Montaione
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Montaione | |||
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Stato: | Italia | ||
Regione: | Toscana | ||
Provincia: | Firenze | ||
Coordinate: |
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Altitudine: | 342 m s.l.m. | ||
Superficie: | 104,92 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 32,7 ab./km² | ||
Frazioni: | Vedi elenco | ||
Comuni contigui: | Castelfiorentino, Gambassi Terme, Palaia (PI), Peccioli (PI), San Miniato (PI), Volterra (PI) | ||
CAP: | 50050 | ||
Pref. tel: | 0571 | ||
Codice ISTAT: | 048027 | ||
Codice catasto: | F398 | ||
Nome abitanti: | montaionesi | ||
Giorno festivo: | 3 maggio | ||
Sito istituzionale |
Montaione è un comune di 3.431 abitanti della provincia di Firenze.
Indice |
[modifica] Amministrazione
- Sindaco: Paola Rossetti in Benassi, dal 06/2004.
- Comune: Centralino 0571 6991
- Classificazione climatica: zona E, 2289 GR/G
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Economia
Dopo i tentativi di industrializzazione degli anni ’60 e ’70, negli anni ’80 un gruppo di imprenditori, facendo loro le esperienze estere di turismo agricolo, portarono tale idea anche a Montaione. Nella seconda metà degli anni ’90, anche qui complici le esperienze già fatte in altri paesi europei, alcuni agricoltori tralasciarono l’aspetto quantitativo delle proprie coltivazioni per dedicarsi esclusivamente all’aspetto qualitativo, sia nelle produzioni “biologiche” che non. Le due attività agricole, agriturismo e produzioni agricole di qualità, hanno poi ingenerato un indotto di discreta qualità nei servizi. Questa “rivoluzione” economica di Montaione ha risollevato il potere di acquisto e la qualità della vita degli abitanti, contribuendo anche in parte al risanamento ambientale. Naturalmente è ancora presente, seppur in maniera limitata, il comparto manifatturiero, il che porta l’amministrazione comunale a dover prendere talvolta scelte in favore del settore agricolo/agrituristico (risanamento ambientale, marketing territoriale, arredo urbano nel capoluogo etc.), talvolta in favore del settore manifatturiero (vie di accesso, abitazioni per le manovalanze etc.), non potendo scontentare completamente nessuno dei due settori, nonostante la chiara contrapposizione degli interessi in gioco.
[modifica] Agricoltura
Il settore primario è attivo principalmente nella coltivazioni della vite e produzione di vino (principalmente Chianti DOCG; nel comune è anche presente il più grande produttore di Chianti Superiore DOCG), nella coltivazione dell'olivo e produzione di olio extra vergine d'oliva, nella coltivazione dello zafferano e nella produzione di miele. In via di scomparsa ma ancora presente la coltivazione dei cereali (essenzialmente frumento e avena) e del girasole. Nel territorio comunale ci sono anche una decina di aziende agrituristiche.
[modifica] Industria
Il settore secondario è principalmente attivo nelle piccole aziende di confezioni di abbigliamento e produzione di parti per calzature. Sono presenti anche una media industria alimentare e una di materie plastiche.
[modifica] Servizi
La deindustrializzazione del territorio comunale e la pratica di coltivazioni agricole di minor impatto ambientale, hanno fatto sì che il settore terziario sia diventato essenzialmente rappresentato dai servizi al turismo. Oltre alle aziende agrituristiche, che tecnicamente sono da considerarsi parte del settore primario, sono presenti nel territorio comunale moltissime strutture ricettive, principalmente vecchi casolari di campagna ristrutturati spesso elegantemente e adibiti ad affittanze stagionali. Sono presenti tre alberghi a tre stelle ed uno a quattro stelle e numerosi ristoranti e bar. Il tutto fa sì che Montaione sia divenuto il comune più importante della Provincia di Firenze per l'afflusso turistico, dopo Firenze stessa, tanto da venir chiamato il "paese del turismo verde". Sono anche sorte piccole aziende di software e di grafica. Sul territorio è presente anche una fondazione per il recupero degli equini maltrattati, unica esperienza di questo genere nell'Europa meridionale.
