Filicaja
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Filicaja (o Al Filicaja) è un piccolissimo borgo privato in Comune di Montaione (Firenze), acquistato nel 1452 da Ser Giovanni di Simone da Filicaja come base per la futura invasione della Repubblica di Pisa da parte delle armate fiorentine.
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[modifica] La Leggenda
Secondo la leggenda un giovane nobile volterrano, Ajone, passò un giorno per una contrada lontana e nel più profondo del bosco incontrò la casa di Ine che piangeva la sua bellissima figlia, Figline, rapita da tal Gambasso. Ajone decise di riportare a casa Figline e marciò in guerra contro Gambasso. quando finalmente riportò Figline dalla madre ottenne di sposare Figline e fondò sia il paese di Monte Ajone che il castello di Figline a poca distanza dal paese. Le discendenze di Ajone e di Gambasso mantennero comunque un'accesa rivalità.
Un giorno i discendenti di Ajone a di Figline furono attaccati da un esercito nemico che dopo lungo assedio distrusse il castello. Si dice che tutti i difensori vennero passati per le armi. Dopo una siffatta sconfitta i popolani di Montaione smarrita la loro guida e la Fede, ritornarono all’idolatrìa e decisero di sacrificare la più bella ragazza del paese, il cui nome era Filli, agli dèi in augurio di pace e felicità. Un cavaliere fiorentino, sentita la notizia, si precipitò a Montaione e inorridito dal sacrificio umano (e forse attratto dalla bellezza della fanciulla sottoposta a martirio), obbligò i popolani a liberare la fanciulla e a sacrificare, al suo posto, una vitella. Fu così chiamato il Sire della Vitella. La Filli, libera dal martirio, riconoscente al suo salvatore, gli donò il vestito rosso stracciato dai tormenti del supplizio che egli usò, con orgoglio, come sua bandiera. Filli e il Signore della Vitella si sposarono e ricostruirono il castello di Figline dove vissero innumerevoli anni. Il Sire della Vitella era così innamorato della sua Filli che non faceva altro che chiamarla “Filli mia bella”, “Filli desiata”, “Filli cara”… fu così che fu chiamato egli stesso e il luogo dove vivevano Fillicara. I loro discendenti si chiamarono così Fillicara o Filicaja o da Filicaja ed ebbero come emblema il simbolo del vestito di Filli.
Nel 1623 Michelangelo Buonarroti il giovane, nipote del più famoso omonimo, scrisse “L’Ajone”, che interpreta a suo modo la leggenda, aggiungedovi che al suo tempo nel “palazzo” dei da Filicaja a Montaione “(…)si sguazza, e mangia altro che ghiande / e d’un buon vino vi beon le pile”.
[modifica] I motivi reali della leggenda
Nella realtà, Gambassi (oggi Gambassi Terme) è il paese adiacente a Montaione, da sempre rivale, anche se per lungo tempo sottoposto a Montaione. Figline (da figulinae = figurine, statuette) è il luogo dove i romani trovarono molti reperti etruschi e l’omonimo castello, già di proprietà dei figlinesi, fu comprato, come detto, nel 1452 da Ser Giovanni di Simone da Filicaja per motivi bellici. I da Filicaja erano conosciuti fino a metà del ‘200 come “della Vitella” o come “Tebaldi” e cambiarono nome in “Filicaja” (=Felceto, luogo dove avevano un castello vicino a Firenze) coll’avvento a Firenze della Repubblica per apparire non nobili e quindi poter ricoprire cariche pubbliche (ci riuscirono, e dal 1284 al 1523 dettero alla Repubblica dodici Gonfalonieri e sessantasei Priori).
