Junio Valerio Borghese
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Junio Valerio Borghese (Roma, 6 giugno 1906 - Cadice, 26 agosto 1974), era un ufficiale della Regia Marina nella Decima Flottiglia MAS (Medaglia d'oro al valor militare) e comandante della omonima unità indipendente nella Repubblica Sociale Italiana che sosteneva l'esercito nazista, contro l'esercito alleato e le formazioni partigiane. Al termine dell'attività bellica fu arrestato come criminale di guerra, ma fu poco dopo scarcerato per interessamento dell'OSS, il servizio segreto americano precursore della CIA che lo arruolò. Nel dopoguerra costituì gruppi clandestini armati, in stretto collegamento con Ordine Nuovo e Avanguardia nazionale, due organizzazione terroristiche di estrema destra. Nel 1970 fu tra i promotori di un tentativo di colpo di stato prima avviato e poi improvvisamente interrotto in circostanze tuttora non chiare, il cosiddetto Golpe Borghese.
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[modifica] Biografia
Nacque a Roma in una delle famiglie più blasonate della nobiltà capitolina. Di antiche origini senesi (ultimo ramo Borghese-Torlonia), con tre cardinali, un papa e la sorella di Napoleone Bonaparte (Paolina) fra i suoi rami araldici. Il padre di Junio Valerio era il principe Livio Borghese di Sulmona, principe di Rossano, principe di Vivaro, principe di Montecompatri , duca di Palombara, duca di Poggio Nativo e Castelchiodato (Villa Taverna, Frascati 13 agosto 1874 - Atene, 26 novembre 1939), la madre era la principessa Valeria Maria Alessandra Keun (Smirne, 1 marzo 1880 - Catania, 19 gennaio 1956).
Figlio di un diplomatico, trascorse i primi anni di vita in viaggio fra l'Italia e le principali capitali estere, soggiornando in Cina, Egitto, Spagna, Francia e Gran Bretagna.
Sposò a Firenze, il 30 settembre 1931, la russa Daria Wassilievna contessa Olsoufiev Schouvalov (Mosca, 5 giugno 1909 - Roma 4 febbraio 1963) da cui ebbe quattro figli: Elena Maria Nives (nata a Roma nel 1932), Paolo Valerio Livio Wassili (nato a Roma nel 1933), Livio Giuseppe (nato a Roma nel 1940), Andrea Scirè (nato a Roma nel 1942).
[modifica] L'inizio della carriera militare
Attratto dalla vita militare, nel 1922 venne ammesso ai corsi della Regia Accademia Navale, dalla quale uscì nel 1928, con il grado di guardiamarina; dovette comunque attendere quasi un anno per avere il suo primo imbarco, sull'incrociatore Trento. Nel 1930 venne promosso sottotenente di vascello e imbarcato su una delle torpediniere operanti in Adriatico; l'anno successivo frequentò il corso superiore dell'Accademia Navale, e nel 1932 venne trasferito ai sommergibili.
Dopo aver frequentato il corso di armi subacquee, nel 1933, promosso tenente di vascello, venne imbarcato dapprima sulla Colombo, quindi sulla Titano. Nonostante avesse nel frattempo conseguito i brevetti di palombaro normale e di grande profondità, fu solo nel 1935 che ricevette il primo incarico di sommergibilista, partecipando alla guerra d'Etiopia, dapprima imbarcato a bordo del sommergibile Tricheco, successivamente del Finzi.
[modifica] La seconda guerra mondiale
Nel 1937 assunse, infine, il primo comando: con il sommergibile Iride prese parte alla guerra civile spagnola, venendo decorato, l'8 aprile 1939 della medaglia di bronzo al Valor Militare per «... l'elevato spirito offensivo e le solide qualità professionali...» dimostrate nel corso delle operazioni. Trasferito successivamente presso la base di Lero, nel Dodecaneso, vi rimase fino all'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940.
Nelle prime fasi del conflitto, come comandante del sommergibile Vittor Pisani, prese parte alla battaglia di Punta Stilo e a una serie di falliti tentativi di forzare il porto di Gibilterra, tra il settembre e l'ottobre del 1940. Promosso capitano di corvetta, nel 1941 venne designato alla X Flottiglia MAS, dove assunse gli incarichi di comandante del sommergibile Scirè e di capo del reparto subacqueo: anche con il suo contributo vennero pianificati e realizzati i progetti per il forzamento delle rade di Gibilterra (20-21 settembre 1941) e Alessandria (18-19 dicembre 1941, operazione che condusse all'affondamento delle navi da battaglia inglesi Queen Elizabeth e Valiant), venendo per questo decorato con la medaglia d'oro al Valor Militare e all'Ordine militare di Savoia.
Il 1 maggio 1943, fu promosso capitano di fregata.
[modifica] La Repubblica Sociale Italiana e il processo
Per approfondire, vedi la voce Decima Mas di Borghese. |
Immediatamente dopo l'armistizio dell'8 settembre costituì un reparto di volontari denominato Decima Mas (prendendo il nome della X Flottiglia Mas), riuscendo a concludere, il 14 settembre, un accordo con il Korvettenkapitän Max Berninghaus, comandante navale delle forze del Terzo Reich in Liguria, con il quale la neonata flottiglia venne riconosciuta quale unità combattente con piena autonomia in campo logistico, organico, della giustizia, disciplinare e amministrativo e battente bandiera italiana. Alla nascita, pochi giorni dopo, della Repubblica Sociale Italiana, la Decima Mas fu inserita nell'organico della Marina Nazionale Repubblicana, sebbene essa agisse di fatto in maniera del tutto autonoma. Nonostante i contrasti con i vertici politici e militare della Repubblica Sociale (contrasti che condussero al suo arresto con l'accusa di essere a capo di una congiura tesa a rovesciare il governo), le sue forze furono impegnate su tutti i fronti più importanti, a partire da quello di Anzio e Nettuno.
