Aristotele
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Aristotele (in greco Αριστοτέλης, 384 a.C.–7 marzo 322 a.C.) fu uno dei maggiori filosofi dell'Antica Grecia.
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[modifica] Rilievo
Aristotele fu maestro di Alessandro Magno e allievo di Platone. Assieme a quest'ultimo e al suo relativo maestro, Socrate, lo stagirita (così è spesso definito Aristotele) è considerato uno dei più influenti pensatori della filosofia antica, nonché uno di quelli di cui sono giunte a noi più opere. Per questo motivo Platone ed Aristotele sono posti come fondamento della tradizione filosofica occidentale.
Alcuni dei testi scolastici e appunti personali scritti per il Liceo, la scuola da lui fondata, sono giunti fino a noi: l'Organon (una raccolta di trattati di logica), la Fisica, la Metafisica, l'Etica Nicomachea, la Politica, la Poetica, la Meccanica, il trattato Sull'anima, e altri. Aristotele può essere considerato come il primo uomo universale: i suoi studi spaziarono dalle scienze—anatomia, astronomia, economia, embriologia, geografia, geologia, meteorologia, fisica e zoologia—alla filosofia—estetica, etica, metafisica, politica, psicologia, retorica e teologia—ad altre discipline ancora, come l'educazione, la letteratura e la poesia. La sua Metafisica è inoltre per noi una delle più ricche fonti della filosofia presocratica.
Aristotele, al contrario di Platone, dava gran valore alla conoscenza acquisita attraverso i sensi, conoscenza che doveva però essere ben condotta dagli strumenti della logica. Sulla base di questa considerazione nascono i legami tra Aristotele e Empirismo, metodo scientifico e filosofia analitica.
[modifica] La vita
Aristotele nacque a Stagira, una colonia della città di Andros situata nella macedona Penisola Calcidica, nella parte settentrionale della Grecia, nel 384 a.C., anno della 9a Olimpiade. Il padre, Nicomaco, era medico personale di Aminta III di Macedonia; della madre, Phaestis, poco è conosciuto. Si crede che la posizione di medico di corte fosse tenuta da diverse generazioni dagli antenati di Aristotele: è per questo motivo che la prima educazione impartita al giovane fu probabilmente di medicina e biologia. Rimasto orfano in tenera età a causa della prematura morte di entrambi i genitori, Aristotele venne affidato alle cure di Prosseno da Atarneo, che provvedde a insegnargli il Greco, la retorica e la poesia.
All'età di diciassette anni si trasferisce ad Atene, per studiare in quella che era una delle scuole più prestigiose del suo tempo, l'Accademia fondata da Platone. Nel periodo di permanenza nell'Accademia, durato vent'anni, Aristotele ebbe modo di farsi conoscere dall'ambiente intellettuale presente; la sua vivacissima intelligenza fu sotto di gli occhi di tutti, tanto da meritargli il soprannome di "mente".
Nel 348/7, anno della morte di Platone, nel momento in cui il filosofo Speusippo viene designato a succedere al maestro nella direzione della scuola, Aristotele abbandona l'Accademia assieme a Senocrate. Ha inizio così il periodo dei viaggi: Aristotele soggiorna prima ad Atarneo, presso il tiranno Ermia di cui sposa la sorella Pitia, poi a Mitilene, nell'isola di Lesbo; in questo periodo si dedica alla ricerca e forse anche all'insegnamento (secondo Jaeger avrebbe fondato ad Asso, assieme ai filosofi Senocrate, Erasto, Corisco una sorta di succursale dell'Accademia).
