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Soggetto (filosofia) - Wikipedia

Soggetto (filosofia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

In te ipsum redi: in interiore homo stat Veritas (S. Agostino)


Nel lessico moderno soggetto fa coppia con ‘oggetto’: da una parte c’è qualcosa che pensa, vuole, accetta, respinge, desidera, teme, etc. (soggetto); dall’ altra, necessariamente, c’è qualcosa che è pensato, voluto, accettato, respinto, desiderato, temuto, etc. (oggetto). Nell’ 800 ‘soggetto’ assume una serie di nuovi significati come ‘interiorità’, ‘libertà ’ o anche ‘umanità’ in quanto contrapposte alla Natura ed alla cieca materia. Dualismi come libertà/necessità, Spirito/Materia, Uomo/Natura, si possono ricondurre a quello fondamentale soggetto/oggetto. Questo insieme di significati è relativamente recente. Oggi si potrebbe meglio parlare di ‘autocoscienza’ o anche ‘mente’ contrapposta a ‘realtà esterna’.

Originariamente “soggetto” traduce il latino sub-jectum, che viene dal greco upo-kéimenon, ‘ciò che è gettato sotto, che giace sotto’, e quindi ‘fondamento’ o anche ‘sostanza’. Difatti l’ altra traduzione latina di upo-kéimenon è ‘sub-stans’. La originaria sinonimìa tra ‘subjectum’ e ‘substans’ e la successiva divaricazione tra i due significati costituisce la storia del soggetto.

Indice

[modifica] Gli antichi

Nel pensiero antico la interiorità non viene contrapposta alla ‘realtà esterna’: uomo e cosmo sono concepiti in stretta unità. Pertanto il primo pensiero greco non tematizza il soggetto. Il primo concetto filosofico, arché, indica il fondamento della legge naturale e di quella umana. Eraclito vede una unica legge, una armonia generale, all’ opera nella natura e nella mente umana, il Lògos. Parmenide afferma che “lo stesso è pensare ed essere”, ed “è necessario che il dire ed il pensare siano essere” (Perì Fùseos, fr.3). Per Anassagora il Noùs è l’ intelletto che governa il cosmo e che, a livello umano, pensa ed agisce. In tutti questi casi non si ha una chiara distinzione tra soggetto ed oggetto.

I Sofisti occupano un posto a parte: essi rifiutano in generale il concetto di ‘realtà’, sulla quale ostentano uno scetticismo o relativismo tipicamente loro, per concentrarsi sul mondo umano. Socrate prosegue con il suo celebre ‘so di non sapere’ al quale viene riportata la autocoscienza. La Natura è inconoscibile, ed il compito proprio del filosofo diventa: ‘conosci te stesso’. La ricerca si orienta verso l’ interiorità dove troviamo il concetto universale di bene e male, virtù e vizio, giusto ed ingiusto, etc.

Con Platone il concetto diventa Idea, da sempre presente nell’ Iperuranio, mondo trascendente eterno e divino. Platone afferma la separazione tra pensiero (le Idee) e materia (le loro copie sensibili), ma attribuisce realtà oggettiva solo alle Idee: viene confermata l’ unità tra soggetto ed oggetto, tra pensiero e realtà, ma tale unità viene sottratta alla sfera propriamente umana. La vita individuale è sede della doxa, apparenza ed errore, mentre solo la anamnesi, ovvero la visione dell’ essere ideale, porta alla Verità. Così la filosofia, dal punto di vista della dòxa, si presenta come ‘fuga dal mondo’ ed ‘ esercizio di morte’ (Fedone, 64a).

Aristotele elabora una ampia teoria sul soggetto, che coincide appunto con l’ upo-kéimenon: è il substrato, il fondamento su cui ‘poggiano’ le qualità accidentali (soggetto metafisico); è il soggetto grammaticale, di cui si dicono i vari predicati (soggetto logico). Aristotele afferma che “la sostanza pare che sia in primo luogo il soggetto di ogni cosa” (Metafisica, VII,3). Alla sostanza competono numerosi altri aspetti (potenza, atto, materia, forma, entelechia etc.), a seconda del contesto; ma tutti questi aspetti o significati afferiscono a quello fondamentale, che è la sostanza come soggetto. Perciò il soggetto umano, nel senso moderno, è solo un caso particolare di sostanza e di soggetto.

