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Esistenza di Dio - Wikipedia

Esistenza di Dio

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«Non potendosi dunque dimostrare una causa mediante un effetto sproporzionato, ne segue che l'esistenza di Dio non può essere dimostrata.»

Molte argomentazioni circa l'esistenza di Dio sono state proposte da filosofi, teologi e altri pensatori. Questa voce elenca alcune delle argomentazioni più comuni (pro e contro), in particolare quelle che rientrano nell'area della filosofia della religione, e usando una terminologia filosofica, introduce le scuole di pensiero sull'epistemologia dell'ontologia di Dio.

Indice

[modifica] Questioni filosofiche

[modifica] Cos'è Dio? (Definizione dell'esistenza di Dio)

Per approfondire, vedi le voci Dio, Divinità e Ontologia.

Un modo per stabilire la validità di una qualsiasi argomentazione per l'esistenza di Dio è quello di esaminare le caratteristiche di tale Dio. Ciò equivale a chiedersi "Cos'è Dio?"

Un approccio a questo problema, seguendo le opere di Ludwig Wittgenstein, potrebbe essere quello di estrarre una definizione di "Dio" dal modo in cui viene utilizzata questa particolare parola. Come usiamo la parola "Dio" o "dei"? Questa linea di ragionamento incontra immediatamente dei problemi se cerca di dare una nozione universale di "Dio", poiché tale parola (e il suo equivalente nelle altre lingue) è stata usata in modi molto differenti lungo tutto il corso della storia umana.

Oggigiorno in Occidente, il termine "Dio" si riferisce tipicamente al concetto monoteistico di un Essere Supremo, ovvero un essere diverso da tutti gli altri. Una definizione comune in questa tradizione afferma che Dio possiede ogni perfezione possibile, incluse qualità quali onniscienza, onnipotenza, e una perfetta benevolenza. Comunque, questa definizione non è l'unica possiblile.

Le religioni politeistiche usano la parola "dio" per diversi esseri, che sono tutti ritenuti come esistenti. Alcune mitologie, come quelle di Omero e Ovidio, ritraggono questi dei che discutono, ingannano e combattono l'un l'altro. Il periodo di tempo in cui avvengono questi conflitti (ad esempio, i dieci anni della guerra di Troia), implica che nessuna di queste divinità è onnipotente, né particolarmente benevola.

[modifica] Secondo la metafisica induista

Per approfondire, vedi le voci Dio#Visione induista, Advaita Vedānta, Kosha e Atma.

Nel contesto induista, secondo la filosofia della scuola monista dell'Advaita Vedānta, la realtà viene in ultima analisi vista come un essere singolo, senza qualità, immutabile, eternamente beato e completo, chiamato Brahman (o nirguna Brahman, ossia Brahman senza attributi). Il Brahman, pur essendo immanente in tutta la manifestazione, viene visto come qualcosa che sta al di là della comprensione umana, in quanto non possono esistere strumenti cognitivi adatti per comprendere il Brahman all'interno di qualsiasi forma di esistenza duale: l'unico modo per comprendere il Brahman, è riscoprire di essere il Brahman. Quello che percepiamo ordinariamente, ovvero un mondo composto da molti aspetti (dai più grossolani a più sottili), è dovuto all'illusione, ed è difficile, se non impossibile, emanciparsi dall'illusione e concepire il nirguna Brahman. Per renderSi accessibile agli esseri, alla nascita dell'universo Si manifestò come Ishvara (o Saguna Brahman, ossia Brahman con attributi), ossia l'aspetto personale di Dio, il Dio con una personalità e degli attributi, che si mostra ai suoi devoti sotto infinite forme. A Ishvara, a sua volta, vengono ascritte qualità come onniscienza, onnipotenza, e benevolenza.

