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Ancona - Wikipedia

Ancona

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Panorama di Ancona dal mare


Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Ancona
Portale:Portali Visita il [[Portale:{{{portale}}}|Portale {{{portale}}}]]
Stato: Italia
Regione: Marche
Provincia: Ancona
Coordinate:
Latitudine: 43° 37′ 57′′ N
Longitudine: 13° 31′ 40′′ E
Mappa
Altitudine: 16 m s.l.m.
Superficie: 123,71 km²
Abitanti:
101.690 2006
Densità: 823,39 ab./km²
Frazioni: Vedi elenco 
Comuni contigui: Agugliano, Camerano, Camerata Picena, Falconara Marittima, Offagna, Osimo, Polverigi, Sirolo
CAP: 60100
Pref. tel: 071
Codice ISTAT: 042002
Codice catasto: A271 
Nome abitanti: anconetani, anconitani 
Santo patrono: San Ciriaco 
Giorno festivo: 4 maggio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Ancona vista dal porto
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Ancona vista dal porto
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«Ad Ancona bisogna arrivarci alle tre del pomeriggio, e con il sole. La città sembra allora una zebra; strisce fonde e scure di vicoli si alternano con fasce abbaglianti e trasversali. Un paio di finestre dal riflesso stralucente fanno gli occhi. Poi se passa una nube, la zebra si muta in un cammello inginocchiato, e si aspetta di vederlo alzare da un momento all'altro, col baldacchino di San Ciriaco sulla gobba, il santo che si sporge vestito di rajah»
(Dino Garrone, Mito di Ancona in Sorriso degli Etruschi)

Ancona /aŋˈkona/ è un comune di 101.690 abitanti [1], capoluogo della omonima provincia e della regione Marche.


Indice

[modifica] Geografia

Per approfondire, vedi la voce Geografia di Ancona.

Slanciata verso il mare, la città sorge su un promontorio a forma di gomito piegato, che protegge il più ampio porto naturale dell'Adriatico centrale. Il nome stesso della città ricorda la sua posizione geografica: "ankon" in greco significa gomito, e così la chiamarono i Greci, che fondarono la città nel 387 a.C.. L'origine greca di Ancona è ricordata dall'epiteto con la quale è conosciuta: la "città dorica".

Ancona è caratterizzata dalla posizione a picco sul mare, dal centro ricco di storia e di monumenti, dai parchi semi-urbani ben conservati e dai meravigliosi dintorni. I rioni storici, arrampicati su varie colline, si affacciano sull'arco del porto come intorno al palcoscenico di un teatro. Dal suo porto partono ogni anno circa un milione di viaggiatori diretti soprattutto in Grecia e Croazia, ma anche in Albania, Turchia e Montenegro; è infatti il primo porto adriatico per numero di imbarchi, e uno dei primi per le merci e per la pesca.

La città di Ancona sorge nella costa dell'Adriatico centrale su un promontorio formato dalle pendici settentrionali di monte Conero o Monte d'Ancona (572 m s.l.m.). Questo promontorio dà origine ad un golfo, il Golfo di Ancona, nella cui parte più interna si trova il porto naturale. Il luogo dove sorge Ancona rientra nella zona ad alta sismicità.

La città possiede varie spiagge; la più centrale è quella del Passetto, tipica spiaggia di costa alta, ricca di scogli, tra i quali la Seggiola del Papa (uno dei simboli della città), lo scoglio del Quadrato, molto apprezzato per la possibilità di tuffarsi nell'acqua profonda. A Nord del porto le costa è bassa. In questa zona da ricordare è la spiaggia di Palombina, sabbiosa, di carattere urbano e con un'aria vivacemente popolare, in vista del golfo dorico e bordata dalla linea ferroviaria.

Il mare visto dalle colline
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Il mare visto dalle colline

Il territorio cittadino è caratterizzato da un'alternanza di fasce collinari e di vallate. La fascia di colline più settentrionale, affacciata direttamente sul mare, comprende il Colle Guasco sul quale svetta il Duomo, il Colle dei Cappuccini con il Faro, Monte Cardeto con le sue fortificazioni immerse nel verde del parco omonimo. Più a Sud si trova la vallata un tempo detta Piana degli Orti, oggi attraversata dai tre corsi principali e dal Viale della Vittoria. A Sud di questa vallata c'è poi la seconda fascia collinare, con il colle Astagno, sul quale sorge la Cittadella, un grande polmone verde all'interno della città. Il colle di Santo Stefano, con il parco del Pincio, Monte Pulito, con la sede dell'Ammiragliato, Monte Pelago, con il piccolo osservatorio astronomico, ed infine il Monte Santa Margherita, a picco sul mare, occupato nelle sue pendici Nord dal parco del Passetto. La vallata che si trova ancora a Sud è costituita da Valle Miano e dal Piano San Lazzaro, occupato dal quartiere omonimo, il solo pianeggiante della città. Ancora a Sud la fascia di colline periferiche e infine la vallata dei Piani della Baraccola.

Molte sono le vie di comunicazione verso Ancona. La città, infatti, è attraversata dall'autostrada e dalla rete ferroviaria. Vicino sono situati il porto marittimo e l'aeroporto.

[modifica] Storia

Per approfondire, vedi la voce Storia di Ancona.

L'attuale zona centrale di Ancona ospitava alcuni insediamenti già nell'Età del Bronzo e nell'Età del Ferro ma fu nel 387 a.C. che un gruppo di greci esuli da Siracusa, attratti dal grande porto naturale, fondarono la città sul colle Guasco.

All'arrivo dei Romani nelle Marche le popolazioni locali cercarono inizialmente una convivenza pacifica e Ancona attraversò un periodo di transizione tra la civiltà greca e quella romana, anche dal punto di vista linguistico. Dal 113 a.C. Ancona può considerarsi città romana, pur orgogliosa delle proprie origini greche. I Romani consideravano Ancona l'accesso d'Italia da Oriente e quindi la sede naturale dei commerci con la Dalmazia, L'Egitto e l'Asia. Comprendendo l'importanza strategica e commerciale che aveva Ancona, l'imperatore Traiano fortificò la città e ne ampliò il porto.

Arco di Traiano e Clementino
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Arco di Traiano e Clementino

Alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente Ancona rimase tra i possessi dell'Impero Romano d'Oriente e fece parte della Pentapoli marittima assieme alle città di Senigallia, Fano, Pesaro e Rimini, per difendersi dal tentativo di conquista dei Visigoti, dei Vandali e dei Goti. Dopo un breve periodo sotto il dominio longobardo, nel 774 d.C. la città passò allo Stato della Chiesa.

Con l'istituzione del Sacro Romano Impero la città fu posta a capo della Marca di Ancona, che dopo aver assorbito le marche di Camerino e di Fermo comprese quasi tutta l'odierna regione Marche. A partire dall'anno 1000 la città iniziò un cammino verso l'indipendenza e si scontrò così sia con il Sacro Romano Impero, che tentò ripetutamente di ristabilire il suo effettivo potere, sia con Venezia, che non accettava nell'Adriatico un'altra città marinara.

La forza di Ancona, comunque, era tale che, nel 1137 respinse l'imperatore Lotario II, e nel 1167 anche l'imperatore Federico Barbarossa e nel 1174, quando il Barbarossa inviò ad Ancona il suo luogotenente, l'Arcivescovo Cristiano di Magonza, per sottomettere una buona volta la città la città uscì vittoriosa ancora una volta. La città in seguito partecipò a diverse crociate e nelle lotte fra Papa ed Imperatore del XIII secolo, Ancona fu di parte guelfa.

Nel 1532 Ancona dovette rinunciare all'indipendenza poiché il Papa Clemente VII la incorporò nei domini dello Stato Pontificio. A causa della scoperta dell'America, e della caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi, il centro dei commerci si era ormai spostato dal Mediterraneo all'Atlantico e per tutte le città marinare italiane, compresa Ancona, iniziò un periodo di recessione che durò per tutto il XVII secolo e ebbe sollievo solo con papa Clemente XII, che nel 1732 concesse il porto franco, e l'economia vide una nuova luce.

Nel 1797 l'anno successivo Napoleone occupò la città e proclamò la Repubblica Anconitana, che nel 1798 venne annessa alla Prima Repubblica Romana. Nel 1799, dopo sei mesi di assedio austriaco i Francesi cedettero. La Francia riconquistò la città nel 1801, che dal 1808 entrò nel Regno Italico napoleonico. Tornò a far parte dello Stato Pontificio nel 1815, con la Restaurazione. Il dominio francese aveva lasciato nella città le idee rivoluzionarie di libertà, e questo permise la diffusione della Carboneria; rimase a lungo nella città Massimo d'Azeglio. Ancona partecipò ai moti del 1831-33 che vennero repressi con processi e condanne a morte.

Nel 1849, Ancona si dichiarò libera dal dominio papale e appartenente alla (seconda) Repubblica Romana. Ancona, tornata nelle mani del papa, subì un lungo periodo di occupazione militare austriaca. Dopo l'Unità d'Italia Ancona venne insignita della medaglia d'oro al valor militare per l'eroismo e l'attaccamento agli ideali di libertà e di indipendenza dimostrati nel 1849. Il 29 settembre 1860 le truppe dei generali Cialdini e Manfredo Fanti entrarono vittoriose in Ancona. Nel novembre dello stesso anno un plebiscito ufficializzò l'ingresso di Ancona nel Regno d'Italia.

