Sant'Erasmo
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Erasmo fu vescovo di Antiochia: si narra di lui nelle agiografie trasmesse in una recensione greca (circa VI secolo) e in varie altre recensioni latine posteriori al VI secolo. Il monaco cassinese Giovanni, tra gli anni 1078-1088, sulla base delle recensioni e di testimonianze dei luoghi riferite da monaci redigeva un testo agiografico più completo sulla vita e passione di Erasmo.
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[modifica] Le fonti
La Passio S. Erasmi di Giovanni, poi diventato papa con il nome di Gelasio II (1118-1119), è caratterizzata da una notevole sensibilità ed una intelligente interpretazione delle fonti, tra le quali risaltano la Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea e la Storia romana di Paolo Diacono.
Ha una struttura narrativa simile a quella di altri testi agiografici, tipica di tale genere letterario.
Il testo si snoda attraverso le vicende della predicazione di Erasmo e la sua testimonianza di fede di fronte agli imperatori augusti del tempo.
[modifica] La vita
Durante la persecuzione di Diocleziano in Asia, Erasmo, vescovo di Antiochia, si rifugia in un eremo del monte Libano, in seguito abbandona il rifugio per raggiungere la città e da lì inizia a predicare il Vangelo.
Arrestato, torturato, testimoniò la sua fede durante l'interrogatorio effettuato dell'imperatore in persona.
Erasmo fu posto nel carcere in catene, ma un angelo lo liberò e lo condusse a Ochrida, a quattro giorni di viaggio da Smirne, nell'antica regione bulgara.
Guarigioni, miracoli e conversioni seguirono la evangelizzazione del vescovo; le popolazioni furono catechizzate per sette giorni.
Ma il giudice di Ochrida, Probo, segnalò all'augusto Massimiano l'operato del vescovo ritenuto ormai troppo pericoloso. L'imperatore decise di farlo condurre a Sirmio, dove in quel periodo aveva posto la sua residenza. Erasmo fu interrogato: le risposte furono ferme e decise. A quel comportamento così fiero si decise di sottoporlo a torture. Ma un miracolo creò spavento nell'imperatore: l'effetto produsse la conversione in una sola volta di ben mille persone, la gran parte delle quali fu subito decapitata dai soldati. Erasmo fu rinchiuso nella prigione, ma, ancora una volta, un angelo sciolse le sue catene e gli ordinò di raggiungere il porto di Durazzo per imbarcarsi.
Fu così che approdò a Formia, dove per sette giorni predicò il Vangelo e al nono giorno spirò.
[modifica] Dopo la morte
Fu sepolto dal vescovo formiano Probo nella parte occidentale della città, nei pressi dell'anfiteatro (oggi teatro). Il suo corpo rimase in quel luogo fino alla traslazione nel castro di Gaeta.
Trent'anni dopo le vicende saracene (IX secolo), in quella città il vescovo Bono ed il patrizio Docibile, figlio di Giovanni, essendo state rinvenute le ossa nella chiesa di S. Maria del Parco, fecero erigere una chiesa (Cattedrale) degna di tanto santo.
La Passio si conclude con il ricordo dei miracoli che ancora al tempo di Gelasio avvenivano sia nel luogo dove era la prima tomba, a Formia, sia nel luogo, a Gaeta, dove trovò definitva sepoltura.
I ritrovamenti archeologici hanno sostanzialmente confermato i dati storici della Passio. Gli scavi archeologici a Formia e Ochrida hanno restituito la tomba e il culto.
[modifica] Il culto
I monaci benedettini furono particolarmente legati al culto per il santo martire. Anche Gregorio Magno volle apprendere notizie sulla sua vita e favorì la cattedrale formiana. Il culto è attestato lungo l'Appia ed è certamente la cultualità più antica: l'evangelizzazione di Erasmo potrebbe essere avvenuta lungo la strada consolare.
Al tempo del Ducato di Gaeta (IX-XII secolo) Erasmo era stato proclamato patrono della città: il culto fu propagato via mare dai marinai e commercianti gaetani nei porti del Tirreno. Attorno ai santi patroni si identificava e consolidava la società cittadina.
S. Erasmo è ricordato patrono dei marinai e protettore dei malati di stomaco e si festeggia il 2 giugno.