[modifica] La leggenda della Fondazione
Secondo la leggenda un giovane nobile volterrano, Ajone, passò un giorno per una contrada lontana e nel più profondo del bosco incontrò la casa di Ine che piangeva la sua bellissima figlia, Figline, rapita da tal Gambasso. Ajone decise di riportare a casa Figline e marciò in guerra contro Gambasso. quando finalmente riportò Figline dalla madre ottenne di sposare Figline e fondò sia il paese di Monte Ajone che il castello di Figline a poca distanza dal paese. Le discendenze di Ajone e di Gambasso mantennero comunque un'accesa rivalità.
Un giorno i discendenti di Ajone a di Figline furono attaccati da un esercito nemico che dopo lungo assedio distrusse il castello. Si dice che tutti i difensori vennero passati per le armi. Dopo una siffatta sconfitta i popolani di Montaione smarrita la loro guida e la Fede, ritornarono all’idolatrìa e decisero di sacrificare la più bella ragazza del paese, il cui nome era Filli, agli dèi in augurio di pace e felicità. Un cavaliere fiorentino, sentita la notizia, si precipitò a Montaione e inorridito dal sacrificio umano (e forse attratto dalla bellezza della fanciulla sottoposta a martirio), obbligò i popolani a liberare la fanciulla e a sacrificare, al suo posto, una vitella. Fu così chiamato il Sire della Vitella. La Filli, libera dal martirio, riconoscente al suo salvatore, gli donò il vestito rosso stracciato dai tormenti del supplizio che egli usò, con orgoglio, come sua bandiera. Filli e il Signore della Vitella si sposarono e ricostruirono il castello di Figline dove vissero innumerevoli anni. Il Sire della Vitella era così innamorato della sua Filli che non faceva altro che chiamarla “Filli mia bella”, “Filli desiata”, “Filli cara”… fu così che fu chiamato egli stesso e il luogo dove vivevano Fillicara. I loro discendenti si chiamarono così Fillicara o Filicaja o da Filicaja ed ebbero come emblema il simbolo del vestito di Filli.
Nel 1623 Michelangelo Buonarroti il giovane, nipote del più famoso omonimo, durante una permanenza a Montaione presso i da Filicaja scrisse “L’Ajone”, che interpreta a suo modo la leggenda, aggiungedovi che al suo tempo nel “palazzo” dei da Filicaja a Montaione “(…)si sguazza, e mangia altro che ghiande / e d’un buon vino vi beon le pile”.
[modifica] Storia
[modifica] Le origini, fra dicerie, fatti e (pochi) documenti
Già il Repetti nel suo "Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana" edito nel 1833 ammetteva forti difficoltà nel trovare documenti anteriori al XIII secolo; vediamo cosa si sa e cosa si dice del periodo anteriore al XIII secolo.
L'esistenza di numerose colonie etrusco-romane nel territorio montaionese è confermata dai ritrovamenti di necropoli e fornaci presso Poggio all'Aglione, Bellafonte, lano e Castelfalfi. Appena sotto il Poggio all'Aglione una cisterna per acqua di origine romana serviva a rifornire una villa situata a est della stessa. L'esistenza della villa è documentata dai grandi pezzi di mosaico ritrovati e da molti abitanti del luogo che dicono di esservi entrati. Purtroppo ancora non sono iniziati gli scavi archeologici.
Si hanno pure testimonianze del periodo paleocristiano nella cripta dell'oratorio di S.Biagio (a 500 metri da Montaione). Dopo le invasioni barbariche, si ricostruirono nuovi insediamenti intorno ai vecchi ruderi, soprattutto nei luoghi che offrivano maggiore sicurezza, come a Paterno, Marrante, Sala e successivamente nel Castello di Montaione, che venne munito di numerose torri e cinto da solide mura.
