Tevere
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Tevere | |
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Lunghezza: | 392 km |
Portata media: | 230 m³/s |
Bacino idrografico: | 17.374,996 km² |
Altitudine della sorgente: | 1.268 m s.l.m. |
Nasce: | Monte Fumaiolo |
Sfocia: | Mar Tirreno |
Paesi attraversati: | Italia |
«Er barcarolo va controcorente / e quando canta l'eco s'arisente»
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("Barcarolo romano", canzone popolare romanesca)
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Il Tevere è il principale fiume dell'Italia centrale.
Indice |
[modifica] Il nome
L'antico nome del fiume era "Albula", per la tradizione in riferimento al colore chiaro delle sue acque che in realtà sono bionde. Un'altra ipotesi è che il nome risalga alle antiche popolazioni preindoeuropee - che avevano una lingua parente di quella degli attuali Baschi - e "Al" starebbe a significare acqua: sono infatti decine i corsi d'acqua e le località in tutta Europa che iniziano per Al, Alb, Alba. Ad esempio c'è un fiume Albula in Svizzera, un torrente Albula nelle Marche, un lago Albano nel Lazio.
Il nome attuale deriverebbe secondo la tradizione dal re latino Tiberino, che vi si sarebbe annegato. In realtà già gli Etruschi (popolazione preindoeuropea) lo chiamavano Thybris o Tiberis: in Basco Ibai significa "fiume" e ibara "Valle, foce del fiume", inoltre Is significa "acqua": da Ibar is a Tibaris il passo è breve.
Mussolini, nato a Predappio (FC), fece cambiare il confine fra la Toscana e l'Emilia-Romagna (confine che in effetti scendeva molto oltre il crinale verso la città di Forlì, dando luogo a quella che era chiamata la Romagna Toscana), affinché le sorgenti del Tevere fossero nel forlivese, cioè appunto nella sua provincia di origine.
Accanto alla sorgente, un rivoletto d'acqua limpidissima, è stata posta una antica colonna romana, ed una scritta su una lapide di marmo ci ricorda che:
- "Qui nasce il fiume sacro ai destini di Roma".
[modifica] Il corso
La sorgente del fiume Tevere si trova sulle pendici del Monte Fumaiolo a 1.268 m s.l.m., sul lato che volge verso la Toscana, vicino alle Balze, frazione del comune di Verghereto (in Provincia di Forlì-Cesena). Fu Mussolini che, per avere le sorgenti del Tevere nella propria provincia e creare quindi un significato simbolo, nel 1927 spostò i confini regionali includendo il Monte Fumaiolo, che fino ad allora era in Toscana, nell'Emilia Romagna.
Questo lo schema dei 392 km (fonte: ARPA Umbria) del suo percorso dall'Appennino al Tirreno:
- Dopo pochi metri dalla sorgente entra in Toscana (provincia di Arezzo) attraversandola per un breve tratto con regime torrentizio.
- Attraversa poi l'Umbria scendendo da quota 300 a quota 50 mt. (Alta valle tiberina).
Alla fine del tratto collinare del percorso fu realizzata durante gli anno '50 una diga finalizzata alla generazione di energia elettrica, all'epoca destinata soprattutto alle Acciaierie di Terni, le cui acque alimentano due bacini artificiali: il Lago di Corbara, direttamente a valle della diga, e il successivo piccolo lago di Alviano, 500 ettari di ambiente umido che ospitano un'oasi naturalistica.
Questo tratto finale del corso del Tevere in Umbria di circa 50 km costituisce il Parco fluviale del Tevere.
Da Città di Castello il fiume comincia a distendersi in numerosi ampi meandri attraverso la pianura da esso stesso generata, e segna il confine tra le province di Terni, Rieti e Viterbo. - Arrivato nel Lazio a Orte, attraversa Roma e infine, dopo altri 30 km, sfocia nel Mar Tirreno, non più ad Ostia come un tempo, ma a Fiumicino, in un delta di due soli bracci, uno naturale detto Fiumara grande e l'altro artificiale (il Canale di Traiano), che delimitano l'Isola sacra.
Come si vede nel diagramma, il bacino del Tevere è ricco di affluenti e subaffluenti, ma il fiume riceve la maggior parte delle sue acque dalla riva sinistra, dove ha come adduttori principali il sistema Chiascio - Topino, il Nera (che raccoglie le acque del Turano e del Salto) e l'Aniene. I tributari della riva destra sono il Nestore, il Pagli (con il Chiani), e il Treja, a cavallo tra le province di Roma e Viterbo, attorno al quale, in consorzio fra i comuni di Mazzano Romano e Calcata, è stato costituito dal 1982 il Parco suburbano Valle del Treja.
Le principali località attraversate sono Città di Castello, Orte e Roma. Passa anche nelle immediate vicinanze di Perugia e Todi.