L'attività della X MAS non si limitò alle incursioni navali contro le forze nemiche, ma si estese alla costituzione di reparti di terra che assunsero al termine del conflitto le dimensioni di una vera e propria divisione di fanteria leggera. Tuttavia a causa dell'opposizione tedesca (che mal vedeva la ricostituzione di grandi unità italiane) la Divisione Decima (composta da due gruppi di combattimento) non poté mai entrare in azione come unità organica, ma fu frazionata in battaglioni usati dai comandi tedeschi sul fronte della Linea Gotica e poi del Senio. Una parte della Divisione (il Secondo Gruppo) era pronto per muovere sul confine orientale, per difendere Trieste e Fiume dall'avanzata degli iugoslavi, ma fu bloccato prima dai tedeschi e poi dal precipitare degli eventi nell'aprile 1945. I nazisti impiegarono la Decima anche in attività antipartigiane e rastrellamenti di civili nelle zone dove agivano i partigiani, in queste azioni si registrarono casi di tortura su prigionieri di guerra e numerose esecuzioni sommarie. Gli ultimi reparti della divisione, decimati dagli attacchi inglesi, si arresero a nord di Schio (Veneto) il 2 maggio 1945.
Il regolamento della Decima è un interessante unicum nella storia militare italiana: prevedeva la totale uguaglianza fra ufficiali e truppa (panno della giubba uguale per tutti, pasti in comune), promozioni guadagnate solo sul campo, pena di morte per i marò colpevoli di furto, saccheggio, diserzione o vigliaccheria in faccia al nemico. I militari della Decima erano tutti volontari, provenienti dalle più diverse armi delle FFAA Repubblicane, compresi «disertori» di altre armi che si arruolavano illegalmente per poter raggiungere un fronte di guerra e combattere.
Negli ultimi mesi del conflitto Borghese avviò contatti con la Regia Marina al sud (ammiraglio De Courten) per favorire uno sbarco italo-alleato in Istria e salvare le terre orientali dall'invasione slava. Lo sbarco si sarebbe avvalso dell'appoggio delle formazioni fasciste e della Decima, con o senza il consenso tedesco. L'opposizione inglese fece fallire questo piano, in favore dell'invasione titina, che ebbe invece l'attivo sostegno della Royal Navy britannica.
Per approfondire, vedi la voce CIA - Arruolamento di ex nazifascisti. |
Al termine del conflitto, dopo lo scioglimento formale della X MAS il 26 aprile 1945 a Milano, Borghese fuggì a Roma, aiutato dai servizi segreti americani, separando le proprie sorti da quelle degli altri esponenti della RSI e da quelle di molti suoi commilitoni, e trascorse un breve periodo alla macchia, venendo in seguito arrestato dalle autorità americane e trasferito al carcere di Cinecittà. Rilasciato in ottobre, venne nuovamente arrestato dalle autorità italiane e trasferito da un luogo di detenzione all'altro, in attesa dell'inizio del processo. Il 17 febbraio 1949, ritenuto colpevole di collaborazionismo con i nazisti, venne condannato a dodici anni di detenzione, ma fu subito scarcerato grazie alla protezione accordatagli dai Servizi segreti americani, con i quali era già in contatto da diversi mesi prima della fine della guerra.
[modifica] L'attività politica e il tentato golpe
Per approfondire, vedi la voce Golpe Borghese. |
Nel dopoguerra Borghese aderì al Movimento Sociale Italiano, di cui fu nominato presidente onorario nel 1951; inizialmente appoggiò Almirante, poi abbandonò il partito, che giudicava troppo debole, si avvicinò alla destra extraparlamentare e nel settembre 1968 fondò il Fronte Nazionale (Italia), allo scopo - secondo i servizi segreti - “di sovvertire le istituzioni dello Stato con disegni eversivi”.
Intanto nel 1963, forte dell'appoggio di settori economici di destra, era diventato presidente del Banco di Credito Commerciale e Industriale, che sarà la prima banca ad essere acquisita dal finanziere legato alla mafia Michele Sindona.
Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 promosse un colpo di stato, avviato e poi interrotto, con la collaborazione di altri dirigenti del Fronte Nazionale, paramilitari appartenenti a formazioni dell'estrema destra e di numerosi alti ufficiali delle forze armate e funzionari ministeriali.
Le circostanze del fallimento sono tuttora oscure e controverse. Fu Borghese in persona a impartire il contrordine, ma si rifiutò di spiegarne le ragioni persino ai suoi più fidati collaboratori.
In seguito al fallimento del golpe, Borghese si rifugiò in Spagna dove, non fidandosi della giustizia italiana, che nel 1973 revocò l'ordine di cattura, rimase fino alla morte, avvenuta in circostanze sospette a Cadice, il 26 agosto 1974. Lo stesso anno Borghese era stato in Cile con il terrorista Stefano Delle Chiaie, per incontrare il generale Augusto Pinochet e il capo della polizia segreta cilena, Jorge Carrasco. È sepolto nella cappella di famiglia, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma.