Canzo
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Canzo | |||
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Stato: | Italia | ||
Regione: | Lombardia | ||
Provincia: | Como | ||
Coordinate: |
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Altitudine: | min. 360; Palazzo del Comune 402; max. 1371 m s.l.m. | ||
Superficie: | 11.8 km. km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 445 ab./km² | ||
Frazioni: | |||
Comuni contigui: | Asso, Caslino d'Erba, Castelmarte, Cesana Brianza (LC), Civate (LC), Eupilio, Longone al Segrino, Proserpio, Pusiano, Valbrona, Valmadrera (LC) | ||
CAP: | 22035 | ||
Pref. tel: | 031 | ||
Codice ISTAT: | 013042 | ||
Codice catasto: | B641 | ||
Nome abitanti: | canzesi | ||
Santo patrono: | Santo Stefano | ||
Giorno festivo: | 26 dicembre | ||
Sito istituzionale |
Canzo (nell'idioma locale, Canz) è un comune italiano di 5.035 abitanti della provincia di Como, nel Triangolo Lariano, tra le Prealpi lombarde.
Indice |
[modifica] Geografia
È l'ultimo paese dell'Alta Brianza al confine con la Valassina, situato in una valle circondata dai monti Cornizzolo (nell'idioma locale, Curnisciöö), Corni di Canzo (Còrni o Curunghèj), Barzaghino (Barzaghìn) e Scioscia (Sciòscia).
È attraversato dal torrente Ravella (Ravèla), lungo il quale si è formato il centro storico, e ad est marginalmente dal fiume Lambro (Lambar) in corso torrentizio, proveniente dalla limitrofa Valassina; inoltre sono presenti molte fonti nelle montagne del paese ed un lago, il lago del Segrino, in comune con i paesi di Eupilio (Eüpìli) e di Longone al Segrino (Lungùn).
[modifica] Storia
[modifica] Nascita del borgo
Il toponimo Canz deriva probabilmente dal latino Cantius, a sua volta derivato da una radice celtica [1].
Le tracce più antiche di colonizzazione umana del territorio canzese risalgono all'ultima fase della glaciazione würmiana, durante il periodo mesolitico (circa 10.000 anni fa). L'accampamento di caccia situato a quota 900 m sul monte Rai (Raj) fu utilizzato durante il periodo estivo, continuativamente fino all'età del bronzo medio.
L'epoca eneolitica (circa 4.000 anni fa) è segnata dall'importante testimonianza di una tomba a cista con stele, ritrovata in località Budracch. La tomba è stata totalmente ricostruita nel giardino delle scuole secondarie di primo grado.
L'età del bronzo antico è testimoniata da un insediamento sulla riva nordorientale del lago del Segrino, il cui ritrovamento ebbe un certo peso per la conoscenza delle prime popolazioni stanziali nell'alta Brianza.
L'insediamento sul sito dell'attuale abitato risale all'epoca romana, alla quale si deve inoltre il tracciamento delle strade principali per scopi militari e commerciali. Relativamente a questo periodo è stata scoperta una pietra miliare vicino al lago del Segrino, che indicava le distanze lungo la via strata (via lastricata), mentre nel 1822 venne messa alla luce una tomba romana con le sue suppellettili.
[modifica] Medioevo ed epoca moderna
Per approfondire, vedi la voce Corte di Casale. |
Nei secoli dopo la scomparsa dell'Impero Romano, Canzo fece parte del "Contado della Martesana" ed in seguito divenne feudo del monastero di Sant'Ambrogio. Il toponimo della Martesana e del vicino paese di Castelmarte sono stati messi in relazione con un culto del dio Marte. Nel 1162 Federico Barbarossa lo cedette al monastero di San Pietro al Monte di Civate. In seguito Canzo entrò a far parte dei domini dei Visconti, che nel 1403 vi istituirono la Corte di Casale.
Nel 1472 gli Sforza, succeduti ai Visconti nel ducato di Milano, cedettero la "Corte di Casale" alla ricca famiglia di armaioli (fabbricanti di armi) dei Missaglia, che avevano richiesto la concessione per la presenza di miniere di ferro[2].
