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Lingua giapponese - Wikipedia

Lingua giapponese

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Giapponese (日本語 [Nihongo])
Creato da: {{{creatore}}} nel {{{anno}}}
Contesto: {{{contesto}}}
Parlato in: Giappone, Brasile, Hawaii, California, Guam, Isole Marshall, Palau
Regioni:Parlato in: {{{regione}}}
Periodo: {{{periodo}}}
Persone: 127 milioni
Classifica: 9
Scrittura: Hiragana, Katakana, Rōmaji, Kanji
Tipologia: SOV semiagglutinante
Filogenesi:

(Controversa)
 Altaico o linguaggio isolato
  Giapponese
   
    
     
      
       
        
         
          
           
            
             
              

Statuto ufficiale
Nazioni: Giappone, Angaur (Palau)
Regolato da: Governo giapponese
Codici di classificazione
ISO 639-1 ja
ISO 639-2 jpn
ISO 639-3 jpn
SIL JPN  (EN)
SIL {{{sil2}}}
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - Art.1
すべての人間は、生まれながらにして自由であり、かつ、尊厳と権利と について平等である。人間は、理性と良心とを授けられており、互いに同 胞の精神をもって行動しなければならない.
Il Padre Nostro
すべての人間は、生まれながらにして自由であり、かつ、尊厳と権利と について平等である。人間は、理性と良心とを授けられており、互いに同 胞の精神をもって行動しなければならない.
Traslitterazione
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Lingua - Elenco delle lingue - Linguistica
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Il giapponese (nome nativo nihongo, 日本語) è la lingua ufficiale del Giappone. È parlata principalmente nell'arcipelago giapponese ma anche da diverse comunità presenti nelle aree di immigrazione giapponese come ad esempio in Brasile, in Perù e negli Stati Uniti (soprattutto Hawaii e California).

Gli immigrati giapponesi di queste comunità sono chiamati nisei 二世, ovvero "seconda generazione" ma raramente parlano giapponese correntemente.

[modifica] Classificazione genealogica

Il giapponese viene solitamente fatto rientrare nella classe delle lingue isolate. Nonostante si abbiano abbondanti fonti scritte a partire dal VI sec. d.C., queste non bastano a ricostruirne i rapporti genealogici. Molte sono le somiglianze con il Coreano (anch'esso lingua isolata) da un punto di vista sintattico, così come risulta tuttavia altrettanto marcata la distanza sul piano lessicale (per quanto riguarda il lessico autoctono) e morfologico.

[modifica] Classificazione tipologica

Il giapponese è una lingua agglutinante del tipo SOV (secondo alcuni linguisti sarebbe però più correttamente definibile come "semi-agglutinante"). Presenta inoltre, così come Cinese e Coreano, una struttura "tema-commento". Al contrario di quanto però è comunemente ritenuto, il giapponese, prossimo al coreano, è invece radicalmente diverso dal cinese.

[modifica] Origini della lingua giapponese

Sulle origini della lingua giapponese in ambito asiatico tre sono le teorie prevalenti. In ordine inverso di importanza:

[modifica] Teoria Ainu

Teoria scarsamente accreditata, è tuttavia ancora da esplorare approfonditamente. Giapponese e Ainu presentano caratteristiche molto diverse, e i contatti tra le due lingue sembrano risolversi unicamente in una serie limitata di prestiti linguistici. Tuttavia nell'Ainu sono rinvenibili tratti altaici per certi versi comuni col giapponese. Alcuni studiosi hanno ipotizzato l'esistenza nel passato di un linguaggio comune nella Siberia nord-orientale da cui sarebbero derivati giapponese, coreano e ainu. Quest'ultima sarebbe la lingua rimasta maggiormente vicina all'originale, laddove Giapponese e Coreano avrebbero subito diversi influssi e apporti dalle lingue limitrofe.

[modifica] Teoria Austronesiana

Teoria che lega il Giapponese alle lingue austronesiane: Giavanese, Samoano, Malese, Tagalog, Indonesiano.

Le somiglianze tra il Giapponese e le lingue austronesiane sarebbero le seguenti:

  • Mancanza di genere grammaticale
  • Struttura sillabica
  • Mancanza di raggruppamenti consonantici a inizio e fine parola
  • Mancanza di dittonghi, affricata, e di distinzione tra "l" e "r"

Notevoli tuttavia anche le differenze, specie nella sintassi: ad esempio nelle lingue austronesiane l'attributo segue il sostantivo cui si riferisce, contrariamente al giapponese.

[modifica] Teoria Altaica

È la teoria ritenuta maggiormente plausibile, che lega il Giapponese alle lingue uralo-altaiche: principalmente il Coreano, quindi Mongolo, Turco, Mancese.

