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Ontologia - Wikipedia

Ontologia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nota disambigua - Se stai cercando altri significati di ontologia, vedi ontologia (informatica).

In filosofia, l'ontologia, la branca fondamentale della metafisica, è lo studio dell'essere o dell'esistenza nonché delle sue categorie fondamentali. Il termine deriva dal greco "eon" più "logos". Significa letteralmente "discorso sull'"ente".

L'ontologia ha legami con la teologia, in particolare per quanto riguarda alcune questioni fondamentali relative a Dio (ad esempio, "Dio esiste?"), alcune delle quali sembravano applicabili più in generale ad altri tipi di esseri.

Indice

[modifica] Soggetto, relazione, oggetto

L'ontologia è lo studio dell'essere, ovvero di ciò che è, esiste, è pensabile. É anche lo studio di cosa l'essere sia effettivamente al di là delle apparenze e dei fenomeni attraverso i quali ci si manifesta: in pratica qualcosa di simile alla ricerca della cosa in sé. L'ontologia è in effetti l'ultimo mattone del castello di domande che ci possiamo porre. Essa riassume in un senso profondamente teoretico, la domanda intorno al senso profondo d'ogni cosa. È lo studio di ciò che esiste, di perché e come esiste, se esiste, se è pensabile, e dunque di ogni domanda circa il senso della vita, dal momento che l'esistenza è proprio ciò che contraddistingue ogni cosa senza distinzioni. Nella prassi filosofica il problema assume toni profondamente astratti, spesso staccandosi dall'origine del problema stesso, e di sicuro allontanandosi dall'interesse del pubblico. In ogni caso l'ontologia è in un certo qual modo la filosofia stessa. Ogni domanda intorno al "soggetto" alla "relazione" e all'"oggetto", dunque tra "io" "mondo" e reciproca relazione, è una domanda di ordine ontologico. Ne consegue che la domanda sull'essere, cioè sull'insieme complessivo e dunque massimamente astratto, di tutto cio che è, ovvero che esiste, è il nucleo dell'ontologia.

[modifica] Corpo, opportunità, ambiente

Scuole soggettiviste, oggettiviste e relazioniste erano esistite in diversi momenti del XX secolo. I postmoderni ed i filosofi del corpo cercarono di riformulare tali problematiche in termini di corpi che compiono una qualche azione specifica in un ambiente. Ciò faceva soprattutto affidamento sullo studio scientifico degli animali che agiscono istintivamente in ambienti naturali ed artificiali - come studiato dalla biologia, dall'ecologia e dalla scienza cognitiva.

Una teoria chiave fu quella di J. J. Gibson (nel 1977) la quale sosteneva che l'animale (soggetto) non percepiva gli altri elementi (oggetti) del suo ambiente direttamente, ma piuttosto in termini strettamente di opportunità o potenziali ("affordances"), importanti per la sua nicchia ecologica all'interno di quell'ambiente.

I processi mediante i quali i corpi si relazionavano agli ambienti divennero di grande interesse, e la stessa idea di essere divenne difficile da definire realmente. Cosa voleva dire la gente quando diceva "A è B", "A deve essere B", "A era B"...? Alcuni linguisti proposero di abbandonare il verbo "essere", rimanendo con una lingua presumibilmente meno incline a cattive astrazioni. Altri, soprattutto filosofi, cercarono di scavare nel concetto di essere.

Un essere è soprattutto lo stato più fondamentale dell'Esistenza. È tutto ciò di cui si può dire che 'è' nei diversi sensi della parola 'essere'. Il verbo essere ha molti significati diversi e può quindi essere piuttosto ambiguo. Poiché "essere" ha tanti significati diversi, ci sono, di conseguenza, molti diversi modi di essere.

[modifica] Alcune questioni fondamentali

L'ontologia si interessa di determinare quali sono le categorie dell'essere fondamentali, e si chiede se, ed in che senso, si può dire che gli elementi di queste categorie "esistono".

Diversi filosofi compilano liste differenti delle categorie fondamentali dell'essere; una delle questioni fondamentali dell'ontologia è: "Quali sono le categorie fondamentali dell'essere?".

Ciò mette in rilievo uno dei problemi dell'approccio filosofico - esso dipende dalla continua ricerca di categorie, e non ha un modo evidente per concludere tale ricerca. Invece nella teologia, nella classificazione bibliotecaria e nell'intelligenza artificiale, si adotta tipicamente un'ontologia fondamentale relativamente stabile. Ciò riflette una cosmologia più ampia, e probabilmente delle morali, esempi estetici o storie, mediante le quali sono state stabilite delle priorità fondamentali. Nella teologia ciò deriva da una religione e dalle sue dottrine stabili.

