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I dolori del giovane Werther

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Frontespizio della prima edizione dell'opera
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Frontespizio della prima edizione dell'opera

I dolori del giovane Werther è un romanzo epistolare di Johann Wolfgang Goethe pubblicato nel 1774. Può essere considerato il primo vero best seller della storia.

Indice

[modifica] Struttura e stile

L'opera è divisa in due libri, che presentano due momenti nettamente distinti della storia del personaggio. Nel libro esistono due narratori in quanto, oltre alle lettere di Werther, è presente una parte scritta dall’editore per esprimere in modo riassuntivo l’evoluzione del personaggio ormai prossimo alla fine. Anche in questo caso però siamo sempre in grado di sapere cosa Werther pensi e provi. La tecnica narrativa utilizzata è il monologo interiore in quanto Wilhelm, il destinatario formale delle lettere, è più uno spunto che un reale interlocutore. Molto spesso addirittura la forma è quella del flusso di coscienza, cioè una raccolta di pensieri non organizzati senza una logica precisa. Questo fenomeno è riscontrabile soprattutto nella seconda parte del libro, quando la razionalità è sempre meno ascoltata dal protagonista e l’idea della morte si affaccia prepotentemente nelle sue riflessioni.

A questi elementi, di per sé molto forti, emotivi e rivoluzionari, si aggiunge il fattore della lingua (Goethe è considerato uno dei fondatori del tedesco moderno), che dai suoi contemporanei fu considerato addirittura scandaloso: non più periodi perfettamente costruiti secondo i più rigidi canoni sintattici, ma frasi spezzate, lasciate in sospeso, con un uso abbondante di punti esclamativi e puntini di sospensione e frequenti ricorsi all’inversione. Goethe è pienamente consapevole delle reazioni che il suo stile causerà e già all’interno del libro scherza sul personaggio dell’ambasciatore che, conservatore anche dal punto di vista linguistico, è “mortale nemico delle inversioni che a volte mi scappano; se non gli si filan giù i periodi secondo la tiritera tradizionale, lui non ci capisce niente”. La potenza di un linguaggio così innovativo si esplica anche nella scelta di termini forti, emotivamente efficaci che danno la possibilità a Goethe di descrivere in modo coinvolgente ogni particolare, ogni situazione, ogni sentimento, riservando una particolare attenzione all’introspezione e al realismo.

[modifica] Trama

La trama è semplice e lineare. Werther, giovane artista borghese, si rifugia in campagna per occuparsi di alcuni affari di famiglia e incomincia a conoscere i luoghi e a stringere contatti occasionali, ma non superficiali con la gente del posto. Ad un ballo incontra Lotte (in alcune edizioni, italianizzata come Carlotta), una giovane di animo nobile, fidanzata di Albert (anche italianizzato Alberto), in quel momento lontano da casa. La bellezza di questa donna colpisce il protagonista che incomincia a frequentarla assiduamente, scoprendo in lei sensibilità e cultura, finendo per innamorarsene follemente. Al ritorno di Albert, che stabilisce con il rivale un rapporto cordiale ed amichevole, Werther, per soffocare i suoi sentimenti, decide di andarsene da quel luogo al seguito di un ambasciatore. Ma l’ambiente meschino e perbenista con cui viene a contatto lo rendono sempre più insofferente verso il suo incarico, e date le dimissioni, ritorna da Lotte che nel frattempo si è sposata con Albert. Da quel momento tutto sembra precipitare: i nuovi incontri e le sventure del giovane sembrano presagire la catastrofe finale. Una sera durante l’assenza di Albert, Lotte, che si è accorta di amare Werther, cede alle effusioni del giovane, ma in quello stesso momento decide di allontanarlo per sempre dalla sua vita. Poche ore dopo Werther si uccide.

