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Erodoto - Wikipedia

Erodoto

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Ritratto di Erodoto
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Ritratto di Erodoto
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«Poiché, se si proponesse a tutti gli uomini di fare una scelta fra le varie tradizioni e li si invitasse a scegliersi le più belle, ciascuno, dopo opportuna riflessione, preferirebbe quelle del suo paese: tanto a ciascuno sembrano di gran lunga migliori le proprie costumanze.»
(Erodoto, Storie - libro III, 38)

Erodoto, in greco Ἡρόδοτος, Herodotos (Alicarnasso 484 a.C. ca. - Turi 425 a.C. ca.). Storico greco famoso per aver descritto paesi e persone da lui conosciute in numerosi viaggi. In particolare ha scritto a riguardo dell'invasione persiana in Grecia nell'opera Storie (Ἰστορἴαι Istoriai).

Indice

[modifica] Biografia

Nato da una famiglia aristocratica di Alicarnasso, in Asia minore, con sangue per metà greco e per metà asiatico. La madre, Dryò, era infatti greca mentre il padre, Lyxes, asiatico. Visse così nella sua città di nascita sino a quando, dopo aver partecipato ad una sollevazione contro il tiranno Ligdami, fu costretto all'esilio sull'isola di Samo. Ritornò in patria intorno al 455 a.C. vedendo così la cacciata, forse collaborandovi, di Ligdami. Dopo poco tempo partì per viaggi che gli permisero di visitare gran parte dei luoghi toccati dal Mediterraneo orientale, in particolar modo l'Egitto. Soggiornò a lungo ad Atene intorno all'anno 447 a.C., dove conobbe Pericle e Sofocle, per poi stabilirsi nella colonia greca di Turi (in Magna Grecia), alla cui fondazione collaborò, intorno al 444 a.C.. La tradizione vuole che morisse negli anni successivi allo scoppio della Guerra del Peloponneso, convenzionalmente nel 425 a.C., nella città di Turi. In realtà luogo, data e circostanze della sua morte rimangono ancora sconosciute.

Poco altro si sa della vita privata dello storico.

[modifica] L'opera

È ritenuto il "padre della storia" in quanto, nella sua opera delle "Storie" che in greco significa inchiesta, cerca di individuare le cause che hanno portato alla guerra fra le poleis unite della Grecia e l'impero persiano ponendosi in una prospettiva storica utilizzando l'inchiesta e diffidando degli incerti resoconti dei suoi predecessori. Altresì è considerato anche il "padre dell'etnografia" grazie alle sue descrizioni dei popoli cosiddetti barbari (Persiani, Egiziani, Medi e Sciti) che, seppur con molte inesattezze, mostrano un pensiero aperto ed una grande capacità d'osservazione. Questa apertura mentale e curiosità verso culture non greche può essere spiegato pensando al luogo di nascita dello storico. Alicarnasso era, infatti, una città greca dalle varie tradizioni ed in forte contatto con il mondo barbaro.

L'opera è divisa in 9 libri: si tratta di una divisione operata dai grammatici alessandrini (in età ellenistica, III sec. a.C.).

I primi quattro libri sono suddivisi in:

  • introduzione mitologica (arcaiologhia)
  • logos lidico (dove si parla del re Creso e si fa quindi riferimento colonie greche assoggettate (560 a.C.))
  • logos persiano
  • logos egizio
  • logos scitico
  • logos libico

Il quinto libro parla della rivolta ionica alla dominazione lidico-persiana.

Gli ultimi quattro libri parlano delle guerre persiane.

Il racconto è fatto secondo la modalità narrativa arcaica, poiché segue i criteri di ciclicità (ring composition) e associazione periferica.

La lingua usata è lo ionico puro con delle commistioni arcaizzanti e degli atticismi, ma, con ogni probabilità, si tratta di bellurie aggiunte dai filologi alessandrini.

[modifica] La questione erodotea

Poiché l'opera originale di Erodoto fu rivista ed espunta arbitrariamente dai grammatici alessandrini, i filologi e gli studiosi di letteratura greca si sono posti il problema di individuare la struttura e il carattere originali dell'opera.

Le premesse sostanziali su cui si fonda il dibattito riguardano le discrasie prospettiche e il frammentismo storico che coinvolgono l'intera opera erodotea.

Una prima ipotesi sistemerebbe l'opera mettendo prima le guerre persiane e poi i λογόι (discorsi) introduttivi.

Jacobi, nel 1913, ipotizzò che in origine l'opera fosse stata composta in chiave acroamatica (destinata cioè alla pubblica lettura, in discorsi separati) e che poi Erodoto, venuto a contatto con l'ideologia periclea, abbia fuso assieme tutti i vari discorsi.

