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Apocalisse di Giovanni

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L'Apocalisse di Giovanni, comunemente conosciuta come Apocalisse o Rivelazione o Libro della Rivelazione (da Αποκάλυψις, apokalupsis, termine greco che significa "rivelazione"), è l'ultimo libro ed il solo profetico del Nuovo Testamento.

Indice

[modifica] Introduzione

Il libro, la sola apocalisse accettata dal Canone della Bibbia, è uno dei più controversi e difficili da interpretare di tutta la Bibbia. La stessa tradizionale attribuzione all'apostolo Giovanni non è, come anche nel passato, unanimemente riconosciuta. Secondo la tradizione, rappresentata già da San Giustino e largamente diffusa già dalla fine del II secolo, questo testo è stato scritto dallo stesso autore del Vangelo di Giovanni e delle tre lettere; anche se fino al V secolo le chiese di Siria, di Cappadocia e anche di Palestina non sembrano aver inserito il libro nel Canone delle Scritture.

Alcuni pensatori, per lo più protestanti, basandosi sulle profonde divergenze linguistiche, stilistiche e contenutistiche, già messe in rilievo da Dionigi d'Alessandria (metà del III secolo), hanno ipotizzato che l'autore dell'Apocalisse sarebbe diverso da quello del Vangelo, argomentando che la visione escatologica dell'Apocalisse contrasterebbe in qualche modo con quella pienamente realizzata del Corpus giovanneo, soprattutto nel Vangelo di Giovanni. Altri, in maggioranza cristiani, pongono l'accento sulle profonde affinità della dottrina e attribuiscono le differenze insite nei due testi con la diversità del genere letterario. Sembra, comunque, inconfutabile la canonicità e l'appartenenza dell'Apocalisse al gruppo di scritti neotestamentari noto come letteratura 'giovannea', in quanto scritta, se non dallo stesso apostolo, nei circoli più vicini a lui e penetrata del suo insegnamento.

Di 404 versetti, 278 contengono almeno una citazione veterotestamentaria. I libri che hanno maggiormente influenzato l'Apocalisse sono i libri dei Profeti, principalmente Daniele, Ezechiele, Isaia, Zaccaria e poi anche il Libro dei Salmi e l'Esodo.

[modifica] Luogo e data di redazione

L'autore presenta se stesso come Giovanni, esiliato a Patmos, isola dell'Egeo, a causa della parola di Dio (1,9). Secondo alcuni studiosi, la stesura definitiva del libro, anche se iniziata durante l'esilio dello scrittore, sarebbe avvenuta ad Efeso.

Quanto alla data di composizione, si ammette abbastanza comunemente che sarebbe stata composta verso la fine dell'impero di Domiziano, probabilmente nel 95-96. A favore di questa ipotesi vi è la testimonianza di Ireneo (morto nel 202), secondo il quale lui stesso avrebbe ricevuto informazioni relative al libro da qualcuno che aveva visto Giovanni. Alcuni studiosi, comunque, hanno avanzato l'ipotesi che almeno alcune parti sarebbero da retrodatare al tempo di Nerone, verso il 70, prima della caduta di Gerusalemme. Tale periodo fu indicato anche da alcuni Padri della Chiesa, come Clemente d'Alessandria e Origene.

Il documento più antico che ci è pervenuto con il testo greco dell'Apocalisse è il Papiro 47, della metà del III secolo. Seguono il Codex Vaticanus dell'anno 300 e il Codex Sinaiticus del 350.

[modifica] Contenuto

Gesù Cristo, simboleggiato come agnello, con il libro dai sette sigilli
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Gesù Cristo, simboleggiato come agnello, con il libro dai sette sigilli

Il libro è indirizzato alle sette chiese dell'Asia Minore, Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea, con lo scopo precipuo di incoraggiare i fedeli durante la crisi delle persecuzioni da parte delle autorità romane, con la promessa dell'avvento del regno escatologico.

