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Christopher Marlowe

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Presunto ritratto di Christopher Marlowe (1564-1593)
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Presunto ritratto di Christopher Marlowe (1564-1593)

Christopher Marlowe (Canterbury, 26 febbraio 1564 - Londra, 30 maggio 1593) fu uno dei più brillanti poeti e drammaturghi inglesi, tanto da essere talvolta paragonato a Shakespeare. Perfezionò al massimo livello il blank verse, portandolo a quella forma che adottò lo stesso William Shakespeare. Ma la sua morte in una rissa, all’età giovanissima di 29 anni in circostanze misteriose, la militanza nei servizi segreti britannici, le accuse di libertinaggio e omosessualità a seguito di fatti a tutt'oggi non ancora chiariti trovano degli echi negli eroi tenebrosi dei suoi drammi: i protagonisti delle sue opere sembrano rassomigliargli non poco nella loro brama smodata di beni (Tamerlano I e II), nella sfrenata sensualità (Edoardo), nella sete infinita di sapere (Faustus): da essi l’insaziabile spirito di potere e conoscenza dell'uomo rinascimentale che Marlowe ('Kit'), figlio di un modesto calzolaio, sembra incarnare più di tutti da uomo fattosi dal nulla e asceso a così sublimi vette poetiche.

Indice

[modifica] Biografia

Uno dei modi per fare carriera nel mondo elisabettiano per un giovane ambizioso e di talento era quello di mettersi al servizio di una persona influente: ma invece di accontentarsi di un mecenate qualunque Marlowe, figlio di un ciabattino (nacque a Canterbury pochi mesi prima di Shakespeare) decise di bruciare le tappe entrando a far parte della rete di spionaggio che Francis Walsingham, segretario di Stato aveva creato per difendere il regno d'Elisabetta I d'Inghilterra. Che fosse un giovane di grande talento fu subito chiaro quando Christopher, 'Kit', vinse una borsa di studio per iscriversi, nel 1580, all'università di Cambridge. Qui fu probabilmente notato e reclutato nei servizi segreti proprio nel momento in cui si erano moltiplicati i complotti delle forze cattoliche contro il regno d'Elisabetta I d'Inghilterra e l'Olanda. Era anche in gioco la supremazia coloniale della Spagna nel Nuovo Mondo, messa in pericolo dagli stessi inglesi. È probabile che Kit fosse mandato a Rheims, a nord della Francia, in uno dei più attivi seminari dei Gesuiti che tentavano di riconquistare l'Inghilterra alla religione cattolica. Per questa missione quasi rischiò la laurea, ma il Privy Council per cui evidentemente lavorava s'espose al punto da difenderlo apertamente e da ordinare autorità cambridgensi di riammetterlo immediatamente agli studi:

“Per quanto sia stato riferito che Christopher Marlowe avesse in animo di andare oltremanica a Rheims e di rimanervi colà, le loro Signorie hanno ritenuto opportuno comprovare che egli non aveva simili intenti, ma che in tutte le azioni sue egli si è comportato in modo discreto e ossequioso delle leggi, e che in tal modo ha recato un grande servizio a Sua Maestà, meritando di essere ricompensato per la sua corretta condotta. La richiesta delle Illustrissime Signorie è di mettere a tacere con ogni modo possibile queste voci e che gli sia consentito di proseguire nel corso di laurea che ha intrapreso in quanto non è nel favore di Sua Maestà che alcuno impiegato, come nel caso suo, in questioni riguardanti il bene della patria, debba essere diffamato da coloro che sono ignari delle faccende alle quali fu adibito.”

Lettera al rettore firmata da:

L’Arcivescovo di Canterbury, John Whitgift.
Il Lord Tesoriere, Lord Burghley.
Il Cancelliere, Sir Christopher Hatton.
Il Lord Ciambellano, Henry Carey, 1st Lord Hunsdon.
Il Sovrintendente Reale, Sir. William Knollys.