Ecco qualche altro esempio di questioni ontologiche:

  1. Cos'è l'esistenza?
  2. Cosa sono gli oggetti fisici?
  3. È possibile spiegare cosa significa dire che un oggetto fisico esiste?
  4. Cosa sono le proprietà o relazioni di un oggetto, e come sono correlate all'oggetto stesso?
  5. L'esistenza è una proprietà?
  6. Quando si può dire che un oggetto cessa di esistere, invece di cambiare semplicemente?

[modifica] Alcuni concetti

Alcuni concetti ontologici sono:

  1. Il problema degli universali.
  2. Il problema della essenza o della sostanza

[modifica] Cenni storici

Qui di seguito vi è una breve, tecnica, ed assolutamente insufficiente storia dell'ontologia.

Padre e fondatore dell'ontologia, è Parmenide, 505-504 ac, appartenente ai presocratici. Parmenide fu il primo a porsi la questione dell'essere nella sua totalità, dunque a porsi il problema, ancora alla sua genesi, dell'ambiguità tra i piani logico, ontologico, linguistico. Platone, Aristotele , e a seguire tutta la filosofia greca, elaborò progressivamente questo ed altri temi, lasciando in eredità alla filosofia quello che è considerato il problema "par exellence": il problema dell'esistenza nella massima estensione del suo concetto.

In particolare Aristotele descrisse l'ontologia (pur senza usare questo termine) come "la scienza dell'essere in quanto essere". La parola 'in quanto' vuol dire 'riguardo all'aspetto di'. Secondo questa teoria, quindi, l'ontologia è la scienza dell'essere riguardo all'aspetto dell'essere, o lo studio degli esseri nella misura in cui questi esistono.

Durante l'Illuminismo la riflessione di Cartesio ripropose il problema in una nuova chiave, fu il primo (sebbene alcuni non lo ritengano) a dimostrate l'indubitabilità (performatività) dell'asserzione fondamentale: "cogito ergo sum". Egli ripropose dunque il tema ontologico nella sua chiave esistenziale, precipitando nel profondamente criticato solipsismo.

Il problema ontologico venne in seguito ripreso ed elaborato da Kant. La sua elaborata teoria, sempre sottoposta al continuo vaglio degli studiosi, è incentrata su diversi punti, da una parte la famosa differenza tra "avere 100 talleri e pensare di averli", vuole indicare la dimensione puramente empirica dell'esistenza, dall'altro l'ideale della ragion pura si configura come la struttura ultima della ragione, la quale pensa l'essere come "l'insieme di ogni possibilità per la determinazione completa d'ogni cosa" ma appunto solamente come un "idea".

In seguito fu l'idealismo tedesco ad elaborare tale tema. Con Hegel il problema ontologico, nelle sue possibili ramificazioni, divenne ad essere il nodo centrale di molte filosofie che a lui seguirono. Con l'asserto "tutto il reale è razionale, tutto il razionale è reale", e con la sua dialettica triadica, Hegel sostenne la possibilità del sapere assoluto, essendo lo "spirito" (l'essere) logicamente comprensibile.

Dopo di lui in molti riproposero il problema, che in verità è trattato in modo più o meno indiretto in ogni filosofia. Sicuramente degno di nota è Heidegger, che dell'essere fece la sua filosofia. Nel suo testo più famoso, "Essere e tempo" compie la radicale distinzione tra ontico e ontologico, ovvero tra esistenza come semplice "presenza" (ente), e l'essere in quanto essere. Scopo del suo pensiero fu compiere una "ontologia fondamentale". Questa ontologia si radica sulla differenza ontologica tra essere ed ente, in cui si mostra appunto l'irriducibilità dell'essere a semplice essente. L'essere viene qui inteso come l'altro dell'ente, ossia ciò che rende possibile l'apparire dell'essente, ma che nel contempo si vela in questa apertura. L'ontologia fondamentale è dunque per Heidegger pensare l'essere come "l'altro" dell'essente. Heidegger in tal senso usa la parola Lichtung, la quale significa propriamente "radura", ed infatti l'essere è la radura dell'essente, ma essendo questa radura la sua essenza sta nel suo stesso "diradarsi". Se l'essente è ciò che è presente, allora l'essere non è altro che la presenza stessa, la quale appunto non appare, ma rende possibile l'apparire solo nel suo fondamentale diradarsi.

In seguito con la "svolta linguistica" e in generale con tutte le filosofie contemporanee, il problema dell'essere ha assunto diverse forme e diverse interpretazioni, trovando non di rado applicazioni concrete in alcune discipline.

[modifica] In pratica

Nonostante la sua tradizione sia eminentemente teoretica, l'ontologia si sta dimostrando in tempi recenti particolarmente feconda nei suoi risvolti pratici.

