Carl Schmitt
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Carl Schmitt (11 luglio 1888 a Plettenberg in Westfalia - 7 aprile 1985 a Plettenberg-Pasel), in realtà Karl Schmitt fu un filosofo politico e un esperto e teorico di diritto pubblico.
Come giurista e studioso è uno dei più noti, ma anche discussi, teorici tedeschi di diritto pubblico e internazionale.
Si compromise come “giurista della corona” (Waldemar Gurian) e come "alloggiatore spirituale" (geistiger Quartiermacher) del nazionalsocialismo” (Ernst Niekisch).
Il suo pensiero, le cui radici affondano nella religione cattolica, ruotarono attorno alle questioni del potere, della violenza e dell’attuazione del diritto. Tra i concetti chiave ci furono, nella loro lapidaria formulazione, lo “stato d’eccezione” (Ausnahmezustand), la “dittatura” (Diktatur), la “sovranità" (Souveranität) e il “grande spazio” (Großraum), e le definizioni da lui coniate come “teologia politica” (Politische Theologie), “custode della costituzione” (Hüter der Verfassung), “compromesso di formula dilatorio” (dilatorischer Formelkompromiss), “la realtà della costituzione” (Verfassungswirklichkeit), o formule dualistiche come “legalità e legittimità” (Legalität und Legitimität), “legge e decreto” (Gesetz und Maßnahme) e “amico e nemico” (Freund und Fiend).
Le sue opere si accostano, oltre al diritto pubblico e internazionale, ad altre discipline, quali la politologia, la sociologia, le scienze storiche, la teologia, la germanistica e la filosofia.
Schmitt oggi viene certamente descritto come un “terribile giurista”, un teorico discusso e ostile alle democrazie liberali, ma è allo stesso tempo indicato come un “classico del pensiero politico” (Herfried Münkler), non ultimo per l’influenza esercitata sul diritto pubblico e sulla scienza del diritto nella prima Repubblica Federale Tedesca (per esempio riguardo al “voto di sfiducia costruttivo” e ai solidi vincoli posti in caso di modifica costituzionale).
Schmitt è stato decisamente influenzato, nella formazione del suo pensiero, da filosofi politici e teorici dello Stato come Thomas Hobbes, Jean Bodin, Abbé Sieyes, Niccolò Machiavelli, Jean-Jacques Rousseau, Louis de Bonald, Joseph de Maistre, Juan Donoso Cortés, ma anche da contemporanei come Georges Sorel, Vilfredo Pareto, Ernst Jünger e Martin Heidegger.