Servio Sulpicio Galba
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Servio Sulpicio Galba (Terracina, 24 dicembre 3 a.C.-15 gennaio 69) fu imperatore romano dal 9 giugno 68 al 15 gennaio 69. Fu il primo a regnare nell'anno dei quattro imperatori.
[modifica] Biografia ed ascesa al potere
Galba era nato da una nobile famiglia ed era un uomo di grande ricchezza, ma non legato né per nascita né per adozione ai primi sei imperatori. Fin dalla fanciullezza fu visto come un giovane di notevoli doti, e si dice che sia Augusto che Tiberio profetizzassero la sua futura ascesa (Tacito, Annali, vi. 20; Svetonio, Galba, 4).
Pretore nel 20, e console nel 33, acquistò una ben meritata reputazione nelle provincie di Gallia, Germania, Africa e Spagna per le sue capacità militari, la sua severità e la sua imparzialità. Alla morte di Caligola, rifiutò l'invito dei suoi amici di farsi avanti per l'impero, e servì lealmente Claudio. Per la prima metà del regno di Nerone visse in disparte finché, nel 61, l'imperatore gli assegnò la provincia della Spagna Tarraconese.
Nella primavera del 68, Galba fu informato dell'intenzione di Nerone di metterlo a morte, e dell'insurrezione di Giulio Vindice in Gallia. Egli ebbe inizialmente l'intenzione di seguire l'esempio di Vindice, ma la sconfitta ed il suicidio di quest'ultimo, rinnovarono la sua esitazione. La notizia poi che Nimfidio Sabino, prefetto dei pretoriani, si era dichiarato in suo favore lo incoraggiò di nuovo. Egli che, fino ad allora, si era solo dichiarato emissario del Senato e del popolo romano, dopo la morte di Nerone, assunse il titolo di "Cesare" e marciò su Roma.
[modifica] Declino e caduta
Inizialmente, fu ben accolto dal Senato e dal partito dell'ordine, ma non fu mai popolare presso l'esercito ed il popolo. Incorreva, infatti, nell'odio dei pretoriani, per lo sprezzante rifiuto di pagare quanto era stato loro promesso a suo nome, e si alienava la plebe con il suo disprezzo della pompa e dell'apparire. Avendo perso energia a causa dell'età avanzata, rimase completamente nelle mani dei suoi favoriti.
Una sollevazione fra le legioni in Germania, che chiedevano che il Senato scegliesse un altro imperatore, lo rese cosciente della sua impopolarità e dello scontento generale. Per calmare la tempesta, adottò come coadiutore e successore Lucio Calpurnio Pisone, uomo comunque degno dell'onore. La sua scelta fu saggia e patriottica; ma la popolazione la vide come un segno di paura ed i pretoriani ne furono indignati vedendo allontanarsi l'usuale donazione.
Otone, formalmente governatore della Lusitania, ed uno dei più antichi sostenitori di Galba, indispettito per non essere stato scelto al posto di Pisone, si unì ai pretoriani in agitazione e fu da loro acclamato imperatore. Galba, che alla fine si decise ad incontrare i ribelli (era così debole che si dovette portarlo in barella) si scontrò con la cavalleria e fu massacrato presso il Lago Curzio.
Durante l'ultimo periodo della sua amministrazione provinciale egli si dimostrò indolente ed apatico, a causa del suo desiderio di non attirare l'attenzione di Nerone ed ai mali dell'età. Tacito giustamente afferma che tutti lo avrebbero ritenuto degno dell'impero se non fosse mai stato imperatore ("omnium consensu capax imperii nisi imperasset").
Questo articolo riporta dettagli originali dall'Enciclopedia Britannica ed. 1911.
[modifica] Collegamenti esterni
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Successore: | |
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Servio Sulpicio Galba 68 - 69 |
Otone 69 - 69 |