[modifica] Personaggi

[modifica] Il personaggio di Werther

Per la stessa struttura del libro, tutto ruota intorno al personaggio di Werther, di cui, pur non comparendo una descrizione esplicita, si crea un’immagine completa già dalle lettere iniziali, prima dell’incontro con Lotte, di cui è quasi un’antitesi. Il giovane è colto e raffinato, ma dimostra ben presto le due caratteristiche che gli impediranno di inserirsi veramente nella società: una decisa insofferenza verso le convenzioni sociali che limitino l’individuo e la capacità di farsi totalmente rapire dai sentimenti. Werther ci appare come un’anima innocente, che non per niente riesce a trovarsi a suo agio con i bambini, completamente avulsa dalla routine che invece in qualche modo è percepibile in Albert e anche in Lotte. Werther non cerca una vita tranquilla, ma una felicità totale che solo l’amore può dargli: questo aspetto lo rende estremamente fragile, essendo in definitiva legato alle decisioni di qualcun altro a cui ha affidato la sua intera vita. Werther è capace di amare e lo fa donando ogni attenzione e pensiero a Lotte, che non può ricambiare e lo relega ad uno stato di frustrazione continua, di cui neanche Werther riesce realisticamente ad immaginarsi una fine positiva.

Lotte e Werther in un quadro ispirato all'opera di Goethe
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Lotte e Werther in un quadro ispirato all'opera di Goethe

Non che Werther faccia molto per attirare Lotte a sé... Questo è un punto che forse colpisce i lettori moderni, ma che forse può essere interpretato come estremo gesto d’amore: Werther sa che Lotte ha bisogno di tranquillità e di certezze, lui non vuole essere un impedimento alla sua realizzazione. In questo si dimostra quindi molto lontano dal titanismo Romantico a cui si è tentato di accomunare: Werther non ha un super-io, non si ritiene un animo superiore inadatto a questo mondo, ma più che altro riconosce la propria sconfitta, la propria nullità davanti ad un sentimento totalizzante.

[modifica] Il personaggio di Lotte

Il personaggio di Lotte è delineato in due modi: per prima cosa sono presenti lunghe e esplicite descrizioni di una donna bella, di media statura, aggraziata nei lineamenti, scura di capelli e di occhi, resa preziosa da una sensibilità rara, da un animo ingenuo, sereno, attivo. È coraggiosa, responsabile, intelligente, anticonformista e matura, tanto da aver saputo crescere i suoi fratellini, dopo la morte della madre. L’altro mezzo attraverso cui traspare la figura di Lotte è la descrizione degli altri personaggi: in nessun passo le espressioni sono tanto incisive e intense quanto in quelli dedicati a Lotte. Forse proprio per questo accumulo di qualità positive il lettore spera sino alla fine in una reazione diversa alla rinuncia ai sentimenti che invece Lotte porta avanti per tutta la storia, concedendosi un solo momento di debolezza. Lotte può scegliere e sceglie la sicurezza rappresentata da Albert, anche se probabilmente ama Werther: il libro non chiarisce questo dubbio, non potrebbe dato che la storia è focalizzata attraverso Werther che oscilla tra attimi di ottimismo puro, sfiducia e realismo. Di certo l’amore di Lotte è un amore razionale, ben diverso da quello di Werther: paradossalmente nella mente del lettore Werther si innalza via via al di sopra degli altri personaggi, nobilitato da un amore che nessun altro può capire.

[modifica] Il personaggio di Albert

Albert rappresenta il ceto borghese, le sue convenzioni, la routine, i luoghi comuni, la razionalità, ma non è descritto con toni negativi, anzi più volte Werther dimostra la sua stima per un uomo saggio, calmo, fedele e orgoglioso della sua famiglia, che riesce a mostrarsi come un solido punto di riferimento per la moglie, tanto da rendersi indispensabile, nonostante alcune sue carenze dal punto affettivo. Albert è l’anti-eroe Romantico: non si esalta per l’animo artista di Werther, non ne approva gli slanci emotivi, critica aspramente il suicidio e soprattutto non riesce a realizzare realmente il sentimento che lega Werther e la moglie.