Durante il ventennio fascista la città di Ancona ebbe un notevole sviluppo urbanistico, ma negli ultimi anni della seconda guerra mondiale Ancona subì numerosissimi bombardamenti da parte delle forze alleate, che dovevano preparare il passaggio del fronte. Il 16 ottobre 1943 un terribile bombardamento colpì la città provocando 165 morti e 300 feriti, ma fu solo il primo di molti altri, ancora più spaventosi. Finalmente il 18 luglio 1944 il generale Wladislaw Anders a capo dell'esercito polacco entrò in Ancona e la liberò dai tedeschi. Nei mesi immediatamente successivi alla fine della guerra in città arrivarono migliaia di profughi dalmati ed istriani, molti dei quali poi si stabilirono in città.

Nei primi decenni del dopoguerra, ci fu la fondazione dell'università, nel 1959 e nel 1967 Giorgio Fuà fondò l'Istituto superiore di studi economici Adriano Olivetti (ISTAO) che si occupa della formazione professionale avanzata dei quadri nella gestione economica delle aziende.

[modifica] Demografia

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Popolazione e lingua

Per approfondire, vedi la voce Dialetto marchigiano.

Il dialetto cittadino, o meglio il "vernacolo" vista la limitata zona di suo utilizzo (circoscritta praticamente alla sola città), appartiene al gruppo umbro-laziale-marchigiano ed è reso assai singolare dagli influssi dovuti agli scambi del porto. Secondo la tradizione il vernacolo anconitano sarebbe nato nel rione Porto, in una piccola piazza ora non più esistente, detta "la Chioga", nella quale si mescolavano tre parlate: quella dei portolotti, quella dei marinai stabilitisi in città e quella dei buranelli, ossia delle famiglie originarie dalla laguna veneta trasferite ad Ancona in cerca di fortuna.

La vitalità del vernacolo anconitano e l'attenzione che esso riscuote sono testimoniate da numerose pubblicazioni e ristampe.

Va segnalata la presenza del Teatro delle Muse, recentemente riaperto dopo un lunghissimo restauro e che già ospita stagioni liriche prestigiose, dell'Università Politecnica e del ricchissimo Museo archeologico nazionale delle Marche.


È molto vivo il teatro in dialetto, che possiede testi classici dell'inizio del XX secolo ancora frequentemente rappresentati. Il repertorio quasi ogni anno si arricchisce di testi contemporanei. La poesia vernacolare è anche molto viva e praticata e vanta tra i suoi scrittori classici Duilio Scandali, Turno Schiavoni, Eugenio Gioacchini e Palermo Giangiacomi, cantori dell'anima popolare della città. Tra i contemporanei è doveroso ricordare il compianto Franco Scataglini, oramai giunto a fama nazionale, nei cui testi risuona un dialetto rivisitato e trasfigurato dalla poesia.

La musica vernacolare, spesso collegata ai testi teatrali, ha come simbolo l'"Inno del portolotto" e dopo un periodo di completo oblio, viene oggi diffusa da alcuni gruppi musicali dediti alla ricerca storica, ma anche alle nuove composizioni, che tengono concerti molto seguiti dalla popolazione.

Dal 1998 è online un sito web dedicato ad Ancona completamente scritto in vernacolo (www.anconanostra.com), che cerca di dare un contributo al mantenimento delle tradizioni popolari; nel sito è presente una corposa rassegna di poeti vernacolari, oltre ad una notevole massa di altre informazioni sulla storia della città, le sue tradizioni, non tralasciando gli aspetti gastronomici.

[modifica] Urbanistica

Ancona è una tipica città policentrica, dato che sono quattro le piazze che giocano un ruolo centrale: Piazza del Papa (del Plebiscito), il cuore dei rioni più antichi; Piazza del Teatro (della Repubblica), punto di unione tra il centro e il porto; Piazza Roma, il centro della zona dei mercati all'aperto e al coperto; Piazza Cavour, la più vasta e alberata, centro dei rioni ottocenteschi. Le ultime tre piazze sono unite da un tridente di corsi paralleli: Corso Mazzini (Corso Vecchio), Corso Garibaldi (Corso Nuovo) e Corso Stamira; sono considerati i corsi principali e la zona tra essi compresa è nota con il nome di "Spina dei Corsi".

Vista di Ancona
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Vista di Ancona

Se quattro sono le piazze centrali e tre sono i corsi, uno solo è il vertice di questa città circondata per due lati dal mare: la sommità del Colle Guasco, sul quale sorge il Duomo, vero punto di riferimento, dato che esso è visibile non solo dal porto e dal centro, ma anche da tutte le colline di periferia; la collina della cattedrale, è il primo segno inconfondibile della città per chi proviene dal Nord o dal mare.

Caratteristica è la presenza di un asse stradale che attraversa tutto il promontorio da Ovest ad Est, da mare a mare: dalle banchine del porto al belvedere sulle rupi del Passetto. Questa direttrice urbana assume vari nomi: nel tratto iniziale è costituita dai tre corsi paralleli già citati, nel tratto finale invece prende il nome di Viale della Vittoria.

Dato che la città si adagia su numerose colline, altra caratteristica è la frequenza con la quale si incontrano salite, scalinate, belvedere e punti panoramici. Tra questi ultimi, i più rinomati sono il piazzale del Duomo, Piazza del Gesù (B. Stracca), la Pineta e la scalinata del Passetto, il belvedere di Capodimonte, quello del Pincio, la lanterna rossa del porto, il Faro Vecchio, gli spalti di Forte Cardeto, e per finire tutti gli "stradelli" che portano al mare da via Panoramica, dalla Piscina del Passetto e dal quartiere di Pietralacroce. Anche i quartieri periferici sono interessanti per i panorami, ad esempio Posatora (dal parco Belvedere).

A nord, la conurbazione di Ancona si estende fino a Falconara Marittima, con la quale c'è una continuità di insediamento lungo la via Flaminia.

[modifica] Infrastrutture e Trasporti

[modifica] Trasporto su strada

Percorso della strada statale SS16
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Percorso della strada statale SS16

Notevoli sono le infrastrutture viarie: per andare verso Nord ci si può servire della Strada Statale 16 Adriatica e del casello di Ancona Nord (a Castelferretti) dell'Autostrada A14 Adriatica. Per andare verso Ovest si prende la statale SS76, quasi interamente superstrada, che confluendo nella Statale SS3 Flaminia poco oltre il confine con l'Umbria porta sino a Roma. Il casello di Ancona Sud (all'Aspio) serve invece per recarsi nel Mezzogiorno d'Italia. La variante alla SS16, svolge funzioni di tangenziale. È stata completata alcuni anni fa la strada di attraversamento della città, in parte sopraelevata, che dal casello di Ancona Sud giunge in prossimità del centro; quest'ultima strada è chiamata bretella o Asse Nord-Sud. Da anni è in discussione una strada a scorrimento veloce che conduca dal porto all'autostrada.

[modifica] Trasporto su ferro

La Stazione di Ancona Centrale è di transito per la linea ferroviaria Adriatica MilanoBologna – Ancona – Bari - Lecce, e di testa per la transappenninica Ancona – FolignoOrteRoma. Già sede di uno dei 13 dipartimenti ferroviari italiani, la città è servita anche dalla stazione di Ancona Marittima, usata soprattutto dai pendolari, e da quelle di Ancona-Varano, Ancona-Torrette e Palombina, importanti solo per il traffico locale.

[modifica] Trasporto marittimo

Per approfondire, vedi la voce Porto di Ancona.

La stazione marittima è situata nel molo Santa Maria. I collegamenti dal porto di Ancona sono regolari con la Croazia, con l'Albania, con il Montenegro, con la Grecia e con la Turchia.

[modifica] Trasporto aereo

Per approfondire, vedi la voce Aeroporto di Ancona-Falconara.

L'aeroporto Raffaello Sanzio, situato a Falconara Marittima, ha voli regolari con Roma, Milano ed alcune città europee come Londra e Barcellona.

[modifica] Trasporti pubblici urbani metropolitani

Il servizio di trasporti pubblici per l'area metropolitana è costituito dalla rete di autobus gestita dalla Conerobus.

La forte presenza di autoveicoli negli ultimi decenni ha portato ad una regolamentazione del traffico con l'istituzione dei parcheggi a pagamento nella zona del centro storico dalle 8 alle 20 di tutti i giorni feriali.

La situazione del traffico cittadino è comunque difficile per molte cause, come ad esempio:

  • l'assenza della rete di trasporto pubblico su ferro (dovuta alla difficoltà di realizzazione di metropolitane per la presenza di zone sismiche nel territorio) e, secondo alcuni, anche per decenni di mancanza di investimenti nel trasporto pubblico;
  • l'altissima densità di automobili, nella città è registrato un gran numero di veicoli circolanti che comporta problemi di parcheggi;
  • l'oggettiva difficoltà di costruire nuovi ed ampi parcheggi nel centro della città data la particolare situazione geografica ed urbanistica di Ancona.

[modifica] Enti e istituzioni

Tra le istituzioni di cui Ancona è sede vi sono:

[modifica] Strutture sanitarie

La sanità in Ancona è gestita principalmente dall'"Azienda ospedaliero universitaria - Ospedali riuniti", ma sono presenti anche altre strutture autonome ed alcune private.