Caratteristiche comuni tra il Giapponese e le lingue altaiche:

  • Mancanza di raggruppamenti consonantici a inizio parola
  • Mancanza di genere grammaticale
  • Mancanza di articoli definiti o indefiniti
  • Agglutinazione
  • Attributi posti prima del termine cui si riferiscono

Il sistema fonetico giapponese è tuttavia molto più povero di quello delle lingue uralo-altaiche, molte delle quali, inoltre, non sono sillabiche. L'armonia vocalica, poi, tipica di queste lingue, è assente nel Giapponese, anche se si può ipotizzare esistesse comunque nel Giapponese più antico.

Notevoli restano in ogni caso le similarità sintattiche e grammaticali tra il Giapponese e le lingue uralo-altaiche.

In conclusione, l'ipotesi prevalente oggigiorno definisce il Giapponese come esito di un incontro tra le lingue polinesiane, che ne farebbe il substrato, e quelle uralo-altaiche, a fare da sovrastrato.

[modifica] La scrittura Giapponese

[modifica] Indicazioni generali

La lingua giapponese è stata orale per molti secoli, riducendo così strategicamente molta parte della struttura grammaticale, risultando quindi, contrariamente al comune sentire, una lingua tendenzialmente semplice. Questa riduzione grammaticale della lingua Giapponese si può riscontrare nella totale assenza del plurale (che si deve desumere dal contesto, poiché non esiste nessuna differenza, nè morfologica nè fonetica):

ES:
"neko" = gatto - "neko" = gatti

Mancano anche totalmente gli articoli e le forme possessive o i pronomi ( per esprimerli si usa la particella "no")

ES:
"il mio gatto" = "watashi no neko"
(dove watashi indica "io").

Non esiste la coniugazione dei verbi a seconda delle persone e nemmeno una forma per indicare il futuro(che si può esprimere integrando la frase con dei "complementi di tempo").

In linea generale i verbi si inseriscono sempre alla fine di una frase, proposizione o espressione e la forma interrogativa si forma semplicemente aggiungendo la particella "ka".

[modifica] Introduzione alla scrittura Giapponese

Nella Lingua Giapponese esistono tre diverse categorie di parole: quelle originarie del Giappone, che costituiscono la categoria più grande, le parole che sono state importate dalla lingua Cinese in tempi remoti e le parole prese in tempi più recenti dalle lingue occidentali, come l'Inglese. Rispecchiandosi in queste tre categorie, il sistema di scrittura è misto e utilizza i caratteri ideografici cinesi Kanji (kanji=segno cinese) e i kana, che si dividono in due sillabari: Il sillabario Hiragana e Il sillabario Katakana. Hiragana è lo stile corsivo ed è il principale alfabeto fonetico giapponese. Usato principalmente per scopi grammaticali, per mostrare la pronuncia di kanji rari, è usato come un loro sostituto. Katakana è più squadrato, si riferisce allo stile stampato; è un alfabeto usato generalmente per distinguere le parole non native che non hanno un kanji associato. Viene infatti utilizzato per scrivere le parole straniere non cinesi e le onomatopee.

Indice

[modifica] La scrittura

Il sistema di scrittura giapponese si basa sui due kana (hiragana e katakana), alfabeti sillabici creati — secondo la tradizione — intorno al IX secolo dal bonzo Kūkai (Kōbō Daishi), e sui kanji (caratteri di origine cinese), gli ideogrammi. I primi due alfabeti sono composti ciascuno da 45 sillabe (che comprendono le vocali) e da una consonante, la N. Oltre a questi suoni "seion", detti "puri", ci sono 20 suoni "dakuon" "impuri" (ottenuti dalla "nigorizzazione", ovvero dall’aggiunta di due trattini chiamati nigori a destra dei caratteri, che addolcisce le consonanti), 5 suoni "handakuon" "semipuri" (con un cerchietto, maru, a destra dei caratteri) e 36 suoni "yōon" "contratti", derivati dalla combinazione di alcuni dei precedenti.

[modifica] Il sillabario Hiragana

(a) (i) (u) (e) (o)
(ka) (ki) (ku) (ke) (ko)
(ga) (gi) (gu) (ge) (go)
(sa) (shi) (su) (se) (so)
(za) (ji) (zu) (ze) (zo)
(ta) (chi) (tsu) (te) (to)
(da) (ji) (zu) (de) (do)
(na) (ni) (nu) (ne) (no)
(ha) (hi) (fu) (he) (ho)
(ba) (bi) (bu) (be) (bo)
(pa) (pi) (pu) (pe) (po)
(ma) (mi) (mu) (me) (mo)
(ya) (yu) (yo)
(ra) (ri) (ru) (re) (ro)
(wa) (wo)
(n)

Lo hiragana è impiegato specialmente per i prefissi, i suffissi, le particelle (o posposizioni) — parti grammaticali giapponesi che non si rappresentano con i kanji —, e per trascrivere la pronuncia di questi ultimi (prendendo il nome di furigana).