Nel 1526 l'esercito spagnolo in lotta contro il ducato di Milano occupò Canzo, tenuta dal condottiero di ventura Niccolò Pelliccione, al soldo del duca Francesco II Sforza. Dopo la morte di questi, Canzo, come tutto il ducato di Milano, passò sotto il dominio spagnolo e quindi sotto quello austriaco.
Dopo l'estinzione della famiglia dei Missaglia nel 1667 la "Corte di Casale" passò ai marchesi Crivelli, che vi introdussero l'industria della seta e alla fine del XVIII secolo le filande attive erano sei. Nel 1786, nell'ambito della riorganizzazione del territorio, Canzo fu unito alla nuova provincia di Como. Tuttavia il legame con Milano rimane sempre molto forte fino ad oggi, grazie alla villeggiatura milanese, a partire dall'Ottocento, e all'appartenenza all'arcidiocesi di Milano e non alla diocesi di Como.
[modifica] Personalità
Di seguito è riportato l'elenco di alcune persone nate e/o vissute a Canzo e famose anche al di fuori del paese stesso, e di persone canzesi che hanno svolto un ruolo importante per la vita comunitaria del borgo stesso.
- Giorgio Achermann (fondatore del Gruppo Naturalistico della Brianza)
- Ercole Arcellazzi (ricco benefattore)
- Antonio Brusa (industriale tessile milanese e benefattore)
- Giannino Castiglione (scultore)
- Maestro Carlo Colombo (non vedente, organista della prepositura di Santo Stefano dal 1921 al 1986)
- Demaria (pittore)
- Salvatore Fiume (pittore e scultore)
- Carlo Gerosa (nato a Canzo nel 1805, educatosi alla Accademia di Belle Arti di Brera, fu pittore e ritrattista romantico attivo a Milano e in Brianza, frequentatore dei salotti di Tommaso Grossi, Alessandro Manzoni e Francesco Hayez)
- Magno Magni (pioniere dell'industria chimica italiana e Cavaliere del Lavoro)
- Gabriele Moreno Locatelli (beato operatore di pace, ucciso da un cecchino a Sarajevo)
- Niccolò Pelliccione (condottiero di ventura)
- Orlando Prina (reduce della II G.M., resistente in Canzo, rappresentante del CLN, assessore nella Resistenza e nella Ricostruzione, rifondatore del gruppo alpini dopo la guerra e per lungo tempo capogruppo delle associazioni locali di alpini, cacciatori, pescatori, segretario dell'azienda autonoma di soggiorno, benefattore)
- San Miro Paredi (beato eremita)
- Giuseppe Raverta (pittore su tela e principalmente acquarellista, 1889-1976; chiamato il Cantore della Brianza per i suoi acquarelli paesaggistici, negli anni '50 insegnò disegno alla scuola della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Canzo)
- Peppino Testa (pittore, principalmente paesaggista; suo il trittico dell'edicola religiosa posta all'angolo Viale Verza - Viale Rimembranze)
- Filippo Turati (avvocato, uomo politico, fondatore del Partito Socialista Italiano, giornalista e letterato)
- Carlo e Alessandro Verza (imprenditori della seta)
[modifica] Cultura locale
[modifica] Dialetto
Per approfondire, vedi la voce dialetto canzese. |
Il dialetto canzese è parlato da circa 2.000 persone del paese. È simile agli altri dialetti della Brianza, al Comasco e al Milanese. Fa parte del lombardo occidentale o insubre, che a sua volta appartiene alla lingua, o meglio gruppo di idiomi, lombarda (codice ISO 639-3 "lmo"). Presenta varianti anche all'interno del paese.
[modifica] Feste e sagre
[modifica] Giubiana da Canz
Per approfondire, vedi la voce Giubiana. |
La Giubiana è una tradizione brianzola e piemontese consistente nel mettere al rogo il pupazzo di una vecchia che rappresenta i mali dell'inverno e dell'anno trascorso. La festa si svolge l'ultimo giovedì di gennaio.
