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Kosovo - Wikipedia

Kosovo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Kosovo e Metohija
Kosovë/Kosova
Косово и Метохија
Lingua ufficiale: Serbo, Albanese
Capoluogo Pristina (Prishtina in Albanese) e Priština in Serbo)
Moneta ufficiale Euro (Non ufficialmente nella BCE, ma esclusivamente per la precedente adozione come moneta del Marco tedesco, poi sostituito dall'Euro); Dinaro serbo nelle zone a maggioranza serba.
Superficie
 – Totale
 – % delle acque

 10,887 km²
 n/d
Popolazione
 – Totale (2003)
    
 – Densità

 1.954.745

 180/km²
Gruppi etnici
    
Albanesi:88%
Serbi: 7%
altri 5%
Presidente UNMIK Joachim Rücker (Germania)
Presidente di transizione Fatmir Sejdiu
Primo Ministro di transizione Agim Çeku
Fuso orario UTC +1

Il Kosovo o Kossovo (in albanese: Kosovë / Kosova, in serbo: Косово и Метохија / Kosovo i Metohija) è una provincia autonoma della Serbia amministrata dall'ONU.

Nella Costituzione serba il nome ufficiale è Kosovo e Metohija (il secondo termine è il nome tradizionale serbo di una parte della provincia).

Indice

[modifica] Storia

Fin dall'antichità, la regione del Kosovo fu conquistata, perduta e riconquistata più volte e governata da diversi dominatori.

I primi abitanti della regione dei quali si abbia notizia storica furono probabilmente gli Illiri, nome loro assegnato sia dai Greci che dai Romani. Gli odierni albanesi, in generale, sostengono di essere i diretti discendenti degli Illiri. Dal canto loro, gli storici serbi sostengono che gli Albanesi, in quanto tali, sarebbero apparsi nella storia solo nel Medio Evo per conseguenza dell'incontro e la fusione tra contingenti non romanizzati di pastori nomadi, discendenti degli antichi Illiri e dei Dardani della Tracia.
Una verifica scientifica di entrambe le versioni circa le origini dell'etnia albanese appare essere di difficile realizzazione ma, in generale, è possibile affermare che la regione oggi corrispondente al Kosovo doveva essere abitata da genti che avevano una qualche relazione - anche a livello genetico, probabilmente - con le odierne popolazioni albanesi. La regione dell'attuale Kosovo, caratterizzata in epoca antica da un livello sempre molto scarso di urbanizzazione e di penetrazione della Civiltà Classica, fu occupata da Alessandro il Grande nel IV secolo a.C.. Caduta successivamente nell'orbita Romana, divenne, nel IV secolo, parte della Provincia di Dardania.
Le prime colonne di Slavi, provenendo dal sud dell'attuale Polonia, attraversarono il fiume Danubio e iniziarono a penetrare verso il cuore dei Balcani attorno al VI secolo, sfidando l'autorità di Bisanzio. Questa, indebolita più tardi dalle guerre in Oriente contro i Persiani e poi contro gli Arabi Mussulmani, allentò la propria autorità e il proprio controllo sull'entroterra balcanico. Tale fenomeno da un lato favorì l'avanzata dell'invasione Slava, dall'altro permise alle popolazioni Illiriche che vivevano nell'entroterra della bassa costa adriatica di espandersi verso Est, in direzione all'odierno Kosovo, conservando la propria lingua di stampo Illirico.
Dalla metà del IX secolo sino al 1014 la regione fu occupata da Slavi provenienti da Est (i Bulgari) Fu in questa fase che queste genti cominciarono ad essere individuate dai propri vicini con il nome di "Albanesi", che ne designava anche la lingua, della quale non esisterà ancora sin agli albori del Rinascimento alcuna traccia o forma letteraria scritte. Gli Albanesi, così ormai designati a Bisanzio, divennero tributari di Basilio II e quindi alleati dell'Impero Romano d'Oriente dopo che, nel 1054, fu consumato lo Scisma d'Oriente-Occidente.
Nel frattempo, gli Slavi penetrati da nord nella penisola balcanica, si erano divisi in tre grandi gruppi omogenei: Sloveni, Croati e Serbi ed avevano, entro il XII secolo, preso saldamente il controllo di tutta la parte occidentale della Penisola Balcanica, sino al confine con l'odierna Albania e con il Kosovo.

