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Storia della musica

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La musica esiste da tempi antichissimi, sicuramente da prima ancora che ne rimanesse traccia storica. Non c'è stata civiltà che prima o poi non abbia sviluppato un proprio sistema musicale, o che non ne abbia adottato uno, seppure adattandolo alle sue necessità e ai suoi gusti.

La parola musica deriva dalla parola greca moysa, "musa". L'idea occidentale di musica è quindi generalmente collegata alle muse, e in questo senso alludeva ad ogni scienza ed arte che risveglia l'idea di cosa perfetta, gradevole e ben ordinata.

I musici di Caravaggio
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I musici di Caravaggio
Le Muse danzano con Apollo (opera di Baldassarre Peruzzi)
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Le Muse danzano con Apollo (opera di Baldassarre Peruzzi)

Indice

[modifica] Le origini

Nei Testi Sacri dell' Ebraismo si accenna per la prima volta alla musica quando si parla di Iubal o Jubal, figlio di Lamec e di Ada, del quale viene detto che:

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«fu il padre di tutti quelli che suonano la cetra o chitarra (ebraico kinnor) e il flauto (ebraico ugab
(Genesi 4:21)

.

Questa citazione sembra alludere a un'epoca attorno al 3200/3300 a. C.

Ma è certo che la nascita della musica, come forma di produzione organizzata del suono, sia molto precedente e probabilmente antica quanto l'uomo, muovendo dal desiderio di utilizzare la voce o particolari strumenti per imitare i suoni naturali: il canto degli uccelli, il fragore ieratico del tuono, lo stormire delle fronde.

un Mridangam, tamburo dell'India
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un Mridangam, tamburo dell'India

Alcune testimonianze in questo senso possono essere dedotte dai ritrovamenti di antichi strumenti musicali. In mancanza di testimonianze dirette o mediate, qualche ipotesi sulla forma che assumeva la musica primitiva può anche essere dedotta dall'osservazione di popoli il cui stadio di sviluppo è ancora simile a quello delle culture preistoriche ad esempio gli indios brasiliani, gli aborigeni australiani, alcune popolazioni africane.

Si può presumere che le primissime forme di musica siano nate soprattutto dal ritmo: magari per imitare battendo le mani o i piedi il cuore che batte, o il ritmo cadenzato dei piedi in corsa, o del galoppo; o magari alterando, per gioco e per noia, le fonazioni spontanee (ad esempio eh!, ah!) durante un lavoro faticoso e monotono, come per esempio il pestare il grano raccolto per farne farina, o il chinarsi per raccogliere piante e semi, ecc. Per questi motivi, e per la relativa facilità di costruzione, è molto probabile che i primi strumenti musicali siano stati strumenti a percussione, e presumibilmente qualche variante di tamburo.

Tra gli strumenti più antichi ritrovati vi è infatti il tamburo a fessura, un cilindro cavo, con una fessura longitudinale lungo la superficie esterna, che veniva suonato percuotendolo con le bacchette sulla fessura stessa. Le versioni più antiche e primitive ritrovate consistono in un tronco cavo, privo di fessura ma appoggiato trasversalmente sopra una buca nel terreno, che forse veniva suonato dai suonatori percuotendolo con i piedi mentre stavano in piedi su di esso.

Strumenti più sofisticati dovettero attendere più a lungo. I primi ad apparire dopo le percussioni furono gli strumenti a fiato (flauto, corno) e a corde (lira e cetra), di cui esistono testimonianze greche, egizie e mesopotamiche anteriori al X secolo a.C..Queste civiltà conoscevano già i principali intervalli fra i suoni (quinte, quarte, ottave), che erano usate come base per alcuni sistemi di scale.

[modifica] Musica dell'antica Grecia

Per approfondire, vedi la voce Musica dell'antica Grecia.
Donna romana che suona la cetra.
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Donna romana che suona la cetra.

Nell'antica Grecia la musica occupava un ruolo di grande rilievo nella vita sociale e religiosa. Per i greci la musica era un'arte che comprendeva, oltre.alla musica stessa, anche la poesia, la danza, la medicina e le pratiche magiche. L'importanza della musica nel mondo greco è testimoniata da numerosi miti che la riguardano. Uno è quello di Orfeo, l'inventore della musica, che riuscì a convincere gli dei dell'Ade a restituire alla luce la scomparsa sposa Euridice.

Durante il periodo arcaico (dalle origini al VI secolo a.C.) la musica era praticata solamente da professionisti: gli aedi e i rapsodi. Questi declamavano i miti accompagnandosi con uno strumento musicale e tramandavano la musica oralmente. In seguito nel periodo classico (dal VI secolo a.C. al IV secolo a.C.) la musica entro' a far parte del sistema educativo e così venne divulgata. A questo periodo risalgono pochissime fonti di scrittura musicale che erano soltanto di aiuto ai professionisti, perciò la musica veniva ancora tramandata oralmente. Sempre nel periodo classico si sviluppò la tragedia. I soggetti della tragedia erano presi dai miti letterari e consistevano in dialoghi tra due o tre personaggi alternati da canti corali. Gli attori erano tutti uomini, indossavano maschere e recitavano con l'accompagnamento della musica. La struttura architettonica del teatro era costituita da una gradinata a semicerchio per il pubblico, di fronte c'era il palco dove si esibivano gli attori e tra gradinata e palco c'era l'orchestra dove si trovava il coro.

