Canone della Bibbia
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Con il termine “canone” ci si riferisce ad un gruppo di libri riconosciuti dalla comunità dei credenti come regola di fede e di pratica. Il termine deriva dal greco, kanon, che originalmente stava ad indicare la canna che il falegname usava per misurare, termine forse preso a prestito dall’ebraico qaneh[i] (una canna per misurare lunga circa 6 cubiti) che a sua volta pare derivante dall'egiziano. Di conseguenza canone sta per "misura", "regola", "norma". Riferito alla Bibbia questo termine indica l'elenco dei libri sacri, perché ispirati, per ebrei e cristiani.
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[modifica] I criteri per definire un canone
Stante il fatto che i libri cosiddetti canonici sono frutto di una selezione postuma, le discussioni in merito e le divergenze relative ne hanno fatto una questione lunga e travagliata. Anche lo stesso criterio di ispirazione, a prima vista piuttosto chiaro, è stato declinato differentemente secondo la religione. Ad esempio il criterio fondamentale per riconoscere i libri ispirati che fanno parte del canone:
- per gli Ebrei è la Toráh, "istruzione" o "legge", il cuore della Bibbia.
- nell'epoca antica per i cristiani è il consenso di fede delle chiese e l'uso liturgico dei libri biblici (Eusebio di Cesarea)
Nel cristianesimo la questione del canone è riapparsa durante la Riforma protestante:
- i riformatori scelgono come criterio per accogliere un libro nel canone la fede in Gesù Cristo (M. Lutero) oppure i frutti dello Spirito santo (G. Calvino)
- la chiesa cattolica privilegia l'apostolicità e la tradizione (Concilio Fiorentino, Concilio di Trento); nel concilio Vaticano II si fa l'ulteriore precisazione che sono canonici i testi scritti dagli apostoli o da persone della loro cerchia.
Il canone israelita consiste di 39 libri (antico testamento), i cristiani (antico e nuovo testamento) di 66 per i protestanti e 80 per i cattolici (il cui canone include i cosiddetti libri deuterocanonici); inoltre non c’è concordanza per quanto riguarda l’ordine ed il contenuto dei manoscritti esistenti delle bibbie ebraica, greca e latina.
[modifica] Il canone ebraico
Per secoli tra il tempo di Abramo e quello di Mosè la fede di Israele gli ebrei non sentirono la necessità di un libro. Sebbene al tempo di Abramo la scrittura fosse conosciuta, come ci testimonia il ritrovamento della biblioteca di Ebla, non risulta che al tempo d’alcuno dei Patriarchi vi fosse letteratura sacra scritta. La religione scritta, al contrario, era un genere letterario da tempo sviluppato da civiltà più evolute quali quelle dei sumeri e dei babilonesi che avevano codici di leggi altamente sviluppati, e nella cui letteratura appaiono resoconti del grande diluvio.
Tradizionalmente, prima dello sviluppo della critica biblica, si riteneva che fu solo con Mosè, che si iniziò ad affidare alla scrittura la storia sacra (Esodo 24:4-7). Dopo la composizione del Pentateuco, fu Giosuè a scrivere nel libro della Legge di Dio (Gs. 24:26). La Legge già era considerata provenire da Dio (De. 31:24; Gs. 1:8). Le altre due divisioni del canone ebraico, i Profeti e gli altri Scritti, furono poi scelti da una letteratura più vasta, di cui l’Antico Testamento stesso fa parziale menzione (ad es. “il libro delle guerre del SIGNORE” Nu. 21:14; “il libro del Giusto” Gs. 10:13; “il libro delle gesta di Salomone” 1 Re 11:41; “il libro di Samuele, il veggente, il libro di Natan, il profeta, e il libro di Gad, il veggente” 1 Cr. 29:29; quindici o più di tali libri vengono menzionati nell’A.T.).
La formazione del canone dei libri scritti in ebraico, chiamato TaNaKh - dalla combinazione dei termini Torah, Nevyim, Ketuvim - avvenne nell'ambiente dei farisei, in un processo che va dal II secolo a.C. fino al II d.C.
