Partito Socialista Italiano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il Partito Socialista Italiano (PSI) fu un partito politico fondato nel 1892 e ininterrottamente operante fino al 1994.
[modifica] Le origini del movimento socialista in Italia
In Italia la crescita del movimento operaio si delinea sulla fine del XIX secolo. Le prime organizzazioni di lavoratori sono le società di mutuo soccorso e le cooperative di tradizione mazziniana e a fine solidaristico. La presenza in Italia di Bakunin dal 1864 al 1867 dà impulso all'anarchismo. L'episodio anarchico di propaganda più noto è quello del 1877 (un gruppo di anarchici tentò di far sollevare i contadini del Matese). La strategia insurrezionale fallisce mentre riscuote molto successo il partito Socialdemocratico nelle elezioni del 1877. I primi a sostenere la necessità di incanalare le energie rivoluzionarie in un'organizzazione partitica sono Bignami e Gnocchi-Viani con la rivista " La Plebe" al quale poi si affiancano le "Lettere aperte agli amici di Romagna", dove si denuncia il carattere settario del movimento anarchico e l'astensionismo elettorale. Nel 1881 Andrea Costa organizza il Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna, che sosteneva, fra l'altro, le lotte dei lavoratori, l'agitazione per riforme economiche e politiche, la partecipazione alle elezioni amministrative e politiche. Il partito di Costa incontra grandi difficoltà anche se riesce a deputarti alla Camera come primo deputato socialista. Alle elezioni del 1882 si presenta il Partito Operaio Italiano ma senza successo. Frattanto il movimento operaio si organizza in forme più complesse: Federazioni di mestiere, Camere di lavoro, etc. Le Camere di Lavoro si trasformano in organizzazioni autonome e divengono il punto di aggregazione a livello cittadino di tutti i lavoratori.
[modifica] Il Partito dalla nascita all'avvento della Repubblica
[modifica] 1892: fondazione del partito
Su queste basi nel 1892 nasce a Genova il Partito dei Lavoratori Italiani che fonda in sé l'esperienza del Partito Operaio Italiano nato nel 1882 a Milano, la Lega Socialista Milanese nel 1892 a Genova e molte leghe e movimenti italiani che si rifanno al socialismo di ispirazione marxista. Tra i promotori della formazione del PSI ci sono Filippo Turati, Claudio Treves, Leonida Bissolati, Ghisleri, Ferri, tutti provenienti dall'esperienza del Positivismo. Turati è erede del radicalismo democratico; nel 1885 si era unito con la rivoluzionaria Anna Kuliscioff; conosce le opere di Marx ed Engels, fu attratto dalla socialdemocrazia tedesca e dalle associazioni operaie lombarde. Turati considera il Socialismo non dal punto di vista insurrezionale, ma come un'ideale da calare nelle specifiche situazioni storiche. È nel 1893 che il Partito Socialista si dà un'autonomia e un nome ufficiale (Congresso di Reggio Emilia). Nell'ottobre del 1894 il partito venne sciolto per decreto a causa della repressione crispina.
[modifica] 1912: la scissione del PSRI di Bissolati
Le divisioni che attraversano il Partito riguardo all'impresa di Libia provoca gravi scontri fra le correnti interne, dai quali esce vincitrice quella massimalista di Benito Mussolini. Nel corso del riassetto del Partito viene espulsa la corrente riformista del PSI, capeggiata da Bissolati,Gino Piva ed altri, che darà vita al Partito Socialista Riformista Italiano.
[modifica] 1914: la crisi dell'interventismo
In contrapposizione alla repressione vi fu un'alleanza democratico-socialista alle elezioni del 1895. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale il partito sviluppò un forte impegno per la neutralità dell'Italia, ma con forti spaccature al suo interno che troveranno un punto di mediazione nella formula "né aderire né sabotare" di Costantino Lazzari.
A partire dagli anni Venti, con l'emergere del Partito Nazionale Fascista, le diverse anime del movimento socialista si mossero separatamente dando vita a tre differenti partiti.
[modifica] La scissione dei Comunisti (1921) e la clandestinità
Nel 1921 si attua la scissione e la formazione del Partito Comunista d'Italia, mentre l'anno successivo è la parte socialista riformista ad essere espulsa e a fondare un partito autonomo, col nome di Partito Socialista Unitario. A partire dal 1925 i partiti vengono progressivamente messi al bando entrando in clandestinità od organizzandosi in esilio. Anche il Partito Socialista Unitario si dà alla clandestinità, dopo aver subito il trauma dell'uccisione del suo leader più prestigioso, Giacomo Matteotti, ad opera dei fascisti.
