore del periodo classico, visto come affermazione della visione razionale e quindi decadente. La tragedia greca fu interpretata come massima espressione dello slancio vitale o "momento dionisiaco" che si contrapponeva a quello Apollineo. Proprio per questo vedeva Socrate come il padre di quella filosofia che degradava l'uomo in quanto tale a favore della conoscenza razionale: da qui le radicali critiche all'"intellettualismo etico" e alla logica. Altro grande nemico di Nietzsche fu Platone, considerato il fautore della metafisica, attraverso la sua affermazione di un mondo dietro il mondo. Da Platone egli traccia una linea rossa fino ad arrivare a Kant e all'idealismo tedesco. Tutta l'opera di Niezsche sarà la demolizione di ogni metafisica e la critica di ogni idealismo.

Nietzsche criticò, quindi, i valori fondamentali della società (filosofia, cristianesimo e democrazia), giungendo alla negazione di qualsiasi principio trascendente e della stessa morale, così come di ogni concezione tradizionale, arrivando ad appellare la storia stessa come lungo processo di decadenza dell'uomo, come negazione della vita ed all'affermazione della libertà come destino dell'uomo. Destino che dovrà essere perseguito attraverso l'esercizio della volontà di potenza, e che condurrà l'uomo alla condizione di superuomo(l'uomo superato e non superiore).

Del pensiero dell'illustre pensatore si appropriò l'ideologia nazista, anche a causa delle false indicazioni naziste e razziali inserite dalla sorella Elisabeth, sposata con un antisemita, nel materiale inedito, dopo la morte del filosofo. La concezione nazista di superuomo è sì al di là del bene e del male ma che usa la violenza senza alcun valore etico contrariamente all'oltreuomo di Nietzsche che crea dei valori nuovi.

Soprattutto Nietzsche sosteneva che chiunque poteva tentare di diventare un "superuomo" e non solo pochi individui come sosteneva il nazismo.

[modifica] Il pensiero di Nietzsche

Nietzsche mostra come i grandi valori della cultura occidentale, quali la verità, la scienza, il progresso, la religione, vadano distrutti e smascherati. C’è nell'uomo una sostanziale paura della creatività della vita, che produce valori collettivi sotto la cui giurisdizione la vita viene disciplinata, regolata, schematizzata. Sono "valori che disprezzano la vita", che generano un processo di nullificazione. La storia della cultura occidentale è pertanto la storia del nichilismo, e quindi la storia della decadenza. Nichilismo è il processo per cui i concetti capitali della metafisica (essere, verità, realtà, ecc…) si nullificano e si rivelano infondati. Nietzsche afferma che il nichilismo passivo (Schopenauer) coincide con la perdita o sfiducia di fede nell'uomo europeo e nei valori della sua civiltà; coincide con la "diminuzione vitale", con la massa di malattie, con la pazzia, con tare psichiche e fisiche che colpiscono l'umanità. Nel nichilismo viene meno anche la fiducia nella scienza, che ha ispirato il positivismo. L'uomo nichilista è caduto nell'angoscia per aver scoperto che i fini assoluti e le realtà trascendenti non esistono. Ma l'uomo ha dovuto illudersi per dare un senso all'esistenza, in quanto ha avuto paura della verità, non essendo stato capace di accettare l'idea che "la vita non ha alcun senso". Se il mondo avesse un senso e se fosse costruito secondo criteri di razionalità, di giustizia e di bellezza, l'uomo non avrebbe bisogno di auto-illudersi per sopravvivere, costruendo metafisiche, religioni, morali. L'umanità occidentale è passata purtroppo attraverso il cristianesimo e percepisce un senso di vuoto, conseguente alla "morte di Dio", e cioè al venir meno di ogni certezza metafisica (perdita totale del senso di vita), conseguente alla scoperta che il mondo è un caos irrazionale. Fino a che non sorgerà il superuomo, cioè un uomo in grado di sopportare l'idea che l'Universo non ha un senso assoluto, anche dopo la scoperta della morte di Dio, l'umanità continuerà a cercare dei valori assoluti rimpiazzando il vecchio Dio con dei sostituti idolatrici quali, ad esempio, lo Stato, la scienza, ecc… La mancanza, però, di un senso assoluto metafisico della vita e dell'universo fa rimanere l'uomo nel nichilismo passivo, o disperazione nichilista. È tuttavia possibile uscire dal nichilismo superando questa visione e riconoscendo che è l'uomo stesso la sorgente di tutti i valori e delle virtù della volontà di potenza(nichilismo attivo). L'uomo, ergendosi al di sopra del caos della vita, impone i propri significati e la propria volontà. Costui è il superuomo, cioè l'uomo che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita. Attraverso le tre metamorfosi dello spirito, di cui parla nel primo discorso del testo "Così parlò Zarathustra", Nietzsche mostra come il motto "Tu devi" vada trasformato dapprima nell' "Io voglio", ed infine in un sacro "Dire di sì", espresso dalla figura del fanciullo giocondo.