La Serbia a quell'epoca non era ancora un regno unificato: un certo numero di piccoli principati serbi esisteva a nord e a ovest del Kosovo, i più potenti dei quali erano Raška (zona centrale della moderna Serbia) e Duklja (Montenegro e nord dell'Albania). Nel 1180 circa, il signore serbo Stefan Nemanja prese il controllo di Duklja e di parte del Kosovo. Il suo successore, Stefan Prvovenčani assunse il controllo del resto del Kosovo dal 1216, creando in tal modo uno Stato che incorporò la maggior parte dell'area che costituisce oggi la Serbia e il Montenegro.

Durante la dominazione della dinastia dei Nemanjić, numerose chiese e monasteri serbi ortodossi furono edificati all'interno del territorio serbo. I governanti Nemanjić usarono alternativamente Prizren e Priština come loro capitali. Sostanziose rendite furono assicurate ai monasteri di Dukagjin (nel Kosovo occidentale), che comprendeva parti dell'Albania e del Montenegro. Le più importanti chiese in Kosovo - il Patriarcato di Peć, la chiesa di Gračanica e il monastero di Visoki Dečani presso Dečani - furono istituite durante questo periodo. Il Kosovo fu economicamente importante, come pure la capitale del Kosovo moderno, Priština, fu un rilevante centro commerciale sulle strade che conducevano ai porti del mar Adriatico. Del pari, l'attività mineraria ebbe grande importanza a Novo Brdo e Janjevo, in cui le comunità che colà agivano provenivano dalle regioni minerarie della Sassonia e dalla città mercantile di Ragusa (oggi Dubrovnik).

La composizione etnica della popolazione del Kosovo durante questo periodo è oggetto di controversia fra gli storici serbi e albanesi. Serbi, Albanesi e Valacchi erano ovviamente presenti, dal momento che tali gruppi sono esplicitamente ricordati dalla documentazione serba dei monasteri (o chrysobolle) assieme a un certo numero di Greci, Armeni, Sassoni e Bulgari. Una maggioranza dei nomi scritti nei documenti citati è di gran lunga in caratteri slavi piuttosto che albanesi. Ciò è stato interpretato come prova di una schiacciante maggioranza serba. Tuttavia le chrysobolle mostrano nomi di figli in lingua serba di genitori i cui nomi sono albanesi, e viceversa. Storici albanesi hanno suggerito che questa è una dimostrazione dell'assimiliazione culturale di una popolazione albanese assoggettata in epoca pre-ottomana in Kosovo ma ciò è invalidato da registrazioni di padri serbi che davano ai figli nomi albanesi (cosa che di certo non sarebbe avvenuta se l'assimiliazione fosse stata a senso unico) e dal fatto che ogni caso di nomi misti rappresenta una piccola quota di meno del 20 % di tutti i nomi. Questa asserzione serba sempra essere sostenuta dalle registrazioni catastali turche relative alle tasse per censo (defter) del 1455 che prendono in considerazione la religione e la lingua dei soggetti interessati e che comprovano una schiacciante maggiooranza serba.

L'identità etnica nel Medioevo fu in qualche misura un elemento fluido in tutta l'Europa e la gente a quel tempo non sembra aver definito se stessa in modo rigido come gruppo etnico. Quanti appaiono di etnia serba sembra siano stati la popolazione culturalmente dominante, e furono probabilmente anche la maggioranza demografica.

Nel 1355, lo Stato serbo crollò dopo la morte dello Tsar Stefan Dušan e si dissolse in litigiosi staterelli a carattere feudale. Ciò si verificò in concomitanza con l'espansione ottomana. L'Impero Ottomano colse l'opportunità offertagli dalla debolezza serba e invase quei territori.

[modifica] Battaglie del Kosovo

[modifica] Prima Battaglia del Kosovo

La Prima battaglia del Kosovo avvenne sul campo di Kosovo Polje il 28 giugno 1389, quando il puling knez (principe) di Serbia, Lazar Hrebeljanović, radunò una coalizione di soldati cristiani, composta da Serbi ma anche da Bosniaci, Magiari, Albanesi e un contingente di mercenari sassoni. Il Sultano ottomano Murad I riunì anch'egli una coalizione di soldati e volontari dei vicini paesi di Rumelia e Anatolia. Fornire cifre esatte non è facile, ma resoconti degli storici più affidabili suggeriscono che l'esercito cristiano era di gran lunga inferiore a quello ottomano. Il totale dei due eserciti fa pensare a meno di 100.000 uomini. L'esercito serbo fu sgominato e Lazar trucidato, mentre Murad I fu ucciso da Miloš Obilić, sulle cui origini si discute. Malgrado la battaglia sia stata mitizzata come una grande sconfitta serba, all'epoca l'opinione era divisa fra chi affermava che si fosse avuta una disfatta serba, un pari sostanziale e addirittura una vittoria serba. La Serbia mantenne infatti la propria indipendenza e lo sporadico controllo del Kosovo fino alla sconfitta finale del 1455, a seguito della quale la Serbia e il Kosovo diventarono parte dell'Impero Ottomano e un alleato dei Turchi.

