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Tetragramma biblico - Wikipedia

Tetragramma biblico

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Evoluzione del tetragramma dalla scrittura fenicia all'attuale.
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Evoluzione del tetragramma dalla scrittura fenicia all'attuale.

Tetragramma è una parola d'origine greca (tetra - gramma da τετραγράμματον, "quattro lettere") che viene usata per riferirsi alle 4 lettere ebraiche י (yod) ה (heh) ו (vav) ה (heh) o יהוה (la scrittura ebraica è da destra a sinistra) che rappresentano il più frequente fra i Nomi di Dio nell'ebraismo e nella Bibbia ebraica o Vecchio Testamento). Il tetragramma è privo di vocali e le consonanti sono solitamente trascritte come Jhwh o YHWH. Gli ebrei si astengono dalla pronuncia del Nome e lo sostuiscono con "HaShem" (in ebraico "il nome") o con "Ado-nai" (cioè Signore, usato nelle preghiere), oppure nelle lingue moderne con "Signore" o "Eterno", queste due ultime forme usate anche dai cristiani. La vocalizzazione e pronuncia del nome ineffabile è stata oggetto di studio soprattutto da parte di studiosi cristiani a partire dal XVI secolo ed è tuttora discussa.

Indice

[modifica] Nella bibbia

Secondo la Jewish Encyclopedia:

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«Il Tetragramma compare 5.410 volte nella bibbia, suddiviso nei libri seguenti: Genesi 153 , Esodo 364, Levitico 285, Numeri 387, Deuteronomio 230 (totale nella Torah 1.419); Giosuè 170, Giudici 158, Samuele 423, Re 467, Isaia 367, Geremia 555, Ezechiele 211, profeti minori 345 (totale nei profeti 2.696); Salmi 645, Proverbi 87, Giobbe 31, Rut 16, lamentazioni 32, Daniele 7, Esdra Neemia 31, Cronache 446 (totale negli Agiografa 1.295).»

Secondo altre fonti il nome ricorre 6.828 volte nella forma יהוה e appare per la prima volta nel Libro della Genesi (2,4); la cifra 6828 è ottenuta aggiungendo i 134 luoghi in cui i soferim (scribi) ebrei cambiarono il testo ebraico originale da YHWH in ’Adhonài[1].

Nella bibbia ebraica il tetragramma è la forma più diffusa, ma non esclusiva. Ad esempio in alcuni salmi come il salmo 43 (42 secondo la divisione della bibbia greca) si usa solo il titolo Elohim (Dio). Inoltre non compare nel Cantico dei Cantici, nell'Ecclesiaste e in Ester, un fatto che mostra secondo alcuni studiosi l'epoca tarda di composizione di questi libri, i cui autori sono vissuti in un'epoca in cui non si pronunciava più il Nome divino, e limitando la sua pronuncia integrale perfino nella lettura della bibbia e, a maggior ragione, nell'uso comune. E' interessante notare che comunque nel libro dell'Ester è presente un acrostico all’inverso del Tetragramma.

Il tetragramma è sempre un nome proprio, che distingue Dio in persona e solo lui; invece Elohim ha più il carattere di un nome comune, che senz'altro distingue di solito, ma non necessariamente né invariabilmente, il Supremo. Gli studiosi a partire dal XVIII secolo hanno notato come nella bibbia siano presenti tradizioni compositive differenti che si distinguono per l'utilizzo dei diversi nomi divini (vedi voce Ipotesi Documentale). Ad esempio nel libro della Genesi è presente una versione della creazione che utilizza il nome Elohim e la cui tradizione è detta Eloismo, a fianco di un'altra tradizione che utilizza il tetragramma.

[modifica] Nelle versioni antiche

[modifica] Versioni ebraiche

Nel testo masoretico il tetragramma compare con le vocali di Adonai per ricordare al lettore di pronunciare Signore.

[modifica] Nelle versioni greche

Nei più antichi frammenti pervenuti a noi della versione in lingua greca della Bibbia detta dei Settanta è presente il tetragramma non vocalizzato (ad esempio il frammento Papiri Fouad 266 del I-II secolo AC). Nelle parti successive e in molti manoscritti più recenti a noi pervenuti il nome divino è invece reso con Kyrios, cioè "Signore" in greco.

Esistono anche altre versioni in greco della bibbia ebraica (come quella di Aquila) in cui le consonanti del tetragramma sono trascritte in greco.

Alcuni ricercatori come George Howard, Paul Kahle, Sidney Jellicoa, ripresi dall'italiano Matteo Pierro (testimone di Geova) sostengono che, poiché il nome divino nei frammenti più antichi è trascritto in aramaico o in lettere paleoebraiche o traslitterato in lettere greche, allora la sostituzione del tetragramma con Kyrios sarebbe una innovazione cristiana, dato che per loro il nome divino in ebraico non era più comprensibile. Bisogna aggiungere che per gli ebrei la presenza scritta del tetragramma (mantenuta nel testo ebraico) non significa che esso venga effettivamente pronunciato.