[modifica] Spirito Dionisiaco e Spirito Apollineo

Nietzsche nel testo Nascita Della Tragedia fa un'analisi della cultura e della civiltà greca ed evidenzia che due erano i valori (o impulsi) dominanti: lo spirito dionisiaco e lo spirito apollineo. Il dionisiaco (dal dio Dioniso) è l'elemento dell'affermazione della vita, della spontaneità dell'istinto umano, della giocosità. È l'impulso che esprime la forza vitale propria del superuomo, è l'ebbrezza che scaturisce dall'accettazione della vita e che trova la sua manifestazione più compiuta nella musica e nella danza. È quindi l'affermazione della creatività della vita. la grande innovazione dello spirito Dionisiaco sta nel fatto che esso riconduce alla dimensione naturale l'essere umano, che abbandona ogni forma-costrizione e può liberarsi in un'estasi di natura e sensi. A questo impulso si sostituisce, pian piano, quello apollineo, da Apollo, dio della serenità e dell'armonia delle cose, di un rapporto ordinato fra i vari elementi. Perciò lo spirito apollineo è l'impulso umano che fugge di fronte al caos, che è capace di concepire l'essenza del mondo come ordine e che spinge l'uomo a produrre forme armoniose rassicuranti e razionali e che troviamo anche nell'esaltazione dell'uomo estetico decadentista.

[modifica] Contro Socrate, Platone e il Cristianesimo

Secondo Nietzsche la decadenza è il rifiuto della creatività, della spontaneità della vita, dunque dello spirito dionisiaco, e il suo annullamento di schemi e di ideali. Per Nietzsche colui che ha condizionato la civiltà occidentale verso questo annullamento della vita è stato Socrate; il peccato di Socrate è di aver sostituito alla vita il "pensare alla vita" e la conseguenza di ciò è il non-vivere. Anche Platone ha indirizzato la vita verso un mondo astratto ed irreale, e in questo sviluppo della decadenza si inserisce anche il Cristianesimo. Questo ha prodotto, come Socrate e Platone, un tipo di uomo malato e represso, in preda a continui "sensi di colpa" che avvelenano la sua esistenza. Perciò l'uomo cristiano, al di là della propria maschera di serenità, è psichicamente tormentato, nasconde dentro di sé un'aggressività rabbiosa contro la vita ed ha uno spirito di vendetta contro il prossimo. Nietzsche più che contro la figura di Cristo (verso cui per altro non nasconde simpatia, considerandolo un "santo anarchico"), è polemico contro la Chiesa, le sue regole e i suoi dogmatismi. Infatti nel testo Così parlò Zarathustra afferma: "vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze, essi sono dispregiatori della vita, sono avvelenati, che siano maledetti!" Da ciò la proposta di Nietzsche di una trasmutazione o inversione dei valori. Infatti si proclama lui stesso come il "primo immoralista" della storia; egli non intende tuttavia proporre l'abolizione di ogni valore o soltanto l'esistenza di un tipo di uomo in preda al gioco sfrenato degli istinti, il che sarebbe indegno del superuomo, ma contrappone ai valori antivitali della morale tradizionale una nuova tavola di valori a misura del carattere terreno dell'uomo. Il superuomo di Nietzsche è nato per vivere sulla Terra, la sua esistenza è interamente corpo, realtà sensibile. Difatti Zarathustra afferma "io sono corpo tutto intero e nient’altro". L'anima è solo una parola che indica qualcosa di interno al corpo, succube di questo, dominata e manovrata dalla ragione dello stesso: questa rivendicazione della natura terrestre dell'uomo è implicita nell'accettazione totale della vita che è propria dello spirito dionisiaco e del superuomo. La Terra non è più l'esilio e il deserto dell'uomo, ma la sua dimora gioiosa.

