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San Vito dei Normanni - Wikipedia

San Vito dei Normanni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni San Vito dei Normanni
Portale:Portali Visita il [[Portale:{{{portale}}}|Portale {{{portale}}}]]
Stato: Italia
Regione: Puglia
Provincia: Brindisi
Coordinate:
Latitudine: 40° 39′ 29′′ N
Longitudine: 17° 42′ 28′′ E
Mappa
Altitudine: 108 m s.l.m.
Superficie: 66 km²
Abitanti:
19.807
Densità: 304 ab./km²
Frazioni: Conforto, Favorita, San Giacomo e San Vito Scalo 
Comuni contigui: Brindisi, Carovigno, Ceglie Messapica, Francavilla Fontana, Latiano, Mesagne, Ostuni, San Michele Salentino
CAP: 72019
Pref. tel: 0831
Codice ISTAT: 074017
Codice catasto: I396 
Nome abitanti: sanvitesi 
Santo patrono: San Vito 
Giorno festivo: 15 giugno 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale


San Vito dei Normanni (Santu Vitu in dialetto) è un comune della provincia di Brindisi. Per il numero dei suoi abitanti, è il settimo comune più popoloso della provincia. Sorge nell'area dell'Altosalento a 9 km dalla costa adriatica. I suoi abitanti si chiamano sanvitesi (santuvitisi in dialetto).

Indice

[modifica] Geografia

Si trova nella pianura salentina, ma non distante dalla valle d'Itria. La morfologia del territorio è pianeggiante, solo leggermente ondulata al confine con i comuni di Carovigno e Ostuni. Si trova nell'entroterra e l'approdo più vicino alla costa è lido Specchiolla sul mare Adriatico, storica residenza marina dei sanvitesi, inoltre San Vito dista 12 km da Torre Guaceto, riserva naturale del WWF, anch'essa sul versante adriatico. Il mar Ionio si trova invece a circa 40 km. La sua altitudine è intorno ai 100 m s.l.m. precisamente tra 57 metri e 146 metri. Il punto più alto del centro urbano si trova nella contrada Castello d'Alceste, 119 m s.l.m.

Le distanze dalle maggiori città pugliesi sono:

vedi la mappa

[modifica] Storia

[modifica] Le origini

Le origini di San Vito sono controverse. Reperti archeologici di una tomba con i resti di trenta sepolture e varie ceramiche datate XVIII - XVII secolo a.C. in località Mondescine, attesterebbero che la zona fosse abitata già durante l'età del bronzo. Inoltre sono stati ritrovati recentemente insediamenti datati XVIII - IV secolo a.C. appartenenti ai Messapi nelle contrade Castello e Paretone. Tali reperti dimostrerebbero la presenza di una vera e propria civiltà, passata attraverso due diverse fasi: la prima caratterizzata da primitive costruzioni a capanna, la successiva caratterizzata da costruzioni in blocchi con le coperture di tegole. L'insediamento fu abbandonato probabilmente in seguito a sconfitte belliche.
Tra il XII e l'XI secolo a.C., il territorio fu abitato da popoli indigeni mescolatisi con popolazioni d'origine cretese e micenea.
In seguito, fu popolato dalle popolazioni illiriche provenienti dall'opposta sponda dell'Adriatico. Dalla fusione di tali popoli nacque quindi una civiltà del tutto particolare, quella dei Messapi, che costruirono le prime città fortificate, alcune delle quali ancora oggi esistenti, nonché la prima rete stradale, rimasta in linea di massima invariata nelle sue linee generali anche col succedersi dalle civiltà.
Successivamente, l'intero Salento, fu conquistato dai Romani nel 267-266 a.C.; Brindisi, divenne colonia latina nel 244 a.C. e poi municipio nell'89 a.C.. crescendo economicamente e strategicamente per la posizione e per la ricchezza dei prodotti agricoli: l'olio, il vino e il frumento. Si sviluppò nella zona anche l'artigianato: nelle fornaci delle vicine Apani e Giancola, venivano realizzate le anfore che contenevano vini e oli e raggiungevano i porti della Grecia, dell'Egitto, della Siria e del Mar Nero.