Le strutture ospedaliere sono incentrate principalmente attorno al polo regionale di Torrette, a cui, tra il 2002 ed il 2004, sono stati accorpati anche l'ospedale "Umberto I" ed il cardiologico "G. M. Lancisi". Sono presenti altri due presidi ospedalieri specialistici, uno in pediatria "G. Salesi" che si trova nel centro della città, l'altro in geriatria "U. Sistilli" sede cittadina dell'INRCA. È presente anche la casa di cura privata "Villa Igea", nel quartiere Pinocchio.

[modifica] Cultura

[modifica] Musei

  • Pinacoteca civica "Francesco Podesti", situata all'interno di palazzo Bosdari, in via Pizzecolli. Tra le altre possiamo trovare opere di Carlo Crivelli, del Tiziano, di Lorenzo Lotto, del Guercino, di Sebastiano del Piombo, di Orazio Gentileschi, di Antonio Lilli, di Francesco Podesti.
  • Museo tattile statale Omero, che ha sede nei pressi del palazzo della Regione. È uno dei pochi al mondo, l'unico in Italia, che permette anche ai non vedenti di avvicinarsi all'arte facendo toccare calchi in gesso a grandezza naturale, modellini architettonici, ma anche reperti archeologici e sculture di artisti contemporanei originali, di famose opere scultoree ed architettoniche. Indicato per tutti coloro che amano l'arte.
  • Museo diocesano, situato nel piazzale del Duomo. Ricco delle testimonianze di una fede che ha origini antichissime, essendo legato l'arrivo del cristianesimo al protomartire Santo Stefano, comprende una collezione di sculture, di dipinti e di oggetti sacri. Tra i pezzi più celebri quattro arazzi dai colori vivissimi, tratti da cartoni del Rubens.
  • Museo archeologico nazionale delle Marche, ospitato all'interno del cinquecentesco palazzo Ferretti, permette un interessante viaggio nel tempo grazie alle testimonianze ricchissime di tutte le civiltà della regione. Comprende le seguenti sezioni: Preistorica (dal Paleolitico, al all'età del Bronzo) Protostorica (sezione caratterizzante il museo, grazie ai bellissimi reperti del popolo piceno, che abitava nelle Marche nell'età del Ferro; la sezione comprende poi le testimonianze dell'invasione dei Galli). Da anni si attende la riapertura delle Sezione Greca, che esporrà i reperti della necropoli di Ancona, della Sezione Romana, pure ricchissima, della Sezione Medievale e della notevolissima collezione numismatica. Irrisolta è ancora la questione dei Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola, statue di epoca romana di eccezionale valore: si tratta dell'unico gruppo equestre in bronzo dorato rimastoci dall'antichità. Trovati nel 1946 a Cartoceto di Pergola, salvati da un emissario della soprintendenza dalla vendita all'estero, furono esposti al Museo Nazionale fino al 1972, quando a causa del terremoto il museo chiuse. Alla riapertura del Museo si aprì un contenzioso con Pergola, comune nel cui territorio il reperto era stato trovato. Dopo alterne vicende si giunse ad un compromesso alla cui formulazione parteciparono il Ministero, la Regione Marche e la Soprintendenza Archeologica: vennero eseguite delle copie conformi del gruppo bronzeo, e si decise di esporre alternativamente a Pergola e ad Ancona gli originali e le copie. Il patto venne rotto dal Ministero ed attualmente le statue originali sono a Pergola, in un museo appositamente istituito. Sul tetto del Museo Nazionale svettano le copie ricostruttive delle statue, realizzate in bronzo dorato.
  • Museo della città, è un museo di storia urbana, situato in Piazza del Papa. Tra i pezzi da segnalare le vedute della città di Luigi Vanvitelli e un grande plastico in legno che ricostruisce la città di Ancona nel 1800.
  • Museo Naturalistico Paolucci. Pur essendo un museo nato e cresciuto in città grazie all'opera del noto scienziato anconitano Luigi Paolucci, ora ha sede nel vicino centro di Offagna, uno degli storici castelli di Ancona. Il museo espone una piccola ma significativa parte delle ricchissime collezioni naturalistiche di sua proprietà: fossili, minerali, materiali didattici storici, esemplari impagliati di animali; testimonia i vari aspetti degli ambienti naturali delle Marche.
  • Il Lazzaretto, eccezionale architettura circondata dall'acqua, realizzata da Vanvitelli nel 1733 (recentemente denominato anche Mole Vanvitelliana), ospita mostre d'arte di varia importanza, anche di livello nazionale.

[modifica] Teatri

La facciata del Teatro delle Muse
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La facciata del Teatro delle Muse
  • Teatro delle Muse. Fu costruito nel 1827 su progetto di Pietro Ghinelli, ma ad oggi di quel progetto rimane solo la facciata. Durante la seconda guerra mondiale il tetto era stato parzialmente danneggiato da un bombardamento, ma ciononostante quasi tutti gli interni sono stati ricostruiti in stile moderno, durante un restauro durato decenni. Contiene oggi più di mille spettatori, ed ospita una stagione lirica di rinomanza nazionale, una stagione sinfonica, una di prosa ed una di musica jazz. Al suo interno ospita un sipario tagliafuoco decorato da una scultura realizzata dall'artista Valeriano Trubbiani.
  • Teatro Sperimentale Lirio Arena.
  • Teatro Metropolitan, già un gioiello del XIX secolo, è ubicato nel corso principale è stato recentemente sventrato per far spazio ad attività commerciali, un hotel, un parcheggio coperto e una saletta multifunzionale (i lavori sono in corso di realizzazione).
  • Teatro Goldoni, è un altro teatro antico purtroppo recentemente distrutto; venne costruito a metà dell'Ottocento ed ora è stato trasformato in un cinema multisala.

[modifica] Istruzione

Facoltà di ingegneria dell'Università politecnica delle Marche
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Facoltà di ingegneria dell'Università politecnica delle Marche

[modifica] Sedi espositive

Il quartiere fieristico di Ancona si trova nella zona portuale della città, nel largo Fiera della Pesca, infatti sin dal 1933 si teneva la "fiera adriatica della pesca" che assunse sempre maggior importanza, anche in ambito internazionale, fino alla seconda guerra mondiale. Negli anni 80 si rinnovano i locali e l'ente fieristico inizia ad ospitare esposizioni di molteplici settori, iniziando la sua rinascita. Con 12 000m2 di superficie espositiva divisi in due padiglioni ed un centro congressi, ospita circa 30 manifestazioni e 250 convegni annui (dati 2002). Dal 1995, assieme al quartiere fieristico di Civitanova Marche, è gestito dall'"ente regionale per le manifestazioni fieristiche".

[modifica] Biblioteche

  • Biblioteca Civica Luciano Benincasa, fondata nel 1669;
  • Biblioteca dell'Archivio di Stato;

[modifica] Altre istituzioni culturali

  • Soprintendenza per i Beni artistici, storici ed architettonici delle Marche;
  • Soprintendenza per i Beni archeologici delle Marche;
  • Soprintendenza per i Beni archivistici delle Marche;
  • Soprintendenza Regionale;
  • Deputazione di Storia Patria per le Marche, con relativa biblioteca;
  • Accademia Marchigiana di Scienze, Lettere ed Arti, con relativa biblioteca;
  • Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione delle Marche, con relativa biblioteca;

[modifica] Anconetani illustri

[modifica] Economia

Come il resto della regione, Ancona non ha oggi un gran tessuto industriale ma punta molto sul commercio grazie soprattutto al porto di Ancona e sul turismo grazie al clima, alla natura, ai suoi chilometri di spiagge, ed al patrimonio storico-archeologico che racconta più di 3.000 anni di storia. Inoltre, grazie al clima mite e tipicamente mediterraneo, eccelle in alcuni settori dell'agricoltura.

[modifica] Industrie

Tipica della città è l'industria dei Cantieri Navali, che, di origine antichissima, ancora può contare su una importante sede della Fincantieri (fino a pochi decenni fa la più grande industria delle Marche per numero di addetti) e su diversi cantieri privati. Molto importanti sono le industrie metalmeccaniche, chimiche, farmaceutiche.

[modifica] Servizi e commercio

Il commercio è l'attività principale della città, per la grande rilevanza che ha il porto con un notevole traffico di merci (tra i primi dell'Adriatico), ma anche di persone; è infatti al primo posto per numero di passeggeri annui (1.500.000). Il porto è al primo posto nell'Adriatico e tra i primi d'Italia anche per le attività della pesca; considerevole è infatti il mercato ittico della città e la Fiera Internazionale della Pesca, che si tiene in città fin dal 1937. Dall'estate 2005 anche alcune crociere fanno scalo nella città dorica.

Moltissimi sono i cittadini impiegati nei servizi, in particolar modo quelli pubblici, mentre il settore del commercio è particolarmente attivo sia nelle strade del centro cittadino, dove la zona del corso Stamira è tradizionalmente centro commerciale della città, sia nelle periferie dove, negli ultimi anni, sono sorti numerosi centri commerciali di grandi dimensioni, che attirano visitatori e acquirenti da fuori città e fuori provincia.

[modifica] Turismo

Il turismo ha una sua importanza, non tanto per l'alto numero di persone che si imbarcano, che in realtà spesso non escono dall'area portuale, ma per la spiaggia di Portonovo, dotata di alberghi e campeggi.

Il settore alberghiero, ha infatti, aperto la strada ad un concreto sviluppo nel settore turismo, soprattutto in considerazione dell'amplissima gamma e ricchezza nell'offerta storico-culturale, naturalistica, balneare, e dell'intrattenimento che già la la sola città può offrire, e che comporta ogni anno la presenza di un gran numero di turisti da tutto il mondo.