[modifica] La rinascita (1943); tra la Resistenza e la Repubblica
Il 22 agosto 1943 nasce il Partito Socialista di Unità Proletaria (PSIUP) che raggruppa una parte consistente di personalità influenti della sinistra italiana antifascista. Pietro Nenni ne diventa il segretario e partecipa all'intesa tripartitica (PCI-PSI-DC) del Comitato di Liberazione Nazionale. Il partito, durante la Resistenza e il primo periodo repubblicano viene fortemente collegato al Partito Comunista Italiano, con una politica di unità nazionale volta a modificare le istituzioni in senso socialista.
[modifica] Dalla Costituente al centro-sinistra
[modifica] La scissione socialdemocratica
Il 10 gennaio 1947 il PSIUP riprende la denominazione di Partito Socialista Italiano (PSI). Il cambio di nome avviene nel contesto della scissione della corrente socialdemocratica guidata da Giuseppe Saragat, il quale darà vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), e marcherà una profonda distanza dai comunisti (ormai definitivamente agganciati allo stalinismo sovietico). Il PSI invece, proseguirà sulla strada delle intese con il PCI, e con quest'ultimo deciderà anche di fare un fronte comune, il Fronte Democratico Popolare, in vista delle elezioni dell'aprile 1948. Questa posizione "unitaria" dei due partiti della sinistra italiana, l'anno successivo farà però perdere la corrente della nuova destra del partito socialista, capeggiata da Giuseppe Romita, che nel dicembre 1949 si unirà a una parte dei socialisti democratici usciti dal PSLI -perché in polemica con il suo eccessivo "centrismo"- dando vita a un nuovo partito che prenderà il nome di Partito Socialista Unitario (PSU).
Nel maggio 1951 Il PSLI e il PSU si fonderanno nel Partito Socialista - Sezione Italiana dell'Internazionale Socialista (PS-SIIS), che nel gennaio 1952 diventerà Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI).
[modifica] I primi governi di centro-sinistra
Una svolta importante nella storia del PSI è costituita dal Congresso di Venezia del 1957, quando il partito comincia a guardare favorevolmente all'alleanza con i moderati della Democrazia Cristiana: si rafforza il nesso socialismo-democrazia e il PSI abbandona i legami con il blocco sovietico.
Nel 1963 il PSI viene segnato da una nuova spaccatura: la corrente di sinistra esce dal partito e nel gennaio del 1964 dà vita a un nuovo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP).
[modifica] La breve esperienza del PSI-PSDI Unificati
Il 30 ottobre 1966 il PSI e il PSDI, dopo alcuni anni di comune presenza all'interno dei governi di centro-sinistra, si riunificano nel PSI-PSDI Unificati.
Ma l'unità dura meno di due anni. La componente socialista del PSI-PSDI Unificati il 28 ottobre 1968 riprenderà la denominazione di Partito Socialista Italiano (PSI), mentre la componente socialdemocratica nel luglio 1969 prenderà il nome di Partito Socialista Unitario (PSU), che nel febbraio 1971 ridiventerà Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI).
Tutti questi passaggi e queste scissioni danno un'idea del travaglio politico del PSI di quegli anni, periodo nel quale nel quale convivono nel Partito due anime: una tendente a una maggiore coesione con il PCI su ideali che si ispirano a Karl Marx e un'altra tendente a perseguire una politica di riforme progressive che non mettano in discussione l'assetto sostanziale del sistema. All'epoca tra le fila socialiste la posizione largamente maggioritaria era quella della sinistra, tendente ad intensificare i legami con i comunisti, mentre i cosiddetti "autonomisti", sostenitori delle riforme progressive (e quindi più vicini ad un'idea di tipo socialdemocratico), si trovavano in minoranza.
[modifica] Da Craxi alla fine del PSI
[modifica] La segreteria di Bettino Craxi
Nel 1976, sotto la guida di Francesco De Martino, il PSI ritira l'appoggio ai governi della DC, svoltando a sinistra ed annunciando che non farà più parte di alcun governo se allo stesso non parteciperà anche il Partito Comunista Italiano.
Questa posizione del segretario socialista, porterà però il partito ad una pesantissima sconfitta alle elezioni politiche. In questo contesto il PSI ritira la fiducia a F. De Martino, eleggendo segretario nazionale il giovane leader della piccola corrente "autonomista", vicina per molti aspetti più al PSDI che ad alcune correnti del PSI. Questo leader è il giovane Bettino Craxi, il quale nominerà il dirigente siciliano Salvatore Lauricella prima vice-segretario e poi presidente del "garofano rosso", nuovo simbolo adottato dal Partito.