[modifica] In testi diversi dalla bibbia ebraica e nel Nuovo Testamento

Il tetragramma non vocalizzato è presente anche in una trentina di manoscritti non biblici, appartenenti al gruppo dei Manoscritti del Mar Morto, datati fino al primo secolo d.c., secondo l'elenco redatto dal Prof. James H. Charleswort.

L'uso di rendere il tetragramma con Signore in greco si è mantenuto in tutti i manoscritti del Nuovo Testamento, dove il tetragramma non compare mai, neppure nelle citazioni dell'Antico Testamento.

[modifica] Pronuncia

La pronuncia esatta del nome non è certa ed è oggetto di ipotesi. Ciò è dovuto al fatto che nell'ebraismo postesilico la pronuncia era riservata al Sommo sacerdote nel giorno dell'espiazione e al fatto che nell'ebraico biblico non si scrivono le vocali, ma solo le consonanti, per cui ogni traduttore deve usare un criterio per inserire nel tetragramma le vocali che permettano di leggerlo in italiano o in un'altra lingua. Nelle edizioni odierne della bibbia il nome può essere pertanto tradotto in vari modi, a seconda dalle ipotesi sottese.

È probabile che la proibizione della pronuncia del tetragramma risalga all'epoca di Esdra e Neemia, ossia al ritorno dall'esilio babilonese, quando fu riaperto il Tempio di Gerusalemme e furono fissati molti dei canoni della liturgia. Dato che la figura del Sommo Sacerdote è sparita nel 70 a.C., la vocalizzazione - presumibilmente tramandata oralmente - si è persa lasciando spazio a diverse teorie. Alcuni spostano l'effettivo disuso della pronuncia del tetragramma ad un periodo successivo, dal III secolo a.C. fino al III secolo d.C. Qualunque sia la data di disuso, nel mondo ebraico la proibizione è certa, ed è stata costante fino ad oggi.

[modifica] Ipotesi moderne di vocalizzazione

La vocalizzazione O A I sembra molto forzata. È accettata la vocalizzazione A E, che fa riferimento al testo del capitolo 3 del libro dell'Esodo in cui Dio rivela il suo nome a Mosè. In questo caso dal testo si evince che יהוה è una forma arcaica del verbo essere in ebraico (hawah, moderno hajah), significante "Io sono", nella forma causativa. [Si veda Yahweh]

Forzata è anche la vocalizzazione I I, che deriverebbe da un'altra trascrizione (יי). Si tenga poi presente che la lettera vav (ו), una volta vocalizzata in O od U, perde il suono V per assumere un suono puramente vocalico, quindi il tetragramma potrebbe tranquillamente essere una sequenza di soli suoni vocalici.

In tempi recenti altri studiosi hanno analizzato alcuni nomi ebraici di persone o luoghi contenuti nelle scritture che contengono una forma abbreviata del nome divino. Le ipotesi scaturite da questi studi separati si concentrano su una fonetizzazione con tre sillabe come ad esempio Yahowah o Yahuwah (George Wesley Buchanan professore emerito del Wesley Theological Seminary di Washington).

[modifica] Yahweh

Questa forma è quella sulla quale si ha il consenso della maggior parte degli studiosi. Si ritiene che sia derivata dalla pronuncia samaritana del nome divino, infatti Teodoreto (ca. 393- ca.457) riferendosi al modo di pronunciare dei samaritani, trascrisse il nome in greco come Jabe. Gli studiosi hanno pertanto inserito le vocali del samaritano Jabe nelle originali consonantiche ebraiche pronunciando così Yahweh. La pronuncia Yahweh è inoltre riportata da Clemente Alessandrino, che ne deriva la fonetizzazione dal verbo essere in ebraico, legato anche ad una interpretazione di Esodo III. Alcuni biblisti tuttavia nutrono dubbi su questi precedenti[2].

[modifica] Geova

La forma italiana Geova, derivata dal latino Jehova, e diffusa nell'italiano letterario fino al XIX secolo, è attualmente la più controversa, essendo ora rifiutata dalla maggior parte degli studiosi, dalle maggiori chiese cristiane e dall'ebraismo. Si riportano di seguito le posizioni di ebrei, cristiani e testimoni di Geova:

[modifica] Ebraismo

Nell'ebraismo, oltre ad evitare la vocalizzazione del tetragramma in generale, si ritiene filologicamente errata questa forma, come riportato nel 1908 nella Jewish Encyclopedia [1]:

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«Pronuncia scorretta introdotta da teologi cristiani, ma completamente rifiutata dagli ebrei, dell'ebraico "Yhwh" nome ineffabile di Dio (tetragramma o "Shem ha-Meforash". Questa pronuncia è grammaticalmente impossibile; è derivata dalla pronuncia delle vocali del "ḳere" (lettura marginale del testo masoretico: "Adonay"), con le consonanti di "ketib" (lettura testuale di "Yhwh,") - poiché la parola Adonai (Signore) veniva usata come sostituto di Yhwh ogni volta che tale parola compariva, con una sola eccezione, in libri biblici o liturgici. Adonai presenta le vocali "shewa" (il composto sotto il gutturale א diventa semplice sotto י), "ḥolem," e "ḳameẓ," e ciò porta a "Jehovah").
[...]
Queste sostituzioni di Adonai ed Eloim al posto di Yhwh furono introdotte per evitare la profanazione del Nome Ineffabile.
[...]
La lettura Jehovah è una invenzione relativamente recente. I primi commentatori cristiani riportano che il tetragramma veniva scritto, ma non pronunciato dagli ebrei. Generalmente si ritiene che il nome Jehovah sia stato un'invenzione del confessore di papa Leone X, Peter Galatin, "De Arcanis Catholicæ Veritatis," 1518, folio xliii.) che fu imitato nell'uso di questa forma ibrida da Fagius. Pare tuttavia che anche prima di Galatin questo nome sia stato in uso comune, e compare nel Pugno Fidei di Raymond Martin, scritto nel 1270.»
(Jewish Encyclopedia, voce Jehovah)

[modifica] Chiese cristiane

La vocalizzazione Jehova o Geova ebbe una certa diffusione fino al XIX secolo ed oltre, soprattutto in ambito protestante, ma attualmente si ritiene filologicamente più corretta l'altra forma di vocalizzazione, per i motivi sopra esposti.

[modifica] Testimoni di Geova

Vedi paragrafo apposito

I testimoni di Geova hanno adottato la forma derivata da Jehovah esistente nelle varie lingue, come nell'italiano Geova, e ritengono non sufficientemente provata la correttezza di altri fonetizzazioni come Yahweh o simili. Anche l'erroneità dell'etimologia della parola, non è stata sufficientemente provata, citando anche lo studioso George Wesley Buchanan (non testimone di Geova, studioso ebreo), che sostiene la possibilità della correttezza di tale traslitterazione. Anche il libro del semitista Gérard Gertoux "YHWH - Un nome eccellente. Narrazione storica del Nome divino" [YHWH in fame only? A historical record of the divine Name], che fu catalogato da Henri Cazelles, presidente del direttivo dell'Institut Catholique de Paris, come tesi (T594GER) al BOSEB sostiene che la pronuncia originaria fosse Jehowah. Il traduttore biblico francese André Chouraqui l'ha citata nel suo libro intitolato Mosè (p. 161). Lo studioso ha pubblicato successivamente il suo libro intitolato "Una storia del nome divino. Un Nome eccellente", che approfondisce maggiormente la tesi. Questi libri sono stati anche citati dal sito web de "La Stampa". Vedi il link all'sito e opera di Gertoux

[modifica] Etimologia e significato

La Jewish encyclopedia riporta:

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«è possibile determinare con un buon grado di certezza la pronuncia storica del Tetragramma, e il risultato è in accordo con l'affermazione contenuta in Esodo 3,14, nel quale Jhwh si rivela come "Io sarò", una frase che è immediatamente preceduta dall'affermazione completa "Io sarò ciò che sarò", oppure, come nelle versioni in italiano (o in inglese) "Io sono" e "Io sono ciò che sono". Il nome deriva dalla radice, ed è visto come un imperfetto. Questo punto è decisivo per la pronuncia "Yahweh", poiché l'etimologia si è senza dubbio basata sulla parola nota. Gli esegeti più antichi, come Onkelos, i Targumin di Gerusalemme e lo pseudo-Gionata considerano "Ehyeh" e "Ehyeh asher Ehyeh" come il nome della Divinità, e accettano l'etimologia di "hayah":"essere"»

Il nome potrebbe anche significare "io mostrerò d'essere ciò che mostrerò d'essere" oppure "Io sono l'essenza dell'essere" , come possiamo trovare in Esodo 3:14; il nome per indicare che Dio può manifestarsi nel tempo come tutto ciò che desidera, e che attualmente è fuori del tempo ogni cosa.

Con ciò Dio dice a Mosè di essere colui che è sempre presente a favore del suo popolo. Il nome di Dio assume così un doppio significato:

  • Storico-salvifico: io sono colui che sono presente per salvare il mio popolo dalla schiavitù d'Egitto; si ritiene che tale significato sia il più fedele al contesto in cui il nome appare.
  • Metafisico: io sono colui che esiste di per sé; Dio rivela a Mosè di essere l'Essere assoluto, l'Essere in quanto essere. Tale significato è stato sviluppato in epoca cristiana, soprattutto nell'ambito della riflessione metafisica.