I sanvitesi e la battaglia di Lepanto
Allegoria della battaglia di Lepanto di Paolo Veronese

La battaglia di Lepanto si svolse il 7 ottobre 1571 e vide le forze navali dell'Impero Ottomano scontrarsi con la flotta della cosiddetta "Lega Santa", salpata dal porto di Messina, che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia (150 galee), della Spagna (79 galee), del Papa (12 galee), oltre a contributi minori di Genova e altri Stati italiani e dei Cavalieri di Malta. La battaglia si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, frutto anche di una manovra che gli storici non sanno ancora se preventivamente progettata o frutto del caso.
La sconfitta segnò l'inizio del declino della potenza navale ottomana nel mar Mediterraneo. Alla battaglia partecipò anche un manipolo di sanvitesi i quali, rimanendo illesi durante gli sconti con i saraceni, al ritorno in patria vollero attestare il proprio riconoscimento alla Madonna, ritenuta artefice dell'intercessione divina per la salvezza della truppa. Decisero quindi e parteciparono alla costruzione della chiesa Matrice, oggi divenuta basilica, per dedicarla alla Madonna della Vittoria.

[modifica] Il Medioevo

L'origine del nome della città dovrebbe essere attribuito al fatto che gli Schiavoni o Slavoni (emigrati dalla Slavonia, regione orientale dell'attuale Croazia), per scampare alle persecuzioni dei Saraceni, cercarono fortuna sull'altra costa dell'Adriatico decidendo di stanziarsi in questi fertili e lussureggianti territori e fondando così col nome "Castri Sancti Viti" la città in onore di San Vito martire il quale, probabilmente, ebbe anch'egli origine slave. Da allora la città venne chiamata semplicemente Santo Vito, San Vito degli Schiavoni o anche San Vito in Terra d'Otranto.
Altri studiosi ritengono invece che la città sia stata fondata dal normanno Boemondo d'Altavilla (1050-1111), figlio di Roberto il Guiscardo, il quale, per assecondare il suo amore per la caccia, ordinò la costruzione della torre quadrata ancora oggi esistente, in un territorio boscoso quale era San Vito.
Il piccolo borgo originario si accrebbe sul finire del Medioevo, quando la torre normanna costituiva garanzia di sicurezza e molti coloni dai casali vicini si trasferirono a San Vito per sottrarsi ai continui attacchi dei Saraceni. Questa relativa tranquillità diede anche l'opportunità ai sanvitesi di sviluppare i traffici commerciali e dominare sul territorio circostante. Fu solo nel 1400 che l'antico casale venne organizzato a Comune, anche se continuò l'organizzazione feudale della società e l'asservimento regio.
Il comune appartenne agli Altavilla, successivamente ai principi Sambiase, poi agli Orsini Del Balzo e quindi ai Dentice di Frasso.

[modifica] Dal Rinascimento all'età moderna

Nel 1450 circa, il principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, volendo difendere meglio la città di Brindisi, realizzò l'interramento del canale che collegava il porto interno a quello esterno. Sorsero però degli effetti collaterali disastrosi: le acque stagnanti causarono la malaria, che diventò la causa principale del declino economico, dell'elevata mortalità, e di una nuova migrazione verso l'entroterra, più salubre. In questo periodo gli insediamenti rurali si svilupparono con fortuna anche nei territori di San Vito. Dal XV secolo in poi, il villaggio cominciò ad ingrandirsi occupando man mano le zone circostanti, estendendosi verso nord e verso est. Nel 1484 fu saccheggiata dai Veneziani.
Nel 1571, alcuni sanvitesi di ritorno dalla Battaglia di Lepanto, in onore della vittoria conquistata, decisero di costruire la chiesa Matrice.
Agli inizi del Seicento, la situazione economica della regione si aggrava lentamente: l'attività agricola resta fermamente nelle mani della nobiltà e del clero, non gode quindi delle innovazioni che l'agricoltura conosceva in altre zone d'Europa. Appartenendo alla Terra d'Otranto allora regione del Regno di Napoli, San Vito era asservito alla corona spagnola la quale, in questo periodo, sembra interessarsi di più alle colonie dell'America centro-meridionale ricche di oro e argento, che ai territori nell'area del Mediterraneo. Inizia così un periodo di decadenza geo-politica e economica, ma non culturale; si sviluppa, infatti, in tutto il suo fasto l'arte barocca sia nella musica che nell'architettura.
Dopo una parentesi degli Asburgo, regnanti a Napoli, San Vito passa ai Borboni e successivamente viene incorporato nel Regno delle Due Sicilie. Nel 1799 la popolazione aderì agli ideali della Repubblica Napoletana e nel corso dell'Ottocento la città fu sede di vari circoli aderenti alla carboneria. Nel 1861 rientrò nel Regno d'Italia e nel 1863 San Vito degli Schiavoni cambiò nome e assunse l'attuale denominazione.

