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Jinn - Wikipedia

Jinn

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il termine arabo jinn (pl. jānn) indica solo e soltanto nella religione preislamica e islamica quell'entità soprannaturale, intermedia fra mondo angelico e umanità, che ha per lo più carattere maligno, anche se in certi casi può esprimersi in maniera del tutto benevola e protettiva.

L'etimologia della parola è stata a lungo discussa e, se c'è qualcuno che la vorrebbe collegare semplicisticamente al termine latino genius, la maggioranza degli studiosi concorda invece nel rifarsi alla radice linguistica aramaica che significa "nascondersi, occultarsi".

In età preislamica ( jāhiliyya ) i jinn erano accreditati di notevole potenza, quasi sempre in grado di esprimere una devastante e spesso mortale cattiveria. Gli storici della religione islamica credono che tali entità fossero direttamente ricollegabili all'ostilità dell'ambiente fisico in cui vivevano gli Arabi della Penisola Arabica, tanto sedentari quanto nomadi (beduini), senza in alcun modo rifarsi a modelli allogeni.

Di tutti i jinn il più crudele era la ghūl, spesso resa in traduzione col termine "orco" per rifarsi a contesti occidentali noti attraverso la favolistica, ma non meno crudeli nel tendere tranelli ai viaggiatori, in genere per ucciderli, erano le ‘ifrīt, le si‘lāt, la qutrūba, il mārid, il mārij. Relativamente innocuo era invece considerato il ‘āmir e questo jinn e gli altri prima ricordati erano tutti in grado di presentarsi sotto molteplici aspetti esteriori, dal momento che loro caratteristica generale sarebba stata e rimarrebbe la loro estrema mutevolezza e la loro totale inafferrabilità.

L'Islam accetta l'esistenza dei jinn, anche se ne disattiva pressoché tutte le potenzialità malefiche principali, limitandole a un fastidio più o meno accentuato. Secondo la cultura islamica esistono anche jinn buoni e in grado di beneficare l'essere umano. Ciò perché, già all'epoca del profeta Muhammad, alcuni jinn si sarebbero convertiti all'Islam ascoltando le parole rivelate dal Profeta stesso.

Un tipico esempio di jinn è quell'essere che, nella favolistica collegata alle Mille e una notte, Aladino libera da una lampada al cui interno è prigioniero in cambio dell'accoglimento di tre suoi desideri. Nelle favole, in logico collegamento a una diffusa credenza islamica, un totale potere sui jinn sarebbe stato espresso a suo tempo da Salomone (in arabo Sulaymān) che è considerato come uno dei più grandi profeti precursori di Muhammad.

Nel Corano è scritto che i geni si originarono all'inizio dei tempi, come tutte le altre creature, grazie all'intervento di Allah (Dio). Essi, a differenza degli umani che avrebbero natura di terra e degli angeli la cui natura sarebbe di luce, ebbero origine dal fuoco.

Ai jinn, secondo lo stesso Corano e alcuni trattati demonologici islamici, apparterrebbe Iblis, termine certamente adattato dal greco diabolos per indicare Satana (che, peraltro, viene chiamato Shaytān).

I modernisti islamici hanno tentato di adattare la fede nei jinn al portato della moderna scienza è qualcuno (come Muhammad 'Abduh) ha ipotizzato che batteri e microbi non fossero ad esempio altro che jinn, in grado di produrre talora risultati fatali sul corpo umano, ma tale "lettura" non ha incontrato grande favore fra i credenti musulmani.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

  • Abū ‘Abd Allāh Muhammad al-Shiblī, Ākām al-murjān fī ahkām al-jānn, Beirut, Dār al-qalam, 1988.
  • Jalāl al-Dīn al-Suyūtī, Laqat al-murjān fī ahkām al-jānn, Il Cairo, Maktabat al-turāth al-islāmī, s.d.
  • Zakariyā ibn Muhammad al-Qazwīnī, ‘Ajā’ib al-makhlūqāt wa gharā’ib al-mawjūdāt, Beirut, Dār al-albāb, s.d.
  • Kamāl al-Dīn al-Damīrī, Hayāt al-hayawān al-kubrà, Beirut, Dār al-albāb, s.d. (in margine, come di consueto, ad al-Qazwīnī).
  • al-Jāhiz, Kitāb al-hayawān, ed. Hārūn, Il Cairo, Mustafa al-Bābī al-Halabī, 1967.
  • Virginia Vacca, "Appunti su un trattato arabo di ginnologia", in: Studi e materiali storici e religiosi (Studi in onore di Alberto Pincherle), 38 (1967), II, pp. 646-54.
  • Claudio Lo Jacono, Di alcune particolarità dei "ĝinn", in: Un ricordo che non si spegne. Scritti in memoria di Alessandro Bausani, Napoli, Istituto Universitario Orientale, 1995, pp. 181-204.
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