Masturbazione e religione
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Le dottrine delle maggiori religioni rispetto la masturbazione sono le seguenti:
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[modifica] Nella Bibbia
Nessun riferimento esplicito alla masturbazione è presente né nella Bibbia né negli scritti dei Padri della Chiesa. Ciò si spiega comunemente con il fatto che il matrimonio si realizzava molto presto, e di conseguenza le energie della sessualità erano incanalate in forma naturale nella modalità eterosessuale.
[modifica] Ebraismo
La visione ebraica è, come per tanti aspetti, oggetto di continua discussione perché se da una parte si configura tramite questa azione una trasgressione al precetto negativo non mandare il tuo sperma al vento, di contro alcune correnti più progressiste ritengono la masturbazione, non solo del bambino, una scoperta naturale: dapprima non molto importante perché i genitali non danno un piacere così forte quanto la bocca o anche la pelle, ed in seguito legata alla scoperta della propria sessualità ed alla consapevolezza del proprio corpo. Entrambe le posizioni si basano sul racconto del Pentateuco il cui protagonista, Onan, praticava il coito interrotto ed è stato punito e picchiato a sangue.
[modifica] Islam
L'idea di sessualità dell'Islam è tendenzialmente - ma non esclusivamente - riproduttiva. È infatti visto con favore anche il matrimonio che non possa produrre prole, a meno che una delle due parti contraenti taccia all'altra la sua impotentia coeundi o generandi, ed è pratica perfettamente legittima la limitazione delle nascite e persino l'aborto fintanto che il battito del cuore del feto non sia rilevabile da parte del medico.
Il matrimonio è infatti considerato uno dei più solidi cardini del corretto vivere sociale ed è fondamentale per scansare la tentazione del piacere sessuale sregolato e smodato extra-matrimoniale ma è convincimento dei dottori della legge che, all'interno del rapporto di coppia eterosessuale, il piacere sia legittimamente perseguibile anche quando fine a sé stesso.
La masturbazione (istimnā’ ), la pederastia, l'omosessualità e la bestialità sono invece severamente condannate come pratiche innaturali.
La tendenza giurisprudenziale è quella di condannare il ricorso alla masturbazione come una forma di "lussuria" (zinā’), ancora più grave della sodomia e delle pratiche sessuali con animali (G.-H. Bousquet, La morale de l'Islam et son étique sexuelle, Parigi, Desclée de Brouwer, 1990) e l'esortazione maggiormente diffusa resta pertanto quella della continenza, qualora non si ricorra agli istituti raccomandati del matrimonio o del concubinaggio, quando si sia preda di indomabili pulsioni sessuali.
Una tradizione giuridica (hadīth) riportata dal pio Sa‘īd ibn al-Jubayr - autore del Bihār al-anwār ("I mari delle luci"), vissuto al tempo della repressione in Iraq del governatore omayyade al-Hajjāj b. Yūsuf e morto nel 713-4 d. C./95 dell'egira, - afferma che il profeta Muhammad avrebbe detto: «Allah Altissimo infliggerà una punizione a un gruppo di persone perché costoro hanno manipolato le loro parti intime».
Il noto teologo e mistico al-Ghazālī (m. 1111 d. C.), nella sua opera al-Qawl fī shawkat al-farj (Esposizione sul desiderio dell'atto sessuale), affermava che i «fini per cui al desiderio dell'atto sessuale è stata data signoria sull'uomo» sarebbero: «1) perché se ne percepisca il godimento e quindi per suo mezzo si misurino i godimenti dell'Aldilà; 2) perché si conservi la razza umana e permanga l'esistenza».
Dunque il godimento in quanto tale potrebbe essere cosa lecita perché prefigurativa delle future più intense gioie paradisiache riservate ai beati e perché esso sovraintende alla capacità generativa del genere umano e al suo obbligo di assolvimento.
«La lussuria - proseguiva al-Ghazālī - può esser causa di rovina per la religione e i beni temporali, se non la si controlla e non la si riconduce nei limiti della moderazione».