Nel 572 d.c. viene fondato il ducato di Lucca. L'ultimo o il penultimo duca d Lucca si chiama Allone. Contemporaneamente si ha notizia di un luogo chiamato Mons Allonis in una posizione che potrebbe corrispondere all'attuale posizione di Montaione. Pur senza alcuna certezza scientifica possiamo forse intuire che quello che sembra essere l’ultimo duca di Lucca fonda o comunque dà il suo nome ad un villaggio o ad un luogo disabitato: Mons Allonis - Monte di Allone. Per la leggenda, invece, Montaione deriverebbe da Mons Ajonis, Monte di Ajone, paese fondato da Ajone.
Il nome Montaione (per la verità Montacone) è ricordato per la prima volta in un atto di donazione del 981.
[modifica] Il XIII e XIV secolo
Nel 1297 per concordato fra il Comune di Firenze e quello di San Miniato furono determinati e posti i termini di confine, da una parte, fra i territori di Gambassi e di Castelfiorentino compresi nel distretto fiorentino, e dall’altra, con quello di Montaione spettante al distretto Sanminiatese.
Aderendo in seguito San Miniato alla parte Ghibellina si attirarono le ire dei fiorentini che nel 1368 invasero il territorio sanminiatese e assediarono la cittadina. Intanto fra i popoli del distretto di Sanminiato i primi mandare ambasciatoria Firenze per sottomettersi a quel Comune furono i Montaionesi, e anche la famiglia de’Figlinesi si sottomise col suo castello di Figline (che del 1452 diverrà Al Filicaja).
Intorno a Montaione si sottomisero anche le popolazioni di San Quintino, di Castelnuovo, di Cojano e di Canneto, cosicché la terra di Sanminiato, non solamente restò debilitata di gente e di mezzi, ma non poté più lungamente sostenersi contro il nemico; in ogni caso più con l'inganno che con la forza i fiorentini entrarono a San Miniato il 9 gennaio 1370.
Da quel momento i castelli ed i distretti di Montaione, Tonda, S. Quintino, Castelnuovo, Cojano, Barbialla, Cigoli, Monte Bicchieri, Stibbio e Leporaia passarono alla giurisdizione di Firenze.
Il 29 aprile 1370 la Signoria di Firenze deliberò ci dovesse essere un podestà per le terre e castelli di Montaione, Tonda e di Figline. La podesteria avrebbe avuto sede per metà nel castello di Montaione e per metà nel castello di Tonda. Un'altra podesterìa fu creata per i castelli di Barbialla e Collegalli, ma poi fu riunita con Montaione e Tonda (attualmente Barbialla e Collegalli sono le due frazioni-castello di Montaione più vicine al territorio sanminiatese).
Nel 1395 durante una guerra tra fiorentini e pisani il Castello di Castelfalfi fu distrutto. Fu poi ricostruito e coronato da quattro torri, da bastioni e da solide mura, così come oggi si presenta.
Nel frattempo continuava una lunghissima discussione tra Montaione e San Miniato per la cosiddetta Selva di Camporena che ogni paese pretendeva facente parte della propria comunità. La disputa si concluse soltanto nel 1390 con i sindaci della Terra di Sanminiato che presero il possesso della Selva di Camporena, stabilirono e posero i confini, e quindi rilasciarono una porzione di detta Selva a titolo di livello perpetuo alla Comunità di Montaione.
[modifica] Il XV e XVI secolo
Sin dall'inizio del XV secolo è documentata a Montaione l'industria del vetro.
Nuove vertenze nel secolo XV si suscitarono fra Montaione e San Miniato circa la proprietà dell’oratorio di S. Vivaldo nella Selva di Camporena. La prima quando il primo di maggio del 1436, gli uficiali deputati alla custodia di detta Selva interrogarono Francesco Cola di Tonda eremita e governatore dell’oratorio di San Vivaldo, il quale asseriva che l'oratorio era nella giurisdizione del Comune di San Miniato; un'altra quando 4 anni dopo altri deputati alla custodia e difesa di detta Selva per conto del Comune di San Miniato, riconfermarono quanto già 1’eremita Fra Cola aveva deposto; un'ultima allorché i capitani della Parte Guelfa di Firenze (davanti ai quali era stato ricorso, da una parte dal Comune di Sanminiato, e dall’altra dal Comune e pievano della pieve di Montaione) con atto pubblico del 29 luglio 1445 deliberarono, che quell’oratorio posto nella Selva di Camporena spettava alla giurisdizione di San Miniato, e che allo stesso Comune apparteneva la sua proprietà, o giuspadronato.