Giunto a Londra nel 1587, Kit continuò con molta probabilità a lavorare come spia per il governo e cominciò a scrivere per il teatro. Ma sia l'una che l'altra attività gli dovettero essere fatali. Fu, infatti, verosimilmente coinvolto in una famosa congiura che prese il nome del cattolico Anthony Babington, e che finì con la decapitazione di Maria Stuart nel 1587, ed il conseguente tentativo della Spagna d'invadere l'Inghilterra nel 1588, finita col disastro militare della Invincible Armada spagnola.

È sullo sfondo di questo critico momento storico che si situa l'assassinio di Marlowe, avvenuto il 30 maggio del 1593, in circostanze ben poco chiare. I documenti ufficiali parlano d'una rissa insorta a causa del conto da pagare in una locanda a Deptford e di una coltellata sferrata da un suo compagno; ma il sospetto che si tratti d'un omicidio legato alla sua attività d'agente segreto sembra affiorare dal fatto che assassino e testimoni erano essi stessi personaggi dello spionaggio inglese. Infatti, il mercoledì 30 maggio, recandosi a Deptford, Marlowe si fermava ad una locanda incontrando un certo Ingram Frizer (usuraio e agente di Walsingham, capo dei servizi segreti), Robert Poley (corriere segreto della Regina giunto in tutta fretta dall’Olanda) e Nicholas Skeres (ricettatore e agente segreto). In seguito a una discussione (insorta apparentemente per il pagamento del conto, Marlowe si sarebbe scagliato contro Frizer pugnalandolo alla nuca: immediata la ritorsione dell’altro che estraendo anche il pugnale avrebbe freddato l'aggressore perforandone un occhio.

Se l'omicidio fu velocemente licenziato dalle autorità, ciò fu dovuto per alcuni al ritratto di ateo socialmente pericoloso e di libertino sessualmente depravato che un certo Richard Baines, equivoco informatore della polizia, aveva riportato alle autorità; per altri, alla necessità di mettere a tacere segreti scottanti che riguardavano la sopravvivenza della corona. Ed inoltre, a Thomas Kyd, che aveva condiviso una camera con lui a Londra per un certo periodo, la polizia aveva estorto con la tortura la convalida di quel ritratto, aggiungendovi una nota di carattere: Marlowe era un uomo dal "cuore crudele". Non così lo ricordarono gli amici più cari: "il prediletto delle Muse", "l'uomo che ci era caro e rimarrà vivo nella nostra memoria", ed infine il suo grande coetaneo ,William Shakespeare: solo a lui, tra i poeti contemporanei, questi dedicò un tributo in As You Like It.

[modifica] Opere

Certo Marlowe doveva avere in comune con molti dei suoi più avventurosi contemporanei, come Ben Jonson un temperamento litigioso ed irriverente; per proteggere un amico, un certo Watson fu coinvolto in un duello che finì nell'omicidio del suo rivale. Se Watson ebbe sei mesi, Marlowe fu rilasciato subito su cauzione. Ma furono i suoi drammi clamorosamente oltraggiosi che si prestarono ad avvalorare l'immagine di un'esistenza spericolata e ribelle che ne avebbe abbreviato la vita (morì ad appena ventinove anni), contribuendo a fare di lui uno dei poeti più amati dai romantici. Perché oltre ad essere una spia, Marlowe aveva studiato i classici greci e latini nelle versioni originali tanto da essere consumato compositore e traduttore.

[modifica] Scienza e religione

La doppia vita di Marlowe ne fece l’eroe maledetto per eccellenza, che ha attirato l’interesse di generazioni di pubblico e di critici: al di là di questo, però, sarebbe imprudente volere travisare nelle sue opere fatti di vita vissuta. Il temperamento dei suoi eroi è però ideologicamente vicino alle idee filosofiche di Marlowe, appassionato di sapere e di erudizione, desideroso come l'Ulisse dantesco di sfidare con la ragione ogni dogma, di esplorare nuovi territori. Audacia tipica dei free-thinkers, o liberi pensatori. Il circolo a cui partecipava Kit si interessava, per esempio, dello studio delle teorie eliocentriche di Niccolò Copernico e Galileo Galilei e soprattutto di Keplero, che scoprì l’ellitticità dell’orbita terrestre. I free-thinkers si chiamarono appunto libertins in Francia, anche se l’accezione del termine non era quella popolare di oggi: essi costituivano soprattutto una scuola di pensiero di fisici e matematici che si occupavano di indagare tutti i fenomeni secondo il metodo galileiano, svincolando la scienza dalla superstizione. In questa ottica si pone anche la speculazione filosofico-morale dello stesso Marlowe.

