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Serapeo - Wikipedia

Serapeo

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Serapeo è il nome che viene dato ad ogni tempio, o altra struttura religiosa, dedicata alla divinità sincretica Serapide, venerata nell'Egitto ellenistico e che combinava elementi degli antichi dei egizi Osiride e Api in una forma antropizzata compatibile con la cultura della Alessandria tolemaica.
Vi furono numerosi centri di questo culto ognuno dei quali detto, in greco, Serapeion o Serapeum nella forma latinizzata.

Il più famoso tempio dedicato a Serapide fu costruito in Alessandria durante il regno di Tolomeo III (che regnò dal 246 a.C. al 222 a.C.).

Indice

[modifica] Serapei in Egitto

[modifica] Serapeo di Alessandria

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«Serapeum, quod licet minuatur exilitate verborum, atriis tamen columnariis amplissimis et spirantibus signorum figmentis et reliqua operum multitudine ita est exornatum, ut post Capitolium, quo se venerabilis Roma in aeternum attollit, nihil orbis terrarum ambitiosius cernat.»
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«Il Serapeo, il cui splendore è tale che le semplici parole possono solamente sminuirlo, è talmente ornato di grandi sale colonnate, di statue che sembrano vive e tanta moltitudine di altre opere, che niente altro, eccetto il Campidoglio, simbolo dell’eternità della venerabile Roma, può essere considerato più fastoso al mondo.»
(Ammiano Marcellino, Res Gestae, XII, 16)

Sembra che già durante il regno di Tolomeo I Soter fosse stato eretto un primo tempio consacrato a Serapide, una struttura abbastanza semplice e modesta, probabilmente, in stile greco che venne in seguito arricchita con elementi architettonici egizi.
Secondo una tradizione, non supportata da alcun dato storico, il re avrebbe sottratto la statua della divinità dalla città di Sinope situata sulla costa del Mar Nero, di fronte alla penisola di Crimea
L'operazione, prettamente politica, condotta dal primo sovrano della dinastia tolemaica fu quella di far accettare, sia alla popolazione di origine greca che da quella più tradizionalista di origine egizia, un nume tutelare che unisse le caratteristiche delle divinità greche Zeus e Ade a quelle degli egizi Osiride e Api.
Tolomeo II fece aggiungere al tempio una biblioteca, più piccola di quella, più famosa, annessa al Museo, contenente 42800 rotoli di papiro.

Ricostruzione ipotetica della statua di Briasside
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Ricostruzione ipotetica della statua di Briasside

Tolomeo III fece rifondare la costruzione affidando l'incarico all'architetto Parmenisco.
Il tempio ospitava una statua del dio, opera dello scultore Briasside. Serapide è raffigurato nella foggia di uomo barbuto, seduto su un trono (immagine legata all'iconografia dello Zeus greco), recante sul capo un cesto colmo di sementi. Nella mano sinistra sollevata regge un lungo scettro, mentre la destra è poggiata sulla testa di un Cerbero.
Secondo quanto riportato dal geografo greco Strabone l'edificio, di cui non rimangono vestigia, si sarebbe trovato nella parte occidentale della città.

La colonna di Diocleziano eretta sul sito del Serapeo di Alessandria
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La colonna di Diocleziano eretta sul sito del Serapeo di Alessandria

Per opera dell'imperatore romano Claudio (41 -54) il tempio fu rivoluzionato e portato alle dimensioni di grande santuario (185 x 92 metri) In questo modo l'acropoli alessandrina si abbellì di numerosi edifici: tempio di Serapide e annessa biblioteca, tempio di Anubi, quello di Ibi, la necropoli degli animali sacri, gli obelischi di Seti I e la colonna di Serapide, che risulta ancora al suo posto nel III secolo.
Durante il regno di Traiano (98-117) si ebbe ad Alessandria una ribellione ebraica a seguito della quale tempio di Serapide fu distrutto.
L'imperatore Adriano (117 - 138) fece ricostruire il santuario facendovi aggiungere una grande statua del toro Api, statua che, dopo il suo rinvenimento nel 1895, è attualmente conservata nel museo greco-romano di Alessandria.