[modifica] Seconda Battaglia del Kosovo

La Seconda Battaglia del Kosovo fu combattuta lungo l'arco di due giorni nell'ottobre del 1448, fra una forza ungherese comandata da Giovanni Hunyadi e un esercito ottomano guidato da Murad II. Significativamente più imponente della prima battaglia, con entrambi gli eserciti del doppio della consistenza della prima battaglia del 1389, il risultato finale fu però il medesimo, e l'esercito ungherese fu sconfitto in battaglia e cacciato in fuga. Al contrario di quanto afferma il mito popolare, l'eroe albanese Skanderbeg non prese parte alla battaglia. Quando le sue truppe albanesi si mossero per unirsi a quelle ungheresi, esse caddero in un'imboscata tesa loro da Đurađ Branković e non giunsero mai sul campo di battaglia. Sebbene la sconfitta in battaglia costuisse un passo indietro per quanti resistevano all'invasione ottomana dell'Europa a quel tempo, essa non costituì 'un colpo definitivo per la causa', tant'è vero che Hunyadi fu in grado di mantenere la resistenza ungherese attiva contro gli Ottomani durante tutta la sua vita.

[modifica] Significato

Entrambe queste battaglie furono significative per l'intera resistenza contro l'avanzata ottomana nei Balcani. Fosse stata vincente la coalizione serba o ungherese in una o in entrambe le battaglie, ciò avrebbe cambiato la storia, non solo del Kosovo. La Prima Battaglia del Kosovo segnò il destino della resistenza serba e divenne un simbolo nazionale di eroismo e di ammirevole 'lotta contro ogni probabilità'.

Malgrado la sconfitta nella Seconda Battaglia del Kosovo, alla fine Hunyadi fu vittorioso nella sua resistenza e sconfisse gli Ottomani nel regno d'Ungheria. Skanderbeg fu anche vittorioso nella sua resistenza nella sua patria di Albania (che più tardi incluse ampie porzioni del Kosovo), una causa che fu poi perduta in seguito alla sua morte del 1468. Entrambi questi leader ebbero un rilevante significato (come lo ebbe il capo valacco Vlad III Dracula) nella loro azione di resistenza che dette all'Austria e all'Italia maggior tempo per prepararsi a fronteggiare l'avanzata ottomana.

[modifica] Il Kosovo dal 1455 al 1912

Vilayet del Kosovo, 1875-1878
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Vilayet del Kosovo, 1875-1878
Vilayet del Kosovo, 1881-1912
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Vilayet del Kosovo, 1881-1912

Il territorio dell'attuale provincia fu per secoli governato dall'Impero Ottomano. Durante questo periodo numerosi distretti amministrativi (noto come sangiaccati ("bandiere" o distretti), ognuno retto da un sanjakbey (letteralmente "signore del distretto") agiva su porzioni di territorio. Nonostante l'imposizione del giogo islamico, un gran numero di cristiani continuò a vivere e talvolta a prosperare sotto gli Ottomani. Un processo di islamizzazione cominciò poco dopo l'inizio del dominio ottomano ma esso prese un considerevole periodo di tempo - almeno un secolo - e fu concentrato dapprima nelle città. Sappiamo che molti abitanti cristiani Albanesi si convertirono direttamente all'Islam, piuttosto di vedersi rimpiazzare da musulmani che provenivano da fuori del Kosovo. In gran parte i motivi della conversione furono probabilmente economici e sociali,dal momento che i musulmani godevano di assai maggior diritti e privilegi dei soggetti cristiani. La vita religiosa cristiana nondimeno continuò, con chiese che gli Ottomani permisero fossero mantenute, anche se le chiese serbe ortodosse e romano-cattoliche e le loro congregazioni subirono un alto livello di tassazione.