I greci usavano diversi strumenti. I più comuni erano la lira o cetra e l'aulos. La lira era uno strumento a corde che venivano pizzicate da un plettro ed era sacra al dio Apollo. L'aulos era uno strumento a fiato ad ancia doppia simile all'odierno oboe, sacro al dio Dioniso. Erano in uso anche strumenti a percussione tra cui i tamburi e i cimbali, meglio noti come piatti.

I greci accostarono la musica alla matematica e al movimento degli astri. Pitagora, accostando la musica al movimento dei pianeti, capì che anch'essa era governata da precise leggi matematiche. Portò la sua intuizione sul monocordo e scoprì che se una corda produceva un suono di una certa altezza, per ottenere un suono all'ottava superiore bisognava far vibrare metà della corda; per ottenere la quinta bastava far vibrare i due terzi della corda, e via di seguito.

Alla base del sistema musicale greco c'era il tetracordo formato da quattro suoni discendenti compresi in un intervallo di quarta giusta. I due suoni estremi erano fissi, invece i due intermedi erano mobili. I tetracordi si distinguevano in diatonico, cromatico e enarmonico. L'unione di due tetracordi formava un modo che poteva essere dorico, frigio o lidio. A seconda del tipo di unione i modi potevano essere a loro volta congiunti o disgiunti. Se ad un modo dorico disgiunto si aggiungeva un tetracordo congiunto all'acuto, un altro tetracordo congiunto al grave e sotto quest'ultimo una nota si otteneva il sistema tèleion, ovvero perfetto, dell'estensione di due ottave. Il ritmo musicale si basava su quello poetico. Nella poesia greca la metrica scaturiva dalla durata delle sillabe: brevi o lunghe, lo stesso valeva in musica. La breve equivale all'odierna croma e la lunga all'odierna semiminima. Il ritmo si aveva dall'unione di due o più note o sillabe, ordinate in schemi ritmici chiamati piedi. In poesia la combinazione di vari piedi formava il verso e la combinazione di più versi formava la strofa.

Alla musica i greci attribuirono una funzione educativa perché la ritenevano in grado di arricchire l'animo delle persone. Secondo Platone la musica doveva servire per arricchire l'animo umano come la ginnastica serviva per irrobustire il fisico. Questo discorso si amplia con la dottrina dell'ethos per la quale ogni modo ha un suo ethos specifico e può incidere positivamente o negativamente sull'animo delle persone. Per Platone i modi di specie dorica o frigia incidono positivamente, invece quelli di specie lidia possono turbare l'equilibrio razionale. Aristotele accettò la classificazione in ethos ma ritenne che tutti i modi potevano andare a beneficio dell'animo. Fino a questo momento la teoria musicale era conosciuta esclusivamente dal punto di vista matematico. In seguito Aristosseno di Taranto comprese l'importanza dell'udito nella percezione dei suoni.

[modifica] La musica dei romani e la sua influenza greca

Apollo sauroctonus, copia romana, Louvre
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Apollo sauroctonus, copia romana, Louvre

Nel periodo ellenistico si assiste ad una sostanziale crisi di quelli che sono stati i fondamenti della Musikè greca e si assiste anche ad una crisi del genere tragico. Si assiste a delle vere e proprie performance di attori che mettono in scena, dal loro bagaglio, pezzi di repertorio. Nel 146 a.C. la Grecia viene conquistata da Roma. Questa data segna la fine della cultura greca antica, ma anche una sorta di discriminante nella cultura romana tra un prima e un dopo. Il prima è segnato dalla modesta presenza, a Roma, della musica di origini etrusche o italiche, abbinata anche a spettacoli indigeni quali l'atellana e il fescennino. Risale a questa prima fase la diffusione di strumenti di metallo di impiego militare: la buccina di forma circolare, il lituus, a canneggio diritto con il padiglione ripiegato all'indietro, la tuba di bronzo a canna diritta. Il dopo fu caratterizzato dal fatto che i romani conquistarono la Grecia e portarono, in grande quantità, musicisti, intellettuali, artisti e filosofi greci a Roma. L'intero sistema culturale romano sarà condizionato da quello greco, anche dal punto di vista musicale, con delle differenze essenziali. Dal punto di vista drammatico ci saranno tragedie e commedie modellate su quelle greche, ma con la differenza che verranno chiamate diversamente: coturnae quelle greche, perché gli attori greci stavano in coturni (calzari), monodici e corali di carattere rituale erano considerati essenziali nelle solennità pubbliche quali i rioni, nelle feste religiose, nei giochi; palliate quelle romane perché i romani indossavano un abito, il pallio.

La musica romana ereditò dal mondo greco il sistema musicale, gli usi, le forme e la teoria. Rispetto alla semplice raffinatezza della musica greca, eseguita con pochi strumenti per accompagnare il canto, la musica dei romani fu indubbiamente più vivace e coloristica, mescolata con elementi di origine italica, ed eseguita con grandi complessi in cui doveva essere massiccia la presenza degli strumenti a fiato: la tibia, la buccina, il lituus, la tuba. Si faceva anche uso dell'organo idraulico e di numerosi (e rumorosi) strumenti a percussione. Si può pertanto desumere che la musica a Roma fosse assai popolare e che accompagnasse sempre molti spettacoli tra cui la pantomima e gli spettacoli dei gladiatori. Mentre per i greci la musica era una componente fondamentale dell'educazione, i romani ne avevano un'opinione molto inferiore, associandola a feste e divertimenti piuttosto che alla formazine del vir.