Altra interpretazione del significato del nome di Dio è "Io sono colui che sono" anche se su questa interpretazione si obietta che l'ebraico usa una forma causativa del verbo e quindi il significato "egli fa essere" sembra maggiormente accreditato.

Per altri ebraisti יהוה è una forma verbale, causativo imperfetto di הוה (hawàh, "divenire"), in italiano si potrebbe tradurre "Egli fa divenire". Questo nome sottintende che chi lo porta sia il creatore che "fa divenire", porta all'esistenza le cose o diviene qualsiasi cosa gli aggradi per adempiere la sua volontà. Secondo un altra teoria, non molto affermata, al tempo di Mosè in Egitto la parola luna era Jah, dunque Jah-wah poteva essere il termine preciso per luna-crescente.

[modifica] Utilizzo del tetragramma

La particolarità della differenza fra testo scritto e pronuncia pressso gli ebrei e i diversi modi di tradurre il tetragramma nelle lingue diverse dall'ebraico può far sorgere la questione di come le varie comunità religiose usino riferisi a questo nome.

[modifica] Ebraismo

Tetragramma.
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Tetragramma.

L'ebraismo insegna che il nome di Dio, pur esistendo in forma scritta, è troppo sacro per essere pronunciato. Tutte le moderne forme di ebraismo proibiscono il completamento del nome divino, tranne che per il Sommo Sacerdote, nel Tempio di Gerusalemme. Poiché il Tempio è in rovina, il Nome non è attualmente mai pronunciato durante riti ebraici contemporanei. Gli ebrei usano inoltre non pronunciarlo ad alta voce in nessuna occasione e per nessuna ragione. Per discutere l'argomento della vocalizzazione del nome, solo per motivi scientifici, e mai in conversazioni futili o in preghiera, si preferisce scrivere le vocali a cui ci si riferisce e lasciare alla mente dell'ascoltatore la ricostruzione del nome vocalizzato. Invece di pronunciare il tetragramma durante le preghiere, gli ebrei dicono Ado-nai.

La legge ebraica richiede che regole "rabbiniche" siano decretate in aggiunta alle regole della Torah per ridurre l'eventualità che la legge originale sia trasgredita. Per questo motivo è diffusa la pratica di limitare l'uso della parola Ado-nai solo ai momenti di preghiera. Nelle conversazioni quotidiane gli ebrei dicono "HaShem" (in ebraico "il nome", come appare nel libro del Levitico Template:Quote biblio) quando si riferiscono all'Eterno. Molti ebrei estendono la proibizione a tutti i nomi con i quali ci si riferisce all'Altissimo nella Bibbia, oppure aggiungono suoni che alterano la pronuncia al di fuori dei contesti liturgici, come ad esempio kel o elokim. Anche nello scritto possono comparire alterazioni, come ad esempio "D-o". Sebbene questa alterazione scritta non sia richiesta da alcuna legge religiosa (solo il nome in ebraico è sacro, non la sua traduzione in italiano o altre lingue) essa ha lo scopo di ricordare al lettore la santità connessa al nome del Signore.

[modifica] Chiese cristiane

Nella prima Chiesa cristiana si sono immediatamente affermate, nell'uso comune e liturgico, le forme "Signore" e "Dio" perché prevalenti al tempo del Nuovo Testamento, nel cui testo sono impiegate in modo esclusivo. Nella chiesa latina il greco Kyrios è stato tradotto con Dominus e, nelle traduzioni in italiano, con Signore. E' rimasta come testimonianza la forma litanica "Kyrie Eleison" a ricordo della tradizionale liturgia greca che era in uso anche nella chiesa latina. Come esempio di uso, nelle collette e nelle preghiere della liturgia cattolica, ci si rivolge a Dio con gli epiteti "Dio onnipotente ed eterno" oppure "Dio, padre onnipotente" o simili. L'unica volta in cui si utilizza un termine ebraico (non il tetragramma) è, una volta all'anno, in una delle sette antifone maggiori dell'Avvento "O Adonai" (nel testo latino - nel testo liturgico italiano è reso con "O Signore"). Questo utilizzo delle forme Dio e Signore è stato mantenuto anche nel protestantesimo storico, come ad esempio nella versione di Lutero della Bibbia.

Le traduzioni moderne in cui è presente (perlopiù in nota) una vocalizzazione del tetragramma, sono opera di eruditi senza che abbiano un utilizzo al di fuori della cerchia della critica biblica, e servono soprattutto per evidenziare le stratificazioni e la formazione del testo (ad esempio le cosiddette tradizioni Jahvista, Elohista, Sacerdotale ecc).

