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Saladino - Wikipedia

Saladino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Saladino (صلاح الدين ابن أيّوب), in arabo Salāh al-Dīn ibn Ayyūb (1138-1193), fu un grande condottiero curdo musulmano, fondatore della dinastia ayyubide in Egitto, messosi in luce al servizio di Nūr al-Dīn ibn Zankī.
Da giovane studiò a lungo e con brillanti risultati tanto le materie giuridiche quanto quelle letterarie, secondo uno schema affermatosi nell'ambito islamico dell'epoca, per il quale chi era chiamato a governare doveva presentarsi con un ottimo corredo conoscitivo ai propri sudditi.

Salāh al-Dīn b. Ayyūb (ms. del XII sec.)
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Salāh al-Dīn b. Ayyūb (ms. del XII sec.)

Entrò nondimeno al servizio della famiglia zangide nell'area settentrionale siro-irachena dalla Jazīra. Con suo padre Ayyūb e con suo zio Shīrkūh, acquisì un'ottima preparazione anche militare, pur se sembra che egli preferisse lo studio dal quale si sentiva particolarmente attratto.

Fu mandato da Norandino al seguito dello zio nel teatro palestinese, allora conteso da Crociati, Fatimidi, Selgiuchidi e da un vario numero di signori locali. Nel corso di una spedizione vittoriosa condotta dallo zio in Egitto fu chiamato a succedergli non appena questi morì improvvisamente. Divenne in tal modo, lui sunnita, il visīr degli ultimi Imām fatimidi, sciiti-ismailiti. Alla morte di Norandino, di cui egli era rimasto vassallo, iniziò la sua personale opera di conquista dell'area siro-palestinese ed egiziana.

Tra la II crociata e la III crociata riuscì a prendere il controllo di Damasco (1174), di Aleppo (1183) e di Mossul (1186). Attaccò quindi il Regno di Gerusalemme e, grazie alla insipiente smania aggressiva del Reggente del regno Guido di Lusignano, di Rinaldo di Chatillon, di Honfroi II di Toron e del nuovo Patriarca Eraclio, arcivescovo di Cesarea - che erano riusciti a vanificare l'assennata linea strategica del defunto re lebbroso di Gerusalemme, Baldovino IV, orientata a un accordo con le forze musulmane dell'area - Saladino colse una schiacciante vittoria il 4 luglio 1187 ai Corni di Hattin, che gli aprì la strada per la riconquista di Gerusalemme, realizzata il 2 ottobre 1187.

La tomba di Saladino a Damasco
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La tomba di Saladino a Damasco

La Città Santa non fu sottoposta agli eccidi che avevano invece caratterizzato la conquista cristiana nel 1099 e la recente fama di "ferocia", almeno in Italia, gli derivò più che altro da una figurina dedicatagli nel 20° secolo ( Il feroce Saladino ), stampata dalla casa alimentare Perugina per un suo concorso che incontrò vasto successo fra i consumatori. Questo non vuol dire, naturalmente, che Saladino non operasse con la durezza tipica dei suoi tempi verso i suoi avversari, senza però mai scadere nell'efferatezza fine a se stessa e nella gratuita crudeltà.


Sotto il suo potere caddero poi altre città cristiane di Outremer, come Giaffa, Beirut e San Giovanni d'Acri, quest'ultimo diventato il principale centro di resistenza in grado di contrastare l'avanzata musulmana ancora per circa 90 anni. Sconfitto da Riccardo Cuor di Leone ad Arsuf ebbe col sovrano plantageneto rapporti di stima ma il re d'Inghilterra non rimase in Terra Santa abbastanza a lungo per mettere a frutto le sue indubbie qualità guerriere.

Saladino governò con energia ed efficienza l'Egitto, la Siria e lo Yemen, tenendo sotto il proprio controllo anche le due principali città sante dell'Islam: Mecca e Medina.

Saladino morì nel marzo 1193, due anni appena dopo la partenza del suo grande antagonista, il re d'Inghilterra Riccardo Cuor di Leone. A ereditare i suoi possedimenti non furono tuttavia ovunque i suoi figli perché, se al Cairo, a Damasco e ad Aleppo regnarono rispettivamente al-‘Azīz ‘Uthmān, al-Afdal ‘Alī e al-Zāhir Ghāzī, la Jazīra fu governata invece dal fratello Safedino (al-Malik al-‘Ādil Sayf al-Dīn), i territori al di qua del fiume Giordano dal nipote al-Mu‘azzam ‘Īsà, figlio di Safedino, e Hims dai discendenti di Shīrkūh.

L'ottima fama presto conquistatasi in Occidente è ben sottolineata da Dante che definì Saladino "grande spirito non toccato da Dio", collocando l'ombra del sultano nel Limbo, accanto agli eroi e agli antichi saggi che non avevano potuto usufruire della Salvezza predicata da Gesù Cristo.

[modifica] Bibliografia

  • Henri Massé, ‘Imâd ad-Dîn al-Iṣfahânî (519-597 / 1125-1201): Conquête de la Syrie et de la Palestine par Saladin (al-Fatḥ al-qussî fî l-fatḥ al-Qudsî), Parigi, Paul Geuthner, 1972 (Documents relatifs à l'Histoire des Croisades publiés par l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres).
  • Giuseppe Ligato, La croce in catene. Prigionieri e ostaggi cristiani nelle guerre di Saladino (1169-1193), Spoleto, Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, 2005.
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