[modifica] Commento

[modifica] Il legame col Romanticismo

I dolori del giovane Werther è da molti considerato come il punto più alto, per quanto riguarda la prosa, della produzione dello Sturm und Drang ("tempesta e passione"), cioè di quel movimento letterario che si sviluppò in Germania tra il 1765 e il 1785. Spesso c’è la tendenza a ridurre lo Sturm und Drang a pre-romanticismo, configurando così una forte opposizione tra questo movimento e il razionalismo illuminista. In realtà molti critici tendono ora a sottolineare una certa continuità di pensiero che attraverso lo Sturm und Drang lega Illuminismo e Romanticismo, che può essere esemplificata anche attraverso I dolori del giovane Werther. In primo luogo la figura-chiave di questo collegamento è Rousseau, a cui ci sono diversi riferimenti, anche impliciti, nel testo. Rousseau appartiene all’Illuminismo in quanto anche in lui sono presenti un atteggiamento critico e riformatore nei confronti della società contemporanea e dei suoi pregiudizi, il progetto di razionalizzazione e umanizzazione del mondo, la difesa della ragione naturale, il rifiuto delle religioni storiche e del loro sovraccarico dogmatico, l’importanza attribuita all’educazione e all’illuminazione delle menti, la teoria della perfettibilità dell’uomo. Ma ciò che lo differenzia è una “critica” alla ragione (che lo rende quindi precursore di Kant), che secondo Rousseau non può annullare gli istinti e le passioni. Da qui nascono le teorie caratteristiche di Rousseau, tra cui quella del buon selvaggio in cui sostiene che originariamente l’uomo viveva in una condizione quasi idilliaca, perfettamente armonizzato con la natura e non oppresso dai meccanismi della società. Questa teoria è incarnata appunto da Werther: il protagonista infatti riesce a trovare pace solo nel piccolo paesino in cui si rifugia e dove può ancora godere di una natura integra e di persone lontane dagli artifici della ricca società, con cui si scontra durante i periodi al servizio dei diversi nobili. Il Werther contiene dunque un preciso e rivoluzionario messaggio sociale, che forse gli anni trascorsi dalla sua composizione hanno reso più sfumato e quindi spinto verso un’interpretazione esclusivamente romantica del libro. Goethe sfida apertamente la società tedesca: Werther personifica un disagio sociale diffuso, soprattutto nella borghesia, che, a differenza di altri stati europei, non riesce in Germania a diventare il motore del progresso. Infatti, dopo la pace di Westfalia del 1648, la Germania era stata divisa in 350 stati, ognuno con la propria sovranità, e gettata in uno stato di arretratezza storica e economica, dal quale la borghesia cerca rifugio appunto nella cultura. Questo tema era forse più evidente nella prima stesura del libro (1774) in cui è più visibile come l’esperienza con l’ambasciatore e la successiva consapevolezza di non potersi davvero inserirsi nella società abbiano influito sulle scelte finali di Werther. Rimane comunque un simbolo importante, cioè la presenza sul tavolo di Werther, nell’ora decisiva del suicidio, della tragedia "Emilia Galotti" di Lessing, che narra come i sudditi si liberino dai principi attraverso il suicidio. Il rifiuto del compromesso, la coerenza con se stessi, il vedere la sconfitta, non tanto nella morte, ma nell’annientamento della società, pur presenti in Lessing, vengono ancora più sottolineati da Goethe, che non si limita a mostrare il confronto con l’aristocrazia, ma anche tra individuo e società borghese, rappresentando emblematicamente un’intera generazione di giovani che si opponevano, con profonda sensibilità, ad una società incapace di cambiare e rinnovarsi, opprimendone le energie creative.

[modifica] Il ruolo dell'Amore

L’altra anima del libro, quella più immediata, è l’Amore e la constatazione della potenza dell’istinto e del sentimento nell’uomo. Il sentimento, scoperto (paradossalmente?) dagli illuministi come categoria spirituale a sé, irriducibile da un lato all’attività conoscitiva, dall’altro all’attività pratica, diventa per i Romantici la forza predominante nell’uomo. Sebbene il sentimento romantico sia qualcosa di più profondo e intellettuale rispetto all’uso comune del termine, esso appare come un’ebbrezza indefinita di emozioni: viene ritenuto in grado di aprire a nuove della psiche e di risalire alle sorgenti primordiali dell’essere. Anzi, il sentimento appare talora come l’infinito stesso (manifestazione dell’insofferenza romantica verso i limiti e per l’aspirazione all’assoluto) e sempre come valore supremo. Ma Goethe non si ferma a decantare l’Amore: più che altro ne osserva gli effetti sull’uomo, ne segue il mutamento e la capacità di essere sia motivo e stimolo di vita, sia rovina e sventura. Potremo sostenere che il Werther si configuri come celebrazione dell’Amore, inteso come la forza predominante dell’uomo, un sentimento che (nonostante tutto) meriti di essere vissuto sino in fondo e che proprio per questo contraddistingue chi vive veramente.