[modifica] L'età contemporanea

Durante il ventennio fascista, San Vito conobbe un notevole sviluppo urbanistico e infrastrutturale: furono eretti molti importanti edifici come la scuola elementare I Circolo, la pineta comunale, la sede del Municipio e il palazzo delle Poste. Nel 1927 fu istituita la provincia di Brindisi, ricavata dalla parte settentrionale dell'allora provincia di Lecce, nella quale rientrò San Vito.
Nel 1943 il re Vittorio Emanuele III, cercando di sfuggire agli eventi di Liberazione che scuotevano l'Italia, ripiegò verso Brindisi con l'intento di fuggire in Grecia con il governo del maresciallo Pietro Badoglio, soggiornando però a San Vito.
Nei primi anni '60, l'industria petrolchimica di Brindisi, che si aggiunse alle imprese meccaniche e aeronavali, assorbì molti lavoratori sanvitesi, trasferitesi dalle campagne alla catena di montaggio. In questo periodo venne aperta anche la base aeronautica (San Vito Air Station), in un punto strategicamente nevralgico durante la Guerra Fredda. Fu poi ridimensionata e chiusa con la caduta del muro di Berlino, ma creò opportunità di lavoro per la popolazione locale e accolse migliaia di lavoratori americani.
Durante gli anni '70, San Vito conobbe un secondo notevole sviluppo urbanistico con la creazione della zona 167 nella parte nord della città. Questo quartiere ospita numerosi condomini popolari, ma anche residence e villette.
Dal 14 aprile 1994, per concessione del Presidente della Repubblica, San Vito dei Normanni si fregia del titolo di Città. Oggi San Vito conosce un processo di terziarizzazione dell'economia e punta sullo sviluppo e la commercializzazione di prodotti locali di qualità e sull'uso delle risorse del territorio per sviluppare il turismo. Purtroppo, da almeno dieci anni, conosce anche una lieve diminuzione della popolazione dovuta probabilmente al fatto che molti giovani decidono di studiare in città del centro-nord e, una volta laureati, difficilmente possono trovare un mercato del lavoro capace di assorbire figure professionali specializzate.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Luoghi di interesse

Il palazzo del Municipio
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Il palazzo del Municipio

[modifica] Reperti Archeologici

Negli anni '90, appena fuori il centro abitato, precisamente in contrada Castello d'Alceste, sono state ritrovate tracce di costruzioni risalenti all'età del ferro e, successivamente alla terza campagna di scavi, un ampio insediamento messapico presumibilmente risalente al periodo tra il VII e IV secolo a.C. tale sito potrebbe diventare il primo archeodromo d'Italia. Si trova sul punto più alto della città (119 m s.l.m), ricopre una superficie di circa 23 ettari, sulla sommità si trova un primo recinto con pietre a secco ed una recinzione più larga alla base dell'altura. Le strutture rinvenute appartengono a edifici a più vani di forma quadrangolare, con copertura di frasche o di tegole di argilla, a testimonianza dell’evoluzione in due tempi delle popolazioni che abitavano la zona. Gli edifici si affacciavano su strade pavimentate con cocci sminuzzati e convergevano in una grande piazza sulla parte più alta della collinetta. La zona archeologica è stata oggetto di alcune campagne di scavi realizzate dall’Amministrazione Comunale di San Vito dei Normanni, la Soprintendenza Archeologica di Taranto e il Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Lecce.

