Arquata del Tronto
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«Che alcuno non se parta della terra d' Arquata e suo contado con animo de non ritornare a detta terra.»
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(Così recita lo Statuto di Arquata del 1574, libro I - Rubrica XLV)
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Arquata del Tronto | |||
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Immagine:Arquata del Tronto-Stemma.png | |||
Stato: | Italia | ||
Regione: | Marche | ||
Provincia: | Ascoli Piceno | ||
Coordinate: |
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Altitudine: | 777 m s.l.m. | ||
Superficie: | 92,56 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 15,34 ab./km² | ||
Frazioni: | vedi elenco | ||
Comuni contigui: | Accumoli (RI), Acquasanta Terme, Montegallo, Montemonaco, Norcia (PG), Valle Castellana (TE) | ||
CAP: | 63043 | ||
Pref. tel: | 0736 | ||
Codice ISTAT: | 044006 | ||
Codice catasto: | A437 | ||
Nome abitanti: | Arquatani | ||
Giorno festivo: | 27 agosto | ||
Arquata del Tronto è un comune di 1.420 abitanti (2005) della provincia di Ascoli Piceno (Marche). Regolus Tebaldescus Arquate Potestas (Regolo Tebaldeschi Arquata Potestà) com’è detto nello stemma comunale.
[modifica] Toponimo
Il nome Arquata si deve al latino Arx, rocca o luogo fortificato.
[modifica] Geografia
Nell'alta valle del fiume Tronto, sorge alla base del versante sinistro dello stesso, sotto le cime dei Monti Sibillini. Dista circa 30 Km dal capoluogo di provincia Ascoli Piceno, ha un’estensione superficiale di circa 92 Kmq, spazia dai 590 m a 2478 m s.l.m. di altitudine e si estende nell'estremo sud-occidentale della Regione Marche confinando con ben 3 regioni: Abruzzo, Lazio e Umbria.
É l’unico comune d’Europa racchiuso all’interno di due Parchi Nazionali, il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga a Sud e il Parco Monti dei Sibillini a nord.
Il paesaggio è caratterizzato da pareti scoscese, dall’avvicendarsi di boschi e pendii, da ampie balconate naturali da cui l’occhio spazia su verdi campi o può scorgere da un lato le vette del Gran Sasso e dall'altro la maestosa parete del Monte Vettore e altre cime dei Monti Sibillini.
[modifica] Storia
Della sua origine si hanno notizie incerte, studiosi la riconducono all’antica Surpicanum messa tra le due "Statio" della Tavola Peutingeriana, Ad Martis e Ad Aquas.
Si pensa che fosse un paese dei Sabini e che più tardi divenne dei Romani. Citazioni della terra Arquata si trovano nel sec. XI. L’Abate Berardo III di Farfa (1099-1119) sottoscrive un documento con cui acquista il castello e tutto il suo contado. Successivamente Enrico V di Sassonia dichiarava il possesso di un convento nel territorio di Arquata. Nel XIII secolo si proclamò Libero Comune.
Raggiunse il suo massimo splendore nella prima metà del XV sec. per volere della regina Giovanna II d'Angiò di Napoli, incoronata da Papa Martino V. La sovrana risedette nella Rocca dal 1420 al 1435. Da questo deriva la definizione di "Castello della Regina Giovanna" e una leggenda vuole che il suo fantasma si aggiri, ancora oggi, per le stanze della fortezza.
Ascoli, interessata ai territori dell’alta valle del Tronto, nel 1255 condusse la città ad un importante trattato con Norcia. Nel 1251 Ascoli era stata costretta "a fabricar negli Appennini un Forte per guardia dei confini occidentali affin di cautelarsi dalle scorrerie dei norcini". Amatrice e Castel Trione dettero il loro contributo e Norcia cedette ad Ascoli: Arquata, Accumoli, Tufo, Rocchetta e Capodacqua.
Nel 1255 Arquata è soggetta al dominio ascolano e nel 1256 Papa Alessandro IV ordinò al Rettore della Marca di stanziare una somma per la città di Ascoli Piceno al fine di ponteziare le strutture difensive sparse nel suo territorio, tra cui Arquata.
In pieno periodo Comunale, nel 1293, Arquata insieme con altri comuni, quali Montemonaco e Colloto di Manilia, rinnovò i patti di fedeltà (o di vassallaggio) alla città di Ascoli, garantendo un contingente di 50 armati in caso di guerra e la partecipazione al palio delle festività (Quintana) e alle celebrazioni in onore di Sant'Emidio. Questo patto di alleanza fu rinnovato ancora nel 1317 e nel 1337. In questo periodo godette di ampia autonomia.