Riassumendo la posizione greca: con l’ eccezione dei Sofisti, si riteneva che la sostanza (come ciò che è esterno alla nostra mente) prevalesse ontologicamente sul soggetto (la mente).

[modifica] Dal Neoplatonismo al Rinascimento

Con il Neoplatonismo la coppia soggetto/oggetto si presenta a livello cosmico, dove il polo soggettivo della realtà (che si manifesta ovunque, dall’ Uomo al mondo divino) è subordinato al Principio unico o Uno, anzi è derivato da esso per emanazione. La autocoscienza umana, il ‘so di esistere’ non è che un riflesso, una manifestazione particolare della autocoscienza dell’ Uno, che anche Plotino chiama Noùs (Intelletto). Si ha di nuovo la coincidenza tra soggetto e oggetto come ‘assorbimento’ del primo termine (Nous) nel secondo (Uno).

Sulla scorta di Aristotele, nel Medioevo il soggetto assume un significato ‘oggettivo’: il soggetto del discorso, l’ argomento di cui si parla. Questo uso è corrente nel mondo anglosassone ( ‘subject’ sinonimo di ‘matter’). Nonostante le apparenze, nemmeno Agostino valorizza il soggetto: il suo protagonista è sì l’ anima, l’ interiorità; ma, come per Platone, l’ anima vive e pensa grazie alla illuminazione divina: il soggetto umano dipende in tutto da una Verità che lo trascende.

Su questa strada anche il Rinascimento descrive variamente l’ interiorità come contatto con l’ universale più che con l’ umano. Anima mundi (Ficino), Mens insita omnibus (Bruno), Intelletto (Cusano), sono espressioni e dottrine che esprimono questa subordinazione del soggetto umano alla dimensione cosmica.

[modifica] La filosofia moderna

Nel ‘600 si verificano due processi paralleli: con Galileo Galilei si inaugura la visione scientifico-matematica della Natura; con Cartesio viene inaugurata la visione moderna del soggetto. Questo duplice processo costituisce la base del dualismo soggetto/oggetto, e riflette la nuova consapevolezza da parte dell’ uomo europeo del proprio potere sulla Natura.

Cartesio parte dall’ evidenza che nella mia mente vi sono molteplici Idee (il significato cartesiano è opposto a quello platonico: esse esistono solo nella mia mente). Io non posso essere sicuro che a queste Idee corrisponda una realtà esterna al mio pensiero. Nel rapporto tra il mio pensiero e le Idee spesso l’ oggetto (di cui l’ idea è la mia rappresentazione mentale) non esiste materialmente: esso può essere immaginato, inventato, anticipato, etc. Ma vi è soprattutto l’ errore, ovvero la non-esistenza reale dell’ oggetto pensato come reale. Quindi si può sempre esercitare il dubbio circa la esistenza reale dell’ oggetto, ma non si può mai dubitare della presenza delle Idee nella mente né dell’ esistenza dell’ io che dubita. Cartesio ha fortemente sbilanciato la coppia soggetto/oggetto a favore del primo termine. La celebre dottrina del “Cogito, ergo sum” si può così riassumere: 1. l’ unica cosa di cui non posso dubitare è l’ esistenza del mio attuale dubitare; 2. Io sono il soggetto che sta dubitando, e perciò: 3. io non posso dubitare di essere una sostanza pensante(res cogitans). 4. Sulla esistenza di tutte le altre sostanze devo invece continuare a dubitare. Il terzo passaggio, che è quello decisivo, è espresso dalla parolina ‘ergo’. Su questa base Cartesio costruisce la prima ‘metafisica del soggetto ‘, dove l’ io individuale diventa la prima sostanza, in ordine logico, e l’ unica che, dal mio punto di vista, può costituire il fondamento dell’ esistenza di tutte le altre. Determinante per la successiva elaborazione sul soggetto è il dualismo res cogitans/res extensa. Il pensiero è contrapposto alla Natura ed alla materia, che Cartesio identifica con l’ estensione spaziale degli oggetti. Dal dualismo res cogitans/res extensa si svilupperà il meccanicismo come visione matematica e deterministica della Natura. Dopo Cartesio restano alcuni punti fermi: 1) la coscienza umana non si aggiunge alla coscienza delle cose, ma è, per definizione, antecedente (Kant dirà: a priori) poiché soltanto in essa si manifesta tutto il resto; 2) Le 'cose', che il senso comune vuole esistenti di per sé, esistono anzitutto nella coscienza; la loro esistenza indipendente come sostanze va invece dimostrata; 3) l' autocoscienza é perciò il sub-iectum delle altre cose, poiché mi viene data preliminarmente rispetto ad esse ed é capace di interrogarsi sulla loro esistenza. Anzi, la sostanza vera diviene la sostanza che si interroga sulla Verità.