Nel 1452 Ser Giovanni di Simone da Filicaja acquista il castello di Figline come base personale nella guerra contro Pisa (due anni dopo lo stesso sarà anche Podestà di Montaione). Da quel momento detto castello sarà chiamato Al Filicaja.
Cristoforo di Francesco del Bianco nasce a Montaione nel 1582, sarà poi segretario di Scipione Ammirato (il vecchio), autore delle "Istorie Fiorentine". Alla morte del maestro ne ereditò i beni ed il nome (Scipione Ammirato il Giovane) e ne fece pubblicare le opere. Fu dottore in teologia, segretario del Granduca anche presso la Corte di Francia; spese 14.000 scudi per ricostruire in Montaione la chiesa di S. Regolo, nella quale fu sepolto. Grazie ad un suo lascito, ogni anno si assegnavano 60 scudi a una fanciulla povera e onesta che entro 12 mesi prendesse marito. La donazione è cessata all'inizio del '900 (non si sa se per mancanza di denaro o di potenziali assegnatarie).
Nell'ottobre del 1529 le truppe di Carlo V assediano Firenze. In Valdelsa i vari castelli fiorentini si arrendono senza combattere. Castelfiorentino, San Miniato e altri sono riconquistati da Francesco Ferrucci. Mentre il Ferrucci e le truppe imperiali si fronteggiano in Valdelsa la peste scoppia anche a Montaione. Con la battaglia di Gavinana e la morte del Ferrucci Firenze si arrese alle truppe imperiali e dovette accettare il rientro dei Medici. La Valdelsa rimase in una stato di profonda desolazione per via degli eventi bellici, tanto è che il governo di Firenze sollevò da ogni spesa quelle popolazioni. Per risparmiare furono anche fuse le due podesterie di Castelfiorentino e Barbialla.
[modifica] Il XVII e XVIII secolo
Nel 1642 nasce a Firenze Vincenzo da Filicaja che qualche decennio più tardi godrà di fama e lustro come poeta. Più che a Firenze vincenzo dimorò a Montaione nella sua tenuta di Filicaja che egli chiamava vezzosamente ancora coll'antico nome di Figline.
Francesco Chiarenti nacque a Montaione nel 1766, studiò medicina e formulò un'interessante teoria sui vasi linfatici. Si occupò di agricoltura e pubblicò importanti testi, per cui fu socio delle principali accademie d'Inghilterra e di Francia. Durante l'occupazione napoleonica, fece parte del Triunvirato che governò la Toscana dal 27 novembre 1800 al 27 marzo dell'anno seguente e fu detto “dei cento giorni”. Morì nel 1828 e fu sepolto a Montaione in S. Regolo.
[modifica] I bicchierai
Sembra che nelle parti di Valdelsa si conoscesse da tempi remotissimi l’arte di lavorare il vetro con maggiore perfezione che altrove. La tradizione vuole che nel Castello di Montaione vi fossero svariate fornaci di bicchieri. E’ del 1335 la licenza a un tal Bartolo Bennati di aprire una fornace di bicchieri a Montaione. Egli si impegnava in cambio a pagare quindici lire di gabella, a non impegnare al lavoro alcun gambassino né altro nemico del comune e di vendere i bicchieri a due denari e mezzo l’uno, ovvero a mezzo denaro meno che a Gambassi. Quando nel 1389 i montaionesi si intestardirono nella lite con San Miniato per la Selva di Camporena, sembra che uno dei motivi di tanto interesse montaionese fosse proprio il legname che tale selva forniva per la produzione dei bicchieri. Nel XV secolo troviamo moltissimi bicchierai montaionesi offrire la propria arte a Firenze mentre diventano ben conosciuti i cristalli montaionesi come di alta qualità e perfezione. Addirittura nel 1738 un bando del Granduca di Toscana ordina che a Firenze “…non sia permesso ad alcun Padrone di Fornaci di Vetri di poter condurre né ammettere in tal genere di lavori se non Maestri di Montaione e loro figliuoli”. L’ultima fornace era ancora attiva a metà ‘800 ed era di proprietà del Sig. Pomponi.
