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Tomba di Tutankhamon - Wikipedia

Tomba di Tutankhamon

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«Qui prima di noi c'era una prova sufficiente a mostrare che questa è veramente l'entrata di una tomba, e dal sigillo, mostrò a tutti che era intatta.»
KV62
Titolare: Tutankhamon
Dinastia: XVIII
Periodo: 1336 - 1327 a.C.
Località: Valle dei Re
Lunghezza: 40 m circa
Sarcofago: multiplo. Dal più vicino al corpo:

oro massiccio, 2 in legno dorato, granito,
3 cappelle in legno rivestito d'oro

Scavata da: Howard Carter
Data della scoperta: novembre 1922
Antico Egitto

La Tomba di Tutankhamon (nota anche come KV62) è il luogo di sepoltura, nella Valle dei Re, del giovanissimo sovrano della XVIII dinastia che salì al trono all'età di 9 anni e morì, verosimilmente, all'età di 18-20 anni.

Cartello all'ingresso della tomba di Tutankhamon
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Cartello all'ingresso della tomba di Tutankhamon

È bene rammentare che le 63 sepolture principali della Valle dei Re sono numerate progressivamente (sigla "KV"= King's Valley, seguita da un numero), ma è bene tenere anche presente che la numerazione non ha nulla a che vedere con la progressione sul trono dei proprietari; nel 1827, infatti, l'egittologo inglese John Gardner Wilkinson numerò le tombe già scoperte da 1 a 22 seguendo l'ordine geografico da nord a sud. Da tale data, però, ovvero dalla KV23 in poi, il numero corrisponde all'ordine di scoperta di qui il numero 62 assegnato alla sepoltura del faraone fanciullo.

L'importanza della scoperta, forse la più famosa della storia dell'egittologia, risiede, prima di tutto, nel fatto che si tratta di una delle poche sepolture di sovrano dell'antico Egitto pervenutaci quasi intatta e, conseguentemente, tra tutte quelle note, la più ricca. La scoperta di Howard Carter, il 4 novembre 1922, fu permessa dalla "sponsorizzazione" di Lord Carnarvon.

Indice

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KV61 Tomba di Tutankhamon KV63

[modifica] Storia minima dello scavo

assonometria della tomba di Tutankhamon
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assonometria della tomba di Tutankhamon

Theodore Davis, un eccentrico avvocato americano, iniziò a scavare nella Valle dei Re nel 1902 e portò alla luce parecchie tombe, più attratto dalla ricerca di tesori che non dello studio archeologico, nei suoi scavi Davis "sfiorò" più volte (fortunatamente senza mai scoprirla) la tomba di Tutankhamon e suo fu lo scavo della KV54 che conteneva oggetti proprio del giovane Re (si ritiene trattarsi di riseppellimenti di oggetti trafugati dalla KV62); egli considerò la KV54 essere, appunto, la vera tomba del Re tanto che dichiarò che la Valle non aveva più nulla da offrire.

Nel 1903, per motivi di salute, era intanto giunto in Egitto anche un ricco inglese, George Edward Stanhope Molyneux Herbert, quinto conte di Carnarvon che, dopo qualche anno di insuccessi, decise di affidarsi, nel 1907, ad un "archeologo" professionista scegliendo, così, Howard Carter che, già precedentemente aveva lavorato nella Valle. Dal 1907 al 1914 gli scavi, tra successi e sconfitte, consentirono alla coppia Carter-Carnavon di scoprire alcune tombe, ma il sodalizio venne interrotto dallo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1917 Carter riprese gli scavi nella Valle che, però, non fornirono i risultati sperati dal magnate inglese tanto che questi giunse alla decisione di non più rinnovare la concessione in suo possesso per la stagione 1921-22.

Carter raggiunse Lord Carnarvon in Gran Bretagna e riuscì a strappare un'ultima campagna di scavo giungendo, addirittura, a dichiarare di essere disposto a sostenerne personalmente le spese. Rientrato in Egitto il 1° novembre 1922, Carter fece spostare il campo di scavo proprio dinanzi all'ingresso della tomba KV9 di Ramses VI, faraone della XX dinastia, (in un triangolo ove aveva già lavorato parecchi anni prima, ma che aveva incomprensibilmente abbandonato). Qui erano stati rinvenuti i resti di alcune capanne costruite proprio dagli operai che avevano lavorato alla tomba KV9 e proprio in questo punto, tre giorni dopo, il 4 novembre 1922, venne scoperto il primo gradino di una scala di accesso ad un ipogeo (dalla figura sotto riportata, è possibile rilevare la sovrapposizione della KV9 alla KV62).
image:KV9suKV62.png

Il resto è ormai parte della storia dell'archeologia:

  • 1922
    • 4 novembre: scoperta del 1° gradino della scala ("A" nella planimetria che segue);
    • 5 novembre: portata alla luce l'intera Scala ("A");
    • 25 novembre: svuotato il Corridoio ("B");
    • 26 novembre: accesso all'Anticamera ("C") e scoperta dell'Annesso ("F");
    • 28 novembre: accesso alla Camera Funeraria ("D") ed al "Tesoro" ("E");
    • 29 novembre: apertura ufficiale della Tomba;
    • 30 novembre: prima conferenza stampa;
    • 27 dicembre: rimozione del primo oggetto dalla tomba (una scatola dipinta dall'Anticamera);
  • 1923
  • 1924
    • 12 febbraio: sollevamento del coperchio del sarcofago in granito;
    • 12 aprile: Carter, dopo una discussione con la Sovrintendenza alle Antichità, lascia gli scavi per un giro di conferenze negli Stati Uniti;
  • 1925
    • 13 gennaio: Carter riprende le attività con una nuova concessione;
    • 13 ottobre: rimozione del coperchio del sarcofago più esterno;
    • 23 ottobre: rimozione del coperchio del secondo sarcofago;
    • 28 ottobre: rimozione del coperchio del sarcofago più interno e visione della mummia;
    • 11 novembre: inizia l'autopsia sulla mummia di Tutankhamon;
  • 1926
  • 1927
    • 30 ottobre: inizio dei lavori nell'"Annesso" (ultimati il 15.12);
  • 1930
    • 10 novembre: 8 anni dopo la scoperta, vengono rimossi gli ultimi oggetti dalla tomba.