Wilhelm, cos’è mai per il nostro cuore il mondo senza l’amore? Una lanterna magica senza la luce!

L’Amore di Werther è qualcosa di non terreno, qualcosa di non facilmente comprensibile per la ragione umana: è l’Amore che illumina di luce divina l’oggetto amato (Werther spesso descrive Lotte con termini religiosi), facendolo apparire un’angelica visione impedendo di poter vedere o scorgere qualsiasi altra cosa; è l’Amore che domina il corpo, invade la mente, cancella ogni volontà e ogni aspetto ragionevole della vita; è l’Amore che annulla la vita con una forza trascendente e distruttiva.

[modifica] Il concetto di Natura

Altro elemento decisamente Romantico è la natura, che Goethe recupera dalla concezione di Spinoza, di cui condivide il panteismo, tanto da arrivare ad affermare che la natura e Dio sono tanto strettamente congiunti che la natura può essere considerata come “l’abito vivente della divinità”. La natura quindi è vivente, animata, considerata come una forza primordiale, conoscibile attraverso mille aspetti, tra cui anche la scienza. Ma è anche il luogo in cui l’anima può esprimersi liberamente, trovando sfogo per la propria malinconia, ispirazione per l’arte e comprensione.

“[…] e dopo un’ora scoprì di aver fatto un disegno ben composto e interessante, senza avervi aggiunto nulla di mio. Ciò ha confermato il mio proposito di attenermi, per l’avvenire, unicamente alla natura. Solo essa è infinitamente ricca, solo essa forma il grande artista.”

Così in Werther il confronto tra il paesino e la società è sempre presente e Werther non può non scegliere il primo; le descrizioni naturalistiche sono numerose e ricche di particolari e spesso Goethe crea un collegamento tra il paesaggio descritto e l’animo del personaggio. Quest’operazione è facilitata anche dal fatto che le lettere del primo libro sono ambientate in primavera e in estate (la prima lettera è del 4 maggio 1771) e quindi Goethe può ricorrere ad immagini colorate, locate in grandi ambienti aperti, dominate dalla luce del sole; nella seconda parte invece (che inizia con una lettera del 20 settembre) anche la natura è diventata più ostica, più cupa, più tormentata: basti pensare alla conclusione della vita di Werther nella buia e triste camera, isolato da tutta la realtà, tutto dentro al suo dolore che neanche la natura può lenire.

“…La più innocente passeggiata costa la vita a mille poveri vermucci, e un passo del tuo piede basta a demolire le faticose costruzioni delle formiche e a schiacciare tutto un microcosmo in una misera tomba […] O Cielo, o Terra, o palpitanti forze intorno a me! Ormai non vedo nulla, tranne un Mostro che eternamente ingoia, eternamente rumina…”

[modifica] Una storia autobiografica?