[modifica] Il distacco di Gambassi
Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo il territorio di Montaione subì diverse variazioni nella sua superficie, prima con l'aggregazione delle frazioni di Castelnuovo e Coiano a Castelfiorentino nel 1876 e poi con la "indipendenza" della popolosa frazione di Gambassi (insieme a Varna, Catignano e Il Castagno) nel 1917.
Il distacco di Gambassi è in realtà solo il clamoroso finale di una questione che rimontava ad almeno vent’anni prima. Già nel 1897 il sindaco di Montaione, il Conte Andrea da Filicaja Dotti, eletto nelle elezioni del 1896 in una lista apartitica montaionese ma con moltissimi voti di Gambassi, faceva notare che la frazione di quest'ultima frazione era ingiustamente discriminata sia nel numero di seggi in consiglio comunale -assolutamente non proporzionale alla popolazione- sia nei servizi che nelle manutenzioni.
Da una Memoria del Sindaco agli Elettori del 13 marzo 1897: “Gambassi ha bisogno del Telegrafo, difetta d’illuminazione, desidererebbe una Piazza di cui è mancante come anche una seconda Condotta Medica, ha i lastrici dell’abitato esaurienti e le fognature mal fatte e che mai servirono allo scopo e danneggiano i fondi delle case a contatto; la viabilità della frazione lascia oltre ogni dire a desiderare, i Camposanti sono tenuti deplorevolmente; ecc. Ecc.”.
Egli pone tutto il suo impegno nel tentare di dimostrare ai montaionesi che la discriminazione della popolosa frazione di Gambassi non era cosa corretta né intelligente ed ai gambassini che il distacco da Montaione sarebbe stato (come in effetti fu) un suicidio economico; la propaganda per il distacco di Gambassi poneva l’accento sul fatto che la frazione di Gambassi dava in tasse al comune più di quanto il comune spendesse direttamente per detta frazione. Dunque faceva pensare ai gambassini (che in quel periodo erano chiamati “gambassesi”) che in caso di distacco il comune di Gambassi sarebbe stato fortemente in attivo.
In realtà le voci di bilancio per i servizi comuni a tutte le frazioni -impiegati comunali etc.- venivano addebitate solo al capoluogo e non alle frazioni e dunque al momento che Gambassi avesse dovuto -come dovette- organizzare uffici comunali e servizi generali, questo ipotetico avanzo di cassa si sarebbe tramutato -come si tramutò- solo in un disastroso deficit.
Preventivo di bilancio del 1896 (Lire It.) | |||
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Fraz. Montaione | Fraz. Gambassi | Fraz. Castelfalfi | |
Entrate | 29'801,07 | 28'563,78 | 14'103,86 |
Uscite | 38'559,40 | 21'413,13 | 12'496,18 |
Saldo | - 8'758,33 | 7'150,65 | 1'607,68 |
Argomenti come quelli citati non sono adatti alla politica, così i due schieramenti preferirono parlare di “popoli che liberamente scelgono il proprio radioso avvenire” e di “Integrità territoriale come bene primario” piuttosto che di fatti concreti.
Quegli argomenti reali, portati dal Sindaco da Filicaja Dotti prestarono il fianco dal lato montaionese alle accuse di interessi privati (l'azienda di proprietà del da Filicaja sarebbe ricaduta parte in Gambassi e parte in Montaione e se la Villa era in Montaione, la maggior parte dei terreni sarebbero stati in Gambassi) dal lato gambassino all’accusa di dare eccessivo valore all’economia sottomettendo ad essa la “libera determinazione dei popoli”. Così, Gambassi si eresse in Comune autonomo con tutti gli svantaggi per la popolazione residente nei due comuni che possiamo immaginare (diminuzione dei servizi, aumento delle imposte locali etc). Tutti i progetti di modernizzazione per il Comune di Montaione proposti al Parlamento Italiano dall’instancabile Sindaco, progetti che ponevano l’accento sulle dimensioni territoriali, e quindi l’importanza, del Comune naufragarono (tra questi la costruzione di un ospedale statale con servizio di primo soccorso ed altri).