Successivamente questo elenco diventò la "regola" della fede per le rispettive comunità religiose che ben presto si differenziarono a causa dell'emigrazione (diaspora) conseguente alla sconfitta nella guerra giudaica e alla distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dell'imperatore romano Tito (70 d.C.).
Quindi vennero creati due canoni rispettivamente uno ad opera degli ebrei che restarono e un altro dagli ebrei della diaspora. Grazie all'opera di Paolo di Tarso, alla predicazione del cristianesimo presso i gentili, è nell'ambiente dell'emigrazione, nelle città nelle quali vivevano gli ebrei che parlavano lingua greca, è in questo ambiente che si formò il canone dei libri biblici tradotti in greco successivamente utilizzato dai cristiani.
Nel prologo del libro di Gesù Ben Sira, chiamato "Siracide", si parla di "dodici profeti", attestando che nel II secolo a.C. questi scritti formano una raccolta (Sir 49,10) e citando la legge, i profeti e gli altri scritti o libri. Una vera e propria lista, la più antica lista delle Scritture canoniche dell’A.T. risale, però, solo al 170 d. C. ed è prodotta dal cristiano di nome Melito di Sardi, in seguito ad un viaggio in Palestina effettuato per determinare sia l’ordine che il numero dei libri nella Bibbia ebraica. Né il suo ordine, né il suo contenuto concorda esattamente con quello in uso oggi.
La composizione delle divergenze richiese un lungo e laborioso processo che terminò con il Concilio di Jamnia, in cui vennero respinti alcuni libri già presenti nella versione detta dei LXX, in uso presso le comunità ebraiche di lingua greca, adottando come versione normativa il Testo masoretico.
Alla fine di questo processo il canone dei libri sacri per gli ebrei comprese 22 libri, anche se lo storico Giuseppe Flavio parla di 24 libri.
[modifica] Il canone cristiano
[modifica] Il canone cristiano dell'antico testamento
Come già detto la base del canone delle prime comunità cristiane era costituita dalla versione in lingua greca dell'antico testamento redatto in greco dagli ebrei della diaspora. La prima traduzione, denominata dei Settanta, avvenne in Alessandria d’Egitto verso la metà del III°secolo a.c. e includeva sia altri libri rispetto a quelli esclusi dal canone ebraico (libri perciò detti deuterocanonici) sia parti di testo aggiuntivi:
- per i libri Tobia, Giuditta, la Sapienza di Salomone, Ecclesiastico, Baruch (incluso il cap. 6 le lettere di Geremia), 1 e 2 Maccabei
- per i testi aggiuntivi sei aggiunte ad Esther, e tre aggiunte a Daniele (Susanna, la preghiera di Azaria, e il Canto dei giovani, Bel e il drago).
Questi testi furono ampiamente usati nella chiesa primitiva, tradotti in latino divennero parte dell’A.T. dalla chiesa latina e greca, mentre non fa parte del canone della maggior parte delle chiese protestanti.
[modifica] Il canone cristiano del nuovo testamento
[modifica] Il carattere ispirato del nuovo testamento
Riguardo il cd Nuovo Testamento, il primo scrittore ad attestarne l’autorità divina fu Basilide che insegnò ad Alessandria d’Egitto dal 117 al 138 d.C. Nel corso del tempo questa opinione prende piede e nel corso della prima metà del secondo secolo sono sempre più numerosi i riferimenti alla natura ispirata dei libri nel Nuovo Testamento fino a quando, a partire dalla seconda metà del secondo secolo, il processo si compie diventando fatto assodato l'ispirazione divina tanto quanto le Scritture dell’A.T.
[modifica] La formazione del canone del nuovo testamento
Per approfondire, vedi la voce Antilegomena. |
La formazione del Canone del Nuovo Testamento non fu una decisione conciliare. Per gli scritti cristiani il processo di formazione del canone inizia nel II secolo e si conclude nel quarto secolo.