[modifica] Il canto del cristianesimo in Occidente e la musica sacra

Per approfondire, vedi la voce Canto cristiano.

La diffusione del cristianesimo, e quindi del canto cristiano, ha avuto un ruolo decisivo nella storia della musica occidentale. La musica corale ha origine dal canto cristiano dei primi secoli. Nelle sacre scritture si legge che il canto era una pratica comune anche nei riti della religione ebraica: lo stesso Cristo, insieme ai suoi discepoli viene ritratto come "cantore":

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«E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi»
(Marco, 14, 22-26)

.

Si può fare un parallelo tra la funzione della musica nei riti delle prime comunità cristiane e la funzione dell' arte decorativa, sintetica e stilizzata, degli inizi della vita ufficiale del cristianesimo (dopo il 313 d.C.). In entrambi i casi gli argomenti di fede sono l'argomento di espressioni artistiche non verbali che potevano essere facilmente ricordate anche da una congregazione non letterata e di umili origini.

Questo modo di "cantare le idee" continuerà nei secoli a contribuire alla partecipazione del fedele all'azione sacra, anche dopo che la lingua latina aveva da tempo cessato di essere comprensibile. Col tempo alla funzione ieratica (associata al salmodiare del celebrante) didascalica e partecipativa della musica si aggiunse anche una funzione decorativa tesa a solennizzare gli eventi religiosi attraverso le caratteristiche e il volume sonoro, al quale è possibile ascrivere parte del successo di uno strumento quale l'organo, la cui sonorità profonda induce nell'ascoltatore una sensazione di presagio (l'effetto degli ultrasuoni prodotti dall'organo è documentato anche da alcuni studi scientifici).

[modifica] La monodia liturgica cristiana

Poiché la notazione musicale non emergerà che nel corso del secondo millennio, il canto cristiano dei primi secoli ci è completamente ignoto, e ciò che se ne sa deriva in gran parte da supposizioni. La sua presumibile derivazione dal rito ebraico fa presumere che la liturgia dei primi secoli fosse basata sull'intonazione di forme melodiche tradizionali costruite attraverso variazioni molto piccole (di ampiezza inferiore ad un semitono e perciò dette microtoni) e in cui il ritmo era derivato dal ritmo verbale della liturgia (questo procedimento è anche detto cantillazione. Inoltre si può supporre che la condizione di clandestinità in cui la religione cristiana era praticata favorisse il sorgere di molte varianti del rito e quindi dell'accompagnamento musicale di riferimento.

La situazione cambiò nel 380, quando l'editto di Tessalonica impose la religione Cristiana come unica religione dell'impero. A partire dal V secolo, il cristianesimo iniziò a darsi una struttura che imponeva l'unificazione della liturgia e, quindi, anche della musica che ne faceva parte integrante.

Si può ipotizzare che la forma iniziale della musica liturgica fosse monodica (cioè affidata ad un solista, dalla parola greca che significa una voce sola) e basata su variazioni d'intonazione attorno ad una nota fondamentale (detta corda di recita), variazione che era dettata dalla prosodia (o enfasi) delle parole del testo sacro, nello stile musicale detto sillabico. A questo stile, che dominava la maggior parte della messa, si sovrappose col tempo un secondo stile, riservato inizialmente ai momenti di maggiore enfasi quali l'offertorio, in cui un solista intonava il testo facendo variare liberamente l'intonazione all'interno di una stessa sillaba in uno stile detto melismatico.

La trasmissione della musica avveniva a questo punto per tradizione orale, e attraverso scuole di canto, la cui presenza presso i maggiori centri di culto è attestata fino dal IV secolo. Oltre alla scuola di provenienza, è probabile che anche l'improvvisazione e l'abilità del singolo cantore determinassero in larga parte la musica d'uso liturgico.

[modifica] Il canto gregoriano

Per approfondire, vedi la voce Canto gregoriano.

Agli inizi del VI secolo, esistevano in Occidente diverse aree liturgiche europee, ognuna con un proprio rito consolidato (tra i principali, ricordiamo il rito vetero-romano, il rito ambrosiano a Milano, il rito visigotico-mozarabico in Spagna, il rito celtico nelle isole britanniche, il rito gallicano in Francia, il rito Aquileiese nell'Italia orientale, il rito Beneventano nell'Italia meridionale). La tradizione vuole che alla fine di questo secolo, sotto il papato di Gregorio Magno (590-604) si sia avuta la spinta decisiva all'unificazione dei riti e della musica ad essi soggiacente.

In realtà si ha motivo di credere che l'unificazione avvenisse quasi due secoli più tardi, ad opera di Carlo Magno e sotto l'impulso della unificazione politica che portò alla nascita del Sacro Romano Impero. L'attribuzione a Gregorio Magno sarebbe stata introdotta per superare le resistenze al cambiamento dei diversi ambienti ecclesiastici, costretti a rinunciare alle proprie tradizioni.

Il prodotto dell'unificazione di due dei riti principali quello vetero-romano e quello gallicano fu codificato nel cosiddetto antifonario gregoriano, che conteneva tutti i canti ammessi nella liturgia unificata. Questa unificazione classificò i brani di musica sacra in uso secondo un sistema di modi, ispirati - almeno nei nomi - ai modi della tradizione greca (dorico, ipodorico, frigio, ipofrigio, lidio, ipolidio, misolidio, ipomisolidio).