[modifica] Chiese

Piazza Leonardo Leo
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Piazza Leonardo Leo
Scorcio del centro storico, le stratodde
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Scorcio del centro storico, le stratodde
  • La chiesa di San Giovanni Evangelista presenta tutta la prorompenza del barocco. La facciata, movimentata da quattro lesene con capitelli corinzi, è in pietra leccese, molto morbida che permette suggestive decorazioni. Nella chiesa vi sono sei tele pregevoli di cui due inserite in una struttura lignea comprendente cornice e baldacchino, le altre quattro sulle pareti laterali, sono del leccese Serafino Elmo. La chiesa, ormai sconsacrata, fu "venduta" dalla famiglia Dentice di Frasso alla cifra simbolica di 10.000 lire al Comune di San Vito. Oggi è perfettamente ristrutturata e ospita mostre e incontri culturali.
  • La chiesa Santa Maria degli Angeli, chiamata "Chiesa vecchia" dai sanvitesi, fu costruita intorno al XV secolo. Successivi interventi sono avvenuti nel 1696 e nel 1763. Presenta una semplice facciata, contrassegnata da sei lesene con un'elegante portale ed una finestra ovale con cornici aggettanti. Nei suoi interni degni di nota sono gli altari laterali in pietra, l’altare maggiore in marmo policromo, un Crocifisso in legno del XVI secolo e una tela del 1809 realizzata da Domenico Carella.
  • La chiesa di Santa Maria delle Grazie è chiamata "Convento" dai sanvitesi perché, sino al 1868, confinante con il convento dei Frati Minori Francescani. Fu costruita nel 1586 per volere del principe Lucio II Palagano, con un’unica navata. Poi, con un successivo intervento nel 1700, ne fu aggiunta una seconda, e nel 1898 una terza. La facciata è molto sobria, presenta solo il portale e due finestre centrali. Negli interni, si possono ammirare nove altari laterali in pietra e delle tele raffiguranti la Crocifissione e l'Immacolata. Inoltre, nelle navate laterali, vi è la Pietà, di un autore ignoto, la Provvidenza e San Salvatore da Orte, dell'artista francescano locale Fra’ Giacomo da San Vito.
  • La Chiesa dell'Annunziata è detta anche "Chiesa di San Domenico" a causa della presenza del vicino convento dei Domenicani fino al 1809. La chiesa fu edificata intorno al 1584 su un suolo donato da un devoto, presenta una facciata cuspidata con due lesene laterali, una finestra centrale e un prezioso portale opera di qualche scultore locale. Nel 1984 il crollo di due navate causò la chiusura per restauro che durò un decennio. Oggi, ricostruita grazie all’aiuto dei fedeli, è riaperta al culto ed è possibile ammirare i sei altari laterali, in pietra, del settecento e l'importante tela del 1769 che ritrae l’Annunciazione, realizzata dall’artista Domenico Carella.
  • La Chiesa di San Michele Arcangelo, fu costruita nel 1928 per volontà di Concetta Carlucci in seguito ad una visione in cui veniva invitata a risvegliare il culto del Santo nella città. La struttura, molto semplice, è stata arricchita recentemente da un portale bronzeo sovrastato da una lunetta con un bassorilievo raffigurante San Michele Arcangelo, opera dello scultore Cosimo Giuliano da Latiano.

[modifica] Castello

Scorcio del Castello Dentice di Frasso
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Scorcio del Castello Dentice di Frasso

Il Castello Medievale Dentice Di Frasso, con la sua antichissima torre quadrata si affaccia sulla piazza principale del paese, proprio di fronte al Municipio. L’accesso originario avveniva attraverso un ponte levatoio che si abbassava dalla finestra situata sulla porta della cappella. La prima costruzione fu senz'altro la torre, ritenuta di età normanna e risalente al XII secolo. Costruita da Boemondo d’Altavilla nell’XI secolo, si trovava in una posizione strategica sulla via consolare che da Carovigno passava per il casale di San Vito e giungeva per la via Vecchia per Oria. Essa, perfettamente integra, ancora oggi domina il territorio di San Vito. La torre presenta merli di tipo guelfo e aperture strette che consentono l’illuminazione dei tre ambienti interni posti l'uno sopra l’altro. Intorno alla torre vi è un ampio cortile in cui si affaccia la costruzione cinquecentesca della residenza, caratterizzata da una serie di beccatelli ed eleganti finestre rettangolari. Il castello fu probabilmente costruito in origine come residenza di caccia, essendo una volta il territorio di San Vito completamente ricoperto da boschi. L'ingresso al palazzo è costituito da un arco a sesto acuto, sulla cui sommità è collocato lo stemma della famiglia Dentice. Notevole la scalinata in pietra che conduce ad una veranda colonnata, su cui poggiano tre archi a tutto sesto. Nel suo interno conserva sale decorate, tele, trofei di caccia e l’Archivio Storico, recentemente restaurato. Ancora oggi il castello è di proprietà privata e abitato dai discendenti della famiglia Dentice di Frasso.

[modifica] Insediamenti rupestri

Numerosi sono gli insediamenti rupestri nel territorio sanvitese realizzati da monaci bizantini fuggiti da Oriente perché perseguitati a causa del loro culto. Trovarono rifugio nel territorio sanvitese, risalendo il canale Reale e stabilendosi in armonia con i contadini del luogo:

  • La cripta di San Nicola, in contrada San Nicola-Malpasso, si trova a metà strada tra San Vito e Serranova. La cripta e le quattro grotte annesse sono situate in una piccola vallata, in parte scavata nella roccia, in parte costruita in tufo. All’interno si trova l’immagine di San Nicola e sulle pareti in tufo si notano tracce di affreschi.
  • La cripta di San Giovanni, è un insediamento rupestre composto da diverse grotte, di cui alcune parzialmente crollate, nelle quali sono state ritrovate due piccole celle con tracce di graffiti. Un’altra, quasi completamente interrata, è divisa in sette bracci laterali che confluiscono in un corridoio centrale. La cripta presenta, inoltre, un pilastro centrale su cui poggiano tre archi a tutto sesto. La parte affrescata, risalente presumibilmente al XIII secolo, si trova nell’abside centrale.
  • La cripta di Santa Maria di San Giacomo al casale, si trova nell'omonimo antico casale che fu abbandonato già nel XV secolo. Scoperta in seguito al recente ripopolamento del casale sotto l’antica chiesa, all’interno presenta un affresco della Vergine col Bambino.

[modifica] Biblioteche

Biblioteca Comunale "Giovanni XXIII": la prima biblioteca cittadina fu fondata dai frati Domenicani nel loro convento, essi possedevano un patrimonio di migliaia di libri rilegati in pelle e ordinati in nove grandi armadi. Dal 1809 i frati abbandonarono il convento e molte opere andarono perdute. Nel 1946, il sindaco Vincenzo Trizza nominò una commissione di intellettuali per creare una nuova biblioteca. Costoro donarono 750 volumi e venne ordinato l'acquisto di 450 libri di classici, due enciclopedie e raccolte di libri di autori conterranei. Nel 1962 fu costituita l'attuale biblioteca grazie all'impegno del prof. Angelo Pagliara, che inviò lettere alle più alte cariche dello Stato e della Chiesa per chiedere l'invio di materiale librario. Papa Giovanni XXIII fu il primo a rispondere e donò tre volumi dei suoi discorsi con firma autografa e, quindi, la biblioteca prese il suo nome. Dal 2001 la Biblioteca Comunale ha una sede definitiva: l'ex Convento dei Domenicani, edificio del seicento.

Biblioteca Pubblica "San Benedetto": fondata nel 1940 si trova nel convento delle Oblate benedettine di Santa Scolastica ma è aperto al pubblico.

[modifica] Museo della civiltà rurale

Realizzato dal GAL (Gruppo di Azione Locale) Altosalento, è stato inaugurato il 21 luglio 2001 ed è attualmente gestito dall'Associazione Culturale “AXAS Onlus”. Il museo, come la biblioteca comunale, è situato all'interno del Chiostro dei Domenicani. Il Museo ospita una notevole raccolta di oggetti d'uso quotidiano ed attrezzi che testimoniano la quotidianità della vita rurale tra il XVIII secolo ed i primi anni '50 del XX secolo. Gli utensili riguardano tutte le classi lavoratrici: artigiani, fabbri, falegnami, sellai, arrotini, calzolai e, naturalmente, contadini. La ricerca è frutto dell'impegno profuso dal sanvitese Vitantonio Vasta.

[modifica] Natura

La città è immersa nelle campagna con le sue tinte forti: la terra rossa, il bianco dei muretti a secco, il verde delle distese enormi di alberi di ulivo rotte solo da vigneti e mandorleti e l'azzurro del mare. A pochi chilometri dalla città si trova Torre Guaceto, una Riserva Naturale WWF dello Stato la cui estensione è di circa 1.200 metri quadrati e un fronte marino che si sviluppa per circa 8.000 mt. L’area marina è rappresentata da un rettangolo ideale, con una profondità media di 3.000 metri, attraversata e divisa dalla strada statale 379 Bari-Lecce. La riserva presenta una natura incontaminata, infatti non sono ammessi mezzi a motori: è visitabile solo a piedi o in bicicletta.

[modifica] Collegamenti

I grandi pini marini della villa comunale
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I grandi pini marini della villa comunale

I collegamenti stradali principali sono rappresentati da (vedi):

I collegamenti ferroviari sono assicurati dalle stazioni di Brindisi Centrale o di Ostuni, quindi verso tutte le località servite dalla linea adriatica.