[modifica] Il blank verse

In un'epoca in cui il teatro elisabettiano moderno sta muovendo i suoi primi passi, la straordinaria mano di Marlowe porta a perfezione il blank verse (lett. "verso vuoto, cioè non rimato"), costituito da cinque paia di sillabe, di cui sono accentate quelle pari: x \ x \ x \ x \ x \ Mutuato sul modello del introdotto dal conte di Surrey per riprodurre in inglese il metro dell’Eneide, esso entrò nel dramma elisabettiano grazie al Gorboduc di Sackville e Norton. Ma fu Marlowe che lo portò alla massima perfezione: da lui ne mutuò l'uso lo stesso Shakespeare. Da allora, è diventato una costante della poesia inglese, da Milton a Wordsworth fino a Pound. Il suo pregio è quello di conservare gli accenti del metro classico latino senza la necessità di adoperare la rima (e per questo particolare gli elisabettiani si ispirarono alla traduzione italiana dell'Eneide di Francesco Maria Molza). Il linguaggio risultava così meno artefatto senza perdere le sue qualità poetiche: peccato dunque che le traduzioni moderne difficilmente facciano giustizia alla freschezza dei dialoghi dei personaggi elisabettiani, tanto vicini al linguaggio parlato dell'epoca. Il blank verse si adatta un po’ a qualsiasi stile e il genio di Marlowe sa piegarlo fino ad esprimere l'ineffabile: il suo è un linguaggio appassionato che si spinge oltre limite delle sue potenzialità espressive perché i suoi eroi non si fermano davanti ad alcun limite. Quando Faustus ottiene dal diavolo la conoscenza assoluta e torna indietro nel tempo sposa Elena di Troia. Di fronte a quel volto splendido, esclama:

Was this the face that launched a thousand ships
And hurt the topless towers of Ilium?
Sweet Helen, make me immortal with a kiss.
Her lips suck forth my soul – see – where it flies:
Come, Helen, give me my soul again (…)
Trad:
Fu questo il viso che mandò alla guerra mille navi
facendo cadere le altissime torri di Ilio?
Dolce Elena, rendimi immortale con un bacio.
Le sue labbra suggono la mia anima - non vedi dove vola via?
Elena, vieni, rendimi la mia anima (...)

Faustus, V, 1, (99-103)

[modifica] Didone

Scrisse il primo dramma quand'era ancora a Cambridge in collaborazione con Thomas Nashe: Dido, Queen of Carthage (Didone, regina di Cartagine, 1587?) drammatizza l'episodio del quarto libro dell'Eneide che narra l'appassionata e tragica storia d'amore tra Didone ed Enea. La traduzione del primo libro del Bellum civile di Lucano, che racconta con toni cupi e grandiosi la guerra civile tra Cesare e Pompeo, dovette ispirargli il suo primo grande successo teatrale.