Bibbie cattoliche

Nella maggior parte delle versioni moderne delle bibbie cattoliche e in tutte quelle utilizzate pubblicamente nelle chiese, il nome ineffabile (secondo la definizione dei padri della Chiesa), quando presente nell'Antico Testamento, viene reso con "Signore", adottando l'uso del Nuovo Testamento in cui il tetragramma non è mai presente e dove, nelle citazioni della bibbia ebraica, si usa il greco Kyrios (Signore). Questo uso è attestato anche nella maggior parte dei manoscritti della bibbia in greco, detta Septuaginta, e nella vocalizzazione del tetragramma del testo masoretico. Anche nella versione latina precedentemente in uso nella Chiesa occidentale (la Vulgata) il termine è reso con Dominus, cioè Signore. La presunta vocalizzazione del tetragramma non compare mai nel testo ufficiale della bibbia utilizzato per la liturgia pubblica in italiano.

La maggioranza degli esegeti cattolici contemporanei propendono per una vocalizzazione del tetragramma come Yahvè o le sue forme Javhè, Iahvè o Iavè , e talvolta questa forma può apparire, oltre che nei testi di critica biblica, anche nelle note e nelle introduzioni o, più raramente (una o due volte) nel testo dell'Antico Testamento, quando si tratta di evitare ambiguità per la presenza vicina di altri nomi divini. E' presente più spesso in alcune versioni letterali degli anni Sessanta a indirizzo storico critico, allo scopo di evidenziare le diverse tradizioni presenti nella formazione del testo. In traduzioni degli ultimi anni è citato il tetragramma in caratteri latini (Jhwh) senza alcuna vocalizzazione. Non compare mai nel Nuovo Testamento perché non è presente in nessuno dei manoscritti antichi da cui vengono fatte le traduzioni.

Bibbie protestanti

Nelle bibbie (Antico Testamento) protestanti solitamente il tetragramma viene reso con Signore o con "Eterno". In nota o raramente nel testo compare sempre più la forma Jahvé. La Riveduta Luzzi, la Nuova Diodati e la King James Version in Genesi 22,14 riportano il nome di località Jehovah-jireh, la cui radice deriva dal tetragramma, ma altre bibbie protestanti traducono diversamente. In alcune traduzioni anglosassoni della bibbia si traduce il tetragramma con LORD (Signore), tutto in maiuscolo, per distinguerlo da "Signore" quando si traduce Adonai.

[modifica] Relazione ebrei-cristiani

Il 16 gennaio 2006, in visita a papa Benedetto XVI, il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni ha sollevato il problema del fastidio che provoca fra gli ebrei l'uso del nome divino fra i cristiani, a causa della particolare sensibilità ebraica dovuta al divieto di pronunciare il nome di Dio nei dieci comandamenti. Il papa ha risposto che la tradizione cattolica, a differenza di quella protestante, è arrivata a questa facilità di espressione molto recentemente, per influsso dello storicismo, e che i cattolici devono lavorare perché si torni all´origine del culto.

[modifica] Testimoni di Geova

I testimoni di Geova usano la forma Geova, a loro parere una delle forme moderne di vocalizzazione del sacro tetragramma biblico YHWH usato dagli ebrei antichi, la cui esatta pronuncia è andata persa nei secoli. Nel Testo masoretico, cioè nella bibbia in uso presso le comunità ebraiche, vennero inserite nel tetragramma, secondo alcuni studiosi, le vocali E O A della parola Adonai (in ebraico "Signore"), affinché il lettore ricordasse di pronunciare questa parola ogni volta che incontrava il tetragramma. Verso la fine del medioevo studiosi cristiani interpretarono quelle vocali come quelle originali del tetragramma. Da qui Yehowah, da cui deriva il latino Jehova forma ampiamente diffusa nell'italiano letterario fino all'Ottocento, come nella bibbia di Antonio Martini [1780], oppure sull'altare della chiesa di Vezzo, frazione di Stresa (del 1886) dove è visibile la scritta Jeova. Nei tempi moderni però la maggior parte degli studiosi ha preferito usare la forma convenzionale ed arbitraria di Yahweh, perché vicina all'originale e terza persona del verbo "essere".

Per i Testimoni di Geova, come anche per altri studiosi cristiani (che tuttavia mimizzano l'importanza di JHWH)Dio è rivelato nella Bibbia con un nome unico : יהוה (YHWH). I Testimoni vedono nella presenza del nome di Dio nella Bibbia ebraica quasi 7000 volte un segno della importanza della conoscenza di questo nome, e ammettono che nessuno può attualmente dire con certezza quale fosse la pronuncia originale. Anche se ci sono dibattiti tra gli studiosi ancora aperti sull'effettiva pronuncia del nome, per i Testimoni di Geova è importante usare un nome univoco e non un titolo come "Signore" o "Eterno'". La forma utilizzata dai Testimoni è Geova, una parola che appare in alcune traduzioni bibliche in lingua italiano preparate già dal XIV secolo. Essi giustificano tale pronuncia, preferendola a quella Yahweh, sostenendo che Geova è più attestato storicamente nella lingua italiana , presente infatti anche in alcune opere di Giosuè Carducci. Si veda ad esempio la poesia provocatoria del Carducci " A Satana".