Nel 1980 si inaugura la stagione del "Pentapartito", costituito dal PSI insieme a DC, PSDI, PLI e PRI, formalizzato con guida socialista nel 1983 (Governo Craxi I e II) e con guida democristiana nel 1988.
Nel 1985 il PSI di Bettino Craxi rimuove la falce e il martello dal proprio simbolo per rimarcare la sua intenzione di costruire una sinistra alternativa, moderata e profondamente riformista guidata dal PSI e non più egemonizzata dal PCI.
L'elettorato premia questa scelta: la percentuale di consensi infatti sale dal 9% ottenuto nel 1979 al 14% nel 1987. Il PSI però è ancora ben lontano dal rappresentare una guida alternativa al PCI, il quale ottiene il 26% dei voti nel 1987.
Con la caduta del muro di Berlino avvenuta nel 1989, reputando imminente una conseguente crisi del Partito Comunista Italiano, Craxi inaugura l'idea della "Unita Socialista" da costruire insieme con il fidato PSDI e nella quale coinvolgere anche ciò che nascerà dalle ceneri del PCI. Craxi dimostrerà così tutta la sua lungimiranza: come previsto infatti il PCI viene sciolto e gli ex comunisti confluiranno nel più moderato e riformista PDS, anche primi riscontri elettorali da parte del PSI paiono incoraggianti, poiché alle Elezioni regionali del 1990 i socialisti si portano al 18% come media nazionale.
[modifica] 1992: la crisi del partito
Nel partito scoppia la crisi nel 1992 in seguito allo scandalo di Tangentopoli, sollevato dal magistrato di "Mani Pulite" Antonio Di Pietro, che colpisce prevalentemente Bettino Craxi ma mette in crisi tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica. Il partito cambia rapidamente molti segretari fino al definitivo sfaldamento in tante parti.
Alle elezioni dell'aprile 1992, il PSI raccoglie il 13,5% dei consensi (perdendo l'1% rispetto alle elezioni politiche precedenti, ma il 4,5% rispetto alle elezioni regionali del 1990) ed elegge 92 deputati e 49 senatori. La Presidente del Consiglio sarà così affidata al socialista Giuliano Amato, ma il suo governo durerà meno di un anno, indebolito dal polverone per le critiche al finanziamento pubblico dei partiti, e soprattutto dalla sconfitta dei partiti di governo ai referendum del 18 e 19 aprile 1993.
Nel maggio 1992 arrivano i primi avvisi di garanzia a molti parlamentari tra cui spiccano i nomi dei due ex-sindaci di Milano, Paolo Pillitteri e Carlo Tognoli. A novembre del 1992 l'on. Sergio Moroni e l'amministratore del PSI Vincenzo Balzamo ricevono avvisi di garanzia per ricettazione, corruzione e violazione della legge sui finanziamenti ai partiti.
Bettino Craxi riceve il primo suo avviso di garanzia nel dicembre del 1992, alla vigilia delle elezioni amministrative dalle quali il PSI uscirà decimato: molti voti passano alla Lega Nord e al Movimento Sociale Italiano, unici partiti non pesantemente coinvolti in Tangentopoli.
Craxi si dimette da segretario del PSI nel febbraio del 1993 dopo rivelazioni su un "conto protezione" che lo coinvolge insieme a Claudio Martelli nell'accusa di bancarotta fraudolenta; la guida del partito passa così a Giorgio Benvenuto, ma dopo appena 100 giorni gli succede Ottaviano Del Turco.
Il PSI si sfalda definitivamente: Craxi è accusato di corruzione e l'opinione pubblica è fortemente scossa dai processi nei confronti di politici e rappresentanti dei partiti.
Par salvare il partito Ottaviano Del Turco promette di non candidare tutti gli esponenti accusati di corruzione. Ma questo gesto non porta a risultati utili: in occasione delle Elezioni politiche del 1994 ciò che resta del PSI si allea con il PDS nell'Alleanza dei Progressisti, che però perde le elezioni. Ciò che rimane del PSI -in seguito alle numerose scissioni- uscirà a brandelli dalle elezioni, raccogliendo il 2,5% dei consensi (pari a 800.000 voti). I socialisti riescono così ad eleggere 14 deputati contro i 92 eletti nel 1992. Alle Elezioni europee del 1994 il partito raccoglie l'1,8%, nell'ambito dell'aggregazione Alleanza Democratica.