[modifica] Il periodo "Illuministico"

Questo periodo, che inizia con Umano, troppo umano (1878-1880), coincide con l'avvento della scrittura aforistica, e risulta caratterizzato dal ripudio dei vecchi maestri, come Schopenhauer e - in particolare - Wagner. Nietzsche lo accusa di essere un tipico decadente, e una malattia che ammala tutto ciò che tocca. In questo periodo, il filosofo abbandona la "metafisica da artista", per privilegiare la scienza. Considererà l'arte come il residuo di una cultura mitica. Redentore della cultura non sarà più l'artista o il genio, ma il filosofo educato dalla scienza. Sarà illuminista, nel senso che si troverà impegnato in un'opera di critica della cultura tramite la scienza, che egli ritiene sia un metodo di pensiero, piuttosto che un insieme di tutte le scienze particolari. Un metodo critico di tipo storico e genealogico, perché non esistono realtà immutabili e statiche, ma ogni cosa è l'esito di un processo che va ricostruito. I concetti base di questo periodo sono lo spirito libero e la filosofia del mattino. Lo spirito libero si identifica con il viandante, cioè con colui che grazie alla scienza riesce ad emanciparsi dalle tenebre del passato, inaugurando una filosofia del mattino che si basa sulla concezione della vita come transitorietà e come libero esperimento senza certezze precostituite.

[modifica] La morte di Dio

Nietzsche rifiuta la ricerca della metafisica e della cosa in sé kantiana. Secondo lui non ha nessun valore. Ritiene il noumeno un qualcosa al di fuori della vita terrena e priva di qualsiasi significato. Cercare il noumeno è come cercare Dio. Critica quindi anche l'arte poiché vedeva nell'artista il genio, colui che si innalza sopra gli altri uomini. Tutte queste cose che nascondono valori umani, concreti, sono secondo Nietzsche delle maschere, di fronte alle quali l'uomo ha paura. I valori del Cristianesimo non sono altro che ipocrisia: l'altruismo nasconde l'egoismo, che socialmente è un valore negativo, la solidarietà l'interesse, ecc… Probabilmente a seguito della sua riscoperta di uno filosofo già amato in gioventù, Emerson (che si riteneva un "professore della gaia scienza" e si poneva agli antipodi di Schopenhauer), nella Gaia Scienza Nietzsche delinea il tentativo di uscire dalla decadenza, teorizza una conoscenza che sia gaia, vitale (vitalismo), una conoscenza che non sia più legata al sacrificio degli istinti, degli impulsi umani, ma che liberi l'uomo da qualunque schematismo, da qualunque legame metafisico e morale. Alle linee guida emersoniane, Nietzsche aggiunge una critica della religione che approfondisce, in sostanza, il lavoro di Voltaire. Nietzsche afferma che i valori morali nascondono anche l'incapacità dell'uomo di vivere secondo quei valori terreni spontanei e vitali, di conseguenza i valori che vengono affermati sono quelli degli schiavi, cioè dei vinti, di quelle persone incapaci di vivere e che si pongono quindi come valori metafisici e non terreni.

[modifica] L'Oltreuomo

Per approfondire, vedi la voce Superuomo.

Nietzsche, radicalizzando il "plus man" emersoniano e la critica emersoniana del culto degli eroi di Carlyle, propugna l'avvento di un nuovo tipo di uomo, capace di liberarsi dai pregiudizi e dai vecchi schemi, di smascherare con il metodo genealogico l'origine umana troppo umana dei valori, nonché di farsi consapevole creatore di valori nuovi. Non sarebbe corretto definire un uomo del genere superuomo : super indica sopra, quindi 'super-uomo' vuol dire 'colui che è sopra gli uomini' e li schiaccia. Nietzsche parla piuttosto di 'oltre-uomo', (traduzione letterale dal tedesco Über-Mensch): l'Oltreuomo non schiaccia gli altri, ha dei valori differenti dalla massa, quella massa che ha aderito alla filosofia dei sacerdoti e degli schiavi. L'Oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita, e che fa sua la cosiddetta 'morale aristocratica' che dice "sì" alla vita e al mondo. L'Oltreuomo è discepolo di Dioniso (come si definisce Nietzsche) poiché accetta la vita in tutte le sue manifestazioni, nel piacere del divenire inteso come alternanza di vita e morte. Affronta la vita con "pessimismo coraggioso", unisce il fatalismo alla fiducia, e si è liberato dai logori concetti del bene e del male. Per lui ogni istante è il centro del suo tempo. L'eterno ritorno, cioè l'eterna ripetizione, è la dottrina che Nietzsche mette a capo della nuova concezione del mondo e dell'agire umano. Per Nietzsche ogni momento del tempo, cioè l'attimo presente, va vissuto in modo spontaneo, senza continuità con passato e futuro, perché passato e futuro sono illusori: infatti ogni momento si ripete identico nel passato e nel futuro, come un dado che, lanciato all'infinito (poiché il tempo è infinito), darà un numero infinito di volte gli stessi numeri, in quanto le sue scelte sono un numero finito. Il vero Oltreuomo è, in conclusione, colui che danza in catene liberamente e con leggiadria; è lo spirito libero tout court.