Per spiegarne l'importanza della conoscenza del nome divino i Testimoni si appoggiano ad esempio alla preghiera modello o Padre Nostro, insegnata da Gesù Cristo in Matteo 6:9, che inizia con "Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome", dove, anche se il tetragramma non è presente, il collegamento alla presenza del nome di Dio presentato in tutto l'Antico Testamento è molto forte. (Si veda ad esempio Isaia 12:4,5)

All'obiezione che la forma Geova del nome divino non è quella pronunciata nei tempi biblici e probabilmente erronea perché derivata dalle vocali di Adonai, i Testimoni asseriscono che non essendo nota la corretta pronuncia non si può avere la completa sicurezza che la forma Geova sia errata. Anche se così fosse altri nomi biblici vengono usati in forme diverse all'originale. Ad esempio nei tempi biblici il nome Gesù forse si pronunciava Yeshua o Yehoshua. Eppure in tutto il mondo si usano varie forme del nome Gesù, pronunciandolo diversamente in ciascuna lingua. Nessuno esita ad usare il nome di Gesù solo perché non si sa come si pronunciava nel I secolo. L'incertezza sull'antica pronuncia del nome di Dio non è una buona ragione per non usarlo! Inoltre, l'illustre ebraista Buchanan afferma con sicurezza (e non è un testimone di Geova) che Javè tutto è meno che una pronuncia che suoni semitica e preferisce Geova.

All'obiezione che il motivo per cui il nome di Dio viene omesso in molte traduzioni della Bibbia derivi da una tradizione invalsa da tempo fra gli ebrei, i quali sostengono che il nome di Dio non vada mai pronunciato, i Testimoni asseriscono che questa è un erronea interpretazione della legge biblica che dice "Non ti devi servire del nome di Geova tuo Dio in modo indegno, perché Geova tuo Dio non lascerà impunito chi si serve del suo nome in modo indegno". Esodo 20:7 Infatti i Testimoni sostengono che l'uso rispettoso del nome di Dio non è errato in quanto attestato dalle scritture ebraiche. [Vedi Giovanni 17:26]. A prescindere dalla propria opinione, comunque, dal punto di vista letterario e della fedeltà del testo, secondo i testimoni di Geova, il Tetragramma, quando non tradotto, dovrebbe comunque essere rappresentato senza sostituzioni arbitrarie con vocaboli quali "Signore" e "Dio" che non ne rendono il significato originale e secondo loro confondono l'unicità dell'attributo divino (ad es. cfr. Deu 6:4 "Geova nostro Dio è un solo Geova") e disperdono la caratteristica della fede giudaico-cristiana in un solo Dio, in contrapposizione col politeismo adottato in pratica da tutte le popolazioni contemporanee alla stesura delle Scritture.

I cristiani delle varie chiese tuttavia criticano soprattutto la sostituzione di "Geova" al posto di Signore e Dio in numerosi passi del Nuovo Testamento, secondo loro non giustificata dai manoscritti antichi e che sarebbe una modifica arbitraria che cambia il senso originale degli autori. I testimoni ribattono che nelle versioni moderne in ebraico del Nuovo Testamento edite da varie società bibliche di alcune chiese cristiane ;vedi ad esempio l'edizione delle United Bible Societies, viene inserito il tetragramma negli stessi luoghi in cui i testimoni inseriscono Geova. Inoltre in diversi topoi cristiani il Nome, anche nella forma contratta "Iah" è presente e correntemente usato ("HalleluJah" "Lodate Jah").

I testimoni collocano l'abbandono della pronuncia del tetragramma ad un epoca posteriore al I secolo d.c. Tra i ragionamenti mostrati, alcuni ricercatori Testimoni di Geova fanno notare che nella preghiera ebraica di invocazione sugli eretici (Birkath-ha-Minim), introdotta nella liturgia sinagogale intorno all'85 d.c., nella dodicesima richiesta è contenuto il nome divino nella forma del tetragramma. Secondo loro questo dimostra che il nome divino era ancora usato liberamente in tale periodo. Tra le altre fonti a conforto di tale scelta si possono citare alcune opere del giudaismo in cui gli scritti cristiani, considerati eretici, e quindi alla stregua di rotoli "vuoti" dovevano essere burciati solo dopo aver ritagliato tutti i "nomi divini" da essi, logicamente tutti i luoghi in cui appariva il Tetragramma יהוה (YHWH).

La Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture edita dai Testimoni di Geova dal 1967 (riveduta nel 1987) usa sempre Geova nel Vecchio Testamento (chiamato da loro "Scritture Ebraico-Aramaiche") laddove negli scritti originali è presente o si presumeva fosse presente all'origine secondo una comparazione dei testi nelle varie trascrizioni ad oggi disponibili. Nel Nuovo Testamento (chiamato da loro "Scritture Greche-Cristiane") al posto di "Signore" nel testo greco usa Geova, in tutte le citazioni e nelle parafrasi del Vecchio Testamento dove il Nome è presente negli scritti originali ma anche in molti altri punti (più di 200 volte) seguendo la strada tracciata da alcune traduzioni moderne dal greco all'ebraico.

