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Lingua siciliana

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Siciliano (Siculu, Sicilianu)
Creato da: {{{creatore}}} nel {{{anno}}}
Contesto: {{{contesto}}}
Parlato in: Italia e comunità di emigranti
Regioni:Parlato in: Sicilia e altri 30 comuni
Periodo: {{{periodo}}}
Persone: ~10 milioni
Classifica: non in top 100
Scrittura: {{{scrittura}}}
Tipologia: SOV sillabica
Filogenesi:

Lingue indoeuropee
 Italiche
  Romanze
   Siciliano
    
     
      
       
        
         
          
           
            
             
              

Statuto ufficiale
Nazioni:
Regolato da:
Codici di classificazione
ISO 639-1
ISO 639-2 scn
ISO 639-3 scn
SIL SCN  (EN)
SIL {{{sil2}}}
Estratto in lingua
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Il Padre Nostro
Traslitterazione
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Distribuzione geografica del Siciliano in Italia
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Il siciliano (nome nativo siculu, sicilianu) è una lingua parlata in Sicilia e nell'estremità meridionale dell'Italia (nel Salento e nella Calabria centro-meridionale) appartenente alla famiglia delle lingue romanze. Ethnologue descrive il siciliano come "abbastanza distinto dall'italiano tipico tanto da poter essere considerato un idioma separato".

Il siciliano è correntemente parlato da circa 5 milioni di persone in Sicilia, altrettante tra Puglia (nel Salento), Calabria (dove è madrelingua della popolazione centro-meridionale, tant'è che a volte viene indicata anche come lingua calabro-sicula) ed il resto d'Italia, oltre che da un numero imprecisato ma piuttosto elevato di persone emigrate o discendenti da emigrati delle aree geografiche dove il siciliano è madrelingua, in particolare quelle trasferitesi nel corso dei secoli passati negli USA, in Canada, in Australia, in Argentina, in Belgio, in Germania e nella Francia meridionale.

Indice

[modifica] Rapporto di Ethnologue sulla lingua siciliana

[modifica] Nomi alternativi

I nomi alternativi del siciliano sono: Calabro-Siciliano, Sicilianu, Siculo. Il termine "Calabro-Siciliano" si riferisce al fatto che una forma del siciliano, o un dialetto collegato con il siciliano, è parlata nella parte centrale e meridionale della Calabria. Sicilianu è il nome della lingua in siciliano. Il termine "Siculo" (o siculu) descrive uno dei più grandi gruppi etnici preistorici che occuparono la Sicilia prima dell'arrivo dei Greci nell'ottavo secolo a.C. (si veda sotto). Può anche essere usato come aggettivo per qualificarsi o definire le origini di una persona; per esempio: Siculo-Americano (siculu-miricanu) o Siculo-Australiano.

[modifica] I dialetti del siciliano

Come molte lingue anche il siciliano ha i suoi propri dialetti e variazioni:

  • Siciliano occidentale (Palermo, Trapani)
  • Centrale-Occidentale (Agrigentino)
  • Metafonetica centrale (Enna)
  • Metafonetica sudorientale
  • Nonmetafonetica orientale (che include la provincia di Catania)
  • Messinese (la provincia di Messina)
  • le Isole Eolie
  • Pantesco (l'isola di Pantelleria)
  • Reggino (la provincia di Reggio Calabria)

Alcune fonti considerano il pugliese meridionale, chiamato "salentino", il dialetto parlato nella sezione peninsulare della Puglia, affine al siciliano.

[modifica] Altre osservazioni

Il siciliano è descritto come "vigoroso", anche se la maggior parte dei siciliani è descritta come bilingue (ovviamente parlando correntemente l'italiano come lingua ufficiale). Da notare una influenza forte del francese (sottolineata anche in seguito); in genere tale lingua può essere classificata meglio come "Romanzesco Meridionale" piuttosto che "Italo-Occidentale".

[modifica] Influenze antiche

Il fatto che la Sicilia, la più grande isola nel mezzo del Mediterraneo, sia stata attraversata durante i millenni da quasi tutta la gente del Mediterraneo (e oltre), si riflette nella lingua siciliana, ricca delle relative influenze. La lingua siciliana ha ereditato il suo vocabolario e/o le forme grammaticali dai più svariati idiomi: greco, latino, arabo, francese, lombardo, provenzale, tedesco, catalano, spagnolo e naturalmente dall'italiano, per non dimenticarci delle influenze preistoriche. Le influenze più antiche, visibili in siciliano ancora oggi, esibiscono sia gli elementi mediterranei preistorici che gli elementi indoeuropei preistorici ed occasionalmente un punto d'incrocio di entrambi.