[modifica] L'Eterno ritorno

Per approfondire, vedi la voce Eterno ritorno.

La dottrina dell'eterno ritorno è presentata in Così parlò Zarathustra, in cui uno Zarathustra immaginario, non storico, è presentato come "maestro dell'eterno ritorno"; tuttavia, non esiste un'esposizione chiara del concetto. Ciò che ritorna non è qualcosa in particolare, ma il carattere della conflittualità, non solo della conflittualità empirica tra elementi materiali, ma anche tra Valori, tra Verità e Scopi. Inoltre "eterno" significa senza inizio e senza fine, non fissità, immobilità. "Ritorno" non può significare ripetizione: se così fosse, infatti, bisognerebbe pensare ad una temporalità finita in cui siano determinabili un prima e un dopo, e quindi un punto a cui e un punto da cui qualcosa ritorna. Ma in tal modo "ritorno" non potrebbe stare insieme ad "eterno" nel senso in cui "eterno" significa senza inizio e fine: senza inizio e fine, infatti, esclude la possibilità di pensare la forma della successione e, quindi, di usare "ritorno" come sinonimo di ripetizione, Pertanto "ritorno" va inteso come metafora del divenire.

A questo punto è possibile sostituire la formula "eterno ritorno dell'uguale" (ewige Weiderkehr des Gleichen) con quella "incessante divenire della conflittualità". Va necessariamente precisato che l' "eterno ritorno" non deve diventare oggetto o pretesto di una nuova religione, inoltre che il pensiero di esso non ha nulla a che fare con i modelli ciclici, come ad esempio quello stoico. Infatti questa interpretazione ciclica è propria delle bestie e del nano, che nello Zarathustra riducono il pensiero dell'eterno ritorno ad una canzone da organetto.

Le conseguenze dell'intendere e dell'esprimere l'eterno ritorno dell'uguale come incessante divenire della conflittualità sono rilevanti, in particolare ne deriva la necessità di cogliere e vivere l'innocenza del divenire, di abbracciare il presente, l'attimo nella sua interezza, piacere e dolore, vita e morte, un dire di sì a tutto: se infatti il carattere del divenire è proprio non solo delle cose da valutare ma anche dei criteri di valutazione, non è possibile cadere nella presunzione di dare un giudizio definitivo ed assoluto su alcunché. Perciò Nietzsche potrà affermare che il divenire "è giustificato in ogni attimo".

Ma a loro volta, la comprensione e l'esperienza dell'innocenza del divenire portano a conseguenze altrettanto rilevanti: in primo luogo conducono all'emancipazione dal finalismo: se tutto diviene, divengono anche i fini, e nessuno di essi può legittimamente pretendere di porsi come Fine Ultimo. Non solo: liberarsi dal finalismo significa guarire anche dalle sue complicazioni più pericolose: dalla superficie dell'intenzionalità delle azioni; dalla credenza che la storia umana abbia un fine supremo; dall'ipotesi che la natura si sviluppi secondo qualche direzione. In secondo luogo, assumere pienamente l'innocenza del divenire significa liberarsi dall'illusione di poter intendere e definire ogni azione umana in modo netto e inequivocabile.

Ma v'è anche un'altra importante conseguenza a cui porta l'esperienza dell'eterno ritorno: la guarigione dal risentimento e dalla volontà di vendetta. Entrambe queste malattie dipendono infatti dal considerare il passato come uno stato di cose in cui è possibile individuare qualcuno responsabile di qualcosa; d'altra parte considerando in tal modo il passato, spesso si costruisce il futuro come risposta risentita, come progetto di rivalsa e come occasione di vendette.