Valdo Spini, nominato coordinatore del partito nel giugno del 1994 in sostituzione di Ottaviano del Turco, è l'ultimo segretario del PSI.
[modifica] La diaspora socialista
Schiacciato dall'offensiva giudiziaria e da una feroce campagna giornalistica, e dopo un'inutile alleanza con AD, il PSI si scioglie definitivamente con un congresso il 13 novembre 1994 presso la Fiera di Roma. Da quel giorno ha inizio "ufficialmente" la diaspora socialista in Italia, che in pratica era già iniziata nel 1993.
Lo stesso 13 novembre 1994, subito dopo lo scioglimento, nascono due formazioni socialiste distinte:
- Enrico Boselli raccoglie una parte dei reduci del PSI nei Socialisti Italiani, che aderiranno alla coalizione di centro-sinistra. Nel 1998 poi, dall'unione di Socialisti Italiani, parte di ciò che resta del PSDI e settori della Federazione Laburista e del Partito Socialista, nasceranno i Socialisti Democratici Italiani (SDI). Questi manterranno così una autonoma presenza dei socialisti italiani nell'Internazionale Socialista, formazione in cui era da poco entrato anche il PDS, proprio con l'avallo di Bettino Craxi, acquisendovi un peso molto rilevante;
- Fabrizio Cicchitto ed Enrico Manca invece, con un gruppo di giovani provenienti del PSI e dal PSDI, fondano invece il Partito Socialista Riformista (PSR) che, mantiene una posizione di autonomia rispetto ai due poli. Quella del PSR sarà però una fortuna breve, dopo poco tempo scomparirà ed i due leader Fabrizio Cicchitto ed Enrico Manca, confluiranno l'uno prima nel PS e poi in Forza Italia e l'altro in un primo momento nello SDI per poi approdare al nuovo partito riformista di centro de La Margherita.
- Nello stesso tempo altri socialisti guidati da Gianni De Michelis, in dichiarata continuità con l'esperienza politica di Bettino Craxi e nel contempo più vicini all'area centrista, nel 1996 daranno vita ad una formazione, il Partito Socialista (PS), che richiamava nel nome e nel simbolo il vecchio PSI. In seguito il PS nel 2001 diede vita (con la Lega Socialista di Claudio Martelli e Bobo Craxi e ad altre liste laico-socialiste) al Nuovo PSI, che abbandonata la storica collocazione di sinistra del movimento socialista si alleò da subito con il centro-destra della Casa delle Libertà.
Altre organizzazioni come la Federazione Laburista e l'associazione Riformatori per l'Europa entreranno invece a far parte dei Democratici di Sinistra, mentre diversi altri esponenti contribuiranno a portare elementi di riformismo socialista-socialdemocratico in altre formazioni quali La Margherita (Enrico Manca, Tiziana Parenti, Giusi La Ganga, Tiziano Treu, Marco Biagi, Linda Lanzillotta) o Forza Italia (Stefania Craxi, Margherita Boniver, Giulio Tremonti, Franco Frattini, Renato Brunetta e Fabrizio Cicchitto). All'interno delle stesse formazioni politiche entrarono anche alcune associazioni organizzate, detentrici della cultura socialista-socialdemocratica: all'interno di Forza Italia (Noi Riformatori Azzurri, Fondazione Free e Giovane Italia) e della Margherita (l'associazione politico-culturale Socialisti Democratici per il Partito Democratico). Si formeranno poi anche vere e proprie correnti socialiste all'interno di partiti quali i DS (corrente Laburisti-Socialisti Liberali).
Con l'elezione di De Michelis a segretario del Nuovo PSI vi fu chi immaginò a breve un possibile riavvicinamento con lo SDI e una riunificazione dei socialisti italiani in PSI con il proprio nome e simbolo storici, mettendo così fine alla diaspora socialista. Nei primi mesi del 2006 questa ipotesi viene vanificata: dopo un drammatico Congresso del Nuovo PSI, il cui annullamento, da parte della magistratura, permise a De Michelis di rimanere segretario del partito, e la susseguente affermazione della linea di alleanza con il centrodestra, un gruppo di militanti e dirigenti esce dal partito per dar vita ad una nuova formazione guidata da Bobo Craxi, chiamata I Socialisti, che entra nella coalizione di centro-sinistra (L'Unione).