Una tesi sulla necessità di definire un canone è quella di A. Harnack secondo la quale la chiesa venne spinta in tale direzione a causa dell'eresia di Marcione. In realtà la scoperta del Vangelo gnostico di Tommaso e de Il vangelo della verità (la cui forma originale risaliva a prima di Marcione) fanno proprendere verso una normale attività di definizione e chiarimento della "regola" religiosa. Infatti prova della fluidità dei limiti del canone sono:
- riguardo i codici il Codice alessandrino ed il Codice sinaitico che includono, nel loro Nuovo Testamento, altre opere che non sono considerate canoniche: come Il pastore di Erma e l’Epistola di Barnaba
- Alcuni scrittori antichi come Clemente di Alessandria, Tertulliano ed Origene Adamantio non considerano il canone del N.T. come qualcosa di fisso, citando talvolta anche dai vangeli apocrifi e dai detti apocrifi attribuiti a Gesù.
Nei testi a noi pervenuti ci sono ampie evidenze di:
- collezioni esclusive che inducono Giustino Martire a sostenere in una sua lettera che debbano essere accettati solo quattro vangeli
- lettere testimoniate da Eusebio in una sua missiva a vescovo di Corinto Dionisio che raccontava di come le lettere di Clemente fossero lette in quella chiesa “di tempo in tempo per la nostra ammonizione” (Storia ecclesiastica, 4, 23, 11)
- un vasto deposito di libri testimoniate sempre da Eusebio e da Clemente Alessandrino che cita Didachè, la lettera di Barnaba il Pastore di Erma, l' Apocalisse di Pietro.
Sempre nel secondo secolo, in diversi scrittori, appaiono discussioni su chi siano gli autori di varie lettere, ed una lista canonica, datata fra il secondo ed il quarto secolo, il Canone muratoriano (chiamato così dal nome dello scopritore Ludovico Antonio Muratori) elenca i libri canonici presso la Chiesa di Roma verso la fine del II secolo (elenco nel quale si nota l'assenza della lettera agli ebrei e della lettera di Giacomo), al fine di fare una distinzione fra i libri adatti ad essere letti durante il culto, e quelli che dovrebbero essere letti solo nella devozione privata.
Se è vero che molti testi inizialmente riconosciuti come autorevoli vennero in un secondo momento esclusi dal canone, è vero anche il contrario: ad esempio il quarto vangelo cominciò ad essere ampiamente conosciuto fra il 140 e il 160, ma non fu riconosciuto come autorevole se non al tempo di Taziano (ca. nel 170d.C.). Il riconoscimento delle Lettere pastorali, di 1 Pietro e di Apocalisse fu raggiunto forse un poco prima del termine del secondo secolo. L’accettazione di altri libri (Giuda, 2 Pietro, e le lettere di Giovanni) avvenne solo lentamente con un processo che si concluse solo nel quarto secolo. Infatti ancora nel 363, dall'elenco dei libri canonici del Sinodo di Laodicea l'Apocalisse di Giovanni ne era ancora esclusa. La Chiesa occidentale, durante il terzo secolo, aveva nutrito considerevoli dubbi su Ebrei, e la Chiesa orientale sull’Apocalisse fino alla fine del quarto secolo.
A mettere la parola fine a questa vicenda plurisecolare intervennero Atanasio e tre Sinodi (Laodicea, Ippona e Cartagine) nei quali si formarono delle maggioranze che arrivarono a definire un canone: la più antica lista dei libri del Nuovo Testamento, apparve nel 327 d.C. in una lettera di Atanasio, patriarca di Alessandria il cui ordine era: vangeli, Atti, Epistole generali, Epistole paoline, ed Apocalisse. Atanasio, nel 367 elaborò un canone che venne accolto dalla chiesa greca ma contestato in due sinodi nel 393 con il Sinodo di Ippona e nel 397 con il Sinodo di Cartagine dalla chiesa latina.
[modifica] Il canone greco
[modifica] Il canone latino
[modifica] Il canone romano
A partire dalla metà del secolo XVI - Sisto da Siena, 1566 - elencò sette libri dell'AT e sette del NT "deuterocanonici" (perché non sempre e ovunque riconosciuti come canonici):
- per l'antico testamento Tb, Gdt, 1-2Mac, Bar, Lettera di Ger; alcuni brani di Est e Dan;
- per il nuovo testamento Eb, Gc, 2Pt 2-3Gv, Gd, Ap
La chiesa cattolica, prendendo posizione nei confronti della Riforma di Lutero con il Concilio di Trento - 1546 - dichiarò, edentificandoli, che i libri sacri dell'antico tesamento sono 46 e quelli del nuovo testamento 27.
[modifica] Il canone protestante
In ambito cristiano la questione fu riaperta durante la Riforma protestante. Molti protestanti ritennero che i deuterocanonici (da loro chiamati apocrifi) avessero valore come letture edificanti, ma non come testi dottrinali, pertanto venivano inseriti a parte fra l'Antico e il Nuovo Testamento. A titolo di esempio, il VI articolo di religione della Chiesa d'Inghilterra del 1571 elenca i libri del canone ebraico come canonici, mentre degli altri libri rimanenti del canone cattolico si afferma che "la Chiesa, come disse san Girolamo, li legge come esempi di vita e istruzione di comportamenti, ma non li utilizza per basarvi alcuna dottrina". Nondimeno sono inseriti nel Lezionario anglicano. Alcune chiese, a partire dal XIX secolo, li hanno eliminati del tutto.
Infatti Martin Lutero mise in discussione l'elenco dei libri sacri accogliendo per l'antico testamento il canone ebraico e auspicando l'eliminazione di alcuni libri dal nuovo testamento, in particolare la Lettera di Giacomo, perché non congruente con la dottrina della giustificazione per sola fede. Tuttavia questi libri furono inclusi nella sua versione della bibbia in tedesco. La moderna Bibbia protestante italiana segue l’ordine della Vulgata latina ed il contenuto della Bibbia ebraica tenuto conto del fatto che nelle vecchie redazioni della bibbia protestanti i libri supplementari della Settanta rispeto al testo masoretico (i deuterocanici), insieme a 1 e 2 Esdra e la preghiera di Manasse, sono stati posti fra l’Antico e il Nuovo Testamento e classificati come “apocrifi”, e che nelle nuove redazioni sono del tutto assenti.
Infatti la riforma adottò il canone ebraico delle Scritture, piuttosto che il canone ampliato della Settanta greca e della Vulgata latina, in quanto:
- né Gesù né gli altri scrittori del Nuovo Testamento citano direttamente da questi libri
- alcuni fra gli apocrifi contengono testi che appoggiano dottrine come quella del Purgatorio (2 Ma. 12:43-45) e l’efficacia delle elemosine per fare ammenda per i propri peccati che non fanno parte delle dottrine protestanti (To. 4:7-11; 121:8,9; 14:10,11; Si. 3:30; 35:2).
[modifica] I canoni: un elenco
Il canone della Bibbia è l'elenco dei libri considerati ispirati dagli ebrei o dai cristiani. La Bibbia ebraica, detta in ebraico Tanach, non considera ovviamente il Nuovo Testamento e, per quanto riguarda l'Antico Testamento, accoglie solo i libri stabiliti nel cosiddetto Concilio di Jamnia, in cui vennero respinti alcuni libri già presenti nella versione detta dei LXX, in uso presso le comunità ebraiche di lingua greca, adottando come versione normativa il Testo masoretico.
La versione in lingua greca fu invece quella più usata dalle prime comunità cristiane, che pertanto hanno seguito un canone più ampio. I libri non presenti nel canone ebraico sono attualmente chiamati deuterocanonici.
Anche per il Nuovo Testamento cristiano esiste una questione deuterocanonica. Un certo numero di libri non venne accolto nei primi canoni neotestamentari. Il canone attuale venne approvato dalle chiese orientali e occidentali in diversi sinodi alla fine del IV secolo.