A Canzo la celebrazione è particolarmente articolata, essendo presenti il processo in dialetto con la sentenza dei Regiuu, ovvero gli anziani autorevoli del paese, e altri personaggi simbolici e tradizionali, quali la fata acquatica Anguana, l'Òmm Selvadegh (cioè "uomo selvatico", personaggio della mitologia alpina), l'"Orso" e il "Cacciatore" (simboli della forza domatrice dell'uomo), il "Boia" (che rappresenta la condanna del Male), i Cilòstar (cioè "coloro che reggono i candelabri", incappucciati, che simboleggiano la luce che vince il Male), ed altri ancora, che percorrono in processione tutto il centro storico. La festa è arricchita da suggestivi addobbi, tra cui la gamba rossa e i paramenti a lutto, com'è anche la musica della banda e dei baghèt, e da vestiti tradizionali. L'atmosfera è di forte sacralità e festosità, grazie al simbolismo, di origine celtica e cristiana, presente in tutta la manifestazione.
[modifica] Sabato Grasso
Per approfondire, vedi la voce Carnevale#Carnevale ambrosiano. |
[modifica] Cargà i alp
Ogni anno, in un sabato a cavallo fra aprile e maggio, è ripercorso un originale (ma allo stesso tempo antico) itinerario fra i monti di Canzo, rievocante l'antichissima usanza del cargà i alp (ovvero la transumanza verso gli alpeggi), che avveniva in queste zone fino alla metà del Novecento.
[modifica] Macc
Festa primaverile dei ragazzi di leva, che portano in paese dai boschi un abete rosso (péscia) e, dopo averlo privato delle fronde ad eccezione della cima, e decorato con nastri colorati, lo installano in una piazzetta. Quindi il tronco viene marchiato con il numero dell'anno della classe e vi si issa un pupazzo (rampeghìn), rappresentante la gioventù che si arrampica e sale. Importante è anche il saggio aiuto degli anziani. La festa, di origine celtica, è presente in varie forme anche in altri luoghi d'Italia e d'Europa, come nella provincia di Zamora (Spagna), dove viene chiamato Mayo. Il nome, in entrambi i casi, corrisponde a quello del mese di maggio.
[modifica] Festa e Premio di S. Miro
[modifica] Festa del Sole - Festa di Òman
La Festa del Sole di Mezza Estate ha origini antichissime, celtiche e poi romane, ed è assimilabile ad altre feste estive come il Ferragosto (che a Canzo si festeggiava la prima domenica d'agosto). Il suo nome celtico è Lughnasadh, cioè festa in onore del dio Lugh, signore del sole, paragonabile con il Sol Invictus. Viene sovrapposta alla tradizionale Festa di Òman, estintasi cent'anni or sono, in cui si celebrava la mascolinità, legata sempre ad immagini di forza e fertilità proprie del sole. Lo stesso sole che fecondava le messi alpine: dunque si coglie l'occasione per ricordare anche l'importanza della coltura montana nell'economia-tradizione agricola d'un tempo, simboleggiata dall'Alp e dal suo Re.
[modifica] Fera di üsei
Si tratta di una fiera internazionale degli uccelli e della caccia, tenuta in una giornata di domenica d'agosto nel "campo di Miro" (comprendente la piazza Giovanni XXIII, il parco giochi, il palazzetto dello sport e la piazzetta dei Caduti Alpini). Comprende un mercato (specialmente di oggetti venatorî e da pesca), la vendita di uccelli, cani e animali da cortile, concorsi e mostre canine e dimostrazioni e gare di "chioccolo", tiro con carabina, falconeria e lancio di piccioni viaggiatori. Nel parco Barni di prima mattina, si svolge inoltre una gara di canto per uccelli, con premi divisi per specie.
[modifica] Biofera
Il primo fine settimana di settembre, nei cortili ed interni di Villa Meda, si svolge la Biofera, una fiera mercato nella quale artigiani e agricoltori presentano i loro manufatti ed i prodotti di agricoltura biologica, sono presenti esposizioni di terapie, farmaci e rimedi di medicina alternativa. Contemporaneamente si tengono conferenze sui temi del rapporto uomo-natura e altri settori conducono il visitatore alla riscoperta di usanze tradizionali dimenticate. In questa fiera sono confluiti anche elementi della vecchia Festa di Nost, con danze, canzoni, giochi per bambini e competizioni tipiche, legate alla tradizione celtica.
[modifica] Castagnate
Come è tipico in tutta la Lombardia, a Canzo si svolgono le "castagnate", ovvero manifestazioni di diverso genere in cui ci riunisce per mangiare prevalentemente caldarroste (biröll). La principale è la Castagnata Alpina, organizzata dal Gruppo Alpini di Canzo.