[modifica] La scrittura neumatica

Neuma plurisonico
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Neuma plurisonico

La riforma gregoriana sostituì lo studio dei testi alla trasmissione orale delle scuole di canto delle origini, sacrificando, oltre alle particolarità regionali (alcune delle quali, specialmente quelle di derivazione mozarabica, particolarmente ricche) e all'intonazione microtonale (che esisteva ancora nel rito vetero-romano) anche il ruolo dell'improvvisazione. Allo stesso tempo si creò la necessità di "annotare" i testi scritti in modo da aiutare i cantori ad eseguire le musiche sempre nello stesso modo, con una linea melodica che indicava la sua direzione, ascensionale o discensionale. Quest'esigenza fece nascere segni particolari (i neumi, pare nati dai gesti del direttore del coro) che, annotati tra le righe dei codici, rappresentavano l'andamento della melodia, come già detto, (ma lasciando liberi intonazione e ritmo).

La scrittura neumatica divenne così la prima "notazione", da cui poi la parola "nota", musicale moderna.

[modifica] Gli inizi della polifonia

Lorenzo Costa: Il concerto
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Lorenzo Costa: Il concerto


La riforma gregoriana non impedì che, nel corso degli anni, le melodie monodiche di base fossero arricchite tramite amplificazioni in senso orizzontale, aggiungendo ornamentazioni alla linea melodica, e in senso verticale, aggiungendo altre voci al canto del celebrante.

L'amplificazione orizzontale prese la forma di interpolazione di testi e melismi nella melodia gregoriana (tropi) o di composizioni originali a partire da particolari momenti della liturgia, in genere l'Alleluja (sequenze).

L'amplificazione verticale, che costituiva l'inizio della polifonia (dal greco: molte voci) prese dapprima la forma di una raddoppio (diafonia) della voce monodica (vox principalis), con una seconda voce (vox organalis) ad andamento parallelo e a distanza fissa (in genere una quarta o una quinta), secondo il procedimento che fu detto organum parallelo. La vox organalis (o duplum) inizialmente posta al di sotto della vox principalis, sarebbe divenuta più acuta negli sviluppi che seguirono. Il trattato Musica Enchiriadis della metà del IX secolo, dà conto dell'organum parallelo e di alcune sue variazioni che contemplano eccezioni del moto parallelo delle voci.

Il discostarsi dalla regola del moto parallelo delle voci era destinato a produrre tecniche polifoniche più complesse: tale fu, attorno al 1100, la tecnica del discanto dove alle voci, che conservano sempre distanze considerate consonanti (cioè quarta, quinta, ottava e unisono), è consentito un movimento più libero, che alterna tra il moto parallelo e il moto contrario.

Nello stesso periodo, emerge una tecnica detta eterofonia, probabilmente derivata dal canto popolare, che consente al duplum di eseguire melismi mentre la vox principalis intona, con valori di durata assai prolungati, la melodia originale. Questa pratica è documentata in alcuni codici italiani del XII e XIII secolo (ad esempio il trattato d'organum Vaticano) e da documenti coevi provenienti dalla chiesa di San Marziale a Limoges (sud della Francia). A questo stile sarà dato il nome di organum melismatico.

Non furono queste le uniche alterazioni della prescrizione monodica gregoriana: nello stesso periodo e luoghi dell'organum melismatico si trovano esempio dell'uso di una voce di bordone (un'unica nota bassa che viene prolungata anche per tutta la composizione), composizioni multitestuali dette tropi simultanei in cui le voci cantano testi diversi, anticipando quello che più tardi sarà il mottetto e perfino accenni di scrittura a tre voci.

Bisogna infine ricordare che in Inghilterra nacque un tipo di polifonia molto diversa da quella del continente europeo, che ammetteva, enfatizzandoli, gli intervalli di terza e sesta, considerati dissonanti sul continente. Questa tendenza, espresse in composizioni a due (gymel) e tre voci (falso bordone) avrebbe in seguito influenzato la musica fiamminga e si sarebbe poi diffusa in tutta l'Europa, diventando la base della musica occidentale (che si basa sulle triadi e gli intervalli di terza).

[modifica] Guido d'Arezzo

Per approfondire, vedi la voce Musica medioevale.

La scrittura neumatica lasciava molto all'immaginazione del lettore, e, proprio per questo, era inadatta alla trascrizione di composizioni di maggiore complessità, che mettevano a dura prova la memoria dei cantori.

Fu nell'opera di Guido d'Arezzo (992 ca.-1050 ca.) che si affermò il primo sistema di scrittura diastematica, una scrittura, cioè, che permetteva di indicare le diverse altezze delle note da intonare. Guido chiamava il suo sistema tetragramma perché inseriva dei segni (che sarebbero poi diventati le moderne note) in una griglia costituita (spesso) da quattro righe parallele.

Fu questo l'inizio dell'uso delle note in cui la scrittura delle durate era ottenuta proporzionalmente, (la durata di una nota era indicata in proporzione alle altre). Alle note che erano posizionate negli spazi e sulle linee, Guido assegnò nomi corrispondenti alle sillabe iniziali dei primi sei versetti di un inno dedicato a San Giovanni Battista come memorandum per gli allievi:

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«Ut queant laxis, Re REsonare fibris , Mi MIra gestorum, Fa FAmuli tuorum, Sol SOLve polluti, La LAbii reatum, Si di Sancte Iohannes.»

A questo procedimento di memorizzazione Guido diede il nome di solmisazione. Negli anni che seguirono il tetragramma di Guido d'Arezzo, in origine dotato di un numero variabile di linee, si sarebbe stabilizzato su cinque linee (assumendo il nome di pentagramma) e la nota Ut avrebbe mutato il suo nome in Do ponendo le basi della notazione musicale moderna.

[modifica] La musica popolare antica e i trovatori

Il trovatore Bernard de Ventadorn
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Il trovatore Bernard de Ventadorn

Dal punto di vista della sua conservazione la musica fu doppiamente svantaggiata. Essa da una parte soffrì, fino all'invenzione del torchio a stampa, della sorte comune a tutto il materiale che doveva essere tramandato in forma scritta, cioè della rarità del materiale, dei mezzi e delle capacità di tramandarlo. A ciò si aggiunse la mancanza di una notazione che permettesse di scrivere la musica in maniera univoca (cui si giungerà compiutamente solo attorno al 1500).

A queste circostanze pratiche, si aggiungevano pregiudizi di carattere culturale (risalenti addirittura alla concezione Greca) che individuavano nella pratica musicale una parte nobile, collegata alla parola, e una artigianale, collegata al suono strumentale. La seconda veniva relegata in secondo piano e, nella sua funzione di servizio, lasciata ai musici professionisti (sempre di origine non nobile): questo equivale a dire che la musica popolare era affidata esclusivamente alla trasmissione orale ed è per noi completamente perduta. Le poche melodie che sono giunte fino a noi lo hanno fatto spesso intrufolandosi in composizioni considerate degne di essere tramandate (spesso in parti della messa): è questo il caso della melodia detta L'homme armè e (più tardi) della melodia detta La Follia. Solo in epoca moderna la musica popolare inizierà ad essere considerata degna di essere tramandata.

Si sa comunque che nel Medioevo si produceva molta musica di carattere non sacro: talvolta per celebrare i potenti (che assumevano regolarmente musicisti, soprattutto trombettisti per accompagnare le cerimonie ufficiali), per accompagnare spettacoli teatrali, sacre rappresentazioni o la recitazione di poesie o semplicemente per ballare. (Pare che nel Medioevo esistesse una vera e propria passione per il ballo attestata fra l'altro dai numerosi editti che proibiscono il ballo nei cimiteri (!)).

É certo che la recitazione di poesie fosse spesso (se non sempre) accompagnata dalla musica: quasi certamente gran parte delle poesie venivano infatti cantate piuttosto che recitate (questo era ad esempio il caso delle composizioni di Petrarca). Una famosa raccolta profana, i Carmina Burana, ha tramandato i soli testi dei canti dei chierici vaganti attorno al XIII secolo.

Un'alta importante testimonianza (profana anche se non propriamente popolare) viene dalle composizioni dei trovatori, dei trovieri e dei Minnesanger, cantori e poeti vaganti, le cui prime testimonianze datano attorno all'XI secolo. Di provenienza linguistica diversa (lingua d'oc o occitano per i trovatori, lingua d'oïl per i trovieri, tedesco per i minnesanger o menestrelli), essi erano accomunati dall'argomento delle loro canzoni, l' amor cortese e dalla loro frequentazione, appunto delle corti, dove era stata elaborata questa forma ritualizzata d'amore. La diffusione delle composizioni trobadoriche accompagnò anche la diffusione dell'idea che l'educazione musicale (rigorosamente non professionale) dovesse far parte dell'educazione di un nobile. Come per il resto delle composizioni popolari però, anche la parte musicale delle composizioni trobadoriche è andata quasi completamente perduta.

[modifica] Ars Antiqua

Per approfondire, vedi la voce Ars antiqua.
La facciata occidentale di Notre-Dame
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La facciata occidentale di Notre-Dame

Nel 1150 si sviluppa a Parigi attorno alla Cattedrale di Notre Dame una grande scuola contrappuntistica europea, di ispirazione pitagorica, che fu detta appunto scuola di Notre Dame, o anche Ars Antiqua in contrapposizione all'Ars nova, che sarà un altro grande movimento polifonico che nascerà nel XIV secolo e in contrapposizione all'Ars Antiqua, la cui parabola terminò, con la scuola di Notre Dame, nel 1320.

Dal punto di vista della notazione musicale, la Scuola di Notre Dame introdusse la tecnica di indicare precisamente l'altezza delle note (che nell'opera di Guido d'Arezzo era ancora intesa in maniera relativa) in modo simile a quello che avviene nella scrittura musicale moderna, e la prima idea di divisione delle durate: ogni nota poteva essere divisa in tre note di durata inferiore.

Dalla scuola di Notre Dame ci vengono i nomi di magister Leoninus (Leonin) e magister Perotinus (Perotin), i primi autori di musica sacra, modernamente intesi, della storia della musica occidentale.

[modifica] Il Trecento: l'Ars Nova

Per approfondire, vedi la voce Ars nova.

Il XIV secolo fu il secolo in cui iniziò in tutta Europa un movimento di laicizzazione della cultura, che iniziò a distanziarsi dai condizionamenti ecclesiastici e ad acquistare una sua dimensione autonoma. Questo fenomeno si manifestò in tutti gli aspetti della produzione artistica: in letteratura si ebbe il passaggio da un'opera teologica del mondo (la Divina Commedia) alla commedia umana di Boccaccio; in pittura si passa dalle figure stilizzate alla dimensione materiale dell'uomo; in architettura, si costruiscono non solo luoghi di culto, ma anche palazzi, città ed abitazioni aristocratiche. Anche la musica acquisì una sua autonoma dimensione. L'ars antiqua si chiude nel 1320, data a cui risalgono due trattati: Ars novae musicae di Johannes de Muris e Ars novae musicae di Philippe de Vitry, che iniziarono il periodo cosiddetto dell'Ars nova.

Questa scuola sviluppò ulteriormente il concetto di notazione mensurale, aggiungendo altre durate a quelle usate fino ad allora, ed estendendo l'applicabilitá della divisione binaria dei valori; inoltre accentuó gli aspetti musicali delle composizioni (moltiplicando le voci dei cantori ed introducendo ad esempio la forma politestuale del mottetto) rispetto agli aspetti testuali. Queste innovazioni la posero ben presto in polemica con gli esponenti dell' Ars antiqua (polemica che assunse toni cosí violenti da dover essere sedata da un intervento regale).

Il punto di vista arsnovistico infine prevalse, e i suoi insegnamenti furono alla base delle ulteriori innovazioni musicali che avrebbero avuto luogo nel secolo successivo nelle Fiandre.

[modifica] Il Quattrocento

Guilaume Dufay
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Guilaume Dufay
Per approfondire, vedi la voce Scuola franco fiamminga (musica).

I rivolgimenti economici e sociali del XV secolo soprattutto la guerra dei cent'anni e lo sviluppo dei traffici nel nord Europa diminuirono l'importanza della Francia e diedero impulso allo sviluppo delle arti in generale e della musica in particolare nelle regioni della Fiandra e della Borgogna. La scuola che si sviluppò, finanziata nelle scuole delle cattedrali dalla borghesia benestante, prese il nome di Scuola franco fiamminga e innovò grandemente le preesistenti forme della messa, del mottetto e della chanson. Ponendo le consonanze per terze (ancora oggi familiari all'orecchio occidentale) e la forma imitativa del canone alla base delle loro procedure compositive, i fiamminghi (tra cui ricordiamo il fondatore Guillaume Dufay e il grande Josquin Des Prez) rivoluzionarono la pratica della polifonia ereditata dall' Ars nova e dall'Ars antiqua. Il lavoro di questi compositori poneva le basi per lo sviluppo di quella che sarebbe stata la teoria dell' armonia.

La monumentale complessità cui pervennero le composizioni fiamminghe (si ricorda il mottetto "Deo Gratias" di Johannes Ockeghem, a 36 voci a parti reali - cioè senza alcun raddoppio di una o più linee melodiche, sia all'unisono che all'ottava), le regole da essi codificate e la minuta tassonomia con la quale classificarono le forme da essi frequentate (soprattutto il canone) finirono per inaridire e fare considerare artificiose le composizioni dell'ultimo periodo fiammingo: a questo punto, (tra il XVI e il XVII secolo) gli insegnamenti dei fiamminghi erano stati assorbiti dagli altri musicisti europei ed erano divenuti parte integrante della polifonia.

La produzione musicale italiana di questo secolo non è purtroppo documentata. Si sa che vi fu un'espansione della musica d'uso (nelle corti e in genere nelle occasioni profane) la cui parte musicale affidata come di consueto alla tradizione orale, è andata quasi interamente perduta. Di questo periodo si ricordano i canti carnascialeschi (canti di Carnevale), nati a Firenze nell'epoca di Lorenzo il Magnifico. Si tratta di canti popolareschi a più voci: una vera e propria polifonia in cui tutte le voci cioè hanno lo stesso ritmo (polifonia omoritmica).

Si affermarono diverse forme quasi monodiche, o comunque con polifonie omoritmiche molto più semplici di quelle fiamminghe, in cui il testo prevaleva sull'intreccio musicale. Tra queste era popolare la forma detta frottola. Da Napoli proveniva la villanella (che inizialmente si chiamò infatti villanella alla napoletana), una forma a 3 voci, inizialmente in dialetto napoletano, che diventò una forma internazionale come il madrigale. Fu una forma dal carattere fortemente popolare, caratterizzata dalla presenza di quinte parallele, quasi a sottolineare la distanza dalla tradizione colta dello stesso periodo.

[modifica] Il Cinquecento

Per approfondire, vedi la voce Musica rinascimentale.

Il XVI secolo vide il verificarsi di uno degli eventi più significativi per la diffusione della musica: la nascita dell'editoria musicale. Nel 1501 a Venezia viene pubblicato da Ottaviano Petrucci e per la prima volta, un intero volume di musica a stampa. Petrucci utilizzò dei caratteri mobili: uno stampatore romano, Andrea Antico, utilizzò pochi anni dopo un procedimento xilografico per ottenere lo stesso risultato.

Nell'ambito della musica popolare, gli anni '30 e '40 videro la diffusione di un nuovo genere musicale, la chanson parigina, un canto sillabico a più voci generalmente omoritmico (le voci cantano simultaneamente note della stessa durata). Questa subì molti mutamenti ed evoluzioni: nella seconda metà del secolo una forma, puramente strumentale, da essa derivata, detta canzone da sonar, divennne l'antenata delle forme strumentali che saranno successivamente sviluppate nel periodo barocco.

Un'altra importante diramazione della chanson parigina fu, in Italia, il madrigale, nato ad opera del francese Philippe Verdelot e del fiammingo Jacques Arcadelt. Fu questa una forma cantata a più voci, in cui il significato del testo comunicava il carattere espressivo alla musica, e nella quale di cimentarono i principali musicisti dell'epoca, tanto italiani (Palestrina, Monteverdi) quanto stranieri (Orlando di Lasso, Adrian Willaert e altri appartenenti alla sesta generazione fiamminga).

L'avvento della Riforma Luterana e la reazione cattolica, culminata nel Concilio di Trento (1545-1563) ebbe un profondo influsso sulla musica sacra. Nel mondo tedesco, la traduzione in tedesco dei canti liturgici e la loro messa in musica spesso su melodie profane creò la tradizione del corale protestante. Nel mondo cattolico, si creò un movimento di ritorno alle origini del gregoriano, che si distanziava dall' eccessiva complessità introdotta dalla scuola fiamminga nel secolo precedente, e proibiva ogni messa di derivazione musicale profana, richiamando i compositori al rispetto dell'intelligibilità del testo. Particolarmente sensibile a questi dettami fu il musicista italiano Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), che come direttore musicale di diverse cappelle romane (tra cui, per un breve periodo, anche la Cappella Sistina) lasciò un corpus di 100 messe, 375 mottetti e più di 300 altre composizioni che costituirono in pratica la rifondazione della musica sacra cattolica, stabilendo un canone stilistico che sarebbe stato per secoli a venire il riferimento per la musica liturgica.

Allo stesso tempo, negli ambienti umanistici si sviluppava una polemica tra i proponenti delle forme polifoniche e i proponenti delle forme monodiche, dove questi ultimi vestivano i panni degli innovatori. Fondamentale fu il circolo fiorentino della Camerata de' Bardi che verso la fine del secolo produsse ben due versioni (tra loro in concorrenza) di un dramma musicale, l' Euridice, dove veniva impiegata una tecnica nuova (detta recitar cantando) da cui nel XVII secolo il genio di Claudio Monteverdi avrebbe fatto nascere il melodramma.

Alla fine del secolo il trattato "De Institutioni Harmonicae" (1589) di Gioseffo Zarlino, uno dei conservatori e difensori della polifonia nella polemica sopra accennata, definisce finalmente in modo completo ed esauriente le leggi dell'armonia (e quindi della polifonia).

[modifica] Dal Seicento all'Ottocento

Per approfondire, vedi le voci Musica barocca, Musica romantica e Sinfonia.
Johann Sebastian Bach, ritratto di Hausmann
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Johann Sebastian Bach, ritratto di Hausmann

La musica occidentale si sviluppò con straordinaria rapidità attraverso i secoli successivi, anche perfezionando il suo sistema tonale di sette toni (o note): una pietra miliare è costituita dalle composizioni di Bach del "Clavicembalo ben temperato" (1722) che introducono il cosiddetto "temperamento equabile", adottato universalmente da allora in poi fino ai giorni nostri, in cui tutti i dodici semitoni assumono eguale distanza relativa all'interno di una ottava e pari alla radice dodicesima di due.
Nel secolo d'oro della musica classica occidentale, gli anni che vanno dal 1750 al 1850, essa si esprime in forme sempre più ricche ed elaborate, sia in campo strumentale (uno straordinario sviluppo ebbe la forma della sinfonia) che in campo operistico, sfruttando sempre più estesamente le possibilità espressive fornite dal sistema armonico e tonale costruito nei secoli passati. Alla fine la ricerca, sempre più esasperata, di nuove sonorità porta alla crisi del sistema tonale, espressa nel famoso preludio del Tristano e Isotta di Richard Wagner del 1865, che contiene passaggi armonicamente enigmatici, non interpretabili alla luce delle regole in vigore.

[modifica] Il Novecento

[modifica] La musica contemporanea

Per approfondire, vedi la voce Musica contemporanea.

In seguito alla crisi del sistema tonale, a cavallo tra Ottocento e Novecento si avvia una frenetica ricerca di nuovi codici linguistici su cui basare la composizione musicale. Le soluzioni proposte sono diverse: dal ritorno alla modalità, all'adozione di nuove scale come quella per toni interi, un cromatismo ancora più radicale, tale da scardinare completamente il concetto di consonanza/dissonanza. Nel secondo decennio Arnold Schönberg giunge a costruire un nuovo sistema, noto come dodecafonia, basato su serie di 12 note. Si entra così nel campo della musica d'avanguardia, spesso chiamata musica contemporanea. Il concetto di serie, inizialmente legato agli intervalli musicali, si svilupperà liberamente nel corso del secondo Novecento.

Questa rivoluzione non fu subito gradita dai cultori della musica classica e restò per molto tempo un settore di ricerca seguito da pochi addetti ai lavori.

Nel Novecento nascono anche nuovi generi musicali, quali il Jazz, il Pop, il Blues, il Rock, il Metal, il Rap, il Reggae, ecc.