[modifica] Il problema del supernaturale

Un problema immediatamente posto dalla questione dell'esistenza di un dio è che le credenze tradizionali solitamente attribuiscono a Dio vari poteri sovranaturali. Gli esseri sovranaturali possono essere in grado di nascondere o rivelare se stessi per i loro scopi, come ad esempio nella storia di Filemone e Bauci.

Le capacità sovranaturali di Dio sono spesso offerte per spiegare l'incapacità dei metodi empirici di investigarne l'esistenza. Nella filosofia della scienza di Karl Popper, l'asserzione dell'esistenza di un Dio sovranaturale sarebbe una ipotesi non falsificabile, e quidi chiusa all'investigazione scientifica.

I sostenitori del disegno intelligente credono che esistano prove empiriche che indicano l'esistenza di un creatore intelligente, anche se le loro asserzioni sono spesso contestate dalla comunità scientifica. Poiché il disegno intelligente si affida ad un ristretto insieme di argomenti correlati al problema della sintonia fine, che non sono ancora stati risolti con spiegazioni naturali. Il creatore implicato dal disegno intelligente equivale al negativamente connotato Dio dei vuoti.

I positivisti logici, quali Rudolph Carnap e A. J. Ayer, vedono qualsiasi discussione sulle divinità come un vero e proprio nonsense. Per i positivisti logici e per gli aderenti a simili scuole di pensiero, affermazioni sulla religione o altre esperienze trascendenti non possono avere un valore di verità, e vengono considerate come prive di senso.

[modifica] Epistemologia

Per approfondire, vedi le voci Epistemologia e Sociologia della conoscenza.

Non è possibile dire di "conoscere" qualcosa solo perché ci si crede. La conoscenza si distingue dalla fede tramite la giustificazione.

La conoscenza, nel senso di "comprensione di un fatto o di una verità" si può distinguere in conoscenza a posteriori, basata sull'esperienza o la deduzione (si veda metodologia), e in conoscenza a priori derivante dall'introspezione, da assiomi o dall'autoevidenza. La conoscenza può essere descritta anche come uno stato psicologico, poiché in senso stretto non potrà mai esserci una vera e propria conoscenza a posteriori (si veda relativismo). Gran parte del disaccordo circa le "prove" dell'esistenza di Dio sono dovute alle differenti concezioni, non solo del termine "Dio", ma anche dei termini "prova", "verità" e "conoscenza". La credenza religiosa derivante dalla rivelazione o dall'illuminazione (satori), ricade nel secondo tipo di conoscenza, quella a priori.

Conclusioni differenti circa l'esistenza di Dio spesso si fondano su criteri differenti nel decidere quali metodi sono appropriati per decidere se qualcosa è vero o no. Esempi sono:

  • la logica conta come prova riguardante la qualità dell'esistenza?
  • l'esperienza soggettiva conta come prova per la realtà oggettiva?
  • possono la logica o la prova ammettere o escludere il sovranaturale?

[modifica] Argomentazioni a favore dell'esistenza di Dio

Sorse una disputa sul fatto se esistano diverse prove dell'esistenza di Dio o se invece non siano tutte parti di un'unica prova [1]. Mentre tutte queste prove avrebbero la stessa conclusione, affermando l'esistenza di Dio, non partono però dallo stesso punto. Tommaso d'Aquino le chiama con competenza Viæ: strade verso l'apprendimento di Dio che portano tutte sulla stessa strada principale. [2]

[modifica] Argomentazioni metafisiche

Le argomentazioni metafisiche dell'esistenza di Dio cercano di dimostrare la necessità logica di un essere con almeno un attributo che solo Dio può avere.

  • L'argomentazione cosmologica, che sostiene che Dio doveva esistere all'inizio delle cose per poter essere la "causa prima".
  • L'argomentazione ontologica, basata su argomentazioni circa l'"essere tale per cui, non si possa concepire niente di più grande".
  • L'argomentazione panteistica che definisce Dio come Tutto; similare a monismo, panenteismo e cosmologia.