Scavi condotti nel sito della colonna di Diocleziano, eseguiti nel 1944, hanno portato alla scoperta del deposito di fondazione del tempio. Si tratta di due serie di dieci placche ciascuna; per ogni serie vi è una placca in oro, una in argento, una in bronzo, una in faience, una in fango essiccato del Nilo e cinque in vetro opaco. Tutte le placche riportano un testo, in greco ed in geroglifico, riportante il decreto di Tolomeo III di costruzione del tempio.
Nella stessa area è stato anche rinvenuto il deposito di fondazione di un tempio dedicato ad Arpocrate eretto durante il regno di Tolomeo IV.

Il tempio rimase in attività durante i secoli, essendo un importante luogo di pellegrinaggio, fino al 391 quando il patriarca cristiano di Alessandria, Teofilo, assediò la biblioteca a capo di una folla inferocita ed eccitata dal fanatismo religioso nell'ambito del confronto tra la comunità cristiana di Alessandria e i non cristiani. Il Serapeo fu demolito pietra per pietra e sui suoi resti venne edificata una chiesa dedicata a San Giovanni Battista, chiesa che esistette fino al X secolo.

Secondo la tradizione l'accesso al tempio avveniva attraverso una lunga gradinata. Le pareti esterne erano coperte di marmo e quelle interne di metalli preziosi. Nella sancta sanctorum del tempio era collocata la monumentale statua di Serapide.

[modifica] La distruzione del Serapeo di Alessandria

Theophilo, con il vangelo in mano, trionfante sulle rovine del Serapeo nel 391
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Theophilo, con il vangelo in mano, trionfante sulle rovine del Serapeo nel 391

La distruzione del Serapeo avvenne nel 391 in seguito ad un editto dell'imperatore Teodosio I, il quale stava portando avanti una serie di manovre atte a limitare l'esercizio dei culti non cristiani (trasformazione dei giorni di festa pagani in giornate lavorative, proibizione dei sacrifici, indulgenza verso le violenza perpetrate dei cristiani verso i pagani). Questo editto (Nemo se hostiis polluat,Codice Teodosiano, XVI, 10, 10) emanato a Milano il 24 febbraio di quell'anno, proibì ogni culto non cristiano e vietò l'accesso ai templi da parte di chiunque, cosicché non potendo più essere frequentati furono ufficialmente definiti "abbandonati" e le autorità cristiane ne approfittarono per impadronirsi degli edifici e trasformarli in chiese. Ciò suscitò naturalmente la reazione dei cultori delle religioni tradizionali e uno di questi episodi fu proprio la causa della definitiva distruzione del Serapeo di Alessandria.

Secondo la versione dello storico cristiano Rufino, l'arcivescovo Teofilo di Alessandria, patriarca della città e seguace del Credo di Nicea ottenne in base all'editto di Teodosio l'autorità su un tempio di Dioniso "abbandonato" che egli cercò di trasformare in chiesa. Durante i lavori di trasformazione vennero alla luce delle caverne prima ignorate. La loro scoperta eccitò la folla dei pagani che aggredirono i cristiani. In seguito a questi scontri Teofilo abbandonò il suo progetto mentre i pagani si asserragliavano, con alcuni prigionieri cristiani, nel Serapeo, principale tempio non cristiano ancora esistente nella città. I prigionieri vennero costretti a sacrificare sull'altare della divinità mentre quelli che si rifiutarono vennero torturati ed uccisi. Altri ebbero le gambe spezzate, furono gettati nei sotterranei ed impiegati per sacrifici di sangue.

