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Tsunami - Wikipedia

Tsunami

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Schema di uno tsunami in seguito a maremoto
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Schema di uno tsunami in seguito a maremoto

Uno tsunami (dal giapponese 津波 che significa onda del porto, il termine onda di marea è generalmente sinonimo, ma non nell'utilizzo scientifico, in quanto gli tsunami non sono legati alla marea) è una serie di onde che hanno origine da un terremoto, terremoto sottomarino, attività vulcanica, frane, impatti meteoritici nel mare o vicino ad esso.

Il termine tsunami è ormai entrato in uso nella lingua italiana corrente , come sinonimo di maremoto, ma è doveroso segnalare che tale uso non è precisamente corretto perché mentre, come detto, con tsunami ci si riferisce alle onde, con maremoto, si indica prettamente un evento sismico avvenuto al di sotto di un fondale marino, e percepito sulla terraferma.

L'altezza delle onde di uno tusnami a confronto dell'altezza di un uomo
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L'altezza delle onde di uno tusnami a confronto dell'altezza di un uomo

L'energia di uno tsunami è costante, in funzione della sua altezza e velocità. Quindi, quando l'onda si avvicina alla terra, la sua altezza aumenta mentre diminuisce la sua velocità. Le onde viaggiano a velocità elevate, più o meno senza essere notabili quando attraversano le acque profonde, ma la loro altezza può crescere fino a 30 metri e più quando raggiungono la linea costiera.

Gli tsunami causano gravi distruzioni su coste e isole.

Molte città che si affacciano sull'oceano Pacifico, principalmente in Giappone ma anche nelle Hawaii, hanno sistemi di allarme e procedure di evacuazione in caso di gravi tsunami. Un evento sismico potenzialmente tsunami-genico può essere rilevato da vari istituti di sismologia in varie parti del mondo. Purtroppo al momento non esiste alcun modello affidabile in grado di correlare il verificarsi di un evento sismico alla generazione di uno Tsunami. L'unico modo per misurare l'effettiva generazione di uno Tsunami è tramite la misurazione del livello marino. Attualmente misurazioni per l'inoltro di allarmi precoci, con il necessario livello di attendibilità, possono essere effettuate soltanto tramite l'impiego di sistemi posizionati sul fondo marino e capaci di trasmettere in tempo reale i dati acquisiti. A causa dell'elevata velocità di propagazione degli Tsunami sugli alti fondali e, supponendo di voler disporre di almeno un'ora di preavviso, sarà dunque necessario dispiegare le piattaforme ad una distanza di circa mille chilometri dalla costa che si intende allertare. Naturalmente in questo caso la sorgente tsunami-genica dovrà essere ad una distanza maggiore. Sono in corso al momento numerosi esperimenti volti alla determinazione di un modello affidabile capace di correlare le rilevazioni sismiche alla generazione di Tsunami. Nessuno di questi sistemi può proteggere completamente contro uno tsunami se questo è innescato da un fenomeno molto vicino alla linea di costa in quanto non sarebbe possibile allertare la popolazione in tempo. Un notevole contributo potrà essere fornito dallo studio di Tsunami di piccola entità (baby Tsunami) e dalla loro correlazione con eventi sismici di modesta intensità, rilevati direttamente sul fondo oceanico in addenda alle reti sismiche terrestri. Progetti in tal senso orientati sono in corso anche in Italia.

Indice

[modifica] Creazione, propagazione ed infrangimento

Uno tsunami si forma quando si sposta una grande massa d'acqua. Al momento si ritiene che uno Tsunami possa essere causato da: un forte sisma sottomarino, almeno di magnitudo 7 (scala Richter) o superiore; un brusco innalzamento o abbassamento del fondale marino; uno scivolamento del terreno costiero o sottomarino; un impatto di una meteorite. E` da notare che un forte sisma non causa necessariamente uno tsunami: tutto dipende dal modo in cui si modifica il fondale oceanico nei dintorni della faglia.

Lo spostamento dell'acqua si propaga progressivamente e crea onde lunghe (generalmente qualche centinaia di chilometri) e di grande durata (qualche decina di minuti). Quando l'evento dello tsunami si verifica vicino la costa, lo si denomina "tsunami locale".

La velocità di uno tsunami può arrivare a 500-1000 km/h in pieno oceano fino a ridursi a circa 90 km/h in prossimità delle coste.

Alcuni tsunami riescono a propagarsi per migliaia di chilometri. Questi tsunami di grande lunghezza sono generalmente di origine tettonica, poiché gli scivolamenti del terreno in acqua e le esplosioni vulcaniche causano di solito onde di minore lunghezza che si dileguano velocemente.

La forza distruttiva di uno tsunami è data dall'altezza della colonna d'acqua sollevata, perciò un terremoto in pieno oceano può essere estremamente pericoloso, perché può essere in grado di sollevare e spostare tutta l'acqua presente al di sopra del fondale marino, anche se solo di pochi centimetri. Questa enorme massa d'acqua spostandosi in prossimità delle coste trova un fondale marino sempre più basso e perciò tende a sollevarsi ulteriormente. Nessuna barriera portuale è in grado di contrastare un'onda di questo tipo, che appunto i giapponesi chiamano onda di porto. Le onde create dal vento, invece, muovono solo le masse d'acqua superficiali, senza coinvolgere i fondali, e si infrangono sulle barriere portuali. Ecco perché anche onde alte diversi metri, perfino una decina di metri, (sono numerose sulle coste del Pacifico), provocate dal vento, non trasportano abbastanza acqua da penetrare nell'entroterra. Viceversa, uno tsunami alto uno o due metri può rivelarsi devastante, perché la quantità d'acqua che trasporta gli permette di riversarsi fino a centinaia di metri nell'entroterra se la superficie è piana e senza ostacoli artificiali o naturali come gli alberi. Si può vedere il fenomeno sotto un altro punto di vista: una normale onda, di durata inferiore al minuto, non innalza il livello del mare per un tempo sufficiente da penetrare profondamente, mentre si innalza sopra il suo livello normale da 5 a 30 minuti successivi al passaggio di uno tsunami.