Lo SDI di Enrico Boselli invece, dopo aver visto naufragare sia l'ipotesi della Unità Socialista che - sembrava - quella del Partito democratico italiano, dà vita (insieme al Partito Radicale) ad una nuova aggregazione politica radical-socialista: la Rosa nel Pugno, che ha però causato diverse discussioni sia tra i dirigenti che tra gli elettori socialisti.
Caratteristica italiana è però quella di vedere il proprio panorama politico seminato da diversi gruppi d'ispirazione socialista, a differenza di quanto si riscontra generalmente in altri Paesi, dove esiste di norma un unico partito di ispirazione socialista e/o socialdemocratica.
Tuttavia, anche se non si dovesse pervenire ad una riunificazione dei socialisti italiani, le loro idee hanno contaminato larga parte della sinistra italiana, con la possibilità di influire nei successivi processi di aggregazione che si profileranno nello scenario politico.
[modifica] Risultati elettorali
– Partito Socialista Italiano alle Elezioni Politiche | ||||
---|---|---|---|---|
Elezione | Parlamento | Voti | % | Seggi |
1946 1948 1953 1958 1963 1968 1972 1976 1979 1983 1987 1992 1994 |
Costituente Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato Camera Senato |
4.758.129 8.137.047° 6.969.122° 3.441.305 2.893.148 4.208.111 3.682.806 4.257.300 3.849.878 4.605.832^ 4.355.506^ 3.210.427 3.225.804 3.542.998 3.209.987 3.596.802 3.255.104 4.223.362 3.541.101 5.505.690 3.535.457 5.343.930 4.513.354 849.429 - |
20,6 31 30,8 12,6 11,9 14,2 14 13,8 14 14,4 15,2 9,6 10,7 9,6 10,3 9,8 10,3 11,4 11,3 14,2 10,9 13,6 13,5 2,1 - |
115 183 72 75 26 84 35 87 44 91 46 61 33 57 29 62 32 73 38 94 36 92 49 14 6 |
°col Pci come Fronte Democratico Popolare per la Libertà, la Pace, il Lavoro
^PSI-PSDI Unificati
– Partito Socialista Italiano alle Elezioni Europee | ||||
---|---|---|---|---|
Elezione | Parlamento | Voti | % | Seggi |
1979 1984 1989 1994 |
Parl. Europeo Parl. Europeo Parl. Europeo Parl. Europeo |
3.858.295 3.932.812 5.154.515 600.106 |
11,3 11,2 14,8 1,8 |
9 9 12 2 |
[modifica] Segretari
dal 1943:
- Pietro Nenni (agosto 1943)
- Sandro Pertini (aprile 1945)
- Ivan Matteo Lombardo (aprile 1946)
- Lelio Basso (gennaio 1947)
- Alberto Jacometti (giugno 1948)
- Pietro Nenni (maggio 1949)
- Francesco De Martino (novembre 1963)
- Francesco De Martino e Mario Tanassi, co-segretari (ottobre 1966)
- Mauro Ferri (ottobre 1968)
- Francesco De Martino (luglio 1969)
- Giacomo Mancini (aprile 1970)
- Francesco De Martino (novembre 1972)
- Bettino Craxi (luglio 1976)
- Giorgio Benvenuto (febbraio 1993)
- Ottaviano Del Turco (maggio 1993 - novembre 1994)
[modifica] Congressi
[modifica] Congressi dal 1892 al 1923
- Fondazione di un nuovo partito che unisce diverse associazioni a due partiti nati pochi anni prima. Il nuovo partito viene nominato Partito dei Lavoratori Italiani e assume le idee socialiste come linee guida.
- II Congresso - Reggio Emilia, 8-10 settembre 1893
- Il partito muta il suo nome in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI).
- Il congresso venne tenuto in clandestinità a causa dello scioglimento per decreto voluto da Crispi. Il partito assume la denominazione di Partito Socialista Italiano (PSI).
- Nasce il quotidiano socialista L'Avanti!.
- Formazione di una corrente del socialismo riformista all'interno del partito.
- Il Tempo di Milano diventa quotidiano della corrente socialista riformista.
- Prevalgono le istanze massimaliste del partito.
- Prevalgono le istanze radicali del partito.
- Prevalgono le istanze riformiste del partito.
- Prevalgono le istanze riformiste del partito.
- Prevalgono le istanze riformiste del partito.
- XIII Congresso - Reggio Emilia, 7-10 luglio 1912
- Prevalgono le istanze rivoluzionarie del partito. Espulsione di alcuni componenti della fazione riformista che andranno a fondare il Partito Socialista Riformista Italiano (PSRI).