[modifica] Ancona e l'arte

[modifica] Storia dell'arte

L'arte picena e quella greca sono testimoniate dai reperti, anche di eccezionale qualità, ritrovati nelle antiche necropoli ed esposti al Museo Archeologico e al Museo della Città. L'arte greca ha un interessante esempio nei resti del tempio dorico dedicato ad Afrodite, visibili sotto il Duomo.

L'arte romana è ben rappresentata dall'Arco di Traiano, di proporzioni slanciate, su un molo anch'esso di epoca traianea. L'anfiteatro, il cui scavo non è ancora completato, è comunque notevole per la porta pompae, detta Arco Bonarelli, e per l'annessa palestra gladiatoria. Il busto dell'imperatore Augusto in veste di pontefice massimo, ritrovato nell'area dell'antico foro, è di pregevole fattura.

L'arte paleocristiana e bizantina trova testimonianza soprattutto nella pianta del Duomo a croce greca, nella basilica inferiore di Santa Maria della Piazza, nei sarcofaghi del Museo Diocesano.

Ad Ancona l'arte ebbe un notevole sviluppo durante i secoli della Repubblica Marinara. Per ciò che riguarda l'architettura romanica si ricorda soprattutto il grande cantiere della cattedrale di San Ciriaco, una delle più importanti chiese romaniche d'Italia, pregevole anche per le sculture dell'interno e del portale, tra cui i leoni stilofori, tra i simboli della città. Chiese note a livello nazionale sono anche Santa Maria della Piazza (con le interessantissime sculture della facciata) e la chiesetta di Santa Maria di Portonovo. L'architettura gotica è rappresentata dal Palazzo degli Anziani al quale lavorò Margheritone d'Arezzo. Giorgio Orsini da Sebenico fu artista di transizione tra Gotico e Rinascimento e lasciò in città le facciate della Loggia dei Mercanti, di San Francesco alle Scale e di San Agostino, ricche di sue sculture. Per l'architettura rinascimentale va segnalato il Palazzo del Governo, alla cui realizzazione partecipò anche Francesco di Giorgio Martini. Da ricordare anche la Cittadella, uno dei primi esempi europei di fortificazione bastionata, opera di Antonio da Sangallo il Giovane. La scultura del Quattrocento è ben rappresentata da Giovanni Dalmata. Una scuola di pittura era attiva in città tra Trecento e Quattrocento, e Olivuccio di Ciccarello ne era il maestro. Il pieno Quattrocento in pittura è segnato dall'anconitano Nicola di Mastro Antonio. Pittori rinascimentali di altre regioni che lavorarono ad Ancona furono Piero della Francesca, Carlo Crivelli, Melozzo da Forlì e Lorenzo Lotto, mentre Tiziano inviò in città due grandi pale d'altare. Nel periodo manierista si distinguono i nomi di Pellegrino Tibaldi e dell'anconitano Andrea Lilli, che lavorò molto in tutta Italia.

Il Lazzaretto, dell'architetto Luigi Vanvitelli
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Il Lazzaretto, dell'architetto Luigi Vanvitelli

L'arte del XVIII secolo è contraddistinta dall'importante figura di Luigi Vanvitelli. Come ricordato nel paragrafo dedicato alla Storia, egli progettò il nuovo Lazzaretto su di un'isola artificiale di forma pentagonale. Inoltre prolungò il molo realizzato secoli prima dall'imperatore Traiano e vi edificò l'Arco Clementino. Queste opere, al di là dei pregevoli aspetti formali anticipanti il neoclassicismo, sono notevoli per il perfetto inserimento nell'ambiente naturale e per gli aspetti tecnici e costruttivi. In città il Vanvitelli realizzò anche la chiesa del Gesù, con la facciata concava che domina il porto dall'alto, seguendone la naturale curvatura. Dopo l'istituzione del porto franco e la ripresa dei traffici, in città ci fu un periodo di fioritura artistica, testimoniato ancor oggi dalle chiese del Santissimo Sacramento (con le statue di Gioacchino Varlè) e di San Domenico (di Carlo Marchionni), dai tanti palazzi nobiliari affrescati e rinnovati nelle facciate, da Porta Pia (il nuovo ingresso monumentale della città), dalle statue dei continenti all'interno della Loggia dei Mercanti, segno delle nuove correnti di traffico marittimo.

Testimonianze del periodo napoleonico sono soprattutto alcune fortificazioni: la Lunetta di Santo Stefano, Forte Cardeto e il fortino di Portonovo.

Nell'Ottocento spicca la figura del pittore Francesco Podesti, che tra accademismo, pittura storica e romanticismo raggiunse la fama internazionale. Fu uno dei ultimi grandi maestri dell'affresco, e con tale tecnica dipinse in Vaticano la sala dell'Immacolata Concezione. Uno dei suoi capolavori, il Giuramento degli Anconitani, è uno dei simboli della città ed è esposto nella sala consiliare del Comune. Il Teatro delle Muse di Pietro Ghinelli ben rappresenta l'architettura del primo Ottocento.

Nel periodo post-unitario la città si ingrandì e si rinnovò completamente; interessante dal punto di vista artistico ed urbanistico è tutta la zona della spina dei Corsi, ma sono notevoli anche le tante fortificazioni risalenti al periodo in cui la città era piazzaforte di prima classe.

Durante il ventennio fascista si aprì il Viale della Vittoria e si completò Corso Stamira. Su questo itinerario, ricco di edifici eclettici e in stile Novecento, ma anche di esempi di tardo liberty, Guido Cirilli realizzò il Palazzo delle Poste e il Monumento ai Caduti; Amos Luchetti Gentiloni progettò il Palazzo del Municipio e Pio Pullini ne decorò l'interno con i suoi dipinti; Eusebio Petetti progettò invece il Palazzo del Mutilato.

L'arte contemporanea si distingue per il monumento alla resistenza di Pericle Fazzini, le sculture di Valeriano Trubbiani, scultore di fama internazionale, e per la nuova sede della Regione, di Vittorio Gregotti. Purtroppo si devono segnalare anche alcuni pessimi esempi di inserimenti architettonici in centro storico, soprattutto in via Scosciacavalli, in via Cardeto, in via Carducci e in via Cialdini. Dal punto di vista urbanistico si ricordano le realizzazioni, assai criticate, di Piazza Pertini e del "toroide" di Piazza Ugo Bassi.

[modifica] Pittura e scultura

Nell'elenco sottostante sono riportate le opere di artisti che rappresentano Ancona. Non sono segnalate le opere di artisti locali; tra queste si ricordano soprattutto la Veduta della città di Andrea Lilli (XVI secolo), conservata in Pinacoteca, e il Giuramento degli Anconitani (XIX secolo), di Francesco Podesti, visibile nella residenza comunale. In Pinacoteca, nella sala bianca, sono conservati numerosi dipinti raffiguranti Ancona nel passato.

  • Maestro delle imprese di Traiano 115 d.C: Scena 79 della colonna Traiana, (Roma): Partenza da Ancona dell'Imperatore Traiano per la Seconda Guerra Dacica
  • Antonio Danti, 1589 (Musei Vaticani, Galleria delle Carte Geografiche, Roma), Veduta della città e del porto di Ancona;
  • Vittore Carpaccio,1460 (Collezione Tyssen, Madrid), Ritratto di Francesco Maria II Della Rovere, con veduta del rione di Capodimonte;
  • Vittore Carpaccio, 1526 (Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, Venezia), San Giorgio e il drago; nello sfondo è rappresentato il duomo; Ancona qui serve per rappresentare Silene di Libia;
  • Vittore Carpaccio, 1530 (Museo del Louvre, Parigi), La predica di Santo Stefano; sullo sfondo una bella rappresentazione dell'Arco di Traiano;
  • Giovanni Bellini, 1430 (Collezione della Cassa di Risparmio, Prato), Crocifissione; sullo sfondo il Duomo e panorama fantastico del colle Guasco;
  • Giovanni Bellini, 1516 (Galleria dell'Accademia, Venezia) Sacra Conversazione ‘Giovannelli'; sullo sfondo c'è Capodimonte vista dal porto;
  • Vittore Belliniano, 1526 (Scuola Grande di San Marco, Venezia), Martirio di San Marco; sullo sfondo il Duomo e il colle Guasco; Ancona qui serve per rappresentare Alessandria d'Egitto;
  • Pinturicchio,1454-1513 (Libreria Piccolomini, Siena), Papa Pio II parte per la Crociata dal porto di Ancona;
  • Girolamo Gamberato, 1577 circa (Palazzo Ducale, Venezia), Alessandro III, il Barbarossa e il Doge Ziani si incontrano ad Ancona, con veduta fantastica della città;
  • Carlo Crivelli, 1435-1494 (Galleria Nazionale, Londra), Visione del Beato Gabriele Ferretti, con veduta della campagna nei pressi della Chiesa di San Francesco ad Alto;
  • Tiziano Vecellio, 1502 circa (Museo Nazionale di Londra), Noli me tangere; è rappresentata Porta Capodimonte.
  • Jakob Philipp Hackert, 1780 circa, Veduta del porto di Ancona con l'Arco di Traiano.

[modifica] Cinema

Tra i titoli più significativi si citano i seguenti.