Prima della conquista romana, la Sicilia è stata occupata dalle popolazioni autoctone: Sicani, Elimi, Siculi, (fra il primo e secondo millennio a.C), così come da fenici (fra decimo ed ottavo secolo a.C.) e Greci (dall'ottavo secolo a.C.). L'influenza greca rimane fortemente visibile, tuttavia, le influenze dagli altri gruppi sono meno evidenti. Si può dire con certezza che rimangono parole pre-Indo-Europee in siciliano di un'origine mediterranea antica, ma non si può essere più precisi di così. Dei tre gruppi preistorici principali, soltanto i Siculi erano indoeuropei e probabilmente il loro linguaggio era collegato strettamente a quello dei romani.

Si può talvolta ritenere che una certa parola abbia derivazione preistorica, ma non è sempre certo se i siciliani l'abbiano ereditata direttamente dalle popolazioni autoctone o se il termine sia arrivato per un'altra via. Allo stesso modo, per una parola di origine greca non è facile capire a partire da quale periodo greco i siciliani iniziarono ad usarla (se in occupazione pre-romana o in periodo bizantino) o, ancora, se la stessa parola non sia arrivata in Sicilia per vie diverse. Ad esempio, per quando i romani avevano occupato la Sicilia nel III secolo AC, la lingua latina aveva già preso in prestito diverse parole dalla lingua greca.

[modifica] Periodo preistorico

Le parole con una derivazione mediterranea preistorica si riferiscono spesso alle piante della regione mediterranea o ad altre caratteristiche naturali.

  • alastra - generica di alcune specie di leguminose spinose
  • ammarrari - costruire un canale, un passaggio e simile; fermare, bloccare, ad esempio una corrente d'acqua
  • calancuni - onda alta e impetuosa di fiume o di torrente in piena
  • racioppu - raspollo, da tema mediterraneo rak
  • timpa - poggetto, balza (ma notate greco týmba, tumolo, latino tumba e tumulus, da cui anche catalano timba, dirupo).

Ci sono inoltre parole siciliane con un'origine indoeuropea antica che non sembrano derivare dai gruppi di lingue principali connesse normalmente con il siciliano, cioè si sospetta che siano passate al siciliano da una fonte indoeuropea molto antica. Il Siculo è una fonte possibile come fonte di tali parole, ma esiste inoltre la possibilità di un punto d'incrocio fra le parole mediterranee antiche e le forme indoeuropee introdotte. Alcuni esempi delle parole siciliane con un'origine indoeuropea antica:

  • dudda - mora; come indoeuropeo roudho, gallese rhudd, serbo rūd, lituano rauda significando il colore "rosa"; Romeno "dudă"
  • scrozzu - infermiccio, venuto su a stento, imbozzacchito; come lituano su-skurdes arrestato nella sua crescita e tedesco scurz, corto
  • sfunnacata - moltitudine, indoeuropeo und/Fund acqua

[modifica] Influenza greca

Le seguenti parole siciliane sono di origine greca (sono inclusi alcuni esempi dove è poco chiara se la parola derivi direttamente dal greco, o attraverso il latino):

  • appizzari - perdere, sciupare, sprecare (da (eks)èpeson)
  • babbiari - burlare, scherzare (da babazo, da cui abbiamo: babbazzu e babbu - stupido; ma notate latino babulus e spagnolo babieca
  • bucali - boccale (da baukalion)
  • bùmmulu - piccola brocca per l'acqua (da bombule; ma latino bombyla)
  • cartedda - grande cesta intessuta di canne o altro materiale legnoso (da kartallos; ma latino cratellum)
  • carusu - ragazzo (da kouros; ma latino carus - caro, sanskrit caruh - amabile)
  • casèntaru - lombrico (da gâs ènteron)
  • cirasa - ciliegia (da kerasos'; ma latino cerasum)
  • cona - icona, (da eikona; ma latino icona)
  • cuddura - pane di forma circolare (da kollyra; ma latino collyra)
  • grasta o rasta - vaso per piantarvi fiori (da gastra; ma latino gastra)
  • naca - culla (da nake)
  • ntamari - sbalordire, (da thambeo; ma calabrese tàmmaru - stupido, viene dall'arabo tammar mercante di datteri)
  • pistiari - mangiare voracemente (da esthìō)
  • tuppiàri o tuppuliari - bussare (da typtō).