[modifica] Festa patronale e fiera di santo Stefano
Nel giorno del santo (26 dicembre) si tiene una processione solenne e, come da tradizione brianzola, si brucia un pallone bianco appeso al soffitto della chiesa durante la messa principale delle ore 10:30. In via Rimembranze e nel piazzale Giovanni XXIII si svolge la fiera di Santo Stefano, che ha sempre attirato compratori e curiosi da tutta la Brianza.
[modifica] Mercati periodici
Il normale mercato settimanale si svolge ogni mercoledì sulla piazza Giovanni XXIII (in passato si teneva nella piazza della Chiesa e nel portico antico). Inoltre si fa mercato il 26 dicembre, festa patronale di Santo Stefano. D'estate, di domenica, nel suggestivo Parco Barni, vi è il mercato domenicale (detto strasc e begasc, in cui si vende di tutto), abbinato alla "Piccola Bagutta"[3].
[modifica] Specialità gastronomiche del paese
- Nocciolini di Canzo: piccoli dolci simili all'amaretto, a base di farina di nocciole, con l'aggiunta di albumi montati, liquori e aromi particolari, in vendita in tutte le pasticcerie del paese (peraltro le ricette sono segrete, quindi ogni pasticceria ne possiede una variante).
- Vespetrò: liquore a ricetta segreta, brevettato dal canzese Scannagatta, di origine savoiarda. E' stato prodotto fino agli anni '60, venduto in tipiche bottiglie strette ed allungate. La produzione di questo liquore, diffuso e rinomato in passato, trova testimonianza nelle guide Baedeker di inizio Ottocento, che lo indicano come soggetto di rilevanza per il paese.
- Témpia cui sciger: tempia di maiale con i ceci, cucinata un tempo in tutte le botteghe del paese in occasione del Dì di Mòrt (Commemorazione dei Defunti).
- Funghi trifolati: tipica di Canzo secondo il manuale Vecchia Brianza in cucina[4].
- Tordi arrosto e Uccellini con la polenta: sempre secondo il manuale citato.
- Coq-au-vin: ricetta portata a Canzo da Stendhal.
[modifica] Associazioni
[modifica] Principali associazioni culturali/sociali
- Amici della banda
- Associazione Nazionale Alpini
- Associazione Nazionale Carabinieri
- Associazione Volontaria di P.S. e P.A. SOS
- Centro di aggregazione "Piera Mazza"
- Centro Musicale Canzese
- Circolo Culturale "F. Turati"
- Coro e Orchestra "M° Carlo & Maria Colombo"
- Corale "Santo Stefano"
- Coretto Oratorio "Santo Stefano"
- Cumpagnia di Nost
- Filodrammatica Canzese
- Fondazione "Raverta"
- Gruppo folcloristico Fit-Fucc
- Gruppo Naturalistico Brianza
- Gruppo Natura "Marco Bomman"
- La Margherita Spazio Aperto
- Pro Canzo
- Società Operaia di Mutuo Soccorso
[modifica] Principali associazioni sportive
- A.S. Canzo
- Associazione Cacciatori
- Atletica Triangolo Lariano
- Bocciofila Canzese
- C.A.I. Sezione di Canzo
- Ciclo Team Canzo
- Club Ippico Ravella
- Gruppo Sportivo Oratorio
- K3 Volley Team
- Karate Do Canzo
- Moto Club Canzo
- Polisportiva Canzese 2001
- U.S. Canzese
- U.S. Giovanile Canzese
[modifica] Trasporti
A Canzo sono presenti due stazioni ferroviarie, di cui la maggiore è capolinea della linea proveniente dalla stazione di Milano Cadorna.
I servizi di trasporto pubblico sono completati da linee di autobus per Como, Erba, Lecco, Bergamo e Milano. Le strade principali sono la provinciale verso la Valassina e la SS-40 (Arosio - Canzo) verso la brianza meridionale attraverso Erba.