[modifica] Argomentazioni empiriche

Altre argomentazioni si avvalgono di definizioni e assiomi. Ad esempio, alcune di queste argomentazioni richiedono solo che si assuma che esista un universo non casuale in grado di sostenere la vita. Tra queste troviamo:

  • L'argomentazione teleologica, che sostiene che l'ordine e complessità dell'universo mostrano segni di una volontà (telos), e che deve essere stato disegnato da un progettista intelligente dotato di proprietà che solo un Dio può avere.
  • L'argomentazione antropica si concentra su fatti basilari, come la nostra esistenza, per dimostrare Dio.
  • L'argomentazione morale sostiene che la moralità oggettiva esiste e che quindi esiste Dio.
  • L'argomentazione trascendentale dell'esistenza di Dio, che sostiene che logica, scienza, etica e altre cose che prendiamo seriamente, non hanno senso se non c'è Dio. Di conseguenza le argomentazioni atee devono alla fine confutare se stesse, se pressate con rigorosa coerenza. Per contro esiste anche una argomentazione trascendentale della non esistenza di Dio.

[modifica] Argomentazioni induttive

Le argomentazioni induttive sostengono le loro conclusioni attraverso il ragionamento induttivo.

  • Un altro insieme di filosofi asserisce che le prove dell'esistenza di Dio presentano una probabilità abbastanza alta, anche se non la certezza assoluta. Un numero di punti oscuri, essi sostengono, rimane sempre. Allo scopo di superare queste difficoltà c'è necessariamente o un atto di volontà, un'esperienza religiosa, o il discernimento della miseria del mondo senza Dio, così che alla fine il cuore prenda una decisione. Questa visione è sostenuta, tra gli altri, dallo statista britannico Arthur Balfour nel suo libro The Foundations of Belief (1895). Le opinioni portate avanti in questo lavoro vennero adottate in Francia da Ferdinand Brunetière, editore di Revue des deux Mondes. Molti protestanti ortodossi si esprimono allo stesso modo, come ad esempio il Dott. E. Dennert, presidente della Kepler Society, nel suo lavoro Ist Gott tot?. [3]

[modifica] Argomentazioni soggettive

Le argomentazioni soggettive si affidano principalmente sulla testimonianza o l'esperienza di determinati testimoni, o sulle proposizioni di una specifica religione rivelata.

  • L'argomentazione dei testimoni dà credibilità alle testimonianze personali, contemporanee o storiche. Una variante è l'argomentazione dei miracoli, che si affida alle testimonianze di eventi sovranaturali per stabilire l'esistenza di Dio.
  • L'argomentazione cristologica o religiosa è specifica di religioni come il cristianesimo, e asserisce ad esempio che la vita di Gesù, come scritta nel Nuovo Testamento, ne stabilisce la credibilità, e quindi possiamo credere nella verità delle sue dichiarazioni su Dio. Un esempio di ciò è il Trilemma presentato da C.S. Lewis in Mere Christianity.
  • L'argomentazione della maggioranza sostiene che persone di tutte le epoche e in luoghi diversi hanno creduto in Dio, quindi è improbabile che non esista.