Nel 1397, periodo della Guerra Atriana, Arquata divenne una roccaforte di Norcia e dei Ghibellini ascolani. In seguito, la città di Ascoli cinse d’assedio la rocca e la espugnò.
Nel 1429 Papa Martino V cedette Arquata e il suo comprensorio a Norcia.
Nel 1440 Il castello di Arquata non più soggetto di contese ebbe il suo Primo Statuto.
Nel 1466 scoppiò una nuova guerra tra Ascoli e Norcia ed entrambe le città miravano a ristabilire il controllo della fortificazione che domina la Salaria.
Gli ascolani al seguito del comandante Ficcadenti assalirono ed espugnarono Arquata. I danni furono notevoli e il Cardinale di San Marco ritenne necessari interventi di restauro.
La rocca fu dominata nuovamente dai norcini e nel 1480 Ascoli ne rivendicò nuovamente il possesso.
Nel 1564 ebbe luogo un nuovo restauro del fortilizio. Nel 1703 la Rocca subì danni a causa del terremoto e fu ristrutturata durante il periodo del Regno Italico.
A seguito dell’invasione francese, 1809, la prefettura di Norcia decadde e Arquata fu assoggettata a Spoleto, allora capoluogo del Dipartimento del Trasimeno. In quel periodo fu capoluogo di cantone, fu restaurata la Rocca e armata di piazzuole di artiglieria. Fu dotata di una guarnigione permanente e divenne il terzo fortilizio del Dipartimento con le Rocche di Perugia e Spoleto.
Dopo la caduta di Napoleone, il Governo Pontificio della restaurazione, la levò all’Umbria, e la incorporò nella delegazione di Ascoli Piceno partecipando alla giurisdizione pretoriale nel 1832.
[modifica] Frazioni
Borgo di Arquata, Camartina, Capodacqua, Colle di Arquata, Faete, Pescara del Tronto, Piedilama, Pretare, Spelonga, Trisungo, Tufo, Vezzano.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Luoghi di interesse
[modifica] La Rocca
La Rocca è una fortificazione duecentesca, dominatrice della vallata, sovrasta con le sue torri la Strada Consolare Salaria (spina dorsale del territorio e del collegamento con Roma), il fiume Tronto (che separa la Catena dei Sibillini dai Monti della Laga). Ha proporzioni eleganti ed equilibrate, torri elevate in diversi periodi per incrementare la difendibilità del luogo.
Arquata è un tipico esempio di architettura duecentesca dell’Appennino umbro marchigiano. Una vera e propria città fortezza dall’aspetto compatto, isolata ed austera.
Le strutture edilizie che contribuiscono a formare l’intero corpo della Rocca, in pietra arenacea, hanno realizzato, in periodi diversi, il suo sviluppo funzionale. Quello che vediamo è il risultato di vari interventi protrattisi fino al XV sec. compreso.
La costruzione del castello fu iniziata intorno XI-XII sec. e come primo elemento fu innalzato il torrione, alto circa 12 m, di pianta esagonale, coronato da caditoie (aperture sul pavimento di strutture aggregate all’edificio, da cui si gettavano proiettili al nemico) e merli a coda di rondine. La cinta muraria, parzialmente arrivata ai nostri giorni, si sviluppava verso nord per circa 70 m, eretta con lo scopo di chiudere il lato scoperto del colle. Un percorso collegava il torrione al paese dal lato orientale.
Successivamente, tra il XIV ed il XV sec. si costruì la torre esposta a nord, questa è a base quadrata, il suo lato è di 7 m, raggiunge i 24 m di altezza. Questo è, sicuramente, l’elemento più imponente della fortificazione, con una doppia cinta muraria si raccorda tuttora al torrione esagonale. C’è un cammino di ronda, sostenuto da archetti, che delimita una piazza interna di m 21x24. All’interno del piazzale sorgevano le abitazioni che gli arquatani utilizzavano per mesi chiusi all’interno della Rocca.
L’ultimo elemento della Rocca ad essere costruito fu il torrione, a base circolare, diametro di 10 m, altezza 12 m, sul lato sud-ovest. Oggi, di questo, si vedono solo le mura di fondazione. La sua altezza era al livello della merlatura e serviva ad alloggiare l’artiglieria. Le sue porte di accesso erano dislocate intorno alle strutture principali del paese, quali il palazzo nobiliare, la piazza e la chiesa.