[modifica] Luoghi d'interesse
[modifica] Luoghi naturali e località montane e di campagna
[modifica] Fonti di Gajum e altre fonti
Le fonti da Gajum si trovano sul versante destro del Torrente Ravella, alla quota di m. 485 s.l.m., al bivio delle strade che portano agli Alp ed al Santuario di San Miro. Il nome delle "Fonti di Gajum" è italianizzato dal canzese Gaümm (dalla radice celtica ga=recipiente, pancione), che significa mallo, in quanto sopra alla fontana era presente un grosso noce e i malli cadevano nella vasca. La fama della bontà di quest'acqua è così diffusa che di fronte alle fontanelle vi è sempre una fila di persone, provenienti da tutta la Brianza e dal milanese con bottiglie vuote e taniche da riempire; una ordinanza comunale limita a sei il numero di bottiglie riempibili consecutivamente. Le Fonti di Gajum sono un classico punto di sosta e di ristoro per gli escursionisti da più di un secolo, tipici sono i tavoli ed i sedili in pietra, ancora esistenti nel luogo, e risalenti a quando queste fonti furono scoperte, dal punto di vista turistico durante l'Ottocento. Nel bosco, sopra le fonti, nei secoli scorsi venne eretta una Cappella dedicata alla Madonna Addolorata (Madòna di Sètt Dulùr), tuttora ben conservata. Negli anni sessanta fu creata, da alcuni canzesi una società per imbottigliare l'acqua della fonte; questa società venne poi assorbita dalla Bognanco, ed ora l'impianto, non più attivo, è di proprietà del Comune. Una piccola parte dell'acqua di Gajum è immessa nell'acquedotto comunale ed un'altra piccola parte è condotta fino ad una fontana interna nel giardino di Villa Meda.
Nel territorio canzese sono presenti molte altre sorgenti: ogni Alp fu costruita in corrispondenza di una o più fonti, necessarie per la vita dell'Alp; altre sorgenti sono presenti nella valle di Pesora e presso l'eremo di San Miro, oltre che in altri luoghi meno accessibili lungo i versanti della Val Ravella.
[modifica] Lago del Segrino
Il lago, situato in una stretta valle, tra i monti Cornizzolo e Scioscia, ha probabilmente origine da uno sbarramento glaciale, ed una tipica forma allungata (1.800 m in senso nord-sud, su una larghezza massima di 200 m). Le sue acque, poco profonde, sono di color verde intenso. Il suo nome deriva forse dal latino Sacrinus. Dal punto di vista ambientale è un'area verde protetta.
[modifica] Gli Alp
Gli Alp sono frazioni montane, abitate un tempo tutto l'anno, che potevano ospitare fino a cento contadini ciascuno, con numerosi capi da allevamento. Vi si praticava un'agricoltura montana, che richiedeva prati, campi e boschi puliti, per evitare il rimboschimento e assicurare la necessaria esposizione al sole, atta a contrastare il clima rigido. Essi sono costituiti da un unico blocco abitativo, imperniato sulla curt, a cui si aggiungono talvolta altri piccoli edifici, quali i casèj e le ghiacciaie, per la conservazione degli alimenti.
I più importanti Alp si trovano lungo la strada acciotolata che dalle "Fonti di Gajum" sale verso la "Colma", lungo il versante destro della Val Ravella, e sono chiamati col numerale secondo la disposizione lungo l'itinerario:
- Primo Alpe (Primm Alp), detto anche Alpe Grasso (Alp Grass) per la sua fertilità, a quota 720 m. L'Alp venne abbandonato dalle famiglie, che storicamente vi abitavano, negli anni cinquanta, quando la sua area venne inglobata nelle Riserva dei Corni di Canzo e venne gestita dal Corpo forestale dello Stato, che organizzò parte del prato sottostante come vivaio di piante. A seguito del trasferimento di competenze al servizio forestale regionale, l'edifico principale venne ristrutturato preservandone i tipici lineamenti architettonici originari, ed è dato in gestione ad una cooperativa di educazione ambientale, contiene un piccolo museo naturalistico, specifico dell'area, funge da ostello per queste attività educative e per volontari ecologici. Un muro esterno è stato attrezzato come palestra artificiale di arrampicata.
- Secondo Alpe (Segùnt Alp), detto anche Alpe del Sole (Alp dal Suu), perché ben esposto al sole, a quota 790 m. Vi nacque san Miro, ma andò in rovina dopo l'abbandono negli Cinquanta e recentemente vi sono stati condotti degli scavi che hanno permesso di individuare la planimetria degli antichi fabbricati.