Con Leibniz si ha una nuova metafisica del soggetto, più complessa del semplice dualismo cartesiano, basata sulla pluralità e sulla contingenza delle sostanze; il soggetto metafisico (la monade, che nell’ uomo è la mente) ha di nuovo il ruolo di fondamento della verità. Infatti il giudizio, nella sua forma logica “S è P”, è vero quando il predicato è già contenuto nel soggetto, che è la sua causa o, per dirla con Leibniz, la sua ragion sufficiente. Il soggetto logico S esprime la sostanza reale o monade, che quindi è la causa della verità, sia in senso logico (come soggetto del giudizio), che ontologico (come ragion sufficiente del predicato). Se è vero che “Colombo scoprì l’ America” (nel celebre esempio di Leibniz), la ragione di tale scoperta risiede nel soggetto, cioè in Colombo stesso. Leibniz descrive un soggetto già simile all’ uomo moderno, come individuo indipendente dagli altri (“la monade non ha porte né finestre”), dotato di un sua energia vitale (appetitus) e di una libertà e finalità sua propria ([[entelechia]]).

L’ empirismo inglese, prima con John Locke e poi più decisamente con David Hume, reagisce a questa ‘sostanzializzazione’ del soggetto criticando sia la nozione di “sostanza” (Locke), che poi quella stessa di “soggetto“ (Hume). Ma in tal modo l’ empirismo perviene allo scetticismo, all’ impossibilità di poggiare la concordanza tra soggetto e predicato su solide basi: ne va di mezzo la possibilità della conoscenza scientifica.

Concludendo sul pensiero moderno: all' opposto di quello antico, ora é il soggetto a prevalere sull' oggetto esterno, fino a divenire esso stesso sostanza in senso metafisico.

[modifica] Kant e l’ Idealismo

Con Kant si ha la Rivoluzione Copernicana che mette il soggetto al centro del sistema della conoscenza, facendo ruotare gli oggetti possibili intorno alle sue forme a priori (spazio, tempo, 12 categorie). Il soggetto da individuo si fa soggetto trascendentale o puro, l’ “Io penso”. Le forme a priori (su cui è basata l’ oggettività delle conoscenze empiriche) a loro volta poggiano su una forma universale, che è appunto il soggetto puro. Scrive Kant: “L' Io penso (…) deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni, poiché altrimenti in me verrebbe rappresentato qualcosa che non potrebbe affatto venir pensato.” (Critica della Ragion pura, par. 16). Il pensare dunque è un atto originario dell’ io puro. Scrive ancora Kant: “La chiamo (….) originaria, poiché essa è quella autocoscienza che, col produrre la rappresentazione Io penso, non può essere preceduta da nessun' altra rappresentazione, poiché condizione a priori di tutte le altre rappresentazioni.” (ibid.) Il soggetto empirico, l’ io in carne ed ossa, deve la sua stessa identità (per cui io so di essere io) alla forma preesistente dell’ Io penso, che è la medesima per tutti i soggetti empirici. L’ io penso kantiano non ha però un carattere sostanziale o metafisico come quello cartesiano, poiché è una forma senza contenuto: i suoi contenuti sono le rappresentazioni (Cartesio: le Idee) dei soggetti empirici, che sono diverse dalla cosa-in-sé; quest’ ultima sussiste indipendentemente e al di fuori del soggetto, e pertanto è inconoscibile. In questo limite conoscitivo del soggetto si manifestano il criticismo e l' avversione di Kant per la metafisica razionalistica. In Kant non abbiamo una metafisica del soggetto vera e propria, ma piuttosto una visione antropocentrica della Natura, in cui i nessi (logici e fisici) tra gli oggetti naturali non valgono di per sé, ma solo in relazione ad un soggetto generale, generico. La Natura è tale in relazione all’ Uomo.