  • Ossessione, di Luchino Visconti (1943). Il capolavoro di Visconti è considerato il primo film neorealista, ed è stato girato anche ad Ancona, che qui rappresenta la città portuale, nella quale, grazie alle navi che ogni giorno partono, è possibile sognare un nuovo destino per la propria vita. La cattedrale, la fiera di San Ciriaco, le salite e le scalinate della città sono rappresentate con vera maestria.
  • Un'anima divisa in due, di Silvio Soldini (1993). Anche in questa pellicola Ancona rappresenta per i protagonisti, fuggitivi da Milano, il desiderio di una vita migliore. In questo caso non è la presenza del porto, ma la dimensione a misura d'uomo e la vicinanza con la natura a far assumere alla città questo ruolo. Ben presto si accorgeranno però che la vita moderna non risparmia alcun luogo.
  • La regina degli scacchi di Claudia Florio (1998). Ancona in questo film è nebbiosa, inquietante, e con i suoi scorci fa da sfondo perfetto alla difficile e combattuta introspezione di una giovane ragazza.
  • La stanza del figlio di Nanni Moretti (2000). Vincitore del Festival di Cannes e girato interamente in città, qui Ancona è usata senza citarla per rappresentare una tipica città dell'Italia di oggi.

[modifica] Letteratura

  • Catullo (Carmina, 36) cita Ancona parlando dei più celebri luoghi di culto di Venere
  • Giovenale (Satire, libro IV) in una celebre immagine parla del “tempio di Venere sorretto dalla dorica Ancona”; è dall'epoca romana, dunque che Ancona viene definita dorica
  • Dante Alighieri, nel canto XXI del Paradiso, dice:
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«In quel loco fu' io Pier Damiano,
e Pietro Peccator fu' nella casa
di Nostra Donna in sul lito adriano”.»

È San Pier Damiano a parlare nei versi del Poeta. Il "loco" di cui il santo parla all'inizio è l'eremo di Fonte Avellana, mentre l'identificazione della dimora di nostra Signora sul lido adriatico ha fatto molto discutere. Secondo alcuni si tratterebbe della chiesa di Santa Maria in Porto di Ravenna, secondo altri invece di Santa Maria di Portonovo, presso Ancona. Senza entrare nel merito, basti qui dire che entrambe le ipotesi sono suffragate da prove a favore e contro, ma la seconda è meno nota. Nella chiesa di Portonovo, è presente una targa con i versi di Dante.

  • Giacomo Casanova nei suoi diari si sofferma a lungo a proposito del suo soggiorno ad Ancona (nel vecchio lazzaretto), e ci racconta belle ed intriganti avventure capitategli con due donne incontrate qui.
  • Madame de Stael nel romanzo “Corinna ou l'Italie” dà una bella descrizione dell'atmosfera cosmopolita della città nei primi anni dell'Ottocento.
  • Joice Lussu nel romanzo “Anarchici e Siluri” ci riporta indietro nel tempo, facendoci immergere nell'Ancona degli anni 1910, che nella finzione letteraria ospitava Sherlock Holmes alle prese con spie, ricevimenti alle Muse e passeggiate nei boschi del Conero.

[modifica] Ambiente

[modifica] Il Parco del Conero

Per approfondire, vedi la voce Parco regionale del Conero.
Sirolo vista verso sud
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Sirolo vista verso sud

Parte del territorio di Ancona rientra all'interno del Parco regionale del Conero, caratterizzato da ampi boschi sempreverdi di macchia mediterranea, da scogliere a picco sul mare, da una campagna di alto valore paesaggistico e ricca di prodotti tipici, come la lavanda, il miele, l'olio, i legumi. Se da una parte il parco ha senz'altro fornito uno strumento di tutela della zona, d'altro canto purtroppo ha provocato una valorizzazione economica di tutte le case coloniche, che si stanno trasformando in ville suburbane, con inevitabili conseguenze negative sulla fruibilità pubblica delle aree naturali e sulla stessa permanenza dei valori naturalistici. Sono ormai tipici i casi di chiusura di sentieri o della loro trasformazione in strade carrabili (anche sugli itinerari ufficiali del Parco), di distruzione della vegetazione per realizzare giardini privati, di istallazione di recinzioni che di fatto rendono inaccessibili aree verdi che da sempre erano di libero accesso, e ciò vale anche per zone di gran valore panoramico e naturalistico come quelle situate sul ciglio della falesia.

Le falesie, ovunque siano localizzate, presentano pericoli di franamento. Da notare in proposito una decisione dell'amministrazione comunale e della Capitaneria di Porto: quella di chiudere, per motivi di sicurezza, tutti i sentieri che conducono al mare, tranne quello delle Due Sorelle. Di fatto oggi, quindi alcune delle zone del Parco più caratteristiche ed importanti dal punto di vista naturalistico e paesaggistico sono precluse alla visita di turisti ed abitanti. La preoccupazione per la sicurezza sembra eccessiva alle associazioni naturalistiche, che ricordano che, seguendolo stesso criterio, si dovrebbero chiudere al pubblico tutte le coste alte e le zone montuose d'Italia, soggette agli stessi tipi di rischio. È a rischio lo stesso rapporto con il mare, che è una delle caratteristiche più importanti del Parco del Conero. Lavori di consolidamento sono in corso nella zona del Passetto, e ciò porterà alla riapertura della spiaggia e dei sentieri, ma non si possono certo ipotizzare, a causa della loro difficoltà oggettiva e dell'alto costo, lavori simili per tutti i venti chilometri di costa alta.

Da anni è in discussione al Ministero dell'Ambiente l'ipotesi di istituire un parco marino nel mare che bagna il Parco del Conero, motivata dalla presenza di fondali di grande ricchezza naturalistica: madrepore, gorgonie non sono certo comuni in Adriatico. In una costa così frequentata e nella quale il rapporto con il mare è intenso ed antico, si dovrà tutelare la zona senza impedire gli usi tradizionali e innocui per la natura, come la balneazione, la nautica a vela o a remi e la piccola pesca amatoriale.

[modifica] I giardini e i parchi urbani

La città è ben dotata di parchi, tipicamente panoramici perché posti sulle parti più alte delle colline. Direttamente sulla costa alta si trovano i seguenti parchi:

  • il Parco del Cardeto, il più vasto della città (circa 35 ettari) è caratterizzato da numerose testimonianze storiche e da una elevata naturalità. L'apertura del Parco è una vittoria della cittadinanza, che aveva lungamente sollecitato l'istituzione del parco, ed anche dell'amministrazione, che è riuscita a superare numerosi ostacoli burocratici. All'apertura purtroppo è seguita una lunga polemica, non ancora conclusa, tra le associazioni ambientaliste e il Comune a proposito della tutela della naturalità dell'area, che è elevata e particolarissima per un'area verde cittadina, e che ciononostante rischia di essere annullata da interventi attuati senza le dovute cautele. Alla discussione sul mantenimento della naturalità si sovrappone la questione della destinazione degli edifici attualmente abbandonati situati nell'area verde. Attraverso il referendum cittadino del 2005, non valido per il mancato raggiungimento del quorum, i votanti hanno comunque espresso un parere nettamente contrario alla trasformazione in un albergo di un fabbricato in cemento situato nel parco.
  • il Parco del Passetto, con piscina e sentiero che conduce al mare.

Sulla dorsale collinare interna si trovano:

  • il Parco della Cittadella, cinto dalle mura del Campo Trincerato e ancora purtroppo mancante dell'area fortificata che gli ha dato il nome;
  • il Pincio, piccolo, ma di grande importanza storica dato che è il più antico della città, ricordando anche nel nome la presa di Roma del 1870;

Nei quartieri periferici si ricordano soprattutto:

  • il Parco Belvedere, a Posatora (affacciato sul porto turistico)
  • il Parco Unicef, a Montedago, recentissimo, ma con un certo valore paesaggistico.
  • il Parco dell'ex Crass, al Piano San Lazzaro, che fu fondato nel 1901 come giardino dell'Ospedale Psichiatrico, ha gli alberi più rigogliosi della città, dato che da molti anni sono risparmiati dalle potature: magnolie, tassi, platani, tigli, lecci sono dei veri monumenti naturali. È interessante anche per la organizzazione degli spazi in grandi cortili verdi collegati da porticati coperti da capriate in legno. Questi camminamenti rendono il parco visitabile anche con la pioggia. Nonostante la presenza della sede del Corpo Forestale dello Stato, ci si deve rammaricare per una preoccupante diffusione di gravi fitopatologie, specie sui tassi e sugli ippocastani.
  • Il Parco degli Ulivi, che occupa un vecchio uliveto, è situato tra i quartieri di Collemarino e di Palombina.

Tra i giardini storici si ricorda:

  • Villa Santa Margherita, nella zona del Passetto, (nota anche con i nomi di Villa Almagià e di Villa Gusso); nata nel 1889, è organizzata come un giardino romantico, con eleganti elementi architettonici, splendide palme, ippocastani, tassi e uno singolare viale di tigli potati a candelabro. Negli ultimi anni sono stai eliminati tutti i grandi vasi di agrumi che d'inverno trovavano ricovero nell'aranciera; potature malfatte hanno favorito l'insorgere di fitopatologie specie nel viale di tigli, che ha subito abbattimenti notevoli, senza alcuna sostituzione; i perimetri delle aiole, prima realizzati in cristalli di gesso, come tradizione della città, sono stati sostituiti con cordoli di pietra bianca completamente inadatti. Unica nota positiva il restauro dell'aranciera e del belvedere.