- Terz'Alpe (Terz Alp), detto anche Alpe Piotti, a quota 793 m. Si trova alla base della salita per i Corni di Canzo, ed all'incrocio con i sentieri (percorribili anche in bicicletta) che collegano la Val Ravella con Valmadrera passando per la Colma e con Longone al Segrino passando per il Cornizzolo. Fino a pochissimo tempo fa vi si proseguiva la tradizione degli Alp, era abitato permanentemente tutto l'anno, con un piccolo pascolo di mucche; inoltre durante i fine settimana fungeva da trattoria e punto di ristoro per gli escursionisti.
Alpeggi minori sono l’Alpètt, l’Alp a vòlt... ubicati a mezzacosta del monte Cornizzolo, lungo il versante che dà sulla Ravella, abbandonati da tempo e quindi con le parti in muratura in rovina.
[modifica] I Corni di Canzo
Per approfondire, vedi la voce Corni di Canzo. |
[modifica] Edifici
[modifica] Villa Meda - Stelline - Caserma
Villa Meda (XVII-XVIII sec.), costruita sul fianco destro del torrente Ravella, nel centro storico del paese, è un complesso composto da una corte principale con un porticato ad arcate con pilastri quadrangolari, decorati da lesene che sostengono un marcapiano. All’interno sono presenti volte affrescate e soffitti in legno a cassettoni decorati da Luca Roscio di Vill’Albese, del 1701[5]. Da un altro più piccolo cortile, si accede al battistero a pianta circolare, con colonnato centrale in pietra e volta ottagonale in legno. Il parco è occupato da alcune piante secolari, cippi in granito, balconate belvedere, portali e nicchie sul muro simulanti piccole grotte, come in uso nei giardini signorili ottocenteschi.
La villa è opera dell’architetto Simone Cantoni[6], che trasformò una casa di campagna nella residenza del conte Meda, con interventi di stile neoclassico. Il progetto si protrasse dal 1795 al 1804, quando il lavoro fu portato a termine dal monsignore fratello del conte. L’architetto dispose i locali di rappresentanza attorno ai cortili interni e le parti abitate a contatto col giardino all’italiana e con l’ambiente agreste raggiungibile sull' altra sponda del il torrente Ravella tramite un ampio ponte interno al perimetro della villa.
L' edificio, venne usato nel XX secolo come colonia estiva per le Stelline, quindi come caserma; recentemente e' stato restaurato per un utilizzo misto privato, sale pubbliche e stanze date in gestione alle locali associazioni; vi ha sede la biblioteca civica.
[modifica] Teatro Sociale
Il Comune, divenuto proprietario dell'immobile[7], si occupò di rinnovare il tetto dopo la nevicata del 1985 e se ne decise il completo restauro, con l'intento di utilizzarlo come sala polifunzionale. Ospita stagioni di musica e di prosa.
[modifica] Cappella di San Michele - Lazzaretto
La cappella è dedicata a san Michele Arcangelo e si trova in cima ad un piccolo dosso, (quota 460 m.) sul lato destro lungo la strada verso le Fonti di Gajum. Questo luogo venne utilizzato come lazzaretto durante l'epidemia di peste del 1863 e forse anche in casi di precedenti contagi: secondo una tradizione locale il prato sottostante sarebbe usato come camposanto per i morti della peste del 1630, descritta da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. La cappella e' stata oggetto di interventi di restauro e conservazione nel corso del tempo garantendone un buono stato di conservazione fino ad oggi. Da questa cappella si diparte il sentiero, un tempo mulattiera acciotolata, che risalendo lungo la Val Pesora arriva alla cime del monte Cornizzolo.
[modifica] La struttura del paese
Inizialmente il paese si sviluppò lungo il versante destro del torrente Ravella, più elevato rispetto al versante sinistro, e quindi meno a rischio di essere alluvionato dalle piene del torrente; al contempo i terreni pianeggianti, più favorevoli ad un utilizzo agricolo venivano preservati come tali. In seguito l'incremento della popolazione portò ad estendere le zone abitative riducendo via via la superficie dei terreni agricoli. A partire dal XIX secolo vennero inoltre costruite ville eleganti per la villeggiatura, spesso con vasti giardini e parchi annessi. A partire dalla metà del XX secolo sono sorti nuovi quartieri residenziali, modificando totalmente l'urbanistica del paese, con un forte sviluppo edilizio verso la piana alluvionale del torrente Ravella e la sua confluenza con il fiume Lambro.