Verso il XVII secolo, abbiamo evidenze di un crescente aumento della popolazione albanese inizialmente concentrata in Metohia. S'è detto che questo fu il risultato di migrazioni provenienti da SO (cioè la moderna Albania) e che gli emigrati portarono con loro l'Islam. C'è di sicuro traccia di migrazioni: numerosi Albanesi cossovari avevano cognomi caratteristici degli abitanti della regione settentrionale albanese di Malësi. Tuttavia altri non li avevano. È anche chiaro che un piccolo numero di Slavi - presumibilmente membri della Chiesa serba ortodossa - si convertirono all'Islam sotto il dominio ottomano. Oggi numerosi Slavi musulmani di Serbia vivono nella regione del Sandžak della Serbia meridionale, a NO del Kosovo. Gli storici ritengono che vi fosse probabilmente una preesistente popolazione, forse di Albanesi cattolici, in Metohia che in gran parte si convertì all'Islam, ma rimase una decisa minoranza in una regione serba comunque spopolata.

Nel 1689 il Kosovo fu gravemente coinvolto nella Grande Guerra turca (1683-1699), in uno deigli eventi epocali della mitologia nazionale serba. Nell'ottobre di quell'anno, una piccola forza austriaca sotto il Margravio Ludovico di Baden aprì una breccia nell'Impero Ottomano e si spinse tanto lontano da giungere in Kosovo, a seguito della sua prima conquista di Belgrado. Molti Serbi e Albanesi giurarono lealtà all'Impero asburgico, con alcuni di costoro che si unirono all'esercito di Ludovico. Ciò non avvenne senza che vi fosse una reazione generale; numerosi altri Serbi e Albanesi combatterono dalla parte ottomana per resistere all'avanzata austriaca. Una massiccia contro-offensiva ottomana l'estate seguente obbligò gli Austriaci a ripiegare nella loro fortezza di Niš, poi in quella di Belgrado e infine, attraversando il Danubio, nella stessa Austria.

L'offensiva ottomana fu accompagnata da selvagge rappresaglie e razzie, inducendo numerosi Serbi - inclusi Arsenije III, Patriarca della Chiesa Serba Ortodossa - a fuggire insieme agli Austriaci. Questo evento è stato immortalato nella storia serba come il Velika Seoba ossia "Grandre Migrazione". Si dice tradizionalmente che si ebbe un gigantesco esodo di centinaia di migliaia di rifugiati serbi dal Kosovo e dalla vera e propria Serbia, che lasciò un vuoto riempito da un flusso di immigranti Albanesi. Arsenije stesso scrisse di "30.000 anime" (cioè persone) che fuggirono con lui in Austria: un numero confermato da altre fonti.

Nel 1878, uno dei quattro vilayet con abitanti albanesi che avevano formato la Lega di Prizren fu il vilayet del Kosovo. Lo scopo della Lega era di resistere al dominio ottomano e alle incursioni provenienti dalle nazioni balcaniche di recente costituzione.

Nel 1910, un'insurrezione albanese, che fu probabilmente aiutata inn modo surrettizio dai Giovani Turchi per mettere sotto pressione la Sublime Porta, scoppiò a Priština e presto si allargò all'intero vilayet del Kosovo, resistendo per un periodo di tre mesi. Il Sultano ottomano visitò il Kosovo nel giugno 1911 durante i colloqui di pace che riguardavano tutti gli abitanti delle regioni albanesi.

[modifica] XX secolo

[modifica] Le Guerre Balcaniche

Nel 1912, al momento della riconquista della provincia da parte dei Serbi, i cittadini di etnia albanese corrispondevano a circa il 60% del totale degli abitanti del Kosovo. L'acquisizione del territorio alla Serbia fu pertanto oggetto di controversia anche a Belgrado; a tale proposito rimase celebre l'intervento del dirigente socialdemocratico Dimitrije Tucovic, che si oppose all'annessione del Kosovo, affermando: "siamo entrati in una terra straniera".
L'occupazione serba della provincia era seguita alla sconfitta dell'Impero ottomano, che aveva lungamente negato autonomia al Kosovo, e fu realizzata a prezzo di gravi massacri: si stima che circa 20.000 kossovari, in prevalenza albanesi, furono giustiziati, assassinati o uccisi a vario titolo dalle truppe serbe, che instaurarono la legge marziale e diedero avvio ad un clima di terrore, denunciato nel 1913 da Lev Trockij in veste di giornalista.
Il 17 dicembre 1912 la Conferenza di Londra, a seguito delle specifiche e pressanti richieste in tal senso dell'Austria-Ungheria, negò alla Serbia l'accesso al mare che essa aveva fortemente richiesto, da realizzare annettendo ad essa territori lungo la valle del fiume Drina, sino all'Adriatico.
Per contro, la Francia e la Russia, operarono affinché alla Serbia fosse concesso il controllo della Macedonia e del Kosovo, mentre la regione di Peć, compresa tradizionalmente nel Kosovo, fu affidata al Montenegro. In tal modo, nel giugno 1913, alla conclusione della Conferenza a Londra, un gran numero di cittadini di etnia albanese si trovò sottoposto ad un potere serbo oppressivo, con il beneplacito delle grandi diplomazie europee.