[modifica] Planimetria

Planimetria della tomba KV62 con indicazione dei locali

Il complesso tombale è formato da un ipogeo che si sviluppa nel calcare del wadi. Originariamente doveva esistere una grotta sotterranea, che gli scalpellini del Faraone regolarizzarono, dando forma di stanze a pianta rettangolari.

codice stanza dimensioni
m
area
A Scala 4,70 x 1,60 7,52
B Corridoio 7,60 x 1,70 12,92
C Anticamera 3,60 x 8 28,8
D Camera funeraria 6,40 x 4 25,6
E Tesoro 3,80 x 4,70 17,86
F Annesso 2,60 x 4,30 11,18
Per un totale complessivo di poco più di 100 m²

Una scalinata (A) composta da 16 gradini porta ad un corridoio in leggera discesa (B), che conduce ad una sala rettangolare, denominata dagli archeologi "Anticamera" (C), da cui si dipartono gli accessi ad altre due camere: la "Camera Funeraria" che conteneva i sarcofagi (D) ed il c.d. "Annesso" (F). Il complesso ipogeo, mediamente, si trova a circa 8 m di profondità rispetto al piano della Valle, nelle immediate vicinanze della tomba KV9 di Ramses VI che, sia pure involontariamente come sopra visto, giocherà un ruolo importante proprio nella salvaguardia della sottostante KV62.

Dalla sala D si accede alla c.d. camera del "Tesoro" (E). Per quanto attiene le dimensioni (orientative) (le lettere fanno sempre riferimento alla planimetria sopra riportata):

Come si nota, si tratta, di una tomba molto piccola (almeno per gli standard della Valle dei Re); si ritiene infatti che la morte prematura del giovane sovrano abbia colto impreparati i dignitari che avrebbero optato, perciò, su una tomba già predisposta verosimilmente destinata ad Ay, alto funzionario a corte. Di fatto, si ritiene che la vera tomba di Tutankhamon, quella cioè di cui era iniziato lo scavo all'atto dell'ascesa al trono del giovane, sia da individuarsi nella tomba KV23 poi occupata dal successore Ay.

[modifica] A. La Scala

Ad un piccolo ripiano iniziale, segue la scala vera e propria, ripida e breve, costituita da 16 gradini al termine della quale si trovava una "prima porta" murata ("ab" in planimetria).

tomba di Tutankhamon
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tomba di Tutankhamon

[modifica] B. Il Corridoio

Dalla scala si diparte, sullo stesso asse, un lungo corridoio con inclinazione costante, verso il basso, di circa 18° chiuso, all'estremità opposta, da una "seconda porta" murata ("bc") abbattuta e sostituita, in tempi moderni, da una robusta grata. Per avere una sensazione dell'immane lavoro svolto non solo dagli scavatori moderni, ma ancor più da quelli antichi, si consideri che giù per la scala "A", e lungo il corridoio "B", venne trasportato all'interno della tomba il sarcofago di granito del peso di quasi 430 Kg. che ospitava (ed ospita tutt'oggi) il corpo di Tutankhamon. All'atto della scoperta, scala (A) e corridoio (B) erano completamente riempiti di pietrisco mentre le porte ("ab" e "bc"), che presentavano chiari segni di due aperture almeno da parte di ladri, e successive chiusure a cura dei funzionari preposti, recavano numerosi sigilli della necropoli tebana (il dio-sciacallo Anubi che sovrasta nove prigionieri con le braccia legate: i nemici dell'Egitto).

A proposito dei sigilli, nella tomba (specie sulle pareti murate) verranno trovati sette tipi di sigillo differenti tutti impressi sulle pareti fresche mediante una sorta di "timbri" verosimilmente in legno. Proprio la sovrapposizione di alcuni di questi timbri, ha consetito di individuare le cronologie dei fatti relativi alle incursioni ladresche.

[modifica] C. L'Anticamera

La porta murata (bc) presentava segni di effrazione, di ricostruzione e di conseguente apposizione dei sigilli della necropoli. Abbattuto il tramezzo che chiudeva il corridoio, Carter si trovò in un vasto locale (di circa 30 m²) che si sviluppa ortogonalmente rispetto al corridoio (B), da cui si accede, per mezzo di un gradino. Al momento dell'apertura l'anticamera era piena di oggetti accatastati alla rinfusa. Spiccavano, sul lato sinistro dell'ingresso, i carri del re, smontati, mentre davanti alla porta troneggiavano tre letti (evidentemente funerari data anche l'altezza) di cui uno con testiera in forma di leonessa (o leopardo), un altro con teste di vacca (rappresentanti la dea Hathor intimamente connessa al rito di resurrezione del re), mentre il terzo presentava teste di ippopotamo (rappresentazione della Dea Tueris benevola protettrice delle nascite o, in questo caso, delle "rinascite").

Sulla parete di destra (nord) gli scavatori notarono subito una "terza porta" ("cd" nella planimetria sopra riportata) murata. Il fatto che fosse presidiata da due statue in grandezza naturale fece intendere che doveva nascondere qualcosa di particolarmente importante. L'apertura di questa porta, secondo le leggi vigenti all'epoca, trattandosi di tomba "intatta", sarebbe dovuta avvenire alla presenza del Sovrintendete alle Antichità Lacau, ma è ormai ritenuto un dato di fatto che Howard Carter, non resistendo alla terribile tentazione, abbia aperto nella muratura una breccia larga solo quanto bastava per farvi strisciare dentro una persona (forse lui stesso, ma secondo un'altra teoria Evelyn, figlia del Conte di Carnavon). Questa apertura sarebbe poi stata coperta (e lo si può vedere chiaramente in tutte le fotografie della tomba) da una cesta rotonda poggiata e circondata su uno strato di freccie che abbondavano sul pavimento.

Come tutto lasciava supporre, dietro questa porta si trovava la camera funeraria (D) quasi completamente occupata da una struttura in legno dorato, una sorta di cappella che, come successivamente si appurerà, ne contiene altre 3 prima di raggiungere il sarcofago in granito.

[modifica] D. La Camera funeraria

Le pareti della camera di sepoltura.L'angolo visibile nella foto è quello rivolto in direzione Nord-Ovest.
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Le pareti della camera di sepoltura.
L'angolo visibile nella foto è quello rivolto in direzione Nord-Ovest.