Nel 343 a.C., viene chiamato a Pella la capitale del regno di Macedonia, presso la corte di Filippo, come tutore del futuro re Alessandro. Nel 335 a.C./334 a.C. torna ad Atene, dove fonda la sua scuola, il Liceo, alla cui organizzazione e direzione si dedicherà per gran parte del resto della sua vita. Alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.), un sentimento antimacedone si diffonde per tutte le città della Grecia. Di questo sentimento fa le spese lo stesso Aristotele, che viene rinviato a giudizio con l'accusa di empietà. Con un comportamento diverso da quello tenuto a suo tempo da Socrate, fugge da Atene dichiarando che non avrebbe permesso "che gli ateniesi commettessero un secondo crimine contro la filosofia", ed andò rifugiarsi a Calcide, nell'Eubea, dove muore nel 322 a.C.. Il suo testamento provvede per moglie, i figli, e gli schiavi con i quali fu più clemente di quanto avrebbe dovuto,avesse seguito fedelmente la sua etica.
[modifica] Le opere
Per approfondire, vedi la voce Lista delle opere filosofiche per autore#A. |
[modifica] Storia
Se si confronta la lista dei titoli presenti in una qualsiasi edizione moderna delle opere di Aristotele (tutte quante riconducibili all'edizione di Bekker) con i cataloghi più antichi a nostra disposizione (quello presente nelle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio e quello attribuito ad Esichio) ci si rende conto che la gran parte delle opere conosciute nell'antichità come aristoteliche è andata perduta. Senza entrare nel dibattito, antico e più recente, sulla questione, ci si può limitare ad asserire che, già a partire dai commentatori antichi, il Corpus Aristotelicum era suddiviso in due grandi gruppi di opere: quelle essoteriche, soprattutto dialoghi, destinate alla pubblicazione (e, secondo studiosi come Jaeger, da ricondurre alla fase più antica, essenzialmente platonizzante, del pensiero aristotelico); quelle esoteriche o acroamatiche, destinate alla scuola, collegate direttamente all'attività di insegnamento di Aristotele nel Liceo (come libri di testo o forse come appunti a partire dai quali Aristotele teneva le proprie lezioni)..
La storia di questi due gruppi di opere è singolare: nei primi tre secoli a.C, mentre le opere essoteriche sono lette e conosciute, di quelle esoteriche non vi è praticamente nessuna traccia; secondo una tradizione che oscilla tra la storia e la leggenda, queste ultime sarebbero rimaste nascoste per diversi secoli: il primo successore di Aristotele alla guida del Liceo, Teofrasto, alla propria morte, avrebbe infatti lasciato in eredità la biblioteca della scuola (contenente anche le opere del Maestro) a Neleo di Scepsi, forse per assicurare a questi la sua successione come capo della scuola. Il successore di Teofrasto, tuttavia, fu Stratone di Lampsaco e a quel punto Neleo avrebbe lasciato il Liceo, portando con sé la biblioteca. Le opere di Aristotele sarebbero dunque passate nelle mani degli eredi di Neleo e, secondo la tradizione, per un certo periodo di tempo sarebbero rimaste nascoste in una cantina.
La tradizione riporta anche che alla fine del II secolo a. C., un certo Apellicone di Teo avrebbe acquistato le opere e ne avrebbe tentato una prima edizione. Sappiamo comunque che nell'86 a.C., nel momento in cui Silla conquista Atene, le opere giungono a Roma e, per mano del grammatico Tirannione, passano nelle mani di Andronico di Rodi a cui si devono la sistemazione, l'ordinamento e la prima fondamentale "edizione delle opere esoteriche di Aristotele" (tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.).
L'edizione di Andronico e la sua diffusione determinano, da un lato, una rinascita dell'aristotelismo nei primi secoli d.C; d'altra parte, gradualmente, danno luogo all'oblio delle opere essoteriche, che vengono dimenticate e che oggi sono in larga parte perdute. Ad esempio Cicerone elogia l'eloquenza dei dialoghi di Aristotele, di cui noi non abbiamo più alcuna conoscenza.
[modifica] Influenza delle opere attraverso la storia
Il celebre detto di Alfred North Whitehead, che la storia della filosofia sia una serie di annotazioni all'opera di Platone, potrebbe essere anche applicata all'opera di Aristotele, considerando il numero di commentari antichi e moderni alle sue opere.