[modifica] Navigabilità del Tevere
Il fiume fu utilizzato per molti secoli come via di comunicazione: in epoca romana il naviglio mercantile poteva risalire direttamente fino a Roma, all'Emporio che era situato ai piedi dell'Aventino, mentre barche più piccole e adatte alla navigazione fluviale trasportavano merci e prodotti agricoli dall'Umbria, attraverso un sistema navigabile capillare che penetrava nella regione anche attraverso gli affluenti, in particolare Chiascio e Topino.
Lo sviluppo del trasporto stradale e ferroviario e il progressivo interramento del basso corso del fiume hanno completamente annullato questo utilizzo (durato fin verso la metà dell'800), e ormai la navigazione fluviale si limita a fini sportivi (canottaggio) e turistici, con battelli che dalla fine degli anni 90 percorrono tratti del corso romano del fiume.
A causa delle soglie costruite all'altezza dell'Isola Tiberina per regolare e armonizzare il flusso del fiume, la navigazione sul fiume è divisa in due tratte, una verso monte, dall'Isola a Ponte Risorgimento, l'altra verso il mare, da Ponte Marconi a Ostia Antica.
Va tenuto presente, quando si riflette sull'uso del Tevere, che attualmente sono 36, i soggetti pubblici che hanno titolo ad intervenire sul Tevere: il numero rende evidenti, da solo, le difficoltà che presenta ogni nuovo progetto d'uso o di intervento.
[modifica] Il Tevere a Roma
[modifica] L'antichità: leggende e usi del Tevere
Fin dalla sua nascita, il Tevere è stato l'anima di Roma, e il fatto che la città gli debba la propria stessa esistenza è descritto già dalla prima scena della leggenda di fondazione, con Romolo e Remo nella cesta che, arenati sotto il ficus ruminalis, succhiano il colare zuccherino dei frutti in attesa di una vera poppata.
Tutti gli insediamenti preromani il cui convergere diede luogo alla Roma storica "vedevano" il Tevere, ma dall'alto e non da vicino (si pensi ad Antemnae, ad esempio), per evidenti ragioni di difesa e perché il Tevere è sempre stato un fiume soggetto a piene improvvise.
Il punto in cui la pianura alluvionale era più sicuramente guadabile era l'Isola Tiberina, accanto alla quale (in quella zona che sarebbe poi divenuta il Foro romano a partire da un più modesto Foro boario) si localizzò in origine il punto di scambio tra le popolazioni etrusche che dominavano la riva destra (detta poi Ripa Veientana) e i villaggi del Latium vetus sulla riva sinistra (la Ripa Graeca).
L'Isola era, inoltre, il punto fin dove le navi antiche, di basso pescaggio, potevano risalire direttamente dal mare.
Poco a valle dell'Isola fu costruito (in legno, e tale rimase per diversi secoli) il primo ponte di Roma, il Ponte Sublicio. Per le popolazioni arcaiche erano così importanti, questo ponte e la sua manutenzione, che in relazione ad essi nacque il più antico e potente sacerdozio romano: il Pontifex.
Il fiume stesso era considerato una divinità, personificata nel Pater Tiberinus: la sua festa annuale (le Tiberinalia) veniva celebrata l'8 dicembre, anniversario della fondazione del tempio del dio sull'Isola Tiberina ed era un rito di purificazione e propiziatorio.
[modifica] Alluvioni, porti, mulini, storie del Tevere
I muraglioni di contenimento dei Lungotevere (ma non accade diversamente a Parigi e a Firenze), rendono oggi difficile immaginare quanto "fluviale" potesse essere la città antica e quanto lo fosse ancora un secolo fa. Ma questa connessione con il fiume, che certo era una risorsa economica notevole, era anche - da sempre - ad alto rischio.
Già Livio attesta che le piene del Tevere, spesso disastrose, erano ritenute dal popolo romano annunciatrici di eventi importanti o punizione degli dei irati, e certo comportavano - oltre che distruzioni - epidemie causate dal ristagno delle acque. Ancora nel XIX secolo il fatto che l'arrivo dei Piemontesi a Roma fosse stato salutato da una disastrosa inondazione, il 28 dicembre 1870, confermò il popolo romano nella sua opinione antica e mai abbandonata.
Le grandi piene (mediamente almeno 3 o 4 per secolo) sono sempre arrivate a Roma dalla via Flaminia: a valle dell'ultima confluenza con l'Aniene il fiume, libero fin lì di distendersi su territori pianeggianti e praticamente golenali, incontrava costruzioni e ponti che lo ostacolavano (ripetutamente il Ponte Sublicio era stato trascinato via dalle alluvioni) e si incanalava rovinoso per vie e piazze.