Gli aeroporti più vicini sono:

[modifica] Cultura Locale

[modifica] Manifestazioni

Trullo sanvitese
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Trullo sanvitese

Durante l'anno, il comune organizza alcune importanti manifestazioni culturali:

  • Carnevale: "Farfugghji", sfilata dei carri allegorici organizzata dall'associazione culturale Arcobaleno che, con un lungo serpentone umano, parte dal Campo Sportivo e dopo aver percorso le principali vie cittadine giunge in piazza Leonardo Leo. Farfugghji è un nome eccentrico e ammiccante, purtroppo intraducibile sul piano letterario e deriva da un'espressione dialettale che richiama oggetti di poco conto.
  • Settimana Santa: i riti sono celebrati presso la Basilica di Santa Maria della Vittoria.
  • Festa patronale (sacra): il 15 giugno, festa liturgica di San Vito Martire, messa solenne e processione con la statua d'argento del Santo.
  • Il palio: agli inizi dell'estate prende il via la competizione tra le squadre dei vari rioni cittadini che si sfidano con partite di calcio, pallavolo, corsa con i sacchi, tiro alla fune ed anche una corsa su strada.
  • Il Salento finibus terrae: rassegna cinematografica di cortometraggi organizzata durante l'estate. Il Festival, di levatura internazionale e originale nel suo genere, è suddiviso in sezioni: cortometraggi locali, nazionali e internazionali.
  • Il Barocco Festival: concerti e incontri inerenti la musica barocca in onore del compositore Leonardo Leo con l'obiettivo di recuperare la memoria del Maestro compositore.
  • Estate Sanvitese: organizzato dal Comune insieme con le associazioni culturali e cittadini privati, prevede numerosi concerti, mostre, proiezioni di film, spettacoli musicali, spettacoli di cabaret, teatro.
  • Il "Ballo di San Vito": manifestazione musicale che ripercorre la tradizione della Taranta sanvitese.
  • Natale: il presepe vivente presso le grotte di San Biagio inscena la Natività nel suggestivo scenario del santuario bizantino, in serata vengono gustate le pettole, ed altre tipiche leccornie.

[modifica] Feste e sagre

  • Sagra di Ferragosto: assaggio ed esposizione in piazza di prodotti locali e concerto e danze in piazza con la pizzica.
  • Festa patronale (pagana): il secondo week-end di Luglio tutta la città è in festa. Nel centro storico sono organizzati concerti, luminarie, sfilate delle bande musicali, fuochi pirotecnici, sagre; nella zona 167 oltre a numerosi stand e gazebo, vi sono le giostre.

[modifica] Realtà culturali

  • Di notevole rilevanza è nella città il circolo mandolinistico, in pieno centro, che insegna ancora la tecnica tutta sanvitese di suonare la pizzica "alla barbiere".
  • Nel 2005 è nata la Polisportiva San Vito Dragons: la prima società di football americano della provincia e una delle poche nel sud Italia.

[modifica] Personalità legate a San Vito

Leonardo Leo e la musica barocca
Leonardo Leo, musicista barocco

Il termine musica barocca indica la musica composta durante il periodo di diffusione del barocco nell'arte che, convenzionalmente, fa riferimento al periodo 1600-1750. Questa musica era votata al desiderio di stupire e divertire lo spettatore: cambi repentini di tempo, passaggi di grande virtuosismo strumentale o vocale e l'uso del contrappunto e della fuga. Il sanvitese Leo condivise col suo predecessore Alessandro Scarlatti e i contemporanei Francesco Durante e Francesco Feo, la gloria e il merito di aver fondato la scuola di Napoli, importantissimi scuola di musica barocca che incise profondamente sullo stile del genere. Dalla Scuola musicale napoletana sono usciti, durante tutto un secolo, una moltitudine di compositori drammatici di prim'ordine. Egli si distinse per essere un grande professore ma anche un artista dei più dotati. La sua musica sacra tocca il cuore e fa nascere degli slanci di tenera devozione.

[modifica] Le rezze

Il turista che visita San Vito per la prima volta, viene sicuramente incuriosito e colpito dalle Rezze (da Rètia in latino, rete), sorta di tenda posizionata davanti l'uscio di quasi tutte le case per proteggere lo stesso dai forti raggi del sole, ma anche dalle intemperie invernali. La "rezza" è composta da targhette sottili di legno poste orizzontalmente e parallele l'una all'altra, lasciando solo pochi millimetri di spazio. Le rezze, possono essere di diversi colori: viola, verde, giallo, marrone e beige. La tradizione sanvitese usa l'espressione "Vecchia cretu la rezza" (donna anziana dietro la rezza) per esprimere la volontà di vedere, anzi spiare, senza essere visti.