Nella tarda antichità Aristotele quasi sparì dal palcoscenico. Filosofi cristiani, come Tertulliano consideravano la filosofia greca come una tradizione pagana da evitare, superflua in vista della verità rivelata dal vangelo. Nel quinto secolo Sant'Agostino applicò filosofia Platonica e neo-platonica nella sua teologia, ma non si servì di Aristotele. Alla fine del secolo Boezio intraprese la traduzione delle opere di Aristotele ed altri greci in latino, visto che l'insegnamento del greco classico stava declinando in occidente. Le sue traduzioni e commentari per secoli furono l'unica fonte di conoscenza della tradizione filosofica greca. Nel frattempo, l'ostilità della chiesa verso pensatori pagani persisteva.
Al contrario, le opere di Aristotele erano diffuse nel Medio Oriente durante i califfati Omayyadi e Abbasidi, ed il filosofo Islamico Averroè scrisse estesi commentari al riguardo. Nel 12° secolo ci fu una vera e propria rinascita aristotelica nell'Europa cristiana. Guglielmo da Moerbeke integrò fonti greche e arabe per ottenere una traduzione latina e Tommaso d'Aquino fece uso della filosofia Aristotelica nella sua teologia e così Aristotele infuenzò profondamente lo sviluppo della filosofia nell'alto e tardo medioevo.
Infatti di seguito le idee di Aristotele diventarono i dogmi della filosofia scolastica. Furono appunto questi dogmi ad essere confutati dai filosofi del periodo moderno, quali Galileo Galilei e Cartesio.
Le teorie aristoteliche sul teatro, in particolare le cosiddette tre unità (di tempo, luogo e azione), influenzarono autori di drammi per secoli. Aristotele originalmente dichiarò di descrivere come fosse di fatto il teatro greco, ma le sue parole furono considerate come prescrizioni per un buon dramma.
La logica di Aristotele continuò ad essere insegnata e studiata attraverso i secoli come uno "strumento del buon ragionare". Nel medioevo difatti era uso comune nei collegi insegnare, tra le prime cose, gli Analitici Primi e Secondi. La dottrina procedette in modo sostanzialmente invariato attraverso i secoli fino all'arrivo di Boole e all'opera dei grandi logici della prima metà del Novecento come Frege, Russell e Wittgenstein.
Per quanto riguarda l'astronomia, Aristotele attribuì una realtà fisica alle cosiddette sfere di Eudosso alle quali ne aggiunse altre per sopperire alle evidenze osservative. Egli ipotizzò un complicato sistema di 55 sfere animate da un motore immobile dal quale partiva l’impulso al moto di tutte le sfere, di cui l’effetto d’attrito contribuiva a creare un moto differente per ogni sfera. Egli diede anche un contributo suggerendo la sfericità dei corpi celesti, le fasi della Luna infatti, venivano spiegate con l’esistenza di un corpo sferico; così anche la Terra risultava sferica poiché proiettava ombre circolari nelle eclissi di Luna, oltre al fatto che al variare della latitudine era ben percepibile una differente altezza delle stelle. L'ottimistica valutazione aristotelica delle ridotte dimensioni della Terra fu, come ricorda Alberto Jori nella sua edizione del trattato aristotelico Sul cielo, uno dei motivi che spinsero Cristoforo Colombo a intraprendere il suo viaggio per raggiungere le Indie, e che poi lo condussero alla scoperta dell'America. La Fisica di Aristotele è rimasta la teoria scientifica ufficiale sulla fisica e sull'astronomia per molti secoli. Solo con Copernico, Keplero e Galileo si arriverà ad una sostanziale confutazione delle sue teorie astronomiche e con Isaac Newton ad una riformulazione totale della fisica, che andrà a costituire la meccanica classica.
[modifica] Bibliografia
- Jori, Alberto: Aristotele, Milano, Bruno Mondadori, 2003 (Premio 2003 della "International Academy of the History of Science"; è l'opera più importante su Aristotele in lingua italiana) ISBN 8842497371
[modifica] Voci correlate
- Teoria aristotelica degli universali
- Proprietà accidentali
- Logica aristotelica
- Metafisica aristotelica.
- Male e peccato
[modifica] Altri progetti
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[modifica] Collegamenti esterni
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