Teofilo ricevette poi una lettera dall'imperatore in cui, in cambio del perdono per i pagani si chiedeva la distruzione del tempio. Su ordine quindi di Teodosio i soldati romani rasero al suolo il Serapeo di Alessandria insediando al suo posto un monastero abitato da monaci fatti venire dal deserto. Subito dopo medesima sorte toccò al Serapeo di Canopo ed in breve tempo tutti i templi dell'Egitto furono rasi al suolo.

Un papiro redatto in Alessandria nel V secolo, riportante una storia del mondo mostra Teofilo trionfante che regge i simboli della divinità di Serapide come un trofeo stando in piedi sui resti del tempio del dio stesso.

Una seconda versione dei fatti che portarono alla distruzione del Serapeo di Alessandria riporta che Teofilo si trovasse asserragliato all'interno del tempio di Mitra. Durante alcuni lavori di scavo vengono alla luce dei teschi umani che vengono portati come prova dei sacrifici umani perpetrati dai pagani. Offesi da questo atteggiamenti i non cristiani pongono sotto assedio Teofilo dopodiché la storia prosegue come nella versione precedente.

Versioni alternative alle precedenti sono fornite da scrittori non cristiani come Eunapio, storico dell'ultimo periodo neoplatonico. In questi scritti la folla dei cristiani viene descritta utilizzare tattiche militari per giungere alla distruzione del Serapeo rubando tutto ciò che non viene distrutto. Scheletri umani di criminali e di schiavi, spacciati per i cristiani uccisi dai pagani, vengono posti nelle chiese e venerati come martiri e sull'area sacra del Serapeo vengono insediati dei monaci di cui si dice ... vivono come i maiali.

Comunque la distruzione del Serapeo di Alessandria è stata vista dagli scrittori antichi e moderni come il culmine del movimento teso a sopprimere tutti i culti non cristiani nell'Egitto del V secolo.

[modifica] Serapeo di Saqqara

Sei sfingi provenienti dal viale d'accesso al Serapeo di Saqqara. (Nectanebo I (XXX dinastia)- Parigi, Museo del Louvre
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Sei sfingi provenienti dal viale d'accesso al Serapeo di Saqqara. (Nectanebo I (XXX dinastia)- Parigi, Museo del Louvre
Placca di chiusura di un sepolcro, dal serapeo di Menphi. Parigi, Museo del Louvre
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Placca di chiusura di un sepolcro, dal serapeo di Menphi. Parigi, Museo del Louvre

Il Serapeo di Saqqara, una importante necropoli egizia situata presso Menphi, sorse sul complesso sepolcrale dei tori Api, ritenuti la manifestazione vivente del dio Ptah.

Le più antiche sepolture dei tori sacri, imbalsamati e chiusi nei sarcofaghi, risalgono al regno di Amenofi III. Nel XIII secolo a.C. Khaemuaset, figlio di Ramesse II, fece scavare nella montagna una galleria, sui cui lati vennero ricavate delle nicchie dove vennero alloggiati i sarcofaghi dei tori. Una seconda galleria, lunga 350 m., alta 5 m. e larga 3 m., fu fatta costruire da Psammetico I ed in seguito utilizzata dai Tolomei.
Il viale delle 600 sfingi che collegava il sito alla città fu probabilmente opera di Nectanebo I.

La scoperta del Serapeo è dovuta a Auguste Mariette che scavò la maggior parte del complesso. Purtroppo le sue note di scavo sono andate perdute e questo ha limitato l'utilità delle sepolture per stabilire una cronologia della storia egizia. Il problema consiste nella circostanza che dal regno di Ramesse XI al 23° anno di regno di Osorkon II, un periodo valutato in circa 250 anni, si conoscono solamente nove sepolture di tori, numero questo che include anche tre sepolture attualmente non note ma attestate da Mariette che disse di averle rilevate in una sala sotterranea troppo instabile per poter essere scavata.
Gli egittologi ritengono che avrebbero dovuto esservi un maggior numero di sepolture di tori, nel periodo considerato, in quanto la vita media di un toro era di 25-28 anni, se non moriva prima, e quattro sepolture attribuite da Mariette al regno dei Ranmesse XI sono state retrodatate. Questa ha creato un vuoto di circa 130 anni che gli studiosi hanno cercato di colmare in vari modi. Secondo alcuni si deve rivedere tutta la cronologia della XX dinastia con uno spostamento in avanti delle date secondo altri studiosi esistono ulteriori sepolture di tori Api che non sono ancora state scoperte.