[modifica] Bibliografia e fonti
- Arch. Dipl. Fior. - Carte della Comunità di Sanminiato
- Arch. Dipl. Fior. - Carte della Comunità di Montajone
- G. Villani - Cronica
- Lami - Mon. Eccl. Flor.
- Repetti - Diz. Geog. Fis. Stor. della Toscana
- Archivio privato "da Filicaja"
- Angelelli - Mem. Stor. di Montaione
- Capponi - Storia
- Arch. Com. Montaione
- Ammirato - Storie
- Codice Riccardiano
- Archivio Famiglia Figlinesi
- Coppi - Annali
- Pecori - Storia di Sangimignano
[modifica] I Castelli di Montaione
[modifica] Il Castello di Camporena
Costruito dai Sanminiatesi nel 1122 fu poi rivendicato dai Pisani che lo occuparono due secoli dopo (1329) per essere subito dopo cacciati dai fiorentini che lo rasero al suolo. Sulla collina che domina la valle del Roglio, nel folto del bosco, restano i ruderi del castello: una cantina, le fondamenta di un muraglione e le basi di due torrioni. Una leggenda dice che che un passaggio sotterraneo segreto partirebbe da Camporena e arriverebbe fino a Vignale dove, naturalmente, ci sarebbe un grande tesoro.
[modifica] Il Castello di Vignale
Si ha notizia di Vignale nel 1186 quando Arrigo VI divise Vignale tra il Vescovo di Volterra e i conti della Gherardesca. Qui passava il confine prima tra Firenze e San Miniato e poi tra Firenze e Pisa. Il 9 giugno 1338 vi fu firmato l'accordo di concordia tra Firenze e Volterra. Il castello è stato abbandonato nel secondo dopoguerra. Si possono comunque ancora vedere i resti del mulino, dei bastioni e, più in alto, della chiesa e della canonica.
[modifica] Il Castello di Collegalli
Giovanni di Lelmo da Comugnori nella sua "Cronaca Sanminiatese" parla della battaglia di Barbialla nel 1312 nella quale i Conti di Collegalli assalirono, sconfissero e in gran parte fecero prigionieri i soldati pisani che tornavano dall'assedio di Firenze comandati da Arrigo di Lussemburgo. Nel 1329 Collegalli inviò i suoi sindaci a firmare la pace di Montopoli insieme ai più potenti comuni della Toscana. Da allora i conti furono valenti ufficiali nell'esercito fiorentino. Nel 1370 Collegalli fu separato dal territorio di San Miniato e iscritto al contado di firenze che vi stabilì una podesteria (Collegalli e Barbialla). Il castello trasformato in villa oggi appartiene alla famiglia Burgisser che lo acquistò nei primi anni del novecento.
[modifica] Il Castello di Figline
Per approfondire, vedi la voce Filicaja. |
Le prime notizie di un castello di nome Figline in questo luogo sono degli inizi del XII secolo, sito forse dove ora è la Villa da Filicaja, anche se secondo alcuni il castello sarebbe stato qualche centinaio di metri più a sud. Nel 1297 si ha notizia che il castello fu distrutto e abbandonato. Successivamente fu ricostruito nello stesso luogo o qualche centinaio di metri più a nord dalla famiglia Figlinesi.
Nel 1452 Ser Giovanni di Simone da Filicaja acquistò il Castello di Figline e gli cambiò il nome in Al Filicaja.
L' 8 giugno del 1509 Antonio da Filicaja, Averardo Salviati e Niccolò Capponi entrano vincitori a Pisa seguiti dallo loro truppe. La base delle truppe di Antonio da Filicaja era appunto il castello di Filicaja.
Durante i secoli il minuscolo borgo è stato riformato più volte fino a fargli avere l'aspetto odierno, certo più simile ad una villa che ad un castello. È rimasto di proprietà della omonima famiglia e, tra gli altri, fu anche dimora del poeta Vincenzo da Filicaja.
