Allah
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Allah (in arabo Allāh) è il nome usato per indicare Dio nell'Islam, ma è anche usato dai cristiani di lingua araba (a volte con leggere varianti di pronuncia correlate alla religione del parlante: per esempio in Siria la denominazione da parte dei musulmani prevede una pronuncia enfatica di ll, quella dei cristiani no).
Derivante dalla radice arabo-semitica <’-l-h>, che indica la generica "divinità " (arabo "al-ilāh"), il termine Allāh potrebbe essere sempre tradotto come Iddio, il Dio uno e unico per eccellenza, se da un passaggio del Corano non risultasse che questo è uno dei due nomi con cui l'Essere Supremo chiama Sé stesso (l'altro è al-Rahmān, letteralmente traducibile come "il Misercordioso"). Da ciò la preferenza di alcuni studiosi e di vari musulmani per il mantenimento dell'originale nome arabo.
Già in epoca preislamica (jāhiliyya) il nome Allāh era impiegato per indicare un'importante divinità ma, per qualche ragione, essa non era venerata in modo così evidente come Essere Supremo. Si adoravano invece tre Sue figlie (Allāt, al-ʿUzzà e Manāt), il che potrebbe far pensare che il loro padre fosse un "dio nascosto", talmente terribile per potenza da non poter essere accostato direttamente ma solo per il tramite della triade femminile che era adorata in tutta la Penisola Arabica e, in particolare, nella regione del Hijāz in cui sorgevano le tre cittadine di Mecca, Yathrib (poi Medina) e Tā’if.
Secondo alcuni storici delle religioni questa inaccostabilità, derivante da un accentuato timore di essere annientati, potrebbe essere all'origine dei riti ambulatori che si effettuavano al santuario meccano, testimoniate già in età preislamica.
Per il Corano, Allāh è invece il benevolo Creatore ex-nihilo dell'universo, riassumibile nella ricorrente espressione Khāliq al-samāwāt wa l-ard, "Creatore dei cieli e della Terra"), il suo continuo plasmatore, eterno, onnipotente, onnipresente, onnisciente, benevolo con le Sue creature. Ha una quantità di attributi che sono riassunti nella lunga serie di nomi (chiamati "Bei Nomi", o al-asmā’ al-husnà) che servono poi a formare nomi teofori assai diffusi nell'onomastica araba quando siano preceduti dal termine "ʿabd" (schiavo di): ʿAbd Allāh, ʿAbd al-Rahmān, ʿAbd al-Rahīm, ʿAbd al-Nāsir, ʿAbd al-Majīd, ecc.
Allah avrebbe rivelato ad Adamo, il primo uomo, la Sua volontà, additandogli i suoi doveri. Conoscere tali voleri rese Adamo anche il primo profeta perché egli avrebbe poi riportato quanto rivelatogli alla sua discendenza. L'obbedienza al volere divino sarebbe stato rimeritato da Dio con il premio eterno del Paradiso mentre la sua disubbidienza sarebba stata punita con l'Inferno ed entrambe le cose sarebbero determinate in via definitiva nel corso di un futuro Giorno del Giudizio (yawm al-dīn) alla fine dei tempi.
Tale Rivelazione sarebbe stata nuovamente trasmessa ad altri uomini prescelti, i profeti, che talora avrebbero assolto la funzione di inviati di Dio presso le nazioni del mondo. Il loro numero sarebbe altissimo e in questo lungo elenco sarebbero compresi tutti i profeti antico-testamentari, dal momento che anche la Torà è considerato ciò che resta, sia pur alterato, d'una originaria piena Rivelazione divina.
Il fluire del tempo, coi suoi inevitabili oblii, e l'azione talora ostile degli uomini avrebbe provocato la riproposizione sempre identica nei contenuti della Rivelazione, fino all'ultima che sarebbe stata portata una volta per tutte, su ordine divino, dall'arcangelo Gabriele (Gibrīl) a Muhammad, per questo definito "Sigillo dei Profeti".
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[modifica] Bibliografia
- Il Corano, intr. trad. e note di Alessandro Bausani, Firenze, Sansoni, 1964.
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