[modifica] Tamerlano

In pieno clima trionfale per la sconfitta dell'Invincibile Armada, Tumberlaine the Great (Tamerlano il Grande 1587-88) suscitò un tale entusiasmo presso il pubblico elisabettiano che Marlowe ne dovette scrivere una seconda parte. Il dramma racconta la storia eroica del pastore sciita Tamerlano che con i suoi soli meriti assurge al rango d'imperatore del mondo. A fargli da modello fu il ritratto del tiranno Cesare della Pharsalia, spietato condottiero che s'avventa su qualsiasi cosa ostacolasse la sua brama di dominio / compiacendosi di essersi aperto la via seminando rovine. Non c'è nulla nel dramma che non sia presentato come una clamorosa esagerazione, ma l'effetto è volutamente caricaturale. A partire dal protagonista, che appare dall'inizio alla fine dei due drammi sia ai suoi nemici sia ai suoi amici sia al pubblico come una figura irresistibilmente carismatica, allo stesso tempo spaventosa ed incantatrice. Così parla Theridamis, mandato dal re Mycetes a combattere Tamerlano: Vinto dalle tue parole e conquistato dal tuo aspetto / io cedo me stesso, i miei uomini, il mio cavallo a te, / per condividere il tuo destino, sia esso buono o cattivo. Sedotto e vinto dalla sua sola presenza e dalle sue parole altisonanti, Theridamas rappresenta il pubblico del dramma che accorreva a vedere il travolgente Tumberlaine. A prestare la voce e l'aspetto al terribile Tamerlano fu uno degli attori più popolari degli anni Novanta: Edward Alleyn.

Le vittorie trionfanti di Tamerlano sui potenti nemici dovevano far risuonare nelle orecchie del pubblico elisabettiano la vittoria appena conseguita sulla prepotente Spagna nel 1588 e quella conquista del mondo che l'Inghilterra s'accingeva a strapparle col predominio sui mari.

[modifica] Doctor Faustus

Con The Tragical History of Doctor Faustus ("La tragica storia del Dottor Faustus", 1590) lo spazio si restringe dal mondo intero allo studio di un personaggio non meno ambizioso e blasfemo di Tamerlano. Non si tratta questa volta di conquistare il mondo, bensì una conoscenza infinita. Nel celebre monologo che apre il dramma, Faustus, studioso avido e scontento, rifiuta il sapere accademico e la teologia cristiana di Wittenberg (famosa università tedesca dove insegnò Martin Lutero) e s'avventura nei sentieri pericolosi della nuova scienza. E siccome la ricerca autonoma e libera della verità (la filosofia o la scienza) era stata da sempre in contraddizione con la teologia dogmatica, che invece reclama obbedienza (si pensi ad Adamo, ad Icaro o a Prometeo), Faustus assume le sembianze di un negromante, perché poco più che stregoni venivano visti gli scienziati ed i filosofi della natura nell'epoca dei conflitti religiosi in Europa. La distinzione tra scienza e magia non era era ancora molto chiara nel Rinascimento, e solo con Galileo Galilei e i suoi successori si affermò una metodica scientifica totalmente distinta dalle pratiche riportate in voga dai neoplatonisti alla fine del Quattrocento.

Dopo aver stipulato un patto col diavolo Mefistofele ed avergli venduto l'anima in cambio della conoscenza dei cieli e della terra per ventiquattro anni, Faustus prova un momento di felice liberazione che assomiglia ad un desiderio sconfinato d'onnipotenza.

In realtà, Faustus non ottiene il potere e l'onore che chiede e riesce tutt'al più a beffare la corte di Roma e a stupire un principe tedesco con alcuni trucchi da prestigiatore. Prima di morire, tuttavia, s'immerge nelle braccia della mitica Elena di Troia in uno dei momenti più appassionati e poetici del dramma.

L'abbraccio è insieme sacrilego (Elena viene evocata dal diavolo ed è quindi un diavolo) e mistico. Elena, infatti, rappresenta la Sapienza (da sempre raffigurata, come lo è qui, come "l'orgoglio delle opere della Natura") con cui il filosofo si congiunge tradizionalmente in un abbraccio erotico. Nel monologo finale, Faustus affronta la morte e la dannazione che spetta al filosofo miscredente, trascinato all'inferno dai demoni. Ciò che si apre di fronte alle ultime struggenti speculazioni di Faustus sulla morte non è altro dunque che l'inferno cristiano sbeffeggiato durante la sua solitaria avventura conoscitiva.