[modifica] Argomentazioni basate sull'esperienza personale

  • La Scuola Scozzese guidata da Thomas Reid insegna che il fatto dell'esistenza di Dio viene da noi accettato senza conoscenza delle ragioni, ma semplicemente per un impulso naturale. Che Dio esista, dice questa scuola, è uno dei principi metafisici fondamentali, che accettiamo non perché siano evidenti in se o perché possono essere provati, ma perché il senso comune ci obbliga ad accettarli.
  • L'argomentazione da una base propria sostiene che la fede in Dio è "propriamente basilare", vale a dire, simile a affermazioni come "vedo una sedia" o "sento dolore". Tali convinzioni sono non-falsificabili e quindi, non possono essere né provate né confutate; esse riguardano convinzioni percettive o stati mentali indiscutibili.
  • In Germania, la Scuola di Friedrich Heinrich Jacobi insegnava che la nostra ragione è in grado di percepire il sovrasensibile. Jacobi distingueva tre facoltà: sensi, ragione, e comprensione. Così come i sensi hanno una percezione immediata delle cose materiali, la ragione ha una percezione inmmediata dell'immateriale, mentre la comprensione porta queste percezioni alla nostra consapevolezza e le unisce l'una con l'altra.[4] L'esistenza di Dio quindi, non può essere provata--Jacobi, come Kant, rigettava il valore assoluto del principio di casualità--deve essere sentita dalla mente.
  • Nel suo Emilio, Jean-Jacques Rousseau asseriva che quando la nostra comprensione pondera circa l'esistenza di Dio, non incontra altro che contraddizioni. Gli impulsi del nostro cuore, comunque, hanno più valore della comprensione, e questo ci proclama chiaramente le verità della religione naturale, ovvero l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima.
  • La stessa teoria venne sostenuta in Germania da Friedrich Schleiermacher (morto nel 1834), che assumeva un senso religioso interno per mezzo del quale sentiamo le verità religiose. Secondo Schleiermacher, la religione consiste solamente di questa percezione interna, e le dottrine dogmtiche non sono essenziali.[5]
  • Molti teologi protestanti moderni seguono le orme di Schleiermacher, e insegnano che l'esistenza di Dio non può essere dimostrata; la certezza di questa verità è fornita solamente dalla nostra esperienza interiore, dai sentimenti e dalla percezione.
  • Anche la cristianità modernista nega la dimostrabilità dell'esistenza di Dio. Secondo questa, possiamo conoscere qualcosa di Dio solo tramite l'immanenza vitale, vale a dire che, in circostanze favorevoli, il bisogno di divino che dorme nel nostro subconscio, diventa conscio e risveglia il sentimento religioso o l'esperienza in cui Dio si rivela a noi. In condanna di questa visione il giuramento contro il modernismo formulato da Papa Pio X dice: "Deum... naturali rationis lumine per ea quae facta sunt, hoc est per visibilia creationis opera, tanquam causam per effectus certo cognosci adeoque demostrari etiam posse, profiteor." ("Dichiaro che per illuminazione naturale della ragione, Dio può certamente essere conosciuto e quindi la Sua esistenza può essere dimostrata tramite le cose fatte, ovvero tramite l'opera visibile della creazione, in quanto la causa è nota attraverso i suoi effetti.")

[modifica] Argomentazioni contro l'esistenza di Dio

Ciascuno dei seguenti argomenti mira a mostrare che alcune particolari concezioni di un dio sono inerentemente prive di significato, contradditorie, o contraddicono fatti scientifici o storici noti, e che quindi un dio così descritto non esiste.

[modifica] Argomentazioni empiriche

Le argomentazioni empiriche si basano su dati empirici per dimostrare le proprie conclusioni.