[modifica] Periodo arabo

Nel 535, l'imperatore Giustiniano I di Bisanzio fece diventare la Sicilia una provincia dell'impero bizantino e, per la seconda volta nella storia siciliana, la lingua greca risuonava forte attraverso l'isola. Mentre il potere dell'impero di Bisanzio iniziava a diminuire, la Sicilia venne conquistata progressivamente dai Saraceni dell'Africa del nord, dalla metà del nono secolo alla metà del decimo secolo. Durante il periodo di governo degli emiri arabi la Sicilia poté godere di un periodo di continua prosperità economica e di una viva vita culturale e intellettuale. L'influenza araba si trova in circa 300 parole siciliane di notevole importanza, la maggior parte delle quali si riferiscono all'agricoltura ed alle attività relative. Ciò è comprensibile perché i saraceni introdussero in Sicilia un sistema di irrigazione moderno e nuove specie di piante agricole, che rimangono tutt'oggi endemiche nell'isola.

Alcune parole di origine araba (incluse quelle dubbie):

  • babbaluciu - lumaca (da babus; ma greco boubalàkion)
  • burnia – giarra (da burniya; ma latino hirnea)
  • capu-rrais – capo, capobanda (da rais; capo)
  • cafisu – misura per l'acqua (da qafiz)
  • cassata – una torta siciliana (da qashatah; ma latin caseata – qualcosa fatta di formaggio)
  • damusu – soffitto (da "dammusu";)
  • gebbia – vasca di conservazione dell’acqua utilizzata per l’irrigazione(da gabiya)
  • giuggiulena - seme di sesamo (da giulgiulan)
  • saia - canale (da saqiya)
  • zaffarana - zafferano (da zaafaran)
  • zagara – fiore dell'arancio (da zahar)
  • zibbibbu - tipo di uva a grossi chicchi (da zabib)
  • zuccu - tronco dell'albero (da suq; ma aragonese soccu e spagnolo zoque).

Numerosi sono anche i toponimi arabi: -Caltanissetta,Caltagirone,Calatafimi,Caltavuturo,Calascibetta derivano da "kalat",cioè castello -Marsala,Marzamemi da "marsa",cioè porto -Mongibello,Gibellina,Gibilmanna,Gibilrossa da "gebel"cioè monte -Racalmuto,Regalbuto,Ragalna da "rahal" cioè casale nonché alcuni cognomi: -Fragalà -"gioia di Allah" -Vadalà,Badalà - "servo di Allah" -Zappalà - "forte in Allah"

[modifica] Sviluppo linguistico dal medioevo

Verso l'anno 1000 tutta l'Italia meridionale, compresa la Sicilia, era una miscela complessa di piccoli stati, di lingue, religioni e origini etniche. Tutta la Sicilia era dominata dai Saraceni, tranne la parte nord-orientale, che era principalmente greca e cristiana. L'estremo sud della penisola italiana faceva parte dell'Impero bizantino e vi si parlava principalmente il greco, anche se molte comunità godevano di una certa indipendenza da Constantinopoli. Il principato di Salerno era lombardo. I lombardi (o langobardi) inoltre avevano cominciato a trasformare alcuni dei territori bizantini ed erano riusciti a stabilire alcune città-stati indipendenti. Era in questo contesto che i normanni entravano nella storia dell'Italia meridionale in numero sempre crescente durante la prima metà del XI secolo.

[modifica] Influenza franco-normanna

Quando i due condottieri normanni più famosi dell'Italia meridionale, Ruggero I di Sicilia e suo fratello, Roberto il Guiscardo, iniziarono la conquista della Sicilia nel 1061, controllavano già l'estremo sud dell'Italia (la Puglia e la Calabria). A Ruggero sarebbero stati necessari altri 30 anni per completare la conquista della Sicilia (Roberto morì nel 1085). Durante questo periodo, la Sicilia si latinizzò e cristianizzò per la seconda volta. Un gran numero di parole normanne vennero assorbite dalla lingua siciliana, per esempio:

  • accattari – comprare (dal normanno acater, francese moderno = acheter )
  • ammintuari – accennare, nominare (dal normanno mentevoir')
  • ammuarru - armadio (da armoire)
  • bucceri (vucceri) – macellaio (da bouchier)
  • buatta - latta (da boîte)
  • custureri - sarto (da coustrier, francese moderno coutourier)
  • firranti - grigio (da ferrant)
  • foddi – pazzo (da fol)
  • giugnettu - luglio (da juignet)
  • ladiu o lariu – brutto (da laid)
  • largasìa - generosità (da largesse)
  • puseri - pollice (da poucier)
  • racina - uva (da raisin)
  • raggia - rabbia (da rage)
  • testa - testa (da teste)
  • travagghiari - lavorare (da travaller, francese moderno travailler)
  • trippari - inciampare (dal normanno triper; ma anche Provençal e Catalan trepar)
  • tummari - cadere (da tomber)

I seguenti avvenimenti, durante o subito dopo la conquista normanna, sono stati determinanti nella formazione della lingua siciliana:

  • I normanni hanno portato con loro non soltanto i propri parenti francofoni (anche se è probabile che il loro numero fosse esiguo), ma anche i soldati di ventura dall'Italia meridionale, soprattutto di origine lombarda (con il loro idioma gallo-italico) ed altri italiani dalla Campania. Questi ultimi avrebbero importato in Sicilia il latino vulgare, una lingua non molto diversa da quelle parlate nell'Italia centrale.
  • La guerra di conquista, durata trent'anni, e la restaurazione della chiesa cristiana provocarono la cacciata dei Saraceni dalle zone centrali della Sicilia: molti di loro ripararono nell'Africa settentrionale.
  • Il ripopolamento, specialmente con cristiani dal continente europeo, fu promosso da Ruggero I. Le zone occidentali della Sicilia furono pertanto colonizzate da immigrati della Campania. Le zone orientali-centrali della Sicilia furono ripopolate invece da coloni della Padania che importarono la propria lingua gallo-italica. Dopo la morte di Ruggero I e sotto la reggenza di Adelaide (lei stessa proveniente dall'Italia del nord) durante la minore età di suo figlio, Ruggero II, il processo di colonizzazione lombarda fu intensificato.

Questi i fattori principali che concorsero allo sviluppo della lingua siciliana come la conosciamo oggi. La variante campana del latino vulgare era simile al latino vulgare del centro-Italia (e quindi, implicitamente, abbastanza simile al latino vulgare della Toscana alla base dell'Italiano, lingua franca, unificatrice e, dal 1861, ufficiale in tutta l'Italia). Questo substrato linguistico campano fu contaminato da molte componenti linguistiche galliche presenti in Sicilia (normanna, francese e longobarda). La nuova lingua, evolvendosi, sostituì diverse parole arabe e greche, ma centinaia di queste parole sono rimaste nel vocabolario della nuova lingua romanzesca.

[modifica] Altre influenze galliche

L'influenza lombarda ci interessa particolarmente. Anche oggi, ritroviamo i cosiddetti dialetti siculo-gallici nelle zone dove l'immigrazione longobarda fu più consistente, vale a dire a San Fratello, Novara di Sicilia, Nicosia, Sperlinga, Aidone e Piazza Armerina. Il dialetto siculo-gallico non è sopravvissuto in altre colonie importanti lombarde, come Randazzo, Bronte e Paternò (anche se ha influenzato il vernacolo siciliano locale). L'influenza lombarda inoltre si ritrova nelle seguenti parole della lingua siciliana comuni a tutti i dialetti:

  • soggiru - suocero (da suoxer)
  • cugnatu - cognato (da cognau)
  • figghiozzu - figlioccio (da figlioz)
  • orbu - cieco (da orb)
  • arricintari - risciacquare (da rexentar)
  • unni - dove (da ond)
  • i nomi dei giorni della settimana:
    • luni - lunedì (da lunes)
    • marti – martedì (da martes)
    • mercuri - mercoledì (da mèrcor)
    • jovi - giovedì (da juovia)
    • venniri - venerdì (da vènner)

Un'altra influenza gallica, quella del provenzale antico, ha tre possibili cause.