[modifica] Barabas

Altrettanto solitario e anticristiano ma tutt'altro che studioso è il perfido ebreo Barabas protagonista di The Jew of Malta (L'ebreo di Malta, 1592). Presentato nel prologo da uno stereotipato diabolico Machiavelli come suo diretto discepolo, Barabas è un altrettanto stereotipato ed immaginario ebreo (gli Ebrei furono cacciati dall'Inghilterra nel 1290 e vi fecero ritorno solo nella seconda metà del Seicento), ricco ed avido mercante escluso dalla comunità politica dell'isola di Malta, facili metafore della Londra mercantile. Privato della sua ricchezza dal governatore Ferneze, Barabas, il cui nome ha evidenti risonanze bibliche malvagie, imbastisce una serie di trame sotterranee allo scopo di vendicarsi di lui e di tutta la popolazione dell'isola. Astuto, beffardo e blasfemo, Barabas inganna ed uccide, con un certo malvagio piacere, nemici ed amici, non risparmiando neppure la figlia Abigail colta da un imperdonabile pentimento. Finisce naturalmente male per Barabas, vittima dei suoi stessi stratagemmi, non solo perché incarna la mostruosa avidità dell'insorgente capitalismo, ma anche perché rivela l'ipocrisia di quei cristiani che dichiarano di disprezzare l'oro di cui sono avidi tanto quanto l'ebreo. Quando Ferneze sequestra il suo tesoro per riscattare l'isola dai Turchi in nome della religione cristiana, l'ebreo risponde pronto: È il furto il fondamento della vostra religione?.

[modifica] Edoardo II

Al contrario dei suoi energici ed ambiziosi predecessori, Edoardo II, protagonista dell'omonima tragedia Edward II (1592) è un sovrano perdutamente innamorato, ingiustamente passato alla storia come "re debole". Caso unico nella drammaturgia elisabettiana e giacomiana, Edward II racconta la vicenda scabrosa (che Marlowe trovò nelle Chronicles di Holinshed) di un re inglese del Trecento che perde il trono a causa di un amore doppiamente trasgressivo per un uomo socialmente inferiore. Contro Edoardo e il beffardo e teatrale Gaveston s'alleano un'aristocrazia riottosa e la moglie del re, Isabella. Lo scontro è aspro durante tutta la tragedia, che termina con la morte di Gaveston, ed una lunga struggente scena, che descrive la fine del sovrano: chiuso in una fogna, coperto da escrementi, Edoardo viene lungamente tormentato fisicamente e mentalmente per poi essere impalato dai sicari dell'usurpatore Mortimer, mentre la vendetta finale del figlio Edoardo III restituisce al padre il ruolo di capostipite di una dinastia di re liberali.

L'amore assoluto che attrae irresistibilmente Edoardo e Gaveston l'uno verso l'altro ("il tuo amico, te stesso, un altro Gaveston") sembra confermare le insinuazioni sull'omosessualità di Marlowe che Richard Baines riportò alle autorità. Secondo Baines, Marlowe avrebbe affermato che "tutti quelli che non amano il tabacco e i ragazzi sono sciocchi" o ancora, bestemmiando, che "San Giovanni Evangelista era compagno di letto di Cristo". Vero è che Edward II non fu censurato (al contrario del Dottor Faustus), ma d'altra parte, il re riceve una punizione più che abbondante durante la morte, conforme alla morale cristiana e alle leggi dell'epoca. La mancanza del termine omosessualità non deve indurre in inganno: una lettura della Bibbia di re Giacomo, vera fonte per gli scrittori inglesi del tempo, ci porterà a diversi passi in cui ricorre l'ancora meno eufemistico termine sodomia.

(Nota: A questa tragedia si è ispirato Derek Jarman per il suo film Edoardo II).