[modifica] La storia
Le prime notizie di un castello di nome Figline in questo luogo sono degli inizi del XII secolo, sito forse dove ora è la Villa da Filicaja, anche se secondo alcuni il castello sarebbe stato qualche centinaio di metri più a sud. Nel 1297 si ha notizia che il castello fu distrutto e abbandonato. Successivamente fu ricostruito nello stesso luogo o qualche centinaio di metri più a nord dalla famiglia Figlinesi; per la costruzione furono utilizzati anche materiali di una villa tardo-romana i cui resti si trovana circa un chilometro più a sud. Questa è probabilmente l'origine della confusione che vede la Villa da Filicaja come di origine romane. Altre confusioni sulla storia del luogo provengono da un piccolo errore in una guida turistica degli anni '30 che poi influenzò molti "storiografi" locali fino a fare addirittura affermare che in quel luogo sarebbe sorta una Villa Medicea (!). Il nome Figline sembra provenire da “Figulinae”, figurine, indicante il luogo dove i romani trovarono molte statuette, appunto figurine, etrusche . Attualmente Figline è una località quattrocento metri a sud di Filicaja, fatto questo che ingenera ancora maggiori confusioni. Secondo alcuni la posizione dell'odierna Figline corrisponderebbe con la posizione del castello medioevale. Muovendosi ancora un po' verso sud-ovest troviamo una cisterna per l'acqua che alimentava la villa tardo-romana di cui abbiamo detto prima. Per il momento è conosciuto il luogo dove sorgeva la villa e dove spesso appaiono pezzi di mosaico, ma non sono ancora stati effettuati scavi idonei.
L'8 giugno 1509 Antonio da Filicaja, Averardo Salviati e Niccolò Capponi entrano vincitori a Pisa seguiti dallo loro truppe. La base delle truppe di Antonio da Filicaja era appunto il castello di Filicaja.
Durante i secoli il minuscolo borgo è stato riformato più volte fino a fargli avere l'aspetto odierno. Caratteristica è la Villa da Filicaja inserita al suo interno con la sua facciata medievale rivolta verso est e una seconda facciata di stile tardo cinquecentesco (ma costruita nel 1906) rivolta verso nord. La villa, dichiarata di interesse storico nazionale, ha subito al suo interno grandi rifacimenti tra il 1900 ed il 1908. L'idea del proprietario del tempo -il Conte Andrea da Filicaja Dotti- era di riprodurre degli interni seicenteschi. Così costruì delle grandi volte a vele là dove c'erano soffitti a cassettoni e riordinò la disposizione delle stanze secondo una logica tipica del XVII secolo, cancellando l'impianto medioevale.
Il piccolo borgo di Filicaja è rimasto proprietà della omonima famiglia -attualmente rappresentata dai Conti Antonio e Marita Nardi Dei da Filicaja Dotti- e, tra gli altri, fu anche dimora del poeta Vincenzo da Filicaja.
Essendo Filicaja parte di una zona molto turisticizzata circolano molti libretti sulla storia di Montaione e di Filicaja in particolare ad uso dei villeggianti. Molti di essi prendono spunto da un libro edito negli anni '80 dove si congettura che il Granduca Cosimo III avrebbe donato il borghetto di Filicaja -che in quel tempo sarebbe stato uno "spogliatoio" di casa Medici- al poeta Vincenzo da Filicaja. L'autore non ebbe mai accesso all'archivio dei da Filicaja e prese per buone alcune notizie che circolavano. In realtà è bene ricordare che Al Filicaja non fu mai di proprietà della famiglia de' Medici e che era già di proprietà dei da Filicaja al momento della nascita del poeta. Quando finalmente alcuni privilegiati hanno potuto accedere all'archivio dei da Filicaja è venuto fuori il contratto di acquisto delle proprietà della famiglia Figlinesi che risale, appunto al 21 giugno 1452 a firma di Giovanni di Simone da Filicaja.
[modifica] Il nome
Sul nome del luogo vi è stata e c’è ancora molta confusione. Infatti il luogo si chiama inzialmente Figline o Castello di Figline. Poi con l’arrivo dei da Filicaja diventa Filicaja o Al Filicaja. Contemporaneamente, però, in maniera forse curiosa, la fattoria viene talvolta chiamata Fattoria S. Antonio dall’omonima chiesetta e talvolta è detta Tenuta Al Filicaja. Alcune volte, addirittura, la villa all'interno del borghetto è chiamata Villa S. Antonio. Sembra che dipendendo dagli umori del proprietario del momento sia cambiato il modo di chiamare il luogo. Andrea da Filicaja Dotti, per esempio, nei primi del novecento chiama normalmente la villa come Villa da Filicaja, il luogo come Al Filicaja e la fattoria come Tenuta Al Filicaja, quando però scrive o comunque si relaziona con la Chiesa o con il Comune il luogo diventa S. Antonio, la villa diventa Villa S. Antonio; sulle etichette del vino scrive “Tenuta Al Filicaja del Conte da Filicaja Dotti” e nei bilanci scrive “Saldo della Fattoria di Figline in Val d’Elsa”.
[modifica] Fonti
- Archivio privato della famiglia da Filicaja
- Guicciardini - Storie fiorentine