Giuseppe Pella
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Giuseppe Pella (nato a Valdengo il 18 aprile 1902 e morto a Roma il 31 maggio 1981) fu Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano nel periodo: 17 agosto 1953 - 5 gennaio 1954 e più volte Ministro degli Esteri
Laureato in economia e commercio, insegnò contabilità nazionale nelle università di Roma e di Torino. Subito dopo la Liberazione partigiana aderisce alla Democrazia Cristiana, schierandosi con l'ala "destra" del partito. Ricopre il suo primo incarico governativo come sottosegretario alle Finanze (II e III governo De Gasperi) e nel IV governo De Gasperi è ministro delle Finanze.
Nei successivi governi dello statista trentino è ministro del Tesoro (V, VI,VII, VIII, 1948-1953); in questa veste è inviso alle sinistre d'opposizione (PCI e PSI) ma anche al gruppo di Dossetti, La Pira e Vanoni perché persegue una politica rigidamente liberista e monetarista, in continuità con la linea tracciata da Luigi Einaudi; è rimasta negli annali parlamentari la battuta del deputato socialista Riccardo Lombardi:"Pella fa i disoccupati e Scelba li ammazza" (riferendosi ai duri scontri fra dimostranti, scioperanti e forse dell'ordine, che finivano quasi sempre con morti e feriti).
Anche gli esperti americani del piano Marshall, giunti a Roma per controllare l'utilizzazione dei fondi, rimasero sconcertati del fatto che non un dollaro era stato speso per una politica di programmazione economica di stampo rooseveltiano: i fondi erano infatti stati utilizzati esclusivamente per rimpinguare le casse dello Stato. Dopo la crisi politica del 1953 (fallimento della "legge truffa", crisi del centrismo e caduta dell'ultimo governo De Gasperi, che non ottiene la fiducia) Einaudi lo incarica di formare un governo di cui viene sottolineata la provvisorietà; viene denominato governo d'affari o governo amministrativo il cui unico compito è quello di programmare ed approvare il bilancio dello Stato, senza nessuno scopo politico.
In tale esecutivo Pella scelse di detenere ad interim anche i ministeri degli Esteri e del Bilancio; fu la sua attività in veste di ministro degli Esteri ad attirargli critiche dal suo partito per i toni esasperatamente nazionalistici con cui aveva risposto ad una dichiarazione di Tito sul territorio libero di Trieste, opponendosi ad un suo passaggio all'Italia. Pella minaccia l'invio di truppe al confine, attirandosi l'appoggio delle destre (monarchi e MSI) e la freddezza di De Gasperi (che definisce il suo governo "amico") e di tutta lo Scudo Crociato.
Dopo le dimissioni del suo governo, ricopre il ruolo di ministro degli Esteri nel governo Zoli e nel secondo governo Segni e di ministro del Bilancio nel terzo governo Fanfani (1957-1962). Nella sua ultima esperienza politica ed istituzionale fu titolare del dicastero delle Finanze nel primo governo Andreotti (1972).
In Parlamento, è stato membro all'Assemblea Costituente, deputato tre legislature consecutive (I, II, III) e senatore nella V.
[modifica] Voci correlate
Predecessore: | Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano | Successore: | |
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Alcide De Gasperi | agosto 1953 - gennaio 1954 | Amintore Fanfani | I |
Predecessore: | Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana | Successore: | |
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Alcide De Gasperi | 1954 | Attilio Piccioni | I |
Gaetano Martino | 1957 - 1958 | Amintore Fanfani | II |
Amintore Fanfani | 1959 - 1960 | Antonio Segni | III |
Predecessore: | Ministro del Tesoro della Repubblica Italiana | Successore: | |
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Piero Campilli | 31 maggio 1947 - 4 giugno 1947 | Gustavo Del Vecchio | I |
Gustavo Del Vecchio | 23 maggio 1948- 14 gennaio 1950 | Giuseppe Pella | II |
Giuseppe Pella | 27 gennaio 1950 - 19 luglio 1951 | Giuseppe Pella | III |
Giuseppe Pella | 26 luglio 1951 - 2 febbraio 1952 | Ezio Vanoni | IV |
Presidenti del Consiglio dei Ministri | |
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