[modifica] Il tarantismo a San Vito

San Vito conserva una notevole tradizione di pizzica: ballo terapeutico di antica origine medievale, nato come esorcismo per le donne tarantolate. Mescolando tradizioni pagane e cristiane si credeva, infatti, che le donne che mostravano forme di isteria, fossero contaminate dalle punture di tarantola. Si credeva che l'unico rimedio era ballare ininterrottamente per giorni, in modo che il veleno non facesse effetto. Numerosi sono gli esempi di pizzica sanvitese, ancora oggi suonata da alcuni gruppi locali:
I Taricata, gruppo locale, da ormai quasi trent'anni, scopre, crea e propone musiche della terra del Salento. Gli strumenti tipici sono il mandolino, organetto, chitarra, fisarmonica, flauto, da ascoltare e ballare al ritmo delle travolgenti pizziche tarantate, le allegre pizziche pizziche, le tarantelle, i canti d’amore e di rabbia, gli stornelli.
L'Eco di San Vito, gruppo locale, da 50 anni i coniugi Titina e Lino Sabatelli portano avanti la tradizione popolare della pizzica, dei canti e degli stornelli. Da segnalare anche la collaborazione del gruppo con le scuole locali e numerose partecipazioni ad eventi e manifestazioni in tutta la provincia di Brindisi.
Mimmo Epifani degli Epifani Barbers è considerato dalla critica uno tra i migliori musicisti e conoscitori di musica etnica a livello internazionale anche per le notevoli capacità tecniche e per la dote dell'improvvisazione applicate al mandolino. Famoso per la tecnica utilizzata nel suonare la mandola detta "alla barbiere", così chiamata perché insegnata in un salone da barbiere a San Vito dal Maestro Costantino Vita, barbiere e musicista, e dal Maestro "Peppu D'Augusta", i quali suonavano la danza terapeutica del Salento detta anche "Ballo di San Vito".

[modifica] Enogastronomia

I comuni membri dell'Appia dei vini
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I comuni membri dell'Appia dei vini
I dolcetti tipici sanvitesi: li mustazzueli
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I dolcetti tipici sanvitesi: li mustazzueli

La cucina sanvitese è caratterizzata dalla tradizione agricola che regala prodotti di grandi prelibatezza. Vale la pena assaggiare le melanzane ripiene (dette maranciani chini), un'altra appetitosa specialità tradizionale sono le fave con le verdure (dette anche favi e fogghi).
Inoltre si possono assaporare le "frise" con i pomodorini locali, olio e origano, tipico piatto estivo. Da non dimenticare anche "li gnummarieddi" o "turcinieddi", gustosi spiedini di carne. Tra i dolci si può menzionare i mustazzueli, dolcetti al cioccolato, le Carteddàte dolci natalizi a forma di roselline di pasta sfoglia sottile fritte nell'olio bollente, la cupeta dolce con le mandorle, le pettole pallottole di pasta lievitata molto morbida e poi fritte nell'olio bollente, .
Il vino e l'olio locali sono ottimi e celebri: il comune è membro della strada dell'olio Collina di Brindisi e della strada del vino denominata Appia dei vini, di cui fanno parte anche i comuni di Brindisi, Ostuni, Latiano e Mesagne.

[modifica] Detti sanvitesi

Naturalmente il significato va ben oltre la mera traduzione italiana:

Ca ccé t'é cipodda ca ushca" (non è mica cipolla, quella sì che scotta!)

Quannu no ani cu ci ti cuerchi, corchiti cu mammata (Quando non hai nessuno con cui andare a dormire, fallo con tua madre)

Ccugghi l’acqua quannu chiove (Raccogli l'acqua quando piove - praticamente carpe diem)

Lu cavaddu mazzu si sonna la biava (Il cavallo magro può solo desiderare la biada)

E mugghierama bona bona, spara li pipiti e dici ca trona (Mia moglie facendo buon viso a cattivo gioco, emette peti e dice che fuori tuona)

Lu 'nfami 'vvicina lu fuecu sulamente alla pignata sova (Il disonesto avvicina al fuoco solo alla sua pignata -specie di contenitore di terracotta caratteristica)

Shtava na vota nu sorgi e na 'mmalota ca facevunu gira e vota. Cce te lu contu n'atra vota? (C'era una volta un topo e uno scarafaggio che si inseguivano di seguito. Te lo racconto un'altra volta?)