Il centro storico è composto da ampi cortili, detti curt, e da "contrade", vie e vicoli, in passato pavimentate con acciottolato, oggi spesso sostituito dal porfido. I principali toponimi del centro storico sono:
- Cuntrada da Casàrch: dall'unione delle parole canzesi cà(s)=casa e arch=arco, poiché gli ingressi dei cortili di questa contrada[8] sono quasi tutti ad arco. Corrisponde all'odierna via monsignor Longoni.
- Cuntrada da Sumbìch: dall'unione delle parole latine summ[um]=elevato e vic[um]=borgo, poiché anticamente vi era presente una frazione in posizione sopraelevata rispetto al paese. Corrisponde all'odierna via Sombico. Assimilabile, come orgine toponomastica, ai nomi dei paesi di Sonvigo (BZ), di Sonvico (Svizzera) e di Sovico (MI).
- Cuntrada da Lünaa: dalla radice celtica lun[k]=palude col suffisso locativo ate, poiché anticamente il corso del torrente Ravella, non ancora ben arginato, straripava in questa contrada. Corrisponde all'odierna via Lunate. Assimilabile, come orgine toponomastica, ai nomi dei paesi di Lonate Ceppino e Lonate Pozzolo (VA).
- Cuntrada da San Mirètt: è più recente delle tre precedenti contrade, e termina nella Bergamasca; prende infatti il nome dalla chiesa da San Mirètt, con cui si intende la chiesa di San Francesco, utilizzando un diminutivo del secondo santo dedicatario (il beato Miro Paredi da Canzo) per differenziarla dal santuario da San Mir.
- Cuntrada dal Murnerìn, più recente, prende il nome da un fatto fra lo storico e il leggendario: durante la dominazione spagnola, un murnerìn (giovane mugnaio) avrebbe accoltellato il prepotente capitano spagnolo che dominava la zona, essendosi travestito da donna e avendolo raggiunto al castello, per opporsi allo ius primae noctis che il signorotto aveva rivendicato nei confronti della sposina del mugnaio. Il Murnerìn divenne quindi eroe di paese e gli fu intitolata una via. Corrisponde all'odierna via Mornerino, che collega Mèzz Canz alla Cuntrada dal Cuèrc.
- Cuntrada dal Cuèrc, anche questa più recente, prende il nome dal Cuèrc, antico portico, sede del consiglio degli anziani canzesi in epoca comunale. Nei secoli il Cuèrc si è ridotto fino a diventare semplicemente una fontana coperta. Qui san Miro avrebbe salutato la popolazione prima di andare in eremitaggio, esaudendo miracolosamente il desiderio di pioggia. Corrisponde all'odierna via Risorgimento.
- Pretòri: anticamente vicolo del palazzo del Pretorio, sede del prefetto e delle carceri.
- Portacinés: tratto di incontro fra Mèzz Canz, le contrade di Sumbìch e Casàrch, marginalmente di Lünaa e con Turèta. Pur essendo molto ristretto, è presente una fontana e un tempo anche un'osteria. Il nome sembra essere un'abbreviazione di Pòrta Ticinés ("Porta Ticinese"), forse per similitudine con quella di Milano.
- Turèta: prosegue pressoché parallela a Mèzz Canz, e prende il nome da una piccola torretta, forse parte dell'antico castello di Canzo, prima che fosse trasferito nell'odierna località Castèll ("Castello", appunto).
- La stré(n)cia: con o senza l'infisso nasale eufonico (n). Significa "la stretta" ed indica il vicolo, stretto ma attivo commercialmente, che collega la Piaza da la gésa a Mèzz Canz giungendo nella fine di Turèta. Ha un tratto più largo, l'odierno vicolo Santo Stefano, ed un tratto strettissimo fra due case, parzialmente coperto.
- Bergamasca: termine canzese usato per indicare una zona abitata al di là della Ravella, sulla sponda sinistra, rispetto al primo nucleo del centro storico, paragonandola alla Bergamasca, zona al di là dell'Adda, che rispetto al ducato di Milano era terra straniera. Corrisponde alle odierne vie: Caravaggio, Martiri della Libertà, piazza S. Francesco, inizio via Gajum.