Lo studio dell'ontologia è sempre più importante a causa di problematiche relative a sovraccarico informativo, guerra informativa, dipendenza da Internet, guerra asimmetrica, terrorismo e biosicurezza. Generalmente chi ha questi problemi inizia a perdere le tracce di ciò che è "reale", nel senso di effettive minacce al proprio corpo, alla propria famiglia e all'ambiente ed ecologia in cui si vive. Minacce e preoccupazioni proliferano a migliaia, ma anche ciascuna con probabilità sempre minore - diventa difficile vedere le opportunità e fare ciò che va fatto in seguito. Ciò, naturalmente, è quello su cui conta in realtà il terrorista per causare gravi disagi alla vita ed ai pensieri del nemico.

[modifica] L'ontologia come difesa

Una comprensione comune e rigorosa di "ciò che esiste" ed un processo comune di indagine per il quale un'intera comunità di persone poste di fronte ad una stessa minaccia sia disposta a vivere o morire, possono aiutarla a scegliere e sostenere azioni comuni.

In effetti, è proprio questo il processo mediante il quale la religione sostiene una comunità - fornendo una comprensione stabile e comune della cosmologia - della propria posizione in essa e delle morali in base alle quali scegliere le proprie azioni.

Anche strumenti apparentemente semplici come un dizionario affidabile accompagnato da un'enciclopedia possono essere un punto di partenza minimale verso tale obiettivo.

[modifica] Ontologia fondamentale della scienza

Per quanto gli interessi di questo studio possano sembrare astratti, alcune questioni ontologiche hanno avuto impatto sulla fisica delle particelle. La fisica anti-riduzionista argomenta che gli oggetti fondamentali non sono "sostanze" ma fasci di proprietà, o collezioni, le cui proprietà emergenti non dipendono da una ontologia fondamentale della fisica delle particelle, ma da un livello superiore di campi o onde. Questi sono un modo ugualmente legittimo di rappresentare i dati empirici che avevano condotto gli scienziati a concludere l'esistenza di particelle (sostanziali).

Altri mettono in dubbio la validità di qualsiasi ontologia fondamentale proveniente dalla scienza, per il motivo che la scienza e la tecnologia non sempre producono necessariamente gli esiti morali preferiti dagli esseri umani - tornando alla teologia contro la filosofia o, come direbbero molti materialisti, "fantasia contro realtà".

Comunque, la maggior parte della gente crede in una qualche spiritualità. Per i cattolici che seguono Papa Giovanni Paolo II, ad esempio, o i buddisti, è molto più probabile vedere un universo eticamente strutturato o fondato - dove queste collezioni o osservazioni o particelle manifestano meramente una qualche realtà più ampia o più profonda.

[modifica] Modellare il mondo

Per approfondire, vedi la voce Ontologia (informatica).

L'uso più comune del concetto di un'ontologia è nell'intelligenza artificiale e nella rappresentazione della conoscenza, dove descrive il modo in cui molti schemi vengono combinati in una struttura dati contenente tutte le entità rilevanti e le loro relazioni in un dominio. I programmi informatici possono poi usare l'ontologia per una varietà di scopi, tra cui il ragionamento induttivo, la classificazione, e svariate tecniche per la risoluzione di problemi.

Tipicamente, le ontologie informatiche sono strettamente legate ai vocabolari controllati - un'ontologia fondamentale - in base ai quali va descritto tutto il resto. Nel caso peggiore, tale scopo viene assolto dal set d'istruzioni del processore o dalla libreria standard del linguaggio di programmazione. Poiché queste sono cattive rappresentazioni di qualsiasi dominio di un problema, vanno creati schemi più specializzati per rendere i dati utili a prendere decisioni nel mondo reale.

Ma tali ontologie hanno un valore commerciale, e ciò crea concorrenza nella loro definizione - quella che Peter Murray-Rust ha definito "guerra semantica ed ontologica" derivata da "standard" concorrenti.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

  • Runggaldier, Edmund-Kanzian, Carl: Problemi fondamentali dell'ontologia analitica, a cura di S. Galvan, trad. it. di N. Ferrari, Vita e Pensiero, Milano 2003.
  • Valore, Paolo: Ontologia, Unicopli, Milano 2004.
  • Valore, Paolo: Laboratorio di ontologia analitica, CUSL, Milano 2003.
  • Valore, Paolo: Topics on General and Formal Ontology, Polimetrica International Scientific Publisher, Monza (MI) 2006.
  • Valore, Paolo: Questioni di ontologia quineana, CUSL, Milano 2002.
  • Smith, Barry: Verso una filosofia al servizio dell’industria: l’utilità dell’ontologia analitica per l’informatica medica, Sistemi Intelligenti, 15: 3, 2003, 407–417 http://ontology.buffalo.edu/smith/articles/italian/Una_filosofia_al_servizio_dell_industria.pdf

[modifica] Collegamenti esterni

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