[modifica] Osservazioni critiche e confronti

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La filosofia di Nietzsche si pone come reazione tanto allo storicismo hegeliano quanto al positivismo. Per quanto riguarda la filosofia idealista tedesca e, in particolare, l'hegelismo, Nietzsche rifiuta la concezione di un assoluto razionale che si svolga nella storia. Egli non accetta che le vicende dei popoli e degli individui siano regolate dalle leggi della dialettica, né che, talvolta, nella sua "astuzia", la ragione si serva dei loro interessi per conseguire i suoi fini. Nietzsche rifiuta ugualmente di racchiudere la filosofia in un sistema: la sua concezione filosofica infatti è quanto di meno sistematico si possa immaginare. La sua è una filosofia che vuole presentarsi strettamente intrecciata con la vita, per cui qualsiasi tentativo di sistemare, di ordinare le idee, uccide la forza spontanea che è nella vitalità; uccide lo stesso divenire umano, pretendendo di fermare ciò che non si può fermare, vale a dire la vita stessa. Forte è anche la reazione al positivismo che vorrebbe spiegare le vicende umane secondo le ferree leggi della causalità meccanicistica. In comune hegelismo e positivismo, agli occhi di Nietzsche, hanno la pretesa di subordinare l'uomo alla tirannide della ragione, una tirannide che il filosofo tedesco fa iniziare da Socrate, coinvolgendo così, nel suo giudizio negativo, tutto il pensiero razionalista che da Socrate e Piatone, passando per Cartesio e l'illuminismo, è arrivato fino al positivismo: come dire, la spina dorsale del pensiero occidentale. La scienza non è, per Nietzsche, che una forma di ascetismo altrettanto innaturale quanto quello che distrugge ciò che è di più vivo nell'uomo, il suo stesso spirito vitale. Ma, nonostante il suo accanimento antipositivista, il pensiero di Nietzsche presenta profonde analogie con la concezione darwiniana della lotta per la vita e della selezione naturale, con il predomìnio del più forte sul più debole che in questa lotta si realizza. Il filosofo tedesco però si differenzia da Darwin perché ritiene che la lotta vitale non sia semplicemente per l'esistenza, ma per la supremazia. Nel suo pensiero, si può scoprire anche qualche ere¬dità dell'illuminismo nella misura in cui viene respinta qualsiasi trascendenza, qualsiasi velleità metafisica: il superuomo non è un essere che trascende la natura umana, ma, al contrario, vive totalmente immerso in una dimensione umana e del tutto terrena, e, molto significativamente, l'opera Umano, troppo umano è dedicata a Voltaire, uno dei principali filosofi dell'illuminismo. Nel pensiero di Nietzsche sono riscontrabili tracce significative delle concezioni di Schopenhauer, che del resto il filosofo di Umano, troppo umano aveva profondamente ammirato durante la sua giovinezza. Il mondo è dominato da una volontà di vita, ma, a differenza di quanto affermava Schopenhauer, non si tratta di una volontà cieca, bensì della volontà di potenza che s'incarna nella figura del superuomo. A questo punto Nietzsche rimprovera al suo antico maestro di aver assunto un atteoggiamento rinunciatario e di avere creato un altro sistema morale basato sulla pietà e sull'ascesi, in ultima analisi nient'altro che risvolti degli orientamenti, ancora largamente dominanti, di matrice cristiana. Il volontarismo pessimistico di Schopenhauer viene quindi ribaltato nella concezione ottimistica del superuomo e nello slancio dionisiaco di chi intende la vita come lotta per la supremazia. Tuttavia il volontarismo di Schopenhauer fa capolino nella dottrina dell'eterno ritorno (presente nell'opera gaia scienza e in un'altra opera, rimasta incompiuta, intitolata proprio L'eterno ritorno), dove è evidente l'azione di una forza cieca, necessitante, alla quale l'uomo è subordinato. Tutto questo sembra essere la manifestazione di un meccanismo universale cui nessuno può sottrarsi e tale da condizionare la pretesa libertà del superuomo. C'è da dire che a Nietzsche resta estraneo il problema teoretico e, in questo, la sua filosofia sembra parallela a quella di Kierkegaard, in quanto l'analisi filosofica viene indirizzata all'esistenza concreta del singolo individuo, al significato di tale esistenza. Nietzsche ha esercitato un'influenza non trascurabile su molti indirizzi della cultura e della letteratura nell'Europa degli ultimi decenni dell'800 e dei primi decenni del '900. Non dimentichiamo, ad esempio, che, in Italia, D'Annunzio accolse nella sua opera letteraria il mito del superuomo in cui si esaltano "volontà, orgoglio e istinti". C'è da dire pure che la filosofia di Nietzsche è stata strumentalizzata da alcune ideologie esaltanti la volontà di potenza della nazione tedesca, come ad esempio il nazismo. Ma a parte che in tanti suoi aforismi il filosofo tedesco si descrive agli antipodi di ciò che saranno poi le credenze del nazionalsocialismo, se è vero che la filosofia di Nietzsche, come ebbe modo di dire il filosofo ungherese Lukàcs, si risolverebbe nello smarrimento totale della razionalità, in realtà il filosofo tedesco, distruggendo la presunta tirannide della ragione e della morale tradizionale, avrebbe voluto pure scoprire i valori veri su cui si regge l'esistenza umana: avrebbe voluto cioè liberare l'uomo, che lui vedeva soggiogato dalla forza della ragione, dalla "morale dei vinti" e dal peso della storia. Forse non si rendeva conto che, così facendo, rischiava di smarrire la stessa realtà umana.