[modifica] La musica popolare

Per approfondire, vedi la voce Musica pop.
Presley in un'immagine degli anni settanta
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Presley in un'immagine degli anni settanta

All'inizio del XX secolo la musica occidentale è dunque ormai profondamente cambiata, e scossa fin dalle fondamenta. Non solo ma cambiano anche, grazie alle invenzioni recenti della radio e del fonografo, i modi e i tempi di ascolto della musica stessa, prima limitati a concerti in locali appositamente adibiti, come teatri, locali, club o case private. Da una parte inizia a crearsi un pubblico potenziale più vasto e meno acculturato, che apprezza strutture melodiche e armoniche più semplici, dall'altra mai come in questo periodo storico è stato facile, per chi volesse suonare, procurarsi uno strumento e imparare a usarlo.

A questo si deve aggiungere una seconda rivoluzione, anche questa tecnologica: l'invenzione dell'altoparlante e dell'amplificazione audio, che permette di far suonare assieme strumenti che mai e poi mai potrebbero farlo altrimenti (come per esempio una chitarra, una batteria di tamburi e un pianoforte) perché il suono di alcuni di essi coprirebbe completamente gli altri. Questa nuova possibilità tecnica creò l'occasione per un nuovo modo di fare musica, occasione che la musica "ufficiale" colta non seppe cogliere ma che la nuova musica popolare invece non ebbe alcun problema ad adottare, creando la grande fioritura di nuovi stili e generi (rock, soul, pop, funky, metal, fusion ecc.) degli anni dal 1960 al 1980 che, sia pure in misura minore, continua ancora oggi. Nascono così degli autentici fenomeni mediatici che raggiungono popolarità mai raggiunte in passato e fra questi si possono citare Frank Sinatra, Elvis Presley ed i Beatles.

[modifica] Il jazz

Per approfondire, vedi la voce Musica jazz.
Louis Armstrong negli anni '30
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Louis Armstrong negli anni '30

Questo permette l'emergere sulla scena musicale di un genere di musica completamente nuovo, che fino a quel momento si era espresso solo nelle chiese del Sud degli Stati Uniti, con i gospel e gli spirituals, o clandestinamente nei locali per negri o nei club del proibizionismo: la musica dei neri d'america, il blues. Questo genere, assieme al country, inizia ad essere trasmesso dalle radio private negli anni della grande depressione dopo il crack del 1929: i bluesmen dell'epoca erano nella quasi totalità degli autodidatti che iniziavano con un vecchio strumento rimediato, che imparavano a suonare da soli, come Louis Armstrong con la cornetta. Un'altra grande interprete del jazz è da considerare Ella Fitzgerald che con la sua voce calda e vellutata ha fatto sognare diverse generazioni di persone. Non avendo nessuna educazione musicale "accademica" e avendo un vissuto e un modo di sentire completamente diversi da quelli di qualunque altro autore, ciò che suonavano risultava ovviamente del tutto originale.

[modifica] Il rock

Per approfondire, vedi la voce Rock and roll.

Il rock è la dizione abbreviata di Rock and roll, rock'n'roll, e da quando si affermò questa espressione abbreviata, si svilupparono vari sottogeneri che enfatizzavano gli aspetti più aggressivi del Rock'n'roll. La parola rock si iniziò a leggere come "roccia", e in espressioni come Hard Rock cioè "duro come la roccia". Il rock'n'roll nacque negli anni '50 come musica da ballare, derivato dal boogie-woogie, ballo afro-americano del dopo guerra, infatti, sta proprio per "ondeggia e ruota". Quando rock e rock'n'roll si differenziarono, cioè da quando appunto, non furono più sinonimi la seconda espressione venne intesa come forma originaria di questo genere di musica. Storicamente un gruppo, o una band è formata da una voce, una o più chitarre, il basso e la batteria, spesso con l'inserimento di pianoforte o sassofono. Negli anni '70, soprattutto in Inghilterra, si affacciarono personaggi come i Pink Floyd, Arthur Brown e Soft Machine pronti a spaziare e a raggiungere nuove melodie musicalmente più complesse rispetto a quelle del rock primitivo per iniziare a dare vita a una rivoluzione. In questa rivoluzione fu coinvolta anche la tecnologia, che con il sintetizzatore, il moog, il mellotron iniziarono a dare vita nella metà degli anni '70 al progressive, fino alla fine degli anni '70 in cui nasce un nuovo stile musicale che azzera completamente il progressive, il Punk, che vede il ritorno a sonorità hard e violente. Ovviamente dal Rock ebbero origine diversi generi come l'hard rock, il metal, che poi si divise in altrettante parti come heavy metal, death metal, speed metal, melodic metal, power metal, gothic metal, ecc.

[modifica] La musica nel mondo

Oltre alla cultura musicale dell'Europa, esistono altre culture altrettanto importanti che ci sono poco familiari. Esse usano delle scale diverse dalle nostre ed i suoni da loro usati ci possono sembrare spesso dissonanti. Ma proprio per conoscerne la loro essenza occorre conoscerne meglio le origini.

[modifica] La musica cinese

Per approfondire, vedi la voce Musica cinese.

[modifica] La musica giapponese

Per approfondire, vedi la voce Musica giapponese.

[modifica] La musica indiana

Per approfondire, vedi la voce Musica indiana.

[modifica] La musica africana

Per approfondire, vedi la voce Musica africana.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

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