- Prevalgono le istanze massimaliste del partito. Dichiarazione di opposizione alla prima guerra mondiale.
- Prevalgono le istanze rivoluzionarie del partito, legate al marxismo.
- Prevalgono le istanze rivoluzionarie del partito. Formazione di un nuovo programma per il partito, sull'onda della rivoluzione d'ottobre in Russia e sul successo elettorale in Italia. Lotta e conquista delle 8 ore lavorative.
- Il congresso si apre con forti discussioni sulla linea strategica e programmatica. La fazione rivoluzionaria si scinde e forma il Partito Comunista d'Italia (PCd'I).
- Il congresso si apre con forti discussioni sulla linea strategica e programmatica. Vi è l'espulsione dell'ala riformista del movimento che fonderà il Partito Socialista Unitario (PSU).
[modifica] Congressi in esilio
- XXI Congresso - Parigi, 19-20 luglio 1930
- XXII Congresso - Marsiglia, 17-18 aprile 1933
- XXIII Congresso - Parigi, 26-28 giugno 1937
[modifica] Congressi dal 1946
- XXIV Congresso - Firenze, 11-17 aprile 1946
- XXV Congresso - Roma, 9-13 gennaio 1947
- XXVI Congresso - Roma, 19-22 gennaio 1948
- XXVII Congresso - Genova, 27 giugno - 1° luglio 1948
- XXVIII Congresso - Firenze, 11-16 maggio 1949
- XXIX Congresso - Bologna, 17-20 gennaio 1951
- XXX Congresso - Milano, 8-11 gennaio 1953
- XXXI Congresso - Torino, 31 marzo - 3 aprile 1955
- XXXII Congresso - Venezia, 6-10 febbraio 1957
- XXXIII Congresso - Napoli, 15-18 gennaio 1959
- XXXIV Congresso - Milano, 16-18 marzo 1961
- XXXV Congresso - Roma, 25-29 ottobre 1963
- XXXVI Congresso - Roma, 10-14 novembre 1965
- XXXVII Congresso - Roma, 27-29 ottobre 1966
- XXXVIII Congresso - Roma, 23-28 ottobre 1968
- XXXIX Congresso - Genova, 9-14 novembre 1972
- XL Congresso - Roma, 3-7 marzo 1976
- XLI Congresso - Torino, 30 marzo - 2 aprile 1978
- XLII Congresso - Palermo, 22-26 aprile 1981
- XLIII Congresso - Verona, 11-15 maggio 1984
- XLIV Congresso - Rimini, 31 marzo - 5 aprile 1987
- XLV Congresso - Milano, 13-16 maggio 1989
- XLVI Congresso (straordinario) - Bari, 27-30 giugno 1991
- XLVII Congresso - Roma, 11- 12 novembre 1994 - scioglimento del Partito
[modifica] Iscritti
- 1945 - 700.000
- 1946 - 860.300
- 1947 - 822.000
- 1948 - 531.031
- 1949 - 430.258
- 1950 - 700.000
- 1951 - 720.000
- 1952 - 750.000
- 1953 - 780.000
- 1954 - 754.000
- 1955 - 770.000
- 1956 - 710.000
- 1957 - 477.000
- 1958 - 486.652
- 1959 - 484.652
- 1960 - 489.837
- 1961 - 465.259
- 1962 - 491.216
- 1963 - 491.676
- 1964 - 446.250
- 1965 - 437.458
- 1966 - *700964 (Con il Psdi)
- 1967 - *633573 (Con il Psdi)
- 1968 - —
- 1969 - —
- 1970 - 506.533
- 1971 - 592.586
- 1972 - 560.187
- 1973 - 465.183
- 1974 - 511.741
- 1975 - 539.339
- 1976 - 509.388
- 1977 - 482.916
- 1978 - 479.769
- 1979 - 472.544
- 1980 - 514.918
- 1981 - 527.460
- 1982 - 555.956
- 1983 - 566.612
- 1984 - 571.821
- 1985 - 583.282
- 1986 - 593.231
- 1987 - 620.557
- 1988 - 630.692
- 1989 - 635.504
- 1990 - 660.195
- 1991 - 674.057
- 1992 - 51.224
[modifica] Esponenti, iscritti illustri e simpatizzanti
[modifica] Giornali e riviste
- Azione Socialista
- Critica Sociale
- L'Avanti
- Mondoperaio