I viali non sono tanti, e per decenni le alberature sono state oggetto di potature malfatte e deturpanti. Oggi la situazione è migliorata, ma purtroppo ancora si verificano abbattimenti (motivati da una esagerata preoccupazione per la sicurezza), perfetta noncuranza nella sostituzione degli esemplari mancanti, piazzole regolarmente troppo strette che strozzano i tronchi alla base e, per fortuna ormai solo saltuariamente, potature troppo drastiche che portano gli alberi ad ammalarsi e deperire. Per questi motivi ad Ancona purtroppo sono delle vere rarità i grandi alberi che abbelliscono e migliorano la qualità dell'aria in altre città. Begli esemplari sono in pratica solo limitati a querce poste lungo antiche strade di campagna ora inglobate nella città e ad alcuni platani che miracolosamente sono sopravvissuti ai maltrattamenti del passato senza risentirne troppo. Con tutti questi limiti, i viali cittadini più importanti sono: Corso Carlo Alberto, Via Giordano Bruno, Via Torresi, Via Tavernelle, via Marconi, viale Leonardo da Vinci, tutti alberati a platani. Il Viale della Vittoria, apprezzatissima passeggiata cittadina, è nel complesso la strada alberata nelle condizioni migliori: potature rispettose, piazzole ampie, manutenzione costante.

Le piazze alberate storiche sono Piazza Cavour, Piazza Cappelli e Piazza Stamira; sono nate tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo, ed ancora conservano i caratteri originali. Tra questi la presenza di palme di varie specie.

[modifica] Inquinamento

Ancona era ottava nella classifica 2001 sulla qualità della vita stilata da Il Sole 24 Ore e Legambiente: una delle città dove è più piacevole vivere. Nel 2005 è risultata invece 40, e nel 2006 risulta 20. Il peggioramento della posizione è dovuto in gran parte al peso negativo che hanno avuto i parametri relativi all'inquinamento dell'aria. Ogni giorno arrivano infatti in città miglia di pendolari provenienti dai popolosi paesi circostanti, e perciò il problema del traffico è assai rilevante. I quartieri che più soffrono di questa situazione sono soprattutto quello delle Torrette, della Palombella e di Vallemiano, ma la situazione è grave anche al Piano San Lazzaro. Un problema di difficile soluzione è l'assenza di una strada che conduce direttamente dal porto all'autostrada. Questa assenza pesa notevolmente sulla qualità della vita, dato che il traffico in uscita dal porto deve attraversare alcuni quartieri cittadini, con le conseguenze immaginabili. Sono anni che le varie amministrazioni discutono sull'itinerario da scegliere per la realizzazione dell'importante arteria, ma ancora non si è giunti ad un accordo.

[modifica] Tradizioni

Antichissima credenza, attestata fin dal 1500, è quella di bere l'acqua delle Tredici Cannelle per assicurarsi il ritorno in città

L'amore per il mare è testimoniato anche dalle tre associazioni di “grottaroli”, cioè di coloro che usufruiscono delle più di quattrocento grotte artificiali scavate alla base della rupe per ricoverare le barche. Le associazioni sono: “Grotte di Monte Cardeto”, “Grotte del Passetto” e “Ginestra del Conero”, che interessa tutte le altre spiagge a Sud del Passetto.

[modifica] Ricorrenze

Festa del mare del 3 settembre 2006
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Festa del mare del 3 settembre 2006

Tra gli appuntamenti tradizionali più importanti si segnalano le seguenti.

La Festa del Mare, che si tiene nella prima domenica di settembre e consiste in una animatissima processione di centinaia di imbarcazioni che dal porto si recano al largo per onorare i caduti del mare con una cerimonia religiosa. A terra spettacoli, sfilate, concerti e la fiera "degli Archi", il rione marinaro della città. A conclusione i fuochi d'artificio sul mare. Intorno alla data della Festa del Mare si tiene la spettacolare regata del Conero

La Festa della Venuta, che si tiene le sere dell'8 e del 9 dicembre accendendo grandi falò in varie parti della città ed anche in campagna; il 10 dicembre infatti si festeggia la Madonna di Loreto, e la tradizione vuole che i fuochi di oggi ricordino quelli che nel 1200 servirono ad illuminare la strada alla Santa Casa che in volo stava giungendo nel vicino centro di Loreto. Nonostante l'ostilità delle istituzioni la festa è ancora viva e sentita, e si auspica che la scelta del 10 dicembre come Festa delle Marche aiuti a sostenere una usanza secolare.

La fiera di San Ciriaco, che si tiene dal 1 al 4 maggio in onore del Santo Patrono, vede i fedeli salire al Duomo per onorare il corpo del Martire e, da un unto di vista più profano, centinaia di bancarelle invadere le strade del centro.

Una antica tradizione (almeno vecchia di due secoli) vuole che in primavera gruppi di giovani partano quando ancora è notte per salire al Monte d'Ancona (il Conero) a vedere l'alba sul mare, con la vista che spesso si allarga ai monti della opposta sponda dalmata. Dal dopoguerra ad oggi l'uso è cambiato, ma ancora centinaia di persone si recano al Monte in primavera o in estate, ma in macchina e non solo all'alba.

[modifica] Gastronomia

Il simbolo universalmente riconosciuto delle tradizioni gastronomiche di Ancona è lo stoccafisso all'anconitana, celebrato da manifestazioni ricorrenti nell'anno e tutelato da una apposita accademia. Caratterizzato da un delizioso profumo, da una lunghissima cottura, dalla presenza di patate in pezzi grossi e da una grande abbondanza di vino ed olio di frantoio.

Dopo lo stoccafisso l'altro re della cucina anconitana è il mòsciolo, nome locale del mitilo o cozza, che da queste parti non si alleva, ma si pesca sulle scogliere naturali. Recentemente il “mosciolo di Portonovo” è stato riconosciuto come "prodotto di origine protetta". Durante l'estate uno spettacolo tipico della costa alta anconitana è costituito dal gran numero di persone che pescano i mitili in apnea, li puliscono sulla riva con attrezzi fabbricati artigianalmente, li cucinano in vario modo (ci si fanno sughi per la pasta, si preparano impanati alla griglia, o semplicemente alla marinara, con aglio prezzemolo e limone), li gustano in grandi tavolate sulla spiaggia con amici e parenti.

Gli antipasti più tipici sono a base di frutti di mare, preparati e venduti nei bar più attrezzati ed anche in piccoli chioschi nel centro della città. I più celebri sono: le crocette in porchetta (conchiglie dette in Italiano "piede di pellicano"), i bombetti in porchetta (“in porchetta” significa con aglio, pomodoro e finocchio forte) e i tartufi di mare (nome locale delle uova di mare). Gli antipasti a base di affettati sono accompagnati, specie nel periodo pasquale, dalla pizza di formaggio detta anche pizza di Pasqua, caratterizzata dalla forma a panettone e da grandi pezzi pecorino nell'impasto.

Come primi piatti sono da ricordare i vincisgrassi, una sorta di lasagne particolarmente ricche di ingredienti, preparate in occasioni festive. Tutti i privati cittadini, nonché i ristoranti e le trattorie, preparano spessissimo durante l'estate i due primi piatti che celebrano l'amatissimo "mosciolo", cioè il mitilo, insieme ad altri frutti di mare; questi piatti sono gli spaghetti alla pescatora (con il pomodoro) e alla marinara (in bianco). Tra le paste asciutte sono da ricordare anche i ciavattoni allo scoglio (dei grandi maccheroni di produzione locale conditi con frutti di mare e crostacei). La pasta fresca all'uovo nei giorni festivi è quasi d'obbligo: tagliatelle, cannelloni, ravioli, quadrelli e cappelletti. Gli gnocchi alla papera sono sempre presenti almeno una volta alla settimana in ristoranti e trattorie.

Altri secondi tipici sono il brodetto all'anconitana, che è appena meno famoso dello stoccafisso, ed è una delle succulenti varianti dela zuppa di pesce adriatica. Da citare anche la saraghina a scottadeto, ossia cotta sulla brace e mangiata caldissima. Altri piatti di pesce tipici sono le seppie con i piselli e il varolo (nome locale della spigola) al forno. Tra le pietanze di carne si ricorda il pollo e il coniglio cucinati in potacchio, cioè con rosmarino, aglio, vino e pochissimo pomodoro. La porchetta, che è nata nelle Marche ed è un piatto tipico di tutta la regione, anche ad Ancona è molto apprezzata.

Un contorno davvero tipico di Ancona è costituito dai paccasassi (Crithmum maritimum o finocchio marino) , un'erba succulenta che, come dice il nome, vive nelle spaccature degli scogli marini. I paccasassi sono adatti ad accompagnare il pesce, ma anche per arricchire la pasta all'aglio e olio e, uniti a pezzetti di pecorino fresco, per preparare la pizza dorica. La raccolta dei paccasassi spontanei è proibita, ma basta raccogliere e mettere i semi in terra per ottenere delle piante da "tosare" ogni tanto. Altri contorni caratteristici sono l'insalata di misticanza (erbe di campo miste) e la cucina, erbe di campo “straginate”, cioè lessate e poi passate in padella con aglio e olive e una patata lessa. In primavera nei mercati rionali si trovano i pincigarelli, cioè i fiori di cardo selvatico, deliziosi se cotti in padella con le patate.