In ambito cristiano la questione fu riaperta durante la Riforma protestante. Molti protestanti ritennero che i deuterocanonici (da loro chiamati apocrifi) avessero valore come letture edificanti ma non come testi dottrinali, pertanto venivano inseriti a parte fra l'Antico e il Nuovo Testamento. Alcune chiese, a partire dal XIX secolo, li hanno eliminati del tutto.
Di seguito è indicato l'elenco completo dei libri canonici secondo le diverse comunità religiose:
[modifica] Canone ebraico
- Libri Storici:
- Giosuè
- Giudici
- Rut
- Primo libro di Samuele
- Secondo libro di Samuele
- Primo libro dei Re
- Secondo libro dei Re
- Primo libro delle Cronache
- Secondo libro delle Cronache
- Esdra
- Neemia
- Ester
- Libri sapienziali:
- Libri profetici:
[modifica] Canone cristiano
Comprende l'Antico Testamento e il Nuovo Testamento. Per quanto riguarda l'Antico Testamento vi sono le seguenti differenze a seconda delle chiese:
[modifica] Antico Testamento cattolico
Tutti i libri del canone ebraico con aggiunti i seguenti libri:
- Libri sapienziali
- Sapienza
- Siracide detto anche Ecclesiastico
- Libri profetici
Questi testi più alcuni passi dei libri di Daniele ed Ester fanno parte dei libri deuterocanonici.
[modifica] Antico Testamento Ortodosso
Al canone cattolico vanno aggiunti:
- Libri Storici:
- primo libro di Esdra
- 3 Maccabei
- 4 Maccabei
[modifica] Antico Testamento protestante
Solitamente è lo stesso di quello ebraico, sebbene le traduzioni storiche della Bibbia compiute dai riformatori comprendessero anche gli apocrifi/deuterocanonici. A titolo di esempio, il VI articolo di religione della Chiesa d'Inghilterra del 1571 elenca i libri del canone ebraico come canonici, mentre degli altri libri rimanenti del canone cattolico si afferma che "la Chiesa, come disse san Girolamo, li legge come esempi di vita e istruzione di comportamenti, ma non li utilizza per basarvi alcuna dottrina". Nondimeno sono inseriti nel Lezionario anglicano
[modifica] Nuovo Testamento
Per quanto riguarda il canone del Nuovo Testamento, esso è accettato da tutte le Chiese, sebbene non siano mancate in età antica controversie su alcuni scritti.
- Atti degli Apostoli e lettere di San Paolo
- Atti degli Apostoli
- Lettera ai Romani
- Prima lettera ai Corinzi
- Seconda lettera ai Corinzi
- Lettera ai Galati
- Lettera agli Efesini
- Lettera ai Filippesi
- Lettera ai Colossesi
- Prima lettera ai Tessalonicesi
- Seconda lettera ai Tessalonicesi
- Prima lettera a Timoteo
- Seconda lettera a Timoteo
- Lettera a Tito
- Lettera a Filemone
- Lettera agli Ebrei
- Lettere cattoliche e Apocalisse
[modifica] Il canone nella cultura popolare
Recentemente nel romanzo Il codice da Vinci Dan Brown ha raccontato che durante il concilio di Nicea fu discusso il canone della Bibbia, riportando un aneddoto di Voltaire. L'affermazione è priva di fondamento storico.
Per approfondire, vedi la voce Primo concilio di Nicea. |
[modifica] Bibliografia
- J. R. McRay, Evangelical Dictionary of Theology, redatto da Walter A. Elwell. Grand Rapids, Michigan: Baker Book House, 1984, 1991.
- R. P. C. Hanson, The Westminster Dictionary of Christian Theology, redatto da A. Richardson e J. Bowden. Philadelphia: Westminster Press, 1983.
- Bruce M. Metzger, Encyclopedia of the Reformed Faith, redatta da Donald K. McKim, Louisville, Kentucky: Westminster /John Knox Press, 1992.
[modifica] Collegamenti esterni
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