Restaurata negli anni '20 del Novecento, nel (1966) ha subito nuovi interventi conservativi.
[modifica] La Porta di Sant’Agata
Il piccolo borgo di Arquata del Tronto era circondato da mura che avevano delle porte di accesso al paese. La Porta di Sant’Agata è l’unica giunta fino ai nostri giorni. Isolata rispetto al contesto urbano, in mezzo ad una rigogliosa vegetazione, è raggiungibile tramite una scalinata.
Ben conservata si compone di due soli corpi di fabbrica, di semplice architettura, con altezze diverse, realizzati in conci irregolari di pietra arenaria locale. Gli unici conci regolari presenti sono quelli che compongono l’arco a tutto sesto della costruzione più bassa. Sotto di essa passava la strada che raggiungeva Spelonga passando per Colle Piccione.
Nelle sue immediate vicinanze, nascoste tra la vegetazione si osservano i resti delle mura che circondavano Arquata.
Posizionati sulla facciata esterna della porta, rispetto al borgo, si evidenziano murati due stemmi del secolo XVI. Quello alloggiato sopra l’arco, verso il lato sinistro, a forma di scudo, raffigura un’aquila fissante un sole movente dal cantone sinistro dello scudo stesso. Questo simbolo appartenne alla famiglia norcina dei Quarantotto. L'altro, sempre inciso su pietra, propone un cassero merlato alla ghibellina, con torre centrale e un sinistrocherio che esce dalla base della torre ed impugna una spada alta in palo. Questo probabilmente appartenne alla famiglia norcina dei Passerini.
[modifica] Chiesa della SS. Annunziata
La Chiesa della Santissima Annunziata è la chiesa parrocchiale di Arquata del Tronto.
Si trova all’interno del paese lungo la via che porta alla Rocca.
Di dimensioni modeste ha una facciata molto semplice con un importante portale scolpito in pietra arenaria.
Il suo interno è costituito da un unico ambiente dove si trovano altari lignei e una cantoria.
Sulla parete di fondo si trova collocata una tela dell’Annunciazione del 1500.
Il vero pezzo di pregio di questa chiesa è il Crocifisso ligneo policromo, del 1400, posto sul capitello di tufo, risale al secolo XIII ed è la più antica statua sacra delle Marche.
Esso per le sue dimensioni è idealmente collocabile al centro di un quadrato di metri 1.45 per 1.45.
Ha uno spessore medio di 20 centimetri e si presenta come un’opera policroma con evidenti riferimenti allo stile bizantino.
Il suo rivestimento pittorico è molto preciso e, secondo alcuni, riferibile all’arte spoletina del XII secolo e XIII secolo.
Raffigura, come avveniva nell’arte popolare del tempo, un rigido Cristo crocifisso con braccia distese e arti inferiori paralleli. Fu realizzato da due frati benedettini, Raniero e Bernardo, che lo firmarono alla base.
Sul capo di Gesù c’è una corona in argento sbalzato, ex voto degli abitanti di Arquata,reca inciso: "ARQUATA COLERAE MORBO SERVATA SALVATORI SUO D.D. 1855"
Il crocifisso è sempre stato particolarmente venerato dagli arquatani e non solo.
Ancora oggi è portato per le vie del paese in processione solenne.
[modifica] Chiesa di San Francesco
Nella frazione Borgo di Arquata si trova la chiesa di San Francesco, essa fa parte del complesso del convento di San Francesco.
Di origine romanica, a due navate, conserva un portale del Cinquecento, cantoria, pulpito e altari lignei del XVI-XVII secolo.
All'interno vi è conservata anche la cosiddetta "Sindone di Arquata".
Durante i lavori di restauro, del 1980, si trovarono sotto lo strato di intonaco esterno della facciata ben due bassorilievi, di pietra arenaria, del X secolo.
Il primo mezzo tondo è un lavoro piuttosto ricercato, finemente scolpito e particolareggiato, esso raffigura la Madre di Dio e il Sacrificio del Cristo per la redenzione dell’umanità. L’ umanità è rappresentata da piccole figure antropomorfe in basso.
Il secondo bassorilievo reca scolpito un angelo che stringe nelle sue mani una bilancia. Il significato di questa rappresentazione è il riferimento al Giudizio Universale e alla pesatura delle anime.
Questi due rinvenimenti, attualmente, sono posizionati all’interno della parete della facciata della chiesa, mantenendo le stesse caratteristiche di altezza della primaria collocazione sulla parete esterna d’ingresso, dove furono trovati.