[modifica] Il sillabario Katakana

(a) (i) (u) (e) (o)
(ka) (ki) (ku) (ke) (ko)
(ga) (gi) (gu) (ge) (go)
(sa) (shi) (su) (se) (so)
(za) (ji) (zu) (ze) (zo)
(ta) (chi) (tsu) (te) (to)
(da) (ji) (zu) (de) (do)
(na) (ni) (nu) (ne) (no)
(ha) (hi) (fu) (he) (ho)
(ba) (bi) (bu) (be) (bo)
(pa) (pi) (pu) (pe) (po)
(ma) (mi) (mu) (me) (mo)
(ya) (yu) (yo)
(ra) (ri) (ru) (re) (ro)
(wa) (wo)
(n)

Il katakana, in alcuni punti simile allo hiragana, ma più rigido e squadrato, è attualmente impiegato soprattutto per trascrivere le parole di origine straniera (adattate naturalmente alla fonotassi giapponese). Inoltre può essere usato quando si vuol dare una maggior enfasi a determinati termini giapponesi all'interno di un testo. Fra i giovani è sempre più diffuso l'uso dei katakana per scrivere sostantivi giapponesi dai kanji troppo difficili o antiquati. Infine vengono usate per la scrittura delle voci onomatopeiche.

[modifica] Il rōmaji

Il rōmaji (lett. "Segni di Roma") è il sistema di traslitterazione dal giapponese ai caratteri latini. Ci sono più tipologie di rōmaji: i più usati sono il sistema Hepburn e il sistema Kunrei. Qui viene usato il sistema Hepburn, che si differenzia dal Kunrei solo per qualche sillaba e per la scrittura dei suoni contratti. Il primo si avvicina di più alla pronuncia; il secondo è più schematico (dove lo Hepburn scrive ta, chi, tsu, te, to, il Kunrei scrive ta, ti, tu, te, to). Attenzione: i giapponesi non usano mai il rōmaji per scrivere (anche se da tempo si è diffuso il modo di scrivere orizzontale sinistra-destra, alto-basso, occidentale, al posto del "classico" — e naturalmente tuttora impiegato — sistema di scrittura verticale alto-basso, destra-sinistra). Il rōmaji è comunque insegnato nelle scuole perché attraverso la sillabazione in caratteri romani si possono scrivere i testi in giapponese su apparecchi elettronici (computer, telefoni cellulari, etc.).

[modifica] I kanji

I kanji (lett. "Segni della Cina" da "Kan" = "Cina") sono propriamente caratteri di origine cinese. Sono migliaia, ma quelli considerati "principali" (jōyō kanji) sono 1945. Essi sono formati da uno dei 214 radicali, che può trovarsi a sinistra, sopra, intorno, …, e da altri elementi riconducibili ad altri kanji. I radicali a loro volta sono dei kanji a sé che solitamente non hanno molti tratti. Perché è importante riconoscere i radicali? Perché aiutano nella comprensione dei kanji. Infatti questi hanno un significato preciso (e varie pronunce — di solito da una a tre — a seconda della loro posizione nelle parole. Adottando gli ideogrammi cinesi, i giapponesi hanno importato anche la loro pronuncia — detta on —, modificata secondo la propria fonetica, specialmente per le parole composte, data la brevità di tali pronunce — la lingua cinese scritta di epoca classica era di fatto quasi totalmente monosillabica). Esempio: la parola 休み (yasumi) significa "vacanza, riposo"; e il kanji (il secondo è la sillaba mi in hiragana) è composto dal radicale di "uomo" e da "albero". Si forma pertanto l’immagine di un uomo sotto un albero… che riposa.

[modifica] Scrivere senza spazi

Gli spazi nella lingua giapponese sono una introduzione piuttosto recente ad uso dei bambini e di coloro che devono apprendere la lingua iniziando dagli alfabeti sillabici. A volte la divisione fra parola e parole si basa su metodi meramente convenzionali (alcuni legano le post-particelle ai nomi che li precedono, altri no, stesso discorso per la desinenza -masu dei verbi nella forma di cortesia). In realtà l'alternanza di kanji e hiragana fa sì che ci sia un'alternanza delle parti del discorso pienamente distinguibile. Dopo ogni sostantivo (scritto in kanji) segue una particella in hiragana; anche verbi e aggettivi hanno una prima parte in kanji e una desinenza in hiragana. Conoscendo questa struttura diventa semplice delimitare una parola dall'altra.