Le due “anime” del romanzo possono essere personificate nei due spunti autobiografici da cui parte Goethe: Karl Wilhelm Jerusalem e Charlotte Buff. Per prima cosa bisogna chiarire che, nonostante sia innegabile che Goethe sfrutti appieno i fatti realmente accaduti e che essi entrino in gioco in parti diverse del romanzo, Werther è un personaggio unico e completo: pensare che questo “collage” di storie si risolva in un personaggio non coerente, significherebbe negare il crearsi nel lettore di un sentimento di “conoscenza” del protagonista, che rimane per tutto il libro riconoscibile, indivisibile e compiuto. La morte di Jerusalem, un conoscente di Goethe, turbò talmente tanto lo scrittore da dover essere posta come origine dello scritto. La sorte di Jerusalem incarna, al di là di tutto, lo spirito sociale del Werther. Jerusalem, definito come un tipo chiuso, scontroso, triste, crucciato, fu segretario d’ambasciata e si innamorò della moglie di un suo amico: la donna però non ricambiava un sentimento, che non riuscendo a essere nascosto portò Jerusalem a essere oggetto di scandalo in tutto il paese. Il giovane decise alla fine di farsi prestare dal collega Kestner (marito di Charlotte Buff) due pistole, con la scusa di starsi preparando per un viaggio e il giorno dopo (30 ottobre 1772) si uccise nel suo appartamento, con una copia dell’Emilia Galotti aperta sulla scrivania. Il suicidio di Jerusalem venne motivato all’opinione pubblica come esclusivamente “sentimentale”, quando in realtà quella fu solo una delle cause che lo portarono alla morte: l’insistenza con cui venne ribadita tale ragione servì a distogliere l’attenzione da quelle che probabilmente furono le radici più profonde del gesto del giovane, cioè quelle sociali. All’origine della depressione di Jerusalem è da porre quindi lo stato di umiliazione e dipendenza in cui egli si venne a trovare nei suoi rapporti sociali e professionali, che, come abbiamo visto, era diffuso nei giovani borghesi tedeschi. Charlotte Buff fu invece uno dei grandi amori di Goethe, che conobbe la ragazza, legata a Johann Kestner, nell’estate del 1772 e che ne fece il modello per la Lotte di Werther, prendendone come spunto non solo aspetti fisici e caratteriali, ma riportando nel romanzo descrizioni particolareggiate di avvenimenti realmente accaduti e lettere e biglietti realmente scritti. Questo non significa che il romanzo si riduca ad una cronaca di avvenimenti reali o che esista una perfetta corrispondenza tra le due storie, ma certamente è segno di quanto importante fosse stato quell’incontro per Goethe, che confesserà di aver ucciso Werther per salvare sé stesso: una parte di Goethe è morta con Werther, una parte dei suoi sentimenti e delle sue speranze giovanili. Anche senza ricercare notizie sulla genesi dell’opera, la lettura, molto probabilmente per la scelta a favore del romanzo epistolare, suggerisce l’elemento autobiografico: Goethe riesce a instaurare un dialogo diretto con il lettore, che si sente parte attiva della storia, il destinatario naturale delle lettere, un interlocutore, un amico che vorrebbe salvare Werther dal baratro in cui sta cadendo e che rimane sconvolto da una morte, che per quanto preannunciata e fatta aleggiare parecchie pagine prima della fine, non appare scontata in nessuna parte del romanzo.

[modifica] I giudizi della critica

I dolori del giovane Werther meritò il successo, che subito seguì alla prima pubblicazione del 1774: la mancanza di una legislazione a tutela dei diritti d'autore fece proliferare le ristampe abusive, molte delle quali con cambiamenti nella storia, ma anche successivamente l’opera di Goethe influenzò la letteratura successiva e registrò diversi tentativi di emulazione, come in Italia quello compiuto da Foscolo con “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”. Foscolo racconta una storia praticamente identica, ma introduce il motivo politico-patriottico, tipico del Romanticismo Italiano. Quello che colpisce di più è però il successo “di massa”: qualcuno si è addirittura spinto a considerare il Werther come il primo libro di successo mondiale. Di certo dal 1774 parte da Lipsia una vera e propria mania per Werther, che diventa la Bibbia per i giovani tedeschi, che imitano persino l’eccentrico modo di vestirsi del personaggio e che, come Werther e Lotte, si scambiano silhouettes in segno d’amore. Spesso succede anche che i dolore per amore dei giovani sfoci nel suicidio, che, dopo secoli e secoli di condanna, veniva ora stoicamente rivalutato come prova di sensibilità e di affermazione di libertà. Goethe venne a conoscenza dei drammi seguiti al suo romanzo e il 16 gennaio 1778 si ritrovò a partecipare a Weimar alla veglia funebre per una dama di corte che si era annegata in un fiume, a poca distanza dalla casa dello scrittore, tenendo in mano una copia di Werther. L’opera ricevette dunque aspre critiche dal clero e da molti benpensanti e si arrivò perfino a vietare lo scritto. Anche Napoleone Bonaparte amava profondamente questo libro e lo portava sempre con sé (si dice nel risvolto della giacca), nelle Campagne di guerra attraverso l'Europa.

[modifica] Bibliografia

Traduzioni italiane

In ordine cronologico, per traduzione.