La porta (cd), che separava l'Anticamera (C) dalla Camera Funeraria (D), venne demolita (con metodo e salvaguardando ogni possibile frammento dati anche i numerosi cartigli che ne ricoprivano la superficie), una volta sgomberata completamente l'anticamera, alla presenza di un "folto pubblico" (sono famose le foto di Carter e dello stesso Carnavon in camicia che attaccano la muratura con un piccone). Apparve una seconda parete, come si è visto, di legno completamente ricoperta d'oro e pasta vetrosa di colore blu.

Questa "cappella" occupava quasi per intero la stanza più interna (si consideri che tra il soffitto della cappella e quello della camera funeraria c'erano meno di 90 cm., mentre tra le pareti di quest'ultima e quella della cappella c'erano meno di 30 cm.) e presentava le porte ancora chiuse e recanti il sigillo della necropoli.
L'apertura della "prima cappella" ne rivelò una seconda (su cui era stato disteso un telo di lino con "rosette" in bronzo), quindi una terza ed una quarta prima di giungere al sarcofago vero e proprio, in granito, del peso sopraindicato di oltre 430 kg. Si tratta, peraltro, dello stesso sarcofago che, ancora oggi, è possibile ammirare nella camera funeraria di KV62 e che, sostituito il coperchio in granito (peraltro spezzato), con una lastra di vetro, ospita ancora uno dei sarcofagi antropomorfi (il primo per l'esattezza in legno ed oro) e le spoglie mortali di Tutankhamon.

Sarcofago in quarzite "brown"
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Sarcofago in quarzite "brown"

Si tratta dell'unica camera dipinta della tomba; su una delle pareti (quella peraltro riportata nella foto qui accanto) sono rappresentate le ore della notte, che il sole deve attraversare durante il suo percorso notturno, sotto forma di scimmie. Su un'altra parete è visibile Ay, successore di Tutankhamon, che officia, sul corpo del suo giovane predecessore, la cerimonia dell'"apertura degli occhi e delle orecchie". Per i sostenitori del complotto che avrebbe portato a morte il re diciottenne, in questa rappresentazione sarebbe immortalato l'autore, o il mandante, dell'omicidio del Re. Ay, infatti, svolge la cerimonia che era prevista per l'erede al trono, ma indossa già i simboli della sovranità e sul suo capo è riportato il cartiglio con il suo Nome di incoronazione (o prenomen, o Nesut Bity). Tale situazione apparirebbe anormale poiché, prima della cerimonia rappresentata, non potevano coesistere (se non come correggenti, cosa che non risulta) due Faraoni e la cerimonia di insediamento del successore non poteva avvenire se non dopo che il defunto Tutankhamon si fosse "trasformato" in Osiride, ovvero proprio dopo la cerimonia dell'"apertura degli occhi e delle orecchie".

[modifica] I sarcofagi antropomorfi e la maschera d'oro

All'interno del sarcofago di granito, proseguendo in questa sorta di "matrioska", venne rinvenuto un primo sarcofago antropomorfo in legno rivestito d'oro, cui ne seguì un secondo, della stessa fattura, ed un terzo in oro massiccio, alto 188 cm., di spessore variabile da 2 a 3 mm, e del peso complessivo di circa 110 kg

La maschera d'oro
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La maschera d'oro

Gli occhi, originariamente in calcare e ossidiana, sono andati perduti per decomposizione. Le braccia del re sono incrociate sul petto e recano il flagello ed il pastorale simbolo del duplice potere. Ma anche la rimozione di questo sarcofago non doveva consentire agli scopritori di guardare, infine, in faccia Tutankhamon; la mummia, finalmente rivelata, portava sul capo, infatti, quello che è oggi, sicuramente, l'oggetto più famoso della iconografia egiziana e che, da solo, basta a caratterizzare l'intera avventura dell'egittologia: la maschera d'oro.

Si tratta di una sorta di "casco", completamente in oro, lapislazzuli e paste vitree, che riproduce le fattezze del giovane Re, del peso complessivo di circa 10 kg. Tutankhamon indossa il "nemes", sulla fronte reca le due dee protettrici dell'Alto e Basso Egitto (Nekhbet l'avvoltoio ed Uto il cobra); gli occhi, truccati secondo l'usanza, sono in quarzo ed ossidiana e sopracciglia e trucco sono realizzati in lapislazzuli.

Il retro della maschera è, infine, decorato con geroglifici del capitolo 151 del Libro dei Morti.

[modifica] E. Il Tesoro

Dalla camera funeraria (D), attraverso un passaggio (non murato), si accede al c.d. "Tesoro" (E). Il nome assegnato a questa stanza può trarre in inganno giacché in questo locale non vennero, di fatto, immagazzinati oggetti e suppellettili di pregio particolare rispetto a quelli che vennero rinvenuti nelle altre camere. In meno di 20 m² erano tuttavia conservati o comunque immagazzinati, una gran quantità di oggetti del corredo funebre, specie di natura religiosa.

[modifica] F. L'Annesso

Tornati nell'anticamera gli scopritori notarono, tuttavia, che sotto uno dei letti funebri (ed esattamente quello recante le teste di Tueris) era visibile una "quarta porta" murata ("cf" nell planimetria sopra riportata) l'apertura della quale consentì di accedere ad un altro locale, denominato "annesso" (F), il cui pavimento (così come peraltro quello della camera funeraria) si trovava ad un livello inferiore, a quello dell'anticamera, di circa 1 m.

Gli oggetti trovati nell'annesso, prevalentemente cibo, oli e unguenti preziosi, erano in uno stato di estremo disordine certamente a causa, come sopra scritto, delle due ruberie di cui la tomba era stata oggetto. In entrambi i casi, tuttavia, verosimilmente i ladri (viste anche le dimensioni delle breccie rinvenute nelle porte) avevano potuto asportare solo piccola oggettistica di valore o contenitori di profumi ed unguenti preziosi. Una serie di piccoli contenitori venne rinvenuta, così come un involto contenente alcuni anelli, nel corridoio di ingresso mentre una delle tombe della Valle (KV54) conteneva altri oggetti recanti il nome di Tutankhamon tanto che, i primi scopritori, ritennero che proprio quella fosse la tomba del Re, già rinvenuta e depredata.

