Lazzaretto
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«S'immagini il lettore il recinto del lazzeretto, popolato di sedici mila appestati; quello spazio tutt'ingombro, dove di capanne e di baracche, dove di carri, dove di gente; quelle due interminate fughe di portici, a destra e a sinistra, piene, gremite di languenti o di cadaveri confusi, sopra sacconi, o sulla paglia; [...] e qua e là, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di convalescenti, di frenetici, di serventi.»
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(Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, XXXV)
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Il lazzaretto (o lazzeretto) era un luogo di confinamento e d'isolamento per portatori di malattie contagiose, in particolar modo di lebbra.
L'origina del suo nome viene ricondotta a quella di San Lazzaro di Betania (il celebre Lazzaro della resurrezione nei racconti evangelici), protettore delle persone affette da lebbra. La loro fama deriva però dal fatto di essere stati così chiamati gli ospedali temporanei che venivano allestiti durante un'epidemia di peste.
Nel lazzaretto, che nelle città più grandi potevano essere anche più di uno, venivano tenuti in quarantena i malati, e durante epidemie con un alto tasso di mortalità, nei periodi di parossismo del contagio, essi si riempivano di ammalati che con alte percentuali diventavano cadaveri nel giro di pochi giorni. Le condizioni igieniche precarie dei lazzeretti a volte invece che arginare un contagio, lo favorivano, con il sovraffollamento, la promiscuità con il personale medico, che facilmente si ammalava a sua volta, e la mancanza di alcune condizioni igieniche che per ragioni di indigenza non potevano essere rispettate. Per esempio si sapeva bene che quando un malato appestato moriva si sarebbe dovuto bruciare tutte le sue cose, come gli abiti e il giaciglio: ma in condizioni di estrema urgenza come durante un'epidemia era impossibile procurarsi anche solo la paglia fresca giornaliera dove far stendere i malati.
Indice |
[modifica] In Italia
[modifica] Cagliari
Risalente probabilmente al 1400, il lazzaretto di Cagliari nacque per isolare le persone malatte gravemente e per evitare il contagio della parte sana della popolazione. Carlo Alberto di Savoia nel 1835 ne ordina la costruzione del secondo piano riservato ai nobili. Dalla vicina Torre del Lazzaretto (nota anche come Torre de su perdusemini) si vigiliava affinché nessun malato tentasse la fuga: la pena prevista era infatti la fucilazione. Nel 1879 ospitò numerosi bambini affetti da scrofolosi. Abbandonato dopo il secondo conflitto mondiale, solamente nel 1997 il comune ne ha intrapreso il restauro per renderlo un innovativo spazio culturale, nell'antico borgo di Sant'Elia.
[modifica] Milano
Il caso più celebre è quello del Lazzaretto di Milano, protagonista del capitolo XXXI dei Promessi sposi. Nel romanzo manzoniano il protagonista Renzo Tramaglino, recandosi proprio al lazzaretto, riuscirà a ricongiungersi con l'amata Lucia Mondella.
[modifica] Venezia
Di fronte alla laguna di Venezia esisteva un'isola, chiamata infatti Isola del Lazzarretto Novo, dove si custodivano in via cautelare le merci sospette di contagio: il luogo preposto a questa attività era il Teson Grando, il secondo edificio veneziano dopo l'Arsenale. Attualmente nel luogo sono in corso alcuni scavi archeologici subacquei per rilevare ulteriori informazioni.
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