  1. come detto precedentemente, il numero di normanni in Sicilia (provenienti dalla Normandia vera e propria) è difficile da definire, ma non fu mai superiore a 5.000 persone. A questi si aggiungono i soldati di ventura dall'Italia meridionale, ma è inoltre possibile che quest'ultimi siano nati in regioni ancora più lontane, come la Francia meridionale. Durante i primi anni dell'occupazione della parte nord-orientale della Sicilia, i Normanni costruirono una cittadella a San Fratello. Ancora oggi (ma sempre meno) a San Fratello si parla un dialetto siculo-gallico influenzato chiaramente del vecchio provençal, che porta a dedurre che un numero significativo di soldati chiamati a difendere la cittadella proveniva dalla Provenza. In realtà, ciò può spiegare il dialetto parlato soltanto a San Fratello, ma non spiega del tutto l'importazione di molte parole provenzali nella lingua siciliana. Su questo punto si possono formulare altre due ipotesi.
  2. alcune parole del provençal potrebbero essere entrate a far parte del Siciliano durante il regno della regina Margherita fra il 1166 e il 1171 quando suo figlio, Guglielmo II di Sicilia fu incoronato all'età di 12 anni. I consiglieri più vicini della regina provenivano dal sud della Francia e molte parole del provençal si sono aggiunte alla lingua durante questo periodo.
  3. la scuola siciliana poetica (discussa sotto) è stata influenzata fortemente della tradizione provenzale dei trovatori (troubadours). Questo elemento è una parte importante della cultura siciliana: per esempio, la tradizione delle marionette siciliane (l'òpira dî pupi) e la tradizione dei cantastorii . Non c'è dubbio che i trovatori provenzali erano attivi durante il regno di Federico II del Sacro Romano Impero e che alcune parole del provençal siano state assimilate nella lingua siciliana in questo modo. Alcuni esempi di parole siciliane derivate dal provençal:
    • addumari – accendere (da allumar)
    • aggrifari – rapinare (da grifar)
    • banna - lato, posto (da banda)
    • burgisi – cittadini, proprietario (da borges)
    • lascu - sparso, sottile, raro (da lasc)
    • lavanca - precipizio (da lavanca)
    • paraggiu - uguale (da paratge)

[modifica] Scuola siciliana

[modifica] Influenza castigliana

Siciliano -> Castigliano (spagnolo) -> Italiano

tiempu -> tiempo -> tempo

vientu -> viento -> vento

muriennu -> muriendo -> morendo

lijiennu -> leyendo -> leggendo

scupetta -> escopeta -> fucile

palumma -> paloma -> colomba

dimmura -> demora -> ritardo

paraccu -> paragua -> ombrello

[modifica] Dall'epoca spagnola ad oggi

[modifica] Dallo spagnolo

  • capezza - testa dura (da "cabeza")
  • cucchiara - cucchiaio (da "cuchara")
  • 'mpanata - impanata (piatto rustico ragusano) (da "empanada")
  • 'mpanatiddji - impanatigghi (dolce tipico ragusano) (da "empanadillas")
  • pignata - pentola (da "piñata")
  • accorditi - accontentati (da "acuerdas")

[modifica] Esempio della lingua scritta

[modifica] Lu Patri Nostru

Siciliano
(Sicilia)
Calabro-siciliano
(Calabria centro-meridionale)
Salentino
(Puglia meridionale)
Patri nostru, chi siti 'n celu, Patri nostru chi siti ntô celu Sire nesciu ca stai an cielu
Sia santificatu lu vostru nomu, Sia santificatu u nomi vostru Cu'bbessa santificatu lu nume tou
Vinissi prestu lu vostru regnu, Venissi prestu u regnu vostru Cu'bbegna 'mprima lu regnu tou
Sempri sia fatta la vostra Divina Vuluntati Sia sempi fatta a Volontà Vostra Cu'bbessa sempre fatta la Vuluntate toa
Comu 'n celu accussì 'n terra. Comu ntô celu accusì ntâ terra Comu an cielu cussì an terra
Dàtinillu sta jurnata lu panuzzu cutiddianu Dàtindi oji u pani quotidianu Dànnilu osce lu pane quotidianu nesciu
E pirdunàtini li nostri piccati E perdunatindi i nostri peccati E perdunanni li peccati nesci
Accussì comu nui li rimintemu ê nostri nimici   Accusì comu nui î rimentimu ê nemici nostri Cussì comu nui li rimentimu a li nemici nesci  
E nun ni lassati cascari ntâ tintazzioni, E non ndi dassàti u cadimu ntâ tentazzioni   E nu' lassare cu cadimu 'n tentazzione
ma scanzàtini dû mali. ma libberàndi dû mali. ma 'lléandenni te lu male.
Amen. Amen. Amen.