Una spiegazione sommaria potrebbe essere quella che - al pari dell'Ebraismo - le società islamiche antiche ricorrevano precocemente al matrimonio non appena i due contraenti fossero giunti alla pubertà e che era perfettamente legittimo l'istituto del concubinaggio. Tutto ciò, a detta di certi studiosi, avrebbe ristretto fortemente la portata del fenomeno.
[modifica] Cristianesimo
[modifica] Cenni storici
La problematica sulla masturbazione nasce esplicitamente in occidente solo a partire dal VI secolo ad opera dei centri monastici anglosassoni e celtici; Tra l'VIII e il X secolo il problema coinvolge anche le chiese orientali ponendosi come problema comune a tutte le chiese cristiane. Tuttavia il problema è ancora visto fondamentalmente come il minore rispetto ad altri peccati di natura sessuale.
A partire dal medioevo invece comincia a svilupparsi nei confronti della masturbazione un atteggiamento rigido e severo; San Tommaso d'Aquino lo annovera al secondo posto per gravità dopo l'omicidio come atto che impedisce la generazione della vita.
In periodo rinascimentale fino a tutto il XIX secolo l'atteggiamento comune, forte anche delle teorie scientifiche del tempo, consisteva nel considerare sempre la masturbazione come un atto oggettivamente grave.
Nell'ultimo secolo tuttavia la questione si è posta in termini più aperti e problematici; il fenomeno fondamentalmente non viene più giudicato aprioristicamente ma inquadrato nell'esperienza personale, individuale ed intersoggettiva, diversificandone la gravità e la responsabilità a seconda che esso si presenti come sintomo di una crescita in atto (evolutivo), come comportamento abitudinario e radicato (condizionato) oppure come un atteggiamento mentale profondamente negativo. In quest'ultimo caso esso, diventando segno esplicito di una chiusura egoistica, assume la connotazione di peccato grave.
Questa problematica è ben sintetizzata dal pensiero del teologo moderno Bernard Häring: A me sembra che la morale dovrebbe concentrare l'attenzione su quel tipo di autostimolazione che manifesta o è accompagnata da un egocentrismo che si esprime non solamente nel campo sessuale ma in tutta la vita, e che deve essere superato con la crescita morale e psicologica. (Liberi e Fedeli in Cristo, Vol II, Edizioni Paoline, 1980, pagg. 673-677)
[modifica] Riflessione antropologica
Nell'antropologia cristiana l'uomo è creato "a immagine e somiglianza" di Dio (Genesi 1,26), di un Dio che è amore (Prima lettera di Giovanni 4,16), dono di sé e impegno per l'altro, così come manifestato in Gesù Cristo. Di conseguenza ciascuna persona è creata per amare e dare amore, a Dio e agli altri. A livello della sessualità ciò si verifica in forma santa nell'ambito del matrimonio: lì l'atto sessuale esprime la profondità dell'amore di Cristo per la Chiesa.
In questa visione la masturbazione risulta essere un'espressione della sessualità nella quale manca l'elemento relazionale, e segna quindi un orientamento opposto a quello che Dio ha posto nell'essere umano. Per queste ragioni la tradizione della Chiesa cattolica e molte altre Chiese cristiane considerano la masturbazione peccato.
[modifica] Valutazione morale moderna della Chiesa cattolica
Il Catechismo della Chiesa Cattolica sintetizza la dottrina cattolica al n. 2352, distinguendo tra valutazione oggettiva (negativa) ed elementi soggettivi (variabili) della masturbazione.
Riguardo all'aspetto oggettivo afferma:
- Per masturbazione si deve intendere l'eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo. «Sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato». «Qualunque ne sia il motivo, l'uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità» (Congregazione per la dottrina della fede, Dichiarazione Persona humana, 9: AAS 68 (1976) 86). Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della «relazione sessuale richiesta dall'ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana».
L'aspetto soggettivo è presentato con uno sguardo di rispetto nei confronti del soggetto morale:
- Al fine di formulare un equo giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti e per orientare l'azione pastorale, si terrà conto dell'immaturità affettiva, della forza delle abitudini contratte, dello stato d'angoscia o degli altri fattori psichici o sociali che possono attenuare, se non addirittura ridurre al minimo, la colpevolezza morale.
[modifica] Collegamenti esterni
- Il sesto comandamento del decalogo (dal Catechismo della Chiesa Cattolica)