[modifica] La mummia di Tutankhamon

Come visto sopra, trattando della Camera Funeraria (D), il sarcofago in granito, protetto da una serie di cappelle in legno ricoperto d’oro, conteneva, a sua volta tre sarcofagi antropomorfi che racchiudevano il corpo mummificato di Tutankhamon con il capo coperto dalla famosa "Maschera d’oro"; sul torace, inoltre, due lamine d’oro riproducevano le mani che impugnavano i due scettri (il flagello ed il pastorale). Il corpo del Re, tuttavia, aderiva fortemente al sarcofago d’oro a causa della gran quantità di unguenti versati e che avevano fatto corpo unico bloccando ogni possibilità di rimozione senza danneggiare i resti mortali di Tutankhamon. Carter tentò in vario modo di limitare il danno (come vedremo nel paragrafo seguente), con risultati negativi, cui seguirono metodi drastici che spezzeranno il corpo del re in vari pezzi. Sul capo il re recava una "coroncina" riproducente le dee protettrici (Nekhbet ed Uto) e cartigli con una delle prime varianti del nome del dio Aton.

Tra gli innumerevoli giri di bende, gli scopritori rinvennero, tuttavia, circa 150 oggetti tra amuleti e gioielli (anelli, bracciali, collane). Di particolare interesse, due pugnali con fodero in oro, di cui uno lungo la coscia destra e l’altro infilato in una sorta di cintura in vita. Mentre il primo presentava la lama in oro, il secondo è da considerarsi il più "prezioso" con la sua lama in ferro (verosimilmente di origine meteoritica) ancora lucida e non arrugginita. Il ferro, infatti, come noto, non era usuale in Egitto in questo periodo storico; si deve perciò ritenere che l’arma sia stata un dono verosimilmente di origine Hittita.

[modifica] Tutankhamon: omicidio o incidente

Per approfondire, vedi la voce Tutankhamon.

Tre anni dopo la scoperta della tomba, l'11 novembre 1925 il Dr. D.E. Derry inizia, nel corridoio principale della tomba di Sethy II (KV15), l’autopsia sul corpo di Tutankhamon (a proposito della "maledizione" di Tutankhamon, è appena il caso di notare che Derry morirà nel 1969 a 87 anni!). Come sopra visto, il corpo del Re, a causa degli unguenti versati nel sarcofago, vi aderisce saldamente e Carter, nel tentativo di staccarlo tenterà ogni possibile strada cercando il più possibile di limitare il danno: il sarcofago verrà perciò esposto al calore del sole (sperando sciolga gli unguenti) nonché a quello delle forti lampade e, addirittura, direttamente sul fuoco giungendo quasi al limite della temperatura di fusione dell’oro. Infine Carter tenterà di staccare il corpo con coltelli arroventati, ma l’effetto finale sarà che il corpo risulterà fratturato in più parti.

Il Dr. Derry stabilì che in vita il Re doveva essere poco più alto di 163 cm (forse 165,5) (circostanza confermata ad una seconda autopsia del 1968 svolta dal prof. Harrison) ovvero esattamente l’altezza delle due statue di colore nero che si trovavano ai fianchi della porta della Camera Funeraria (D)all'atto della scoperta. In base all’esame dell’epifisi, inoltre, si stabilì che il Re doveva avere tra i 17 ed i 19 anni al momento della morte (nel 1968, sulla scorta dello stato di eruzione del 3° molare – il dente del giudizio - si abbassò tale età a 16-17 anni).

Di particolare interesse le somiglianze riscontrate (sia da Derry nel 1925 che da Harrison nel 1968) tra il cranio di Tutankhamon e quello dell’occupante la tomba KV55 con cui, peraltro, corrisponde anche il gruppo sanguigno A2. Dalle radiografie del 1968, inoltre, si appurò che il Re non era morto di tubercolosi (come precedentemente suggerito), e che all’interno del cranio era visibile un frammento osseo che, secondo gli specialisti, poteva comunque essere stato causato "post-mortem".

Ugualmente non venne considerata causa di morte la lesione alla base del cranio (nella zona occipitale) ove era rilevabile un considerevole ispessimento dell’osso (il c.d. "callo osseo dovuto ad una frattura). Il fatto stesso che ci fosse un ispessimento significava, infatti, che l’uomo era rimasto vivo almeno per due o tre mesi dopo il colpo.

Nel gennaio 2005, infine, il corpo di Tutankhamon è stato sottoposto a Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) i cui esiti sono stati pubblicati nel marzo dello stesso anno. In questo caso, la morte di Tutankhamon verrebbe fatta derivare da una infezione a seguito di una frattura del femore sinistro. Il mistero della morte di Tutankhamon è ancora lontano dal potersi dire risolto giacché il referto non chiarisce definitivamente le circostanze della morte: l'"infezione fulminante" potrebbe essere, infatti, derivante da una infezione tetanica, ma anche essere stata causata dalla somministrazione di un veleno. Fosse, comunque, stato somministrato un veleno, è verosimile che le tracce potrebbero essere sparite in seguito alla procedura di mummificazione. Dati ulteriori potrebbero derivare dall’analisi batteriologica del contenuto dei vasi canopi, che ospitavano i visceri del defunto: nei resti organici sarebbe, infatti, forse possibile rinvenire traccia delle tossine batteriche, o di spore tetaniche o di altre infezioni sporigene.

Che si sia trattata di una morte prematura, tuttavia, appare peraltro confermato dal contenuto delle c.d. "Lettere di Amarna" qualora si voglia riconoscere nella "Regina vedova", che richiese al re degli Hittiti un figlio da rendere Faraone, proprio Ankhesenamon, figlia di Akhenaton e sposa di Tutankhamon.

[modifica] Oggetti rinvenuti

Premesso che gli oggetti rinvenuti ammontano a circa 6.000 pezzi, la loro rimozione dalla KV62 avvenne, molto lentamente, secondo schemi organizzativi di certo degni di nota e, fondamentalmente, alla base di ogni ricerca archeologica (ed in tal senso si deve ringraziare che la tomba non fosse stata scavata da Theodore Davis che, come sopra evidenziato, non era solito usare cautela alcuna nelle attività di recupero e conservazione). Carter sfruttò le tombe già scoperte in supporto delle sue operazioni; in particolare:

  • la tomba di Ramses XI KV4 come magazzino degli oggetti di minor valore (Scala e Corridoio);
  • la tomba di Sethy II KV15 come magazzino principale, come laboratorio e studio fotografico, nonché come sala da pranzo e dormitorio;
  • la misteriosa KV55 come camera oscura per lo sviluppo delle lastre del fotografo Harry Burton.