Figghiu mutu la mamma lu capesci. (Il figlio muto solo sua madre può comprenderlo)

Ccugghimu li fierri. (Raccogliamo i ferri del mestiere -Prendiamo ciò che ci appartiene e andiamo via)

La morte ti lu purpu è la cipodda (la morte del polpo è la cipolla)

[modifica] Economia

Una spiaggia di Specchiolla
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Una spiaggia di Specchiolla
Campagna sanvitese, contrada Ammazzaciucci
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Campagna sanvitese, contrada Ammazzaciucci

È principalmente un centro agricolo e commerciale. La zootecnia non è molto sviluppata e opera con allevamenti di bovini e ovini, l'agricoltura conta su un migliaio di piccoli e medi imprenditori che praticano coltivazione intensive di frutta, verdura, mandorle e soprattutto olio. Fondamentale anche il settore del commercio: le aziende sono numerose, circa 550, e contano quasi 1.000 addetti.
Ultimamente le risorse per il turismo sono al centro dell'attenzione e sono notevoli gli esperimenti che vanno in questa direzione, permettendo al settore di crescere di anno in anno. Anche il settore dell'industria è molto importante: nel territorio si trovano un centinaio di aziende con un totale di circa 400 dipendenti; i settori manifatturieri più importanti sono la trasformazione dei prodotti agricoli (come i carciofi), ma anche la meccanica, il tessile, confezionamento e lavorazione del legno, seguono poi le costruzioni che contano 50 imprese.
Il settore dei servizi privati, quello che cresce più rapidamente, è presente con aziende di trasporto e magazzinaggio, nonché agenzie immobiliari. L'artigianato è fiorente: si possono contare 300 laboratori e botteghe dove lavorano quasi 700 persone.
L'occupazione nella pubblica amministrazione, in passato forte a causa della base militare americana, si è ridotta oggi a poche centinaia di unità.
Interessante il fatto che il ricambio aziendale mostra un rilevante dinamismo. Il livello dell'occupazione è al di sopra della media provinciale.

[modifica] Curiosità

  • Nel 1943 il re Vittorio Emanuele III, cercando di sfuggire agli eventi di Liberazione l'Italia, ripiegò verso Brindisi con il governo del maresciallo Pietro Badoglio, soggiornando però a San Vito la quale fu quindi ufficiosamente capitale d'Italia per tre giorni.
  • La stazione ferroviaria di San Vito, sorge a 10 km di distanza dalla città. La leggenda narra che all'epoca della costruzione della strada ferrata, il principe non volesse che la "nuova macchina infernale" passasse dai sui territori. I sanvitesi oggi sono costretti a prendere il treno a Ostuni o Brindisi.
  • La Base USAF di San Vito, a pochi chilometri dalla città, attiva già dagli anni sessanta ha portato migliaia di americani a vivere a San Vito. Sembra però che sia stato uno dei centri di spionaggio della Guerra Fredda. La rivelazione è di uno studio preparato per il Parlamento Europeo da Duncan Campbell e reso pubblico nel 2000. Sembra che la base facesse parte del sistema "Echelon", destinato alle intercettazioni delle comunicazioni internazionali, si sostiene inoltre che da parte degli Stati Uniti i dati raccolti vengono usati anche per scopi di guerra commerciale a favore di industrie statunitensi.
Per approfondire, vedi la voce San Vito Air Station.

[modifica] Amministrazione

Sindaco: Antonello Trizza dal 04/04/2005
Centralino del comune: 0831 955201
Email del comune: gabinettosindaco@comune.sanvitodeinormanni.br.it

[modifica] Gemellaggi

[modifica] Sport

  • La pallavolo è lo sport cittadino più praticato. La città vanta una squadra di volley femminile in B1 (Stamplast One1Cot San Vito) e una squadra di volley maschile in serie C (One 1 Cot San Vito).
  • La squadra di Basket (M3 Costruzioni San Vito) è in serie C2.
  • Per quanto concerne il calcio la US San Vito Calcio milita nel campionato di Promozione.
  • L'atletica leggera è rappresentata dall'associazione dilettantistica Atalas che ha ottenuto buoni risultati nelle gare regionali e nazionali.
  • Il nuoto è rappresentato dalla società Polisportiva Delfinia che, con i suoi atleti, ha ottenuto ottimi risultati anche a livello nazionale.
  • Ben sviluppate a livello giovanile sono anche la società di judo (A.S.Judo San Vito), la società di ginnastica (A.G.Dafne Club Azzurro) e di football americano (San Vito Dragons).

[modifica] Galleria fotografica

[modifica] Altri progetti

[modifica] Bibliografia

  • Angela Marinazzo, Viaggio in Terra di Brindisi
  • Gazzetta Del Mezzogiorno, Città e Paesi di Puglia e Basilicata
  • Chionna A., Beni Culturali di San Vito dei Normanni, Fasano 1988
  • Dell'Aquila F. - Messina A., Le chiese rupestri di Puglia e Basilicata, Bari 1998

[modifica] Altre fonti in rete

  • Comune di San Vito dei Normanni, Sito ufficiale
  • La Puglia, Echelon e i servizi segreti USA [2]

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

Altosalento - Terra di olivi
Ostuni

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