L’ambiente interno della chiesa è suddiviso in due navate con colonne, a base quadrata, realizzate in conci di pietra.
Il soffitto è interamente in legno a cassettoni, attribuiti alla scuola di Norcia, quest’ultimi si presentano di forma quadrangolare con una decorazione circolare centrale a rilievo.
Decorazioni di legno sono presenti in buona parte della chiesa, risalgono al secolo XVI e al secolo XVII.
Di meritevole interesse è la cantoria lignea, collocata all’ingresso dell’interno della chiesa, sostenuta da una colonna in pietra arenaria, a base ottagonale liscia, sormontata da un elegante capitello quadrangolare scolpito con decorazione a foglie.
Vi è anche un pregevole pulpito ligneo poggiato su colonne tortili, anch’esse in legno.
Sulla parete di fondo un bel coro ligneo, del 1400, è arricchito, in alto, da un crocifisso. Da non trascurare l’altare dedicato a San Carlo Borromeo, adoratore della Sacra Sindone, di cui la copia estratta è posizionata a fianco.
A destra è presente un altare realizzato in stucco dedicato alla Madonna del Rosario.
Nella parete di sinistra, in una nicchia scavata, si scorge l’affresco, del 1527, di contesa attribuzione fra la scuola di Cola d’Amatrice e la scuola di Norcia, raffigurante la Madonna con Bambino e due Santi.
Due statue si aggiungono alle opere presenti nella chiesa, San Francesco, realizzato in terracotta e legno, del secolo XV e Sant’Antonio da Padova, posizionato all’interno di un’edicola votiva del XVI secolo.
[modifica] La Sindone di Arquata del Tronto
In pochi sanno che in questa chiesa di questa remota località appenninica si trova una copia della Sacra Sindone custodita a Torino. La copia è identica all'originale con in più impressa una scritta "extractum ab originali" che sta a significare che è appunto tratta dall'originale anche se non svela come questa copia sia stata realizzata. Esiste una pergamena datata 1 maggio 1655, rinvenuta durante i lavori di restauro, nella quale vi è descritto che nel 1655 su petizione del vescovo Bucciarelli, alla presenza di una commissione appositamente incaricata, un lenzuolo di lino di egual misura è stato fatto combaciare con il lenzuolo della Sindone e che, a seguito di questa operazione, sul nuovo telo vi è rimasta impressa l'immagine del tutto simile. Come questo possa essere avvenuto rimane un mistero. Un decalco fatto con tecniche a noi sconosciute? Di sicuro è un bene molto prezioso per i credenti in quanto ricavato per contatto diretto con il sudario che avvolse Cristo nel sepolcro.
Sulla necessità per la Chiesa di fornirsi di una copia della Sindone, la teoria più fondata sarebbe quella secondo la quale ci si volesse tutelare da possibili incidenti che potessero accorrere all'originale che, oltre tutto, era in possesso non della Chiesa ma dei Savoia. L'aver posto la copia in un luogo così remoto conforta la tesi secondo la quale questa volesse essere una sorta di "copia di sicurezza".
Qui i francescani l'hanno custodita gelosamente per secoli, limitando le ostensioni e le processioni a casi eccezionali (l'ultima volta in occasione della seconda guerra mondiale). La reliquia, in perfetto stato di conservazione, è ora protetta da atti vandalici o da possibili furti ed è permanente esposta all'interno della chiesa.
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Aleandro Petrucci dal 28/05/2006
Centralino del comune: 0736 809122
[modifica] Bibliografia
- Statuto di Arquata del 1574, libro I - Rubrica XLV
- Bernardo Carfagna, Rocche e castelli dell'ascolano, Edizione La Sfinge Malaspina - Ascoli Piceno, Stampa Editoriale Eco srl-S. Gabriele (TE), 1996, pp. 59-69;
- N. Galiè e G. Vecchioni, Arquata del Tronto, Società editrice Ricerche s.a.s. Via Faenza 13, Folignano (AP), Stampa D’Auria Industrie Grafiche s.p.a., Sant’Egidio alla Vibrata (TE), Edizione marzo 2006, pp. 18, 44, 52-55, 57, 80-87, 96-97;
- Adalberto Bucciarelli, Dossier Arquatano, Grafiche D’Auria di Ascoli Piceno, febbraio 1982, pp 7, 13, 48-53;
[modifica] Altri progetti
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[modifica] Collegamenti esterni
- Arquata del Tronto Portale Informativo del Comune di Arquata del Tronto
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