Ad ogni oggetto, o gruppo di oggetti, venne associato un contrassegno numerico, in loco, e la macchina fotografica venne sempre posizionata in modo che ogni oggetto comparisse almeno una volta.

Di ogni oggetto venne eseguito uno schizzo (a cura dello stesso Carter o di Arthur Mace) su schede numerate progressivamente. Gli oggetti vennero quindi riportati su una planimetria da Lindsay Hall o da Walter Hauser (quest’ultimo solo per l’Anticamera).

Solo dopo queste operazioni, l’oggetto veniva finalmente rimosso e portato in laboratorio per il trattamento conservativo (eseguito da Alfred Lucas ed Arthur Mace) cui seguiva una nuova fotografia e la registrazione definitiva. Tutto questo sotto la pressione costante della stampa mondiale, che si lamentava della lentezza delle operazioni, del pubblico onnipresente (tra il 1° gennaio ed il 15 marzo 1926, ben 12.000 furono i visitatori) e dello stesso Governo Egiziano. Si consideri, a titolo esemplificativo, che lo sgombero dell’Anticamera, iniziato, come sopra indicato, il 27 dicembre del 1922, necessiterà di oltre 7 settimane.

Per il trasporto degli oggetti dopo l’imballo protettivo e l’incassamento, dalla Valle dei Re al vicino Nilo, verranno usati tratti di binario, forniti dal Servizio delle Antichità dell’Antico Egitto, di una ferrovia Decauville (a spinta manuale), che vanno, ogni volta, smontati posteriormente al trasporto e rimontati anteriormente tanto che per percorrere i pochi chilometri si impiegheranno, mediamente, oltre 15 ore.

[modifica] La catalogazione di Carter

La tomba KV62, argomento di questa trattazione, era, secondo la numerazione delle scoperte di Carter, la numero 433 (dal 1915) e tale numero, pertanto, caratterizzerà tutte la catalogazione conseguente. Ad ogni oggetto, o gruppo di oggetti, venne assegnato un numero da 1 a 620. Gli oggetti appartenenti ad uno stesso gruppo furono invece indicati con lettere minuscole, singole o multiple, dell’alfabeto: a, aa, aaa, b, bb, c, cc etc. ed ulteriori suddivisioni con numeri tra parentesi. Il gruppo 620 è anomalo giacché venne, a sua volta, suddiviso in sottocategorie da 620:1 a 620:123. Si ottenne così la seguente ripartizione, in funzione delle aree di rinvenimento:

  • 1a - 3 entrata e scala ("A" nella planimetria sopra riportata);
  • 4 prima porta murata ("ab" in planimetria);
  • 5a - 12t corridoio ("B");
  • 13 seconda porta murata ("bc");
  • 14 – 170 Anticamera ("C");
  • 28 porta murata tra l’Anticamera e la camera funeraria ("cd");
  • 172 – 260 camera funeraria ("D");
  • 261 – 336 tesoro ("E");
  • 171 blocchi della porta murata tra anticamera ed annesso ("cf");
  • 337 – 620:123 annesso ("F").

[modifica] Dislocazione degli oggetti nei vari ambienti

Come evidenziato sopra, trattando del metodo di catalogazione impiegato da Carter, oltre il 50% degli oggetti rinvenuti si trovava nell’Annesso ("F" in planimetria); tuttavia, gli altri locali erano ugualmente ingombri di suppellettili varie anche a causa delle incursioni ladresche che avevano messo a soqquadro l’ordine che, verosimilmente, doveva regnare in origine nella tomba. Corre qui l’obbligo di ricordare che, a parere dello stesso Carter, circa il 60% del gioiellame e dei prodotti più preziosi (come unguenti e profumi) è stato asportato già dall’antichità.

[modifica] Entrata, Scala ("A") e Corridoio ("B")

L’entrata, come si rammenterà, era nascosta dalle rovine delle baracche usatre dagli operai che avevano lavorato alla sovrastante tomba di Ramses VI (KV9) e già in quest’area vennero fatte piccole scoperte come un frammento di ostrakon di periodo ramesside. Lo svuotamento della "Scala" ("A") fornì invece alcuni oggetti (numeri da 1 a 3 nella catalogazione di Carter) tra cui spiccano: uno scarabeo di steatite verde trasparente intitolato a Thutmosi III, alcuni sigilli di giare o scatole probabilmente appartenenti ai contenitori saccheggiati dai ladri e frammenti di resina e turchese.

Nel Corridoio ("B") vennero invece rinvenuti (oggetti da 5 a 12t nella catalogazione di Carter) frammenti di vaso e di scatole, coppe, otri forse impiegati dai ladri per portar fuori più agevolmente sostanze liquide, pendenti in "fajence", rasoi in bronzo, la scatola di un collare, etichette in legno, frammenti di vetro.

[modifica] Anticamera ("C")

La maschera funebre di Tutankhamon conservata al Cairo
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La maschera funebre di Tutankhamon conservata al Cairo

L’Anticamera si presentava in uno stato di "caos organizzato" e conteneva circa 700 oggetti (da 14 a 171 nella catalogazione di Carter). Agli scopritori balzarono subito agli occhi i tre letti funebri (sopra già menzionati) con testiere in forma rispettivamente di ippopotamo (la Dea Tueris protettrice delle nascite), di leone (o leopardo) e di vacca (la Dea Hathor), nonché la componentistica, accatastata, di ben quattro carri di cui uno da "caccia", uno probabilmente da "guerra" e due da parata. Il timone consentiva di aggiogare due cavalli per carro mentre sul pianale trovava posto una sola persona, oltre il conducente (si ritiene utile rammentare, per inciso, che il cavallo venne introdotto nell’Antico Egitto durante la dominazione Hyksos e che gli Ittiti, durante la battaglia di Kadesh cui partecipò Ramses II, disponevano di carri più pesanti che prevedevano un equipaggio di tre persone). Ancora dall’anticamere venne estratto, il 27 dicembre 1922, il primo oggetto che vide la luce dopo oltre tremila anni: una splendida cassa di colore bianco completamente dipinta con scene di caccia (numero 21 della catalogazione di Carter).