  • Dopo l'introduzione (cap. 1) ed un parte pastorale (cap. 2-3), con le lettere alle Chiese, i cap. 4-5 presentano la visione celeste, con l'adorazione di Dio da parte dei quattro esseri viventi e dei ventiquattro anziani, e l'intronizzazione dell'Agnello.
  • I cap. 6-11 descrivono l'apertura del libro dei sette sigilli, l'invio della serie dei flagelli, con i quattro cavalieri dell'Apocalisse (fame, carestia, pestilenza e morte), ed i sette suoni di tromba.
  • La seconda parte dell'opera è introdotta dal primo dei sette segni: la visione della donna, con il bambino maschio che ha partorito, che subisce la persecuzione del drago con sette teste e dieci corna (cap. 12). I cap. 13-15 descrivono gli altri sei segni: la bestia del mare, la bestia della terra, l'agnello e i vergini, i tre angeli, il figlio dell'uomo e gli angeli delle sette piaghe.
  • I sette calici (cap. 16) sono seguiti dall'annuncio della caduta di Babilonia (Roma), la famosa prostituta (cap. 17-18).
  • Chiudono il libro i capitoli 19-22, con la sconfitta della bestia, il regno dei mille anni, il giudizio finale e la Gerusalemme celeste.
  • Il libro si conclude con un monito: Se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro (Ap. 22,18-19).

[modifica] Genere letterario

L'Apocalisse è espressione del genere letterario apocalittico. Fanno parte di questo genere letterario, oltre al nostro testo, alcuni libri dell'Antico Testamento quali Ezechiele e Daniele ed alcuni libri apocrifi. Esso si è sviluppato particolarmente nei secoli concomitanti la venuta di Gesù Cristo. Esso deriva dal genere letterario profetico, del quale è uno sviluppo. I due generi letterari vogliono essere una rivelazione di Dio agli uomini in particolari situazioni. Quello profetico usa in particolar modo "parole di Dio", riflessioni e fatti del profeta.

Caratteristiche principali del genere letterario apocalittico sono: le visioni, le immagini e i simboli. Le visioni sono esperienze visive che l'autore afferma di aver ricevuto e che cerca di trasmettere fedelmente. Non sono da ritenersi fatti storici, ma sovente esse sono degli artifici letterali per comunicare una determinata idea. Le immagini servono per descrivere determinate caratteristiche da attribuire, per esempio, a certi personaggi o a certi animali (per dire che un personaggio conosce molto si dirà che ha molti occhi). I simboli, per esempio quelli numerici, fanno riferimento a realtà sovente nascoste e da interpretare nel modo corretto. Sovente queste caratteristiche sono accumulate senza immediata coerenza, per cui ad una prima lettura lasciano sconcertato il lettore.

Nel genere apocalittico passato, presente e futuro si lasciano abbracciare d'un sol colpo: non è sempre facile collocare esattamente un certo fatto nella sua dimensione temporale esatta. Per esempio, anche se il libro è tutto scritto al futuro, il suo intento è oltremodo rivolto al presente; in altre parole, si parla del futuro per parlare del presente.

[modifica] Temi e personaggi

[modifica] Le sette chiese (cap. 2-3)

Esse stanno ad indicare la totalità della cristianità al tempo in cui l'apostolo scrive. I sette nomi delle città si riferiscono a località dell'Asia Minore, in cui l'apostolo ha operato e dove attualmente si trova. Di esse la principale è Efeso, metropoli politica e commerciale della provincia romana di Asia.

Le sette lettere indirizzate alle chiese seguono tutte lo stesso schema:

  • intestazione: “All’angelo della chiesa di ... (nome della chiesa) scrivi”;
  • presentazione di colui che scrive, Gesù Cristo, ricorrendo a qualcuna delle sue caratteristiche descritte nella presentazione al cap. 1. Per esempio ad Efeso si dice: “Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri”.
  • “conosco”, che significa costazione dello stato delle chiese. D’altronde tutto conosce Cristo e niente può a lui sfuggire.
  • rimproveri, elogi, esortazioni, le quali vengono fatto a seconda dei casi in base allo stato di salute della chiesa.
  • conclusione: “Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”.

Esse sono molto ricche di dottrina, specialmente riguardo a Gesù Cristo, che qui si esprime in prima persona. Generalmente non fanno riferimento a situazioni particolari, ma vogliono offrire un quadro generico della vita cristiana in Asia intorno all'anno 90.

[modifica] Il giorno del Signore

Secondo un primo significato, il giorno del Signore sta ad indicare la domenica, chiamata nel Nuovo Testamento anche il primo giorno della settimana o giorno dopo il sabato. San Giovanni colloca le sue visioni dell'Apocalisse alla domenica, chiamandola appunto giorno del Signore (1,10). Nel suo secondo significato, il giorno del Signore indica la fine del mondo, quando il Signore porrà fine al mondo attuale per iniziarne uno nuovo e duraturo. Questa idea, riguardante la fine del mondo, già ben presente nell'Antico Testamento viene ripresa nel Nuovo Testamento. Nell'Apocalisse s. Giovanni nè dà una descrizione simbolica.

[modifica] Gesù Cristo, l'agnello

La figura di Gesù Cristo viene descritta nell'Apocalisse in vario modo. Nei primi capitoli, quelli riguardanti le lettere alle sette chiese, viene definito "uno simile a figlio di uomo" (1,13) ed appare nelle funzioni di giudice escatologico. I suoi attributi sono descritti per mezzo di simboli: sacerdozio (rappresentato dall'abito lungo); regalità (fascia d'oro); eternità (capelli bianchi); scienza divina (occhi fiammeggianti); stabilità (piedi di bronzo). La sua maestà è terrificante (splendore delle gambe, del volto, potenza della voce). Egli tiene le sette chiese in suo potere (mano destra) e la sua bocca si appresta a fulminare con decreti mortali (spada affilata) i cristiani infedeli. All'inizio di ciascuna delle sette lettere si ritrova l'uno o l'altro di questi attributi del giudice, adattati alla situazione particolare delle chiese.

Il simbolo più tipico con cui l'Apocalisse descrive Gesù Cristo è quello di agnello (compare una trentina di volte questo titolo). Al cap. 5 vi è la seguente descrizione: "Vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi" (5,6). Porta i segni del supplizio, ma è in piedi, vincitore della morte. Perciò è associato a Dio come capo di tutta l'umanità.

[modifica] La corte celeste

Nel cap 4, Giovanni si guarda dal descrivere Dio sotto forma umana e anche dal nominarlo. Ne dà solo una visione di luce. Se non viene descritto Dio, lungamente verrà descritta la sua corte. La corte celeste viene immaginata sul tipo di una corte di un grande re orientale: essa serve ad indicare la potenza del re. Mano a mano che il libro procede questa corte si arricchirà sempre di nuovi personaggi.

A grandi linee la corte celeste è composta da:

  • 24 vegliardi assisi su 24 seggi (4,4). Essi esercitano un ruolo sacerdotale e regale: lodano e adorano Dio e gli offrono le preghiere dei fedeli; lo assistono nel governo del mondo (troni) e partecipano al suo potere regale (corone). Il loro numero corrisponde forse a quello dei 24 ordini sacerdotali di 24,1-19.
  • 4 esseri viventi (4,6). Sono quattro angeli che presiedono al governo del mondo fisico. Le loro forme rappresentano ciò che nella creazione vi è di più nobile, forte, saggio ed agile. Da s. Ireneo, la tradizione cristiana vi ha visto il simbolismo dei quattro evangelisti.
  • "molti angeli" (5,11). Il loro numero, incalcolabile, rappresenta la grandezza di Dio.
  • i salvati composti dai 144 mila e dalla moltitudine immensa (7). Essi stanno davanti al trono a davanti all'Agnello, lodando continuamente Dio.

[modifica] Il libro dai sette sigilli

Esso contiene i decreti divini che riguardano gli avvenimenti degli ultimi tempi. I sigilli saranno spezzati, uno ad uno, e i segreti svelati nei capp. 6-9.

[modifica] La donna vestita di sole

E' uno dei personaggi più conosciuti del libro. Essa compare al cap. 12. La donna partorisce nel dolore colui che sarà il Messia. Satana la tenta, perseguita lei e la sua discendenza. La donna rappresenta il popolo santo dei tempi messianici e quindi la Chiesa in lotta. Forse Giovanni pensa anche a Maria, la nuova Eva, la figlia di Sion, che ha dato la vita al Messia. Tutta la scena ha come parallelo Gen 3,15-16.

[modifica] Il drago, la bestia, Babilonia, ...

Le potenze del male vengono simboleggiate con vari tipi di animali; non è sempre facile capire di chi voglia parlare Giovanni attraverso questi simboli.