Da Kant all’ idealismo il passo è breve: è sufficiente rimuovere la cosa-in-sé. Avremo così un soggetto trascendentale dotato di forma e contenuto, il principio metafisico della realtà, sia di quella del soggetto (libertà, conoscenza), sia di quella dell’ oggetto (Natura, materia). Così in Fichte l’ Io assoluto è l’ origine dell’ autocoscienza umana e della Natura o non-io . Hegel identifica esplicitamente il soggetto con l’ Assoluto, ed infine con il Dio cristiano. Scrive Hegel: “Che la sostanza sia essenzialmente Soggetto, ciò è espresso nella enunciazione dell’ Assoluto come Spirito” (Fenomenologia dello Spirito, introduzione). Ciò che ancora mancava al soggetto puro era la concretezza dello svolgersi della vita umana nella dimensione storico-culturale, sociale, politica. Così Hegel elabora la nozione di ‘Spirito’ (Geist). Esso è il soggetto unico ed assoluto, che però inizialmente non sa di esserlo. Tutta la storia umana consiste in un progressivo prendere coscienza di sé da parte dello Spirito, attraverso le vicende (politiche, culturali, religiose) degli uomini e dei popoli. Le figure più varie attraverso cui lo Spirito si autoconosce sono narrate nella Fenomenologia dello Spirito, che è una sorta di storia romanzata della autocoscienza: essa inizia come semplice io empirico (certezza sensibile), ma poi attraverso numerosi passaggi dialettici diviene sempre più universale. Infine Hegel identifica lo Spirito con la stessa filosofia, che è l' autocoscienza dell’ intera umanità e dove forma e contenuto coincidono; così Hegel si ritiene colui che ha dato alla Ragione illuministica il suo significato più pieno. Il successivo sistema filosofico dell' Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817) , basato sulla dialettica e suddiviso in Idea, Natura e Spirito, descrive le forme, progressivamente più vere e concrete, attraverso cui la realtà (o Idea, che Hegel definisce classicamente come ‘i pensieri di Dio’, vedi introduz. Alla Scienza della Logica) viene pensata e diviene così contenuto dell’ autocoscienza universale o Spirito.

Dallo Spirito hegeliano all’ uomo concreto, sociale, storico, economico, il passo è di nuovo breve. La sinistra hegeliana e soprattutto Marx traducono l’ idealismo in materialismo storico. Se per l’ idealismo il soggetto è l’ origine della autocoscienza e della Natura, per Marx il soggetto della storia è la classe sociale, ovvero una autocoscienza collettiva costituita dalla sua dimensione economica, dalla sua posizione nel sistema produttivo. Marx traduce in forma consapevole il dominio dell’ uomo sulla Natura ed infine sulla società, ovvero su sé stesso. I suoi strumenti non sono più (o non solo) il puro pensiero e la scienza newtoniana, ma piuttosto il lavoro e la tecnica come forme di umanizzazione della Natura. Il Progresso è il destino inevitabile del soggetto umano e storico. Il soggetto si lega inestricabilmente alla dimensione della tecnica, cosa non certo priva di significato. Heidegger rileva lo stretto legame tra l' affermarsi del dominio filosofico del soggetto e l' affermarsi della tecnica come orizzonte esistenziale dell' uomo moderno.

[modifica] Conclusioni

La filosofia già da un secolo va annunciando in varie forme la ‘morte del soggetto’. Il soggetto ha fatto da supporto alla Rivoluzione scientifica e poi all’ Illuminismo ed in generale al periodo storico in cui l’ Europa è stata (e si è messa) al centro del mondo. La Rivoluzione Copernicana esprime un ottimismo della ragione che oggi per molti aspetti è entrato in crisi. La filosofia e la epistemologia contemporanee hanno in vari modi portato oltre la relazione soggetto/oggetto quale unico fondamento della conoscenza della Natura.

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