È interessante notare che solo questa cassa si presenta in posizione differente in due fotografie scattate da Burton prima che iniziassero le operazioni di svuotamento; si ritiene, infatti (e la circostanza è peraltro confermata dal diario del fratello di Lord Carnarvon), che sia stata utilizzata da Carter, unitamente ad una cesta rotonda in paglia che si nota sempre nelle foto scattate da Burton, per coprire un foro praticato, nella porta murata che dava accesso alla camera funeraria ("cd" in planimetria), prima ancora dell’apertura ufficiale della stessa che avverrà, lo rammentiamo, il 17 febbraio 1923 alla presenza di ospiti e Funzionari del Governo egiziano (scrive Mervyn, fratello di Lord Carnarvon "…Porch era nervoso come uno scolaretto, temeva potessero scoprire il foro che avevano già praticato…").

[modifica] Camera Funeraria ("D")

Come già più sopra scritto, la Camera Funeraria era quasi per intero occupata da un enorme "scrigno" in legno ricoperto d’oro (n.1 nello schema sopra riportato e n.ro 207 della catalogazione di Carter). Per avere idea delle dimensioni di tale primo scrigno (5,08 x 3,28 x 2,75 m con pannelli in legno dello spessore di 32 mm.), si consideri che, tra la parete della camera e lo scrigno, c’erano circa 60 cm anterioriormente e posterioriormente, e poco più di 30 cm lateralmente. In questa sorta di intercapedine trovavano posto vari oggetti, tra cui 11 remi della "barca solare", contenitori per profumi, lampade di cui una costituita da due rappresentazioni del dio Hapi che sorreggono un intricato nodo costituito dalle piante araldiche del Basso ed Alto Egitto da cui scaturisce, come un fiore di loto, la coppa (in alabastro) che conteneva l’olio per l’illuminazione.

Allo scrigno più esterno (n.ro 1) seguiva una impalcatura in legno (n.ro 2 nello schema) su cui era stato disteso un telo di lino (m. 5,5 x 4,4) di colore scuro su cui erano cucite, ad intervalli regolari, marcherite in bronzo che, nel corso dei millenni, avevano strappato il supporto in tessuto.

Un secondo scrigno (n.ro 3), sempre in legno dorato (3,74 x 2,35), ne racchiudeva un terzo (n.ro 4) con rilievi simili al precedente (3,40 x 1,92) tratti da composizioni religiose.

L’ultimo scrigno, il quarto (linea non numerata, di colore nero, nello schema di cui sopra; n.ro 239 della catalogazione di Carter), era lungo m. 2,90 e largo m. 1,48. Sulle pareti di legno dorato era rappresentata la processione funebre mentre sul soffitto interno la dea Nut, il cielo, "abbracciava" con le sue ali il sarcofago in granito. Quest’ultimo, (lettera "a" nello schema) scavato in un unico blocco di quarzite di colore giallo (n.ro 240 di Carter, m. 2,74 x 1,47), presentava un coperchio in granito rosso (peraltro spezzato a metà probabilmente all’atto del posizionamento) che era stato colorato di giallo per similitudine con il sarcofago. Carter valutò che tale differenza di materiali fosse dovuto all’adattamento di un coperchio preparato per un’altra tomba qui utilizzato per l’improvvisa morte del Re.

il secondo sarcofago in legno ed oro
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il secondo sarcofago in legno ed oro

All’interno del sarcofago in quarzite si trovava (lettera "b") un sarcofago in legno (n.ro 253 di Carter), rivestito d’oro (quello che peraltro oggi ospita il corpo di Tutankhamon nella stessa Tomba, e che si può intravedere nell’immagine sopra riportata alla sezione "D. La Camera Funeraria").

Il 13 ottobre 1925 questo cofano venne aperto utilizzando nuovamente le quattro maniglie d’argento che erano state usate 3.000 anni prima per posizionarlo in chiusura. Al suo interno un secondo sarcofago (lettera "c"), pure in legno rivestito d’oro (oggi al museo del Cairo), che contevena un terzo cofano (lettera "d") in oro massiccio (n.ro 255 della catalogazione di Carter) di meravigliosa bellezza al di là del valore venale dell’oro. Si comprese così il motivo dell’enorme peso riscontrato dagli scopritori quando avevano tentato di estrarre i tre sarcofagi dal loro letto in quarzite. Lungo 1,88 m, il cofano ha uno spessore medio di 27 mm ed un peso complessivo di oltre 110 kg.

il terzo sarcofago in oro massiccio
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il terzo sarcofago in oro massiccio

Ma anche l’apertura di quest’ultimo sarcofago non doveva porre gli scopritori dinnanzi alle effettive fattezze del giovane Tutankhamon giacché la mummia, peraltro pesantemente danneggiata dalla gran quantità di resine utilizzate, "indossava" ciò che diverrà, da quel momento in poi, il simbolo stesso dell’archeologia e dell’egittologia, se non dell’intero Egitto: la Maschera d’Oro (catalogata da Carter al n.ro 256a). Sul corpo del Re, come peraltro riportato sopra alla Sezione "La mummia di Tutankhamon", vennero rinvenuti 150 oggetti simbolici tra amuleti ed gioielli tutti contrassegnati, da Carter, dal numero "256" e dalle lettere da "a" (la maschera d’oro) a "vvvv" (un poggiatesta in metallo).

[modifica] Tesoro ("E")

Dalla Camera Funeraria, una porta dava accesso al "Tesoro" ove, al momento della scoperta, troneggiava, protetto dalla statua di Anubi (il Dio sciacallo della necropoli su cui torneremo poi) lo scrigno dei vasi canopi. In legno dorato, come gli scrigni della camera funeraria, era sovrastato da una "merlatura" costituita da "urei" (cobra con il cappuccio aperto ed il disco solare sul capo) in oro e smalto nero, rosso e blu. Quattro divinità a "tutto tondo" (quindi non semplicemente in rilevo) proteggevano i lati dello scrigno alto quasi 2 m, e con i lati di 1,53 x 1,22 m: Iside, Nefti, Neith e Selkis, ciascuna identificata dal rispettivo geroglifico posto sul capo.

