Fonti sull'invasione anglosassone dell'Inghilterra (V-VI secolo)

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Esiste poco materiale scritto disponibile sul periodo dell'invasione e della conquista anglosassone della Britannia (odierna Inghilterra).

Anzitutto due fonti contemporanee: La confessione di San Patrizio e il De Excidio Britanniae di Gildas. La prima opera rivela aspetti della vita in Britannia ed è una fonte preziosa per la situazione che il Cristianesimo stava attraversando in quel momento nell'isola. Però, quest'opera è scritta in toni polemici per ammonire i sovrani contro il peccato, utilizzando esempi storici e biblici per dimostrare che i monarchi cattivi sono sempre stati puniti da Dio. La sezione storica del De Excidio è breve e ha un materiale selezionato da Gildas con uno scopo ben preciso. Non ci sono date e alcuni particolari, come quelli sui valli di Vallo di Adriano e quello di Antonino Pio, sono sbagliati. Tuttavia, Gildas permette di conoscere alcuni dei regni che esistevano al suo tempo e di comprendere come un monaco istruito percepisse la situazione esistente tra anglosassoni e britanni.

Più numerose sono le fonti continentali, che, però, presentano molti problemi. La più famosa è il cosiddetto Rescritto di Onorio, in cui l'imperatore d'occidente, Onorio, dice ai civitates britannici di occuparsi da soli della propria difesa. Il primo riferimento a questo testo è scritto dall'erudito bizantino Zosimo (VI secolo), che lo menziona nel corso di una discussione sull'Italia meridionale. Il fatto che non ci sia nessun'altra menzione della Britannia, ha fatto pensare ad alcuni studiosi che il documento non vada riferito all'isola ma al Bruzio (Italia).

La Cronaca gallica ci fornisce informazioni su san Germano e la sua visita in Britannia, anche se pure questo testo sia stato molto criticato e messo in discussione dagli esperti. Il lavoro di Procopio, un altro autore bizantino di VI secolo, fa alcuni riferimenti alla Britannia, sebbene anche questi sono incerti.

Ci sono poi numerose fonti scritte successive che sostengono di fornire resoconti esatti del periodo. Il primo a tentare ciò fu il monaco Beda, che, agli inizi dell'VIII secolo, scrisse la Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum, basandola su Gildas, anche se cerca di fornire date per gli eventi tratti dal suo predecessore. Le fonti successive, quali Nennio, la Cronaca anglosassone e gli Annales Cambriae, contengono numerosi elementi leggendari e mitici. Quindi, vanno utilizzate con grande cautela. I limiti, comunque sono molti, non ultima la difficoltà di datare con precisione i ritrovamenti e i materiali. Ci sono poi: la legislazione anglosassone, disponibile da dopo il regno di Ethelbert del Kent, i documenti ufficiali, le opere agiografiche, le lettere e la poesia anglosassone. poi il carteggio epistolare.

Altri elementi, sebbene limitati, vengono dall'archeologia. Lo studio sulle sepolture e sulle cremazioni hanno infatti fornito ulteriori elementi utili per comprendere le identità culturali del tempo. Senza parlare poi del contributo della numismatica, della dendrocronologia, dello studio delle pratiche agricole, degli insediamenti abitativi, delle fortificazioni, e della datazione al radiocarbonio. I limiti sono comunque molti, non ultima la difficoltà di datare con precisione i ritrovamenti e i materiali.

Infine, anche la toponomastica fornisce alcuni importanti elementi.

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