- Mèzz Canz: termine canzese usato per indicare il centro sociale e commerciale del paese di un tempo, ove si incontravano press'a poco le tre contrade più antiche, non corrisponde al centro geometrico dell'attuale abitato di Canzo. Corrisponde all'odierna via Meda (esclusa Villa Meda).
- Via Granda: indica semplicemente la strada principale del paese dal punto di vista viario, in quanto è quella che sfiora il centro storico collegandolo agli altri paesi (ossia è la strada provinciale per la Valassina). Corrisponde all'odierna via Mazzini, e collega la Piaza dal munümént alla Piaza da la gésa. Lungo questa via si trova il palazzo del Comune.
- Via di Giüdée: significa "degli Ebrei" ed è l'odierna via Orlandi.
- Piaza: è la "Piazza" per antonomasia. Spesso si sottointente da la gésa ("della chiesa"), in quanto sede della basilica prepositurale di Santo Stefano, con vicino l'antico portico del mercato.
- Piaza dal munümént, ovvero "Piazza del monumento", per il monumento ai caduti canzesi della prima guerra mondiale. Con questa dicitura si differenzia dalla Piaza da la gésa. È l'odierna Piazza Garibaldi.
- Piazèta: diminutivo di Piaza, è la Piaza da San Mirètt, ovvero l'odierna Piazza San Francesco.
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Silvia Tresoldi in Cerati dal 14/06/2004
Centralino del comune: 031 674111
Email del comune: segreteria@comune.canzo.co.it
[modifica] Demografia
Abitanti censiti
Il costante incremento demografico a partire dagli anni cinquanta, che ha sfiorato il raddoppio della popolazione negli ultimi 50 anni, in parte è riconducibile agli effetti combinati di una natalità sempre elevata con la netta riduzione della mortalità infantile, dall'altra parte da un costante fenomeno immigratorio verso Canzo. Se negli anni cinquanta e sessanta il flusso migratorio fu indotto dal boom economico con la conseguente richiesta di manodopera dalle regioni meridionali italiane, successivamente lo sviluppo urbanistico canzese, generante un incremento nell'offerta abitativa, ha attirato nel paese molti nativi di paesi brianzoli e valassini attornianti il paese. A partire dall'ultimo decennio del secolo scorso, anche Canzo è stata interessata dal fenomeno dell'immigrazione extracomunitaria, in parte stimolata dalla richiesta, da parte delle piccole industrie locali, di manodopera a basso costo e non qualificata.
I cognomi più diffusi e più tipici di Canzo sono Pina e Paredi.
[modifica] Galleria fotografica
[modifica] Collegamenti esterni
- Sito della Fondazione Raverta
- Sito della Villa Rizzoli ex Magni
- Sito del pittore Demaria
- Sito dell'Sos di Canzo
- Sito del Teatro Sociale di Canzo
[modifica] Note
- ↑ Col significato di "spigolo", probabilmente prima riferito ad una delle vette canzesi; vd. ted. Kantzel=pulpito, Kante=spigolo > it. cantone, cantonata; vd. ing. Kent.
- ↑ A Canzo, in località la Tampa al Runcaöö si trovano ancora i resti di una miniera di ferro, che allora permise l'indipendenza siderurgica del ducato di Milano.
- ↑ Mostra di quadri all'aperto. Prende scherzosamente il nome dal Circolo di via Bagutta a Milano, dove si ritrovavano alcuni critici d'arte, dando poi vita al Premio Bagutta.
- ↑ Vecchia Brianza in cucina, di Ottorina Perna Bozzi con introduzione da Stendhal. Giunti - Martello.
- ↑ I Quaderni della Brianza n. 60 del 1988 di F. Cajani.
- ↑ I progetti e i disegni del Cantoni sono presenti all’archivio storico di Bellinzona.
- ↑ Le vicende storiche del Teatro sono state ricostruite e pubblicate in Canzo e il suo Teatro – 170 anni di storia di Severino Colombo - Comune di Canzo 1998 Ristampa 2006
- ↑ In Insubre la parola cuntrada non è da intendere come quartiere, bensì come via rilevante di un centro.