Secondo i Testimoni di Geova, il tetragramma era presente anche in testi originali ebraici del Nuovo Testamento, putroppo non pervenutici, come ad esempio la versione del vangelo di Matteo scritta nella lingua madre dell'apostolo, l'ebraico, priva però di riscontri documentari. Ciò sarebbe all'origine della sostituzione di "Signore" con "Geova" nelle traduzioni in tutto il Nuovo Testamento (non solo il vangelo di Matteo) dei Testimoni di Geova, nei luoghi e nei modi sopra citati. L'ipotesi che l'intero Nuovo Testamento sia stato scritto originariamente in ebraico, (comprese quindi le Lettere di Paolo) e non in greco, non è tuttavia verificabile. Si può comunque dedurre che tra le lettere di Paolo, la lettera agli Ebrei sia stata originariamente scritta in ebraico (e non in greco), poiché indirizzata alla congregazione cristiana ebraica, mentre altre lettere (come ad esempio le lettere ai Corinti, Colossesi ed Efesini) siano state scritte in greco perché indirizzate a congragazioni greche.

[modifica] Elenco in ordine progressivo di data sull'uso del tetragramma nelle versione Italiane

  • La Biblia di Antonio Brucioli. 1530 rev. 1551. Protestante. Usa Signore tranne in Esodo 6:3 dove usa Ieova. Nella revisione del 1562 la forma 'Iehova' ricorre decine di volte.
  • La Sacra Bibbia di Giovanni Diodati. 1607 riedita 1946. Protestante. Usa Signore. In alcune edizioni nella sovrascritta di Isaia 41 ha Geova.
  • Sacra Bibbia di Antonio Martini.1778 riedita 1963. Cattolica. Usa Signore. Nella nota di Esodo 3,14-15 ha Jehovah.
  • Versione Riveduta Giovanni Luzzi. 1925 riedita 1966. Protestante. Usa Eterno. Nelle note a Esodo 3,15 e 6,3 usa la forma Jahveh. Nella nota a Matteo 1:21 usa la forma Gèova. In Genesi 22,14 ha Iehovah come parte di un nome composto.
  • La Bibbia Eusebio Tintori. 1945. Cattolica . Usa Signore. Nelle note ha Jahve.
  • La Sacra Bibbia. Ricciotti. 1955. Cattolica. Usa sempre Signore e in alcune note come Esodo 3,14 ha Jahvè.
  • La Bibbia Edizione Paoline. 1958 ed ediz. 1968. Cattolica. Usa Signore tranne in Esodo 6,2-3 e Geremia 1,6 dove usa Jahvé.
  • La Bibbia a cura di Fulvio Nardoni. 1960. Cattolica. Il nome Jahweh vi ricorre più volte nel testo ad esempio in Esodo 6,2 6,3 6,6 6,8; Isaia 1,24; 3,1; 10,33; 26,4; 40,10; 51,22.
  • La Sacra Bibbia Pontificio Istituto Biblico 1961. Cattolica. Oltre a Signore usa varie volte nel testo Jahve, ad esempio in Esodo 3,15; 6,2; Salmo 83,19 .
  • La Bibbia di Mons. Garofalo. 1964. Cattolica. Usa sempre Jahve.
  • Traduzione del Nuovo Mondo. Testimoni di Geova. 1967 ed. riv. 1987. Usa sempre Geova.
  • la Bibbia Concordata. 1968. Interconfessionale. Rende Signore tranne Salmo 83:19 dove usa Iavè.
  • La Sacra Bibbia. Galbiati, Penna e Rossano. Cattolica. 1968. Usa sempre Iahvé .
  • La Sacra Bibbia CEI. 1974. Cattolica. Rende Signore. Nella nota in calce a Esodo 3:14, 15 ha JHWH; nella nota a 1 Maccabei 3:18 usa Jahveh.
  • La Bibbia di Gerusalemme. 1974. Cattolica. Ha lo stesso testo della CEI. Nelle note menziona Jahveh, come quelle su Esodo 3:13, Isaia 42:8, ecc.
  • La Bibbia Edizione Paoline. 1987. Cattolica. Usa Signore. Nelle note usa Jahveh.
  • La Nuova Diodati. Protestante. 1991. Usa sempre Eterno. Nella prefazione usa Jehovah e Yah. In nomi composti come Genesi 22,14 usa Jehovah.
  • Il libro di Isaia. Moraldi. 1994. Cattolica. Usa sempre Jhwh.
  • La Bibbia. Versione Nuova Riveduta. Società Biblica di Ginebvra. 1994. Protestante. Rende il tetragramma con 'SIGNORE' tutto in maiuscolo per distinguerlo dalla parola abraica signore "adhonai". Nella prefazione usa YHWH.
  • La Bibbia Edizione Paoline. 1997. Cattolica. A seconda delle edizioni usa Jhwh nelle parentesi nel testo vedi Esodo 6,3.
  • La Bibbia Oscar Mondadori. 2000. Aconfessionale. Usa sempre Jhwh.