Tra i dolci che si trovano tutto l'anno si ricordano i ciambelloni, con uvetta e, a volte, ripieni di crema. Durante il periodo della vendemmia sono da assaggiare le ciambelle al mosto, che, tagliate e tostate, danno origine alle fette al mosto. Nelle case si prepara con il mosto e la farina una crema da arricchire poi con noci e pinoli: si tratta dei deliziosi sughetti d'uva. Specie nell'area del Conero, frutti ottobrini molto apprezzati sono le giuggiole e i corbezzoli. A Carnevale il dolce tipico è la cicerchiata. È composto di piccole sfere (del diametro di un grano di cicerchia) realizzate con un impasto a base di farina, uova, zucchero ed anice, che poi vengono fritte e ricoperte di miele e mandorle. Molto usati in città a Carnevale anche le zéppole, le frappe, le castagnole e gli arancini. Tradizionale e collegata alla antichissima ma ormai scomparsa festa del corbezzolo è la preparazione casalinga dei corbezzoli sotto spirito.

Nei bar più forniti si trovano i tradizionali cornetti anconetani: abbastanza grandi, a pasta gialla e con un ripieno discreto alla pasta di mandorle: sono le polacche, il perfetto inizio della giornata. Per i momenti più freddi dell'anno si consiglia invece di bere il turchetto, un caffè molto lungo rinforzato con rum, buccia di limone ed anice: una vera carica di energia. La pizza al taglio dal dopoguerra in poi si è diffusa dappertutto e si vende a pezzo; le varianti tradizionali sono: bianca (con il rosmarino), alla cipolla, rossa. È l'erede della antica crescia, con la quale a volte ha in comune un po' di strutto nell'impasto, a volte sostituito dall'olio di oliva. I gelati al cono artigianali sono anche essi molto diffusi e sono generalmente di ottima qualità.

Tra i prodotti tipici che rischiano di scomparire si ricorda il vinello, ottenuto facendo fermentare il succo dei corbezzolo di Monte Conero, da queste parti detti "cocomeri".

Il vino bianco più usato in città è senz'altro il Verdicchio, un DOC ottenuto dal vitigno omonimo proveniente dai castelli di Jesi o dalla zona di Matelica. Il rosso cittadino naturalmente è il Rosso Conero, un DOC di antichissima tradizione, che ha come base il vitigno Montepulciano. Le vigne che producono il Rosso Conero sentono l'aria del mare: sono dislocate nelle colline del Parco del Conero. Visitatori e cittadini che vogliono assaporare il rosso di Ancona direttamente nelle cantine di produzione, possono seguire la per "strada del Rosso Conero". Come in tutta la regione molto apprezzati sono il vino di vìsciole (ciliegie selvatiche), ideale per il dopocena, e il vin cotto, una specie di brandy di antichissima tradizione contadina.

[modifica] Miti e leggende

[modifica] Il mito di Diomede

Il mito di Diomede riguarda Ancona nella sua parte centrale, compresa tra la fine della Guerra di Troia e il suo definitivo stabilirsi in Italia; per le parti restanti del mito vedi alla voce Diomede. Dopo la distruzione di Troia Diomede tornò velocemente nella città di Argo, della quale era il re. Diomede scoprì però ben presto che nessuno si ricordava di lui: né i suoi sudditi, né sua moglie. Diomede non voleva cedere alla disperazione, ma ormai non aveva più senso rimanere. Abbandonò perciò le sue armi ed il suo scudo sull'altare del tempio di Era e decise di riprendere le vie del mare insieme a sei compagni, ai quali era legato fin dall'infanzia: Akmon, Likos, Abas, Ida, Rexenor e Niktis. Navigarono verso Ovest, entrando in Adriatico. Durante la navigazione Diomede ripensò alla guerra e capì che ciò che gli era capitato ad Argo era opera di Afrodite, che si era vendicata dell'affronto ricevuto durante la guerra: Diomede infatti l'aveva ferita ed offesa; aver perso il trono e la moglie era la diretta conseguenza della sua tracotanza. Ora poteva fare solo una cosa: cercare di ottenere il perdono della dea. Trasformò così il suo navigare in un'opera di diffusione dell'arte della navigazione, per onorare Afrodite, che come è noto oltre ad essere la dea della bellezza e dell'amore, sotto l'epiteto di "euplea" era anche considerata la divinità della buona navigazione. L'eroe si fermava con le sue navi ovunque ci fosse un porto naturale e istruiva le popolazioni sull'arte di viaggiare per mare. Oltre a ciò, insegnava ad addomesticare i cavalli, altra sua grande passione. Si fermò così in un punto della costa dove un gomito di roccia proteggeva un porto naturale: era il luogo dove più tardi sarebbe sorta Ancona. Insegnò agli abitanti l'arte di costruire le navi e di orientarsi con le stelle. Diomede sentì infine di avere ottenuto il perdono di Afrodite, e si stabilì in terra italiana, fondando città e diffondendo la civiltà greca. Alla sua morte, ad Ancona venne eretto sulla riva del mare un tempio in suo onore, sulla cui facciata si leggeva: "Al nostro benefattore" Le fonti di questo mito sono l'Iliade, vari mitografi greci, l'Eneide e alcuni passi di Scilace.

[modifica] Gli specchi ustori

La leggenda trae spunto da dati storici, come la fondazione di Ancona da parte dei Greci di Siracusa, l'assedio e la conquista romana di questa città, avvenuta nel 212 a.C. e si sofferma sulla figura del celebre scienziato siracusano Archimede. Egli aveva partecipato alla difesa della sua città inventando nuove e straordinarie armi per respingere i Romani, nuovi tipi di fortificazioni, e soprattutto avendo ideato gli specchi ustori, in grado di concentrare i raggi del sole e di rifletterli potenziati verso le navi nemiche per incendiarle. Durante il saccheggio Archimede venne ucciso, e i suoi discepoli, addolorati per la morte del loro grande maestro, cercarono almeno di non far cadere nelle mani dei nemici le sue geniali invenzioni. Pensarono così di inviarli clandestinamente ad Ancona, città fondata proprio dai Siracusani, di lingua e cultura greca e in ottimi rapporti con la propria città madre. Dato che i Romani minacciavano di conquistare anche Ancona gli specchi sarebbero serviti ancora, e vennero nascosti in una grotta che il mare aveva scavato alla base delle rupi sulle quali sorge la città. La città di Ancona però non diventò romana con un atto di forza, ma lentamente e senza colpo ferire. Secondo la leggenda gli specchi ustori sono così ancora nascosti sotto la città, in una cavità delle rupi della quale nessuno ricorda più l'accesso. A volte, però, all'alba, per brevi istanti un raggio di sole riesce a penetrare all'interno della grotta e si riflette sugli antichissimi specchi. Se qualcuno, in quel momento, da una barca guarda verso le rupi, vede un bagliore, quasi un incendio, che poco dopo, quando il sole si solleva dall'orizzonte, svanisce. La leggenda, di antica tradizione orale, è riportata nel libro di Joyce Lussu “Anarchici e siluri”

[modifica] La campana sommersa

Sotto lo sperone del Guasco ci sono ancora i resti di un antichissima roccia sulla quale sorgeva la chiesa di San Clemente: con il nome della chiesa è infatti indicato lo scoglio. La chiesa non esiste più, franata secoli or sono in mare a causa dell'erosione delle onde. Secondo la leggenda la campana della chiesa è ancora nascosta sul fondo del mare, e durante le tempeste ancora si può sentire il suo suono, in mezzo al fragore delle onde. Non sono però più i fedeli ad essere richiamati, ma le creature del mare, che accorrono a frotte sotto l'antico scoglio. La fonte di questa leggenda è orale, ma è riportata i vari libri di Sanzio Blasi. Una variante localizza la campana sommersa al largo di un altro scoglio, quello del Trave. Secondo alcuni il compositore Ottorino Respighi si ispirò a questa leggenda quando compose “La campana sommersa”

[modifica] Sport

[modifica] Impianti sportivi

Il PalaRossini visto dall'esterno
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Il PalaRossini visto dall'esterno
  • Stadio Comunale Del Conero, il principale della città
  • Campo Sportivo Dorico
  • campo da calcio di Piazza d'Armi
  • campo da calcio di Valle Miano
  • campo da calcio di Collemarino
  • campo da calcio di Torrette
  • Palazzo dello sport "Palarossini" il principale della città
  • Palazzo dello sport "Palaveneto"
  • Palazzo dello sport "Palaindoor", attrezzatissimo per l'altletica al coperto
  • Palazzo dello sport di Collemarino (in ristrutturazione)
  • Piscina comunale del Passetto
  • Piscina comunale di Vallemiano
  • Piscina comunale di Ponterosso, la migliore della città
  • Piscina comunale "Domenico Savio"
  • Diamante comunale "Conero" in zona Montedago

[modifica] Ciclismo

Il 23 maggio 1999 la 9a tappa del Giro d'Italia 1999, una cronometro individuale, si è conclusa ad Ancona con la vittoria del francese Laurent Jalabert.

[modifica] Amministrazione

Sindaco: Fabio Sturani dal maggio 2004 e riconfermato sindaco nel maggio 2006
Centralino del comune: 071 2221
Email del comune: urp@comune.ancona.it

Dallo Statuto[2] comunale si ricavano le descrizioni dello stemma, del bollo e del gonfalone.

[modifica] Stemma

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«Scudo di rosso, al Capo d'Angiò e al Guerriero d'oro armato di spada sul cavallo corrente.