[modifica] Il Kosovo nella Jugoslavia monarchica (1913-1941)

A seguito dello scoppio della I Guerra Mondiale e della sconfitta ed invasione della Serbia, il Kosovo fu occupato, a partire dal 1915, da truppe dell'Austria-Ungheria e della Bulgaria. Dopo la sconfitta degli Imperi Centrali (novembre 1918), nel 1919 il nuovo Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, in seguito ridenominato Regno di Jugoslavia, riprese il controllo del Kosovo.
Si tornò così, nella provincia, alla situazione creatasi nel 1913, con il Kosovo formalmente annesso al nuovo Regno, il cui monarca Alessandro I avviò contatti con la Turchia al fine di aver mano libera nella campagna di repressione che intraprese contro la resistenza alle annessioni opposta dai Kaçaks albanesi del Kosovo e dai Komitadjis in Macedonia.
All'esodo forzato dei cittadini di etnia albanese si aggiunsero misure che favorirono l'immigrazione al loro posto di cittadini di etnia serba e montenegrina.
Questa lenta politica di pulizia etnica e culturale proseguì sino alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, quando i cittadini di etnia albanese in Kosovo furono ridotti a meno del 50% del totale.

[modifica] La Seconda Guerra mondiale

A seguito dell'invasione della Jugoslavia condotta nel 1941 dagli eserciti tedesco ed italiano, le rispettive forze d'occupazione si divisero il controllo della provincia del Kosovo. Il ricco nord minerario rimase incluso, come in precedenza, nella Serbia occupata dalla Germania, mentre il sud fu incorporato all'Albania, sotto occupazione fascista italiana.
Il gerarca nazista Heinrich Himmler, capo delle SS, si adoperò per costituire, impiegando essenzialmente personale albanese kosovaro di religione musulmana, la 21.esima Divisione Waffen SS da montagna Skanderbeg, la quale ebbe come primo obbiettivo lo sterminio della popolazione serba del Kosovo. Le azioni della divisione SS Skanderbeg condussero al massacro di diverse migliaia di cittadini di etnia serba e all'esilio generalizzato dei superstiti verso la Serbia occupata. A tali profughi serbi il regime comunista, instaurato in Jugoslavia sotto la guida del Maresciallo Tito a partire dal 1944 e dopo la fine della guerra, vietò in larga parte il ritorno alle proprie case in Kosovo, frattanto riunificato e riannesso allo Stato Jugoslavo. Il vuoto lasciato dai cittadini serbi massacrati o espulsi dal Kosovo era stato frattanto colmato da cittadini di etnia albanese, una parte dei quali era a sua volta stata espulsa dal Kosovo nel periodo tra le due guerre.

[modifica] La Guerra del 1999

Per approfondire, vedi la voce Guerra del Kosovo.

[modifica] Il Kosovo sotto amministrazione ONU

In base alle Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite num. 1244 del 1999, il Kosovo ha un governo e un parlamento provvisori ed è sotto il protettorato internazionale UNMIK e NATO.

Il 4 e 5 maggio 2006 si è concluso a Vienna il quarto incontro dei colloqui tra delegazione Kosovara Serba e delegazione Kosovara Albanese sotto la guida del mediatore ONU Martti Ahtisaari per la definizione dello status futuro.

Il primo incontro si sarebbe dovuto svolgere il 23 gennaio 2006 ma è stato posticipato al 20 e 21 febbraio perché coincidente con il giorno dei funerali di Ibrahim Rugova, presidente del Kosovo.

Il secondo incontro si è svolto il 17 marzo, il terzo il 3-4 aprile. Il quinto è avvenuto il 23 maggio.

[modifica] Disordini del marzo 2004

Nel marzo 2004 gruppi composti principalmente da Kossovari di etnia albanese attaccarono oltre trenta chiese e monasteri cristiani in Kosovo, uccidendo almeno venti persone e incendiando decine di abitazioni di serbi, nell'arco di cinque giorni. Oltre 45 tra chiese e monasteri erano stati distrutti nei cinque anni precedenti a questi disordini [1][2] [3] [4].

[modifica] Collegamenti esterni

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