Inquisizione
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Con il termine Inquisizione si fa riferimento talora all'attività svolta da tribunali ecclesiastici speciali nati per iniziativa della Chiesa Cattolica, con l'incarico di garantire l'unità della fede e reprimere l'eresia, talora ai tribunali stessi.
Si tratta di un fenomeno iniziato verso la fine del XII secolo e durato circa cinque secoli: il termine abbraccia una realtà che si è sviluppata in modo articolato e disomogeneo, non essendo mai stata l'Inquisizione un'istituzione unitaria: infatti, gli storici moderni ne distinguono diverse fasi.
[modifica] Origine del termine e compiti specifici del Tribunale
Il termine "inquisizione" deriva dal verbo latino inquirere, che significa "investigare", "indagare". Infatti il tribunale dell'Inquisizione conduceva le indagini volte ad accertare l'eresia e, scopertala, aveva il compito di tentare con tutti i mezzi (compresa la tortura) di convincere l'indagato ad abiurare, cioè a ritrattare. Quando non era in grado di ottenere l'abiura, dichiarava la propria incapacità e rimetteva l'indagato a un tribunale civile (come nel caso di Giordano Bruno).
[modifica] Significati attuali del termine inquisizione
Nel linguaggio comune il termine Inquisizione (e i suoi derivati) è sinonimo di aribitrarietà e crudeltà:
- il vocabolario Zanichelli della lingua italiana (ed. 2006), alla voce "Inquisizione", dopo aver chiarito l'etimologia del termine e il suo uso all'interno del diritto canonico, ne indica un significato esteso: Indagine fatta con metodi e procedimenti arbitrari o crudeli.
- il Devoto - Oli (ed.2004) alla voce "Inquisizione": Inchiesta speciale, svolta con una procedura arbitraria o ad ogni modo lesiva dei diritti, della libertà, della dignità dell’individuo, part. L’organizzazione e la procedura ecclesiastica per la repressione dell’eresia: il tribunale dell’I.; anche come simbolo di zelo ipocrita e spietato.
- sempre il Devoto-Oli, alla voce "inquisitorio": del procedimento penale caratterizzato dalla concentrazione in un’unica persona delle funzioni di accusatore e di giudice, dalla segretezza e dalla scrittura degli atti: processo ispirato a criteri o atteggiamenti di sopraffazione nei rapporti con gli inferiori.
[modifica] Le premesse dell'Inquisizione
La Chiesa, fin dalle origini, si è prefissata l'obiettivo della definizione e della difesa dell'ortodossia, indicando pertanto alla comunità dei fedeli quali posizioni dottrinarie siano ortodosse e quali no, eventualmente allontanando chi continua a sostenere posizioni eterodosse (anche con la scomunica). A un certo punto della storia è subentrata una modalità diversa di difesa della fede, che è quella definita col termine specifico di Inquisizione.
[modifica] La Chiesa primitiva
Gli Atti degli apostoli (cap. 15) contengono il racconto di un'assemblea in cui la comunità crisitana primitiva fu chiamata a decidere su una questione di fede: se chiedere ai pagani convertiti la circoncisione.
Pochi anni dopo, nella lettera a Tito, Paolo di Tarso suggeriva:
Allontana da te, dopo un primo e un secondo ammonimento, chiunque provochi scissioni (cioè sia portatore di eresie) (Tit. 3, 10)
Di fronte agli eretici dunque, nessuna violenza: la Chiesa poteva, al massimo, comminare la scomunica. Questa posizione paolina sarà fatta propria dalla Chiesa e reggerà nei successivi dodici secoli.
[modifica] L'impero cristiano
Già l'imperatore Costantino era intervenuto negli affari della Chiesa esiliando con un proprio decreto i vescovi dichiarati eretici dal Concilio di Nicea.
Questa situazione ebbe un ulteriore sviluppo nel 380 quando l'imperatore Teodosio, con l'editto di Tessalonica, trasformò l'impero romano in uno stato confessionale, prevedendo pene per chi non professava la religione degli apostoli. Negli anni immediatamente successivi altri editti imperiali aumentarono le pene a carico degli eretici, fino ad arrivare alla pena di morte.
Tuttavia, se l'impero interveniva con proprie leggi punendo il dissenso, la posizione della Chiesa rimaneva quella paolina. Quando, nel 415, il vescovo spagnolo Priscilliano fu processato per eresia e ucciso su ordine dell'imperatore Massimiano, un coro di proteste si levò in tutto l'impero (Ambrogio, Agostino, Giovanni Crisostomo) e Massimiano fu costretto ad abdicare.
[modifica] L'Alto Medioevo
Non risulta che nel corso di questo periodo ci siano state persecuzioni a carattere ideologico. Alcuni storici, prendendo spunto da questo fatto, hanno sostenuto che, in fondo, l'atteggiamento del potere politico nei confronti delle eresie fu sempre uguale, sia durante l'impero romano che nel Medioevo: occuparsene poco o niente fin quando il dissenso ideologico non si trasformava in dissenso politico.
Nei primi dieci secoli dell'era cristiana si era dunque stabilizzata una distinzione dei ruoli fra giurisdizione ecclesiastica (la Chiesa attraverso i suoi vescovi definiva l'ortodossia, giudicava gli eretici e poteva comminare pene di tipo spirituale fino alla scomunica) e giurisdizione civile (che giudicava gli eretici in quanto ritenuti nemici dello Stato e comminava pene corporali, fino alla morte).
[modifica] Le città e la borghesia
Dopo secoli di sostanziale compattezza, sul finire del XII secolo la Cristianità fu attraversata dai segnali di un profondo cambiamento. L'Alto Medioevo era finito; le città, i grandi centri della vita dell'Impero romano, riprendevano a popolarsi e a divenire snodi fondamentali per l'economia e la visione del mondo (nelle città del Basso Medioevo nacquero infatti le prime Università). I tradizionali centri di potere cominciarono a sentirsi minacciati.
Per centinaia di anni la vita dell'uomo si era svolta nelle campagne e la società si era data una struttura ben precisa costituita da tre ordini ben distinti: sacerdoti, combattenti, lavoratori manuali (oratores, bellatores, laboratores). Adesso, invece, la tradizionale organizzazione del tempo, del lavoro entrava in crisi, il centro della vita si spostava e i rapporti di potere tradizionali erano compromessi da una classe emergente: la borghesia.
Non fu un caso se le prime eresie, contro cui si scateneranno le persecuzioni politico-religiose, furono tutte eresie cittadine.
[modifica] Valdesi e Catari
Nel 1173, ad es., Pietro Valdo, un ricco mercante da cui ebbe origine il movimento dei Valdesi aveva cominciato la sua attività di predicatore in un piccolo centro urbano come Lione.
Egli affermava la perfetta uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio e quindi, implicitamente, metteva in crisi sia l'ordine politico (il feudalesimo), sia quello ecclesiastico (nel Basso Medioevo la Chiesa di Roma, in conflitto con l'Impero, si era configurata come una vera e propria monarchia).
La predicazione di Valdo ebbe un successo straordinario. Comunità valdesi nacquero presto in Germania, Spagna, Provenza, Italia.
Anche i Catari ebbero una notevole diffusione. Nati in Francia meridionale si diffusero rapidamente nelle aree limitrofe: Fiandre e Lombardia. Più radicali dei Valdesi, i Catari non credevano nell'incarnazione di Cristo e rifiutavano i sacramenti, alcuni di loro condannavano il matrimonio, la proprietà privata e la guerra (erano pacifisti in una società fortemente militarizzata).
Al di là delle differenze sul piano dottrinale, questi movimenti erano accomunati da un identico tentativo di vivere in comunità animate da uno spirito di autentica fratellanza che (come più tardi Lutero) credevano di rintracciare nel Cristianesimo delle origini. Ma, insieme con lo spirito egualitario, anzi inevitabilmente con esso, si ponevano in aperto contrasto con la rigida (e gerarchica) struttura sociale che la società medievale si era data.
[modifica] Le prime persecuzioni degli eretici
Facendo leva, da un lato, sul carattere sovversivo di questi movimenti, e, dall'altro, sulla loro capacità di distogliere dalla "vera fede", il potere politico e quello religioso, nel 1208, scatenarono una vera e propria crociata. Catari e Valdesi furono perseguitati in tutta Europa, giustiziati in maniera sommaria, ed i loro beni confiscati.
Dopo questa esperienza la Chiesa cattolica capì che il fenomeno dei movimenti ereticali non poteva essere affrontato in maniera sporadica ma richiedeva un approccio di tipo sistematico: fu in questo quadro che prese forma l'idea di una speciale giurisdizione che si occupasse specificamente del problema.
[modifica] Nascita dell'Inquisizione
Le prime misure inquisitoriali erano state approvate nel 1179 dal Concilio Lateranense III. Fra esse, in particolare, il dettato del canone 27 legittimava la scomunica e l'avvio di crociate contro gli eretici. Il procedimento inquisitorio fu formalizzato nella giurisdizione ecclesiastica da papa Lucio III nel 1184 con il decreto "Ad abolendam", che stabilì il principio - sconosciuto al diritto romano - che si potesse formulare un'accusa di eresia contro qualcuno e iniziare un processo a suo carico, anche in assenza di testimoni attendibili. La condanna di ogni devianza - teologica, morale o di costume - dal canone religioso dominante venne poi ribadita nel 1215 dal Concilio Lateranense IV che dava vita all'istituzione di procedure d'ufficio. Si poteva, cioè, instaurare un processo sulla base di semplici sospetti o delazioni. Non solo: chiunque fosse venuto a conoscenza di una possibile eresia doveva immediatamente denunciare il fatto al più vicino tribunale dell'Inquisizione, altrimenti sarebbe stato considerato corresponsabile.
Il termine "inquisizione", tuttavia, si trova documentato per la prima volta negli atti del Concilio di Tolosa tenutosi in Francia nel 1229.
Per rispondere al dilagare di fenomeni ereticali e all'emorragia di fedeli la Chiesa di Roma rispose in due modi:
- appoggiandosi ai movimenti che pur richiamando a un più autentico cristianesimo non si staccavano da Roma e cioè Domenicani e Francescani;
- istituendo uno speciale tribunale ecclesiastico che avesse il compito di individuare gli eretici e di ricondurli alla "vera" fede: l'Inquisizione.
[modifica] Periodizzazione e storiografia dell'Inquisizione
Nella storia di questo istituto gli storici distinguono tre fasi:
- l'Inquisizione medievale (dal 1179 o 1184 fino alla metà del XIV sec.): di questa inquisizione era responsabile il Papa che nominava direttamente gli inquisitori.
- l'Inquisizione spagnola (1478-1820) e l'Inquisizione portoghese (1536-1821): in questo caso gli inquisitori venivano nominati dai rispettivi sovrani.
- l'Inquisizione romana (o Sant'Uffizio): fondata nel 1542 e a tutt'oggi esistente (l'attuale Congregazione per la dottrina della fede) rappresentò, secondo gli storici, una novità dato che durante il Medioevo il Papa definiva semplicemente l'indirizzo politico generale e il quadro giuridico di riferimento, mentre adesso a Roma veniva creato un tribunale permanente direttamente presieduto dallo stesso pontefice.
Studi recenti hanno rilevato come alcuni processi che in passato venivano ascritti all'operato dell'Inquisizione tout court (ad es. i processi della cosiddetta caccia alle streghe) furono in realtà celebrati anche da tribunali nati a seguito della riforma di Lutero, tanto che vi è chi parla di una Inquisizione protestante.
Negli ultimi due decenni alcuni studiosi hanno sostenuto l'esistenza di una Leggenda nera dell'Inquisizione o più semplicemente "Leggenda nera". Essi affermano che l'idea di Inquisizione oggi diffusa nell'immaginario collettivo non trovi riscontro nella documentazione storica e sia stata inventata ad arte dalla stampa protestante a partire dal XVI sec.
[modifica] L'Inquisizione medievale
Per approfondire, vedi la voce Inquisizione medievale. |
L'Inquisizione medievale ha origine con la nascita stessa dell'inquisizione e, come si è visto, si fa ufficialmente cominciare nel 1179 o 1184.
Nel 1179 il Concilio Lateranense III aveva stabilito il principio che le leggi dei principi e le punizioni corporali in esse previste potevano servire da deterrente nell'opera di riconversione alla fede cattolica. Cinque anni dopo, nel decreto Ad abolendam, Papa Lucio III affermava:
Alle precedenti disposizioni [...] aggiungiamo che ciascun arcivescovo o vescovo, da solo o attraverso un arcidiacono o altre persone oneste e idonee, una o due volte l'anno, ispezioni le parrocchie nelle quali si sospetta che abitino eretici; e lì obblighi tre o più persone di buona fama, o, se sia necessario, tutta la comunità a che, dietro giuramento, indichino al vescovo o all'arcidiacono se conoscano lì degli eretici, o qualcuno che celebri riunioni segrete o si isoli dalla vita, dai costumi o dal modo comune dei fedeli.
In questi due provvedimenti gli storici (in questo caso concordi) vedono una svolta storica. Se fino a quel momento, infatti, la Chiesa si era limitata a definire quali proposizioni teologiche fossere eretiche e, al massimo, procedere alla scomunica, adesso si faceva carico ai vescovi di ricercare (inquisire appunto) esplicitamente gli eretici e processarli. In secondo luogo, se fino a quel momento la Chiesa era stata fortemente critica nei confronti delle punizioni corporali (la fede doveva essere persuasa non costretta), ora, invece, si auspicava che le legislazioni civili prevedessero pene per gli eretici e addirittura, il canone 27, già citato, chiedeva una vera e propria crociata contro i Catari.
Nel 1209 si scatenò una vera e propria persecuzione nel sud della Francia contro l'eresia catara (crociata contro gli Albigesi). Pare che in un solo anno furono uccise 20.000 persone e che lo stesso Papa Innocenzo III, che in un primo momento aveva legittimato la crociata, abbia poi cercato di sedare gli eventi senza peraltro riuscirci.
Nel 1231 Papa Gregorio IX, con la bolla Excommunicamus, affidò il compito dell'Inquisizione a dei giudici nominati e inviati da lui stesso che avevano, tra l'altro, il potere di deporre il vescovo qualora riscontrassero inefficienze nel suo operato. Il ruolo di giudice inquisitore così sottratto ai vescovi fu affidato, in un primo momento, a monaci Cistercensi e poi a frati Domenicani e Francescani.
La predominante scelta a favore dell'ordine dei Domenicani, da poco fondato dallo spagnolo Domenico di Guzmán, era dovuta sia alla loro preparazione teologica (domenicano fu, ad es., Tommaso d'Aquino, il maggiore esponente della filosofia medievale), sia perché l'ordine domenicano da subito aveva avuto una dimensione europea; i frati domenicani, inoltre, a differenza dei vecchi ordini monastici, agivano soprattutto nelle città, dove i predicatori "eretici" svolgevano la loro opera.
La bolla Ad extirpanda , emessa il 15 maggio 1252, ad opera di Innocenzo IV, diede per la prima volta all'inquisitore la possibilità di avvalersi di un vero e proprio corpo di polizia e con la sua promulgazione lasciò all'inquisitore libera competenza e territorialità, nonché la scelta degli strumenti a disposizione per estorcere la confessione eretica, fra cui la tortura.
L'esperienza dell'inquisizione medievale si concluse intorno alla metà del 1300.
[modifica] Ambito di operatività
L'Inquisizione medievale operò soprattutto nel sud della Francia e nel nord Italia, cioè nelle due aree dov'erano maggiormente presenti Catari e Valdesi. In Spagna fu presente nel regno di Aragona, ma non nel regno di Castiglia. Nel resto d'Europa non sembra abbia avuto una particolare virulenza, anche se si estese alla Germania, dove sarà fatta propria dai riformisti di Lutero, e in Scandinavia.
[modifica] L'Inquisizione spagnola
Per approfondire, vedi la voce Inquisizione spagnola. |
L'Inquisizione spagnola nacque nel 1478 per iniziativa di Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia e fu ufficializzata da una bolla di Papa Sisto IV. A differenza dell'inquisizione medievale, qui gli Inquisitori dipendevano dalla corona spagnola e non dal Papa. Loro compito principale (almeno inizialmente) fu occuparsi degli Ebrei convertiti al Cristianesimo, i cosiddetti conversos (appunto convertiti) o marrani. Dalla penisola iberica i tribunali dell'Inquisizione passarono ai possedimenti spagnoli nel mondo (Sicilia, Sardegna e poi Messico, Lima, Cartagena des Indias). Dato che gli Inquisitori potevano agire in tutti i territori dell'Impero, mentre i giudici ordinari dipendevano dai singoli stati e non potevano valicarli, i re spagnoli col tempo trasformarono l'apparato dell'Inquisizione in una specie di polizia segreta internazionale col compito di prevenire possibili colpi di stato.
All'interno di questa Inquisizione gli storici distinguono 4 momenti:
- Nascita (1478-1530): periodo di intensa attività e pene severe; obiettivo principale i conversos (gli ebrei convertiti), gli eretici e i focolai protestanti dell'Università di Alcalà de Henares e di Siviglia.
- Decadenza (1530-1640): eccetto una recrudescenza sotto il regno di Filippo II, questo periodo fu caratterizzato da una notevole diminuzione del numero di processi; obiettivo principale furono i nuovi convertiti al Cristianesimo e la censura dei libri; agli inquisitori fu anche chiesto di sorvegliare l'attività degli stranieri sospettati di crimini ideologici.
- Rinascita (1640-1660): le fonti testimoniano un aumento del numero di processi.
- Dissoluzione (1668-1820): in quest'ultimo periodo il tribunale si limitò a coartare la libertà di espressione e a impedire la propagazione di idee ritenute eccessivamente progressiste.
Nel 1820 fu abolita definitivamente, anche se qualche episodio continuò nei territori dominati dai carlisti. Dopo il 1834 non si hanno più notizie di processi inquisitoriali.
[modifica] L'inquisizione portoghese
Per approfondire, vedi la voce Inquisizione portoghese. |
Nata nel 1536 su richiesta del re João III, nei primi tre anni di attività essa rimase sotto il controllo del Papa, ma nel 1539 il re nominò inquisitore maggiore suo fratello Don Enrique e infine, nel 1547, il Papa accettò ufficialmente che l'Inquisizione dipendesse dalla corona come accadeva in Spagna. Nel 1560 Inquisitori portoghesi giunsero nella città indiana di Goa e nella restante parte dei possedimenti portoghesi in Asia. Obiettivo primario di questa Inquisizione asiatica erano i convertiti al Cristianesimo dall'Induismo. L'Inquisizione portoghese fu abolita dalle Corti Generali nel 1821.
[modifica] L'Inquisizione romana (o Sant'uffizio)
Per approfondire, vedi la voce Sant'Uffizio. |
La "Congregazione della Sacra Romana e Universale Inquisizione" fu creata nel 1542 da Papa Paolo III con la bolla Licet ab initio. Consisteva di un collegio permanente di cardinali e altri prelati dipendente direttamente dal Papa: il suo compito esplicito era mantenere e difendere l'integrità della fede, esaminare e proscrivere gli errori e le false dottrine. A questo scopo fu anche creato l'Index librorum proibitorum. Il raggio d'azione degli inquisitori romani comprendeva tutta la Chiesa cattolica, ma la sua concreta attività, fatta eccezione per alcuni casi (come quello del cardinale inglese Reginald Pope), si restrinse quasi solo all'Italia Tra i processi famosi celebrati da questo tribunale, quello a carico di Giordano Bruno e il processo a Galileo Galilei.
Delle Inquisizioni nate a partire dal Medioevo è l'unica ancora oggi esistente.
La caduta dello Stato pontificio con l'unità d'Italia privò l'Inquisizione delle funzioni repressive prima delegate al braccio secolare, riducendola ad apparato puramente censorio, attento soprattutto a vietare la circolazione di prodotti culturali che l'apparato ecclesiastico considerava contrari alla propria etica.
Essa non è stata tuttavia abolita: la Romana e Universale Inquisizione fu rinominata in Sacra Congregazione del Sant'Uffizio il 29 giugno 1908 da Papa Pio X. Il 7 dicembre 1965 Papa Paolo VI ne cambiò il nome in Congregazione per la dottrina della fede ridefinendone i compiti.
Papa Giovanni Paolo II (che in un discorso dell'8 marzo 2000 ha chiesto perdono a nome della chiesa per i peccati dei suoi appartenenti anche riguardo all'Inquisizione) ne ha ridefinito i compiti - promuovere e tutelare la dottrina della fede e dei costumi cattolici - ponendovi a capo nel 1981 Joseph Alois Ratzinger il futuro papa Benedetto XVI.
[modifica] Due casi famosi (e complessi)
Parlando di Inquisizione, si fa spesso riferimento a due vicende che hanno calamitato e continuano a calamitare l'attenzione di larghi strati dell'opinione pubblica: di esse si fa in questa sede qualche cenno, rinviando per il resto alle specifiche voci.
[modifica] La caccia alle streghe
Per approfondire, vedi la voce Caccia alle streghe. |
Un capitolo a parte nella storia del tribunale dell'Inquisizione è rappresentato dalla cosiddetta "caccia alle streghe": l'Inquisizione, come sì è detto, era nata per riportare gli eretici nel solco della "vera fede" e fu solo con Papa Giovanni XXII (1316-1334) che la competenza degli inquisitori venne estesa alle persone sospettate di compiere atti di stregoneria.
Due inquisitori domenicani, inviati del Papa Innocenzo VIII in Germania, Heinrich Institor (Krämer) e Jakob Sprenger per venire incontro alle richieste dei loro colleghi approntarono un manuale che conteneva tutte le informazioni utili per riconoscere, interrogare e punire streghe e stregoni. L'opera, pubblicata a Strasburgo nell'inverno tra il 1486 e il 1487 aveva un titolo altisonante Malleus maleficarum (Il martello delle malefiche) e, dato per noi significativo, fu un vero best seller, ristampato per ben 34 volte fino al 1669 senza mai lamentare una diminuzione nella richiesta da parte del pubblico e arrivando a una tiratura, per quei tempi assolutamente eccezionale, di 35.000 copie.
Molti studiosi hanno affrontato l'argomento e hanno discusso, nel tentativo di determinare delle stime accettabili e condivise sul numero delle vittime della caccia alle "streghe" durante i due secoli in cui sia i tribunali dell'Inquisizione che quelli della Riforma le condussero al rogo. Le cifre che si ipotizzano in ordine alle vittime della persecuzione vanno considerate come ordini di grandezza e spesso sono oggettivamente influenzate dalle opinioni e dalle collocazioni culturali degli Autori che le hanno determinate: le ipotesi minime parlano di circa 110.000 processi e 60.000 esecuzioni, mentre a risultati notevolmente distanti si collocano pochi Autori (per misurare l'incidenza del numero delle vittime bisognerebbe poi raffrontarla con la popolazione europea di quei tempi).
Si tratta, per l'80% di queste vittime, esclusivamente di donne.
[modifica] Il processo a Galileo
Per approfondire, vedi la voce Il processo a Galileo Galilei. |
[modifica] Il processo
Dopo anni di osservazioni e studi Galilei credette di avere trovato la prova inconfutabile della teoria copernicana e su di essa imperniò la sua opera più nota: Dialogo sopra i due massimi sistemi. Fu il Papa Urbano VIII Maffeo Barberini, un cardinale di idee progressiste che, appena eletto al soglio pontificio l'aveva voluto ospite a Roma per discutere di astronomia, che propose di modificare il titolo dell'opera (Galilei pensava a Delle maree) in Dialogo sopra i due massimi sistemi così da far capire al pubblico largo come quella copernicana fosse solo una mera ipotesi. Nonostante la pubblicazione del libro fosse stata autorizzata dai preposti Organi censori, a seguito dell'uscita dell'opera e del grande successo dalla stessa riscosso, il 28 settembre 1632 il Sant’Uffizio emette la citazione di comparizione di Galileo a Roma.
Galileo arrivò a Roma il 13 febbraio e fu ospitato dall'ambasciatore Niccolini, a Villa Medici. Per due mesi non ebbe notizie dagli inquisitori e in quelle more l'ambasciatore cercò di ottenere che Galileo, sofferente di artrite, potesse, anche durante il processo, rimanere presso l'ambasciata toscana, ma non gli venne concesso: dovette rimanere carcerato, anche se trattato con riguardo, nel Palazzo del Sant'Uffizio, dove il 12 aprile si presentò per la prima volta davanti all'inquisitore Vincenzo Maculano. Inoltre, in una riunione riservata tenuta il 16 giugno dagli inquisitori in presenza del papa, si decise di utilizzare anche la tortura pur di far confessare Galileo, anche se non vi sono riscontri sul fatto che nei suoi confronti si sia andati oltre la minaccia.
La condanna di Galilei era scontata ed aveva un indubbio valore dimostrativo.
[modifica] La condanna
Dal testo uffficiale della sentenza di condanna contro Galilei si legge che, in quanto riconosciuto colpevole di eresia, potrà essere assolto dal sant'Uffizio "pur che prima, con cuor sincero e fede non finta, avanti di noi abiuri, maledichi e detesti li sudetti errori e eresie, e qualunque altro errore e eresia contraria alla Cattolica e Apostolica Chiesa, nel modo e forma da noi ti sarà data. E acciocché questo tuo grave e pernicioso errore e transgressione non resti del tutto impunito, e sii più cauto nell'avvenire e essempio all'altri che si astenghino da simili delitti. Ordiniamo che per publico editto sia proibito il libro de' Dialoghi di Galileo Galilei. Ti condaniamo al carcere formale in questo S.o Off.o ad arbitrio nostro; e per penitenze salutari t'imponiamo che per tre anni a venire dichi una volta la settimana li sette Salmi penitenziali: riservando a noi facoltà di moderare, mutare o levar in tutto o parte, le sodette pene e penitenze".
[modifica] Riflessioni di ordine storico
[modifica] I metodi "legittimi" dell'Inquisizione
Nel diritto premoderno la tortura era normalmente ammessa, basti pensare che ancora nel Settecento illuminista Pietro Verri (uno dei fondatori del primo giornale italiano, Il Caffè), nel suo trattato Sulla tortura tentava di dimostrare la disumanità di una pratica allora ancora largamente diffusa nei tribunali di tutta Europa, e qualche anno più tardi Alessandro Manzoni inserirà alla fine dei Promessi sposi la Storia della colonna infame, un breve saggio da cui, nelle intenzioni dell'autore, si doveva evincere in maniera chiara l'insensatezza di uno strumento di accertamento come la tortura.
In pieno XIII secolo, pertanto, i Tribunali dell'Inquisizione, sul modello dei contemporanei tribunali civili, potevano ricorrere alla tortura e la cosa non scandalizzava nessuno. Sarà con personaggi illuminati come Bernard de Guy che si cominceranno a porre limiti a una tale pratica, tant'è che, facendo riferimento alla mentalità allora dominante, si parla addirittura di "legittimi" metodi dell'Inquisizione (cfr. U. Diotti, Civiltà antiche e medievali, vol. 2, De Agostini, 2003, p. 238).
[modifica] Poteri dell'Inquisizione e suoi rapporti col potere laico
Se, nel corso di un processo contro un'eretico, l'inquisito (il termine moderno deriva proprio dall'uso medievale) accettava subito di ritrattare poteva - di norma - non subire alcuna grave conseguenza: l'indagato confessava la propria colpa (vera o presunta) gli si faceva dichiarare pubblicamente il proprio errore, la volontà di non ripeterlo per il futuro e l'impegno a denunciare al Santo Uffizio eventuali eresie di cui fosse venuto a conoscenza (la cosiddetta abiura).
In caso contrario l'ufficiale inquisitore minacciava la tortura e, di fronte a un ulteriore diniego, procedeva alle vie di fatto.
Se l'imputato, nonostante tutto, persisteva, allora il Tribunale dichiarava la propria incapacità a ricondurre l'eretico dentro i confini della Chiesa e lo affidava al tribunale civile che ne aveva la giurisdizione (si tenga presente che il dirittto medievale non distingueva fra reato e peccato): ciò in quanto il Tribunale dell'Inquisizione non ebbe mai il potere di eseguire direttamente condanne a morte né al carcere, e quest'onere era rimesso al "braccio secolare".
Tale situazione creò un rapporto di reciproco compromesso per cui la Chiesa aveva bisogno del potere civile per eseguire le condanne corporali (non per nulla si cominciò a parlare, appunto, di braccio secolare) e il potere politico, spesso, utilizzò la copertura dei Tribunali dell'Inquisizione per dare una veste di legittimità ideale alle proprie campagne repressive.
[modifica] Fare oggi Storia dell'Inquisizione
Oggi, dopo secoli di reciproca delegittimazione e accuse, il rapporto fra cultura laica e cultura cattolica ha fatto notevoli passi in avanti e commissioni miste di laici e cattolici si sono confrontate in anni recenti su questioni delicatissime (ad es. il caso Galilei). Sono lontani gli anni in cui su certi temi scattava la pregiudiziale ideologica.
Eppure ancora oggi non è infrequente sentire affermazioni non propriamente precise sotto il profilo storico come, ad es., che Giordano Bruno sia stato condannato a morte dall'Inquisizione, mentre sotto il profilo strettamente giuridico i tribunali dell'Inquisizione non ebbero mai il potere di eseguire condanne a morte né al carcere. E tuttavia, se è vero che l'Inquisizione non aveva il potere di condannare a morte (oggi diremmo che c'era un "difetto di competenza"), è chiaro che se un Tribunale ecclesiastico riconosceva l'eresia dell'imputato e lo consegnava al "braccio secolare" - anche se costui avesse abiurato (anzi, in tal caso avrebbe egli stesso riconosciuto il suo "errore") - il malcapitato era sicuro di andare incontro alla morte, stante il fatto che l'eresia era ad un tempo un peccato ed un reato.
L'Inquisizione fu perciò certamente responsabile della morte di migliaia di persone nel corso dei secoli e ancora oggi è sinonimo di strumento di coercizione del pensiero in tutte le sue forme proprio perché le vitime dei suoi tribunali avevano l'unica colpa di essere dei diversi.
Eppure, durante i secoli della sua attività, si è affermato un principio fondamentale per la nostra civiltà giuridica. Per quanto poco rilevato nei manuali, fu grazie all'Inquisizione che si affermò il principio che la giustizia non deve servire ad esercitare la vendetta dello Stato contro il crimine, ma deve tendere al recupero del reo (magari utilizzando pene alternative al carcere).
Proprio perché i giudici dell'inquisizione non avevano il potere di condannare nè a morte nè al carcere (lo spirito dell'Inquisizione all'origine non era punitivo, ma tentare di riconvertire) non è infrequente imbattersi in documenti nei quali l'inquisito viene condannato a fare un salutifero viaggio in Terrasanta od a servire per un certo periodo nelle mense dei poveri o, come nel caso di Galilei, a recitare preghiere per un certo numero di settimane.
Ma è fuori dubbio che - per altro verso - ci sono voluti secoli (e forse non ne siamo ancora del tutto fuori) per rimuovere la filosofia di fondo che presiedeva al giudizio inquisitorio: la pretesa di giudicare l'opinione, l'idea, la credenza di un uomo (l'inquisitore metteva sotto processo l'anima dell'inquisito).
[modifica] Curiosità
[modifica] Inquisizione e fiction
Fra i romanzi in cui compaiono inquisitori, l'Ivanhoe di W. Scott e Il nome della rosa di U. Eco.
Nel primo, si racconta della giovane e bella Rebecca di York, accusata di stregoneria e giudicata dal maestro dei Templari in Inghilterra. Se la giovane non troverà un campione disposto a difenderla in un'ordalia, sarò condannata al rogo.
Nel secondo, l'eroe negativo del romanzo è Bernard Gui, inquisitore generale di Tolosa, cinico e spietato. Dal libro di Eco è stato tratto un film che ripropone lo stesso schema dei personaggi.
Entrambe i romanzi hanno una base ed uno sfondo di carattere storico ma contengono riferimenti arbitrari o comunque di assoluta fantasia: c'è chi sostiene che questo tipo di narrativa avrebbe avvalorato la tesi della Leggenda nera.
In particolare, il romanzo di W. Scott non tiene conto del fatto che i tribunali ecclesiastici (qual era quello dei templari) potevano giudicare solo i battezzati, gli ebrei ne erano formalmente esclusi. Nella realtà storica, al massimo, si sarebbe potuto denunciare il caso alle competenti autorità civili.
Il romanzo di U. Eco, invece, restituisce un profilo di Bernardo Gui che non è quello della storia ma quello che il lettore ideale di oggi si aspetta.
[modifica] Bibliografia
Per approfondire, vedi la voce Bibliografia internazionale sull'Inquisizione. |
[modifica] In italiano
- AA.VV. L'inquisizione. Atti del Simposio internazionale (Città del Vaticano, 29-31 ottobre 1998), a cura di Agostino Borromeo, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2003, pp.786, ISBN 8821007618
- Franco Cardini, Marina Montesano. La lunga storia dell'inquisizione. Luci e ombre della «leggenda nera», Città Nuova, 2005, pp.184, ISBN 8831103385
- Nicolas Eymerich, Francisco Peña, Il Manuale dell'Inquisitore (con introduzione di Valerio Evangelisti), Fanucci Editore.
- Annibale Fantoli, Il caso Galileo, BUR, 2003. ISBN 88-17-10706-9
- Jean-Baptiste Guiraud. Elogio dell'inquisizione, a cura di Rino Cammilleri, invito alla lettura di Vittorio Messori, Diffusione Libraria Milano (alias Leonardo (Milano)), 1994, pp.176, ISBN 883551102X ( scaricabile qui )
- Gustav Henningsen. L'avvocato delle streghe. Stregoneria basca e Inquisizione spagnola, Garzanti, Milano, 1990, pp. 370, € 20.14 (una recensione)
- Adriano Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Einaudi 1996.
- Pietro Tamburini, Storia generale dell'Inquisizione, pagine 1193, anno 1862
[modifica] Voci correlate
- Autodafé
- Caccia alle streghe
- Congregazione per la dottrina della fede
- Inquisizione medievale
- Inquisizione spagnola
- Inquisizione portoghese
- Indice dei libri proibiti
- Leggenda nera dell'Inquisizione
- Ordine domenicano
- Pietro d'Arbues
- Sant'Uffizio
- Tomás de Torquemada
- Fondamentalismo
[modifica] Altri progetti
- Commons contiene file multimediali su Inquisizione
[modifica] Collegamenti esterni
- Sito ufficiale dell'attuale Congregazione per la Dottrina della Fede
- Caratteristiche dell'Inquisizione
- Ampia raccolta di articoli e ricerche sull'Inquisizione (punto di vista cattolico)
- "I Mistificatori" (risposte ad alcuni tentativi di "revisionismo" storico)
- breve elenco non esaustivo di processi dell'inquisizione dal sito UAAR
- I peccati della Chiesa, disamina degli "errori" storici attribuiti alla Chiesa, dal sito B3
- Articoli sull'Inquisizione tratti da StoriaLibera.it