All’interno del cofano in legno, un secondo cofano, in alabastro, conteneva quattro vasi canopici, pure in alabastro, con coperchio costituito da un busto umano. All’interno di ciascuno di essi, piccoli sarcofagi in oro (alti circa 40 cm) contenevano i visceri del Re protetti dal nome di uno dei figli di Horo preposto alla tutela: Imsety per il fegato, Hapy per i polmoni, Duamutef per lo stomaco e Qebeshenuf per gli intestini.

Un ritrovamento fu particolarmente toccante in questo locale, quello di due sarcofagi in miniatura contenenti due feti (verosimilmente figli della coppia Tutenkhamon-Ankhesenamon). Entrambi di sesso femminile, erano, rispettivamente al 5° ed al 7°-8° mese di gestazione. Quest’ultimo, lungo circa 30 cm., presentava la clavicola destra malformata, tracce di scoliosi e la spina dorsale bifida; se fosse nata, la piccola sarebbe stata deforme. Al feto era stata praticata una rudimentale mummificazione con una incisione addominale (2 cm. circa sul lato sinistro), ma gli organi interni, forse, non erano stati asportati e nell’addome vennero inserite strisce di tela; anche il cranio era stato riempito di stoffa come si scoprì nel 1932, quando il Dr. Derry, che esaminò i due feti e la mummia dello stesso re, lo ruppe. Anche in tempi così "moderni", le mummie venivano, purtroppo, considerate inutili!

Il secondo feto, più piccolo del precedente, forse al 5° mese, lungo circa 25 cm, non presenta anomalie ed anche in questo caso, sia pure senza operare incisioni addominali, è stato sottoposto ad un procedimento di mummificazione (Derry nel 1932 ritenne invece il contrario).

Quanto alla statua dello sciacallo Anubi (alta circa 95 cm), questa, in legno ricoperto di resina nera, rappresenta lo sciacallo accucciato a guardia dei tesori del suo padrone e presentava un collare in oro così come, in foglia d'oro erano stati sottolineati gli occhi (in calcite ed ossidiana) e l’interno delle orecchie; le unghie erano, invece, in argento massiccio ed una sciarpa di lino ne cingeva il collo.

Complessivamente, il Tesoro conteneva 75 gruppi di oggetti (secondo la classifica di Carter), per un totale di circa 500 pezzi principalmente di natura puramente funeraria o religiosa. Lo svuotamento iniziò, alla fine di ottobre del 1926, proprio con la statua di Anubi (che ingombrava l’ingresso al locale). Interessante notare che anche in questa stanza erano penetrati gli antichi ladri che avevano, però, operato con discernimento, quasi scegliendo i contenitori da aprire e gli oggetti da asportare, come se ben conoscessero il contenuto della tomba.

[modifica] Annesso ("F")

L’Annesso, originariamente predisposto per ospitare oli, unguenti, profumi, cibi e vino, fu l’ultimo locale ad essere sgomberato, dalla fine di ottobre 1927 alla successiva primavera del 1928.

Nonostante le sue piccole dimensioni, conteneva circa 280 gruppi di oggetti, per un totale di oltre 2.000 pezzi. La stanza si presentava in gran disordine vuoi per il passaggio dei ladri, vuoi perché, evidentemente, in questo locale erano letteralmente stati accatastati, alla rinfusa, alcuni oggetti parte della refurtiva che i Funzionari della necropoli tebana avevano recuperata e che, originariamante, dovevano trovarsi nell’Anticamera. È da ciò desumibile che gli autori, quanto meno di una delle incursioni ladresche, furono individuati ed il materiale sottratto recuperato ipotesi, peraltro, confermata dalla presenza di involti in tela contenenti anelli e bracciali già pronti per l’asportazione.

Lo svuotamento dell’Annesso fu particolarmente difficoltoso poiché il pavimento era così ingombro di materiali che gli archeologi furono, dapprima, costretti a recuperarli restando quasi sospesi nel vuoto con funi per creare lo spazio sufficiente ad appoggiare i piedi. Si rese inoltre necessario puntellare molti oggetti affinché, durante le operazioni di recupero, non crollassero su quelli sottostanti.

[modifica] Tabella degli oggetti rinvenuti

Nella tabella che segue, distinti per gruppi omogenei principali, gli oggetti ed i locali in cui furono rinvenuti(le lettere fanno riferimento sempre alla planimetria di cui sopra):

A B C D E F
Abbigliamento - - X X X X
Armi ed equipaggiamento - - X X X X
Carri ed equipaggiamento - - X - X X
Equipaggiamenti da scrittura - - X - - X
Gioielleria, amuleti, monili X X X X X X
Lampade e torce - - X X X -
Letti - X - - - X
Modelli di navi e barche - - - - X X
Oggetti rituali - - X X X X
Prodotti cosmetici - X X - X X
Regali al defunto Re - - X X X X
Scatole e ceste X - X - X X
Sedie e sgabelli - - X - - X
Sigilli (di vario genere) X X X X X X
Specie botaniche - X X X X X
Strumenti musicali - - X X - X
"Ushabty" ed oggetti collegati - X X - X X
Vino in contenitori X X - X - X

[modifica] Attuale destinazione degli oggetti

Gli oggetti rinvenuti nella tomba di Tutankhamon, come visto in numero di quasi 5.500, sono oggi conservati per la maggior parte al Museo Egizio del Cairo, in un’apposita area al secondo piano. Altri oggetti, non molti in verità ed alcuni di cui non si conosce la provenienza, sono distribuiti presso il "Metropolitan Museum of Art - Egyptian Art" (MET), di New York, ed il "Griffith Institute" di Oxford, nel Regno Unito. Presso quest’ultimo, inoltre, è conservato anche l'archivio di Carter con gli appunti originali e le fotografie scattate da Harry Burton, fotografo del MET "prestato" gratuitamente, nel 1922, alla spedizione Carter-Carnarvon (vedi, peraltro il "collegamento esterno" in calce a questa voce).

[modifica] La "Maledizione di Tutankhamon"

Per approfondire, vedi la voce Maledizione di Tutankhamon.

Una delle tante "leggende" sorte attorno a quella che fu, innegabilmente, una delle scoperte più importanti dell’archeologia è rappresentata dalla "maledizione di Tutankhamon".