  • Werther. Opera di sentimento del dottor Goethe celebre scrittor tedesco tradotta da Gaetano Grassi milanese. Con l'aggiunta di un'apologia in favore dell'opera medesima, Poschiavo (Svizzera): Ambrosioni, 1782. Prima traduzione in italiano dell'opera. Ristampa anastatica dell'edizione di Poschiavo, con un saggio introduttivo di Massimo Lardi, Locarno: Pro Grigioni Italiano, Armando Dado, 2001.
  • Verter, opera originale tedesca del celebre signor Goethe, trasportata in italiano dal D.M.S., traduzione di M. Salom, Venezia: 1796.
  • Werther, traduit de l'allemand de Goëthe, en français et en italien, Parigi: De L'Imprimerie de Guilleminet, Chez F. Louis, 1803. Traduzione in francese e italiano.
  • I dolori del giovane Werther, versione italiana di Riccardo Ceroni, Milano: Sonzogno, 1884; Firenze: Salani, 1913.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione, prefazione e note di Luisa Graziani, Firenze: Sansoni, 1922.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Giuseppe Antonio Borgese, Milano: Mondadori, 1930; con un'introduzione di Roberto Fertonani, Milano: Mondadori, 1989.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Alberto Spaini, Torino: Einaudi, 1938; con un saggio di Ladislao Mittner, Torino: Einaudi, 1962; con una revisione della traduzione di Giuliano Baioni, il testo originale tedesco a fronte e note al testo di Stefania Sbarra, Torino: Einaudi, 1998.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Oreste Ferrari, assieme a Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo, a cura di Vittorio Enzo Alfieri, introduzione di Vittorio Enzo Alfieri, Milano: Edizioni Dell'esame, 1949; con il saggio Come nacque il Werther di Oreste Ferrari, Alpignano: A. Tallone editore-stampatore, 1963 (edizione di 660 esemplari numerati).
  • I dolori del giovane Werther. Le affinità elettive, traduzione a cura di Renato Ferrari, introduzione di Lavinia Mazzucchetti, Novara: De Agostini, 1958.
  • Le affinità elettive. I dolori del giovane Werther, introduzione, traduzione e note a cura di Giovanni Vittorio Amoretti, Torino: UTET, 1961.
  • I dolori del giovane Werther e altri scritti autobiografici, a cura di Angelo Sabatini, traduzione di Anna Maria Pozzan, illustrato con tavole di Domenico Purificato, Milano: Curcio, 1964; con un'introduzione di Giorgio Manacorda, Roma: Newton Compton, 1993.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Carlo Picchio, Milano: Mursia, 1966; Milano: Garzanti, 1973.
  • I dolori del giovane Werther. Le affinità elettive, traduzione di Emanuela Pulga, Ginevra: Ferni, 1974.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Aldo Busi, introduzione di Franco Fortini, Milano: Garzanti, 1983; Milano: Vallardi, 1995.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Amina Pandolfi, Rimini: I libri di Gulliver, 1986; Milano: Bompiani, 1987.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Alberto Salvadeo, Sesto San Giovanni: Peruzzo, 1986.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Piero Bianconi, introduzione di Silvana De Lugnani, Milano: Rizzoli, 1989; Milano: Fabbri, 1996.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione a cura di Paola Capriolo, Milano: Feltrinelli, 1993.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione e cura di Michela Heissenberger, Torriana: Orsa Maggiore, 1995; Rimini: Guaraldi, 1995
  • I dolori del giovane Werther, revisione della traduzione di Valentina Giuliani, a cura di Silvana Marini, Milano: Principato, 1995.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Julie Wicklow, Milano: La spiga, 1995.
  • I dolori del giovane Werther. Il primo romanzo-scandalo dell'Europa moderna, traduzione e presentazione di Gemma De Sanctis, Bussolengo: Demetra, 1996.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Emilio Picco, a cura di Roberto Fertonani, percorsi di lettura a cura di Ester Negro, Milano: Einaudi Scuola, 1996.
  • I dolori del giovane Werther, traduzione di Christian Kolbe, Marina di Massa: Edizioni Clandestine, 2006.

Registrazioni sonore

  • I dolori del giovane Werther, lettura di Arnoldo Foà, Milano: Fonit Cetra.

[modifica] Collegamenti esterni

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