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Kharigismo - Wikipedia

Kharigismo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il Kharigismo è un ramo dell'Islam, distaccatosi dagli altri all'epoca del quarto califfo ʿAlī ibn Abī Tālib, in stretta correlazione con l'insurrezione del governatore di Siria ibn Abī Sufyān che reclamava giustizia per la morte di ʿOthmān ibn ʿAffān, suo stretto parente, e che si opponeva verosimilmente alla deposizione disposta ai suoi danni da ʿAlī.

Lo scontro armato scoppiato a Siffīn (Siffīn) fu bloccato da un gruppo di seguaci di ʿAlī che vollero si rispondesse positivamente alla richiesta dei sostenitori del governatore, che pare stesse soccombendo. Costoro invocarono infatti nel corso della battaglia una risoluzione "pacifica" del dissidio mediante un arbitrato fra le parti, che evitasse il proseguire della guerra civile e lo spargimento di sangue di credenti.

Nel corso della notte, però, tali seguaci del califfo tornarono sulla loro decisione perché convinti che solo la battaglia avrebbe permesso di decidere chi fosse dalla parte della ragione: se Muʿāwiya che marciava in armi contro l'autorità costituita per ottenere giustizia o il califfo che, per quanto tiepido nel rintracciare i mandanti dell'assassinio di |ʿOthmān, era pur sempre il "Comandante dei Credenti". Il "giudizio di Dio" che essi avevano quindi dapprima accondisceso a ricercare, fu da essi stessi considerata una ribellione contro il califfo da parte di persone che in quel modo non potevano essere più considerate musulmane e di cui era quindi lecito "versare il sangue".
Il loro slogan divenne pertanto Lā hikma illā li-llāh ("a Dio solo spetta il giudizio") e da qui provenne anche l'altro loro nome di "Muhàkkima" (Quelli del giudizio [di Dio]).

Il califfo tuttavia non volle accedere a questa nuova richiesta, avendo perso l'iniziativa e vedendo i suoi soldati demotivati cosicché quel gruppo di suoi iniziali sostenitori - scandalizzato dalla rinuncia di 'Alī al suo dovere di guidare al bene i musulmani e contrastare il male - decise di abbandonare le file del suo esercito e di recarsi nella cittadina di Harūra (da cui il nome di Haruriti preso dagli scissionisti) per discutere sul da farsi.

Era nata la prima riflessione teologica all'interno della Umma islamica, nemmeno 30 anni dopo la morte del profeta Muhammad perché il quesito di fondo era in fin dei conti quello della qualifica del musulmano e se un musulmano che si fosse messo dalla parte dell'errore (come un ribelle alla legittima autorità califfale), e che quindi fosse un peccatore, potesse a buon diritto essere considerato ancora membro della Umma islamica o un apostata.

La loro risposta infine fu che il peccatore dovesse essere considerato decaduto dalla qualità di musulmano e, come murtadd (apostata) ne fosse lecito l'uccisione. Si orientava in tal modo il movimento a un radicalismo ideologico e politico che, malgrado un corposo afflato sociale in grado di affascinare chi si sentiva a qualsiasi titolo discriminato dalle autorità arabo-islamiche, condannerà il movimento a esser minoritario e spesso periferico.

I fuoriusciti dall'esercito califfale abbandonarono infine Harura - e da qui sembra sia venuta loro la denominazione di "Kharigiti" [in arabo Khawārij, dal verbo kharaja "uscire" - mentre secondo altri storici il termine sarebbe derivato dal loro avere abbandonato l'esercito alide, o anche l'aver propugnato l'attacco (kharaja vuol dire infatti anche "uscire all'attacco").

Tanto ʿAlī quanto Muʿāwiya avevano a loro giudizio gravemente sbagliato e non potevano quindi essere più considerati appartenenti alla Comunità islamica. Di conseguenza era perfettamente lecito ucciderli e di fatto quello divenne il loro obiettivo, diventando acerrimi avversari sia degli alidi (più tardi sciiti) sia dei seguaci di Muʿāwiya (che più tardi furono considerati omogenei al ramo prevalente dell'Islam che fu chimato sunnismo).

Nel tempo il Kharigismo si differenziò in una serie di frange più o meno oltranzistiche (sufriti, azraqiti, najjadāt, ibaditi) che arrivarono talora a prevedere la pena di morte anche per i parenti di quanti essi ritenevano apostati ma che ebbero anche una forte capacità innovativa, accettando ad esempio, come gli Shabībiyya, la guida politica e militare di una donna.

Un tratto infatti caratteristico del loro pensiero era quello che - alla ricerca di chi fosse il buon musulmano (condannato però sempre a non peccare per non perdere la sua qualifica e la vita) e l'irreprensibile e miglior musulmano, unico in grado di diventare il loro Imām - non si chiedesse altro che l'eccellenza morale, a prescindere dalla razza e dallo statuto giuridico personale (si diceva che potesse diventare Imām anche uno schiavo negro, con una punta d'involontario razzismo) e, come nel caso menzionato, dal sesso.

Attualmente del Kharigismo sopravvive la sola frangia ibadita, tanto moderata (e per questo sopravvissuta) da essere praticamente indistinguibile dai restanti musulmani salvo che per il particolare richiamo alla preghiera (adhan|adhān) che usano. Sono presenti nel Sultanato dell'Oman e in alcune parti del Nordafrica: la regione dello Mzab in Algeria, il Gebel Nefusa in Tripolitania (Libia) e nell'isola tunisina di Jerba.

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