[modifica] La pronuncia

Vocale

Come è già stato detto, il giapponese si basa sulle sillabe semplici, formate da consonante + vocale. La pronuncia standard è basata sull'accento di Tokyo. Rimane da dire che queste possono essere raddoppiate (se precedute da una piccola tsu, o, in alcuni casi, da una n), e anche le vocali possono essere allungate (con la ripetizione della stessa o con l’aggiunta di una u o di una i a seconda dei casi). Suona strano ad un italiano il raddoppio del suono sh, ma anche questo è presente nella lingua giapponese. Le consonanti hanno un suono molto simile all'italiano, con pochissime eccezioni: la h è aspirata; la r ha un suono più vicino a una l e ha una sfumatura del suono della d; wa si legge come ua facendo avvicinare le labbra ma senza che si tocchino; fu ha un suono simile a hu aspirato; il suono tsu (つ) è come la nostra z sorda, invece zu (ず) corrisponde alla z sonora (suono dzu). Non esiste un accento tonico come concepito nelle lingue neolatine. La vocale i della sillaba shi e la u tendono a non essere pronunciate (es. desu, deshita, si leggono rispettivamente des' e desh'ta). L'accento regionale della zona del Kansai (Osaka, Kyoto) invece tende a pronunciare marcatamente anche le u e le i di shi.

[modifica] Pronunce irregolari

Solo 3 particelle hanno una pronuncia irregolare: は (ha) che si pronuncia wa, を (wo) che si pronuncia o e へ (he) che si pronuncia e. Queste letture irregolari si applicano solo quando il fonema è usato come particella. Nel caso di は ci sono anche altre poche eccezioni dovute a rimanenze arcaiche della particella d'argomento in parole ormai indipendenti, per esempio ではありません (dewa arimasen, traduzione: non è) o こんにちは (konnichiwa, buongiorno). La sillaba を è esclusivamente particella e non compare in nessuna altra parola giapponese.


[modifica] Note Grammaticali

[modifica] La sintassi

È quasi completamente inversa a quella italiana. All'inizio della frase in genere si trova l'argomento della frase, che spesso è il soggetto stesso, contrassegnato dalla particella wa は. Poi vengono i complementi indiretti come quelli di luogo, di mezzo, di agente eccetera. Seguono il soggetto reale (se non coincide con l'argomento, particella ga が) e il complemento diretto (complemento oggetto o を). I complementi di specificazione (particella no の) e gli aggettivi precedono sempre il sostantivo al quale si riferiscono. Infine viene il verbo. Esempio: "Watashi wa tomodachi ni nihongo de nagai tegami o kakimasu" "私は友達に日本語で長い手紙を書きます。", traduzione ""Io (letteralmente parlando di me) scrivo una lunga lettera in giapponese a un amico". Questa diversa struttura determina anche una logica del discorso opposta alla nostra: le cose secondarie e i particolari hanno più risalto mentre l'oggetto centrale del discorso è invece più nascosto, sfumato, evitando di dare così alle frasi un tono troppo diretto. La mancanza di tempi verbali, di singolare, plurale, maschile e femminile danno anche alla frase una sfumatura più vaga e ambigua rispetto all'italiano.

[modifica] L'ordine delle parole

[Soggetto] + Tempo + Luogo/Mezzo + Oggetto indiretto + Oggetto + Verbo

[modifica] Uso delle Particelle

Il Soggetto non è obbligatorio nella struttura. Una volta introdotto un discorso, ed evidenziato un certo soggetto non è più necessario ripeterlo, a meno che non ne venga introdotto uno nuovo. Per definire il soggetto della frase si utilizza la particella "wa" che viene generalmente posta dopo il sostantivo-soggetto, mentre se il soggetto della conversazione è stato compreso, ma viene ripetuto nella conversazione, viene usata la particella "ga". Il Tempo è indicato dalla particella "ni" dopo la parola che lo indica. Generalmente, si usa "ni" per indicare specifici attimi nel tempo o specifici intervalli di tempo.Ad eccezione di questa regola generale, ci sono le espressioni deittiche, che non vogliono l'uso della particella (come per esempio "Ashita"= domani)

[modifica] La frase copulativa

soggetto WA + predicato nominale + DESU

WA è la postposizione che indica il soggetto della frase. DESU è la copula (verbo essere). ES:

   watashi WA gakusei DESU = Io sono uno studente
   neko WA kuroi DESU = Il gatto è nero
   Maria WA itariajin DESU = Maria è italiana
    