Fin dalla data delle scoperta, novembre 1922, Carnarvon diede l’esclusiva mondiale, Egitto compreso, di tutte le notizie riguardanti la tomba al solo The Times suscitando, come è intuibile, le pesanti lamentele non solo dei media, in generale, ma dello stesso Governo Egiziano che, in sostanza, si trovava dinanzi al paradosso di apprendere quanto avveniva sul suo territorio da fonti straniere. Tale tensione porterà successivamente, con l’avvento peraltro al potere della fazione più nazionalista e contraria agli inglesi, al ritiro della concessione alla vedova di Carnarvon, nonché all’allontanamento dello stesso Carter dagli scavi per circa un anno (1924-1925).

Appare tuttavia chiaro che quotidiani e periodici dell’epoca non potevano prescindere dal fornire notizie ai loro lettori su un fatto tanto eclatante e si videro costretti a scendere a patti con il The Times, per raccoglierne le briciole, e ad imbastire, spesso, articoli anche fantasiosi pur di rispondere alla egittomania dilagante.

In questo quadro, alle verità che trapelavano (in realtà molto poche), si sommarono articoli anche denigratori delle attività in corso e, tra le altre, dall’alone di mistero che circondava la figura del Faraone ritrovato, cominciò a serpeggiare (specie dopo la morte di Lord Carnarvon) la diceria che esistesse una maledizione che incombeva su tutti coloro che avevano preso parte alla spedizione; di qui la nascita di quella che, ancor oggi, viene detta la "Maledizione di Tutankhamon". Si disse che era stata rinvenuta una iscrizione, di fatto inesistente, secondo cui:"la morte verrà su agili ali per colui che profanerà la tomba del Faraone" e lo stesso Sir Arthur Conan Doyle (il "padre" di Sherlock Holmes) giunse ad attribuire la morte di Lord Carnarvon ad "elementi, non spiriti o fantasmi, inventati dai preti di Tutankhamon per salvaguardare la tomba".

In realtà, poco o nulla di misterioso accompagnò il decorso delle vita delle persone che furono i principali artefici della scoperta: Carter morirà, ad esempio, nel 1939, all’età di 65 anni e ben 17 anni dopo la data della scoperta ed il Dr. Derry, che eseguì la prima autopsia sul corpo di Tutankhamon, morirà addirittura nel 1969 all’età veneranda di 87 anni. La stessa Lady Evelyn, figlia di Lord Carnarvon, presente alla scoperta e tra le prime ad accedere alla tomba, morirà nel 1980, all’età di 79 anni.

[modifica] ...e Carter?

La casa di Carter all'inizio della Valle dei Re
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La casa di Carter all'inizio della Valle dei Re

Carter completò il suo lavoro di catalogazione e conservazione degli oggetti della tomba KV62 nel 1932. L'anno successivo verrà pubblicato il terzo volume del suo "La tomba di Tutenkhamon" e gli ultimi anni prima della sua scomparsa saranno impiegati ancora per la preparazione del "Rapporto sulla Tomba di Tutankhamon" che appare, però, l'opera di un uomo ormai stanco e provato da questa straordinaria esperienza.

Carter muore il 2 marzo 1939 a Kensington (in Gran Bretagna) ricco di onore e di gloria, ma privo di onori pubblici. I suoi scritti passeranno ad una nipote mentre i suoi beni venduti all'asta nel dicembre 1939; nel 1940 verranno invece venduti, anche questi all'asta, i suoi libri. Una parte della sua collezione di oggetti egiziani ritornerà al Cairo, al Museo Egizio, mentre un'altra parte verrà venduta a collezionisti privati sparsi per il mondo. La sua casa, all'ingresso della Valle dei Re, passerà al "Metropolitan Museum of Art".

Precedente: Tombe egizie Successiva:
KV61 Tomba di Tutankhamon KV63

[modifica] Bibliografia

(vedi anche Bibliografia sull'antico Egitto)

  • Sulla "Valle dei Re" e la scoperta della tomba KV62:
    • AAVV - La Valle dei Re - White Star
    • Leblanc, Christiane + Siliotti, Alberto - Nefertari e la Valle delle Regine - Giunti
    • Jacq, Christian - La Valle dei Re - Mondadori
    • Bongioanni, Alessandro - Luxor e la Valle dei Re - White Star
    • Siliotti, Alberto - Guida alla Valle dei Re, ai templi e alle necropoli tebane - White Star
    • Reeves, Nicholas - The complete Valley of the Kings (in inglese) - Thames & Hudson
    • Reeves, Nicholas - The complete Tutankhamun (in inglese) - Thames & Hudson
    • Weeks, Kent R. - La tomba perduta, il sepolcro dei 50 figli di Ramses II - Piemme
    • The Discovery of the Tomb of Tutankhamen di Howard Carter, Arthur C. Mace, 1923, ristampa 1977, Publisher: Dover Publications ISBN 0486235009, (Barnes & Noble Sales Rank: 196,737, uno dei libri su Tutankhamon più letto al mondo) 334 pgs.
    • Tutankhamen di Howard Carter (è la traduzione italiana del precedente, unita agli altri due volumi che sono successivamente stati pubblicati) prima edizione italiana ottobre 1973, ripubblicata diverse volte da Garzanti del libro The Tomb of Tutankhamon di Phyllis J.Walker, 1954, ISBN 881167661-4.
  • Su Tutankhamon:
    • Carter, Howard - Tutankhamen - Garzanti
    • Cimmino, Franco - Tutankhamon - Rusconi
    • El Mahdy, Christine - Tutankhamon - Sperling & Kupfer
    • Hoving, Thomas - Tutankhamon - Mondadori
    • James, Henry + De Luca, Antonio - Tutankhamon - White Star
    • Noblecourt, Christiane Desroches - Tutankhamon - Silvana Editrice
    • Vandenberg, Philipp - Tutankhamon, il faraone dimenticato - Sugar
    • Brier, Bob - L'omicidio di Tutankhamon - Corbaccio
    • AAVV - Gli artisti del faraone - Deir el-Medina e le Valli dei Re e delle Regine - Electa
    • Moschetti, Elio - Horemhab, talento, fortuna e saggezza di un re - Ananke

[modifica] Collegamenti esterni

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