  • "Nella cornice del razionalismo scientifico uno giunge al credo nella non-esistenza di Dio, non a causa di una certa conoscenza, ma per via di una scala decresente di metodi. Ad un estremo, possiamo respingere con fiducia gli dei personali dei creazionisti su solide basi empiriche: la scienza basta a concludere oltre ogni ragionevole dubbio che non c'è mai stata un'alluvione planetaria e che la sequenza evoluzionistica del cosmo non segue nessuna delle due versioni della Genesi. Comunque, più ci spostiamo verso un Dio deistico e definito incoerentemente, più il razionalismo scientifico fruga nella sua cassetta degli atrezzi e si sposta dalla scienza empirica alla filosofia logica informata dalla scienza. In ultima analisi, gli argomenti più convincenti contro un Dio deistico sono il detto di Hume e il rasoio di Occam. Questi sono argomenti filosofici, ma costituiscono anche le fondamenta di tutta la scienza, e non possono quindi essere scartate come non-scientifici. La ragione per cui riponiamo la nostra fiducia in questi due principi è perché la loro applicazione nelle scienze empiriche ha portato a spettacolari successi nel corso degli ultimi tre secoli." [6]
  • L'argomentazione delle rivelazioni inconsistenti contesta l'esistenza della divinità biblica mediorientale chiamata Dio come viene descritta nelle sacre scritture, come la Tanakh ebraica, la Bibbia cristiana o il Corano musulmano, identificando le contraddizioni tra le differenti scritture, quelle all'interno di una singola scrittura, o le contraddizioni tra le scritture e i fatti noti.
  • Il problema del male (o teodicea) in generale, e le argomentazioni logiche e evidenziali del male in particolare, contestano l'esistenza di un dio che sia contemporaneamente onnipotente e omnibenevolo, sostenendo che un tale dio non permetterebbe l'esistenza del male o della sofferenza percepibili, le quali si può facilmente dimostrare che esistono.
  • L'argomentazione del disegno insufficiente contesta l'idea che un dio abbia creato la vita, sulla base del fatto che le forme di vita mostrano una progettazione scarsa o malevola, che può essere spiegato facilmente usando l'evoluzione o il naturalismo.
  • L'argomentazione della non credenza contesta l'esistenza di un dio onnipotente che vuole che gli esseri umani credano in lui, sostenendo che un tale dio farebbe un lavoro migliore per raccogliere i credenti. Questa argomentazione viene contestata dall'affermazione che Dio vuole mettere alla prova gli uomini per vedere chi ha più fede. Ad ogni modo, questa asserzione viene respinta dalle argomentazioni relative al problema del male.

[modifica] Argomentazioni deduttive

Le argomentazioni deduttive cercano di dimostrare le loro conclusioni con il ragionamento deduttivo a partire da premesse vere.

  • Il paradosso dell'onnipotenza e gli altri paradossi teologici, sono una delle molte argomentazioni che sostengono che le definizioni o descrizioni di un Dio sono logicamente contraddittorie, e dimostrano così la sua non esistenza.
  • L'argomentazione del libero arbitrio contesta l'esistenza di un dio onnisciente dotato di libero arbitrio sostenendo che le due proprietà sono contraddittorie.
  • L'Argomentazione trascendentale della non esistenza di Dio contesta l'esistenza di un creatore intelligente, dimostrando che un tale essere renderebbe dipendenti logica e morale, il che è incompatibile con l'affermazione presupposizionalista che esse sono necessarie, e contraddice l'efficacia della scienza. Una linea di argomentazione più generale basata sull'argomentazione trascendentale della non esistenza di Dio, [7], cerca di generalizzare questa argomentazione a tutte le caratteristiche necessarie dell'universo e a tutti i concetti di dio.
  • La controargomentazione dell'argomentazione cosmologica ("l'uovo o la gallina") dichiara che se l'universo è stato creato da Dio perché doveva avere un creatore, allora Dio a sua volta avrebbe dovuto essere stato creato da un altro dio, e così via. Questo attacca la premessa che l'universo sia la "causa seconda" (dopo Dio, che si sostiene essere la "causa prima"). Una risposta comune a questo è che Dio esiste al di fuori del tempo e dell'universo[8], e quindi non necessita di una causa.
  • Il non-cognitivismo teologico, come usato in letteratura, cerca solitamente di confutare il concetto di dio mostrando che esso è inverificabile e senza significato.

[modifica] Argomentazioni induttive

Le argomentazioni induttive sostengono le loro conclusioni tramite il ragionamento induttivo.