[modifica] Forma negativa

soggetto WA + predicato nominale + DEWA ARIMASEN

DEWA ARIMASEN è il negativo di DESU e significa non è / non sono. ES:

   watashi WA sensei DEWA ARIMASEN = Io non sono un insegnante
   neko WA shiroi DESU = Il gatto è bianco
   Maria WA nihonjin DESU = Maria è giapponese

[modifica] Forma interrogativa

soggetto WA + predicato nominale + DESU + KA / soggetto WA + predicato nominale + DEWA ARIMASEN + KA

KA è la particella usata per le interrogative.

ES:

   anata WA gakusei DESU KA? = Tu sei uno studente?
   neko WA shiroi DEWA ARIMASEN KA? = Il gatto non è bianco?
   Maria WA itariajin DESU KA? = Maria è italiana?

[modifica] La frase esistenziale

In giapponese i verbi di esistenza traducibili con il nostro "esserci, c'è, ci sono" sono due:

  • ARIMASU che viene usato solo per gli oggetti e le cose inanimate.
  • IMASU che viene utilizzato per persone ed animali.

La struttura base della frase esistenziale è data dallo schema:

Soggetto + GA + ARIMASU

Soggetto + GA + IMASU

Es:

  Isu GA ARIMASU = C'è una sedia
  Neko GA IMASU = C'è un gatto

N.B. GA è la particella che indica il soggetto, ma nella frase esistenziale non può essere sostituita da WA

[modifica] Forma negativa

soggetto GA + ARIMASEN soggetto GA + IMASEN

ARIMASEN è il negativo di ARIMASU e significa non c'è / non ci sono (rifetito a cose). IMASEN è il negativo di IMASU e significa non c'è / non ci sono (rifetito a persone o animali). ES:

   Isu GA ARIMASEN = Non ci sono sedie
   Sensei GA IMASEN = Non c'è l'insegnante

[modifica] Forma interrogativa

Per la forma interrogativa è sufficiente aggiungere la particella interrogativa KA in fondo alla frase.

ES:

   isu GA ARIMASU KA? = Ci sono sedie?
   sensei GA IMASEN KA? =non c'è l'insegnante?


[modifica] Altre particolarità della lingua giapponese

  • Grande quantità di omofoni;
  • Gran numero di voci onomatopeiche;
  • Uso dei classificatori (derivati dal cinese), unità di misura che cambiano a seconda dell’oggetto della conta;
  • Numero enorme di forestierismi, la maggior parte derivati dal cinese, più recentemente dall'inglese americano;
  • Grande ricchezza e varietà di parole con sfumature di significato diverse (dovuto appunto all'importazione massiccia di parole anche da altre lingue straniere)
  • Sostantivi, verbi e aggettivi non distinguono tra genere, numero e persona;
  • Confine sfumato tra verbi e aggettivi;
  • Suddivisione delle voci verbali per basi;
  • Coniugazione positiva e negativa di tutte le forme verbali e aggettivali.
  • Divisione della lingua in livelli di cortesia, specialmente per i verbi, e di conseguenza gran numero di suffissi e di prefissi onorifici;
  • Indicatore del tema o argomento della frase;
  • Soggetto quasi sempre sottinteso.
  • Brevità delle frasi comuni;

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Bibliografia

Kubota Yoko (1989). Grammatica di giapponese moderno. Libreria Editrice Cafoscarina. ISBN 88-85613-26-8.
Mariko Saito (2001). Corso di lingua giapponese per italiani 1. Bulzoni. ISBN 8883193873.
Mariko Saito (2003). Corso di lingua giapponese per italiani 2. Bulzoni. ISBN 8883198530.
Makino Seiichi, Tsutsui Michio (1991). A dictionary of basic japanese grammar. Japan Publications Trading Co. ISBN 4789004546.
Makino Seiichi, Tsutsui Michio (1995). A dictionary of intermediate japanese grammar. Japan Publications Trading Co. ISBN 4789007758.
Andrew Nelson, a cura di John Haig (1996). The New Nelson Japanese-English Character Dictionray. Tuttle Publishing. ISBN 0804820368.
Mark Spahn, Wolfgang Hadamitzky (1996). The Kanji Dictionary. Tuttle Publishing. ISBN 0804820589.
(1999). Dizionario Shogakukan Italiano-Giapponese. Shogakukan. ISBN 4095154020.
(1994). Dizionario Shogakukan Giapponese-Italiano. Shogakukan. ISBN 4095154519.

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