[modifica] La complessità del pensiero di Nietzsche

Qual è il vero Nietzsche? Quello che di sé aveva detto: "io non sono un uomo, sono una dinamite"? Cioè un pensatore essenzialmente distruttivo della "cultura", dei miti laici del progresso, della scienza, delle filosofie razionaliste, positiviste e storiciste? Il filosofo del nichilismo, della negazione di tutti i "valori"? Oppure il filosofo che del nichilismo ha fatto il punto di forza per costruire un nuovo sistema di verità e di valori, una nuova filosofia, centrata sui tre pilastri del Superuomo (Über-mensch, ma sarebbe meglio la traduzione "Oltreuomo"), dell'eterno ritorno e della volontà di potenza? La filosofia di Nietzsche presenta una molteplicità di spunti, sollecitazioni critiche, suggestioni, che spiegano, da un lato, la difficoltà ad affermarsi nell'Ottocento, nel clima intellettuale ancora permeato dalla cultura positivistica, e, dall'altro, il grande successo che ha incontrato nel nuovo secolo e ai nostri giorni. E una filosofia della crisi: crisi e sistemi di valore, di credenze, di certezze. E una filosofia, al fondo, irriducibilmente critica verso ogni atteggiamento di passiva accettazione dell'esistente. In essa si mescolano spinte romantiche, spunti positivistici e perfino una critica delle ideologie, una strategia di "smascheramento" dei sistemi correnti di idee che riporta a concreti bisogni umani e ricorda quella di Marx. E non a caso, insieme ad anticipazioni geniali di impostazioni filosofiche e scientifiche che si affermeranno successivamente (come quelle, ad esempio, concernenti le patologie mentali o la conoscenza come interpretazione) vi sono anticipazioni evidenti anche di talune tesi delle principali correnti irrazionaliste, del nazionalismo e della reazione antidemocratica di questo secolo.

[modifica] Dizionarietto dei termini filosofici

[modifica] Amor fati

Letteralmente 'amore del fato': è un sentimento di divina accettazione della vita e dell'eternità, finalmente interpretate nella loro innocenza, cioè nella loro mancanza di un qualsiasi "peso" opprimente che possa spingere l'uomo a desiderare qualcosa di diverso rispetto a quello che accade. Secondo alcuni autori, sarebbe un attributo dell'Oltreuomo. Il concetto di amor fati è mutuato soprattutto dall'Ethica di Baruch Spinoza e dallo straordinario crescendo finale di "Fato", in Condotta di vita di Emerson.

[modifica] Apollineo (spirito)

E un aspetto dell'antica civiltà greca, caro particolarmente ai romantici, simboleggiato dal dio Apollo, emblema di misura ed equilibrio, grazie al quale le arti figurative rappresentano le cose in termini di plasticità e di armonica proporzionalità. Il suo opposto è lo spirito dionisiaco.

[modifica] Arte

Per Nietzsche è una manifestazione della 'Wille zu schaffen', la volontà di creare - la volontà di disegnare un senso nelle cose, di umanizzare il mondo. L'uomo creatore di valori, religioni, convizioni è per Nietzsche <<l'uomo che si fa artista>>

[modifica] Cristianesimo

Per Nietzsche incarna la morale dei vinti e degli schiavi, mossi dal risentimento verso ciò che è nobile e bello. Il cristianesimo non ha mai amato la vita, auspicandone anzi una diversa, trascendente ed opposta a quella vera. Invece, chi ama realmente la vita, non può immaginarne una diversa da come essa è concretamente: proprio per questo, affinché si affermi il superuomo, capace di respingere i falsi valori morali che hanno finora imprigionato la sua libertà e la sua creatività, è necessario annunciare la morte di Dio, rovesciare i valori del cristianesimo che hanno finora imposto all'uomo di rinunciare a sé stesso e alla sua vita.

[modifica] Dionisiaco (spirito)

È un aspetto dell'antica civiltà greca, esaltato da Nietzsche, rappresentato dal dio Dioniso, simbolo dell'energia vitale, della sensualità, dell'ebbrezza di vita, in cui umanità e natura convergono. Il suo opposto è lo spirito apollineo.