[modifica] Ero e Leandro

L'ipotesi secondo la quale Marlowe era omosessuale, e che avesse con i suoi protettori, come spesso accadeva tra uomini di rango diverso, relazioni erotico-sessuali non può di fatto essere provata. Le testimonianze in tal senso non possono essere avvalorate date la scarsa attendibilità di testimoni. Baines era nei guai con la legge e aveva tutto da guadagnare a "collaborare" con la giustizia, e tutte le accuse blasfeme di Kyd furono estorte con la tortura. La passione che unisce Edoardo e Gaveston ha le caratteristiche dell'amore greco che troviamo in Hero and Leander (Ero e Leandro), uno dei più bei poemetti della fine del Cinquecento, pubblicato solo nel 1598 e giustamente ricordato e citato da William Shakespeare in As You Like It. Marlowe trovò la storia di Ero e Leandro nelle Heroides d'Ovidio, del quale aveva peraltro tradotto gli Amores. L'eredità ovidiana è evidente nel poemetto, benché Marlowe si serva anche di un poeta greco del V secolo, Museo. Ero è la sensualissima e casta sacerdotessa del tempio di Venere che suscita un amore fatale, capace d'uccidere. Solo Leandro riesce a congiungersi con lei dopo aver attraversato a nuoto le pericolose acque dell'Ellesponto. La bellezza di Leandro, d'altra parte, è così assoluta da comprendere anche quella femminile: una caratteristica d'origine platonica di cui sarà dotato il fair youth ("bel giovane") a cui Shakespeare dedicherà la maggior parte dei suoi sonetti. L'ambiguità sessuale di Leandro confonde Nettuno che lo corteggia prendendolo per Ganimede – coppiere ed amante di Giove – mentre nuota nell'Ellesponto, dove si mescolano un'intensa sensualità ed una comicità che distanzia. All'impegnato e audace corteggiamento di Nettuno, Leandro risponde: "Non sono una donna, io". L'amore greco potrebbe d'altra parte ricalcare, come in tanti pittori, il gusto neoplatonico della bellezza classica allora in voga e largamente imitata nelle opere rinascimentali per la riscoperta della cultura ellenica. Ma vedere nel contenuto di un'opera la vita stessa del suo autore può essere fuorviante, e di questo hanno fatto la prova tante letture in chiave biografica da parte dei romantici Nettuno, tuttavia, non gl'impedisce di raggiungere la sponda opposta per congiungersi, e questa volta come il tebano Ercole, con una ritrosa Ero in uno dei più trionfanti e voluttuosi abbracci della poesia elisabettiana:

Leander now, like Theban Hercules,
entered the orchard of th' Hesperides
whose fruit none rightly can describe, but he
that pulls or shakes it from the golden tree.
And now she wished this night were never done,
and sigh'd to think upon th' aproaching sun.

trad:

Leandro, allora, come il tebano Ercole, / entrò nel giardino delle Esperidi, / il cui frutto può nessuno descrivere fedelmente, se non colui / che lo coglie o lo scuote dall'albero d'oro. / E ora lei desiderò che quella notte non terminasse mai, / e sospirò pensando al sole che si avvicinava.

La storia di Marlowe finisce col felice amplesso dei due amanti, ma il mito parla invece della tragica morte di Leandro nell'Ellesponto nel tentativo di raggiungere Ero. Agli 818 versi del poemetto George Chapman, poeta e drammaturgo amico di Marlowe ha ritenuto di aggiungere altre quattro "sestiadi" (da Sesto, la città di Ero) subito dopo la sua prima pubblicazione nel 1598. Il finale esultante di Hero and Leander fa però supporre che il poemetto termina laddove Marlowe voleva che terminasse.

[modifica] Bibliografia

  • Burgess, A. English Literature. Essex, Longman, 1974.
  • Chinol, E. Masters of English Literature. Napoli, Linguori, 1983.
  • Cuddon, J.A. Dictionary of Literary Terms and Literary Theory. Harmondsworth, Penguin, 1998.
  • Gurr, A. The Shakespearean Stage 1574-1642. Cambridge, Cambridge University Press.
  • Praz, M. Storia della letteratura inglese. Firenze, Sansoni, 1979.
  • Wales, K. Dizionary of Stylistics. Essex, Longman, 1989.

[modifica] Voci correlate

  • Questione marlowiana

[modifica] Collegamenti esterni

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