De Sanctis teorizzò invece che Erodoto avesse raccontato la storia dal punto di vista dei Persiani e che, di conseguenza, abbia presentato i vari popoli da essi incontrati.

Infine, l'ipotesi unitarista afferma che Erodoto raccontò la storia delle colonie greche secondo un'ottica universalistica, rappresentando lo scontro fra Oriente e Occidente. I sostenitori di tale ipotesi mettono in luce l'episodio iniziale dell'opera, l'assoggettamento delle colonie greche da parte di Creso (560 a.C.), e l'episodio finale, la liberazione di Sesto, ultima città greca in mano ai Persiani.

[modifica] Il pensiero di Erodoto

Per capire bene la grande rivoluzione operata da Erodoto, considerato, secondo il luogo comune, come padre della storiografia, bisogna fare alcune premesse. Innanzitutto il concetto di storia in antica Grecia era leggermente diverso da quello che noi intendiamo oggi: ossia una sequenza cronologica di avvenimenti descritta in modo obiettivo e con metodo scientifico. In Antica Grecia, infatti, la storia era considerata anzitutto come magistra vitae. La finalità di Erodoto era quindi, come è possibile notare anche dalla premessa, di raccontare «gesta degli eroi», anche se poi tale premessa sarà solo parzialmente mantenuta. Quindi l'ottica con la quale Erodoto considera gli avvenimenti, i valori della storia e le azioni umane è analoga a quella dominante nel mondo dell'epos (epica), in cui gli uomini agivano spinti da quello stesso desiderio di gloria e di ricordo che lo storico considera nel proemio il fine ultimo della sua fatica. Nonostante attinga da questo materiale e soprattutto sia influenzato dall'elegia guerresca e gnomica - si ricordi a tal proposito la figura del cittadino combattente pronto al sacrificio della vita per il bene della collettività proposta da Callino e Tirteo - ed anche dalla logografia (un termine che significa propriamente "scrittura in prosa", i cui autori raccolsero in opere organicamente strutturate descrizioni di paesi stranieri, leggende locali eroiche, etc.), Erodoto sarà il primo che cercherà un elemento ordinatore nella sua ricerca, che evidenzia nel rapporto causa-effetto. La storia non è considerata da Erodoto come una semplice serie di avvenimenti che si susseguono nel tempo, ma come un insieme di fatti collegati fra loro da una rete di rapporti logici, complessa, ma comunque ben intelligibile.

I principi chiave su cui si fonda la metodologia erodotea sono:

  • ἀκοή: ho sentito
  • ὄψις: ho visto
  • γνώμη: ho ragionato

Erodoto dichiara quindi espressamente che lui ha un metodo e che i suoi racconti sono veridici. In realtà Erodoto accosta in maniera asistematica dati autentici a fatti palesemente fabulosi: il fine era quello di far divertire gli spettatori. Erodoto è quindi ancora a una via di mezzo fra il logografo e lo storico: è un narratore. Si può tuttavia ritenere Erodoto il padre della storiografia perché ci sono degli assunti metodici corretti. E' però fondamentale tenere ben presente le finalità epico-narrative, la scarsa criticità e la quasi totale assenza di ricerca scientifica delle fonti.

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«...Questa è l'esposizione dell'indagine di Erodoto di Alicarnasso, affinché le imprese degli uomini non siano cancellate con il tempo, né le gesta grandi e famose compiute sia dai Greci che dai barbari rimangano senza gloria; inoltre per chiarire la causa per cui guerregiarono tra loro..."»
(Erodoto, Storie, Prologo)

Erodoto introduce nel suo pensiero anche quella che noi oggi potremmo chiamare filosofia della storia. Secondo Erodoto, infatti, protagonista della storia è la divinità, che è garante dell'ordine universale ed è quindi una divinità conservatrice. Nell'attimo stesso in cui l'ordine viene compromesso la divinità interviene, in base a quel principio che l'autore definisce come φθόνος τῶν θεῶν (invidia degli dei). Tale principio filosofico si basa su una concezione arcaica della divinità: nella Grecia antica, gli dèi possedevano attributi piuttosto "umani", ed erano piuttosto gelosi della propria gloria e del proprio potere. L'uomo che ottiene troppa fortuna, dunque, incorre nella loro φθόνος, invidia, e viene conseguentemente ucciso o privato della propria gloria. Egli deve quindi adeguarsi alla loro volontà, cercando di capirla con le divinazioni, gli oracoli e l'oneiromanzia (interpretazione dei sogni). Quella di Erodoto non è degradazione cabalistica, ma è uno schema mentale di asservimento alla divinità, tipico dell'età arcaica.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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