[modifica] Eterno ritorno

Per approfondire, vedi la voce Eterno ritorno.

Per Nietzsche, l'affermazione del superuomo, con la liberazione dall'asservimento alla morale, non significa che la storia tenda verso un fine che la trascende. Egli individua una circolarità nella vita, per cui "tutto va", "tutto ritorna": "eternamente gira la ruota dell 'essere". II superuomo deve prendere coscienza di questa circolarità dell'esistenza. In realtà la pretesa libertà del superuomo sembra condizionata da questo meccanicismo universale che sottende la dottrina dell'eterno ritorno.

[modifica] Morale

Il superuomo deve liberarsi da ogni morale che non significa altro che l'as-servimento alla volontà dei vinti e degli schiavi, l'uccisione di ogni spirito vitale. È la "morale del gregge" quella che finora ha imperato, costringendo l'uomo a ri¬nunciare a vivere pienamente la propria esistenza. Il superuomo si pone così al di là del bene e del male, si colloca oltre l'uomo. Perfino Dio deve morire per non costituire un limite alla riaffermazione della libertà dell'uomo e della sua volontà di potenza.

[modifica] Morte di Dio

Per approfondire, vedi la voce Morte di Dio.

[modifica] Nichilismo

Letteralmente coincide con una condizione esistenziale nella quale ogni valore metafisico viene a mancare, così come ogni finalità teleologica. Nelle opere di Nietzsche, indica sia lo sfondo dietro al quale ogni falsa realtà è stata ipocritamente eretta a principio di verità, sia la condizione di decadenza della cultura occidentale che, sotto l'influenza del cristianesimo, ha costretto l'uomo a rinunciare alla sua vitalità, annullandosi in un Dio costruito sul niente.

[modifica] Razionalismo

È la dottrina di chi s'illude che la ragione possa essere uno strumento di dominio e invece, per Nietzsche, non è altro che il segno del decadimento. La ragione, fin da Socrate, ha avuto una funzione mistificante, determinando l'asser-vimento dell'uomo a valori che mortificano e inibiscono il suo desiderio di libertà, la sua energia vitale, le sue capacità creative. Il vero carattere del superuomo, di colui cioè che, annunciando la morte di Dio e ponendosi al di là del bene e del male, riconquista la sua autenticità e la sua libertà, è invece la volontà di potenza, irrazionalità assoluta, tensione perenne, ansia di dominio.

[modifica] Superuomo

Per approfondire, vedi la voce Oltreuomo.

Sul problema della traduzione di questo termine si veda il paragrafo "Oltreuomo". È il più significativo mito della filosofia di Nietzsche, simbolo dell'aspirazione dell'uomo a creare un tipo superiore di umanità, capace di affermare la sua volontà di potenza in modo libero da ogni asservimento morale. Così facendo, cioè rifiutando qualsiasi trascendenza in nome della quale sarebbe costretto a rinunciare a se stesso e alla vita, il superuomo può entrare in una dimensione del tutto diversa da quella che finora ha caratterizzato l'umanità, ben oltre il bene e il male, cioè ben oltre l'uomo: una dimensione caratterizzata dal problematico, dalla mutevolezza dei valori e dall'incertezza. Solo così, riscoprendo le radici "dionisiache" della vita, può avvicinarsi all'innocenza del divenire. Secondo alcuni autori, il superuomo sarebbe l'unica entità in grado di sopportare il pensiero dell'eterno ritorno dell'uguale. Il concetto del superuomo sarà anche quello su cui si fonderà il pensiero di Adolf Hitler, il quale affermava che la sua "razza ariana" fosse composta di soli superuomini, e che tali superuomini avevano il diritto e il dovere di dominare tutti coloro che invece non appartenevano a tale superiorità.

In realtà si tratta di un'erronea e strumentale interpretazione del pensiero niciano autentico, secondo cui il raggiungimento della condizione di superuomo è alla portata di qualsiasi individuo, e consiste nella piena realizzazione della libera volontà individuale, ottenuta attraverso l'affrancamento dalle paure e dai sensi di colpa inculcati dalla superstizione. Secondo Nietzsche ogni individuo, che ama fino in fondo ed incondizionatamente la vita e ne assapora in modo "eroico" tutti gli aspetti, anche quelli meno piacevoli, può andare "oltre" le angustie e le limitazioni insite nella condizione umana, e diventare quindi un "superuomo", o, più esattamente, un "oltre-uomo". In questa continua tensione verso il superamento di tutto ciò che è meschino e "plebeo" risiede la vera "nobiltà", mentre, all'opposto, l'illusione che la speranza di una vita ultraterrena possa essere fonte di consolazione alle miserie terrene condanna gli uomini alla condizione di "schiavi" delle proprie stesse paure, rendendoli quindi uomini "inferiori", senza alcuna speranza di riscatto. Si tratterebbe quindi dell'antitesi fra una nobile "esaltazione della vita" opposta ad una plebea (per quanto "umana, troppo umana") "mistica della morte".