Cesare immaginò di raddrizzare i meandri urbani del fiume deviandolo attorno al Gianicolo (cioè facendogli evitare Trastevere e la pianura dei Fori) e canalizzandolo attraverso le Paludi Pontine in direzione del Circeo. Augusto, di temperamento più realista e "amministrativo", dopo aver nominato una commissione di 700 esperti si limitò a disporre la pulizia dell'alveo fluviale e ad istituire una magistratura apposita, i Curatores alvei et riparum Tiberis, carica che Agrippa tenne per tutta la vita. Gli esperti di Tiberio suggerirono di deviare le acque del Chiani verso l'Arno, ma per l'opposizione dei fiorentini non se ne fece nulla (il progetto fu riesumato - e ugualmente abbandonato - nel 1870). A Traiano si deve il completamento del canale di Fiumicino (la cosiddetta Fossa Traiana) iniziato da Claudio, funzionale alla navigabilità del fiume, ma anche a migliorare il deflusso delle acque verso il mare.
L'ultimo imperatore che dispose una pulizia radicale dell'alveo e un'arginatura del fiume fu Aureliano.
[modifica] I muraglioni
La spinta definitiva a riprendere l'elaborazione di un sistema di difesa della città dalle furie del suo fiume venne certamente dalla disastrosa alluvione che salutò l'ingresso dei Piemontesi a Roma, il 29 dicembre 1870. L'inondazione arrivò, quella volta, a più di 17 metri oltre il livello normale del fiume (praticamente fino a piazza di Spagna). Il 1 gennaio 1871 fu nominata un'apposita Commissione di studio che in quattro anni non produsse risultati. Nel 1875 Garibaldi, arrivato a Roma come parlamentare, risuscitò l'idea di Cesare di deviare il corso del fiume presentando una proposta in merito. L'ipotesi suscitò gran dibattito, apparendo ad alcuni quasi blasfema, ma facendo balenare, ad altri, il sogno di ritrovamenti smisurati di tesori, archeologici o propriamente preziosi, inabissati nel fiume lungo i secoli.
La proposta di Garibaldi risuscitò comunque la Commissione, che il 23 settembre non approvò il progetto di Garibaldi, ma quello conservativo dell'ingegnere Raffaele Canevari. Esso prevedeva l'arginatura del corso del fiume da Ponte Milvio alla Basilica di San Paolo fuori le mura, la "rimozione dei ruderi ed escavamento del fondo dell'alveo" ed una stabilizzazione della sua ampiezza a 100 metri, lo "studio della situazione di un porto in luogo di quello di Ripetta nella località che si troverà più opportuna", scongiurando però l'ipotesi, che pure era stata avanzata, dell'interramento del braccio sinistro del fiume a lato dell'Isola Tiberina (quello del Ponte Quattro Capi), e quindi la sua scomparsa.
Alla fine del 1876 il Governo assegnava l'appalto del primo lotto dei lavori, che durarono 25 anni. Il Porto di Ripetta non fu mai ricostruito, ma una nuova piena disastrosa del fiume nel 1900, che superò i 16 metri, mostrò che il contenimento fornito dai muraglioni funzionava (anche se alla fine crollarono 125 metri di argine tra Ponte Garibaldi e Ponte Cestio). L'ultimo tratto dell'opera, sotto l'Aventino, fu completato nel 1926, a cinquant'anni dall'inizio.
Certo la città perse completamente, in questo modo, il contatto con il suo fiume, e praticamente lo dimenticò per oltre un secolo. A parte le demolizioni che furono effettuate per far spazio all'arginatura, la standardizzazione dell'altezza delle rive fece sì che alcune delle strade storiche che corrono a lato del fiume restassero al di sotto del livello dei Lungotevere, assumendo un aspetto quasi di relitto: è sufficiente, per rendersene conto, una passeggiata in Via Giulia.
Il Tevere prima dei muraglioni nelle immagini di Ettore Roesler Franz
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[modifica] Il Tevere nell'arte
Il Tevere e La lupa alle Quattro Fontane |
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[modifica] Bibliografia
- Cesare D'Onofrio: Il Tevere. Romana Soc. Ed., Roma 1980,
- Marco Scataglini: Il viaggio del Tevere, Guide Iter, maggio 2004
- Joël Le Gall: Le Tibre. Fleuve de Rome dans l'antiquité. Presses universitaires de France, Paris 1953. (in francese)
- Il Tevere a Roma, portolano, a cura dell’Autorità Bacino del fiume Tevere e dal CITERA - Centro Interdisciplinare Territorio Edilizia Restauro Ambiente dell’Università “La Sapienza”, in collaborazione con la Regione Lazio e il Comune di Roma, novembre 2006
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
[modifica] Collegamenti esterni
- Alto-medio e basso Tevere (a cura di ARPA Umbria)
- Il bacino del Tevere geologia e geomorfologia a cura dell'Autorità di bacino
- Il parco fluviale del Tevere
- l'Oasi naturalistica di Alviano
- La storia del territorio della riserva Litorale romano
- il Parco suburbano Valle del Treja
- Roma vista dal Tevere
- Pittau: Il Tevere, il guado, Roma
- I Muraglioni del Tevere, dal Corriere della Sera del 15-16 dicembre 1900
- La storia dei muraglioni
- Agenzia Regionale Difesa del Suolo: Il problema del flusso del Tevere
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