Francesco Ferrucci
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Francesco Ferrucci (Firenze, 1489 - Gavinana, 3 agosto 1530) fu un condottiero militare italiano al servizio della Repubblica di Firenze.
Le vicende che videro protagonista Ferrucci si svolsero durante l'Assedio di Firenze (12 ottobre 1529 - 12 agosto 1530), ad opera delle milizie imperiali di Carlo V, costituite però prevalentemente da italiani. Ferrucci divenne celebre per la strenua difesa che l'esercito della Repubblica Fiorentina, da lui guidato, oppose agli imperiali. Egli fu infine sconfitto da forze preponderanti a Gavinana, sulla montagna pistoiese, ferito e catturato il 3 agosto 1530. Nella stessa battaglia perse la vita il comandante dell'esercito imperiale, Filiberto di Chalon, principe d'Orange.
Il condottiero, già gravemente malato e ferito, fu portato al cospetto del comandante superstite, Fabrizio Maramaldo, un militare italiano al soldo dell'esercito imperiale, che per vendicarsi delle numerose sconfitte e scherni da lui ricevuti, lo uccise contro tutte le regole della cavalleria. Si vuole che Francesco Ferrucci prima di spirare gli abbia rivolto con disprezzo le celebri parole: "Vile, tu uccidi un uomo morto". Dieci giorni dopo Firenze si arrese agli imperiali e dovette accettare il rientro dei Medici.
Il sacrificio di Ferrucci è diventato, in epoca risorgimentale, emblema del sentimento di orgoglio nazionale, e il nome del suo aggressore è divenuto, per antonomasia, sinonimo di "traditore", "fellone".
Nella piazza centrale di Gavinana, oggi una frazione del comune di San Marcello Pistoiese, si può ammirare, dal 1913, la statua equestre del condottiero fiorentino, opera dello scultore suo concittadino Emilio Gallori. Nell'agosto 1929, in vista del cinquecentenario della morte, fu acquistata e restaurata la casa ex Battistini nella Piazza principale di Gavinana, sulla cui soglia, secondo la tradizione, Ferrucci morì.
Il condottiero fiorentino è citato nella quarta strofa dell'Inno di Mameli:
Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.