  • L'argomentazione atea-esistenzialista della non esistenza di un essere senziente perfetto, sostiene che poiché l'esistenza precede l'essenza, ne consegue dal significato del termine senziente che un essere senziente non può essere completo o perfetto. La questione viene affrontata da Jean-Paul Sartre in L'essere e il nulla. Secondo Sartre Dio sarebbe pour-soi [un essere per se; un essere cosciente] che è anche en-soi [un essere in se; una cosa]: il che è una contraddizione in termini. L'argomentazione viene rieccheggiata nel romanzo di Salman Rushdie, Grimus: "Ciò che è completo è anche morto."
  • L'argomentazione del "nessun motivo" cerca di mostrare che un essere onnipotente o perfetto non avrebbe alcuna ragione di agire in alcun modo, in particolare creando l'universo, perché non avrebbe desideri, in quanto il concetto stesso di desiderio è soggettivamente umano. Siccome l'universo esiste, c'è una contraddizione, e quindi, un dio onnipotente non può esistere. Questa argomentazione viene sposata da Scott Adams nel libro God's Debris.

[modifica] Conclusioni

Per approfondire, vedi le voci Teismo, Ateismo e Agnosticismo.

Le conclusioni sull'esistenza di Dio possono essere approssimativamente divise in due campi: teiste e atee. Entrambi i campi possono essere a loro volta divisi in due gruppi ognuno, basati sul convincimento che la propria posizione sia o meno dimostrata definitivamente dalle argomentazioni.

  • per l'ateismo non esistono ragioni sufficienti o necessarie per affermare l'esistenza di Dio; oppure, l'esistenza di Dio è un impossibile dal punto di vista logico.
  • per l'agnosticismo non si hanno o non è possibile avere una risposta assoluta al problema dell'esistenza di Dio.
  • per il teismo, esistono ragioni sufficienti per credere nell'esistenza di Dio o delle divinità.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Note

  1. (cf. Dr. C. Braig, Gottesbeweis oder Gottesbeweise?, Stoccarda, 1889)
  2. (Summ. theol., I, Q. ii, a.3)
  3. (Stoccarda, 1908)
  4. (A. Stöckl, Geschichte der neueren Philosophie, II, 82 sqq.)
  5. (Stöckl, loc. cit., 199 sqq.)
  6. ucsd.edu/~eebbesen
  7. materialist apologetics
  8. Rich Deem, The Extradimensional Nature of God [1]

[modifica] Bibliografia

  • C.D. Broad, "Arguments for the Existence of God", Journal of Theological Studies 40 (1939): 16-30; 156-67.
  • Jeff Jordan, "Pragmatic Arguments for Belief in God", The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Fall 2004 Edition), Edward N. Zalta (ed.)
  • Morris R. Cohen, "The Dark Side of Religion", Religion Today, a Challenging Enigma, ed. Arthur L. Swift, Jr. (1933). Versione rivista in Morris Cohen, The Faith of a Liberal (1946).
  • David Hume, (1779), Dialogues Concerning Natural Religion. Richard Popkin (ed), Indianapolis: Hackett, 1998.
  • J.L. Mackie, The Miracle of Theism, Oxford, Eng.: Oxford Univ. Press, 1982.
  • Kai Nielson, Ethics Without God, Londra: Pemberton Books, 1973.
  • Graham Oppy, "Ontological Arguments", The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Edizione autunno 2005), Edward N. Zalta (ed.)
  • William Paley (1802), Natural Theology, Indianapolis: Bobbs-Merrill, 1963.
  • Alvin Plantinga, Warranted Christian Belief, Oxford Univ. Press, 1993.
  • Louis P Pojman, Philosophy of Religion: An Anthology, IV Ed., Belmont, CA: Wadsworth, 2003. ISBN 0-534-54364-2.
  • Del Ratzsch, "Teleological Arguments for God's Existence", The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Edizione autunno 2005), Edward N. Zalta (ed.)
  • Jean-Marc Rouvière, Brèves méditations sur la création du monde, L'Harmattan, Parigi (2006), ISBN 2-7475-9922-1.
  • Richard Swinburne, The Existence of God, New York: Clarendon, 1991.

[modifica] Collegamenti esterni

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