[modifica] Il Castello di Barbialla
Il Castello di Barbialla fu signoria dei conti Cadolingi e dei conti della Gherardesca già prima del 1109. Nel 1186 passò al vescovo di Volterra e quindi al comune di San Miniato. Nel 1370 fu aggregato a Firenze e nel 1431 fu ripreso dai pisani per essere poi liberato dai fiorentini ed infine saccheggiato dai pisani. È stato completamente ristrutturato negli anni '80 da Raul Gardini ed attualmente è utilizzato come foresteria di una grande multinazionale dell'estremo oriente.
[modifica] Calstelfalfi
Per approfondire, vedi la voce Castelfalfi. |
È opinione comune, sebbene non provata in maniera definitiva, che il primo insediamento sia stato costruito verso il 700 d.c. dal longobardo [[Faolfi] e da qui, in effetti, potrebbe derivare il nome “Castrum Faolfi”, corrotto poi in Castelfalfi. Certo è che nel 745 Walfredo di Ratgauso della Gherardesca cita Castelfalfi in occasione di una donazione alla Badia di Monteverdi in Maremma. Nel [[1139] fu venduto da Ranieri della Gherardesca al vescovo di [[Volterra] per cento lire. Nel duecento il piviere di Castelfalfi aveva 13 chiese suffraganee. Nel 1475 i proprietari -Giovanni di Francesco Gaetani e sua moglie Costanza de' Medici ristrutturano il castello e vi costruiscono l'adiacente villa. Castelfalfi fu saccheggiato e incendiato nel 1554 dalle milizie di Piero Strozzi al tempo della guerra fra Firenze e Siena. Passò poi ai Medici Tornaquinci.
[modifica] Il Castello di Tonda
Viene citato per la prima volta in un diploma del 28 dicembre 1212 in cui Ottone IV assegnava il feudo che conteneva il Castello di Tonda a due nobili fratelli pisani, Ventilio e Guido di Ildebrandino. La donazione fu confermata poi dal legato imperiale Corrado vescovo di Spira nel 1221. In seguito il castello andò al Conte Ranieri della Gherardesca. Fu poi venduto nel 1267 al Comune di San Miniato per 833 lire, 6 soldi e 8 denari. Dopo la sottomissione a Firenze del 1370, nel 1379 fu staccato dalla comunità di San Miniato e assegnato a quella di Montaione. La podesteria di Montaione comprendeva Montaione, Figline e Tonda e il podestà risiedeva per metà a Montaione e per metà a Tonda. Il borgo è proprietà di una società svizzera ed è attualmente magistralmente restaurato ed adibito a struttura turistica.
[modifica] Il Castello della Sughera
Le prime notizie del Castello della Sughera si hanno nel 1186 quando l'imperatore Arrigo VI lo donò al vescovo di Volterra, Ildebrando Pannocchieschi. Il borgo con la sua strada stretta fra vecchie case in mattoni, angusti vicoli, il pozzo e i resti di una vecchia cappella si è ben conservato ed è tuttora abitato.
[modifica] Il Castello di Iano
[modifica] Il Castello della Pietrina
[modifica] Frazioni
Casetta, Sant'Antonio, Olmo, Filicaja, Le Mura, Gli Alberi, La Sughera, Santo Stefano, Iano, San Vivaldo, Castelfalfi, Barbialla, Collegalli, Tonda, Piaggia, Vignale
[modifica] Altri luoghi di interesse
- il Museo Archeologico, situato nel Palazzo Pretorio, nel centro del paese
- la Chiesa di San Regolo
- il Convento di San Vivaldo nella omonima frazione
- la Villa da Filicaja nella frazione di Filicaja
- il bosco delle Corbezzolaie dove sopravvive l'ultima faggeta della zona
- la cisterna tardo-romana adibita a riserva d'acqua per la villa romana i cui resti sono situati di fronte (per il momento i resti della villa non sono visitabili)
[modifica] Galleria
Cappelle intorno al Convento di San_Vivaldo |
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La Valdelsa tra Castelfiorentino e Certaldo vista dal castello di Figline |
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- http://www.comune.montaione.fi.it Sito del Comune di Montaione
- http://www.montaione.info Sito indipendente
- http://www.cittadellolio.it Associazione Nazionale Città dell'Olio
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