[modifica] Serapeo di Canopo

Un altro tempio era situato a Canopo, nel delta del Nilo, vicino ad Alessandria. Questo santuario, dedicato a Iside ed al suo consorte Serapide, divenne uno dei maggiori centri religiosi dell'Egitto tolemaico e romano. Le sue celebrazioni ed i suoi riti divennero così popolari che il tempio stesso divenne il modello di tempio egizio diffuso in tutto l'impero romano.
In questo modello un temenos (cortile sacro) racchiude il tempio dedicato agli dei che si trova collocato dopo un propileo (cortile colonnato). Cappelle dedicate e divinità meno universali del pantheon egizio-ellenistico si trovano all'interno del temenos. Queste includono quelle dedicate ad Anubi, ad Ermete Trismegisto (la divinità nata dal sincretismo tra Ermete e Thot), Arpocrate ed altri. Il complesso era associato ad un bacino che rappresentava l'annuale inondazione del Nilo. Anche in altri templi dedicati agli dei egizi in epoca romana, come ad esempio quello di Delos era spesso presente un bacino centrale che forniva l'acqua utilizzata nei riti di Iside.

[modifica] Serapei in Italia

[modifica] Serapei nell'antica Roma

In epoca ellenistico-romana il culto di Serapide, strettamente connesso a quello di Iside, assunse una accentuata connotazione misterica e conobbe una grande fortuna. Templi dedicati alla divinità egizia furono costruiti a partire dal I secolo a.C. a Roma e successivamente in varie parti dell'Impero Romano.

[modifica] Serapeo nella III regione

La III regio della città di Roma, chiamata Isis et Serapis, deve il suo nome ad un santuario dedicato alle due divinità egizie. Il tempio, dedicato ad Iside, fu realizzato da Quinto Cecilio Metello nella prima metà del I secolo a.C. per celebrare la vittoria paterna contro Giugurta.

Il complesso templare, di cui restano pochi avanzi delle sostruzioni, era anticamente disposto su terrazze. In età flavia il tempio fu riedificato e Serapide fu associato al culto di Iside. La struttura venne smantellata verso il VI secolo.

[modifica] Serapeo campense

Obelisco del Pantheon
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Obelisco del Pantheon

Nel Campo Marzio sorgeva il tempio egizio più grande di Roma, l'Iseo e Serapeo campense, costruito nel 43 a.C. [1]

Il santuario, lungo 240 m. e largo 60, era articolato in tre parti: al centro vi era un'area rettangolare, alla quale si accedeva tramite archi monumentali; seguiva una piazza scoperta ornata da obelischi e sfingi, nel centro della quale sorgeva il tempio isiaco; un'esedra semicircolare con abside ospitava presumibilmente il Serapeo.

L'edificio fu distrutto da un incendio nell'80[2] e ricostruito da Domiziano[3]; modifiche successive furono attuate da Adriano, mentre ad età severiana risale il restauro di gran parte delle strutture. La sopravvivenza del santuario è attestata fino al V secolo.

Tra gli obelischi che ornavano il complesso sono ancora visibili quello del Pantheon, quello della Chiesa di Santa Maria sopra Minerva e quello di Dogali.

Sarebbe da porre in connessione con il santuario la statua di Iside Sothis, collocata davanti alla chiesa di San Marco e nota come "Madama Lucrezia".



[modifica] Serapeo del Quirinale

Statua del Tevere
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Statua del Tevere

Sul Quirinale sorgeva un altro grande Serapeo, i cui avanzi sono tuttora visibili nei Giardini Colonna.