I simboli principali sono:

  • il drago. 12,9: "il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e Satana". Esso intraprende una guerra in cielo contro Michele e gli angeli buoni. Perdente, viene precipitato sulla terra e qui fa guerra contro la Donna e contro i cristiani. Si allea, per i suoi misfatti, con altre varie potenze di male.
  • la bestia. 13,1: "Vidi salire dal mare una bestia". Deriva la sua forza dal drago, da Satana. Essa si contrappone a Cristo, come falso cristo. Forse rappresenta l'impero romano. Il suo numero è il 666. Viene aiutata da una seconda bestia (falso profeta), che invita gli uomini ad adorarla.
  • Babilonia simboleggia la città tipica del male. Essa viene descritta come una prostituta. In alcuni passi può essere interpretata come Roma, in altri come aiuto di Roma.

Questa ricchezza di simboli, di animali, di descrizioni significa la potenza del male contro la quale i cristiani devono combattere. Però, anche se il male è potente e trova via via sempre nuovi alleati, alla fine verrà sconfitto.

[modifica] La fine del mondo: primo e secondo combattimento escatologico. Il regno dei mille anni

I cap. 19-20 presentano questo primo e secondo combattimento escatologico, intervallato dal regno dei mille anni.

Gli avvenimenti possono essere così riassunti: nel primo combattimento escatologico viene distrutto l'impero romano (=la bestia) con tutti i suoi seguaci e Satana viene incatenato e reso impotente. Seguono i mille anni in cui regnano Cristo ed i martiri. Allo scadere di questo tempo Satana compie un secondo ed ultimo combattimento escatologico. Rivelatosi infruttuoso anche questo viene gettato nello stagno di fuoco insieme alla morte ed agli inferi. Non resta che ... la Gerusalemme celeste.

Difficilissimo è interpretare questi avvenimenti descritti da Giovanni. Diverse correnti li hanno interpretati alla lettera favorendo il nascere di vari millenarismi.

[modifica] La Gerusalemme celeste

E' la descrizione che s. Giovanni fa del Paradiso. Come Babilonia è la città del male, così Gerusalemme è la città del bene. Questa Gerusalemme celeste è modellata sulla Gerusalemme terrestre anche se ne differenzia per alcune caratteristiche:

  • è città perfetta a forma di cubo;
  • non ha bisogno di tempio perché Dio è presente dappertutto senza più il bisogno di essere separato;
  • è piena di ogni ricchezza e splendore, descritti da una miriade di pietre preziose;
  • poggia su Cristo e sui dodici apostoli.

[modifica] Interpretazione

Vi sono varie scuole di pensiero su come il simbolismo, le immagini ed il contenuto dell'Apocalisse debbano essere interpretati.

  • Il sistema della profezia biblica ritiene che il contenuto del libro, specialmente se interpretato in connessione con il Libro di Daniele ed altre sezioni escatologiche della Bibbia, costituisce una profezia della fine dei tempi. Questa scuola di pensiero può essere suddivisa ulteriormente:
    • Visione preterita o sincronica, che considera gli eventi trattati nel libro riferiti alle lotte che la Chiesa primitiva del I secolo dovette sostenere contro il Paganesimo ed il Giudaismo.
    • Visione futurista o escatologica, che riconosce nell'Apocalisse solamente l'annuncio della fine del mondo e degli eventi che la preparano.
    • Visione storica o diacronica, secondo la quale i fatti narrati nel libro si svilupperebbero dal primo secolo alla seconda venuta del Cristo.
  • L'approccio storico-critico, che divenne dominante fra gli studiosi dalla fine del XVIII secolo, cerca di capire l'Apocalisse inquadrandola nel genere della letteratura apocalittica, che era popolare nelle tradizioni giudaica e cristiana fino alla diaspora babilonese, seguendo l'esempio del Libro di Daniele. Secondo questo sistema il simbolismo contenuto nel libro deve essere compreso all'interno del contesto storico-letterario e sociale nel quale è stato scritto.
  • Il sistema della teologia della storia, che, sulla base dell'interpretazione patristica, attribuisce alle profezie contenute nell'Apocalisse un valore prevalentemente religioso. Questo tipo di approccio interpretativo rinuncia a leggere il libro come una cronaca profetica, riallacciandosi alla concezione biblica secondo la quale gli ultimi tempi hanno avuto inizio con la venuta di Gesù Cristo e si protrarranno sino alla parusia, esito finale della lotta tra bene e male.

[modifica] Bibliografia

  • D. Barsotti, L'Apocalisse, Brescia 1967

[modifica] Filmografia sull'argomento

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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