[modifica] Citazioni extrabibliche del Nome di Dio

Robert Graves, un poeta britannico, ha proposto una sua teoria sulla vera natura dell'Ineffabile Nome Divino. Tutta personale, ma che ha avuto molto seguito, soprattutti tra i fautori (più o meno consci) del Neopaganesimo.

In molte opere dell'uomo viene menzionato il Nome di Dio, nella vocalizzazione Iavé o Geova (nelle varie forme) e come Tetragramma.

[modifica] Nell'arte:

IL SANTUARIO della Via Crucis monumentale di Cerveno in Val Camonica Tetragramma in caratteri ebraici sul turbante del Sommo Sacerdote.[2]
DUOMO NUOVO di Brescia Tetragramma in caratteri ebraici sull'Altare della prima Navata laterale destra.
Duomo di Milano Rosone su una delle entrate, Tetragramma in caratteri ebraici
Vaticano, Basilica di S. Pietro, Tomba di Clemente XIII, Tetragramma in caratteri ebraici sulla fronte di una delle statue.
REPUBBLICA CECA - PRAGA, Ponte Carlo, Tetagramma in caratteri ebraici sulla parte alta della terza statua

[modifica] Nella letteratura:

Il pendolo di Foucault[3]

Menziona il Tetragramma sia lettera per lettera: "... jod, he, waw, het. Iahveh, il nome di Dio".
Che tutto insieme: "...trovare tutte le combinazioni del nome di Dio? ... IHVH".

La Bibbia aveva ragione[4]

Cita diverse volte il Nome di Dio nella forma Geova.

Le due Babilonie[5]

Riporta varie volte la forma Geova e contiene anche la forma abbreviata Iah.

Poesie "Inno a Satana" e "Inno a Geova", del 1865, di Giosuè Carducci [6]

In entrambe compaiono alcune volte il Nome di Dio nella forma italiana Geova.

"L'Antisemitisme, son histoire er ses causes" di Bernarde Lazare*, 1884 [7]

"solo Israele è posto sotto l'occhio stesso di Gèova"

[modifica] Nella musica:

Nabucco di Giuseppe Verdi[8]

Parte 4 Scena 4 Coro Immenso Jeovha
La fortuna di Nabucco è strettamente legata al successo di una delle pagine più celebri, il coro “Va pensiero” che, erroneamente, certa critica sostiene essere stato bissato alla prima esecuzione, laddove fu invece il coro “Immenso Jeovha” a essere replicato.

Elio e le storie tese: Born to be Abramo[9]

"Andate e predicate il mio Vangelo: parola di Jahve'"

[modifica] Nel cinema:

Indiana Jones e l'ultima crociata Geova Ieova

Titolo originale: Indiana Jones and the last crusade
Regia di: Steven Spielberg
Soggetto: George Lucas, Philip Kaufman, Menno Meyjes
Sceneggiatura: George Lucas, Steven Spielberg, Jeffrey Boam
con: Harrison Ford nella parte di Indiana Jones e di Sean Connery nella parte di suo padre.
  • Indiana Jones deve attraversare una stanza col pavimento fatto di piastre, che nascondono trappole, contraddistinte da lettere. Avanzare sulla lettera sbagliata farebbe scattare una trappola mortale. Un antico manoscritto latino offre un indizio per l'attraversamento sicuro: deve camminare sulle piastre le cui lettere in sequenza formano il "nome di Dio". Però non ricorda subito che "nell'alfabeto Latino, 'Geova' comincia con una 'I' ".

La Storia di Ruth[10] Geova

Titolo originale: The Story of Ruth (1960)
Regia di: Henry Koster
Scritto da: Norman Corwin
con: Elana Eden nella parte di Ruth
  • Viene spesso citato il Nome di Dio nella forma Geova, quando Ruth si difende dalle accuse dei Sacerdoti di Moloch

I grandi eroi della Bibbia Geova

Titolo originale: Greatest Heroes of the Bible. 1976.
Serie di 15 telefilm di James L.Conway in tre serie di 5 episodi
  • In molti episodi viene spesso citato il Nome di Dio nella forma Geova

[modifica] Riferimenti e note

  1. Vedi The Massorah, di C. D. Ginsburg, Ktav Publishing House, New York, ristampa del 1975.
  2. Si veda ad esempio George Buchanan "How God's Name Was Pronunced" , Biblical Archeology Review, March 1995 o Andrè Caquot in Storia dell'Ebraismo, H.C.Puech pag. 35

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