[modifica] Estratto di Antonio Veneziano

[modifica] Celia, Lib. 2

(~1575 - 1580)

Siciliano Italiano
Non è xhiamma ordinaria, no, la mia No, la mia non è fiamma ordinaria,
è xhiamma chi sul'iu tegnu e rizettu, è una fiamma che sol'io possiedo e controllo,
xhiamma pura e celesti, ch'ardi 'n mia; una fiamma pura e celeste che dientro di me cresce;  
per gran misteriu e cu stupendu effettu.   da un grande mistero e con stupendo effetto.
Amuri, 'ntentu a fari idulatria, l'Amore, desiderante d'adorare icone,
s'ha novamenti sazerdoti elettu; è diventato sacerdote un'altra volta;
tu, sculpita 'ntra st'alma, sì la dia; tu, sculpita dientro quest'anima, sia la dia;
sacrifiziu lu cori, ara stu pettu. il mio cuore è la vittima, il mio seno è l'altara.

[modifica] Estratto di Giovanni Meli

[modifica] Don Chisciotti e Sanciu Panza (Cantu quintu)

(~1790)

Siciliano Italiano
Stracanciatu di notti soli jiri;
S'ammuccia ntra purtuni e cantuneri;
cu vacabunni ci mustra piaciri;
poi lu so sbiu sunnu li sumeri,
li pruteggi e li pigghia a ben vuliri,  
li tratta pri parenti e amici veri;
siccomu ancura è n'amicu viraci
di li bizzari, capricciusi e audaci.

[modifica] Estratto di Nino Martoglio

[modifica] Briscula 'n Cumpagni

(~1900)

Siciliano Italiano
—Càrricu, mancu? Cca cc'è 'n sei di spati!...   —Nemmeno un carico? Qui c'è un sei di spade!...
—E chi schifiu è, di sta manera? —Ma che schifo, in questo modo?
—Don Peppi Nnappa, d'accussì jucati? —Signor Peppe Nappa[1], ma giocate così?
—Misseri e sceccu ccu tutta 'a tistera, —Messere e asino con tutti i finimenti,
comu vi l'haju a diri, a vastunati, come ve lo devo dire, forse a bastonate,
ca mancu haju sali di salera! che non ho nemmeno il sale per la saliera!

[modifica] Stato attuale della lingua

Pur essendoci milioni di persone che lo parlano, buona parte dei quali madrelingua, e pur essendo stata elencata dall'UNESCO tra le lingue europee non a rischio di estinzione, né immediato né futuribile, il siciliano non viene insegnato nelle scuole, non viene utilizzato come lingua ufficiale nemmeno in Sicilia e non viene praticamente utilizzato nella vita pubblica, dove viene soppiantato dall'uso del cosiddetto italiano regionale di Sicilia, che è una sorta di variante dialettale dell'italiano che ha però mutuato buona parte della sua grammatica e certa parte della sua semantica dal siciliano.

L'uso del siciliano è comunque molto diffuso sia come lingua familiare che come lingua conviviale tra persone in stretta relazione, e presenta una produzione letteraria piuttosto viva, soprattutto nel campo della poesia.

[modifica] Voci correlate


[modifica] Note

  1. Peppe Nappa è una maschera della Commedia dell'arte, come Pulcinella o Arlecchino.

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Riferimenti

  • Bonner, J K (2001) Introduction to Sicilian Grammar, Legas, New York.
  • Camilleri, Salvatore (1998) Vocabolario Italiano Siciliano, Edizioni Greco, Catania.
  • Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani (1977-2002) Vocabolario Siciliano, 5 volumi a cura di Giorgio Piccitto, Catania-Palermo.
  • Cipolla, Prof. Gaetano, "U sicilianu è na lingua o un dialettu? / Is Sicilian a Language" in Arba Sicula Volume XXV, 2004 (bilinguali: siciliano e inglese).
  • Giarrizzo, Salvatore, Dizionario Etimologico Siciliano, Herbita Editrice, Palermo.
  • Hull, Dr Geoffrey (1989) Polyglot Italy:Languages, Dialects, Peoples, CIS Educational, Melbourne.
  • Pitrè, Giuseppe (1875) Grammatica Siciliana, Edizioni Clio.
  • Ruffino, Giovanni (2001) Sicilia, Editori Laterza, Bari.
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