[modifica] Storia

Un cartello avverte del pericolo tsunami in caso di terremoto
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Un cartello avverte del pericolo tsunami in caso di terremoto

Alcuni storici mettono in relazione la leggenda di Atlantide ad un fenomeno di maremoto e di tsunami. Si fanno anche ipotesi sui possibili collegamenti tra le narrazioni bibliche del Diluvio universale e un maremoto. È invece storicamente accettato che l'eruzione del vulcano nell'isola greca di Santorini nel 1650 a.C. abbia causato uno tsunami che distrusse la civilià minoica a Creta e che ebbe conseguenze in Turchia e in tutto il Mar Mediterraneo orientale. Durante l'eruzione il vulcano collassò nel mare, causando un massiccio spostamento d'acqua, cioè il maremoto, e devastanti tsunami.

Uno tsunami devastante fu quello avvenuto al largo della costa di Hokkaido, in Giappone, in conseguenza di un terremoto, il 12 luglio 1993. Come risultato, duecentodue persone sulla piccola isola di Okushiri persero la vita, e altre centinaia furono ferite o disperse.

Il maggiore e più recente episodio è legato al maremoto dell'Oceano Indiano del 26 dicembre 2004.

Più recentemente, il 17 luglio 2006 uno tsunami colpì le coste di Giava, in Indonesia: 547 persone morirono e 233 rimasero ferite.

[modifica] In Italia

Un movimento dell'acqua di dimensioni più contenute rispetto ad uno tsunami si è verificato nel dicembre 2003 nel Mar Tirreno . Seppur di piccole dimensioni, l'onda generata, alta alcuni metri, ha distrutto parte delle zone costiere abitate di Stromboli e ha causato danni e disagi alla navigazione.

[modifica] Nel mondo

Lo tsunami del 2004
Lo tsunami del 2004

È stata realizzata l'installazione di un sistema di allarme immediato e di evacuazione da Tsunami sulle spiagge di Phuket e Krabi. A seguito degli eventi catastrofici del 26 dicembre 2004, quando uno tsunami generato da un terremoto sul fondo dell'oceano ha provocato profonde devastazioni e migliaia di vittime in diversi Paesi costieri del Mar delle Andaman e dell'Oceano Indiano, il Governo tailandese ha immediatamente approvato all'unanimità una proposta di intervento per la prevenzione di tali disastri ed ha formulato un programma sistematico per l'evacuazione delle aree nelle province litoranee sul Mar delle Andamane di Thailandia. Il programma d'evacuazione ha previsto l'installazione di un sistema pubblico di allarme immediato e l'indicazione dei punti di riunione ed itinerari per l'evacuazione più brevi dalla zona della spiaggia. In un progetto pilota, un sistema di allarme immediato è stato installato in tre punti strategici lungo la spiaggia di Patong.

Successivamente, l'installazione dei sistemi di allarme immediato e' stato realizzato in ciascuna delle sei province della Tailandia del sud, tra le quali Krabi. I dati sull'intensità di una possibile onda provocata da un ipotetico terremoto o maremoto saranno elaborati e trasmessi al sistema d'allarme immediatamente via satellite e nel caso in cui ci sia un'alta probabilità di un avvenimento di tsunami, sara' lanciato un immediato allarme alle zone ad elevato rischio intorno alla Thailandia.

Sistemi di avvertimento ed allarme composti da sirene, luci lampeggianti rosse, oltre a messaggi audio-registrati in varie lingue, entreranno immediatamente in funzione. Il sistema d'allarme sara' coadiuvato dalle stazioni radiofoniche [FM 169.696] e dall'invio automatico di oltre 20 milioni di messaggi SMS.

L'agenzia meteorologica tailandese, a completamento del sistema, installerà entro la fine del 2007, tre stazioni abissali nel Mar di Andaman per la misurazione in tempo reale degli Tsunami, al fine di evitare che il possibile reiterarsi di probabili falsi allarmi induca la popolazione costiera a dubitare dell'efficacia del sistema. Gli allarmi generati soltanto sulla scorta di dati sismologici devono, infatti, essere considerati soltanto come "avvisi di probabile Tsunami" e non come allarmi veri e propri.

[modifica] Megatsunami

Il termine megatsunami (conosciuto anche come iminami o "onda di purificazione") è un termine giornalistico, che non trova una corrispondenza e una definizione precisa nella letteratura scientifica. Indica onde anomale che possono raggiungere anche i 100m di altezza, dall'enorme potenza distruttiva.

Esistono prove indicanti che in passato tali eventi abbiano realmente colpito delle ristrette aree affacciate sull'oceano, comunque l'evento resta estremamente raro e con un tempo di ritorno medio di oltre 100.000 anni (quindi meno probabile dell'impatto di un meteorite di medie dimensioni contro il nostro pianeta).

[modifica] Voci correlate


[modifica] Collegamenti esterni

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