[modifica] Vita

È la mutevole e problematica realtà, rappresentata e - per certi versi - continuamente sfidata dalla volontà di potenza.

[modifica] Volontà di potenza

Per approfondire, vedi la voce Volontà di potenza.

È un principio "attivo" in netta opposizione alla morale corrente, particolarmente a quella cristiana, morale degli schiavi e dei servi, che induce a una condotta caratterizzata dalla pigra e passiva accettazione di valori che si ritorcono contro la vita perché miranti a livellare ogni qualità e a inibire le energie personali. Può, secondo alcune interpretazioni, essere caratteristica fondamentale del superuomo, di colui che, al di là del bene e del male, è capace di "creare" il mondo. Ciònonostante viene dipinta dallo stesso Nietzsche come una caratteristica naturalmente riscontrabile in qualsiasi essere vivente, specialmente negli uomini 'artisti e creatori', che diedero un valore alle cose. Secondo il filone esegetico heideggeriano, può essere pensata come "l'intima essenza dell'essere", che sfugge a ogni tentativo d'interpretazione razionale e che rende veramente l'uomo libero di vivere la sua esistenza e di manifestare le sue capacità creative: è importante notare come Nietzsche tentò di sfuggire all'ontologizzazione della volontà di potenza. Per questa idea Nietzsche ha probabilmente tratto ispirazione dal saggio "Potenza" di Emerson.

[modifica] Opere

Le sue opere più significative rimangono:

  1. La nascita della tragedia dallo spirito della musica (1872)
  2. Umano, troppo umano (18781879)
  3. Aurora (1881)
  4. La gaia scienza (1882)
  5. Così parlò Zarathustra (18831892)
  6. Al di là del bene e del male (1886)
  7. Genealogia della morale (1887)
  8. Il crepuscolo degli idoli
  9. L'Anticristo (1888)
  10. Ecce Homo (come si diventa ciò che si è) (1888).

[modifica] Cronologia delle opere

  • Aus meinem Leben, 1858
  • Über Musik, 1858
  • Napoleon III als Praesident, 1862
  • Fatum und Geschichte, 1862
  • Willensfreiheit und Fatum, 1862
  • Kann der Neidische je wahrhaft glücklich sein?, 1863
  • Über Stimmungen, 1864
  • Mein Leben, (La mia vita), 1864
  • Homer und die klassische Philologie, (Omero e la filologia classica), 1868
  • Über die Zukunft unserer Bildungsantstalten
  • Fünf Vorreden zu fünf ungeschriebenen Büchern, 1872 :
  • Die Geburt der Tragödie, (La nascita della tragedia dallo spirito della musica ovvero Grecità e pessimismo), 1872
  • Die Philosophie im tragischen Zeitalter der Griechen, (La filosofia nell'epoca tragica dei Greci), 1870-1873
  • Über Wahrheit und Lüge im aussermoralischen Sinn, (Su verità e menzogna in senso extramorale), 1873
  • Unzeitgemässe Betrachtungen, (Considerazioni inattuali), 1876
  • Menschliches, Allzumenschliches, (Umano, troppo umano), 1878
  • Morgenröte, (Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali), 1881
  • Idyllen aus Messina, (Gli Idilli di Messina), 1882
  • Die fröhliche Wissenschaft, (La gaia scienza), 1882
  • Also sprach Zarathustra, (Così parlo Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno), 1885
  • Jenseits von Gut und Böse, (Al di là del bene e del male. Preludio di una filosofia dell'avvenire), 1886
  • Zur Genealogie der Moral, (La genealogia della morale), 1887
  • Der Fall Wagner, (Il caso Wagner), 1888
  • Götzen-Dämmerung, (Il crepuscolo degli idoli, ovvero Come filosofare a colpi di martello), 1888
  • Der Antichrist, (L'Anticristo), 1888
  • Ecce Homo, (Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è), 1888
  • Nietzsche contra Wagner, (Nietzsche contro Wagner. Documenti processuali di uno psicologo), 1888
  • Der Wille zur Macht, (La volontà di potenza. Saggio di una trasvalutazione di tutti i valori), 1901

[modifica] Altri progetti

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