Il santuario, dedicato da Caracalla[4], si sviluppava su un'area di 135 m. x 100 ed era articolato in due parti: un lungo cortile colonnato dava adito al santuario vero e proprio, decorato con statue ed obelischi.

Riferibili al complesso templare sono le statue del Nilo e del Tevere, collocate da Michelangelo davanti al Palazzo Senatorio.







[modifica] Serapeo di Villa Adriana

Il bacino del canopo visto dal serapeo
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Il bacino del canopo visto dal serapeo

L'imperatore romano Adriano fece riprodurre una struttura simile al Serapeo di Canopo nella sua villa a Tivoli. Una vasca di 119 metri per 18 che rappresentava un canale circondato da un portico con statue conduceva al Serapeo.

Protetto da una monumentale semicupola rivestita di mosaico, il santuario era composto da una parte pubblica, destinata a banchetti e feste con giochi d'acqua, e da numerose parti private sotterranee dedicate al culto di Serapide come divinità ctonia.
Il tempio aveva l'aspetto di un ninfeo a forma di grotta, ornato da sculture egizie e statue che ricordavano Antinoo, il favorito dell'imperatore, annegato nel Nilo.

Per ricordare l'inaugurazione del suo tempio Adriano fece coniare monete che riportavano la sua effige insieme a quella divinità al di sopra di una pedana ove due colonne sorreggevano un canopo rotondo. In tale modo l'imperatore divenne synnaios, il compagno dell'ancestrale divinità del naos ed uguale beneficiario del culto di Serapide a Canopo.


[modifica] Altri Serapei minori

  • Serapeo di Pozzuoli, in realtà un mercato (macellum), che deve il suo nome al ritrovamento di una statuetta di Serapide.
  • Serapeo di Ostia Antica, inaugurato nel 127, è un tempio tipicamente romano su podio con due colonne antistanti. Interessanti la dedica a Giove Serapide ed il mosaico dell'ingresso raffigurante il bue Apis. Da qui proviene una statuetta di Serapide che dovrebbe essere ispirata a quella realizzata da Briasside in Alessandria.
  • Iseo di Industria, gli scavi della colonia romana di Industria (nel comune di Monteu da Po, vicino a Torino) hanno portato alla luce le fondamenta di un grande tempio sicuramente dedicato ad Iside ed avente una struttura quasi identica al Serapeo di Campo Marzio a Roma. Dallo stesso sito archeologico proverrebbe anche un un bronzetto raffigurante un toro (oggi conservato presso il Museo di Antichità di Torino).

[modifica] Note

  1. Cassio Dione XLVII,15,4
  2. Cassio Dione LXVI,24,2
  3. Eutropio VII, 23,5
  4. CIL VI 570

[modifica] Bibliografia

[modifica] Serapeo di Alessandria

  • Mario Tosi. Dizionario enciclopedico delle Divinità dell'Antico Egitto. Volume II. Torino, ANANKE, 2006 - ISBN 8873251153

[modifica] Serapeo di Saqqara

  • Auguste Mariette, Le Sérapéum de Memphis, découvert et décrit, Paris, Gide, 1857
  • Auguste Mariette, Le Sérapéum de Memphis, Paris, F. Vieweg, 1892
  • Jean Vercoutter, Textes biographiques du Sérapéum de Memphis: Contribution à l’étude des stèles votives du Sérapéum, Paris, Librairie ancienne Honoré Champion, 1962

[modifica] Serapei di Roma

  • Filippo Coarelli, I monumenti dei culti orientali a Roma in La soteriologia dei culti orientali nell'Impero romano, 33-67. Leiden, Brill, 1982 - ISBN 9004065016
  • Serena Ensoli. I santuari di Iside e Serapide a Roma e la resistenza pagana in età tardoantica in Aurea Roma, 273-282. Roma, L'Erma di Bretschneider, 2000 - ISBN 8882651266

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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