Il Capo d'Angiò è d'azzurro, al lambello di rosso di quattro pendenti con tre gigli d'oro sottostanti allineati. Lo scudo è sormontato da corona murale dalle cinque torri ed è affiancato da due ramoscelli (d'ulivo e di quercia rispettivamente a destra ed a sinistra di chi guarda) che si incrociano in basso, con nastro sovrapposto recante la scritta:

"ANCON DORICA CIVITAS FIDEI".»

[modifica] Bollo

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«E' tondo, conforme allo stemma, con fascia perimetrale entro la quale è la scritta: "ANCON DORICA CIVITAS FIDEI" orientata in senso orario e preceduta in alto da una croce scorciata espansa fra due stelle.»

[modifica] Gonfalone

La bandiera del libero comune di Ancona, oggi usata come base del gonfalone.
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La bandiera del libero comune di Ancona, oggi usata come base del gonfalone.
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«E' di rosso alla croce scorciata (ovvero greca) d'oro, con soprastante scritta "COMUNE DI ANCONA"; termina in basso a guisa di scaglione con frangia d'oro guarnita agli estremi laterali di nappe pure dorate.

Gli ornamenti esterni, dorati, sono costituiti da due cordoni laterali per parte, di differente lunghezza, con nappe terminali che si annodano prima all'asta trasversale pomellata e quindi a quella verticale, al cui incontro è un nastro azzurro con frange dorate, decorato agli estremi con il guerriero dorato come allo stemma.

L'asta è sormontata dal guerriero d'oro armato di spada sul cavallo corrente.»

[modifica] Onorificenze conferite alla città

La città di Ancona è la XVIma tra le 27 città decorate con Medaglia d’Oro come “Benemerite del Risorgimento nazionale” per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento. Periodo, definito dalla Casa Savoia, compreso tra i motti insurrezionali del 1848 e la fine della prima guerra mondiale nel 1918. È stata insignita il 18 maggio 1899. [3]

[modifica] Circoscrizioni, rioni, quartieri e frazioni

[modifica] Prima Circoscrizione

Rioni: sono le suddivisioni del centro più antico, quello che era chiuso nelle mura ottocentesche. I più antichi sono quello di San Pietro e quello di Capodimonte, corrispondenti agli antichi terzieri medievali; sono situati rispettivamente ad Est e a Ovest dei tre corsi principali. L'antico rione Porto è scomparso sotto le bombe dell'ultima guerra. I rioni ottocenteschi sono il rione Cardeto e quello di San Stefano, rispettivamente ad Est e a Ovest dei tre corsi principali.

La prima Circoscrizione comprende tutti i rioni storici elencati sopra ed anche il quartiere Adriatico, quello del Passetto, di Pietralacroce, di Borgo Rodi.

[modifica] Seconda Circoscrizione

Comprende i quartieri del Piano San Lazzaro, degli Archi, di Valle Miano, di Montirozzo, di Monte Marino, il Quartiere Scrima, quello della Palombella.

[modifica] Terza Circoscrizione

Comprende i quartieri delle Grazie, delle Tavernelle, del Pinocchio, delle Palombare, di Montedago e le frazioni di Candia, del Ghettarello, di Sappanico, di Gallignano, di Montesicuro, della Baràccola Sud, dell'Aspio.

[modifica] Quarta Circoscrizione

Comprende i quartieri delle Brecce Bianche (il cui nome ufficiale, ma assolutamente non usato, è Quartiere Università), di Ponterosso, di Passo Varano, della Baràccola Nord e le frazioni di Montacuto, di Varano (che comprende anche gli Angeli di Varano), del Poggio (che comprende anche la zona di Portonovo) e di Massignano.

[modifica] Quinta Circoscrizione

Comprende i quartieri di Collemarino, di Palombina Nuova, delle Torrette e le frazioni di Paterno, delle Casine di Paterno, di Taglio di Barcaglione.

[modifica] Da vedere

Il duomo di San Ciriaco
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Il duomo di San Ciriaco
Piazza del Papa
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Piazza del Papa
Faro vecchio
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Faro vecchio

Al porto e nelle vie circostanti:

Al Rione San Pietro:

  • Piazza del Papa, con il Palazzo del Governo (Francesco di Giorgio Martini, 1484), la statua di Clemente XII (1738), la Torre civica (1581) e la chiesa di San Domenico (Carlo Marchionni, 1763), che conserva dipinti di Guercino e del Tiziano;
  • Via del Comune (Via Pizzecolli), antica e caratteristica salita verso il Duomo
  • la chiesa di San Francesco alle Scale (facciata di Giorgio da Sebenico del 1454, interno del XVII secolo) con i dipinti di Lorenzo Lotto, Andrea Lilli e di Pellegrino Tibaldi;
  • la chiesa del Gesù (1743), di Luigi Vanvitelli;
  • il Palazzo degli Anziani (1250), con l'imponente prospetto verso il porto che lo rendono quasi un grattacielo medievale, ha la facciata principale rifatta nel Seicento; nel Medioevo era sede del libero Comune;
  • la facciata del Palazzo del Senato (XIII secolo);
  • Palazzo Ferretti (1560), sede del Museo Archeologico Nazionale, progettato e affrescato da Pellegrino Tibaldi, con dipinti anche dei Fratelli Zuccari;
  • la chiesa di San Pellegrino o degli Scalzi (XVIII secolo), a pianta centrale, con la grande cupola ricoperta di rame che domina il panorama della città;

Al Rione Capodimonte:

  • il portale della ex chiesa di San Agostino (1460)
  • la sinagoga di via Astagno e le vie circostanti, una volta comprese nell'antico ghetto.
  • la chiesa di San Giovanni Battista, con i dipinti di A. Lilli e di Federico Zuccari
  • il belvedere di Capodimonte (nei pressi di Piazza del Forte), il miglior punto di osservazione per vedere l'isola pentagonale del Lazzaretto;
  • la Cittadella (Antonio da Sangallo il Giovane, 1532).

Al Parco del Cardeto:

  • Il parco in sé, con la vegetazione e i panorami
  • la caserma Villarey, riconvertita a sede della Facoltà di Economia del Politecnico delle Marche (1868)
  • Forte Cardeto (1798)
  • Polveriera Castelfidardo
  • il Campo degli Ebrei (XV - XIX secolo), ampio e antico cimitero israelitico panoramicamente situato nei pressi dell'orlo della falesia;
  • il Faro vecchio (1859).

Lungo l'asse stradale che va dal porto al Passetto:

  • Piazza del Teatro (della Repubblica), dalla quale si ammira uno scorcio del porto, con i traghetti in partenza per la Grecia e i paesi balcanici; sulla piazza si affaccia il prospetto principale del Teatro delle Muse (Pietro Ghinelli, 1821)
  • la chiesa del SS. Sacramento (interno del XVIII secolo di Francesco Ciaraffoni, con statue di Gioacchino Varlè)
  • Corso Garibaldi (Corso Nuovo), Piazza Roma e Piazza Cavour (1865-1868), esempi di urbanistica post-unitaria
  • il tratto medievale di Corso Mazzini (Corso Vecchio), tra Piazza del Teatro e Piazza Roma, con la fontana del Calamo o delle Tredici Cannelle (Pellegrino Tibaldi, 1560)
  • il Mercato delle Erbe, architettura di ghisa e vetro dei primi del 1900;
  • la fontana dei Cavalli (Lorenzo Daretti, 1758)
  • il Palazzo delle Poste (Guido Cirilli, 1926) e il Palazzo del Comune (Amos Luchetti Gentiloni, 1931) che conserva la grande tela del Giuramento degli Anconitani (Francesco Podesti, 1850 ca.);
  • il Viale della Vittoria, con begli esempi architettonici degli anni venti e trenta.
  • il Passetto, con il Monumento ai Caduti (Guido Cirilli1932), il panorama verso il Conero, la scalinata a mare, la spiaggia rocciosa e le caratteristiche grotte dei pescatori

In periferia:

  • di un certo interesse sono le pesche di Torrette, ovvero delle casette in legno sospese sul mare per mezzo di pali, che una volta servivano per la pesca di passo;
  • la chiesa neogotica di San Francesco d'Assisi, detta dei Cappuccini, con pale d'altare e decorazioni interne di Frà Paolo Mussini.
  • la piccola chiesa cinquecentesca di Santa Maria Liberatrice, in Piazza Padella (Piazza Posatora), di pianta circolare, eretta per voto popolare in ringraziamento per la cessata epidemia di peste.

Nei dintorni:

  • Portonovo, con l'antica chiesa romanica di Santa Maria, la torre di guardia, il fortino napoleonico, la sua spiaggia, i suoi due laghi costieri, il suo bosco;
  • Mezzavalle, spiaggia di costa alta, forse la più lunga spiaggia libera dell'Adriatico italiano
  • Monte Conero o Monte d'Ancona, promontorio a picco sul mare, con innumerevoli sentieri panoramici e immersi nella pineta o nella macchia.
  • Offagna, uno dei castelli di Ancona, con una rocca ben conservata, costruita su un colle panoramicissimo dagli Anconitani nel XV secolo per difendere il loro territorio .

[modifica] Galleria fotografica

[modifica] Note

  1. dati ISTAT relativi al 2006
  2. Statuto approvato 29 settembre 2005, PDF 3,14MB
  3. motivazione

[modifica] Città gemellate

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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